il Ducato » diffamazione http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » diffamazione http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Diffamazione 2.0, come difendersi nell’era del giornalismo digitale http://ifg.uniurb.it/2015/04/16/ducato-online/diffamazione-2-0-come-difendersi-nellera-del-giornalismo-digitale/70679/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/16/ducato-online/diffamazione-2-0-come-difendersi-nellera-del-giornalismo-digitale/70679/#comments Thu, 16 Apr 2015 08:35:28 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70679 L'avvocato e blogger Fulvio Sarzana

L’avvocato e blogger Fulvio Sarzana

PERUGIA – Tra querele per diffamazione e richieste di risarcimenti fare giornalismo è sempre più rischioso. Ma i maggiori pericoli riguardano la categoria dei freelance.

Una volta querelati per diffamazione i giornalisti sono esposti a diversi livelli di rischio a seconda del contratto che hanno firmato con la testata. Chi è assunto è responsabile per ciò che scrive insieme al direttore e l’editore, mentre “i collaboratori sono totalmente abbandonati a loro stessi”, spiega l’avvocato e blogger Fulvio Sarzana, esperto di diritto dell’informazione. Sarzana, insieme a Bruno Saetta, avvocato civilista di Napoli ha tenuto il seminario “Libertà di espressione 2.0″, al Festival internazionale del giornalismo di Perugia.

Il DDL diffamazione. Non è bastata la richiesta fatta all’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di intervenire sulle sanzioni eccessive in cui può incorrere chi “esercita una professione essenziale per l’esercizio della democrazia – queste le parole di Bruno Saetta – Il testo del disegno di legge sulla diffamazione prevede sì la cancellazione del carcere, ma non risolve la questione. Le pene pecuniarie sostitutive possono arrivare fino a 10.000 euro. Si rischia un automatismo pericoloso che non risponde a un criterio di proporzionalità tra sanzione economica e stipendi, soprattutto per i freelance”.

Assunti vs collaboratori. La differenza più importante tra professionisti assunti dalle testate e collaboratori è la tutela concessa dal contratto giornalistico: in caso di risarcimento danni il professionista è responsabile insieme al direttore della testata e all’editore. Nella maggior parte dei casi, anzi, un’assicurazione copre la somma da pagare stabilita dal giudice. Un tema fondamentale, mentre il disegno di legge è in discussione alla Camera dei Deputati, dopo l’approvazione avvenuta lo scorso ottobre in Senato. Il testo, infatti, acuisce le pene pecuniarie in caso di richiesta di risarcimento dei danni che potranno arrivare fino a 10.000 euro anche per i contenuti presenti sul web. Nell’era del giornalismo digitale, quindi, i rischi sono molteplici e hanno diverse sfumature. Per questo è importante conoscere adeguati strumenti di difesa.

I consigli di Sarzana. “I freelance, per proteggersi, possono fare solo due cose – afferma Sarzana – prestare grande attenzione a ciò che scrivono e registrare sempre le interviste che fanno”. Per dimostrare l’efficacia di questo suggerimento, Sarzana cita il caso di un giornalista tutt’altro che free lance: “In un articolo pubblicato il 28 marzo scorso Massimo Russo, direttore di Wired, anticipava le dimissioni di Alessandra Poggiani, direttrice di Agid (Agenzia per l’Italia Digitale, ndr), con una lunga intervista. Nel pezzo, Russo riportava anche delle pesanti dichiarazioni della Poggiani, che si scagliava contro il governo Renzi. Dopo la pubblicazione l’ex direttrice di Agid ha preso le distanze da ciò che era riportato nell’articolo con un post su Facebook. Sapete come Russo ha fermato le sue polemiche? Dichiarando di avere registrato ogni cosa, per altro con il benestare dell’intervistata”.

Registrazione sì o no? Registrare una testata giornalistica online ha aspetti sia positivi che negativi. Il maggiore vantaggio è che i contenuti pubblicati non possono essere sottoposti a sequestro preventivo, una regola introdotta dall’equiparazione con le testate cartacee. Lo svantaggio è che, in caso di querela per diffamazione, si rischia di incorrere nell’aggravante prevista per l’utilizzo del mezzo stampa. Allora come scegliere se registrare o meno la propria testata online? Sarzana fuga ogni dubbio: “Una volta mi capitò di difendere un blogger accusato di diffamazione per aver riportato testualmente un’inchiesta sul caso ‘Why not’ di due giornalisti dell’Espresso. Un magistrato in servizio a Catanzaro denunciò tutti e tre al tribunale di Roma per aver leso la sua reputazione. Gli autori dell’articolo furono assolti con formula piena mentre il blogger, giudicato in un processo parallelo, fu condannato, in primo grado, a un anno di carcere”. Un esempio semplice, ma significativo, per dimostrare come, alla prova dei fatti, le differenze di trattamento tra testate registrate e non registrate siano ancora evidenti.

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No al carcere per i giornalisti, legge ancora bloccata http://ifg.uniurb.it/2013/06/07/ducato-online/no-al-carcere-per-i-giornalisti-legge-ancora-bloccata/50068/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/07/ducato-online/no-al-carcere-per-i-giornalisti-legge-ancora-bloccata/50068/#comments Fri, 07 Jun 2013 07:38:26 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=50068 TABELLA Legge in vigore e modifiche]]> Fumata nera per la proposta di legge n.925, avanzata dagli onorevoli Enrico Costa (Pdl) e Walter Verini (Pd),  sull’eliminazione della pena detentiva per i delitti contro l’onore (diffamazione e ingiuria): martedì mattina alla Camera, in commissione Giustizia, la proposta è stata discussa ma il testo definitivo da passare in aula non è stato approvato.

TABELLA LA LEGGE IN VIGORE E LE MODIFICHE

Come spesso accade, l’esigenza di mettere mano alla legge è scaturita dal confronto con la realtà e, nello specifico, con alcuni fatti recentemente accaduti che hanno fatto esplodere il caso sulle pagine di tutti i giornali. Il più noto è il caso Sallusti: il 26 settembre 2012 il direttore del Giornale viene condannato a un anno e 2 mesi di carcere per “omesso controllo” su un articolo diffamatorio nei confronti di un magistrato pubblicato sul suo quotidiano (i fatti risalgono al 2007 quando dirigeva Libero). La firma era di un certo “Dreyfus” (uno pseudonimo dietro cui si celava l’onorevole Renato Farina, ma questo si è saputo troppo tardi) e non potendo risalire all’identità del firmatario, ha risposto il direttore.

Più recente il caso Mulè: il 24 maggio 2013 il direttore di Panorama viene condannato in primo grado a 8 mesi di carcere senza condizionale per “omesso controllo” su un articolo che offendeva il Procuratore di Palermo Francesco Messineo. Il giornalista autore del pezzo, Andrea Mercenaro, è stato condannato a un anno di carcere per diffamazione.

Che il carcere per i giornalisti sia un problema di democrazia lo ha detto anche la Corte europea dei diritti dell’uomo, in una sentenza del 2009: la Grecia fu condannata al risarcimento di un giornalista perché  le pene detentive non sono compatibili con la libertà di espressione; “il carcere ha un effetto deterrente sulla libertà dei giornalisti di informare con effetti negativi sulla collettività che ha a sua volta diritto a ricevere informazioni“. Così una riforma è stata sollecitata da più parti, e si è giunta a questa pdl bipartisan Costa/Verini che interviene sia sulla legge stampa (47/1948) sia sul codice penale.

Questi i cambiamenti alla legge 47/1948 che vorrebbero i due relatori :

  • all’articolo 1 si aggiunge un comma che precisa come la legge sia applicabile anche ai siti internet aventi “natura editoriale”, visto che per ora non esiste un regolamento preciso in questo settore;
  • nell’aggiunta all’articolo 8  si parla della disciplina di rettifica che deve essere pubblicata senza commento e si estende la valenza delle legge anche alla tv, alla radio e al web;
  • l’articolo 11 è integrato da un articolo 11bis in cui si specifica che il risarcimento da pagare in caso di condanna per il giornalista non può essere superiore a 30.000 euro perché si deve tener conto dell'”effetto riparatorio della rettifica”;
  • si vuole abrogare l’articolo 12 che prevede la possibilità di un ulteriore risarcimento per la persona offesa;
  •  si riformula completamente l’articolo 13 eliminando il carcere per i giornalisti ma inasprendo le pene pecuniarie.

Queste invece le correzioni proposte agli articoli del codice penale:

  • l’articolo 57 - quello in cui si parla della responsabilità dei direttori e dei vicedirettori di testata – viene modificato rafforzando il nesso di causalità tra la responsabilità di vigilanza del direttore e i delitti commessi. In caso di condanna la pena deve comunque essere ridotta di 1/3;
  • gli articoli 594 e 595 vengono riscritti eliminando la pena detentiva per i reati di ingiuria e diffamazione e si specificano le somme da pagare con le eventuali aggravanti in caso di condanna.

 

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Il parlamento Ue: “Libertà di stampa e pluralismo, ecco le linee guida” http://ifg.uniurb.it/2013/05/30/ducato-online/il-parlamento-ue-liberta-di-stampa-e-pluralismo-ecco-i-principi-da-seguire/49352/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/30/ducato-online/il-parlamento-ue-liberta-di-stampa-e-pluralismo-ecco-i-principi-da-seguire/49352/#comments Thu, 30 May 2013 21:15:39 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=49352

Il parlamento di Strasburgo

Il Parlamento europeo lo scorso 21 maggio ha approvato una risoluzione che stabilisce le norme per la libertà dei mezzi d’informazione in tutta l’Unione. Un passo importante che impone ai 27 Stati membri regole precise per garantire il diritto d’informare e di essere informati.

Pur non avendo le risoluzioni del Parlamento, si tratta di una presa di posizione importante di principi e linee guida che potrà guidare l’approvazione di regolamenti e direttive nei prossimi anni.

Il testo parte dall’assunto che il pluralismo e il giornalismo indipendente sono i cardini su cui si regge una democrazia: per questo “gli Stati membri devono rispettare, garantire, proteggere e promuovere il diritto fondamentale alla libertà d’espressione e d’informazione”. Un diritto che va tutelato dalle interferenze dei poteri forti e da qualsiasi forma di censura o limitazione. Inoltre, si sottolinea che nessuna decisione politica può limitare l’accesso ai media o condizionarne l’informazione.

La libertà dei media si difende, innanzitutto, vigilando sulla nomina dei dirigenti e dei consigli d’amministrazione del servizio pubblico e privato. “La Commissione europea deve assicurare che gli Stati garantiscano al loro interno la corretta attuazione della Carta dei diritti fondamentali”, che impone l’indipendenza e la neutralità di tutti i media. Un obiettivo ancora lontano. Nella classifica mondiale della liberta di stampa 2013, l’Italia è al 57° posto, la Grecia al 84°, la Francia al 37°, la Spagna al 36°, l’Inghilterra è al 29° e la Germania al 17°.

Altro punto fondamentale è la creazione di un sistema europeo basato sull’equilibrio tra mezzi d’informazione privati e pubblici, tema molto importante in Italia. Quest’ultimi “sono strettamente legati alle esigenze democratiche, sociali e culturali di ogni società” e per questo vanno protetti e tutelati anche attraverso l’assegnazione di fondi: “Bisogna assicurare ai media del servizio pubblico finanziamenti adeguati”, che gli permettano di essere indipendente dal mondo politico ed economico.

Altro punto che tocca da vicino l’Italia è quello in cui il Parlamento parla di corretta concorrenza tra tutti i mezzi d’informazione, che viene troppo spesso minata da conflitti d’interesse “risultanti dalla sovrapposizione di cariche politiche”. E’ necessario, inoltre, impedire la concentrazione della proprietà e l’abuso di posizione dominante.

La libertà di stampa non riguarda solo i mezzi tradizionali, ma anche “i social media e le altre forme di nuovi media”. Tutti devono poter accedere senza ostacoli all’informazione in Rete che deve essere trasparente e neutrale. Ogni Stato deve favorire in ogni modo l’alfabetizzazione digitale dei suoi cittadini.

Una parte importante della risoluzione è, infine, dedicata ai giornalisti che rischiano la loro vita per svolgere con onestà e passione questo mestiere: “Devono essere protetti da pressioni, intimidazioni, molestie, minacce e violenze”. L’Unione Europea “invita, inoltre, gli Stati membri a depenalizzare il reato di diffamazione”. In Italia, l’articolo 595 del codice penale, prevede per il giornalista che diffama la reclusione per un massimo di tre anni.

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“Uno ‘spesso’ basta per una querela”: i rischi di un mestiere pericoloso http://ifg.uniurb.it/2013/03/15/ducato-online/uno-spesso-basta-per-una-querela-i-rischi-di-un-mestiere-pericoloso/38749/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/15/ducato-online/uno-spesso-basta-per-una-querela-i-rischi-di-un-mestiere-pericoloso/38749/#comments Fri, 15 Mar 2013 21:32:39 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=38749

Carlo Melzi d’Eril e Carlo Magnani alla presentazione del libro “Le regole dei giornalisti”

URBINO – Diffamazione, legge sulla privacy, limiti della satira politica: ogni giorno il giornalista si avventura in una giungla di termini dal significato incerto. Come orientarsi? Ma soprattutto, come affrontare un mestiere dietro al quale sono in agguato continui ostacoli? A soccorrere la categoria il libro Le regole dei giornalisti. Istruzioni per un mestiere pericoloso, scritto da Caterina Malavenda, Carlo Melzi d’Eril (per la trasparenza: è anche docente alla Scuola di giornalismo di Urbino) e Giulio Enea Vigevano. Tre esperti in diritto dell’informazione e della comunicazione spiegano in poco più di 150 pagine le grandi questioni giuridiche legate alla professione.

L’avvocato Melzi d’Eril giovedì 14 marzo ha raccontato l’intento di questa guida alla Montefeltro libri di Urbino. A introdurlo il professor Carlo Magnani, docente di Diritto costituzionale all’Università di Urbino (per la trasparenza: anche lui docente all’Ifg).

“Le regole che il giornalista deve seguire sono talmente tante, complicate e farraginose che rischiano, se interpretate male, di comprimere il loro vero significato”, così l’avvocato Melzi d’Eril tratteggia la situazione attuale dell’informazione. “Abbiamo scritto questo libro perché bisognava segnalare qualche pericolo”.

Ascolta l’audiointervista a Carlo Melzi D’Eril


Internet
“L’informazione online ha sicuramente caratteristiche sue proprie. Senza però una disciplina ad hoc”, così si legge nel capitolo dedicato al web, scritto proprio da Melzi d’Eril. “Uno dei tanti luoghi comuni – interviene l’avvocato – è che Internet sia una prateria senza regole. Falso! Se diffamo una persona su un blog commetto il reato di diffamazione, così come se pubblico una foto oscena, se non rispetto la privacy, se rendo pubblico un segreto di Stato. Ma c’è una disuguaglianza di trattamento tra il mezzo stampa e il mezzo Internet: per il primo sono previste pene detentive, per il secondo no”.

Carlo Melzi D’Eril

L’articolo 57
L’avvento di Internet, secondo Melzi d’Eril, offre l’occasione di ripensare l’articolo 57 del codice penale, il reato di omesso controllo da parte del direttore di una testata. La velocità, l’autonomia del mezzo hanno reso impossibile al direttore di una testata online controllare ogni pubblicazione. “Non è più esigibile un simile controllo da parte sua, come non è più pensabile che un direttore di una testata cartacea nazionale si metta ogni sera a ricontrollare tutte le pubblicazioni, regionali e non, per vedere se sono stati commessi reati”.

L’articolo 57, dunque, secondo Melzi D’Eril deve essere adattato alla realtà dell’informazione di oggi, più inafferrabile che in altri tempi storici.

I processi penali
Far causa a un giornalista costa pochissimo. “Basterebbero dei piccoli correttivi per evitare alle redazioni sfilze di querele”. Roberto Damiani, da anni giornalista per Il Resto del Carlino, integra l’intervento di Melzi d’Eril. Una lunga carriera e 30 querele alle spalle, una per aver scritto “spesso in carcere” invece di “tre volte in carcere” rendono bene l’idea di quanto sia rischioso fare il giornalista. Damiani lamenta la situazione di oggi: “Una volta entrato nel mestiere il giornalista non si informa più sulle norme che potrebbero tutelarlo e per non sbagliare si autocensura”.

Rinunciare a fare il giornalista per paura delle conseguenze significherebbe tradire la libertà di informare e il diritto per le persone di essere informate. Tante regole e insidie, tra le quali però è possibile orientarsi: “È questo lo scopo del nostro lavoro – si legge nella prefazione del libro – perché se anche un solo giornalista rinuncia a fare il suo mestiere, anche una volta, per il timore di finire in questo tritacarne, è una ferita per la democrazia”.

 

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