il Ducato » donne http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » donne http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Donne in fabbrica. Emilia Esposito (Veu): “Io imprenditrice grazie a mio padre” http://ifg.uniurb.it/2015/02/16/ducato-online/donne-in-fabbrica-emilia-esposito-veu-io-imprenditrice-grazie-a-mio-padre/65563/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/16/ducato-online/donne-in-fabbrica-emilia-esposito-veu-io-imprenditrice-grazie-a-mio-padre/65563/#comments Mon, 16 Feb 2015 17:18:15 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65563 VIDEO / Per capire cosa significa fare impresa per una donna abbiamo intervistato una delle due proprietarie della Veu, fabbrica di lavorazioni meccaniche di precisione con sede a Montemaggiore al Metauro: "Per una donna fare impresa in un settore come la meccanica è ancora più difficile"]]> URBINO – Sono 9500 nella provincia di Pesaro e Urbino le aziende gestite da donne. Alcune di loro hanno ereditato attività da sempre riservate agli uomini. Come Emilia Esposito manda avanti con la sorella Raffaella la Veu, fabbrica di lavorazioni meccaniche di precisione con sede a Montemaggiore al Metauro.

La Veu di Montemaggiore

La Veu di Montemaggiore

Servizio a cura di Valentina Ruggiu, Anna Saccoccio, Antonella Scarcella, Michele Nardi, Rita Rapisardi, Claudio Zago, Andrea Perini, Martina Nasso, Jacopo Salvadori

 

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Donne e impresa, due seminari gratuiti per imprenditrici della provincia http://ifg.uniurb.it/2014/03/26/ducato-notizie-informazione/donne-e-impresa-due-seminari-gratuiti-per-imprenditrici-della-provincia/60378/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/26/ducato-notizie-informazione/donne-e-impresa-due-seminari-gratuiti-per-imprenditrici-della-provincia/60378/#comments Wed, 26 Mar 2014 11:01:40 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=60378 [continua a leggere]]]> URBINO – Il comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Pesaro e Urbino, in collaborazione con la Confesercenti della provincia, promuove due iniziative gratuite in materia di credito per le imprenditrici.
I due seminari formativi si svolgeranno a Pesaro, presso la sala del Collegio Mercantile della Camera di Commercio.

Ecco il programma:

Venerdì 28 marzo dalle ore 09.30 alle ore 13.30 il seminario dal titolo: I nuovi incentivi per le imprese femminili. I temi trattati saranno i finanziamenti agevolati per le nuove imprese costituite da donne o giovani  e la sezione speciale per imprese femminili del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, operativa dal 14 gennaio 2014.

La docente è Mirella Battistoni, titolare dell’ impresa Europroject, esperta in progettazione, gestione e rendicontazione di domande di agevolazione e per la fruizione di incentivi, assistenza alla creazione e gestione d’impresa, business plan, organizzazione aziendale, pianificazione strategica, finanza e marketing.

Martedì 8 aprile dalle ore 09.30 alle ore 17.00 il seminario intitolato: D’azienda, di banca: come superare la prova del rating? … quando la conoscenza può trasformare la parola crisi in opportunità. Si parlerà di banca, rischi e garanzie, strumenti di pagamento, accesso al credito, conoscenza del rating come punto di forza, strumenti per condurre una buona negoziazione e accordi di Basilea.

La docente è Daniela Lorizzo, banking trainer indipendente, consulente e docente in materia di contrattazione e rapporti con gli istituti di credito, fonti di finanziamento, prestiti e mutui, smobilizzo di crediti commerciali, garanzie, titoli di credito, estratti conto, normativa bancaria.

Nel corso dell’interruzione fra la mattinata e il pomeriggio sarà disponibile un buffet per le partecipanti.

Le imprenditrici interessate devono comunicare la propria partecipazione all’indirizzo info@confesercentipu.it specificando a quale seminario intendono aderire (è possibile partecipare ad entrambe le iniziative).

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Le imprese rosa affrontano meglio la crisi, ma le banche preferiscono gli uomini. L’indagine Cna http://ifg.uniurb.it/2014/03/03/ducato-online/le-imprese-rosa-affrontano-meglio-la-crisi-ma-le-banche-preferiscono-gli-uomini-lindagine-cna/58342/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/03/ducato-online/le-imprese-rosa-affrontano-meglio-la-crisi-ma-le-banche-preferiscono-gli-uomini-lindagine-cna/58342/#comments Mon, 03 Mar 2014 16:18:19 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=58342 donne e impresa di presentazione della ricerca Cna

la conferenza stampa di presentazione della ricerca

URBINO – Le imprenditrici stanno affrontando questo periodo di recessione meglio dei colleghi. Nonostante questo, però, quando si tratta di concedere i finanziamenti il sistema bancario sembra ancora favorire gli imprenditori di sesso maschile.

A dirlo è un’indagine commissionata da Cna impresa donna della provincia di Pesaro e Urbino all’Università di Urbino e realizzata dal dipartimento di Economia, società e politica (Desp),  su un campione di 300 micro-imprese della provincia: 150 gestite da uomini e 150 da donne.

In base allo studio è risultato che gli imprenditori hanno sofferto gli effetti della crisi molto più delle colleghe in termini pratici, psicologici e di capacità reattiva di fronte alle difficoltà. “In generale  – si legge nel comunicato diffuso dalla Cna – le titolari di attività hanno dimostrato di saper reagire meglio e in maniera più energica, veloce e decisa alle difficoltà imposte dalla recessione”.

Dall’indagine, condotta da Alessandra Benvenuti, responsabile provinciale Cna impresa donna e dalla professoressa di economia Francesca Cesaroni, è emerso che sono il 35,5% le imprenditrici che hanno dichiarato di aver subito un impatto poco rilevante a causa della crisi economica contro il 24% degli uomini. Al contrario sono più numerosi gli imprenditori (21,3% contro il 9,1% delle donne) che dichiarano di avere avuto un impatto rilevante ai problemi economici, con la conseguente riduzione del fatturato e la diminuzione dei clienti.

Le donne, secondo la ricerca, sono anche più brave a riscuotere i crediti. Infatti solo il 9% delle imprenditrici si è vista aumentare i tempi di riscossione, mentre il fenomeno ha toccato ben il 63% degli imprenditori uomini. Questi ultimi hanno riscontrato anche un aumento del 34% di crediti insoluti mentre nessuna imprenditrice ha dichiarato di aver avuto questo tipo di problema. La liquidità in azienda, infine, è peggiorata per il 24% degli imprenditori e solo per il 6% delle donne.

“Tra gli uomini – si legge nel report – è maggiore la percentuale di coloro che hanno attuato iniziative di tipo offensivo come l’abbassamento dei prezzi (54% contro il 17% delle donne)”. Al contrario il 77% delle donne ha dichiarato di aver adottato misure “difensive” per ridurre i costi e gli sprechi, annullando o rinviando gli investimenti, contro il 46% degli imprenditori.

Nonostante i risultati delle donne, però, il genere maschile sembra essere il più avvantaggiato quando si parla di concedere prestiti bancari. “A fronte di richieste di finanziamento – scrive il Cna – per la propria attività sono di più gli uomini ad aver ottenuto l’intero importo (85% contro il 73% delle donne) mentre a preferire i Confidi (ovvero cooperative e consorzi artigiani di garanzia) sono le donne (67% contro il 42% degli uomini)”.

L’ultima parte della ricerca è dedicata ai “benefici” che può aver portato la crisi. Sono aumentati infatti i “tempi di conciliazione” (l’opportunità di destinare parte della giornata lavorativa ad altre attività, come famiglia e tempo libero) infatti, sono migliorati durante la recessione per il 14,5% delle donne, ovvero più del doppio rispetto agli uomini che si fermano al 6,5%.

I motivi? Principalmente due: maggior tempo senza lavorare significa anche dedicare più spazio alla crescita dei figli (un fatto questo che rimane appannaggio esclusivo della donna con l’81% che lo afferma e uno sconfortante 0% degli uomini) e al tempo libero (6% delle donne afferma questo, contro un corposo 86% degli uomini).

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Storie di donne, a Urbino il 27 febbraio quarto appuntamento di “Letture ad alta voce” http://ifg.uniurb.it/2014/02/24/ducato-notizie-informazione/storie-di-donne-a-urbino-il-27-febbraio-quarto-appuntamento-di-letture-ad-alta-voce/57586/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/24/ducato-notizie-informazione/storie-di-donne-a-urbino-il-27-febbraio-quarto-appuntamento-di-letture-ad-alta-voce/57586/#comments Mon, 24 Feb 2014 15:57:36 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=57586 [continua a leggere]]]> URBINO – Vite di donne incredibili e meravigliose. Donne che non hanno avuto paura di esprimere le loro emozioni e che hanno fatto sognare altre donne moderne. Le storie di otto scrittrici internazionali saranno presentate  nella serie di appuntamenti “Letture ad alta voce”, iniziata a novembre 2013 e che proseguiranno fino al 27 marzo 2014.

Il quarto appuntamento sarà giovedì 27 febbraio 2014, alle ore 17.30, nel Salone al primo piano di Palazzo Passionei, in via Valerio n.9, e si aprirà con un’introduzione di Maria Elisa Montironi al libro di Virginia Woolf  La signora Dalloway in Bond Street (1922-1925). Seguirà poi La presentazione (The Introduction, 1922-1925, entrambi in italiano in Tutti i racconti, Newton Compton, Roma 20122, Traduzione di Lucio Angelini).

I prossimi incontri:

– Giovedì 6 marzo 2014, ore 17.30, Introduzione Maria Elisa Montironi, Karen Blixen, Il pranzo di Babette (da Isak Dinesen, Anecdotes of Destiny, 1958, in italiano in Capricci del destino, Feltrinelli, Milano1962, Traduzione di Paola Ojetti).

– Giovedì 13 marzo 2014, ore 17.30, Introduzione Maria Elisa Montironi, Rebecca West, Parthenope (Parthenope, in “The New Yorker, 1959, in italiano Mattioli 1885, Fidenza 2006, Traduzione di Francesca Frigerio).

– Giovedì 20 marzo 2014, ore 17.30, Introduzione Maria Elisa Montironi, Alice Munroe, Ortiche, 2001 (da Hateship, Friendship, Courtship, Loveship, Marriage, 2001, in italiano Nemico, amico, amante, Einaudi, Torino 2003, Traduzione di Susanna Basso ).

– Giovedì 27 marzo 2014, ore 17.30, Introduzione Maria Elisa Montironi, Margaret Atwood, La mia ultima duchessa (da Moral Disorder, 2006, in italiano Disordine morale, Ponte alle Grazie, Milano 2007, Traduzione di Raffaella Belletti).

L’iniziativa è realizzata dalla Fondazione Carlo e Marise Bo in collaborazione con gli Assessorati alla Cultura e Pari Opportunità del Comune di Urbino.

Info: Segreteria Fondazione Bo tel. 0722-305.343

Assessorati alla Cultura e Pari Opportunità / Comune di Urbino
Tel. 0722-309.602 / urbino.cultura@comune.urbino.ps.it

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Il successo al femminile: Laura Gardini, mamma e coordinatrice di Economia a Urbino http://ifg.uniurb.it/2014/02/03/ducato-online/il-successo-al-femminile-laura-gardini-mamma-e-coordinatrice-di-economia-a-urbino/56218/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/03/ducato-online/il-successo-al-femminile-laura-gardini-mamma-e-coordinatrice-di-economia-a-urbino/56218/#comments Mon, 03 Feb 2014 14:32:42 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56218 [continua a leggere]]]> VIT_8607Laura Gardini, coordinatrice della facoltà di economia di Urbino, si divide tutti i giorni tra famiglia e università: tiene un corso di Matematica Finanziaria, fa ricerca in modelli dinamici applicati alla finanza e trova anche il tempo di fare la mamma di Martino insieme al marito Renzo.

Un ‘doppio lavoro’ non da poco, che spesso porta via alcune ore di sonno. “Tutto dipende dalla passione e dalla voglia che una persona ci mette nella ricerca” dice la dottoressa Gardini, che ci ha raccontato il suo punto di vista sulla situazione delle donne nel mondo accademico.

LO SPECIALE “DONNE” DEL DUCATO

LE INTERVISTE – “Ricomincio da me”, Lucia Annibali si racconta | La tenente Baldacci, prima donna al comando di Urbino
SESSUALITA’ - Valentina, vita di una donna nata in un corpo da uomo | Le studentesse: “Gli urbinati freddi e maleducati”
LE STORIE - Simona, casalinga in rete: vita familiare tra baratto e amicizia | Le quattro coltivatrici del Montefeltro
I DATI - “Parla con noi”: il centro antiviolenza di Pesaro-Urbino | Nascite in calo a Urbino
LEGGI - Il Ducato in edicola

Rispetto al passato, per una donna è più facile o difficile entrare nel mondo dell’università?
“Ultimamente c’è stato un grande progresso per quanto riguarda questo tema: ora l’entrata si basa su concorsi  a livello nazionale e il sesso conta  ben poco. Quello che serve sono la preparazione, il curriculum, l’attività di ricerca svolta, le collaborazioni con altri istituti… sotto questo aspetto l’Università è avanti”.

Quindi anche nella carriera?
“Dipende. Bisogna distinguere l’attività di ricerca nel proprio settore dalle attività istituzionali in cui occorre saper dimostrare le proprie capacità organizzative; forse nel secondo campo ci sono ancora un po’ di discriminazioni. Le donne devono dimostrare di saper fare di più in campo gestionale. Diverso il discorso sull’attività di ricerca: è un mondo più oggettivo in cui contano i risultati”.

Però nel mondo della ricerca italiano, secondo i dati della commissione europea, le donne sono ancora poco più del 30%.
“Questo è dovuto al fatto che l’ingresso nella ricerca è diventato più complicato per i giovani: ora non esistono più ricercatori a tempo indeterminato; è diventato un lavoro precario. In questo contesto le donne sono più svantaggiate perché se vogliono fare figli sono costrette a rallentare le ricerche e quindi la produzione. In certe famiglie diventa una situazione insostenibile”.

Come si concilia vita e lavoro?
“Come in tutti i lavori ci sono tempi dedicati alla famiglia e all’attività lavorativa. In questo caso però la ricerca  porta via molte ore notturne. Tutto dipende dall’intensità e dalla passione con cui si svolge la propria attività: molto del lavoro non è svolto in ufficio, ma a casa, dove si studia e ci si tiene aggiornati. La ricerca non è come un lavoro che si porta avanti solo nelle ore d’ufficio. Insomma, non si smette mai”.

Ci sono delle facoltà che vengono considerate appannaggio degli uomini o delle donne?

“Sì, ci sono diverse facoltà come informatica e ingegneria dove c’è una predominanza di iscrizioni maschili, ma penso che questo sia dovuto più al lavoro in sé che alla preparazione che quel tipo di corsi offre. C’è ancora una maggioranza femminile invece nelle facoltà di tipo letterario, di fisica e di biologia. Forse perché danno più possibilità di diventare professori. Le donne magari hanno una propensione più forte all’insegnamento, mentre i ragazzi pensano di più all’attività professionale. La facoltà di economia ora invece è divisa equamente. Anzi, ci sono un po’ più di ragazze”.

Prima non c’era una netta maggioranza di maschi? Cos’è cambiato?
“È cambiata l’imprenditoria femminile. Una volta era un’attività da uomo, mentre adesso ci sono un sacco di donne che si sta avvicinando a questo mondo con passione, cercando di conciliare tutto. È un cambiamento iniziato più o meno nel 2000, che ha avuto un aumento progressivo in tutto il Paese. Da noi, nelle Marche, questo si è sentito molto”.

Che differenza c’è con il resto dell’Europa?
“L’estero è sicuramente più avanti da questo punto di vista. Lì le donne hanno acquisito dei diritti che in Italia ancora non ci sono. Servono ancora progressi. In Italia, ad esempio, la maternità costringe ad abbandonare la ricerca per un anno o due. Nei Paesi nordici è un’altra cosa, ci sono delle forme di sostegno alle donne che permettono di non essere costretti a scegliere tra famiglia e lavoro. In Italia servirebbe una legislazione diversa che venga incontro alle donne per quanto riguarda la maternità e il reinserimento nel mondo del lavoro”.

Secondo lei cosa si dovrebbe fare?
“Basterebbe copiare i Paesi nordici. Nel mondo accademico, in caso di maternità, lo stipendio non dovrebbe essere azzerato e i contratti non dovrebbero essere annullati, ma solo congelati dopo un periodo di stop definito in base alle necessità personali. Ma nel mondo delle aziende la situazione è anche  peggiore. Per quanto riguarda il futuro, però, sono molto ottimista: penso che le cose miglioreranno”.

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Valentina, vita di una donna nata in un corpo da uomo http://ifg.uniurb.it/2014/02/03/ducato-online/valentina-vita-di-una-donna-nata-in-un-corpo-da-uomo/56046/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/03/ducato-online/valentina-vita-di-una-donna-nata-in-un-corpo-da-uomo/56046/#comments Mon, 03 Feb 2014 09:16:47 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56046 La prossima iniziativa del Gap di Urbino (gay and proud).

La prossima iniziativa del Gap di Urbino (gay and proud).

URBINO – Valentina ha 26 anni e il suo sogno è laurearsi, viaggiare e diventare una manager. Per ora, a prima vista, è solo una ragazza normale: studia lingue aziendali alla Carlo Bo, ama lo shopping, la moda e le borse. La normalità, in realtà, la sta guadagnando con fatica ed è costretta a conquistarsela ogni giorno. Perché Valentina è nata in un corpo da uomo e sulla sua carta d’identità c’è ancora un nome maschile. Sta aspettando il sì del tribunale per potersi operare, cambiare sesso e nome.

LO SPECIALE “DONNE” DEL DUCATO

LA TESTIMONIANZA - “Ricomincio da me”, Lucia Annibali si racconta
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“Ho sempre saputo di essere una femmina, ma non potevo parlarne. Ho passato l’infanzia e l’adolescenza a fingere di essere un maschio”. Da bambina avrebbe voluto le ballerine volanti e le scarpe di Lelli Kelly: alla scuola elementare del suo paese, in Abruzzo, c’era un suo compagno che le aveva, “forse perché era povero e non poteva permettersi di comprarne un altro paio”, racconta. I suoi amichetti lo chiamavano così, “Lellikelly”, ma lei non capiva che era una presa in giro. Finché un giorno anche lei non lo chiamò in quel modo e sua madre la sgridò così tanto che capì che quelle scarpe non andavano bene nemmeno per lei che, biologicamente, era un maschietto. “Non sapevo come definirmi, non conoscevo la transessualità: mi sentivo sbagliata, cercavo dei modelli in tv e l’unica che trovavo era Platinette. Ma io non ero così”.

Dalla prima media, abbastanza grande da poter stare in casa da sola, ha iniziato a vestirsi da femmina, segretamente. Guardarsi allo specchio era sempre un trauma, soprattutto quando hanno iniziato a svilupparsi i caratteri sessuali tipici dei maschi: i primi accenni della barba, la voce che cambia… Anche al liceo cattolico Valentina è stata costretta a continuare a recitare, cercando di stare e parlare come i compagni. “Oggi rido a pensare a quello che facevo. ‘Ma che sei una femmina?’ mi dicevano. E io non potevo rispondere di si”.

Dopo la maturità è scappata dal suo paese per venire a Urbino. Sperava ci fosse qualcuno con cui parlare, qualche associazione gay che potesse farle capire la differenza tra la transessualità e l’omosessualità, aiutandola a fare pace con se stessa. Nei primi tre anni è rimasta chiusa in casa. Poi ha ricordato le parole della sua professoressa di psicologia al liceo: “Se pensate di avere un problema – aveva detto una volta in classe – andate da uno psicologo: non è una cosa per pazzi”. Così iniziò a frequentare un analista privato, che la incoraggiò a conoscere l’Arci gay di Pesaro.

La bandiera dell'Arcigay (Associazione lesbica e gay italiana)

La bandiera dell’Arcigay (Associazione lesbica e gay italiana)

Dopo qualche anno Valentina ha fondato il Gap di Urbino (Gay and Proud, cioè orgoglio gay) che ancora conta pochi soci attivi. “Sono stata sempre un po’ codarda, ma avevo bisogno di un gruppo col quale confrontarmi anche qui a Urbino. Ma fu al World Pride di Londra che ho artigliato la mia libertà e non l’ho più lasciata”. Là, per la prima volta, Valentina ha iniziato a vestirsi da donna e a truccarsi. “Probabilmente facevo ridere, ma mi dissi: ‘Voglio vivere come sono, voglio essere me stessa’. In realtà non avevo mai avuto paura di sbagliarmi, per me era chiaro e naturale essere una donna, ma ero terrorizzata dal giudizio degli altri. Il Gay pride in questo senso è importantissimo per noi: è uno dei pochi giorni in cui puoi sentirti normale”.

Oggi nessuno la scambierebbe più per un uomo. A Urbino solo i suoi amici lo sanno, per tutti gli altri Valentina è semplicemente una ragazza alta, magra, con i capelli ben curati, gli shorts sulle calzamaglie e un trucco che non è mai esagerato. Ha trovato il coraggio di parlare con i suoi genitori solo un paio d’anni fa. Sua madre oggi la tratta come una figlia, le compra delle borse e va a fare shopping con lei, per farle vivere quell’adolescenza che non ha potuto godersi. Con suo padre, invece, ha dovuto recidere i rapporti: “La prima volta che provai a parlargli non mi fece nemmeno finire di parlare. Mi insultò, mi disse di curarmi e mi accomunò a drogati e giocatori d’azzardo”. Ma il cliché più insopportabile, per Valentina, è quello che i transessuali siano dei travestiti e delle prostitute: “Succede perché le scuole non trattano l’argomento e mancano dei modelli anche in tv. La maggior parte delle trans, cioè quelle normali, non fanno notizia”.

La legge italiana sul tema della transessualità non è poi così indietro: una volta certificato il disturbo di “disforia di genere”, un giudice dà l’approvazione alle cure ormonali (per averle, Valentina spende circa 200 euro ogni due mesi), poi all’operazione (che, in Italia, è pagata dallo Stato) e al cambio di sesso anagrafico. Secondo Valentina andrebbe anticipato solo il cambio di nome sui documenti, perché è sempre imbarazzante dover spiegare a tutti che si è transessuali. “Anche agli esami devo registrarmi con il mio nome anagrafico, ed è spiacevole quando chiamano un uomo e alza la mano una donna. E’ difficile anche trovare lavoro, perché ci sono tantissimi pregiudizi verso i trans”. Valentina sogna di trasferirsi all’estero, magari in Scozia: “Fuori dall’Italia c’è più apertura, più educazione e più rispetto. Qui mi sento limitata. Non tanto come transessuale: io mi definisco semplicemente una donna”.

 

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L’intervista alla tenente Baldacci, prima donna al comando dei Carabinieri di Urbino http://ifg.uniurb.it/2014/02/02/ducato-online/lintervista-alla-tenente-baldacci-prima-donna-al-comando-dei-carabinieri-di-urbino/56025/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/02/ducato-online/lintervista-alla-tenente-baldacci-prima-donna-al-comando-dei-carabinieri-di-urbino/56025/#comments Sun, 02 Feb 2014 12:06:31 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56025 Ducato ha raccontato le tappe del suo percorso. Ai giovani che scelgono la carriera militare: "Occorre preparazione scolastica, passione e dedizione. Senza sacrificio non si ottiene nulla"
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LEGGILaura Gardini, mamma e coordinatrice di Economia]]>
Tenente Baldacci-ONLINEURBINO – Aveva solo 16 anni quando scelse di dedicare la sua vita all’Arma. Oggi, a 27 anni, il tenente Francesca Baldacci è l’unica donna nelle Marche alla guida di un comando di Carabinieri. “Ho maturato questo desiderio – rivela il tenente – grazie all’educazione ricevuta in famiglia e all’esempio che da sempre danno i Carabinieri”.

Lo sguardo fiero e il portamento deciso incarnano bene l’autorità del suo ruolo, così come dalla freschezza della voce e dalla gentilezza dei modi traspare la maturità di una giovane donna. Si può quasi immaginare che nel suo dna fosse già scritto il suo destino: diventare Carabiniere.

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A 19 anni, conseguito il diploma scientifico a Pescara, ha lasciato casa per trasferirsi all’Accademia militare di Modena. “Ricordo ancora l’emozione e la trepidazione di quel momento – racconta la Baldacci – dell’attesa fuori dai cancelli. Eravamo circa 60, tutti in fila e accanto a me, come sempre, c’erano i miei genitori”.

Da quel momento il suo percorso formativo, gli studi giuridici all’università di Modena e Reggio Emilia prima e alla Scuola ufficiali Carabinieri di Roma poi, è stato orientato verso un unico obiettivo: la carriera militare.
Dopo la laurea, è arrivato il primo incarico: il comando del Plotone Allievi della Scuola Allievi Carabinieri di Iglesias, dove contemporaneamente insegnava anche materie tecnico-giuridiche. “Lì ho passato tre anni meravigliosi e ho imparato quanto sia importante conoscere e gestire i propri collaboratori. Subito dopo mi è stata data la possibilità di comandare l’illustre Compagnia di Urbino”.

Ma cosa vuol dire per una giovane donna gestire un ruolo così importante, generalmente riservato agli uomini? Francesca Baldacci quando parla dei suoi colleghi non ha dubbi: “Sono altamente professionali e hanno una perfetta conoscenza dei ruoli e delle responsabilità dei propri incarichi. Nella mia Compagnia non esiste alcun problema legato al genere e all’età”.

È anche vero che il tenente non deve affrontare tutto questo da sola. La conferma si ha guardando la foto che la ritrae insieme ai nipoti e che custodisce gelosamente sulla scrivania, tra il computer e le montagne di documenti. “La componente familiare è un cardine della mia vita che mi aiuta senza dubbio ad affrontare le problematiche quotidiane con maggiore serenità. Ci vuole un po’ di impegno, ma riesco a conciliare perfettamente la vita privata con quella professionale”.

A 14 anni dall’entrata in vigore della legge 380, che ha dato la possibilità anche alle donne di potersi arruolare, la presenza femminile nelle Forze Armate ha superato le 11mila unità e il trend degli ultimi anni dimostra che le iscrizioni alle Accademie sono in continuo aumento. “Chi vuole intraprendere la carriera di ufficiale dell’Arma, – dichiara il tenente Baldacci – uomo o donna che sia, deve sapere sin da subito che occorre una solida preparazione scolastica, determinazione, passione e dedizione. L’ufficiale dell’Arma da subito deve essere consapevole che senza sacrificio non si ottiene nulla”.

L’unico momento di incertezza nelle parole di Francesca Baldacci emerge parlando dei suoi progetti futuri: “Sono all’inizio di un percorso che sicuramente potrà arricchirmi di nuove esperienze umane e professionali. Dare una risposta in questo momento è prematuro. Oggi posso solo affermare che il mio interesse principale è portare a termine nel miglior modo possibile il mio incarico”.

Il suo futuro si può solo immaginare. Considerando la giovane età, il tenente Baldacci potrebbe ambire a guidare anche reparti di grandi città e raggiungere il grado di Generale, il più alto nell’Arma.

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Simona, casalinga in rete: vita familiare tra baratto e amicizia http://ifg.uniurb.it/2014/02/01/ducato-online/simona-casalinga-in-rete-vita-familiare-tra-baratto-e-amicizia/56048/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/01/ducato-online/simona-casalinga-in-rete-vita-familiare-tra-baratto-e-amicizia/56048/#comments Sat, 01 Feb 2014 16:25:19 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56048 LEGGI Calo delle nascite a Urbino: -154 parti dal 2011]]> casalinga webFERMIGNANO – Cucinare, pulire, ordinare, stirare, fare la mamma: in una parola, casalinga. Ma non quella classica, stereotipata. Bensì una casalinga in rete: di amici, economica, di scambio, ma anche la rete nel senso di internet. Simona è tutto questo: una donna di 40 anni, con una figlia di 13, che dedica le sue giornate al lavoro, quello in casa, che manda avanti e tiene unita la famiglia.

Ma farlo non è facile quando a lavorare è solo uno dei genitori, con uno stipendio di poco superiore ai mille euro al mese. E così, Simona deve districarsi tra mille insidie, soprattutto economiche. I soldi per la spesa sono pochi, comprare l’arredamento per la casa è praticamente impossibile e uscire a mangiare una pizza fuori è impensabile.

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Allora bisogna reinventarsi. Vuoi mangiare qualcosa di diverso? Bene, “io ti do una mano a ordinare casa e tu cucini qualcosa per la cena della mia famiglia”. Vuoi ammodernare il tuo appartamento? “Io ti aiuto a sistemare una casa abbandonata e in cambio mi prendo la vecchia poltrona che tu non vuoi più”. Vuoi andare a mangiare fuori? “No, grazie, non oggi che è sabato sera e costa tutto di più, andiamo domani, a pranzo, in quel localino a Fano, dove si risparmia”.

Lo scambio di favori e il baratto rendono la vita migliore. È questa la filosofia di vita di Simona e della sua famiglia che si costruisce tutto da sola: “La cabina armadio in camera, il muro divisorio tra cucina e salotto e il gazebo in terrazza”.

Ciò che rende particolare il network di Simona è che non si tratta della solita rete familiare, ma di legami tra amici e conoscenti: “Sono orfana di madre e mio padre vive all’estero, da quando sono diventata mamma ho lasciato il lavoro per diventare casalinga”, spiega Simona. Che, da quando ha rinunciato al suo posto fisso, ha capito che la vera risorsa sono gli amici e un continuo scambio di favori tra di loro. Io do una cosa a te, tu dai una cosa a me: questo è il senso del discorso. “Non ho comprato vestiti per mia figlia fino a poco tempo fa, ho sempre usato quelli vecchi dei figli dei miei amici, e loro hanno fatto lo stesso con quelli di mia figlia”, racconta ancora.

Ma la rete di Simona è anche internet. Una casalinga moderna, che usa sempre il suo tablet. Da lì prende le ricette. Usa facebook e sta lì con la figlia, a chattare insieme per scoprire il mondo di una adolescente.

Ma come si svolge la giornata tipo di Simona? “Sveglia alle 6.20, prima del resto della famiglia – racconta la casalinga tuttofare – preparo la colazione a tutti e vado a svegliare mia figlia”. Poi, la lascia a scuola e va a prendere un caffè con le amiche, il rito immancabile di ogni mattina. Dopo, arriva il momento della spesa: “Cerco il supermercato con l’offerta migliore, studio i prezzi dei mercati (i prezzi migliori sono quelli di Cagli, specifica) e compro il cibo nelle stagioni in cui costa meno – continua Simona – ad esempio i pomodori li compro in estate e li surgelo per tutto l’anno”.

Poi si torna a casa: si parte con la preparazione del pranzo, seguito da quello della cena. Alle 12 i pasti del giorno sono già pronti, e Simona può dedicarsi ad altro: aspirapolvere, riordino della casa e due chiacchiere con le vicine e le amiche.
Dopo pranzo, la figlia inizia lo studio, mentre Simona si dedica ai suoi hobby: sculture in fimo, lettura e bigiotteria. Si arriva a cena, con tutta la famiglia riunita. Ma il lavoro di Simona non è finito: “La sera ci sono tariffe più convenienti, quindi inizio a fare lavatrici e stirare, così come il sabato e la domenica”.

A fine giornata la casalinga “MacGyver” – così come la definiscono le amiche – è sfiancata, ma felice perché la sua famiglia è sempre più unita, anche “grazie al suo lavoro, che aiuta a dare armonia a tutti, figlia e marito”.

Inutile chiedersi, allora, se ci sono rimpianti e se Simona abbia voglia di tornare a lavorare: “Se io avessi lavorato, la mia non sarebbe stata una famiglia così bella, meglio rinunciare ai soldi ma essere felici”.

 

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Donne e agricoltura, quattro storie di coltivatrici nel Montefeltro http://ifg.uniurb.it/2014/02/01/ducato-online/donne-e-agricoltura-quattro-storie-di-coltivatrici-nel-montefeltro/56044/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/01/ducato-online/donne-e-agricoltura-quattro-storie-di-coltivatrici-nel-montefeltro/56044/#comments Sat, 01 Feb 2014 16:24:52 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56044 Valentina e una delle sue pecore

Valentina e una delle sue pecore

URBINO – Anna, Valentina, Frauke, Paola. Quattro donne e quattro storie di vita, ognuna con i suoi successi e le sue sconfitte. In comune hanno la passione per la natura, l’agricoltura e il territorio marchigiano: di questa passione hanno avuto il coraggio di farne un lavoro.

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Anna Faggi – Agriturismo Il Mulino della Ricavata (Urbania)

“Da ragazzina ero appassionata di fiori e di cucina: ho messo insieme le due cose”. Oggi Anna ha 62 anni e coltiva un orto biologico, fiori e erbe aromatiche, che cucina secondo la tradizione locale per i suoi ospiti. Ha realizzato il suo agriturismo in un antichissimo mulino, utilizzato nel 1200 dai frati e poi dai duchi di Urbino. “Il mulino mi attirava già da piccola – racconta Anna sul sito web della sua azienda – “L’edificio era chiuso e abbandonato, ma il fiume, la valle, erano magici”. Con altre due aziende della zona ha fondato il progetto “L’erba a colori”, per valorizzare le pratiche agricole e di allevamento tipiche della montagna appenninica. Il compito del Mulino è la riscoperta culinaria e ornamentale dei fiori e delle erbe spontanee che crescono nella nostra zona.

Valentina Chieregato – Tribù della valle dei cavalli (FratteRosa)

“La decisione di aprire questa fattoria l’abbiamo presa in famiglia, tutti insieme. Volevamo essere attenti all’ambiente e vivere in modo più naturale possibile”. Valentina, 34 anni, si è trasferita qui dalla Lombardia circa 10 anni fa: ormai è una marchigiana doc. Il sogno di famiglia prevedeva di realizzare un agriturismo con passeggiate a cavallo e con punti di ristoro fino al monte Catria. “Purtroppo abbiamo deciso di ridimensionare un po’ il progetto, per problemi burocratici”. Oggi l’azienda ha sette ettari seminabili, sette cavalli “in pensione” e 20 pecore: Valentina tiene corsi di filatura e lavorazione della lana. “Non credo che l’agricoltura non sia un settore per donne – afferma Valentina – il fatto è che di questi tempi non è un settore per nessuno”.

Frauke Weissang – Agriturismo “Le Cesane”

Nata a Norderney, una piccola isola del Mar del Nord, Frauke è arrivata a Urbino per caso e da qui non si è più mossa. Nel 1996 ha aperto la sua azienda di agricoltura biologica. “Vengo da tutt’altro campo, ma a 8 anni ho imparato a cavalcare nel maneggio di un agricoltore. Da lui ho imparato a mungere le mucche e ad amare la natura”. Oggi Frauke è presidente dell’associazione mondiale di agricoltura biologica Naturland, con sede in Germania, e ha un agriturismo vicino Urbino che è frequentato da ospiti provenienti da tutta Europa. “Qualsiasi lavoro è un lavoro per donne, quindi anche l’agricoltura. Le donne, nelle Marche, gestiscono il 25 per cento delle imprese agricole, soprattutto nel campo del biologico”.

Paola Fabbri – Fattoria San Michele (Mondavio)

“Del mio lavoro mi piace il contatto diretto con la natura: si ritorna ad una dimensione umana di ritmi naturali, si impara di nuovo a sentire le proprie braccia e le proprie forze”. Paola oggi ha 59 anni e ha iniziato a fare l’apicoltrice per pura passione, perché nessuno in famiglia allevava api. Un giorno è andata a lavorare da un produttore di miele per vedere se le piaceva e, soprattutto, se l’attività era adatta alle sue forze. “Ognuno deve trovare la sua passione. L’agricoltura è un lavoro pesante, ma lo consiglio a tutte le donne. La natura ti insegna che le cose vanno fatte ora e mai rimandate: è una filosofia di vita.

 

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Il Ducato n. 1 – 30 gennaio 2014 http://ifg.uniurb.it/2014/02/01/ducato/il-ducato-n-10-30-gennaio-2014/56124/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/01/ducato/il-ducato-n-10-30-gennaio-2014/56124/#comments Sat, 01 Feb 2014 11:19:39 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56124 [continua a leggere]]]> URBINO – Nel nuovo numero del Ducato, il primo del 2014, ci occupiamo di donne. Tante, diverse e coraggiose: dalla testimonianza dell’avvocatessa Lucia Annibali, che, dopo essere stata sfregiata con l’acido dal suo ex Luca Varani, ha trovato la forza di rialzarsi per diventare un simbolo di tutte quelle donne che ogni giorno devono affrontare le violenze domestiche, fino ai racconti delle giovani che vivono la loro sessualità in una città universitaria come Urbino. Ma in questo numero si parla anche della “politica in rosa”, con l’intervista a Maricla Muci, candidata alle primarie del Pd e di istituzioni: per la prima volta, infatti, il tenente 27enne Francesca Baldacci racconta come è arrivata a dirigere la Compagnia dei carabinieri di Urbino.

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