il Ducato » enzo iacopino http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » enzo iacopino http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Scuole di giornalismo, Iacopino: “Nuovo quadro di indirizzi”. Da maggio più web nei programmi http://ifg.uniurb.it/2015/04/19/ducato-online/scuole-di-giornalismo-iacopino-nuovo-quadro-di-indirizzi-da-maggio-piu-web-nei-programmi/71143/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/19/ducato-online/scuole-di-giornalismo-iacopino-nuovo-quadro-di-indirizzi-da-maggio-piu-web-nei-programmi/71143/#comments Sun, 19 Apr 2015 15:05:45 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71143 INTERVISTA VIDEONel Consiglio nazionale di maggio l’Ordine nazionale modificherà le direttive al quale i corsi riconosciuti devono fare riferimento, potenziando il lavoro sul digitale. ha anticipato al Ducato il presidente dell'Ordine dei giornalisti. Sull'equo compenso bocciato dal Tar del Lazio: "Retribuzioni da fame. Io non sono ottimista però qualche segnale positivo c’è"]]> PERUGIA – Più nozioni di giornalismo digitale nelle scuole di giornalismo: nel Consiglio nazionale di maggio l’Ordine nazionale modificherà il quadro di indirizzi al quale i corsi riconosciuti devono fare riferimento. Lo ha anticipato al Ducato il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino al Festival di Perugia che ha rassicurato sull’intenzione di potenziare l’insegnamento del giornalismo digitale: “Dobbiamo garantire ai giovani una preparazione che offra loro delle opportunità reali. Gli spazi sono pochi, se dobbiamo lasciare le innovazioni alla buona volontà di qualche master… proveremo a dare delle indicazioni più incisive sulle materie di formazione”.

Equo compenso per i giornalisti. Ad aprile il Tar del Lazio ha accolto il ricorso fatto dall’Ordine contro il tariffario approvato dalla federazione della stampa (Fnsi) in sintonia con la federazione degli editori (Fieg). “Quelle retribuzioni erano da fame – continua Iacopino – e non garantivano ai giornalisti di vivere. Io però non sono ottimista perché credo che la complicità fra Fnsi e Fieg non sia finita”. Ammette però che qualche segnale positivo c’è.

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“Internet nuoce al giornalismo ragionato” cancellata la domanda dal quiz dell’Ordine http://ifg.uniurb.it/2014/02/26/ducato-online/internet-nuoce-al-giornalismo-ragionato-cancellata-la-domanda-dal-quiz-dellordine/57803/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/26/ducato-online/internet-nuoce-al-giornalismo-ragionato-cancellata-la-domanda-dal-quiz-dellordine/57803/#comments Wed, 26 Feb 2014 09:49:15 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=57803 URBINO – Il giornalismo “ragionato” contro la “cultura di Internet”. La singolar tenzone vista dal podio dell’Ordine nazionale dei giornalisti sembrava avere un esito netto, cioè che “Il giornalismo ragionato e d’approfondimento della carta stampata rischia di essere indebolito dal primato della cultura di internet”. Un assunto, una sentenza, che non poteva passare inosservata per molto. E infatti il giornalista Pino Rea  ha subito denunciato quel quesito (il numero 9), parte di un test del primo corso online da dieci crediti organizzato dal Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti. Dopo 24 ore di indignazione scatenate dal suo post e da quello di Marco Pratellesi su L’Espresso, la domanda è stata rimossa dai test.

Deontologia

Dentologia2

Il fatto era stato segnalato il 24 febbraio da Rea, che peraltro è anche un membro del Consiglio nazionale dell’Ordine e membro del gruppo “Liberiamo l’informazione“, sul sito Lsdi di cui è responsabile: “Mi riesce difficile – scrive Rea nel suo articolo –  immaginare di far parte di un organismo retto da qualcuno che non solo la pensa in quel modo ma ritiene quel giudizio un fatto assodato, un assioma ”deontologico”, tanto da farlo inserire (o permettere che esso venga inserito) fra i principi del corso online di deontologia”.

Il giorno seguente il Comitato tecnico scientifico dell’Ordine  (che ha in mano tutta l’organizzazione della formazione permanente dei giornalisti ed è incaricata di approvare i test), ha deciso di eliminare la domanda ‘incriminata': “ È innegabile – si legge nel comunicato diffuso dal Cts – che, per sua natura, Internet sia più ‘reattivo‘ rispetto alla carta stampata che ha invece tempi più dilatati. È altresì innegabile che gli sviluppi dell’informazione sembrano portare nella direzione ‘suggerita’ in qualche modo dalla domanda: se vorrà sopravvivere, la carta stampata dovrà approfondire i temi che Internet sarà in grado di sviluppare in tempo reale. La domanda però si presta evidentemente a interpretazioni differenti rispetto allo spirito degli estensori del testo. Per questo motivo, il Cts ha proposto al Cdg (il centro di documentazione giornalistica che ha redatto il quiz  n.d.r.) di sostituirla con un’altra domanda e di controllare che nei test già effettuati la risposta non sia stata determinante ai fini del passaggio alla lezione successiva”.

Pentito o no dell’errore, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, non sembra aver particolarmente apprezzato la segnalazione del giornalista Pino Rea e ha dichiarato al Ducato: “Ringrazio Pino per la segnalazione, ma trovo che questa sua uscita pubblica sia pura demagogia accattona”.  Mentre il gesto è stato apprezzato da Marco Pratellesi nel suo mediablog su L’Espresso: “Non so chi abbia realizzato il corso per l’Ordine. Possiamo convenire che il giornalismo non sia una scienza esatta, ancorché abbia regole codificate in almeno duecento anni di professione. Però francamente, sono sbalordito e non riesco a capire, come l’ottimo Pino Rea”.

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Equo compenso per i giornalisti, primo passo in commissione http://ifg.uniurb.it/2014/01/29/ducato-online/equo-compenso-per-i-giornalisti-primo-passo-in-commissione/55965/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/29/ducato-online/equo-compenso-per-i-giornalisti-primo-passo-in-commissione/55965/#comments Wed, 29 Jan 2014 15:48:35 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=55965 LEGGI Figli di un'editoria minore]]> precari_stanca-e1386155609929

Equo compenso per tutti. O meglio, equo compenso per tutti – Atto primo. Stamattina la Commissione all’interno del dipartimento dell’Editoria ha approvato, con sei voti su sette, la delibera quadro che stabilisce che le modalità di attuazione dei compensi minimi per i giornalisti non subordinati.

È un primo passo concreto per l’applicazione della legge 233/2012 che stabilisce la remunerazione proporzionata alla quantità e al lavoro svolto da tutti i freelance e gli autonomi che svolgono lavoro non dipendente nelle testate giornalistiche nazionali, a più di un anno dall’entrata in vigore della norma.

A favore della delibera sei componenti della Commissione: il sottosegretario all’Editoria, Giovanni Legnini, il presidente dell’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti Italiani) Andrea Camporese, il segretario generale aggiunto della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) Giovanni Rossi, Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti, oltre che Paola Urso, rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Eva Spina, rappresentante del Ministero dello sviluppo economico. Unica astenuta durante la votazione la Fieg, Federazione italiana editori giornali

“Si tratta di una decisione molto importante – ha commentato il Sottosegretario Legnini – che andrà completata con la definizione dei parametri numerici dell’applicazione dell’equo compenso. Mi auguro che l’astensione costruttiva delle parti datoriali possa preludere ad una definizione positiva anche della seconda ed ultima decisione che dovrà essere assunta”. Tradotto: sarà possibile terminare i lavori solo se gli editori, come in questo caso, non ostacoleranno i prossimi passaggi.

Rimangono, infatti, da approvare le tabelle contenenti i compensi minimi (fermi al momento al 2007), che dovranno essere prodotte entro il 28 febbraio. Sui parametri economici relativi alle retribuzioni minime dei giornalisti non dipendenti la parola definitiva arriverà il prossimo 10 marzo.

iacopino

Il “tutti” in maiuscolo nel post scritto da Iacopino sul suo profilo Facebook, una volta conclusa la riunione della Commissione non è casuale. Nei giorni scorsi, infatti, era nata una polemica tra il presidente dell’Ordine  e la Fnsi. Il sindacato dei giornalisti voleva escludere dalle tabelle riguardanti i pagamenti minimi, i lavoratori autonomi. “Cioè quasi tutti – ha spiegato al Ducato lo stesso Iacopino – perché quelli che attualmente non sono autonomi, che hanno cioè un contratto parasubordinato, se passa questa interpretazione, non lo vedranno rinnovato”. Gli editori infatti potrebbero aggirare l’obbligo dell’equo compenso, chiedendo ai lavoratori parasubordinati di aprire una partita Iva.

Ma è la legge stessa che definisce la platea di giornalisti cui è rivolta

“In attuazione dell’articolo 36, primo comma, della Costituzione, la presente legge e’ finalizzata a promuovere l’equità retributiva dei giornalisti iscritti all’albo di cui all’articolo 27 della legge 3 febbraio 1963, n. 69, e successive modificazioni, titolari di un rapporto di lavoro non subordinato in quotidiani e periodici, anche telematici, nelle agenzie di stampa e nelle emittenti radiotelevisive”.

Mentre assegna alla Commissione due compiti diversi

  • Definire il compenso minimo per i giornalisti
  • Compilare un elenco di tutte le pubblicazioni (quotidiani, periodici, anche telematici, agenzie stampa, emittenti radiotelevisive) che garantiscono l’equo compenso

LEGGI ANCHE - Figli di un’editoria minore: il compenso per i giornalisti non dipendenti è meno equo

Inoltre la legge 233/2012 prevedeva sia che la Commissione venisse istituita entro trenta giorni dall’entrata in vigore (era il 31 dicembre 2012), sia che questa valutasse i parametri numerici dell’equo compenso entro due mesi dall’insediamento. Da allora di tempo ne è passato.

Un primo passo, anche se tardivo, comunque importante: “L’abolizione della schiavitù – ha scritto oggi sul suo profilo Facebook Enzo Iacopino  – non fa sparire d’incanto i negrieri. Ma per loro sarà molto più dura negare i diritti a chi lavora. Sarà dura anche per quegli editori che non accedono alle varie forme di finanziamento pubblico. I magistrati hanno, adesso, dei riferimenti molto precisi”.

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Figli di un’editoria minore: il compenso per i giornalisti non dipendenti è meno equo http://ifg.uniurb.it/2014/01/15/ducato-online/equo-compenso-giornalisti-iacopino/54445/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/15/ducato-online/equo-compenso-giornalisti-iacopino/54445/#comments Wed, 15 Jan 2014 14:55:45 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=54445 combo_internaURBINO –  Che differenza c’è tra un giornalista autonomo di una testata cartacea e quello di una testata online? La differenza è che il primo con i suoi articoli potrebbe arrivare a guadagnare più del doppio rispetto al suo collega 2.0. È uno dei punti controversi del dibattito sull’equo compenso per giornalisti freelance e collaboratori autonomi, che si trascina ormai da tempo. Più di un anno fa era stata adottata la legge 233/2012 che ancora oggi non ha trovato piena applicazione. Era stata anche istituita una Commissione all’interno del dipartimento Editoria della presidenza del Consiglio che avrebbe dovuto aggiornare i parametri economici relativi alle retribuzioni minime dei giornalisti non dipendenti, fermi al 2007. Così è stato: i tariffari sono stati stilati, ma l’accordo tra giornalisti ed editori non è stato ancora raggiunto.

Guardando alla nuova tabella dei compensi minimi, pubblicata dall’Ordine dei giornalisti, si nota una significativa differenza, in termini economici, tra le varie tipologie di produzione giornalistica: take di agenzia, fotonotizie, servizi radiofonici, ecc. Tale diversità emerge, ad esempio, tra ciò che verrebbe corrisposto per un articolo destinato al cartaceo (100 euro) e uno realizzato per una testata online (40 euro).

Chi scrive per il web è figlio di un’editoria minore? Come si giustifica questa disparità di trattamento? “Perché si dovrebbe giustificare?”, risponde il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino. Dopo aver sottolineato che esiste una differenza sostanziale che riguarda la disponibilità economica delle diverse testate, dei diversi media, e “una valutazione dei costi dell’avviamento” del tipo di produzione editoriale, ha aggiunto: “È naturale che un articolo scritto per un quotidiano delle dimensioni del Corriere della Sera abbia un compenso diverso rispetto a uno scritto per l’online. Anche perché se aggiorni cinque volte lo stesso pezzo, in teoria, non ti verrebbero corrisposti 40 euro ma 200, dato che l’aggiornamento implica un intervento di lavoro che va compensato. Magari non a prezzo pieno, ma va compensato”.

Come si è detto, per il momento l’accordo sui pagamenti minimi è slittato, se ne riparlerà il prossimo 27 gennaio. Motivo del disaccordo non è la tabella in sé, ma chi ne beneficerebbe. Questo documento, spiega Iacopino, “era stato preparato da due gruppi dell’Ordine: quello dei precari freelance e quello della Carta di Firenze. Il 3 gennaio c’è stato un incontro con il segretario e il presidente della Fsni (Federazione nazionale stampa italiana, ndr), che è anche presidente della Commissione lavoro autonomo. Avevamo convenuto che questa fosse la base comune per un confronto con la Federazione italiana editori giornali (Fieg), in sede di Commissione equo compenso”.

Una posizione condivisa che però sembra esser venuta meno, parzialmente, durante la riunione di due giorni fa, quando c’è stato un repentino cambio di rotta da parte della Fnsi. “Il cambiamento – chiarisce il presidente dell’Ordine – riguarda chi è inserito in quella tabella. Il testo che la Fnsi voleva inserire in delibera durante la riunione escludeva i lavoratori autonomi, cioè quasi tutti. Perché quelli che attualmente non sono autonomi, che hanno cioè un contratto parasubordinato, alla scadenza dello stesso, se passa questa interpretazione, non lo vedranno rinnovato. È evidente, perché se li togli fuori dai minimi…”. In altre parole, Iacopino spiega che tirar fuori dai minimi tariffari gli autonomi equivale a dire agli editori di non rinnovare alla scadenza tutti i contratti in essere, invitando i colleghi ad aprire una partita Iva, “un modo perfetto per aggirare l’equo compenso”.

Il documento di cui si parla, “scritto dalla direzione generale della Fieg, e poi accettato dalla Fsni”, recita: “Per i rapporti di lavoro, i quali, in ragione della completa autonomia di svolgimento della prestazione, sono qualificabili a pieno titolo come autonomi il compenso professionale non si presta ad essere assoggettato ai minimi tariffari, ma resta affidato alla libera contrattazione delle parti, anche nell’ambito di linee guida opportunamente dall’ordinamento professionale”.

Per il presidente dell’Ordine dei giornalisti un accordo così concepito non s’ha da fare perché “vanifica di fatto la legge sull’equo compenso”. E aggiunge: “Sono sconcertato del fatto che la Fsni non abbia colto il significato di quella proposta della Fieg”. Già lunedì Enzo Iacopino aveva espresso su Facebook il suo disappunto: “Hanno tentato di convincermi in ogni modo che la proposta era conveniente. Per chi? Per gli editori, senza dubbio”. E ancora: “La libera contrattazione si può fare tra parti eguali, non tra giornalisti sfruttati e editori”. È questione di un comma, uno solo, ma cruciale e per trovare una soluzione si terrà una nuova riunione il 27 gennaio. E se il giorno seguente la Commissione non dovesse trovare un accordo, una proposta di retribuzioni condivise, il governo entro il 10 marzo ne presenterà una sua alla stessa commissione per l’approvazione, eventualmente a maggioranza.

Precariato e paghe vergognose sono molto comuni tra i giornalisti. Da qui l’urgenza di mettere nero su bianco un sistema che argini lo sfruttamento della categoria. I numeri parlano chiaro: su 106 mila giornalisti iscritti all’Ordine, solo il 19,1% ha un contratto di lavoro dipendente, 1 su 5, mentre la restante parte, migliaia di colleghi, viene pagata una miseria. “Anche 50 centesimi ad articolo”, sottolinea Enzo Iacopino. Certo, c’è anche chi riesce ad ottenere compensi significativamente più alti, anche a tre cifre. Ma sono in 14.000 ad avere redditi inferiori a 5.000 euro annui lordi. Un lavoratore autonomo o parasubordinato su cinque dichiara compensi compresi tra lo zero e i mille euro all’anno, per una retribuzione media di 433 euro per 2.096 Co.co.co e 477 euro per 3.231 “liberi professionisti” (rapporto Lsdi). Qual è invece il compenso per un “articolo 1”, un assunto? I dati li fornisce l’Fnsi: un redattore con più di 30 mesi ha una retribuzione lorda di 2.177,84 euro mensili (circa 83 euro al giorno); uno con meno di 30 mesi 1.551,61.

I lavoratori hanno diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del loro lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa, lo dice la Costituzione. E 50 centesimi ad articolo non evocano il concetto di dignità, piuttosto ricordano fame e precarietà. E gli editori possono non essere a conoscenza di questa situazione? Iacopino su Facebook scrive: “Bisogna impedire che si comportino come negrieri. Hanno bisogno degli schiavi perché senza di loro i giornali non andrebbero in edicola”.

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Assunzioni in Rai, da giugno ancora nessuna traccia del bando http://ifg.uniurb.it/2014/01/14/ducato-online/assunzioni-in-rai-concorso-annunciato-a-giugno-ma-nessuna-traccia-del-bando/54442/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/14/ducato-online/assunzioni-in-rai-concorso-annunciato-a-giugno-ma-nessuna-traccia-del-bando/54442/#comments Tue, 14 Jan 2014 16:34:32 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=54442 rai_cavalloTempi duri per gli aspiranti giornalisti. Tra crisi economica e editoria a picco, trovare un lavoro in una redazione è diventata un’utopia e il massimo che si possa sperare sono collaborazioni risicate e saltuarie. Per questo motivo la notizia dell’accordo stipulato lo scorso 28 giugno tra la Rai, il sindacato nazionale della Rai Usigrai e la Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa) poteva sembrare una boccata d’ossigeno per tutti i precari e i disoccupati.

Nel  contratto si parlava di stabilizzazione degli interni all’azienda e di nuove assunzioni di giornalisti, sia provenienti “dalle scuole”, sia attraverso un concorso pubblico. In particolare, si legge nell’accordo, “l’Azienda avvierà entro settembre un’iniziativa di selezione pubblica per future esigenze di nuovo personale giornalistico”.

Lo stesso segretario nazionale del Usigrai Vittorio Di Trapani aveva confermato la scadenza a settembre su Facebook mentre il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino aveva scritto sulla stessa piattaforma: “A qualcosa l’incontro con Gubitosi (a.d. della Rai ndr) è servito. Il bando del concorso interno sarà diffuso entro il 15 ottobre (ci sono circa 100 domande) e quello per il concorso generale prima della fine dell’anno”.  Iacopino aggiungeva poi alcune informazioni non ufficiali sul concorso, che dovrebbe essere senza limite di età e destinato al reclutamento di 100 giornalisti da inserire in un bacino al quale la Rai attingerà nei prossimi tre anni.

Purtroppo però settembre è passato già da un pezzo e sul bando Rai ancora nessuna novità. “È in corso una trattativa tra la Rai e l’Usigrai per definire tempi, criteri e modalità – ha detto Di Trapani al Ducato – sono fiducioso che la situazione si risolverà in tempi brevi“.

Come mai dopo sette mesi non si è ancora riusciti a trovare un accordo? “In passato abbiamo avuto esperienza di selezioni bloccate – ha risposto il segretario nazionale – stavolta vogliamo essere sicuri di non incappare in situazioni analoghe e quindi di creare un bando di selezione che rispetti tutti i giusti criteri”.  Di Trapani si riferisce al bando pubblico aperto nel 2010 attraverso il quale l’azienda avrebbe assunto dei giornalisti professionisti residenti nelle 19 sedi regionali Rai e province autonome con contratto a tempo determinato. La selezione però escludeva i residenti nel Lazio perché in quella regione le “eventuali esigenze di personale” sarebbero state soddisfatte “tramite il ricorso a tutte le risorse già utilizzate a tempo determinato a Roma”, si leggeva nell’avviso. Il ricorso al Tar e al Consiglio di Stato da parte di due giornalisti, poi bocciato perché non di competenza di questi due tribunali, ha fatto sospendere il concorso. I lavori per stabilire le caratteristiche del nuovo bando, assicura Di Trapani, sono “intensi” e a un “buon punto”.

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Equo compenso: dopo tre mesi dalla Fieg ancora nessun nome http://ifg.uniurb.it/2013/06/03/ducato-online/equo-compenso-dopo-tre-mesi-dalla-fieg-ancora-nessun-nome/49508/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/03/ducato-online/equo-compenso-dopo-tre-mesi-dalla-fieg-ancora-nessun-nome/49508/#comments Mon, 03 Jun 2013 15:47:26 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=49508 LEGGI ANCHE Equo compenso: ecco chi decide
La protesta dei precari]]>
URBINO – È ancora al palo la Commissione che ha il compito di stabilire l’equo compenso per i giornalisti freelance e i collaboratori  sprovvisti di un contratto da lavoratore subordinato. Sono passati più di tre mesi dalla prima riunione della commissione, dopo l’approvazione della legge 233/2012 ma la Fieg (federazione italiana editori di giornali) dopo 100 giorni non ha ancora nominato il suo delegato unico.

In vista della riunione che si terrà il 13 giugno, il nuovo sottosegretario all’Editoria del governo, Giovanni Legnini,  ha strigliato il sindacato degli editori con  una dura lettera: fare una scelta subito,  questo il contenuto del messaggio.

Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti, ha riportato oggi la notizia su Facebook  (in foto).  “Cento giorni rubati alla vita di migliaia di colleghi”, scrive sul social network.

La commissione è presieduta dal sottosegretario all’editoria Giovanni Legnini ed è composta da Andrea Camporese, presidente dell’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani), Giovanni Rossi, segretario generale della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) e dallo stesso Enzo Iacopino. L’unico nome che manca è proprio quello espresso dal sindacato degli editori, quelli cioè che in futuro dovranno rispettare il vincolo imposto di un ‘prezziario’ o comunque di un minimo compenso per la prestazione giornalistica.

Francesco Cipriani, responsabile dell’area lavoro e welfare della Federazione,  contattato a inizio maggio dopo la nomina di Legnini, aveva detto che la riunione per la scelta del delegato sarebbe avvenuta entro pochi giorni. “È come chiedere a Confindustria, Confapi, Confartigianato, quattro, cinque associazioni di designare un unico rappresentante” aveva dichiarato a fine aprile Arcangelo Iannace, responsabile relazioni esterne dell’associazione degli editori.

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Cani ammazzati e porte sfondate per zittire i giornalisti / VIDEO http://ifg.uniurb.it/2013/04/26/ducato-online/giornalisti-minacciati-la-mastrogiovanni-mi-hanno-ammazzato-il-cane-davanti-ai-miei-figli/44533/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/26/ducato-online/giornalisti-minacciati-la-mastrogiovanni-mi-hanno-ammazzato-il-cane-davanti-ai-miei-figli/44533/#comments Fri, 26 Apr 2013 00:13:07 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=44533 Ossigeno per l'informazione documenta questi casi per evitare l'isolamento dei reporter minacciati LEGGI “È il mestiere che abbiamo scelto” LEGGI Per ricordare i reporter uccisi I DATI Nei piccoli centri e tra i precari i più colpiti]]>

Marilù Mastrogiovanni è una giornalista pugliese, anche lei vittima di intimidazioni, che da anni lotta per il diritto all’informazione. Dirige Il tacco d’Italia, un giornale salentino che svolge inchieste su piccoli o grandi problemi della sua terra. Notizie “scomode” che le hanno procurato querele, danni alla redazione e addirittura l’uccisione del suo cane.

Sono quasi 4000 i giornalisti italiani che dal 2006 hanno ricevuto minacce e intimidazioni per le notizie che pubblicano. “Ossigeno per l’informazione” è un osservatorio nazionale nato sette anni fa per incoraggiare i reporter a denunciare questi episodi e a uscire dall’isolamento. E’ stato creato da Alberto Spampinato, il fratello di un giornalista ucciso dalla mafia nel 1972.

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Equo compenso, è tutto fermo. Manca ancora il delegato degli editori http://ifg.uniurb.it/2013/04/25/ducato-online/equo-compenso-e-tutto-fermo-manca-ancora-il-delegato-fieg/44821/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/25/ducato-online/equo-compenso-e-tutto-fermo-manca-ancora-il-delegato-fieg/44821/#comments Thu, 25 Apr 2013 01:20:27 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=44821 Si allungano i tempi per la definizione dell’equo compenso per il lavoro giornalistico: la Commissione che deve stabilire le modalità di retribuzione del lavoro di questa categoria non è ancora riuscita a riunirsi. I tempi si dilatano e, a due mesi dal primo incontro infruttuoso,  quando già si sarebbe dovuti essere giunti a una conclusione, tutto è paralizzato.

La Commissione composta dal sottosegretario all’Editoria, Paolo Peluffo, dal presidente dell’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti Italiani) Andrea Camporese, dal segretario generale aggiunto della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) Giovanni Rossi, da Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti, oltre che da un rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e uno dello sviluppo economico è rimasta bloccata proprio per via della scelta di un rappresentante unico degli editori.

“Abbiamo chiesto al sottosegretario Peluffo – spiega Francesco Cipriani, responsabile dell’area lavoro e welfare della Fieg, Federazione italiana editori giornali – di allargare la base rappresentativa; è difficile trovare un unico rappresentante per settori disomogenei come i quotidiani, i periodici e l’editoria radiotelevisiva”.

La richiesta della Fieg è stata rigettata e sono state fornite indicazioni utili alla scelta del rappresentante degli editori che parteciperà alla Commissione, tra le quali la verifica quantitativa del settore che ha più peso nel mercato.

“Troveremo un designato a breve – continua Cipriani – già nelle prossime due settimane potremmo essere pronti per la prossima riunione”. Riunione che potrebbe aver luogo, secondo la legge, anche senza la presenza del rappresentante degli editori. Secondo Enzo Iacopino: “Se lo nominano va bene, altrimenti possiamo andare avanti lo stesso. Non c’è un diritto di veto. Resta il fatto che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dopo un invito formale rivoltogli da me, ormai un mese fa, ha ritenuto di non convocare la Commissione. Il mio parere – continua Iacopino – è questo: il governo Monti ha sempre avuto delle forti difficoltà a litigare con gli editori”.

Lamentele per la situazione stagnante, che stride con i tentativi di convocazione degli stati generali dell’informazione precaria, arrivano anche dalla Fnsi: “La questione dell’applicazione dell’equo compenso giornalistico è sostanzialmente paralizzata in questo momento. Il sottosegretario della presidenza del Consiglio, Peluffo, sottosegretario di un governo in carica non si sa ancora per quanto – afferma Giovanni Rossi – ha promosso in modo formale un’imminente convocazione ma niente è ancora avvenuto”.

E se da una parte i lavori della Commissione rimangono sospesi, la battaglia per l’equo compenso non perde il suo valore essenziale di tutela della professione giornalistica: “Un cronista che viene pagato 50 centesimi lordi per un pezzo pubblicato sul web – spiega Stefano Corradino, direttore dell’associazione Articolo 21 – è un insulto alla dignità del lavoro ma anche della Costituzione, che prevede il diritto di essere informati. Oltre a rappresentare un rischio: questi colleghi sono spesso vittime di minacce, pressioni, atti intimidatori e querele. Vanno salvaguardati non lasciati soli”.

Forse però non c’è da stupirsi per i tempi epici della burocrazia italiana, qualsiasi aspetto essa tocchi. Arcangelo Iannace, responsabile relazioni esterne della Fieg, commenta così la difficoltà nella scelta di un unico rappresentante per gli editori: “E’ come chiedere a Confindustria, Confapi, Confartigianato, quattro, cinque associazioni di designare un unico rappresentante. Abbiamo impiegato sessanta giorni per fare un presidente del Consiglio, cosa ci aspettiamo”.

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Violenza mediatica sui minori: il modello italiano fa breccia all’estero http://ifg.uniurb.it/2013/04/21/ducato-online/violenza-mediatica-sui-minori-il-modello-italiano-fa-breccia-allestero/43924/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/21/ducato-online/violenza-mediatica-sui-minori-il-modello-italiano-fa-breccia-allestero/43924/#comments Sun, 21 Apr 2013 10:27:33 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=43924

L’incontro di Pesaro

PESARO – “Le parole non sono suoni e feriscono più delle armi soprattutto quando riguardano i minori”. In questa frase si riassume il pensiero del presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino, intervenuto ieri a Pesaro all’incontro “La violenza mediatica sui minori” organizzato de sette club Lions (Pesaro Host, Pesaro Della Rovere, Gabicce Mare, Fano, Urbino, Pergola e Senigallia) nel Salone Metaurense della Prefettura.

L’evento, moderato dal presidente dei Lions club Gabicce Franco Elisei, è stato un’occasione per parlare dei limiti e degli eccessi di cronaca nelle vicende che coinvolgono i minori e allo stesso tempo delle insidie che si trovano involontariamente di fronte ogni volta che guardano la tv o che accedono a un social network. Per parlare di questi temi, oltre a Enzo Iacopino, sono intervenuti relatori di spicco come il presidente dell’Associazione stampa estera Maarten Van Aalderen, una componente dell’ Autorità garante per la protezione dei  dati personali Licia Califano, la direttrice dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino Lella Mazzoli e la giornalista Miela Fagiolo D’Attila.

Enzo Iacopino
Pres. Ordine Nazionale dei Giornalisti

“L’idea che abbiamo di violenza è sbagliata – spiega Enzo Iacopino – noi pensiamo a essa solo come una cosa fisica tralasciando tutto ciò a cui un minore è sottoposto quando lo si lascia in balia della tv o di un altro mezzo di comunicazione. Il dovere del giornalista - continua il presidente – è quello di coniugare il rispetto per la verità con il rispetto delle persone, specialmente quando si parla di minori”.

È proprio per la loro tutela, infatti che nel 1990 il dovere di cronaca trova una precisa autoregolamentazione nella Carta di Treviso, un protocollo firmato dall’Ordine dei giornalisti, Federazione nazionale della stampa italiana e Telefono azzurro per disciplinare i rapporti tra l’informazione e l’infanzia. Il documento che impone di “mantenere l’assoluto anonimato di bambini e bambine che potrebbero essere danneggiati dalla notorietà per atti di cui non sono responsabili” nasce per i minori “indifesi” anche davanti a violenze verbali ed è stato considerato un modello da imitare e adottare a livello internazionale tanto da essere presentato all’ Onu nel 2009 dall’ambasciatore italiano alle Nazioni unite Cesare Maria Ragaglini.

Maarten Van Aalderen
Presidente Stampa Estera in Italia

La Carta di Treviso è un lavoro ammirato da tutto il mondo, ha confermato l’olandese Maarten Van Aalderen: “I giornalisti italiani dimostrano una sensibilità maggiore verso temi come quello della tutela dei minori, negli altri paesi non è così. La privacy in Olanda ha delle regole molto ferree ad esempio i nomi delle presone non vengono mai scritti per esteso ma puntati con le iniziali, però per i minori non ci sono tutte queste tutele come ci sono in Italia”.

Ma ultimamente qualcosa sembra cambiare anche all’estero. “Da quando la Carta di Treviso è stata presentata all’Onu – continua il presidente dell’Associazione stampa estera – anche in Olanda si è cominciato a parlare della salvaguardia dei minori, è un vanto per voi italiani che prima di tutti avete avuto questa sensibilità”.

Quando si parla di violenza mediatica sui minori bisogna anche pensare agli effetti prodotti dalla rete ovvero a tutto ciò che gira intorno al mondo di internet e dei social network. Soprattutto per i giovani d’oggi che sono nativi digitali il controllo del genitore non basta e serve quindi una coscienza maggiore per chi lavora on line. Essi infatti devono ricordare che in rete i contenuti sono fruibili a tutti, minori compresi.  Per Lella Mazzoli “parlare di rete e giovani generazioni vuol dire concentrare l’analisi su come si formano le loro menti e la loro conoscenza e che sarà poi la futura opinione pubblica. I giovani sono quindi particolarmente esposti a tutto ciò che passa nella rete più di quanto ricevono dai media mainstream è per questo che è di fondamentale importanza tutelarli dalle violenze mediatiche”.

Durante la conferenza è stato proiettato il video “Eccesso di cronaca” di Martina Manfredi e Nadia Ferrigo, studentesse dell’ Ifg di Urbino che l’anno scorso hanno vinto la seconda edizione del premio Carta di Treviso promosso dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Il servizio mette a confronto le storie di due ragazze minorenni uccise sfruttate morbosamente dalla tv, quella di Sarah Scazzi e quella di Marta del Castillo.


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Già 122 giornalisti minacciati nel 2013: nei piccoli centri e tra i precari i più colpiti http://ifg.uniurb.it/2013/04/08/ducato-online/gia-122-giornalisti-minacciati-nel-2013-nei-piccoli-centri-e-tra-precari-i-piu-colpiti/40258/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/08/ducato-online/gia-122-giornalisti-minacciati-nel-2013-nei-piccoli-centri-e-tra-precari-i-piu-colpiti/40258/#comments Mon, 08 Apr 2013 14:00:09 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=40258 Ossigeno per l'Informazione raccoglie i loro nomi e gli dà voce. Sottolineando come l'Italia sia spaccata in due, divisa tra grandi e piccoli centri. Ester Castano e Arnaldo Capezzuto, due dei reporter minacciati, raccontano cosa vuol dire fare giornalismo d'inchiesta in Italia]]>

C’è un numero sulla colonnina destra del sito www.ossigenoinformazione.it. La cifra segnala in tempo reale la quantità di cronisti italiani vittime di intimidazioni. Dall’inizio dell’anno a oggi quel numero è arrivato a quota 122.

Dal rapporto di Ossigeno emerge come gli episodi di intimidazione siano notevolmente aumentati negli ultimi anni, passando da 54 nel 2010 a 152 nel 2012. Impressionante anche l’aumento dei giornalisti coinvolti che sono passati da 40 a 325 l’anno. Una cifra che potrebbe nascondere una realtà anche peggiore.

“Ognuno di noi – racconta Alberto Spampinato, direttore e fondatore del sito – conosce molti più casi ma spesso solo uno su dieci viene reso noto: in totale i giornalisti minacciati negli ultimi cinque anni potrebbero raggiungere anche i diecimila”. Ovvero: del fenomeno si conosce solo la punta dell’iceberg.

La lievitazione progressiva delle denunce spesso però non corrisponde a un effettivo incremento degli episodi di minaccia. Spampinato attribuisce il fenomeno in primis al ruolo di Ossigeno per l’informazione che è diventato un punto di riferimento per numerosi giornalisti minacciati. “Bisogna poi considerare – spiega Spampinato – l’effetto della diffusione delle notizie sul web: se prima si poteva bloccare un articolo intervenendo su un giornale locale, oggi farlo è diventato molto più complicato. Tutto questo ha un effetto di rimbalzo e anche i cronisti delle grandi testate nazionali si sentono trascinati su un terreno di maggiore impegno”.

Il punto di vista del direttore di Ossigeno è chiaro: il fenomeno delle minacce “da una parte segnala un grave problema di limitazione dell’informazione e dall’altra accende un faro sulla presenza di molti giornalisti che si espongono a rischi notevoli per condurre le proprie inchieste”.

Una di loro è Ester Castano, 22 anni e una voglia matta di diventare giornalista. “Il lavoro che faccio lo svolgo con responsabilità. Ci si può sentire meno sicuri ma preferisco non pensarci”. Quella di Ester è soltanto una voce nel coro di giornalisti che quotidianamente devono fare i conti con intimidazioni e minacce. Le loro armi sono carta e penna, videocamere e microfoni. “Esserci e scrivere ti rende un testimone – spiega Arnaldo Capezzuto, giornalista napoletano coautore del libro Il Casalese- per un giornalista luoghi come la Campania o la Sicilia diventano “territori laboratorio” in cui il tuo ruolo è quello di creare un collegamento tra i lettori e la realtà”.

LEGGI LE INTERVISTE A CASTANO E CAPEZZUTO
“Noi che lavoriamo tra proiettili e querele” 

Il fenomeno delle intimidazioni non è localizzato in una sola parte del paese ma si distribuisce a macchia di leopardo sulla penisola e colpisce soprattutto i giornalisti precari che non hanno un sostegno economico sufficientemente forte per permettersi di reagire. “Quando si parla di intimidazioni – spiega ancora Spampinato – esistono due Italie e non si tratta di Nord e Sud bensì di centro e periferia”.

Nell’Italia del “centro”, delle grandi città, dove ci sono tante testate e redazioni, tutto ciò che succede è sotto i riflettori. “Ci sono molte luci ed è difficile censurare una notizia. In periferia invece le luci dell’informazione sono poche e più deboli: tante volte basta spegnere un lampione per creare il buio”.

Storie come quelle di Mauro Rostagno o di Peppino Impastato, giornalisti uccisi dalla mafia negli anni ’80, testimoniano come il fenomeno delle minacce ai cronisti non sia nuovo per l’Italia. Se negli anni ’70-’80 per ostacolare il lavoro e le inchieste dei giornalisti più impegnati si usavano le bombe e si sparava oggi si ricorre a strumenti di intimidazione meno eclatanti ma comunque efficaci. “Il problema – secondo Alberto Spampinato - è che, a causa delle leggi che regolamentano la professione, la condizione del giornalista in Italia è più debole che in altri paesi. Ad esempio la querela pretestuosa può essere usata con estrema facilità e a scopo intimidatorio”.

Le riflessioni sull’uso della querela animano da anni il dibattito tra ordine e sindacato dei giornalisti. Proprio qualche tempo fa la commissione parlamentare antimafia aveva condotto un’ inchiesta sui cronisti minacciati e l’argomento aveva destato l’interesse dell’ex procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, favorevole all’istituzione di un reato di “ostacolo all’informazione” e alla modifica della procedura in materia di querela e risarcimento danni.

Le querele cadono come “pioggia acida” sui giornalisti, che in assenza di una struttura economica capace di sostenerli e vivendo sul filo della precarietà, sentono pesare sul proprio lavoro più le querele che le minacce. “Nessuno minacciava Pippo Fava o Mario Francese prima di ammazzarli; li ammazzavano e basta. E’ per questo che la minaccia mi preoccupa molto meno della querela – precisa Riccardo Orioles, fondatore de I Siciliani e impegnato nella lotta a difesa dei giornalisti anti-mafia – ovviamente la querela è uno strumento importante ma spesso la si usa in modo distorto per ostacolare la nostra attività di cronisti”.

La riflessione sullo strumento della querela si lega indissolubilmente all’ultimo importante tassello sulla libertà d’informazione: il sostegno economico. “La minaccia fa parte del mestiere. E’ un rischio del gioco – va avanti Orioles- ciò che invece fa veramente paura è l’assenza di una struttura economica che sovvenzioni le nostre inchieste”.

“Pippo Fava e Riccardo Orioles – ricorda Capezzuto – hanno creato con I Siciliani un mensile di sola inchiesta giornalistica ma quel giornale è durato pochissimo e addirittura hanno ammazzato il direttore”. Con un filo di amarezza nella voce, il giornalista napoletano, si rammarica della scomparsa del giornalismo di inchiesta. “Nell’Italia che retrocede nelle classifiche sulla libertà d’informazione, il giornalismo d’inchiesta è morto definitivamente.”

Le ultime parole sull’argomento sono di Enzo Iacopino, presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, che ha messo in evidenza la conclusione dell’indagine della commissione parlamentare antimafia sul rischio di infiltrazione mafiosa nell’informazione: “Le querele temerarie sono ‘intimidatorie’. Il segreto professionale va garantito a tutti i giornalisti, professionisti o pubblicisti che siano, per tutelare il diritto dei cittadini ad una informazione libera. Avevo chiesto quando venni ascoltato assieme a Giovanni Tizian di verificare gli assetti proprietari, soprattutto nel Mezzogiorno, dei mezzi d’informazione. La commissione segnala che vanno chiarite ‘le relazioni fra stampa ed economia o fra stampa ed imprenditoria’, su cui sollecita ‘una specifica iniziativa legislativa’ per scongiurare infiltrazioni criminali e mafiose. È stato complicato, ma alla fine sembra vedersi un po’ di luce”. Forse uno di quei lampioni di cui parla Spampinato si è finalmente acceso.

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