il Ducato » ester castano http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » ester castano http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Due eventi contro lo “scandalo italiano” dei giornalisti uccisi dalle mafie http://ifg.uniurb.it/2013/04/22/ducato-online/media-ducato-online/due-eventi-contro-lo-scandalo-italiano-dei-giornalisti-uccisi-dalle-mafie/44101/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/22/ducato-online/media-ducato-online/due-eventi-contro-lo-scandalo-italiano-dei-giornalisti-uccisi-dalle-mafie/44101/#comments Mon, 22 Apr 2013 16:12:16 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=44101 LEGGI Già 122 minacciati nel 2013. Precari i più colpiti]]>

Marilù Mastrogiovanni

Sono due gli appuntamenti fissati, uno a Roma, l’altro a Perugia, per ricordare i giornalisti italiani uccisi dalle mafie o dal terrorismo e per ascoltare la testimonianza di chi vive sotto la minaccia a causa del proprio lavoro di ‘cronista scomoda’.

In occasione della Giornata Mondiale della Libertà dell’Informazione del 3 maggio, l’osservatorio Ossigeno per l’Informazione, l’istituzione che documenta la condizione dei cronisti italiani minacciati, organizza insieme all’associazione Stampa Romana, a Libera e ad altre associazioni, il recital teatrale  “Uno scandalo italiano”,  scritto e interpretato da Luciano Mirone, giornalista d’inchiesta e scrittore di fatti di mafia.

Lo spettacolo, in scena il 2 maggio alla Biblioteca nazionale centrale di Roma, racconta la storia di Cosimo Cristina, giornalista del L’Ora di Palermo, ucciso a soli 25 anni da Cosa nostra nel 1960. L’episodio venne fatto passare per un suicidio e al ragazzo furono negati i funerali in chiesa. Gli assassini non furono mai trovati.

A Perugia, invece, Ossigeno porterà, sempre il 3 maggio, la testimonianza delle due giornaliste Ester Castano, pubblicista di 22 anni, più volte minacciata per i suoi articoli “scomodi” sulla ‘ndrangheta, e Marilù Mastrogiovanni, direttrice del giornale d’inchiesta leccese “Il tacco d’Italia”.

Sarà la sesta edizione dell’iniziativa, organizzata dall’Unione nazionale cronisti italiani, quella che si aprirà a tutta la cittadinanza, con il convegno nella sala del consiglio della Provincia di Perugia.

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Giornalisti minacciati: “Questo è il mestiere che abbiamo scelto” http://ifg.uniurb.it/2013/04/08/ducato-online/giornalisti-minacciati-questo-e-il-mestiere-che-abbiamo-scelto/41521/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/08/ducato-online/giornalisti-minacciati-questo-e-il-mestiere-che-abbiamo-scelto/41521/#comments Mon, 08 Apr 2013 14:00:15 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=41521 [continua a leggere]]]>

Ester Castano

Ester Castano ha 22 anni e fa la giornalista. E’ pubblicista da tre anni ma nel breve cammino della sua esperienza ha già battuto le vie più pericolose del mestiere. Quando ha cominciato a scrivere dei rapporti tra ‘ndrangheta e politica sul suo piccolo giornale di provincia, l’Altomilanese, ha scoperchiato un vaso di Pandora, il cui contenuto era rimasto ben nascosto fino a quel momento.

Gli articoli con cui Ester raccontava gli intrighi tra amministrazione e criminalità hanno fatto storcere il muso ai potenti locali che non hanno perso tempo a mettere in chiaro le cose. “Finché arrivavano le querele – racconta Ester – pensavo fosse solo una questione di politica ma quando si sono aggiunte anche le buste con proiettili, le ruote squarciate e le sparatorie (non a Reggio Calabria, ma a Sedriano in Lombardia) ho cominciato a toccare con mano la presenza della ‘ndrangheta intorno a me. Un conto è scrivere su un clan che opera a migliaia di chilometri da casa tua, un altro è scrivere sul tuo vicino di casa”.

Mentre racconta le vicende che hanno cambiato la sua vita negli ultimi anni, Ester Castano, non nasconde determinazione e passione per il mestiere: “Io andavo in tribunale, mi occupavo di giudiziaria e continuo a farlo. Per me ciò che conta è raccontare la verità. Questo è il mestiere che voglio fare”.

L’accento campano di Arnaldo Capezzuto è profondamente diverso da quello di Ester Castano. Le loro voci echeggiano due Italie lontane eppure molto vicine. Sin dall’inizio della sua carriera, Capezzuto ha deciso di seguire un modello di giornalismo che lo portasse “dritto ai fatti”, che gli facesse “consumare le scarpe” rincorrendo la verità.

I suoi articoli dipingono ai napoletani il volto della criminalità organizzata e diffondono notizie su scottanti casi di cronaca giudiziaria come quello di Annalisa Durante, giovane vittima della mafia, la cui storia è stata attentamente ricostruita dal giornalista napoletano.

Arnaldo Capezzuto

La camorra ha cercato di mettere a tacere la sua voce ricorrendo a minacce di morte, aggressioni e querele.“Fatto in un certo modo questo lavoro ti espone a dei pericoli e ti condiziona la vita – spiega Capezzuto- anche dopo l’arresto e la condanna di un boss sai che gli altri esponenti del clan e i suoi familiari rimangono sul territorio.”

Negli ultimi anni, tra convocazioni e interrogatori, la sua vita si è trasformata in un continuo andirivieni dalle aule dei tribunali. Il pericolo è sempre dietro l’angolo e anche nelle piccole scelte di vita quotidiana, come attraversare a piedi un quartiere, Arnaldo Capezzuto, deve fare i conti con i rischi a cui il mestiere lo ha esposto.
“Io sto scegliendo una strada che è più difficile e dispendiosa. Ma sapere che nessuno la percorre non mi basta. Questa è la strada su cui ho scelto di camminare.”

Ester Castano e Arnaldo Capezzuto sono storie viventi di coraggio e paure in cui la passione per la professione, sia pur compromettendo le loro vite personali, li ha spinti ad affrontare i pericoli del mestiere.
Capezzuto oggi, oltre ad avere un blog su Il fatto quotidiano e a collaborare con numerose testate nazionali, è direttore di La domenica settimanale inserita nella rete del progetto I Siciliani Giovani.

Ed è proprio a Pippo Fava, fondatore e direttore de I Siciliani ucciso dalla mafia nel 1984, che corre il pensiero del cronista napoletano quando racconta della sua difficile e pericolosa vita quotidiana . “Non penso che oggi la criminalità si possa attivare per organizzare grandi fiammate di violenza contro i giornalisti – spiega Capezzuto - quei tempi sono passati, il contesto è cambiato, sono passati gli anni in cui morivano giornalisti come Giancarlo Siani o Pippo Fava. Adesso si interviene in modi diversi con minacce, intimidazioni e querele”.

A proposito di querele. Ester Castano alla tenera età di 22 anni ne ha ricevute già sei e ogni volta che racconta la sua storia ne scatta una nuova.“ Le querele sono pretestuose: cercano di fermare la diffusione delle notizie e dunque della verità. Mi sento controllata anche quando parlo: il sindaco di Sedriano ha querelato tutti quelli che mi hanno permesso di raccontare questa storia, da Gad Lerner a Repubblica all’Ordine dei Giornalisti.”

Sono numerosi i giornalisti che si interrogano sull’uso distorto e intimidatorio della querela. Arnaldo Capezzuto la definisce un “bavaglio” per i giornalisti perché se “ l’intimidazione può far paura, con l’arrivo di una querela si inceppa tutto il sistema. Devi rendere conto di ciò che sta accadendo ai tuoi capi e anche se sai che hai ragione, a volte finisci per abbandonare la tua inchiesta”.

Quando Arnaldo Capezzuto racconta della sua esperienza ci tiene a sottolineare che lui ha imparato il mestiere per strada e se oggi deve guardarsi le spalle quando si muove per la città è proprio perché il suo non è un giornalismo di superficie”.

Ester Castano e Arnaldo Capezzuto fanno parte di quei 122 giornalisti minacciati in Italia dall’inizio dell’anno a oggi, secondo il triste conteggio di Ossigeno Informazione. Le loro storie si intrecciano a quelle di molti altri cronisti e dimostrano come i rischi del mestiere non abbiano localizzazione geografica ma appartengono alle regioni del Nord come a quelle del Sud. Talvolta le luci dei media si accendono su di loro e danno risonanza alle difficoltà del loro vivere quotidiano ma basta poco perché la luce si affievolisca e il buio torni a circondare le loro vite.

“Non era la notorietà che stavo cercando – puntualizza Ester Castano- anzi, a dire il vero, la riconoscibilità del mio volto è un problema ulteriore per me che ogni giorno vado in tribunale per seguire i processi di ‘ndrangheta. Però, al contempo, mi rendo conto che solo raccontando le nostre esperienze e rendendole pubbliche possiamo lottare contro il sistema delle intimidazioni e squarciare il silenzio che aleggia sul fenomeno delle intimidazioni”.

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Già 122 giornalisti minacciati nel 2013: nei piccoli centri e tra i precari i più colpiti http://ifg.uniurb.it/2013/04/08/ducato-online/gia-122-giornalisti-minacciati-nel-2013-nei-piccoli-centri-e-tra-precari-i-piu-colpiti/40258/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/08/ducato-online/gia-122-giornalisti-minacciati-nel-2013-nei-piccoli-centri-e-tra-precari-i-piu-colpiti/40258/#comments Mon, 08 Apr 2013 14:00:09 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=40258 Ossigeno per l'Informazione raccoglie i loro nomi e gli dà voce. Sottolineando come l'Italia sia spaccata in due, divisa tra grandi e piccoli centri. Ester Castano e Arnaldo Capezzuto, due dei reporter minacciati, raccontano cosa vuol dire fare giornalismo d'inchiesta in Italia]]>

C’è un numero sulla colonnina destra del sito www.ossigenoinformazione.it. La cifra segnala in tempo reale la quantità di cronisti italiani vittime di intimidazioni. Dall’inizio dell’anno a oggi quel numero è arrivato a quota 122.

Dal rapporto di Ossigeno emerge come gli episodi di intimidazione siano notevolmente aumentati negli ultimi anni, passando da 54 nel 2010 a 152 nel 2012. Impressionante anche l’aumento dei giornalisti coinvolti che sono passati da 40 a 325 l’anno. Una cifra che potrebbe nascondere una realtà anche peggiore.

“Ognuno di noi – racconta Alberto Spampinato, direttore e fondatore del sito – conosce molti più casi ma spesso solo uno su dieci viene reso noto: in totale i giornalisti minacciati negli ultimi cinque anni potrebbero raggiungere anche i diecimila”. Ovvero: del fenomeno si conosce solo la punta dell’iceberg.

La lievitazione progressiva delle denunce spesso però non corrisponde a un effettivo incremento degli episodi di minaccia. Spampinato attribuisce il fenomeno in primis al ruolo di Ossigeno per l’informazione che è diventato un punto di riferimento per numerosi giornalisti minacciati. “Bisogna poi considerare – spiega Spampinato – l’effetto della diffusione delle notizie sul web: se prima si poteva bloccare un articolo intervenendo su un giornale locale, oggi farlo è diventato molto più complicato. Tutto questo ha un effetto di rimbalzo e anche i cronisti delle grandi testate nazionali si sentono trascinati su un terreno di maggiore impegno”.

Il punto di vista del direttore di Ossigeno è chiaro: il fenomeno delle minacce “da una parte segnala un grave problema di limitazione dell’informazione e dall’altra accende un faro sulla presenza di molti giornalisti che si espongono a rischi notevoli per condurre le proprie inchieste”.

Una di loro è Ester Castano, 22 anni e una voglia matta di diventare giornalista. “Il lavoro che faccio lo svolgo con responsabilità. Ci si può sentire meno sicuri ma preferisco non pensarci”. Quella di Ester è soltanto una voce nel coro di giornalisti che quotidianamente devono fare i conti con intimidazioni e minacce. Le loro armi sono carta e penna, videocamere e microfoni. “Esserci e scrivere ti rende un testimone – spiega Arnaldo Capezzuto, giornalista napoletano coautore del libro Il Casalese- per un giornalista luoghi come la Campania o la Sicilia diventano “territori laboratorio” in cui il tuo ruolo è quello di creare un collegamento tra i lettori e la realtà”.

LEGGI LE INTERVISTE A CASTANO E CAPEZZUTO
“Noi che lavoriamo tra proiettili e querele” 

Il fenomeno delle intimidazioni non è localizzato in una sola parte del paese ma si distribuisce a macchia di leopardo sulla penisola e colpisce soprattutto i giornalisti precari che non hanno un sostegno economico sufficientemente forte per permettersi di reagire. “Quando si parla di intimidazioni – spiega ancora Spampinato – esistono due Italie e non si tratta di Nord e Sud bensì di centro e periferia”.

Nell’Italia del “centro”, delle grandi città, dove ci sono tante testate e redazioni, tutto ciò che succede è sotto i riflettori. “Ci sono molte luci ed è difficile censurare una notizia. In periferia invece le luci dell’informazione sono poche e più deboli: tante volte basta spegnere un lampione per creare il buio”.

Storie come quelle di Mauro Rostagno o di Peppino Impastato, giornalisti uccisi dalla mafia negli anni ’80, testimoniano come il fenomeno delle minacce ai cronisti non sia nuovo per l’Italia. Se negli anni ’70-’80 per ostacolare il lavoro e le inchieste dei giornalisti più impegnati si usavano le bombe e si sparava oggi si ricorre a strumenti di intimidazione meno eclatanti ma comunque efficaci. “Il problema – secondo Alberto Spampinato - è che, a causa delle leggi che regolamentano la professione, la condizione del giornalista in Italia è più debole che in altri paesi. Ad esempio la querela pretestuosa può essere usata con estrema facilità e a scopo intimidatorio”.

Le riflessioni sull’uso della querela animano da anni il dibattito tra ordine e sindacato dei giornalisti. Proprio qualche tempo fa la commissione parlamentare antimafia aveva condotto un’ inchiesta sui cronisti minacciati e l’argomento aveva destato l’interesse dell’ex procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, favorevole all’istituzione di un reato di “ostacolo all’informazione” e alla modifica della procedura in materia di querela e risarcimento danni.

Le querele cadono come “pioggia acida” sui giornalisti, che in assenza di una struttura economica capace di sostenerli e vivendo sul filo della precarietà, sentono pesare sul proprio lavoro più le querele che le minacce. “Nessuno minacciava Pippo Fava o Mario Francese prima di ammazzarli; li ammazzavano e basta. E’ per questo che la minaccia mi preoccupa molto meno della querela – precisa Riccardo Orioles, fondatore de I Siciliani e impegnato nella lotta a difesa dei giornalisti anti-mafia – ovviamente la querela è uno strumento importante ma spesso la si usa in modo distorto per ostacolare la nostra attività di cronisti”.

La riflessione sullo strumento della querela si lega indissolubilmente all’ultimo importante tassello sulla libertà d’informazione: il sostegno economico. “La minaccia fa parte del mestiere. E’ un rischio del gioco – va avanti Orioles- ciò che invece fa veramente paura è l’assenza di una struttura economica che sovvenzioni le nostre inchieste”.

“Pippo Fava e Riccardo Orioles – ricorda Capezzuto – hanno creato con I Siciliani un mensile di sola inchiesta giornalistica ma quel giornale è durato pochissimo e addirittura hanno ammazzato il direttore”. Con un filo di amarezza nella voce, il giornalista napoletano, si rammarica della scomparsa del giornalismo di inchiesta. “Nell’Italia che retrocede nelle classifiche sulla libertà d’informazione, il giornalismo d’inchiesta è morto definitivamente.”

Le ultime parole sull’argomento sono di Enzo Iacopino, presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, che ha messo in evidenza la conclusione dell’indagine della commissione parlamentare antimafia sul rischio di infiltrazione mafiosa nell’informazione: “Le querele temerarie sono ‘intimidatorie’. Il segreto professionale va garantito a tutti i giornalisti, professionisti o pubblicisti che siano, per tutelare il diritto dei cittadini ad una informazione libera. Avevo chiesto quando venni ascoltato assieme a Giovanni Tizian di verificare gli assetti proprietari, soprattutto nel Mezzogiorno, dei mezzi d’informazione. La commissione segnala che vanno chiarite ‘le relazioni fra stampa ed economia o fra stampa ed imprenditoria’, su cui sollecita ‘una specifica iniziativa legislativa’ per scongiurare infiltrazioni criminali e mafiose. È stato complicato, ma alla fine sembra vedersi un po’ di luce”. Forse uno di quei lampioni di cui parla Spampinato si è finalmente acceso.

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