il Ducato » Etica http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Etica http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Ap detta regole per l’uso dei social media. Necessario proteggere le fonti http://ifg.uniurb.it/2013/05/09/ducato-online/lap-detta-le-regole-per-luso-dei-social-media-imperativo-proteggere-le-fonti/46210/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/09/ducato-online/lap-detta-le-regole-per-luso-dei-social-media-imperativo-proteggere-le-fonti/46210/#comments Thu, 09 May 2013 08:20:37 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=46210 Vietato mettere in pericolo le fonti. Ieri l’Associated Press, l’agenzia di stampa internazionale con sede negli Usa, ha aggiornato le linee guida sull’uso dei social network e del crowdsourcing per i giornalisti. La novità sta nelle regole per il trattamento delle persone che forniscono notizie mentre sono in situazioni di pericolo, come dopo un omicidio di massa, una calamità naturale o una guerra.

I consigli sono a cura del Social media editor Eric Carvin e dello Standards Editor Tom Kent, e vanno dalle più semplici regole di educazione ai suggerimenti per la sicurezza delle fonti:

  • Agire come un osservatore: se qualcuno sta condividendo delle notizie mentre si trova in una situazione pericolosa, inizialmente è meglio monitorare i posts senza chiedere di più. Si può pensare di contattarlo quando sarà più al sicuro;
  • Cercare foto o video: bisogna evitare di chiedere alle fonti in pericolo di creare materiale per Ap. Piuttosto, il reporter deve chiedere il permesso di utilizzare quello che la persona già riesce a produrre;
  • Entrare in contatto: mai stressare le fonti. Se ci si rivolge a qualcuno, bisogna ricordagli di agire in situazione di sicurezza e non spingerlo a mettersi in pericolo. Se possibile, è sempre meglio parlare per telefono che sui social network;
  • Invece di chiedere, offrire: il giornalista non dovrebbe twittare “Avete delle foto per Ap?”, ma piuttosto “Sono un reporter dell’Ap. Se vuoi parlare con me di quello che stai vivendo, contattami in privato”;
  • Adattare il proprio istinto al digitale: “Se questi consigli ti sembrano poco concreti, c’è una buona ragione: la maggior parte di queste decisioni devi prenderle caso per caso” concludono Eric e Tom. “Molti di voi hanno molta esperienza. Il trucco sta nell’adattare questi istinti al mondo digitale”. Sui social network, infatti, c’è poco spazio per scrivere e non si può modulare il tono della voce.

Tra gli altri aggiornamenti delle linee guida, l’Ap spiega ai suoi giornalisti come possono utilizzare siti personali e blog per condividere il loro lavoro. Consiglia inoltre di evitare la diffusione di voci non confermate attraverso tweet e post, e offre suggerimenti su come gestire gli scoop che appaiono sui profili di personaggi pubblici.

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Giornalisti e pm, parla Lembo: “Con me vorrei venti Gabanelli” http://ifg.uniurb.it/2011/11/26/ducato-online/giornalisti-e-pm-parla-lembo-con-me-vorrei-venti-gabanelli/10140/ http://ifg.uniurb.it/2011/11/26/ducato-online/giornalisti-e-pm-parla-lembo-con-me-vorrei-venti-gabanelli/10140/#comments Fri, 25 Nov 2011 23:50:34 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=10140 [continua a leggere]]]>

Corrado Lembo, procuratore capo Tribunale Santa Maria Capua Vetere

URBINO – La sua è la procura di Gomorra, dove nessuno vuole più lavorare: il personale non basta, il lavoro è troppo e la guerra alla camorra è cosa di tutti i giorni. Corrado Lembo non è un giornalista. E’ il capo della procura di  Santa Maria Capua Vetere, alle porte di Caserta.

Eppure il confronto con gli allievi dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo è sembrato a tratti una conversazione tra colleghi invece di una lezione di procedura penale. “Un bravo giornalista – ha spiegato Lembo – non si ferma alla superficie dei fatti, ma cerca sempre di risalire alla loro origine. I bravi magistrati fanno lo stesso”.

E’ così che una rapina a mano armata può diventare più di un semplice fatto di cronaca. “L’autore della rapina – ha raccontato Lembo – era un ragazzo incensurato, benestante, figlio di un primario. Non riuscivamo a spiegarci perché avesse deciso di rapinare una banca. Durante l’interrogatorio ci accorgemmo che aveva il cosiddetto labbro leporino. Suo padre l’aveva rifiutato fin dall’infanzia per questa malformazione e a lui venne in mente di compiere una rapina per conquistare quelle attenzioni che non aveva mai avuto. Il ragazzo è stato condannato, ma il processo è servito a farli riavvicinare”.

Clicca qui per vedere il video incorporato.

Video intervista di ANTONIO SIRAGUSA

Per Lembo, le similitudini fra i due mestieri non finiscono qua: “I magistrati non sono ricettori di notizie di reato”, così come i giornalisti non sono, o non dovrebbero essere, passatori di veline. “Entrambi hanno il dovere di cercare, di essere indipendenti”. Proprio per questo, è un grande fan della conduttrice di Report, Milena Gabanelli: “Nella mia procura – ha detto – vorrei venti giornalisti come lei”.

Certo, non sempre le due categorie condividono gli stessi obiettivi. Un giornalista ha il dovere di pubblicare notizie di interesse pubblico (e l’ambizione di farlo prima degli altri): che siano penalmente rilevanti o meno, coperte dal segreto delle indagini o meno. Un magistrato ha il dovere di tutelare un segreto, almeno fino a quando l’atto giudiziario non viene notificato all’indagato o al suo avvocato. Malgrado queste differenze, Lembo riconosce ai giornalisti il diritto e il dovere di andare fino in fondo, perché “i fatti taciuti intenzionalmente producono mezze verità e una mezza verità non è mai giustificabile, né da un punto di vista deontologico, né dal punto di vista penale”.

Ciò che conta, per lui, è che “magistrati e giornalisti facciano il loro lavoro rispettando la dignità umana. Non importa – ha detto – se avrete davanti un killer o un incensurato. Ricordatevi sempre che si tratta di una persona”.

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Ambiente e religioni: etica e scienza per salvare la Terra http://ifg.uniurb.it/2011/03/23/ducato-notizie-informazione/ambiente-e-religioni-etica-e-scienza-per-salvare-la-terra/6546/ http://ifg.uniurb.it/2011/03/23/ducato-notizie-informazione/ambiente-e-religioni-etica-e-scienza-per-salvare-la-terra/6546/#comments Wed, 23 Mar 2011 17:05:11 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=6546 [continua a leggere]]]> URBINO – L’etica deve supportare la scienza, l’educazione ambientale deve rapportarsi a un mondo multiculturale, in cui è sempre più necessaria “un’identità dialogante che incontri altri modi di pensare la natura”. Ha preso avvio così il convegno “Etiche della terra”, un’iniziativa pensata per i giovani tra i 16 e i 17 anni. Piena la Sala Raffaello, con quattro classi del Liceo Scientifico “Laurana” e una dell’Itis “Enrico Mattei”. L’incontro è stato organizzato da un gruppo di studenti di Sociologia della Multiculturalità dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, che hanno pensato al rapporto tra uomo e ambiente in un’ottica religiosa. Hanno, infatti, invitato tre relatori di diversa fede: un islamico, un cristiano e un buddista. Si tratta di Mouelhi Mohsen, rappresentante sufi e ambasciatore di pace della Universal Peace Federation,  Salvatore Frigerio, un monaco benedettino della comunità camaldolese e Paolo Sacchi, un medico del lavoro che dall’inizio degli anni’70 studia e pratica la filosofia Zen. Nelle tre relazioni una sola è stata la costante: la fede aiuta a capire quale deve essere la strada da percorrere per non distruggere la natura. “L’antropocentrismo, l’uomo al centro e l’ecosistema intorno – dice Sacchi – ha portato a uno sfruttamento smodato delle risorse ambientali, anche a spese di altre forme di vita non si è pensato abbastanza a preservare l’ecosistema. L’uomo ha contratto un grande debito nei confronti della natura. Il buddismo è la religione della natura e indica il metodo per rispettarla”. Salvatore Frigerio ha raccontato i rischi che l’ambiente corre facendo un parallelismo con il diluvio universale: “Non si rendevano conto di nulla finché non furono travolti”. Proprio l’indifferenza, secondo il monaco camaldolese, è uno dei “cancri del nostro tempo e solo mettendosi in ascolto come fece Noè si può davvero prendere coscienza, decidere e agire”. A leggere la Genesi spesso ci si confonde “sembra di leggere i nostri giornali – continua padre Frigerio – ed è per questo che per salvare il nostro pianeta dalla rovina abbiamo bisogno di tanti Noè”. L’ecologia è molto sviluppata anche nella religione islamica, sono molti nel Corano i riferimenti alla natura. Lo stesso Maometto era un pastore e come tale si occupava dell’ambiente e del suo gregge. “Tutto appartiene a Dio, noi siamo semplici usufruttuari e non dobbiamo deturpare ciò che Dio ci ha dato”, afferma Mouelhi Mohesen. Terminato il convegno, tutti i partecipanti hanno ricevuto una pianta, in ricordo della mattinata “sostenibile”.

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