il Ducato » ferramenta sacchi http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » ferramenta sacchi http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Addio chiodi e cacciavite: chiude anche Sacchi. In centro solo piade e panini http://ifg.uniurb.it/2012/03/09/ducato-online/addio-chiodi-e-cacciavite-chiude-anche-sacchi-in-centro-solo-piade-e-panini/27751/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/09/ducato-online/addio-chiodi-e-cacciavite-chiude-anche-sacchi-in-centro-solo-piade-e-panini/27751/#comments Fri, 09 Mar 2012 17:44:43 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=27751 [continua a leggere]]]>

URBINO – Lo storico ferramenta Sacchi chiude i battenti ad aprile. A partire da quel momento, i residenti dentro le mura dovranno mettersi in macchina e andare a Piansevero per procurasi chiodi e martelli. A piedi si potranno consolare con un panino e una gazzosa, visto che gli unici negozi che sopravvivono, anzi aumentano, sono i pubblici esercizi: ristoranti, bar e pub: dall’inizio del 2012 il Comune ha rilasciato loro sei licenze.

NEGOZI: UNO SU CINQUE E’ CHIUSO

Qui consideriamo due aspetti dello svuotamento del centro: da una parte i costi proibitivi per mandare avanti un’attività in centro in termini economici e organizzativi; dall’altra il rilancio culturale della città come unica via possibile per frenare la dequalificazione del tessuto cittadino: “La ricchezza artistica viene sfruttata come rendita di posizione”, lamenta amareggiato il “vecchio libraio” della città ducale.

Dopo 60 anni chiude l’ultimo ferramenta. Simone e Francesco sono due cugini urbinati non ancora trentenni. Nel 2006 hanno deciso di rilevare l’attività del ferramenta Sacchi, aperto in via Cesare Battisti dal 1953. Ora a malincuore sono costretti a trasferire il negozio in via Salvemini, vicino alla Conad di Piansevero.

Perchè lasciare il centro? “Alcuni mesi chiudiamo con un guadagno di mille euro da dividere in due – racconta Francesco – come possiamo andare avanti con 15 clienti al giorno? Io ho famiglia!”. Sono le amare parole di chi per arrotondare si ingegna in tutti i modi, dai piccoli lavori idraulici al giardinaggio “Solo di tasse paghiamo tra i 12mila e i 15mila euro l’anno” conclude Francesco.

Perché a Piansevero dovrebbe andare meglio? “Quella Conad rilascia 1700 scontrini al giorno. Un traffico di persone che potrebbero essere nostri clienti enormemente più grande di quello del centro” spiega Simone.

Perché non spostare il ferramenta nei futuri centri commerciali? “Due anni fa – continua Simone – avevamo partecipato alle riunioni del Comune per cedere quegli spazi, ma un locale di 200 metri quadrati veniva venduto a 600 mila euro. L’impressione è che ci sia la volontà di portare il commercio fuori dalle mura: lo si fa chiudendo il centro alle auto con politiche che non favoriscono i commercianti” conclude Simone.

Guido Bernardi è conosciuto a Urbino come il “vecchio libraio”. A quasi 80 anni, di cui gli ultimi 30 alla Libreria Moderna, di cambiamenti ne ha visti, ma la cosa che lo colpisce di più è il decadimento culturale all’ombra dei Torricini.

Perché a Urbino sopravvivono solo i ristoranti? “Siamo una città che, avendo perso la centralità culturale post-bellica, non riesce a esprimere una rinnovata identità e vive una decadenza in cui la ricchezza storico-artistica viene sfruttata come rendita di posizione, per un turismo culturale che poggia su un’idea consumistica, con una strozzatura economica che comprime le attività commerciali nell’offerta di beni di consumo per gente di passaggio”.

Di chi è la responsabilità? “L’intreccio tra fattori economici e socio-culturali crea una virtuosa connessione tra la dequalificazione del commercio cittadino e le turbolenze notturne. Ma la responsabilità non va fatta ricadere unicamente sugli studenti, bensì anche su uno stile di vita non fondato sulla partecipazione e integrazione sociale”.

La soluzione? “Un capitale umano impegnato su ricerca e sperimentazione da coinvolgere per un piano di riqualificazione della città, centrato sull’economia della conoscenza e sull’innovazione culturale, che oggi rappresentano i veri settori di crescita per l’occupazione giovanile”.

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Negozi: uno su cinque è chiuso. Via dal centro le botteghe storiche http://ifg.uniurb.it/2012/03/09/ducato-online/negozi-uno-su-cinque-e-chiuso-via-dal-centro-le-botteghe-storiche/27608/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/09/ducato-online/negozi-uno-su-cinque-e-chiuso-via-dal-centro-le-botteghe-storiche/27608/#comments Fri, 09 Mar 2012 17:42:43 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=27608 L'INTERVISTA - Addio chiodi e cacciaviti
SFOGLIA - Il Ducato del 9 marzo 2012]]>
URBINO – Il negozio di giocattoli gli urbinati lo ricordano con nostalgia, quando da bambini trascinavano le mamme sotto i portici di via Raffaello, o ancor prima in Via Veneto, per farsi comprare i balocchi dei loro sogni. Di giocattoli non c’è più traccia ma anche il calzolaio è andato via. E il ferramenta sta per chiudere: Sacchi, impacchetta tutto e se ne va a Piansevero.

LEGGI L’INTERVISTA AI TITOLARI DEL FERRAMENTA SACCHI E AL “VECCHIO LIBRAIO”

I negozianti del centro storico preferiscono chiudere l’attività e trasferirla altrove. I locali vuoti o non affittati nelle cinque principali vie di passeggio, via Mazzini, via Raffaello, via Bramante, via Battisti e via Veneto, sono molto numerosi, spesso in uno stato che fa pensare al loro abbandono definitivo.

Le vie meno valorizzate a livello commerciale sono via Raffaello e via Battisti, dove rispettivamente su 39 e su 35 negozi, quelli sfitti sono 11 e 10, ovvero il 28 per cento del totale. Non è molto diverso in via Vittorio Veneto, la via obbligata per chi passeggia per i vicoli o chi vive a Urbino: è da qui che si arriva al Duomo e al Palazzo Ducale, o che si passa per andare al Comune e all’anagrafe. Ebbene, su 28 esercizi commerciali, via Veneto ne vede funzionare solo 21: a rimanere inutilizzati sono il 25 per cento.

GUARDA LA MAPPA DEI NEGOZI SFITTI O ABBANDONATI DI URBINO

Va un po’ meglio in via Bramante, dove su 39 negozi, otto sono quelli abbandonati, rappresentando il 20 per cento del totale. A vincere il primato di strada più attiva del centro è via Mazzini, che con 55 negozi, di cui solo sette sfitti o inutilizzati, ha la percentuale di serrande abbassate solo del 13 per cento. In tutto su 196 attività, 43 sono chiuse.
Da una parte i commercianti lamentano di dover lasciare il centro, dall’altra gli urbinati e gli studenti si lamentano che non ci sono più negozi, come è possibile?

“Certo che se i proprietari dei negozi si ostinano a pretendere affitti stellari, anche di 1600 euro, adatti più a una grande metropoli che a una cittadina collinare, a fronte di un commercio al dettaglio sempre più debole, il centro è destinato a svuotarsi. Come se non bastasse – racconta Elisa, di Urbino da due generazioni – anche i negozi aperti sono sempre più trasandati: guardi la farmacia sotto i portici di corso Garibaldi, da quanto tempo è che non ha rifatto le vetrine? Ora ha solo le sbarre!”.

In merito la farmacia Lucciarini ha voluto precisare che quelle vetrine non sono di sua proprietà, ma le affittava da un privato cittadino fino a un anno e mezzo fa. Scaduto il contratto, la farmacia non lo ha rinnovato.

Oltre ad affitti molto alti, diversi commercianti hanno sottolineato le difficoltà dovute alla chiusura del centro e alle restrizioni orarie per il carico e scarico merci. Se con l’introduzione della Ztl (una zona a traffico limitato controllata da telecamere, dove le auto non potranno circolare) ancora meno gente sarà invogliata a venire a Urbino per fare compere, così anche le zone dove i furgoni possono sostare per rifornire le varie attività sono poche e lo possono fare solo in determinati orari, che non sempre sono funzionali al commercio.

Oggi a Urbino sono registrati 332 esercizi commerciali e 152 pubblici esercizi (locali per la ristorazione). Le licenze concesse a negozi nel 2002 erano 12, mentre sono state zero nel 2012; per la ristorazione, invece, nel 2002 erano state date due licenze, mentre quest’anno sono già sei: sembra esserci mercato solo per panini, ristoranti e pub.

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