il Ducato » festival del giornalismo culturale 2014 http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » festival del giornalismo culturale 2014 http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Tutti i tweet del Festival del giornalismo culturale 2014 http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/tutti-i-tweet-del-festival-del-giornalismo-culturale-2014/62201/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/tutti-i-tweet-del-festival-del-giornalismo-culturale-2014/62201/#comments Sun, 27 Apr 2014 13:55:56 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62201 [continua a leggere]]]> Si è appena conclusa la seconda edizione del Festival del giornalismo culturale di Urbino. Con ospiti del mondo dei media, scrittori e intellettuali. Due giornate intere di dibattiti e confronti che dalle sale dei palazzi storici di Urbino hanno trovato eco e risonanza grazie ai tweet dei partecipanti, organizzatori e del pubblico.


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Marino Sinibaldi, Radio3: “Il giornalismo culturale è una sciocchezza” http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/marino-sinibaldi-radio3-il-giornalismo-culturale-e-una-sciocchezza/62184/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/marino-sinibaldi-radio3-il-giornalismo-culturale-e-una-sciocchezza/62184/#comments Sun, 27 Apr 2014 13:42:59 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62184 LEGGI I giovani vincitori del concorso LEGGI "Servono Dante e Hugo sulle banconote" TUTTI I TWEET | TUTTE LE FOTO LA RICERCA Tv regina, Twitter Cenerentola]]> Lella mazzoli e Marino Sinibaldi

Lella mazzoli e Marino Sinibaldi

URBINO – “Io non voglio più sentir parlare di giornalismo culturale né di festival del giornalismo culturale”. Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio3, ha risposto così alle domande del pubblico durante l’ultimo evento del festival di Urbino, dove è intervenuto per presentare il suo libro “Un millimetro in là”: una conversazione con Giorgio Zanchini su come è cambiato l’approccio alla cultura nel mondo delle nuove tecnologie.

Il giornalismo culturale è una sciocchezza, oggi siamo tutti mediatori culturali perché le informazioni sono accessibili a chiunque. I giornalisti sono rimasti a presidiare una porta da cui non passa più nessuno: i giornali”. Secondo Sinibaldi internet ha realizzato un vero e proprio miracolo nella storia dell’umanità, permettendo l’accesso illimitato ad ogni forma di informazione e cultura.

“Fino a pochi anni fa farsi una cultura musicale era difficilissimo: bisognava registrare le canzoni alla radio con la cassetta. Ora invece chi rimane un dilettante, un ‘flaneur’ della cultura è scemo. Io – continua Sinibaldi – ero proprio così: sono cresciuto in una casa senza libri, venivo da una famiglia di non lettori. Non ho fatto l’università e mi sono limitato a bighellonare tra librerie, teatri e altri luoghi che mi hanno consentito, con una sorta di ‘bricolage’ personale, di costruire quello che sono”.

Oggi però questo non è più accettabile. Sinibaldi parla di una vera e propria rivoluzione: “Con la Rete abbiamo portato a compimento la storia della comunicazione. Abbiamo realizzato quello che l’umanità per tutta la storia ha tentato di fare: comunicare in maniera immediata, precisa ed estesa. Non possiamo non assumerci la gioia, e anche la responsabilità, di aver realizzato tutto questo”. Un miracolo che non può e non deve essere letto come una catastrofe per l’inevitabile cambiamento che ogni innovazione porta con sé: “Ogni generazione pensa che il nuovo spazzerà via tutto quello che c’era prima ma non è così. Bisogna avere il coraggio di mettere le mani dentro questa cosa intricatissima che sono le nuove forme di comunicazione”.

Nessuna nostalgia, nessun limite mentale: Sinibaldi celebra il caos e la mancanza di deferenza e venerazione verso la cultura tradizionale fatta di libri: “ Il libro non va venerato. Leggetelo, scambiatelo ma non veneratelo”. E ricorda l’episodio di quando era un giovane magazziniere alla Mondadori: “Oggi Teilhard de Chardin è considerato il precursore del cyberpunk, ma i suoi libri per me sono ancora il ricordo di 5 casse, caricate con grande fatica sul camion, e poi tornate indietro ancora chiuse”.

A chi gli chiede se il suo libro racconti la cultura come un vissuto sociale collettivo nato dall’esperienza del ’68, Sinibaldi risponde: “Sicuramente è un libro su una generazione molto collettiva ma io disprezzo la nostalgia. Di quel periodo non ho mai parlato nemmeno con mia figlia, penso che molte cose della mia vita le apprenderà proprio dal libro”. “Non ha senso fare confronti con quel periodo della storia italiana perché oggi – continua Sinibaldi – la dimensione del sociale è incommensurabile rispetto a quello che ho vissuto io. Ci sono tutte le possibilità per la condivisione e per non sentirsi isolati”.

Sinibaldi porta come esempio un ipotetico lettore di manga di Monterotondo: “Vent’anni fa sarebbe stato lo sfigato del paese con un autostima bassissima perché non amava guardare le partite al bar come i suoi coetanei. Oggi invece quella persona ha, magari, nella Rete un’autorità mostruosa e non si sente più così isolato”. L’idea di progresso come cambiamento e rottura delle regole è il cuore di questo libro. Un’idea, secondo Sinibaldi, in antitesi con quella di potere e di legalità: “Una volta venivano sanzionate cose ora legali come l’obiezione di coscienza, l’aborto o l’apertura di una tv privata”.

Anacronismi che vanno di pari passo con l’idea del potere: “Per me è la forma più stupida, banale e pigra che abbiamo trovato per affrontare le diseguaglianze”. Nulla è solo bianco o nero, ci sono mille sfumature nel progresso: “Il cambiamento è inevitabile – afferma Sinibaldi – ma l’innovazione non va da una parte sola: pensare il contrario è una vera e propria truffa ideologica”.

Ne è un esempio la narrazione degli anni di piombo: “L’Italia veniva presentata da tutti come un paese grigio, ripiegato su se stesso e bisognoso di austerità. Ma dall’altra parte c’erano persone come Silvio Berlusconi e Renato Nicolini che avevano capito che non era così e che gli italiani avevano voglia di condivisione e di divertimento. Berlusconi inventò infatti la tv commerciale e Nicolini ‘l’estate romana’”. La risposta secondo Sinibaldi sta tutta qua: “Non accettate il ricatto di un’idea di innovazione a senso unico. Il cambiamento dipende da noi”.

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Isabella Donfrancesco (Rai Edu): “Si può fare informazione culturale rispettando i bilanci” http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/isabella-donfrancesco-rai-edu-si-puo-fare-informazione-culturale-rispettando-i-bilanci/62180/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/isabella-donfrancesco-rai-edu-si-puo-fare-informazione-culturale-rispettando-i-bilanci/62180/#comments Sun, 27 Apr 2014 13:08:26 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62180 LA RICERCA La cultura? Per gli italiani è cibo e viaggi]]> donfrancescoURBINO – Mai ripiegato su se stesso e aperto ai contributi degli utenti. Secondo Isabella Donfrancesco di Rai Educational, ospite del Festival del giornalismo culturale di Urbino, il servizio pubblico dovrebbe essere così.

“Il ruolo rimane quello di informare – senza autoreferenzialità – ed essere crossmediale: i contenuti possono essere veicolati da più mezzi e gli stessi utenti devono poterli rielaborare per produrne altri a loro volta”  ha spiegato Donfrancesco.

Su queste basi, alla fine di maggio Rai Educational lancerà un nuovo programma intitolato “Storie di arte”: “Non la scolastica storia dell’arte raccontata in tv – ha spiegato Donfrancesco – ma una narrazione emotiva arricchita da ipertesti e quindi apertura al web”.

È un periodo di grande fermento per i canali tematici ed è proprio in questo contesto che, secondo Donfrancesco “il servizio pubblico con mandato educativo diventa fondamentale”. In tempo di spending review, anche l’informazione culturale deve tenere d’occhio la propria sostenibilità economica: “Badare ai bilanci – dice Donfrancesco – è doveroso oltre che necessario: si può fare informazione culturale rispettando i numeri”.


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Urbino, Festival del giornalismo culturale 2014 – Le immagini http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/urbino-festival-del-giornalismo-culturale-2014-le-immagini/62141/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/urbino-festival-del-giornalismo-culturale-2014-le-immagini/62141/#comments Sun, 27 Apr 2014 13:06:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62141 [continua a leggere]]]> URBINO – I volti dei protagonisti, degli organizzatori e degli ‘uomini macchina’ che hanno dato vita alla seconda edizione del Festival del giornalismo culturale di Urbino. Due giorni di dibattito tra intellettuali, editori e giornalisti per capire in che direzione sta andando quella che una volta si chiamava “terza pagina”. Tra gli interrogativi sul futuro di una professione o un settore che deve ripensare sé stesso, anche spazio per godere della cultura della musica, lirica e popolare, e del cibo

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Massarenti: “Politica usi cultura e competenze come motore per lo sviluppo” http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/massarenti-politica-usi-cultura-e-competenze-come-motore-per-lo-sviluppo/62126/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/massarenti-politica-usi-cultura-e-competenze-come-motore-per-lo-sviluppo/62126/#comments Sun, 27 Apr 2014 10:34:08 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62126 Armando Massarenti

Armando Massarenti

URBINO – “Un giornalista o è un giornalista culturale o non è un giornalista”: la pensa così Armando Massarenti, responsabile della Domenica del Sole 24 Ore e promotore del Manifesto per la cultura pubblicato nel 2012. La giornata conclusiva del Festival si apre con una riflessione sul ruolo dell’intellettuale e sullo spazio che i media riservano alle notizie che non sono di stretta attualità.

“Ogni giorno i temi più interessanti che meriterebbero un maggior approfondimento devono competere con le notizie dell’ultim’ora – sostiene Massarenti – e inevitabilmente perdono la loro battaglia e vengono relegati in confini sempre più stretti“.

Il giornalista fa una riflessione sul rapporto tra la cultura e la crescita del Paese. Per far ripartire l’economia italiana non è più possibile separare la politica dalla cultura. Quest’ultima deve entrare nelle istituzioni ed essere il vero motore dello sviluppo. “Noi non abbiamo una Royal Academy in grado di influenzare le decisioni dello Stato, anzi, le nostre rappresentanze politiche sono convinte di poter fare a meno di competenze precise e scientifiche delle materie di cui si occupano”. Secondo Massarenti il Senato, ad esempio, dovrebbe essere riabilitato diventando contenitore di competenze e conoscenze.

Sono due le chiavi per ripartire: imparare a usare bene la lingua, soprattutto quella scritta e a servirsi della logica. Ecco le basi per formare la capacità critica dei cittadini che però, sempre più spesso, manca a chi ci governa. “Viva i filosofi dentro le nostre istituzioni” è con questo motto che Massarenti saluta il Festival del giornalismo culturale.

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La voce di Anna Maria Chiuri conquista il teatro Sanzio al festival di Urbino http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/la-voce-di-anna-maria-chiuri-conquista-il-teatro-sanzio-al-festival-di-urbino/62093/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/la-voce-di-anna-maria-chiuri-conquista-il-teatro-sanzio-al-festival-di-urbino/62093/#comments Sun, 27 Apr 2014 08:07:31 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62093 URBINO – Ironica, coinvolgente e carismatica: è la voce di Anna Maria Chiuri a chiudere la seconda giornata del Festival del giornalismo culturale. Il mezzosoprano ha incantato per più di un’ora la platea del teatro Sanzio esibendosi in dieci brani. Da Wagner a Rossini, passando per Ramirez e Montsalvatge.

Un’interpretazione non convenzionale quella della Chiuri che ha scelto di introdurre ogni pezzo raccontando al pubblico aneddoti e curiosità dell’autore e della melodia. Al termine del concerto non è mancato il bis e un applauso lungo dieci minuti.

LE FOTO DEL CONCERTO

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Riondino: “La cultura di qualità nelle mani della piccola editoria” http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/riondino-la-cultura-di-qualita-nelle-mani-della-piccola-editoria/62078/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/riondino-la-cultura-di-qualita-nelle-mani-della-piccola-editoria/62078/#comments Sat, 26 Apr 2014 22:25:56 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62078 VIDEO. Il cantautore, attore e da alcuni anni autore radiofonico ha raccontato al Ducato il senso della sua stravagante trasmissione il dottor Djembé, dove musica, notizia e racconto creano una "fusione emotiva" tra chi racconta e chi ascolta LEGGI "Lo strumento più affidabile? La radio"]]> URBINO – “Le grandi case editrici oggi puntano solo sullo ‘standard’ o, al massimo sui i grandi classici come Garcia Márquez. La qualità viene divulgata soprattutto dalle piccole società editrici. Alle quali non resta che aggregarsi o polverizzarsi”. Parola di David Riondino, eclettico cantautore, autore e conduttore radiofonico dopo l’incontro titolato “Tra Boccaccio e il Dottor Djembè” al Teatro Sanzio di Urbino nel corso del festival del giornalismo culturale. “Oggi sulla cultura è difficile che si facciano grossi investimenti – ha spiegato Riondino al Ducato – è un clima che favorisce le multinazionali della comunicazione”.

I suoi esperimenti stravaganti nella trasmissione di Radio 3, in collaborazione col pianista Stefano Bollani, servono a ricordare che “tutto ciò che è possibile c’è”. In altre parole, la produzione culturale non conosce limiti in un gioco dove musica, notizia e racconto si fondono in nome della “fusione emotiva” con chi ascolta. Ecco l’intervista che ha rilasciato al Ducato.


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Con la cultura si mangia? I vincitori del concorso del Festival del giornalismo culturale di Urbino http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/con-la-cultura-si-mangia-i-vincitori-del-concorso-del-festival-del-giornalismo-culturale-di-urbino/62057/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/con-la-cultura-si-mangia-i-vincitori-del-concorso-del-festival-del-giornalismo-culturale-di-urbino/62057/#comments Sat, 26 Apr 2014 22:17:10 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62057 vincitori‘URBINO – Il Festival del giornalismo culturale premia la creatività. Sul palco del teatro Sanzio sono saliti i giovani vincitori del  concorso lanciato per la seconda edizione dell’evento urbinate.

Per la categoria giornalisti under 35, Giorgio Ruta ha vinto rispondendo alla domanda Con la cultura si mangia? raccontando la storia di come in Sicilia, Puglia e Veneto alcuni ragazzi si siano rimboccati le maniche per riaprire i cinema delle loro città. “Nel mio paese, a Modica, un gruppo di amici ha riaperto l’unica sala del paese, che era chiusa da un paio d’anni”,  racconta Giorgio. “Questa storia mi ha incuriosito perché in controtendenza rispetto alla sorte a cui sembrano condannati i piccoli cinema. Poi mi sono reso conto che quello di Modica non era un caso isolato”.

selfie severgniniGloria Cottini e Kiara Seifullai del liceo scientifico G. Marconi di Pesaro si sono distinte per il loro Intrappolati in rete come pesci,  in cui descrivono il rapporto che le nuove generazioni hanno con i social network. Con questo tema si sono aggiudicate il premio dedicato ai ragazzi delle scuole superiori.

Quest’anno sono stati assegnati anche dei riconoscimenti per gli scatti che hanno  saputo rappresentare meglio in Festival: due foto di Donatello Trisolino  dell’Università di Urbino e un selfie di Beppe Severgnini pubblicato su Instagram da Monica Generali, allieva della scuola di giornalismo di Urbino.

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Romanzieri e critica, Wu Ming, Alessio Torino e le recensioni http://ifg.uniurb.it/2014/04/26/ducato-online/wu-ming2/62023/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/26/ducato-online/wu-ming2/62023/#comments Sat, 26 Apr 2014 21:50:16 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62023 URBINO – Scrittori e giornalisti. Un rapporto a volte complicato. Il giornalismo culturale per chi scrive romanzi è spesso incarnato dalla recensione della propria opera.  Punti di osservazioni differenti, in questa relazione, quelli di Alessio Torino e WuMing2, intervenuti alla tavola rotonda nel teatro Sanzio durante la seconda giornata di lavori per il Festival del giornalismo culturale, per dialogare assieme al giornalista Alberto Saibene,  autore di Doppiozero, spazio online di critica culturale.

Qui sotto la videointervista ai partecipanti al dibattito ( come gli altri esponenti del suo collettivo e come in tutte le interviste, WuMing II non si è fatto riprendere in volto).

Pananari, moderatore del dibattito e firma delle pagine culturali de La Stampa, ha aperto il confronto sul ruolo degli intellettuali, che Alessio Torino ha spostato subito, concentrandosi sull’importanza della recensione per gli stessi autori: “Spezzo una lancia a favore del giornalismo culturale e della sua utilità, sotto qualsiasi forma si faccia. Non sono un intellettuale, ma uno scrittore e come tale  vorrei descrivere il mio rapporto con la critica. La recensione è il giudizio dei primi lettori e assume più valore quando insegna qualcosa agli stessi autori. Non è facile rendersene conto subito. Ma non tutte le critiche hanno o stesso effetto: dipende da chi vengono e in che contesto vengono esposte. Ora che sto scrivendo cose nuove mi tornano alla mente vecchie recensioni, di cui solo ora riesco a fare tesoro”.

Secondo Torino, però, anche la dimensione della recensione è mutata una volta che gli spazi di critica si sono dilatati: “I nuovi media accerchiano l’autore, sono una forza anarchica in grado di fare istantaneamente  recensioni e metarecensioni di quanto scritto sui mezzi tradizionali”.

Wu Ming 2, alias Giovanni Cattabriga, del collettivo  di autori italiano più famoso e innovativo del momento ( tutti i lavori sono a disposizione del pubblico sul sito Giap) non ama l’uniformità dei media tradizionali:  “L’onestà intellettuale per me sta nel dichiarare la propria parte, il punto di vista da cui guarda il mondo. Non leggo le pagine culturali dei giornali perché mi sembrano tutte collocate in uno spazio neutro, autoreferenziale. Spesso quando esce un nostro romanzo l’editore mi telefona e mi chiede chi potrebbe recensirci, ma non vuole un critico di professione. Per parlare al pubblico oggi si scelgono altre figure, oppure sono i blog e le pagine come Doppiozero che orientano il lettori nell’acquisto dei libri. Oggi ci sono autori che scrivono capitoli alternativi dei propri testi, operando loro stessi una forma di critica”.

L’autore bolognese  poi si sofferma sul mestiere dello scrittore, in grado (o costretto) a rallentare quando invece l’informazione viaggia sempre più veloce: “Raccontare mi colloca nella dimensione pubblica. Narrando, disegno una specie di mappa su come è orientato il mondo e con i miei contenuti  modifico lo scorrere del flusso di notizie. Quante volte ci viene ripetuta la sua velocità? Oggi i dati sono a portata di tutti, paradossalmente manca il punto di vista in cui sono presentati e in questo senso si rafforza il ruolo della critica”.

Alberto Saibene ha messo l’accento sulla maggiore interattività della critica online, operazione a cui partecipano lettori e giornalisti, che però risulta difficilmente finanziabile: ” C’è il crowfounding, ci sono gli spazi pubblicitari e i lettori si affezionano a un prodotto di qualità, ma ancora non bastano”.

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Altro che Maastricht. “L’Unione Europea si fa con la cultura” http://ifg.uniurb.it/2014/04/26/ducato-online/altro-che-maastricht-lunione-europea-si-fa-con-la-cultura/62043/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/26/ducato-online/altro-che-maastricht-lunione-europea-si-fa-con-la-cultura/62043/#comments Sat, 26 Apr 2014 21:03:07 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62043 Liberation spiega il ruolo unificatore, più forte dei vincoli economici. "Serve un modello che vada oltre i confini". Con lui alla tavola rotonda anche Lucio Battistotti, direttore della rappresentanza in Italia della Commissione Europea e l'assessore regionale alla Cultura Pietro Marcolini
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admin-ajaxURBINO – Perché non stampare i volti di Dante o Hugo sulle banconote? Il vero collante dell’Europa, più dell’economia e dell’Euro, è la cultura. Quell’atteggiamento “frutto di secoli di scambi, viaggi e vicinanza” che, secondo Eric Jozsef, “costringe ogni momento a pensare al nostro passato comune e dunque anche al futuro”. Il corrispondente in Italia di Liberation, dal palco del Festival del giornalismo culturale, ha sottolineato la contraddizione di una comunità di stati che si sono dotati di una politica economica comune, ma non di un modello culturale condiviso.

“L’Europa – ha detto Jozsef – deve essere incarnata dalla cultura, l’elemento più importante dello stare insieme. Bisogna rovesciare la visione attuale di diverse culture nazionali sovvenzionate da Bruxelles. Ci sono fondi dedicati alla cultura, ma non possiamo essere contenti se si pensa al fatto che i grandi temi, per l’Unione Europea, sono altri e dunque questi aiuti finiscono per diventare solo un contentino per i paesi membri”.

Qualche esempio concreto: “Si parla spesso delle banconote anonime che i cittadini dei paesi dell’Eurozona hanno in tasca. Mi sarebbe piaciuto vedere su queste banconote i ritratti di Victor Hugo, Shakespeare o Dante Alighieri: personaggi che non appartengono solo a una nazione, ma a tutti noi europei. Urbino, ad esempio, non è una città italiana, ma europea. Fa parte della nostra identità culturale. Un altro nodo essenziale in un dibattito sulla cultura europea è il ruolo del pubblico: bisognerebbe discutere delle quote di film europei nella distribuzione cinematografica, o fissare un prezzo medio comune dei libri”.

Un dibattito che deve coinvolgere anche il sistema della comunicazione: “Bisogna parlare di cultura – aggiunge Jozsef – ma il giornalismo culturale italiano rimane nel flusso, non prevede una gerarchia delle informazioni, non si fanno scelte, si parla di cultura sempre in coda e en passant. In questo modo diventa un’informazione come un’altra”.

Alla tavola rotonda sul rapporto tra cultura italiana e cultura europea ha partecipato anche Lucio Battistotti, direttore della rappresentanza in Italia della Commissione Europea. “L’Europa deve essere un viaggio fatto di curiosità, entusiasmo e passione – ha esordito Battistotti – forse abbiamo perso il senso dello stare insieme: siamo ventisette popoli che si conoscono poco tra loro. Bisogna investire sulla cultura in senso comunitario, costruendo una nuova narrativa per l’Europa che sia anche un volano economico. Con i fondi strutturali europei, la Francia ha realizzato a Lens, un paesino desolato dal passato minerario, una succursale del Louvre: hanno creato 150 nuovi posti di lavoro e cambiato il volto della città”.

Un modello che potrebbe funzionare anche in Italia e nelle Marche: “Abbiamo quattro atenei – ha ricordato l’assessore regionale alla Cultura, Pietro Marcolini – dovremmo istituire quattro cattedre di bandologia europea: la nostra Regione può attirare 1,2 miliardi di fondi strutturali, ma serve progettualità per non farli finire altrove. Non dobbiamo andare a Bruxelles con il cappello in mano, ma con progetti”.

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