il Ducato » fotogiornalismo http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » fotogiornalismo http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Whoosnap, l’app che recluta fotogiornalisti low-cost http://ifg.uniurb.it/2015/01/27/ducato-online/whoosnap-lapp-che-recluta-fotogiornalisti-low-cost/63825/ http://ifg.uniurb.it/2015/01/27/ducato-online/whoosnap-lapp-che-recluta-fotogiornalisti-low-cost/63825/#comments Tue, 27 Jan 2015 15:14:57 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=63825 whoosnaplogoVuole conquistare gli Usa l’app italiana che promette di rivoluzionare il mondo dell’informazione: Whoosnap. Il servizio permette ai giornalisti di reperire foto in real time risparmiando tempo e denaro e agli appassionati di guadagnare grazie al loro hobby.

In che modo? Lo abbiamo chiesto direttamente al suo ideatore, Enrico Scianaro: “Il mondo del giornalismo ricerca continuamente foto e testimonianze di quello che accade, momento per momento, ma spesso le agenzie fotografiche e i reporter professionisti hanno costi considerevoli e impiegano molto tempo per consegnare gli scatti”. Con questa applicazione, quindi, le testate potrebbero disporre di foto-reporter a qualsiasi ora e luogo, pronti a soddisfare le loro richieste.

Whoosnap potrebbe presto sbarcare in alcune redazioni italiane: “Stiamo stringendo accordi con testate nazionali ma non possiamo ancora divulgare i nomi. Presto lo leggerete sulla nostra pagina web e sulle pagine delle diverse testate”.

Come funziona. “Richiedere una foto è molto semplice e intuitivo”, afferma Sciarano. Una volta registrati basta indicare il luogo dal quale si desidera che arrivi lo scatto, aggiungere una breve descrizione e stabilire un’offerta. La richiesta arriverà in tempo reale a tutti i reporter nelle vicinanze del posto o evento richiesto e se interessati scatteranno la fotografia. Se il richiedente è soddisfatto, troverà la foto mancante per il proprio articolo o il proprio album da collezione mentre il reporter incasserà la somma pattuita.

Il valore della ricompensa è espresso in gettoni – coin – che i reporter possono riscuotere convertendoli in premi, buoni acquisto dei principali negozi online oppure in valuta corrente al raggiungimento di determinate soglie. “I coin guadagnati possono anche essere utilizzati, a loro volta, per effettuare nuove richieste”, continua l’ideatore.

Su ogni transazione Whoosnap trattiene una percentuale minima del 30%, che aumenta nel caso di acquisto degli scatti dall’archivio o per l’utilizzo in esclusiva delle immagini.

info_whoosnap

A grandi passi verso il futuro. Lanciata nella versione 1.0 per iOs (il sistema operativo per dispositivi Apple) a metà dicembre, ha raggiunto in breve tempo risultati interessanti tanto da portare alla decisione di tradurre l’app anche in inglese e di testarla in California. Ad oggi la community di Whoosnap conta circa 3.500 utenti attivi, oltre 4.500 download e più di 1.500 richieste che hanno generato circa 2000 scatti.

Next step. Entro la fine di gennaio 2015 sarà disponibile la versione definitiva della piattaforma web mentre a marzo è previsto il rilascio della versione per il sistema operativo Android, oltre all’integrazione di nuove funzioni come:

  • un alert che consentirà agli utenti di effettuare la segnalazione di un fatto o un evento di cui sono testimoni per candidarsi a fornire la relativa immagine;
  • la possibilità di rispondere alle richieste anche con brevi video della durata di 10 secondi.

Entro giugno 2015 sarà online anche l’applicazione per Windows Phone.

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Giornalisti presi di mira in Siria, il Paese “più pericoloso da raccontare” http://ifg.uniurb.it/2013/05/27/ducato-online/giornalisti-presi-di-mira-in-siria-il-paese-piu-pericoloso-da-raccontare/48361/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/27/ducato-online/giornalisti-presi-di-mira-in-siria-il-paese-piu-pericoloso-da-raccontare/48361/#comments Mon, 27 May 2013 07:40:16 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=48361 [continua a leggere]]]> Nel 2010, all’alba del conflitto siriano, il movimento nato contro il dittatore  Bashar al-Assad sembrava l’ultima delle rivoluzioni della primavera araba, ma dopo pochi mesi ha mostrato il suo volto più nascosto: una vera guerra fratricida. Il conflitto siriano è inedito per i media: tutte le fazioni in gioco hanno un forte potere propagandistico e per scoprire la verità serve addentrarsi nei meandri delle città in rivolta. I giornalisti che entrano nel Paese cercano di ridurre al minimo i rischi, ma spesso non basta per restare vivi. Negli ultimi tre anni, in Siria, sono morti 45 giornalisti e ne sono stati imprigionati 14. I dati sono stati diffusi dal Comitato internazionale per la tutela dei giornalisti, che registra costantemente i reporter caduti sul campo e quelli in carcere per motivi legati alla professione

Tra i caduti ci sono il video-operatore di France 2 Gilles Jacquier, il giornalista di Al-Jazeera Mohamed al-Mesalma, la fotoreporter del Japan Press Mika Yamamoto e la giornalista del Sunday Times  Marie Colvin, morta durante l’assedio di Homs. Nel 73% dei casi i giornalisti hanno perso la vita a causa di proiettili vaganti, il 14% in compiti pericolosi e nell’11% dei casi sono stati volontariamente assassinati. In tutti i casi di omicidio i colpevoli non sono stati puniti, in un clima di anarchia quasi totale. Tra i giornalisti uccisi, solo il 14% provengono da fuori il Paese e la maggior parte dei caduti appartiene al mondo arabo. Più della metà lavorava per il Web e il 41% erano freelance.

Marie Colvin, giornalista del Sunday Times uccisa ad Homs nel 2011

Non esistono, invece, dati ufficiali sui giornalisti rapiti, ma si sa che i professionisti scomparsi nel nulla in Siria sono almeno 5 finora.  L’ultimo giornalista italiano di cui si sono perse le tracce é l’inviato della stampa Domenico Quirico, scomparso il 9 aprile scorso nei pressi di Homs. È già capitato in passato che l’esercito regolare arrestasse giornalisti e non diffondesse più loro notizie per mesi, come nel caso dello statunitense James Foley: il  freelance di 39 anni, che collabora con il GlobalPost e l’agenzia France-Presse,  e’ tenuto in ostaggio dai servizi segreti siriani in un centro di detenzione fuori Damasco. La notizia é stata diffusa solo a inizio maggio, dopo sei mesi di prigionia.

Lo stesso Comitato afferma che ad oggi “la Siria è il luogo più pericoloso per i giornalisti”, poiché è il Paese in cui si hanno meno garanzie e in cui si rischia maggiormente di essere uccisi. Il team della freelance Susan Debbous, rapita in Siria lo scorso aprile e rilasciata dopo 10 giorni, aveva una scorta armata, ma neanche questo è bastato a non finire nelle mani dei rapitori.

Anche oggi una giornalista ha perso la vita in Siria.  Si tratta di Yara Abbas, corrispondente di guerra della tv di Stato siriana Al-Ikhbariyah. la giornalista sembra essere stata uccisa dai ribelli mentre si trovava nei pressi della base militare di Dabaa, nella provincia centrale di Homs. In quella zona infuriano gli scontri tra i terroristi islamici di Hezbollah e i ribelli.

 

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Il Pulitzer Contreras: “Uso le foto per non far cadere le tragedie nell’oblio” http://ifg.uniurb.it/2013/05/27/ducato-online/il-pulitzer-contreras-uso-le-foto-per-non-far-cadere-le-tragedie-nelloblio/47942/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/27/ducato-online/il-pulitzer-contreras-uso-le-foto-per-non-far-cadere-le-tragedie-nelloblio/47942/#comments Mon, 27 May 2013 06:30:47 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=47942 SCHEDA La Siria non è un paese per reporter]]>

Ribelli siriani (AP/Narciso Contreras)

Nella Siria dilaniata dalla guerra civile, i cecchini si appostano per giorni nei palazzi delle città distrutte: restano immobili e guardano fuori attraverso piccoli fori di proiettile, le uniche ‘finestre’ che riescono a far passare sottili fasci di luce. Nelle strade è molto forte l’odore di morte e tra le macerie delle case, smembrate dalla guerriglia e dai bombardamenti del regime, il rosso del sangue rattrappito si mischia alla polvere. Solo gli scatti dei fotoreporter e dei video-operatori immortalano attimi e persone che rischiano di svanire nel nulla, protagonisti di storie troppo facili da dimenticare.

SCHEDA La Siria non è un paese per reporter

Narciso Contreras è uno dei giornalisti che sono scesi nell’inferno siriano e sono riusciti a tornare: negli ultimi 3 anni sono stati uccisi ben 44 reporter, come testimoniato dal Comitato per la protezione dei giornalisti, che sul suo sito aggiorna costantemente il numero delle vittime. quest’anno, Contreras, è stato insignito del premio Pulitzer nella categoria Breaking news photography, insieme ad altri quattro colleghi che lavorano per l’Associated Press (Rodrigo Abd, Manu Brabo, Khalil Hamra e Muhammed Muheisen) per aver “coperto in modo eccellente la guerra civile in Siria, producendo immagini memorabili in condizioni di pericolo estremo”.

LEGGI ANCHE Susan Dabbous: “Io, rapita dai ribelli siriani”

Il fotoreporter non è un soldato, è un uomo che racconta storie, partecipe e spettatore al tempo stesso degli eventi. Ma anche se il ruolo del giornalista non è ‘fare la guerra’, deve comunque prepararsi nel modo più preciso possibile, in modo da ridurre al minimo i rischi.

Come ti prepari prima di entrare in un’area pericolosa?
Esamino la situazione il più attentamente possibile: studio l’area che dovrò coprire, chi troverò sul territorio; leggo tutte le informazioni reperibili e individuo le vie d’accesso. Poi traccio il percorso da seguire con i miei colleghi e preparo mappa, l’equipaggiamento fotografico, quello di sicurezza e quello di primo soccorso. Una delle cose più importanti di cui tenere conto prima di entrare in una zona pericolosa sono le parti coinvolte: bisogna conoscere il loro backgound e gli sviluppi delle dinamiche interne. Però, d’altra parte, evito il più possibile di farmi dei pregiudizi.

Cosa ti spinge a rischiare la vita per questo lavoro?
Personalmente non rischio la vita per questo lavoro, non è questo il senso in cui intendo la mia occupazione. Sono un fotografo, non sono né un fotografo di guerra né  mi piace avere altre etichette simili. La fotografia è il modo a me più congeniale di intendere la comunicazione, il mio modo di relazionarmi con i soggetti ai quali sono interessato. Io credo che la fotografia sia un modo per essere testimoni delle tragedie umane, per documentarle e per fare in modo che non cadano nell’oblio.

Come si può riassumere la tua esperienza in Siria?
La Siria è lo scenario in cui si stanno definendo gli equilibri del potere a livello mondiale. Noi siamo testimoni di un cambiamento di rotta spinto dall’alto, a costo di migliaia di vite umane. La tragedia siriana sta ridefinendo l’influenza dei Paesi occidentali e dei loro alleati arabi sul Medio oriente. La guerra in Siria è la guerra che definisce questo momento storico; è importante capire e documentare questo per quanto è possibile. La mia esperienza in Siria è stata rivelatrice e sono rimasto scioccato da quello che sto documentando.

Cosa provi a scattare fotografie nel mezzo di un conflitto?
Paura. il brivido di essere dentro la battaglia, in mezzo a un vero combattimento. Ma più riesci ad affrontare la paura, più sei in grado di sopportarla e di uscire vivo dalle situazioni pericolose.

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Il ricordo dell’emergenza neve nella mostra dell’Ifg http://ifg.uniurb.it/2012/04/04/ducato-online/il-ricordo-dellemergenza-neve-nella-mostra-dellifg/30464/ http://ifg.uniurb.it/2012/04/04/ducato-online/il-ricordo-dellemergenza-neve-nella-mostra-dellifg/30464/#comments Tue, 03 Apr 2012 23:46:28 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=30464 LO SPECIALE]]>

Un intervento dei Vigili del fuoco su un tetto a Urbino - immagine in mostra al Collegio Raffaello

URBINO – I volti della gente che cercano di buttar giù quella neve davanti al portone, gli alpini lassù sopra i tetti a spalare, una scritta “ti amo” fatta con le dita davanti una vetrina. Urbino è stata per due settimane sotto metri di neve. Il ricordo del nevone del febbraio 2012 sta tutto nella mostra organizzata dall’Istituto per la Formazione al Giornalismo “Passata è la tempesta”.

I praticanti del Ducato hanno raccontato giorno dopo giorno le testimonianze della gente, le emergenze, gli interventi delle forze dell’ordine, scrivendo, informando e scattando foto.

Gli allievi dell’Ifg, il direttore della scuola Gianni Rossetti e la direttrice dell’istituto Lella Mazzoli hanno inaugurato una mostra fotografica che ricorda la città di Urbino e gli eroi di quelle giornate. L’esposizione sarà aperta fino al 25 aprile, visitabile dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 13.30 alle 17.30. Festivi e prefestivi, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.

Presenti al Collegio Raffaello in piazza della Repubblica le autorità locali, il rettore Stefano Pivato e i rappresentanti delle forze dell’ordine, i veri protagonisti di quei giorni con la neve alle ginocchia.

Il rettore Stefano Pivato al taglio del nastro della mostra

Nelle sessanta fotografie selezionate dai due curatori Michele Barone e Davide Caporaletti è rimasta impressionata la paura, il ricordo, di chi temeva di non fuggire dall’inferno bianco. Un racconto fatto di giornalismo e memoria.

In alto nella sala del Collegio un video fa scorrere altre immagini, tante ne sono state scattate da chi quelle settimane le ha vissute per la strada. Se ne vedono di chiare alla luce del sole, ammantate di grigio perché scattate dall’alto dei monti, o con le luci della piazza, di notte, quando il centro era chiuso anche ai cittadini.

“Prima che nevicasse, sotto quei giorni, mi telefonò Tonino Guerra – ricorda il rettore Stefano Pivato – mi disse che da lui già nevicava e che anche io avrei sentito il rumore della neve. Non ci avevo mai pensato, al rumore della neve”.

Le immagini, disposte in una struttura esagonale con un dentro e un fuori, ricordano tutti i momenti di quelle lunghe giornate. Quelle case lontane e isolate, i “bromboli” che ondeggiavano dai tetti, fino al pupazzo di neve di Via Stretta.

“Una città unita, il lavoro, la fatica, tutti insieme – questo il pensiero del vice prefetto Paolo de Biagi – che ci ha tenuto a ringraziare tutti i volontari e le forze dell’ordine, anche voi giornalisti, che avete raccontato in modo professionale la cronaca di quelle giornate”.

Immagini che scorrono, nella sala del secondo piano, in un video che fa rivivere quei momenti con gli occhi di chi ha visto da vicino una donna partorire nel giorno in cui è arrivato il blizzard. Il successo per la nascita di una nuova vita: Nica, la figlia della tempesta. Per arrivare da lei c’erano tre metri di muro bianco. Ci hanno messo una gornata intera i carabinieri i vigili del fuoco e i giornalisti del Ducato.

Un racconto a volte faticoso, cercando di mettere in pratica quei piccoli grandi insegnamenti che, così si dice, “un giorno vi serviranno”. Come nell’emergenza neve.

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‘Passata è la tempesta’, mostra fotografica allievi Ifg. Inaugurazione domani http://ifg.uniurb.it/2012/04/02/ducato-notizie-informazione/passata-e-la-tempesta-mostra-fotografica-allievi-ifg-inaugurazione-domani/30429/ http://ifg.uniurb.it/2012/04/02/ducato-notizie-informazione/passata-e-la-tempesta-mostra-fotografica-allievi-ifg-inaugurazione-domani/30429/#comments Mon, 02 Apr 2012 13:06:24 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=30429 [continua a leggere]]]> URBINO – L’emergenza neve raccontata attraverso gli scatti degli allievi dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo. Domani 3 aprile alle 18 sarà inaugurata la mostra ‘Passata è la tempesta’ nel salone di Collegio Raffaello, in Piazza della Repubblica. L’esposizione ospiterà 60 fotografie, le più belle e significative tra le centinaia scattate dai giornalisti praticanti che hanno raccontato i giorni della tormenta a Urbino.

Le immagini che non hanno trovato posto nell’allestimento, sono state raccolte in un video che sarà proiettato accanto alle foto esposte.  La mostra, curata da Michele Barone e Davide Caporaletti, è stata realizzata in collaborazione con l’Università ‘Carlo Bo’, il Legato Albani, l’Ordine dei giornalisti delle Marche e la Regione.

L’esposizione rimarrà aperta fino al 25 aprile e sarà possibile visitarla dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 13.30 alle 17.30, e nei giorni festivi e prefestivi, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.

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Dieci regole (e qualche polemica) per il fotogiornalismo http://ifg.uniurb.it/2010/04/02/ducato-online/dieci-regole-e-qualche-polemica-per-il-fotogiornalismo/2040/ http://ifg.uniurb.it/2010/04/02/ducato-online/dieci-regole-e-qualche-polemica-per-il-fotogiornalismo/2040/#comments Fri, 02 Apr 2010 17:15:37 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=2040 fotografo in piazza tien an men

Foto Philip McMaster Institute for Sustainable Development in Commerce, distribuita con licenza Creative Commons

Il primo “Decalogo di autodisciplina dei fotogiornalisti” dell’Ordine dei giornalisti entra in vigore a metà aprile, ma i suoi dieci punti sull’uso deontologicamente corretto della fotografia sono stati accolti con qualche riserva da parte di alcuni fotoreporter e fotoeditor, che ne discutono l’effettiva utilità.

“È stato approvato all’unanimità nel Consiglio nazionale – ricorda il consigliere dell’Ordine dei giornalisti Rodolfo Valentini - È da un anno che ci lavoriamo, sulla scorta del caso Fabrizio Corona e da quando Il Giornale ha pubblicato durante la guerra a Gaza una foto in cui erano stati aggiunti elicotteri che bombardavano, ma si era omesso di scrivere che c’era stato un fotomontaggio. In 50 anni il fotogiornalismo non è mai stato toccato dall’Ordine dal punto di vista deontologico: prima nessuno poteva sanzionare il direttore o il giornalista per una fotografia, oggi invece queste norme ci sono”.

La questione è controversa. Amedeo Vergani – fotogiornalista, presidente del Gruppo di specializzazione dei giornalisti dell’informazione visiva dell’Associazione lombarda dei giornalisti – sostiene invece che “il comportamento professionale dei fotogiornalisti è sottoposto ormai da più di trent’anni, con il decreto Bonifacio del 1976, alla disciplina dell’Ordine. I fotogiornalisti devono rispettare i principi dell’articolo 2 della legge sulla nostra professione”.

Vale a dire, come recita il secondo articolo della legge del 1963 che istituisce l’Ordine, la “tutela della personalità altrui”, “il rispetto della verità sostanziale dei fatti”, “i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede”.

Principi che – insieme alle norme deontologiche del “Codice della privacy” del 1998 – si ritrovano nel Decalogo di autodisciplina dei fotogiornalisti.

Secondo Mariella Sandrin, della commissione sindacale del Gruppo redattori iconografici nazionale, non c’era “una tremenda necessità” del decalogo: “E’ semplicemente una ripetizione – dice – i fotogiornalisti sono giornalisti, quindi devono attenersi alla deontologia che esiste già. Comunque tutto quello che viene rimarcato è sempre utile”.

Sandrin solleva piuttosto un’altra questione: “Nel decalogo vengono gettati i problemi deontologici sui fotogiornalisti, quando poi sono invece altre figure redazionali ad avere un comportamento allegro nella pubblicazione delle fotografie. Non mi sembra giusto addossare tutte le responsabilità ai fotogiornalisti, andrebbero piuttosto condivise”.

Altro punto controverso è che l’Ordine può dettare norme solo ai suoi iscritti. “Su circa tremila fotoreporter che operano in Italia – speiga  Amedeo Vergani – oltre la metà non appartengono all’Ordine”.

E allora come si fa a regolamentare un settore in cui chi vi opera non deve sottostare alle norme?

“È logico che chi non è dell’Ordine non si può sanzionare – risponde Rodolfo Valentini - ma il decalogo è un codice morale rivolto non solo a chi fa le fotografie, ma anche ai giornali. Siccome quelli che mettono le foto in pagina sono giornalisti, devono rispettare il codice”.

Valentini prospetta un cambio di rotta nei confronti delle agenzie fotografiche che non operano come testate giornalistiche. “D’ora in poi non sarà più ammissibile che vengano pubblicate fotografie che provengono da chiunque, magari vendute a cinque euro. L’Ordine si è impegnato a rimettere a posto le cose, il fotografo abusivo è finito. Non devono più esistere le cosiddette agenzie fotografiche che vendono le foto come un prodotto qualunque. A maggio – prosegue Valentini – ci saranno le elezioni dell’Ordine. Se sarò rieletto verrà costituito un osservatorio che effettuerà i controlli, e nei casi in cui noteremo comportamenti abusivi chiameremo la Guardia di Finanza”.

Guida alla rete

Decalogo di autodisciplina dei fotogiornalisti

Legge istitutiva dell’Ordine del 1963

Codice della privacy

Ordine dei giornalisti

Gruppo redattori iconografici nazionale

Fotografia e informazione

Fotogiornalisti italiani al World press photo

Federazione italiana associazioni fotografiche

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