il Ducato » giancarlo ghirra http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » giancarlo ghirra http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Elezioni Odg, domenica al voto: in Puglia e Molise già i primi eletti http://ifg.uniurb.it/2013/05/15/ducato-online/elezioni-ordine-giornalisti-in-puglia-e-molise-i-primi-risultati-domenica-si-rivota/46920/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/15/ducato-online/elezioni-ordine-giornalisti-in-puglia-e-molise-i-primi-risultati-domenica-si-rivota/46920/#comments Wed, 15 May 2013 16:57:38 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=46920 Risultati significativi già alla prima convocazione delle elezioni per il rinnovo dei consigli dell’Ordine dei giornalisti. Felice Salvati è il primo consigliere nazionale, eletto il 12 maggio in Puglia con 224 voti. Adelmo Gaetani , poiché non ha ottenuto la maggioranza necessaria per l’elezione al primo turno, ma solo 177 voti, andrà al ballottaggio domenica prossima e risulterà probabilmente il secondo eletto.

Paola Laforgia, presidente attuale dell’Ordine pugliese, votata da 116 professionisti , ha formalizzato la sua rinuncia alla candidatura. Si attende l’accettazione da parte di Michele Partipilo, terzo dei non eletti, che al primo turno ha ottenuto 77 preferenze. Lorena Saracino, Gianfranco Summo e Piero Ricci saranno invece i prossimi consiglieri regionali. Infine, Pietro Loffredo e Francesca Sozzo sono stati eletti revisori dei conti professionisti per il Consiglio regionale.

In Molise, al Consiglio nazionale, sono stati eletti il professionista Vincenzo Cimino, con 36 voti ed il pubblicista Cosimo Santimone, scelto da 251 iscritti. Invece, a comporre il nuovo Consiglio regionale  saranno i professionisti  Enrica Cefaratti, Antonio Lupo, Giovanni Di Tota, Sergio Bucci e i pubblicisti Nicola Di Pardo, Domenico Bertoni e Massimo Del Grande. Per i revisori dei conti pubblicisti è stato eletto Adolfo Celeste Menotti.

Per sapere chi saranno gli altri giornalisti e pubblicisti membri dei Consigli nazionali, regionali e i revisori dei conti per il triennio 2013-2016, bisognerà attendere domenica prossima, giorno stabilito per la seconda convocazione. Il 19 maggio non sarà più necessaria la presenza di almeno la metà degli aventi diritto al voto, ma basterà ottenere la maggioranza assoluta dei voti. Si arriverà al ballottaggio, convocato per il 26 maggio solo se, a elezioni valide, nessun candidato riuscirà ad ottenere la maggioranza dei voti.

Hanno diritto di voto tutti i pubblicisti e i professionisti iscritti all’Albo e in regola con i pagamenti, mentre possono essere eletti consiglieri tutti i giornalisti registrati nei rispettivi elenchi che siano iscritti da almeno cinque anni. Possono candidarsi a revisori dei conti tutti i giornalisti e i pubblicisti che non abbiano svolto negli ultimi tre anni il ruolo di Consiglieri. Si vota nella sede centrale di ogni ordine regionale, ma si possono istituire un massimo di altre due sedi periferiche.

L’Ordine delle Marche ha però stabilito che domenica prossima,per favorire una maggiore affluenza al voto, sarà possibile votare in tutti i capoluoghi di provincia. A questo proposito Gianni Rossetti, presidente per circa vent’anni dell’Ordine dei giornalisti marchigiani e oggi direttore dell’Ifg di Urbino, precisa: “Non si tratta di cinque seggi separati, ma di un unico seggio regionale, costituito da un presidente che si trova ad Ancona e 4 vice presenti nei restanti capoluoghi. Terminate la votazioni, tutte le schede vengono portate nella sede regionale, dove si effettua un unico spoglio. Con questo sistema,che utilizziamo ormai da diversi anni, l’affluenza al voto è raddoppiata”.

Consiglieri Nazionali 2013-2016

Per ogni Consiglio regionale saranno eletti 6 professionisti e 3 pubblicisti. A livello nazionale invece saranno nominati 2 professionisti e 1 pubblicista per ogni regione, per un totale di 60 consiglieri. In base al regolamento dell’Ordine pubblicato a marzo 2013, il numero di consiglieri nazionali, oltre ai tre minimi, varia in base al numero di appartenenti: per i professionisti viene eletto un consigliere in più ogni 500 iscritti, mentre per i pubblicisti uno in più ogni 1000 iscritti.

Per il prossimo triennio si dovranno così eleggere 156 consiglieri nazionali: è la prima volta che i pubblicisti eguagliano per numero i professionisti. Nonostante le polemiche sollevate anche sul Ducato da Giancarlo Ghirra , attuale segretario nazionale dell’Ordine, i consiglieri saranno 6 in più che nel triennio precedente, che aveva già registrato un aumento di 11 consiglieri  rispetto al 2007-2010.

Anche Gianni Rossetti commenta negativamente l’aumento del numero di consiglieri nazionali: “È una situazione che ho più volte definito schizofrenica: durante un’assemblea, essendo in troppi, risulta difficile persino prendere una decisione comune. I pubblicisti continuano ad aumentare, infatti per il triennio 2013-2016 saranno 78 come i professionisti. Il nostro regolamento, che contiene le quote in base alle quali varia il numero di consiglieri nazionali, andrebbe modificato, ma  ha forza di legge, quindi va cambiato in sede parlamentare”.

 

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I centomila volti della Verità, il convegno a Urbino con Morosini e Menichelli http://ifg.uniurb.it/2013/05/08/ducato-online/i-centomila-volti-della-verita-il-convegno-a-urbino-con-morosini-e-menichelli/46110/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/08/ducato-online/i-centomila-volti-della-verita-il-convegno-a-urbino-con-morosini-e-menichelli/46110/#comments Wed, 08 May 2013 07:27:19 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=46110 URBINO – “Agnese Borsellino è morta e raggiunge il suo Paolo. Adesso anche lei saprà finalmente la verità”. Questo è il messaggio che qualche giorno fa, subito dopo la morte della moglie del magistrato palermitano ucciso nel luglio del 1992, è rimbalzato in Rete. La ricerca della verità viene perseguita in maniera differente a seconda da chi la cerca. Concorre alla costruzione di una coscienza collettiva ed è più attendibile se fondata su un pluralismo fatto di soggetti con identità molto diverse tra loro.

Per questo il nome dell’incontro di ieri pomeriggio al Rettorato dell’Università di Urbino, “Una nessuna, centomila: le facce della verità. La verità processuale, la verità dei fatti, la Verità”, ricalcando il titolo di una famosa opera di Pirandello, ben esprimeva le multiformi accezioni e i significati che il termine può assumere nella società contemporanea.

Più voci a testimoniare porzioni e visioni attorno al tavolo di discussione: quella di due giornalisti, un magistrato e un ecclesiastico. Legati in vario modo al concetto di verità. Introdotto dai direttori dei dipartimenti che hanno organizzato l’incontro: Paolo Pascucci per il dipartimento di Giurisprudenza e Lella Mazzoli per quello di Scienze della Comunicazione.

A parlare di uno dei grandi desiderata della professione giornalistica Giancarlo Ghirra, segretario dell’Ordine nazionale dei giornalisti e Franco Elisei, direttore de Il Messaggero di Pesaro. “Nella vita ordinaria ci sono tante verità: scomode, su misura – ha spiegato Elisei – interiori, esteriori e sostanziali, per capirci verità dei fatti. Ma al di là della definizione dei diversi tipi di verità mi pare sia corretto porre l’accento del discorso su quella che mi sembra un’esigenza di trasparenza”.

L’ottenimento della verità, infatti, secondo Ghirra è un’aspirazione del giornalista, che muovendosi in condizioni di approssimazione, può avere difficoltà a raggiungerla. Ma secondo entrambi ciò che non deve mai venir meno è la preparazione e la correttezza etica e deontologica: “Non dobbiamo essere burattini nelle mani di un burattinaio – ha aggiunto Elisei – né essere portatori sani di bugie altrui. Neanche la buona fede può essere una giustificazione”.

La verifica puntuale dei fatti è imprescindibile per lo svolgimento della professione giornalistica, tesa a fornire un servizio al cittadino che solo se informato può essere libero. Muoversi eticamente nel mondo del giornalismo, però, può presentare qualche difficoltà secondo il segretario dell’Ordine, soprattutto in un paese che si posiziona al cinquantasettesimo posto per libertà di stampa. “Il giornalismo italiano è malato – ha detto Ghirra – perché nel nostro Paese non esiste il cosiddetto editore puro. Ci sono troppi conflitti di interesse che condizionano la stampa. E’ difficile per il giornalista far cadere questi vincoli. Per questo per me è importante lottare anche contro leggi come la legge bavaglio: non per dare un potere corporativo alla categoria dei giornalisti ma per fare in modo che svolgano un servizio corretto nei confronti dei cittadini”.

L’accertamento dei fatti e l’avvicinarsi quanto più possibile alla verità richiede una preparazione che forme di giornalismo dal basso, come il citizen journalism, non possiedono. “Il giornalista seleziona, filtra, divide notizie calunniose da notizie reali – ha affermato Ghirra – esercita una professione eticamente difficile. Per questo una legge adesso ci impone una formazione permanente”.

Il giudice Piergiorgio Morosini

La responsabilità e la tragicità della ricerca di una verità che può sacrificare vite individuali o collettive è emersa anche dal discorso del giudice Piergiorgio Morosini che ha evidenziato la fragilità della verità giudiziaria. “Crediamo sul serio, come pensava Cesare Beccaria, – ha detto Morosini – che il giudice sia un imparziale e indifferente ricercatore del vero? Non è così. Il giudice in quanto uomo è un individuo sottoposto a condizionamenti di vario tipo e la verità giudiziaria è una verità particolarmente probabilistica oltre che molto limitata. Basti pensare che emerge dalla valutazione non di fatti ma di fonti di prova”.

Ogni giudice porta dentro di sé, secondo Morosini, un bagaglio di ideologie che permeano i suoi pensieri. E quandanche queste ideologie restassero fuori da lui, rientrerebbero in aula sotto forma di leggi o opinioni. “Il fine di un processo non è soltanto l’ottenimento della verità, l’incriminazione dei responsabili, la difesa della società – ha continuato il giudice – ma contano anche la dignità e la civiltà dello strumento utilizzato per ottenere la verità. Quest’ultima si costruisce con una serie di indizi che convergono verso un risultato. Per questo può essere così labile”.

“L’estate scorsa è stato il periodo in cui si è più parlato delle intercettazioni di Napolitano e Mancino – ha spiegato Morosini – rivendicando trasparenza. Ma come se ne è parlato? In termini di gossip. A nessuno importava veramente scoprire cosa è successo nella stagione delle stragi e questo è un problema, perché molto spesso nel nostro Paese si sviluppano due processi paralleli di cui uno sui mezzi di comunicazione. Tutto questo con l’aggiunta delle pressioni di vari poteri ostacola l’accertamento dei fatti: basti pensare che il processo sulla strage di via D’Amelio per anni si è mosso su verità giudiziarie parziali o su depistaggi”.

Monsignor Menichelli, Giancarlo Ghirra e Franco Elisei

Una voce fuori dal coro del “relativismo” della verità – o quantomeno della sua eterogeneità – è stata quella dell’arcivescovo di Ancona, monsignor Edoardo Menichelli, che ha sottolineato come la società contemporanea sia approdata a conclusioni poco rallegranti che si basano sul presupposto che la verità in fondo non esista. “Si tratta di una situazione esistenziale – ha detto Monsignor Menichelli – inzuppata in una solitudine incredibile, che crea una diffusa incomunicabilità. E’ l’epoca del relativismo assoluto, del ‘per tutto c’è un’altra verità’. Invece bisognerebbe per prima trovare la verità dentro noi stessi, avere il coraggio di dirsi la verità, ovvero che siamo infinitamente piccoli”.

Un percorso esistenziale, quello promosso dall’arcivescovo di Ancona, che si muove sui binari della sapienza e della libertà. Binari sui quali passerebbe anche il coraggio di scavare dentro di sé. “Sant’Agostino – ha aggiunto Monsignor Menichelli – diceva che non cerca se non chi è cosciente della propria povertà . Oggi siamo dentro una tortura della non verità, perché di verità ce ne sono centomila. E questo succede perché abbiamo tolto il punto di riferimento, abbiamo messo in soffitta  la sorgente della verità e con questa anche la nostra identità”.

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Saranno le aziende a pagare la formazione professionale di giornalisti. Anche i non dipendenti http://ifg.uniurb.it/2013/04/28/ducato-online/formazione-obbligatoria-per-i-giornalisti-si-grazie-ma-servono-i-soldi/44989/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/28/ducato-online/formazione-obbligatoria-per-i-giornalisti-si-grazie-ma-servono-i-soldi/44989/#comments Sun, 28 Apr 2013 14:32:11 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=44989

PERUGIA – Le aziende e gli editori saranno – un po’ per virtù e un po’ per necessità – i primi fornitori di formazione per giornalisti, dipendenti e (si spera) non. Parola dell’Ordine e della Fnsi. Tra nove mesi scatterà, infatti, l’obbligo della formazione per tutti i giornalisti e pubblicisti eppure c’è ancora tanta confusione e incertezza su come si applicherà concretamente il neonato regolamento e, soprattutto, su chi ne sosterrà i costi.

Per fare un po’ di chiarezza tra i molti dubbi che circondano il tema della formazione obbligatoria e permanente per tutti i giornalisti e pubblicisti sono intervenuti, al festival internazionale del giornalismo a Perugia, Giancarlo Ghirra, segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e Franco Siddi, segretario nazionale Fnsi. Con loro anche Luigi Gubitosi direttore generale Rai, Paolo Liguori, direttore new media Mediaset e Roberto Napoletano, direttore de Il Sole 24 Ore. Tra nove mesi scatterà, infatti, l’obbligo della formazione per tutti i giornalisti, professionisti e pubblicisti, eppure c’è ancora tanta confusione e incertezza su come si applicherà concretamente il neonato regolamento e, soprattutto, su chi ne sosterrà i costi.

“Parlare di formazione – ha esordito Ghirra – significa prima di tutto parlare di reperimento delle risorse”. L’Ordine ha, per il momento, stanziato 1.200.000 euro, pari al 15% della cifra che il segretario stima necessaria per coprire le esigenze formative di oltre centomila giornalisti tra professionisti e pubblicisti. Per questo motivo l’Ordine dovrà e potrà, secondo lui, occuparsi solo della parte deontologica, cioè “di insegnare la professione giornalistica e i suoi principi base”. “Per la parte più tecnica chiediamo l’aiuto degli editori – ha continuato – senza i quali non è possibile intraprendere questa strada virtuosa”.

Una strada, secondo Franco Siddi, tanto più obbligata se si considera la pesante crisi che investe da tempo il mondo dell’informazione e “contro la quale l’unico antidoto è la conoscenza”. D’accordo con Ghirra e Siddi anche i rappresentanti delle aziende che si sono detti disponibili ad aprire le porte della formazione interna anche ai non dipendenti. Luigi Gubitosi, consapevole del ritardo della sua azienda ha però affermato che “le aziende che non investono non crescono e finiranno per morire”.

Per quanto riguarda infine l’incognita delle sanzioni Ghirra ha assicurato che l’Ordine, proprio come fa ora con le scuole di giornalismo, “vigilerà costantemente sulla qualità della formazione perché a noi interessa che si insegni il buon giornalismo e non l’infotainment”. Le sanzioni se pur non precisate nel regolamento – assicura il segretario – ci saranno anche se “non ci interessa l’aspetto repressivo ma spiegare l’importanza della formazione. Vogliamo che l’ordine abbia un ruolo più pedagogico che repressivo e poi comunque valuteremo caso per caso”.

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Ghirra: “Basta con l’Ordine così, fermiamo il numero dei consiglieri” http://ifg.uniurb.it/2013/04/05/ducato-online/ghirra-basta-con-lordine-cosi-fermiamo-il-numero-dei-consiglieri/41233/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/05/ducato-online/ghirra-basta-con-lordine-cosi-fermiamo-il-numero-dei-consiglieri/41233/#comments Fri, 05 Apr 2013 17:16:10 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=41233 Le elezioni dell’Ordine dei giornalisti sono alle porte ma le voci di chi ne vuole l’abolizione non sembrano placarsi, anzi, proprio in occasione delle prossime elezioni, è esplosa anche la polemica contro l’eccessivo numero di consiglieri che quest’anno saranno 154. I compiti dei consiglieri sono quelli di vigilare sull’operato dei professionisti e dei pubblicisti, di organizzare gli esami di stato e verificarne il regolare svolgimento e di regolare i rapporti col ministero.

Mettendo in relazione l’elevato numero dei consiglieri e i compiti ad essi assegnati, il rapporto sembra sproporzionato. O almeno di questa idea è Giancarlo Ghirra, segretario nazionale dell’Ordine, secondo il quale 50 o 60 sarebbero più che sufficienti. Lo stesso segretario in un articolo scrive: “Il consiglio nazionale dell’Ordine, con i suoi 150 membri, deve riacquistare prestigio e autorevolezza, dimezzando i suoi componenti, assegnando obbligatoriamente metà dei seggi alle donne (oggi 22 appena) e spalancando le sue stanze ai più giovani”. Dallo stesso segretario e da altri consiglieri è stato chiesto “un provvedimento perché si fermasse il numero, ma purtroppo non sono riusciti a realizzarlo”.

Nonostante i numerosi attacchi all’Ordine c’è ancora chi ne difende l’importanza. Uno di questi è Enzo Iacopino, presidente del consiglio nazionale dell’Ordine secondo il quale l’Ordine è fondamentale non tanto per tutelare i professionisti, ma i lettori. Se infatti ci sono giornalisti che non rispettano le norme che regolano la professione, questi devono essere puniti secondo le sanzioni previste.

Di diversa opinione è Beppe Grillo, che ha fatto diventare la battaglia contro l’Ordine dei giornalisti un punto centrale della campagna elettorale del Movimento cinque stelle. Secondo il Movimento, l’Ordine è “un’istituzione fascista (nata infatti il 31 dicembre 1925) che si è rivelata un ottimo modo per viziare l’opinione pubblica e fabbricare il consenso al regime e – sul loro sito continuano così – chiunque, se è bravo a scrivere e rispetta la legge, può essere giornalista: perché ci deve essere l’obbligo di essere inquadrati in questo ente?”.

Ma Il M5S non è l’unico a schierarsi contro l’Ordine. Nei giorni scorsi, Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, ha scritto che l’Ordine è “un’entità burocratica sconosciuta alla quasi totalità dei Paesi occidentali”. Non si è fatta attendere la risposta di Iacopino che ha replicato: “Mi viene un dubbio, lo chiede solo per questo o perché tempo fa ha presentato una domanda per poter partecipare agli esami professionali? No, gli esami non li ha potuti fare perché la documentazione non era in regola”.

L’obbligo di iscriversi all’albo è in vigore dal 1963, quando venne varata la legge 69 che obbliga i giornalisti a registrarsi all’Ordine. La norma quest’anno compie 50 anni. Fin dagli anni ’90 si erano manifestate le prime proteste contro l’Ordine: la più forte fu il referendum abrogativo del 1997 proposto dai Radicali. In quell’occasione non si raggiunse il quorum ma il 65,5% dei votanti votò a favore dell’abolizione.

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