il Ducato » ginecologia http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » ginecologia http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Nascite in calo a Urbino: 154 parti in meno dal 2011 http://ifg.uniurb.it/2014/02/02/ducato-online/nascite-in-calo-a-urbino-154-parti-in-meno-dal-2011/56032/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/02/ducato-online/nascite-in-calo-a-urbino-154-parti-in-meno-dal-2011/56032/#comments Sun, 02 Feb 2014 14:11:14 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56032 Reparto di Ginecologia, ospedale di Urbino

Reparto di Ginecologia, ospedale di Urbino

URBINO – Ci sono le giraffe e le cicogne dipinte sulle pareti, lo scorrazzare delle infermiere e le pance ben in vista delle quasi mamme che fanno il monitoraggio. Ma qui, nel reparto di Ginecologia dell’ospedale di Urbino, le donne che partoriscono sono sempre meno. Erano 840 nel 2011 e nel 2013 sono diventate 686 (di cui 221 extracomunitarie, con un’età compresa tra i 23 e i 31 anni). Un trend negativo, che può consolare solo prendendo in considerazione quelli delle città più vicine. A Pesaro, le nascite registrate lo scorso anno sono state 934, mentre prima le partorienti erano sempre più di mille ogni anno. A Fano, la stessa tendenza solo espressa da cifre diverse: 1001 parti nell’anno scorso, quando negli anni precedenti erano almeno 1040.

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Enrico Canducci, a capo del reparto di Ginecologia dell’ospedale urbinate, commenta questi dati ricollegandoli a un calo delle nascite sia nazionale che regionale: solo nel 2012 sono nati in Italia circa 12mila bambini in meno rispetto all’anno precedente. Ma, a Urbino, la diminuzione delle nascite è un fenomeno riconducibile anche a dinamiche del tutto interne e locali: “Nel 2012 abbiamo vissuto un importante turn-over e sono andati in pensione molti medici storici di questo reparto, che hanno lavorato qui per oltre trenta anni – racconta Canducci, direttore di Ginecologia dal 1 dicembre 2011 – e di conseguenza abbiamo perso una fetta importante delle nostre pazienti, perché chi non ha più in Urbino il suo medico di fiducia e vive più vicino ad altri ospedali smette di fare il viaggio fin qui”. Chi abita sulla costa o al confine con la Romagna preferisce ad esempio Pesaro o Rimini, dove i reparti di neonatologia sono più all’avanguardia rispetto a Urbino.

Oltre al calo delle neomamme, all’ospedale della città ducale non mancano altri problemi che sicuramente non favoriscono il recupero di pazienti: “Siamo in ritardo di quattro, cinque anni per l’adeguamento dei macchinari ecografici – spiega Canducci – Ce ne servono di nuovi e inoltre vorremmo attivare l’urodinamica (studio dell’ultimo tratto delle vie urinarie, ndr). Ma per tutto questo servirebbero circa 200mila euro, che a causa della spending review non possiamo avere”.

E la questione del personale è un altro problema: “Il nostro organico è composto da 11 persone, di cui nove ostetriche. Dallo scorso anno – afferma Canducci –  siamo tornati a fare la partoanalgesia (parto indolore attraverso l’uso di un catetere epidurale, ndr), che era stata sospesa per mancanza di anestesisti. Adesso la carenza del personale è bilanciata dai loro straordinari”. In compenso, però, nel reparto di Ginecologia dell’ospedale di Urbino “facciamo il parto in acqua, garantiamo un rapporto di accompagnamento empatico tra l’ostetrica e la partoriente”, ricorda Canducci. Senza dimenticare che “abbiamo le sale parto più belle della regione”.

 

 

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Pillola del giorno ‘mai': al consultorio niente contraccezione d’emergenza http://ifg.uniurb.it/2013/03/23/ducato-online/la-pillola-del-giorno-mai-al-consultorio-niente-contraccezione-demergenza/39593/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/23/ducato-online/la-pillola-del-giorno-mai-al-consultorio-niente-contraccezione-demergenza/39593/#comments Sat, 23 Mar 2013 02:10:06 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=39593 LEGGI Salute, i servizi gratuiti per gli studenti fuori sede]]> URBINO – Altro che Odissea: farsi prescrivere la pillola del giorno dopo a Urbino, è un’impresa che avrebbe stancato perfino Ulisse. Al consultorio familiare, in via Guido da Montefeltro, non c’è il ginecologo, né l’ecografo, né uno strumento che per le ecografie. Nessun dei presenti può prescrivere la pillola e può visitare le donne che richiedono la contraccezione d’emergenza.

Le pazienti, nella maggior parte dei casi studentesse universitarie, sono rimbalzate dal consultorio all’ospedale dove, se hanno fortuna, possono ricevere la prescrizione, sperando che in tutto questo via vai non siano trascorse 72 ore dal rapporto a rischio, limite oltre il quale l’effetto del farmaco potrebbe essere nullo.

I dipendenti del consultorio denunciano una grave carenza di organico: “Siamo messi male – dice l’ostetrica Lucia Boldrini – da tre anni non viene più il ginecologo che lavorava al poliambulatorio. Siamo l’unico consultorio nelle Marche a non avere un medico, e questo è un fatto gravissimo. Le studentesse non vengono più, nonostante le prestazioni siano praticamente tutte gratuite. Non trovano i ginecologi, e se vogliono prendere la pillola del giorno dopo devono rivolgersi al medico degli studenti o al medico di base, se ce l’hanno. A causa di questa carenza non possiamo seguire le gravidanze”.

L’unica psicologa in organico del centro, la dottoressa Antonella Tinti, è amareggiata dalla situazione: “Il personale deve dedicarsi a più settori contemporaneamente. Un’altra psicologa collabora con noi, ma solo 500 ore l’anno”. Il primario di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Urbino, il dottor Enrico Canducci, dà la responsabilità di questa situazione ai tagli economici che “hanno determinato un impoverimento di risorse umane nella sanità. Alcune disposizioni non possono prescindere dalla presenza di un medico all’interno del consultorio. Sono carenze croniche, peggiorate col tempo, che sono sempre state tamponate dalla buona volontà dei medici ospedalieri”.

Oltre all’attività di contraccezione d’emergenza, l’ospedale è anche il luogo dove vengono praticati gli aborti o per meglio dire, le interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg). L’interruzione è consentita dalla legge 194 entro i primi novanta giorni, periodo che viene calcolato dall’ultimo ciclo mestruale: “L’utenza delle interruzioni è equamente spartita fra giovani e meno giovani, residenti e non residenti – spiega il dottor Canducci – e purtroppo non viene fatto ancora abbastanza per facilitare l’accesso alla contraccezione. Vivendo in un paese cattolico, la conoscenza e l’accesso alla contraccezione non è adeguatamente diffuso, anche a livello economico: la pillola contraccettiva costa sui 15 euro al mese, e la spirale addirittura 100 euro. Con la crisi c’è stata una riduzione della spesa per contraccezione che varia dal 5 al 10%. Questo significa che le classi sociali meno abbienti si espongono a gravidanze indesiderate, il che potrebbe tradursi in un’interruzione di gravidanza”.

Secondo i dati dell’Asur, l’ospedale di Urbino nel 2012 ha effettuato 153 raschiamenti, otto in meno rispetto all’anno precedente e undici in più rispetto al 2010: “le studentesse, soprattutto del sud Italia, fanno qui la diagnosi e la prevenzione – dice il dottor Canducci – mentre le residenti urbinati vanno a praticare l’atto chirurgico da un’altra parte, per una questione di privacy”.

Un ulteriore ostacolo per le donne che vogliono abortire è dovuto agli obiettori di coscienza. Nell’ospedale urbinate ci sono cinque obiettori su un totale di dieci medici.“Il medico – secondo l’opinione del dottor Canducci – deve rispettare i dettami della propria coscienza garantendo però un servizio agli utenti”. Per la psicologa Tinti:“Al di là della legge, che comunque prevede l’obiezione di coscienza, bisogna adoperarsi affinché la donna possa sostenere la crescita del bambino e non essere costretta ad abortire per mancanza di mezzi”.

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Sciopero a ostetricia per le cause legali: “Non siamo tutelati, troppi cesarei per non rischiare” http://ifg.uniurb.it/2013/02/12/ducato-online/sciopero-a-ostetricia-per-le-cause-legali-non-siamo-tutelati-troppi-cesarei-per-non-rischiare/34553/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/12/ducato-online/sciopero-a-ostetricia-per-le-cause-legali-non-siamo-tutelati-troppi-cesarei-per-non-rischiare/34553/#comments Tue, 12 Feb 2013 19:27:04 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=34553

Il dottor Leone Condemi

URBINO – Nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Urbino oggi c’è sciopero. O meglio, ci sarebbe sciopero. Ma l’ostetrica non può mai mancare. E’ tutto ben organizzato. Preparato con largo anticipo per non creare problemi ai pazienti. “Abbiamo deciso già da una settimana che oggi non ci sarebbero stati interventi. Questo giorno è come se non esistesse, nessuna voce in agenda. Non faremo nulla, emergenze a parte, naturalmente”, dichiara la caposala.

Nessun intervento e nessuna nascita programmata. Ma tutto il personale presente. Quattro medici, un’infermiera, un’ostetrica, un operatore socio sanitario, come sempre. E come sempre troppo pochi. Giovanna Palma, infermiera di turno questa mattina, non ha problemi a dirlo: “Se c’è un’emergenza in sala parto, il personale del Nido deve intervenire e le pazienti restano scoperte”. Neppure l’ostetrica, visibilmente stanca, è entusiasta della situazione di precarietà in cui versa il reparto. “Avrei voluto aderire allo sciopero, ma poi chi ci sarebbe stato qui?”. Senza di lei non c’è il travaglio, è lei a seguire tutta la fase del parto, il prima e il dopo.

Le ragioni dello sciopero
Tra i ‘presenti’, c’è il dottor Leone Condemi, ginecologo che non ha problemi a parlare, anzi. Rimarca le ragioni dello sciopero, quelle contingenti (la mancanza di tutela legale nei confronti dei medici che sono denunciati e i costi proibitivi delle assicurazioni; la messa in sicurezza dei punti nascita su tutto il territorio nazionale) e quelle ‘eterne’, di sempre (tagli, mancanza di personale, mancanza di strutture idonee) e mai risolte.
La questione del ‘contenzioso legale’ medico-paziente è al centro della pratica, spesso incosciente ma ormai sistematica, della medicina difensiva. “Fai qualcosa per difenderti, preventivamente, anche se non è opportuno – dice Condemi, e continua – poniamo che ci sia un travaglio in cui può intravedersi un piccolo problema: o lo porti avanti attraverso la via ‘naturale’ e nel 90% dei casi ti va bene; oppure decidi di non portarlo avanti per gli eventuali rischi giudiziari”. Ed è la tendenza che, specialmente nell’ultimo anno, prevale nell’ospedale di Urbino. Per autotutelarsi, per ‘paura’.

I numeri e il Decreto Balduzzi
A confermare la triste realtà, la dottoressa Anna Caporaletti, ginecologa. “L’anno scorso sono state intentate 38.600 cause in tutta Italia contro ginecologi e il 95% si sono risolte con assoluzione”. E’ un reparto delicato, che lavora spesso sulle emergenze.

Il punto è: chi risarcisce il medico? E per le spese legali e per i danni d’immagine. Questa è la domanda chiave. Che rimanda, criticamente, al decreto Balduzzi. “Prima la responsabilità civile era a carico delle Asl, delle Aziende Sanitarie; era l’ospedale che ti copriva. Dal 1° agosto i medici devono farsi carico loro di tutto e pagarsi assicurazioni altissime che vanno dai 5.000 ai 25.000 euro l’anno, considerando che molti colleghi non guadagnano più di 2.500 euro al mese”, precisa il dottor Signore, raggiunto telefonicamente al San Camillo di Roma.

Aumentano i parti cesarei
Di qui l’aumento di parti cesarei (circa 800 quest’anno a Urbino), che dovrebbero esser fatti con l’unico obiettivo di diminuire la mortalità dei piccoli. Le Marche sono al 37, 38% annuo, il limite nazionale è del 20%. “Ci sono componenti che portano il medico a non essere libero”, ci dice la dottoressa Caporaletti con rammarico. Ma la norma dovrebbe essere il parto naturale. “E noi ci battiamo perché la norma diventi la regola: puntiamo al 25% per il 2013”.

I rischi del cesareo
Anche perché il cesareo è sempre un intervento chirurgico e ha i suoi rischi. “Non è che si fa un’appendice quando non c’è appendicite”, dice Flavia Allegretti, l’ostetrica che il febbraio scorso fece nascere la piccola Nica, nella sua casa di San Marino di Urbino, isolata dal nevone. “Il parto naturale è sempre la via preferenziale, prepara il bimbo alla nascita, ne attiva i parametri vitali gradualmente” e senza ‘violenze’, aggiunge.
La cosa certa è che i medici si difendono, ma a rimetterci sono sempre i pazienti. “Il cesareo è pericoloso anche per il bambino”, conclude la dottoressa Caporaletti.

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Sciopero ginecologi e ostetriche, a Urbino nessun disagio: “Ci siamo organizzati per tempo” http://ifg.uniurb.it/2013/02/12/ducato-notizie-informazione/sciopero-ginecologi-e-ostetriche-a-urbino-nessun-disagio-ci-siamo-organizzati-per-tempo/34476/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/12/ducato-notizie-informazione/sciopero-ginecologi-e-ostetriche-a-urbino-nessun-disagio-ci-siamo-organizzati-per-tempo/34476/#comments Tue, 12 Feb 2013 13:47:23 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=34476 [continua a leggere]]]> URBINO – Sale parto semi-deserte e medici in sciopero in tutta Italia. Più di mille i cesarei rimandati. Nel reparto di ginecologia e ostetricia della città ducale tutto sembra tranquillo. Qui nessuno ha scioperato, anche se per oggi non sono previste operazioni e al momento non si è registrata nessuna urgenza.  “Per noi  questo giorno è come se non esistesse: ci siamo organizzati per tempo, anticipando o posticipando le nascite programmate, in previsione dello sciopero”, afferma la caposala.

Anche se a Urbino nessuno ha aderito di fatto alla protesta, all’ospedale il personale sanitario si lamenta dei costi proibitivi  delle assicurazioni per il rischio professionale ed è viva la preoccupazione per la messa in sicurezza dei punti nascita. Ma il motivo centrale del dissenso è il contenzioso medico-legale che riguarda  la categoria. Pur condividendo le ragioni dei colleghi che  da nord a sud chiedono a gran voce una maggiore tutela normativa a fronte del crescente numero di neo-mamme che denunciano casi di malasanità, a Urbino dottori e infermiere sono rimasti ai posti di combattimento.

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