il Ducato » giornali di strada http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » giornali di strada http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it “Un sorriso e un giornale”: così Franco ha smesso di essere invisibile http://ifg.uniurb.it/2013/02/26/ducato-online/un-sorriso-e-un-giornale-cosi-franco-scarp-ha-smesso-di-essere-invisibile/35884/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/26/ducato-online/un-sorriso-e-un-giornale-cosi-franco-scarp-ha-smesso-di-essere-invisibile/35884/#comments Tue, 26 Feb 2013 05:19:57 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=35884 [continua a leggere]]]> Franco, o meglio “Franco Scarp” come lo chiamano tutti, ogni domenica gira per le vie di Rimini con la sua bicicletta. Col sole e col pioggia, pedala con tenacia. Non lo fa solo perché è un ciclista appassionato. Franco Scarp ha una missione: portare il giornale dei senzatetto, Scarp de’ tenis, in tutte le parrocchie riminesi.

FOCUS Giornali di strada, così nascono quelle 50mila copie

Lui per fortuna un tetto sopra la testa ce l’ha, ma la legge della strada la conosce bene. Basta poco: un lavoro perso, un divorzio e ci si ritrova dall’altra parte del confine, tra gli invisibili, i nuovi poveri.

E’ quello che è successo a Franco. Per 25 anni ha lavorato in un’industria che produceva solventi chimici, poi ha cominciato a stare male. “Tornavo a casa e mi sanguinava sempre il naso. Ho fatto tutte le analisi del caso e il medico mi ha consigliato di lasciare il posto”, racconta Franco. “Per un po’ ho lavorato in una sala giochi. Ma poi più nulla. A quanto pare a 50 anni sei troppo vecchio per lavorare. Le fabbriche preferiscono assumere gli stranieri che non fanno problemi e si accontentano della metà della paga”, dice con un sorriso amaro Franco.

I soldi presto sono finiti e i conti a fine mese non tornavano. “Sono divorziato e dovevo pagare il mantenimento alla mia ex moglie e a mio figlio. Così mangiavo alla mensa della Caritas”. Ed è proprio lì che Franco ha conosciuto uno dei responsabili di Scarp de’ tenis. “Mi ha chiesto se volevo iniziare a collaborare con loro: dovevo distribuire il giornale e raccontare la mia storia. Io all’inizio non volevo, perché ero timido e un po’ mi vergognavo. Poi però ho capito che solo chi ruba si deve vergognare”, dice convinto.

“Noi diamo la possibilità a persone come Franco di riscoprire la dignità del lavoro”, afferma Angela De Rubeis, giornalista di Scarp de’ tenis.  “La gente paga per avere un prodotto giornalistico, con inchieste e storie che nei grandi giornali non trovano spazio. Alcuni dei nostri distributori scrivono sul giornale, raccontano in prima persona la loro vita e vengono pagati per il loro contributo. Quando capiscono che questo è un lavoro e non stanno chiedendo l’elemosina, tutto cambia”, racconta Angela, mentre Franco annuisce e mostra l’articolo che ha scritto qualche mese fa sul giornale.

Purtroppo non tutte le collaborazioni vanno a buon fine: “E’ capitato che a volte qualcuno scappasse con tutti i soldi. Ma bisogna fidarsi comunque”, continua Angela.

Franco è felice del lavoro che fa. Indossa con orgoglio la pettorina rosso fuoco su cui campeggia la scritta di Scarp de’ tenis e stringe a sé, con le sue mani grandi e ruvide da lavoratore, le copie del mensile. “Regalo qualche sorriso, distribuisco il giornale e racconto la mia storia a chi ha voglia di ascoltarla. Questa ora è la mia vita”, dice Franco che, da quando è diventato Franco Scarp, ha smesso di essere un invisibile.

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Arturo, un senzatetto-giornalaio che cerca la felicità http://ifg.uniurb.it/2013/02/26/ducato-online/attilio-un-senzatetto-giornalaio-che-cerca-la-felicita/35992/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/26/ducato-online/attilio-un-senzatetto-giornalaio-che-cerca-la-felicita/35992/#comments Tue, 26 Feb 2013 05:09:22 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=35992 [continua a leggere]]]> Sorride Arturo (nome di fantasia, ndr) quando pensa a tutte le volte che le persone lo riconoscono senza che lui si ricordi di loro: “Sono solo un senzatetto e per vendere i giornali di Piazza Grande (una rivista ‘di strada’ diffusa a Bologna, ndr)  giro tutta la città in lungo e in largo e incontro tantissima gente. Per fortuna le persone mi capiscono quando mi chiedono ‘ti ricordi di me’?’ e io non so rispondere… ogni sera sono davanti a tre teatri diversi! Come potrei ricordarmi di tutti?”

FOCUS Giornali di strada, così nascono quelle 50mila copie

Vendere i giornali di strada è un’esperienza che ha cambiato la vita di questo cinquantacinquenne romano, trapiantato a Bologna dopo la terza media e un lungo girovagare. Dorme negli asili notturni e mangia alla mensa, percepisce 270 euro mensili di invalidità e per il resto arrotonda con i giornali.

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ATTILIO

“E’ inutile stare sempre a lamentarsi – racconta – la felicità è riuscire a trarre il meglio da ogni giorno guardando sempre la vita con positività. Altrimenti saremmo tutti perduti, soprattutto noi che siamo in condizioni peggiori”. E se gli si chiedono informazioni sugli altri senzatetto che vendono i giornali, risponde con un accalorato “sono tutti rumeni e io non ho nulla contro i rumeni. Solo che loro tendono a prendere solo dieci copie e a venderle come passatempo, per elemosina. Per me, invece, è un lavoro serio, mi impegno e ci dovrebbe essere una selezione”.

Poi ci pensa un po’ su e aggiunge: “Ma va bene lo stesso! Come dice il direttore… anche loro devono mangiare”.

Update del 18 marzo 2013 – su richiesta dell’interessato abbiamo sostiuito il nome con uno di fantasia

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Fare informazione “senza tetto”: così girano 50.000 giornali di strada http://ifg.uniurb.it/2013/02/25/ducato-online/fare-informazione-senza-tetto-cosi-girano-50-000-giornali-di-strada/35605/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/25/ducato-online/fare-informazione-senza-tetto-cosi-girano-50-000-giornali-di-strada/35605/#comments Mon, 25 Feb 2013 11:28:33 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=35605 mappa), free press e non, che vengono scritti da senzatetto e persone in situazioni di disagio. E' una circolazione di "giornalismo sociale" che vale un mercato da centomila euro l'anno. Ma soprattutto da nuova speranza a persone che si ritrovano ai margini della società ASCOLTA Attilio, senzatetto che cerca la felicità LEGGI "Sorrisi e giornali": la nuova vita di Franco ]]> Raccontano una storia. Anzi no, ne raccontano tante, prendendole dalla strada e dalle situazioni di disagio, facendole scrivere spesso dai diretti interessati. Sono i giornali strada, periodici redatti e distribuiti da senzatetto e  “nuovi poveri”. Ogni mese in Italia ne circolano  circa cinquantamila copie.

Si tratta di un particolare connubio tra informazione e assistenza, rientra nel cosiddetto giornalismo sociale ed è il mezzo attraverso il quale i senzatetto di città grandi e piccole trovano lo spazio per raccontare le loro storie, descrivere e osservare la società dal loro punto di vista, riconquistare un ambito di attività perduto.

ASCOLTA Arturo, un senzatetto-giornalaio che cerca la felicità

Ogni venditore diretto, a cui è affidata la distribuzione del giornale quando non avviene attraverso le edicole e i punti vendita, ricava in media 50 euro a settimana da questa attività. Non si tratta però di un’entrata fissa: i giornali sono, nella maggior parte dei casi, free press e chi lo riceve può solo fare un’offerta volontaria. Di questa offerta, il distributore restituisce una piccola parte alla redazione per tenere il resto come suo guadagno personale.

LEGGI “Un sorriso e un giornale”: così Franco ha smesso di essere invisibile

Le redazioni dei giornali di strada  sparse per l’Italia (MAPPA) sono diciassette:  ci lavorano giornalisti professionisti e non, volontari, senzatetto (anche stranieri) e molti giovani. Sono legate a organizzazioni no profit, onlus, cooperative sociali e Caritas diocesane, sono finanziate o autosufficienti. Spesso sono il prolungamento e l’evoluzione di centri d’accoglienza notturni e di unità di strada per l’assistenza ai senza fissa dimora. Tutti i giornali hanno siti internet, blog, pagine Facebook e Twitter.

I GIORNALI DI STRADA IN ITALIA

Il primo giornale di strada nasce nel 1993 a Bologna, si chiama Piazza Grande e coinvolge gli ospiti del dormitorio pubblico notturno Beltrame. “È una forma di riscatto sociale – spiega il direttore  Tancredi Leonardo – per i senzatetto come Arturo, che possono disporre di un mezzo per le loro storie e il loro punto di vista . Possono unire comunicazione e reddito, stampiamo cinquemila copie,  abbiamo cinquanta venditori e almeno trecento abbonati (con soluzioni dai 15 ai 100 euro, ndr)”.

Il costo di produzione del singolo giornale è 75 centesimi: i venditori comprano le copie che vogliono a questo prezzo e le distribuiscono  in strada cercando di ricavarne il massimo. La redazione è formata da un numero di volontari che va da cinque a dieci e “io stesso mi ci sono trovato dentro per caso: sono un giornalista pubblicista e decisi di seguire un laboratorio di giornalismo sociale della città organizzato da Piazza Grande. Da allora non l’ho più lasciato”, ha concluso Tancredi.

“Raccontiamo le storie delle persone nelle terre di mezzo della società”: Terre di mezzo nasce a Milano nel 1994 e vende ottomila copie al prezzo di copertina di 3 euro. Di questi, la metà va agli 80 venditori, l’altra metà rientra alla redazione che si autosostiene.

I distributori sono principalmente senegalesi;  una parte è, invece, dell’Europa dell’est: questo testimonia la principale vocazione del giornale per i temi dell’immigrazione.

Nello stesso anno nasce anche Fuori Binario, giornale di strada di Firenze che stampa quattromila copie a numero e che esce in forma mensile e bimestrale a seconda della velocità con cui viene diffuso.

Scarp de’ Tenis  (nome che  riprende il titolo di una canzone di Enzo Jannacci ) nasce nel 1996 a Milano e oggi ha undici redazioni sparse in tutta Italia per un totale di ventimila copie mensili.  Il costo di copertina è 3 euro, di cui uno va al venditore e gli altri due tornano alla redazione.

Ai venditori sono anche riservati spazi di scrittura nella pagine del giornale: poesie e storie che vengono retribuite e che restituiscono loro la dimensione del lavoro: “A questo mira il giornale, a trasformare l’elemosina in lavoro – spiega Angela De Rubeis, responsabile della redazione di Rimini- il prezzo di copertina rende il giornale un vero e proprio prodotto editoriale e il venditore un vero e proprio esercente”. Alle spalle del giornale c’è la Caritas Ambrosiana e il direttore centrale è Paolo Brivio.

Nell 2005 a Foggia viene fondato Foglio di Via: l’associazione “Fratelli della Stazione” offre ai senzatetto della città la possibilità di “ritrovare la dignità attraverso il lavoro”, come spiega il direttore Emiliano Moccia. “Stampiamo cinquemila copie, abbiamo quattro distributori fissi e molti di passaggio che guadagnano 40 euro ogni cinquecento copie distribuite: cerchiamo di sopperire alla mancanza di strutture pubbliche”.

Mentre a Padova “il Brontolo”  si trasforma in “Pensieri Senza Tetto” (400 copie), il 2006 segna  la nascita di Shaker a Roma: “Il nome deriva dall’idea di uno dei redattori, quella di un miscuglio, ‘un’insalata’ di sentimenti”, spiega Alessandro Radicchi, direttore con un passato da matematico: “Stampiamo tremila copie e abbiamo dato vita ad una web tv il cui palinsesto è in espansione”.

Il mensile ha un costo di novantamila euro l’anno e il giornale, in quanto free press, riesce a coprire solo metà della spesa soprattutto grazie agli abbonati, ai simpatizzanti, alla fondazione Roma e alla fondazione Vodafone. I volontari appartengono alla cooperativa sociale Europe Consulting Onlus e al centro diurno Binario 95.

“La stampa nutre i lettori di ciò che vogliono sentire e magari si parla dei senzatetto solo quando muoiono in un sottopassaggio – conclude Radicchi e aggiunge, parlando del welfare italiano, ai volontari tocca la carità, alle istituzioni tocca risolvere i problemi”.

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