il Ducato » giornalismo televisivo http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » giornalismo televisivo http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Tvrs chiude perché teme perdite nel 2013: 21 posti a rischio, i sindacati: “Ingiustificato” http://ifg.uniurb.it/2013/05/22/ducato-online/tvrs-chiude-perche-teme-perdite-nel-2013-21-posti-a-rischio-i-sindacati-ingiustificato/47651/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/22/ducato-online/tvrs-chiude-perche-teme-perdite-nel-2013-21-posti-a-rischio-i-sindacati-ingiustificato/47651/#comments Wed, 22 May 2013 22:25:20 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=47651

Aggiornato il 23 maggio 2013

URBINO – Tra pochi giorni i marchigiani, facendo zapping da un canale all’altro, potrebbero non trovare più in basso a destra sui loro schermi la sigla Tvrs. Dopo quasi 35 anni, TeleVisione Radio Sound, l’emittente televisiva fondata nel 1979 a Recanati su iniziativa di don Dino Issini, rischia di cessare la propria attività. A deciderlo è stato il consiglio d’amministrazione della Beta spa, l’operatore di rete che  gestisce l’emittente televisiva.

Ventuno dipendenti, tra cui molti giornalisti, potrebbero perdere il posto lavoro dopo la chiusura della testata. Ieri i rappresentanti sindacali che si occupano della questione hanno ottenuto un incontro con l’assessore regionale al lavoro, Marco Lucchetti. All’incontro erano presenti Roberto Mencarini, segretario del sindacato dei giornalisti marchigiani, Aldo Benfatto di Cgil e Fabrizio Brecciaroli di Uil Com. L’assessore ha in programma venerdì un incontro con la Beta per cercare di comprendere i motivi che hanno spinto la società a prendere una decisione così drastica.

La Beta non ha infatti mai avuto bilanci in rosso, non ha debiti e ha chiuso il 2012 con il bilancio in pari: “Il passaggio al digitale, con l’assegnazione di frequenze non previste a livello internazionale, il calo della pubblicità e delle televendite – commenta però Gabriele Betti, presidente del CdA della Beta – ci sta condizionando. Nel 2012 abbiamo fatto i salti mortali per avere un bilancio in pari, ma abbiamo la certezza che quest’anno non potremo raggiungere questo obiettivo. Se continuassimo con questo organico a fine anno chiuderemmo “. La Beta ha comunque in programma un incontro con i responsabili sindacali per parlare della chiusura dell’emittente e del possibile licenziamento dei dipendenti.

La società non uscirebbe comunque dal suo giro d’affari. Pur chiudendo la redazione televisiva, la Beta rimarrebbe operatore di rete e metterebbe le frequenze che ha in gestione a disposizione di gruppi di lavoro esterni: “Un modo per lasciare a piedi quei dipendenti più sindacalizzati, con cui l’azienda non vuole più avere niente a che fare”, commenta Roberto Mencarini, secondo il quale la decisione di chiudere non è dovuta alla crisi.

“La Beta – prosegue Mencarini – ha ricevuto in questi anni una grande quantità di contributi pubblici e ha un’ottima posizione nel digitale terreste visto che Tvrs è visibile sul canale 11. Pur prevedendo una perdita di 400.000 euro, nel 2012 il suo bilancio aveva un saldo positivo di 5000 euro. Quest’anno la società ha inoltre rifiutato di fare uso degli ammortizzatori sociali che le consentirebbero di affrontare un’eventuale periodo di crisi”.

Un messaggio di solidarietà per i dipendenti di Tvrs è arrivato anche dall’Ordine dei giornalisti delle Marche che venerdì scorso ha rilasciato un comunicato stampa: “Esprimiamo sorpresa e sconcerto per la decisione della società Beta. L’annuncio assume contorni particolarmente gravi e oscuri”. E in merito alla questione è intervenuto in prima persona anche il presidente dell’ordine delle Marche, Dario Gattafoni: “Per noi è sempre un ‘piccolo lutto’ quando una testata giornalistica chiude. Non dobbiamo dimenticare che ogni tv locale ricopre un ruolo di servizio pubblico, cosa che spesso gli editori dimenticano. E’ difficile spiegare come una televisione che vanta risorse umane e tecnologiche di prim’ordine debba interrompere la propria attività”.

La notizia della chiusura di Tvrs è già arrivata a Roma. L’onorevole Emanuele Lodolini, nato ad Ancona ed eletto alla Camera lo scorso febbraio tra le file del Pd, ha già depositato un’interrogazione urgente al ministro delle comunicazioni e al ministro del lavoro. Oltre a presentare dubbi sulla legittimità che la Beta conservi lo status di operatore di rete, il deputato marchigiano chiede di favorire i lavoratori della Tvrs nell’acquisizione delle frequenze, sostituendosi così alla società che li vorrebbe licenziare e conservando il proprio posto di lavoro. “Siamo ben disposti a favorire chi tra i nostri dipendenti vorrà provare a dare vita ad un canale in proprio e trasmetterlo sulle nostre frequenze” conclude Gabriele Betti.

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A lezione con Flavio Fusi: “Negli occhi del reporter i volti della gente” http://ifg.uniurb.it/2013/02/22/ducato-online/a-lezione-con-flavio-fusi-negli-occhi-del-reporter-i-volti-della-gente/35637/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/22/ducato-online/a-lezione-con-flavio-fusi-negli-occhi-del-reporter-i-volti-della-gente/35637/#comments Fri, 22 Feb 2013 12:41:44 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=35637 URBINO – “Sono stato in giro per trent’anni. Nicaragua, Salvador, Argentina, Unione sovietica e ho incontrato personaggi che mi hanno accompagnato per la vita. Son andato in Africa durante le elezioni di Mandela, ma i veri protagonisti erano le persone. I volti, la gestualità”, racconta Flavio Fusi, giornalista Rai ed ex caporedattore del Tg3, ai giovani colleghi dell’Istituto per al formazione al giornalismo e ai ragazzi di Scienze della comunicazione di Urbino. I ragazzi dell’Ifg hanno anche raccontato su Twitter l’incontro.

“Mi sono innamorato di questo mestiere, delle immagini – continua Fusi – perché alcuni fotogrammi hanno il potere di raccontare più di pagine e pagine di parole. L’immagine è anche effetto, è rumore. Non bisogna descriverla, ma lasciarla parlare”.

Ma chi era e com’è cambiato nel tempo il lavoro del giornalista televisivo? “Una volta l’operatore accompagnava e il giornalista, munito di macchina da scrivere e catturate le immagini e scritto l’articolo si lavorava in concerto con il montatore. Insomma, ognuno aveva la sua competenza ben definita. Si privilegiava la qualità del racconto”. Oggi non è più così. “Si rinuncia alla storia in favore della tempestività – spiega il giornalista – e per avere lo scoop nell’immediato i colleghi, molto spesso sono anche operatori e montatori”.

Fusi parla dei diversi generi televisivi e degli stili narrativi che il giornalista può scegliere per descrivere la realtà. “L’inchiesta è affascinante – dice – ‘scoperchia i pentoloni’ per raccontare come stanno veramente le cose”. Un modo per andare oltre la notizia, analizzando le cause e cercando di rispondere ai tanti perché di un determinato fatto. “Il reportage, invece, parla della vita. Quando a Mosca c’è stato il colpo di stato – ricorda – a pochi chilometri di distanza da questo avvenimento clamoroso di cui tutto il mondo parlava la gente continuava a condurre normalmente la propria vita”. Oggi si realizzano meno reportage perché vince la notizia usa e getta che ha l’illusoria pretesa di riuscire a spiegare le cose. “Si è ridotto a periferia dell’informazione. Siamo bombardati da notizie che si cancellano a vicenda”.

Il corrispondente dedica poi una riflessione al fenomeno del citizen journalism che stravolge il sistema classico dell’informazione. “In questo caso la tradizionale trasmissione dell’informazione ‘top-down’ , cede il passo a iniziative che vengono ‘dal basso’ (bottom-up), da chiunque”. Questo nuovo modo di fare informazione nasce nel 2005 quando, per documentare l’attentato alla metropolitana di Londra, furono le immagini registrate dai cittadini ad essere usate per l’apertura di tutti i telegiornali. Ma i rischi sono dietro l’angolo. “Le immagini girate con i telefonini che arrivano in redazione – dice Fusi – possono essere anche impressionanti, ma alle volte non di facile interpretazione. Riescono a muovere la comunità, ma anche a ingannarla”.

La notizia data attraverso fotogrammi si mescola anche con generi che non le appartengono.  “Oltreoceano – il reporter Flavio Fusi conclude così il suo intervento – si privilegia oggi la scelta di un’informazione in cui si incontrano il giornalismo e letteratura. Una formula che riesce a fotografare la realtà in cui viviamo”.


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