il Ducato » giornalisti http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » giornalisti http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Tante spese e zero garanzie: la vita dei freelance italiani http://ifg.uniurb.it/2015/04/16/ducato-online/tante-spese-e-zero-garanzie-la-vita-dei-freelance-italiani/70795/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/16/ducato-online/tante-spese-e-zero-garanzie-la-vita-dei-freelance-italiani/70795/#comments Thu, 16 Apr 2015 17:23:48 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70795 Il giornalista freelance Alessandro Di Maio

Il giornalista freelance Alessandro Di Maio

PERUGIA – Duecento euro per prendere un taxi, quasi 2mila per autista, traduttore e altri servizi, di fronte alla prospettiva di guadagnarne 50. Essere un giornalista freelance oggi non è facile, ma spesso è una scelta obbligata. Molte testate italiane sono in crisi, non offrono contratti e non finanziano reportage all’estero. Non resta che raccontare storie in modo indipendente e poi venderle ai media.

E’ quello che fanno Gabriele Micalizzi, fotografo milanese, e Alessandro Di Maio, giornalista freelance siciliano che hanno partecipato al convegno “Vita da freelance” il 16 aprile al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia.

“I freelance sono lasciati da soli – spiega Micalizzi fotoreporter di guerra – con i media italiani funziona così: prima realizzi le foto e poi le vendi, alcuni giornali esteri ti fanno firmare un contratto prima e a volte anticipano dei soldi”. Ma anche i media esteri non vogliono prendersi responsabilità: “A volte decidono di non pubblicare fotografie da zone di guerra come la Siria, per non incoraggiare giornalisti a partire e rischiare. Anche questo è sbagliato”.

Ma i giornalisti freelance sono poco tutelati anche dal punto di vista giuridico: “Dobbiamo fare molta attenzione perché siamo direttamente responsabili di ciò che scriviamo – spiega Alessandro – Quando ho iniziato in Sicilia mi occupavo di cronaca locale e avevo paura di essere denunciato per qualche motivo, anche perché scrivevo di mafia. Ho sempre cercato di essere il più neutrale possibile, di non dare giudizi, cosa che spesso accade”. E riguardo la copertura assicurativa, le cose non vanno meglio: “Essere assicurati è fondamentale – conclude il giornalista – tre anni fa a Gerusalemme ho fatto una copertura sanitaria privata che dovevo rinnovare ogni tre mesi. Sfortunatamente ho avuto una colica renale proprio nel periodo del rinnovo, e il costo della notte in ospedale è stato enorme”.

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Alessandro Di Maio, che da Gerusalemme collabora con Libero e Il Fatto Quotidiano, racconta che “i problemi del freelance sono tre: la grande competizione, lo sfruttamento dei giornalisti da parte delle testate e la crisi mediatica italiana.

Io amo il giornalismo, ma in questa maniera è veramente difficile”. Alessandro ha iniziato giovanissimo a collaborare in Sicilia con alcune testate locali, occupandosi di cronaca e di mafia. “Non mi pagavano, così mi sono trasferito a Gerusalemme, mi sono iscritto all’università e ho iniziato a collaborare con un giornale Canadese. Con i media italiani all’inizio è stato difficile trovare collaborazioni, poi c’è stata la Primavera araba, ed è aumentato l’interesse per le questioni mediorientali.”

Per Gabriele, che lavora per il New York Times e il Corriere della Sera, il lavoro del giornalista freelance deve essere una passione: “E’ difficile, ma nessuno ci obbliga a farlo, si corrono dei rischi, bisogna meritarselo. E’ vero, c’è tanta competizione, ma così emergono i lavori di qualità”. Gabriele ha iniziato a fare il freelance per caso, ma poi la sua è diventata una scelta: “Non lavorerei mai per un agenzia di stampa, devi produrre foto standard, coprire gli eventi che ti dicono loro, non hai libertà. A me piace dare un taglio d’autore e una prospettiva personale alle mie foto e questo è quello che me le fa vendere ai giornali”.

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Alessandro racconta che facendo il freelance conosce tanta gente nuova, viaggia, impara le lingue. “Ma è una vita che si può fare solo per un periodo, per come funziona il giornalismo in Italia”. Nel nostro paese i freelance vengono pagati poco: “I giornali esteri pagano dieci volte di più. Ma non è solo una questione economica. Le nostre testate non forniscono press card, non ti seguono nel lavoro sul campo, non offrono garanzie. I giornali chiedono articoli di cronaca, non storie o reportage. Sono pubblicista, lavoro come analista politico dei giornali del mondo arabo per una azianda privata e quando ho tempo libero e i soldi necessari parto e mi dedico a raccontare storie”.

La passione di chi fa il giornalista di guerra è tanta ma ci sono testate che se ne approfittano. “Devi continuamente negoziare- racconta Gabriele- ma è importante non svendersi mai, proporre un prodotto di qualità e pretendere di essere pagati in modo giusto. Io mi dico: il mio è ‘made in Italy’, quindi se un cliente lo vuole, deve pagare”. Ci sono però tante testate che promettono di pagare e poi dopo qualche anno falliscono, per poi rimettersi sul mercato con lo stesso nome. Tutte le collaborazioni effettuate nel periodo precedente la bancarotta decadono. “A me questo scherzetto l’ha fatto una rivista scientifica- racconta Alessandro- ha preso alcune mie foto ma al momento del pagamento non si sono più fatti vivi, salvo poi scoprire che era fallita e rinata magicamente.”

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Sardegna Uno, licenziati cinque giornalisti su dieci http://ifg.uniurb.it/2014/02/05/ducato-online/sardegna-uno-redazione-dimezzata-i-dipendenti-gestione-indecente/56612/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/05/ducato-online/sardegna-uno-redazione-dimezzata-i-dipendenti-gestione-indecente/56612/#comments Wed, 05 Feb 2014 17:13:18 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56612 Il logo dell'emittente Sardegna Uno

Il logo dell’emittente Sardegna Uno

Avevano annunciato una “radicale e dolorosa ristrutturazione” della redazione: di fatto, hanno licenziato la metà dei dipendenti. Si tratta di Sardegna Uno, la più importante emittente regionale sarda dopo la storica Videolina. Il licenziamento collettivo ha coinvolto 13 dipendenti su 26: in particolare cinque giornalisti su dieci, quattro tecnici della messa in onda, due dell’area produzioni, uno dell’area tecnica e uno dell’amministrativa.

La maggior parte dei dipendenti è in sciopero da diverse settimane contro la “gestione indecente” dell’azienda da parte degli editori, contro il ritardo – di alcuni mesi – nel pagamento delle spettanze e contro l’assenza di chiarezza sulle strategie di rilancio dell’emittente.

Risposte che in parte sono arrivate ieri: “La tv continuerà a esistere – hanno assicurato gli editori in un comunicato – dotandosi necessariamente di un nuovo modello organizzativo, in assenza di imprenditori disposti a ripianare annualmente le perdite con proprie risorse personali”.

Il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, ha chiesto il blocco immediato dei licenziamenti. “È una vicenda che presenta aspetti complessi – si legge in una nota della Regione – stante anche il recente passaggio di proprietà”. I nuovi editori sono subentrati a Giorgio Mazzella, presidente di Banca di Credito Sardo-Gruppo Intesa, l’estate scorsa: si tratta di Sandro Crisponi, ex amministratore delegato, che ora detiene il 71% delle quote, e due giornalisti che già collaboravano con la testata: Luigi Ferretti (19%), ex responsabile del circuito televisivo 7Gold, e Mario Tasca (10%), ex direttore del tg di Sardegna Uno.

La Federazione nazionale stampa italiana, al momento della cessione, aveva denunciato la scarsa trasparenza dell’operazione. Il dubbio, infatti, era che i nuovi editori – professionisti, ma non imprenditori – non avessero capitali sufficienti per far ripartire l’azienda. “I contorni del passaggio sono chiari – aveva dichiarato il segretario nazionale della Fnsi, Franco Siddi – ma il cuore no. Allo stato attuale sembrerebbe un passaggio di gestione, non di proprietà”.

Secondo i media sardi, all’orizzonte c’è uno sciopero generale di tutti i giornalisti dell’isola e l’occupazione di Sardegna Uno.  “Il Sindacato – si legge in una nota – ricorda che i lavoratori di Sardegna Uno hanno subito per due anni il Contratto di solidarietà che ha ridotto il loro stipendio del 33%. Ma neppure questo è bastato. Anzi si sono dovuti rivolgere alla magistratura per il mancato versamento dei contributi al Fondo integrativo”.

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Prepensionamenti e contratti di solidarietà: Rcs e Sole 24 Ore stringono la cinghia http://ifg.uniurb.it/2014/02/04/ducato-online/prepensionamenti-e-contratti-di-solidarieta-rcs-e-sole-24-ore-stringono-la-cinghia/56254/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/04/ducato-online/prepensionamenti-e-contratti-di-solidarieta-rcs-e-sole-24-ore-stringono-la-cinghia/56254/#comments Tue, 04 Feb 2014 10:07:39 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56254 LEGGI Crisi Rcs, dieci periodici a rischio La sfida dei Cdr per salvare 800 posti di lavoro]]> sole24ore-sito-258x258

Una cura da cavallo per il Sole 24 Ore e i periodici del gruppo Rcs nel periodo più nero del lavoro giornalistico in Italia. Per rimettere in sesto i bilanci, l’editore del quotidiano economico ha concluso un accordo venerdì scorso con il Comitato di Redazione, in attesa di ratifica da parte dell’assemblea di redazione, che prolunga lo stato di crisi fino al 2016.

In questo periodo di passione i contratti di solidarietà saranno rinnovati con un taglio del 14% dell’orario di lavoro: in pratica, i redattori passeranno a casa tre giorni al mese.

Meno tempo in ufficio, ma anche meno soldi in busta paga: la riduzione dello stipendio è però solo del 5%, perché la diminuzione dell’orario viene compensata al 60% dall’Inpgi (l’ente previdenziale dei giornalisti) e al 10% dallo Stato. Il punto più controverso riguarda i pensionamenti anticipati che, secondo l’accordo, dovrebbero riguardare 38-40 giornalisti in età avanzata, ovvero le firme che hanno fatto la storia recente del giornale milanese.

Per i redattori del quotidiano di Confindustria l’alternativa al congedo è la “retrocessione” del contratto, da tempo indeterminato a collaborazione fissa, con un taglio salariale del 30-50%. A chi sceglierà di rimanere, senza più gradi sulle spalline, l’azienda fornirà un telefono cellulare e un computer portatile, in modo da poter lavorare da casa.

Nel Cdr è stato il forte dissenso all’accordo di Antonella Olivieri, veterana della redazione finanziaria, che ha sottolineato l’illegittimità dei prepensionamenti obbligatori e il rischio di “perdere l’anima e la storia “ del Sole 24 Ore. “L’editore sbaglia due volte – aggiunge Olivieri – una prima volta liberandosi di persone altamente capaci e poi per gli incentivi che riconosce. Trattenere i redattori in servizio costerebbe di meno”.

L’accordo deve però ancora passare il voto dell’assemblea di redazione, convocata mercoledì 5 febbraio. Tra i votanti c’è anche Dino Pesole, altra firma autorevole del Sole, che sospende il giudizio sull’accordo in attesa di conoscerne i contenuti: “Scegliere strade dolorose è sempre difficile – dichiara il giornalista – dalle informazioni che circolano, il piano sembra una decisione che prova a far fronte alla situazione di difficoltà del giornale, sperando che sia sufficiente”.

Tira aria pesante anche all’interno del gruppo Rcs, alle prese da un anno con un piano di risanamento che comporta 600 esuberi in Italia (200 sono giornalisti), sfociato nella chiusura e nella messa in vendita di alcune testate del comparto periodici.
L’ultimo a cadere è stato il settimanale economico Il Mondo, la cui chiusura è stata ufficializzata lo scorso 16 gennaio: la redazione conta 13 giornalisti, che ora vedono come prospettiva più ottimistica l’accorpamento della loro testata nell’inserto CorriereEconomia.

Lo scorso 23 gennaio l’editore ha presentato un piano che ridisegna il futuro dei suoi periodici con 23 esuberi, una decina di prepensionamenti e contratti di solidarietà per 65 redattori, compresi quelli già in cassa integrazione. La decurtazione dello stipendio, anche in questo caso con interventi dell’Inpgi e dello Stato, arriva fino al 9%. Una soluzione che, secondo l’editore, comporterà risparmi per 2-3 milioni di euro, e che vede l’introduzione delle Uor (Unità organizzative redazionali), piccoli gruppi tematici di redattori in esubero che forniranno contenuti ai due quotidiani Rcs (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport) e ai sei periodici ancora in attività (Io Donna, Living, Style, Amica, Dove e Oggi).

Un piano che non piace ai lavoratori. Le redazioni del gruppo Rcs sono da una settimana in stato d’agitazione. Lunedì scorso il sito di Oggi non è stato aggiornato per mezza giornata. La redazione del periodico, riunita in assemblea permanente, non si lascia neanche passare le telefonate. I giornalisti di Oggi hanno chiesto all’azienda un chiarimento non solo sul piano di risanamento, ma anche sulle voci di vendita o di chiusura del cartaceo, con accorpamento del sito come “canale gossip del Corriere della Sera”.

Lo sfondo delle due vicende, Sole 24 Ore e Rcs, è un settore che dal 2009 a oggi ha perso il 13% di occupazione, ovvero 2.200 posti di lavoro svaniti nel nulla. A tirare le somme è Andrea Camporese, presidente nazionale dell’Inpgi, durante un convegno di Quarto Potere avvenuto sabato scorso a Milano. “Nel primo mese del 2014 – ha dichiarato Camporese – i posti di lavoro persi sono stati 200. Dal 2009, il ricorso agli ammortizzatori sociali è aumentato del 230%”.

Unica strada per uscire dalla crisi dell’editoria, per il presidente dell’Inpgi, è l’adozione di un contratto di lavoro che mantenga “equità inter-generazionale, che includa i giovani. Un sistema che protegga non solo il presente, ma che sia sostenibile anche per il futuro”.

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Assunzioni in Rai, da giugno ancora nessuna traccia del bando http://ifg.uniurb.it/2014/01/14/ducato-online/assunzioni-in-rai-concorso-annunciato-a-giugno-ma-nessuna-traccia-del-bando/54442/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/14/ducato-online/assunzioni-in-rai-concorso-annunciato-a-giugno-ma-nessuna-traccia-del-bando/54442/#comments Tue, 14 Jan 2014 16:34:32 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=54442 rai_cavalloTempi duri per gli aspiranti giornalisti. Tra crisi economica e editoria a picco, trovare un lavoro in una redazione è diventata un’utopia e il massimo che si possa sperare sono collaborazioni risicate e saltuarie. Per questo motivo la notizia dell’accordo stipulato lo scorso 28 giugno tra la Rai, il sindacato nazionale della Rai Usigrai e la Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa) poteva sembrare una boccata d’ossigeno per tutti i precari e i disoccupati.

Nel  contratto si parlava di stabilizzazione degli interni all’azienda e di nuove assunzioni di giornalisti, sia provenienti “dalle scuole”, sia attraverso un concorso pubblico. In particolare, si legge nell’accordo, “l’Azienda avvierà entro settembre un’iniziativa di selezione pubblica per future esigenze di nuovo personale giornalistico”.

Lo stesso segretario nazionale del Usigrai Vittorio Di Trapani aveva confermato la scadenza a settembre su Facebook mentre il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino aveva scritto sulla stessa piattaforma: “A qualcosa l’incontro con Gubitosi (a.d. della Rai ndr) è servito. Il bando del concorso interno sarà diffuso entro il 15 ottobre (ci sono circa 100 domande) e quello per il concorso generale prima della fine dell’anno”.  Iacopino aggiungeva poi alcune informazioni non ufficiali sul concorso, che dovrebbe essere senza limite di età e destinato al reclutamento di 100 giornalisti da inserire in un bacino al quale la Rai attingerà nei prossimi tre anni.

Purtroppo però settembre è passato già da un pezzo e sul bando Rai ancora nessuna novità. “È in corso una trattativa tra la Rai e l’Usigrai per definire tempi, criteri e modalità – ha detto Di Trapani al Ducato – sono fiducioso che la situazione si risolverà in tempi brevi“.

Come mai dopo sette mesi non si è ancora riusciti a trovare un accordo? “In passato abbiamo avuto esperienza di selezioni bloccate – ha risposto il segretario nazionale – stavolta vogliamo essere sicuri di non incappare in situazioni analoghe e quindi di creare un bando di selezione che rispetti tutti i giusti criteri”.  Di Trapani si riferisce al bando pubblico aperto nel 2010 attraverso il quale l’azienda avrebbe assunto dei giornalisti professionisti residenti nelle 19 sedi regionali Rai e province autonome con contratto a tempo determinato. La selezione però escludeva i residenti nel Lazio perché in quella regione le “eventuali esigenze di personale” sarebbero state soddisfatte “tramite il ricorso a tutte le risorse già utilizzate a tempo determinato a Roma”, si leggeva nell’avviso. Il ricorso al Tar e al Consiglio di Stato da parte di due giornalisti, poi bocciato perché non di competenza di questi due tribunali, ha fatto sospendere il concorso. I lavori per stabilire le caratteristiche del nuovo bando, assicura Di Trapani, sono “intensi” e a un “buon punto”.

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Basta Mandela, vogliamo sitcom e maltempo: la Bbc riceve 850 reclami http://ifg.uniurb.it/2013/12/10/ducato-online/basta-mandela-vogliamo-sitcom-e-maltempo-la-bbc-riceve-850-reclami/53815/ http://ifg.uniurb.it/2013/12/10/ducato-online/basta-mandela-vogliamo-sitcom-e-maltempo-la-bbc-riceve-850-reclami/53815/#comments Tue, 10 Dec 2013 17:14:10 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=53815 mandela

La homepage di Bbc News a cinque giorni dalla morte di Nelson Mandela

Nella serata di giovedì 5 dicembre due milioni e 800 mila telespettatori inglesi erano incollati agli schermi dei loro televisori: la Bbc, la prima emittente radiotelevisiva inglese, trasmetteva la replica di un episodio di “Mrs Brown’s boys”. Fuori, intanto, il ciclone Xaver devastava la costa orientale della Gran Bretagna, provocando due morti e 100 mila evacuati. A dieci minuti dalla fine della puntata, improvvisamente, le esilaranti avventure della vedova Brown e della sua numerosa famiglia sono state interrotte da un notiziario speciale: si è spento, all’età di 95 anni Nelson Mandela.

Nel giro di pochi secondi, l’annuncio si è imposto in prima linea su ogni mezzo d’informazione: la tv trasmetteva la vita dell’ex presidente del Sudafrica, la radio intercettava le condoglianze dei capi di Stato e la homepage della Bbc titolava sull’eroe dell’anti-apartheid. Una copertura mediatica che non è piaciuta proprio a tutti: in poche ore la più autorevole emittente d’Inghilterra ha ricevuto 850 lamentele.

“Le grandi storie, come la morte di Mandela, hanno bisogno di essere affrontate – si legge in uno dei reclami ricevuti dalla Bbc riportati dal Guardian – ma bisogna trovare un equilibrio. La sua morte non è stata inaspettata, era un uomo anziano, che era malato da molti mesi”. La scelta editoriale  della Bbc  è stata criticata su diversi fronti da parte del pubblico inglese: prima di tutto l’emittente avrebbe dato troppo spazio al politico sudafricano, tralasciando di informare la nazione sulla situazione del maltempo e del ciclone Xaver. Ma poi, era proprio necessario troncare la sitcom? “La Bbc interrompe la signora Brown dieci minuti prima della fine per una notizia su Nelson Mandela – si lamenta un telespettatore su Twitter – La notizia avrebbe potuto aspettare fino alle 22!”

Il pubblico è al centro di tutto ciò che fa la Bbc – recita un articolo delle Linee guida editoriali dell’emittente – Il feedback del pubblico è prezioso per noi e aiuta a migliorare la qualità del programma”. Ma per quanto riguarda Nelson Mandela, la Bbc ha deciso di non tornare sui propri passi. “La sua morte era qualcosa che abbiamo considerato sufficientemente significativo sia per interrompere la nostra programmazione, sia per estendere i nostri telegiornali – si è giustificata l’emittente in un post pubblicato il 6 dicembre sul sito web.

“Ci dispiace se c’è qualcuno che pensa di non essere stato ben informato sul maltempo” ha affermato lo stesso giorno il direttore di Bbc News, James Harding, durante una puntata del programma Newswatch. “Nessuno ha bisogno di una lezione sulla sua importanza – ha continuato – ma stiamo probabilmente parlando dello statista più importante e più significativo degli ultimi cento anni: un uomo che ha definito la libertà, la giustizia, la riconciliazione, il perdono. L’importanza della sua vita e della sua morte ci sembra estremamente chiara”.

Per permettere al pubblico di sporgere lamentele e per raccoglierle in modo ordinato, la Bbc fornisce ai suoi utenti una sezione del sito dedicata, in cui spiega come e dove scrivere i propri reclami e come verranno trattati dall’azienda. Secondo i brevi report rilasciati ogni 30 giorni, l’emittente riceve mensilmente tra le 12 e le 21 mila lamentele. La questione Mandela non è nuova: già nel 1990, quando ancora la modalità di reclamo non era così semplice, più di 500 spettatori del programma Antiques Roadshow inviarono le loro proteste alla Bbc per aver interrotto il programma con la notizia dell’uscita di prigione dell’ex-presidente sudafricano.

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Giornalismo in crisi: tutti i numeri. In tre anni -3722 contratti di lavoro http://ifg.uniurb.it/2013/06/13/ducato-online/giornalismo-in-crisi-tutti-i-numeri-in-tre-anni-3722-contratti-di-lavoro/51298/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/13/ducato-online/giornalismo-in-crisi-tutti-i-numeri-in-tre-anni-3722-contratti-di-lavoro/51298/#comments Thu, 13 Jun 2013 16:12:23 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=51298 Cinque anni di crisi. Contratti di solidarietà in aumento del 193%. Centinaia di migliaia di copie di quotidiani perse. Investimenti pubblicitari che regrediscono ai livelli di ventidue anni fa. Albert Camus definì il giornalismo “il mestiere più bello del mondo”, ma probabilmente con i dati alla mano oggi avrebbe cambiato idea.

In Italia c’è una città grande come Ancona registrata negli albi dell’Ordine dei Giornalisti: è la città di quelli che hanno seguito Camus e armati di telecamere, pc, tablet e le intramontabili carta e penna, hanno deciso di cimentarsi con il giornalismo. I professionisti, ovvero i giornalisti che per legge devono vivere ‘esclusivamente di giornalismo’, sono 27.958. Di questi 7.646 hanno messo penna e calamaio da parte e sono andati in pensione, mentre 17.364 lavorano e versano regolarmente i contributi. Dato che la matematica non è un’opinione, rimangono 3.000 persone in cerca di un editore.

-3,8% I contratti di lavoro giornalistico persi nel 2012
-3722 Rapporti di lavoro giornalistico persi dal 2010 a oggi
-292 Licenziamenti, prepensionamenti e contratti non rinnovati nei quotidiani italiani nel 2012
+193% La crescita dei contratti di solidarietà nelle testate italiane nel 2012
+28,3% La crescita dei giornalisti in cassa integrazione
253 Prepensionamenti nel 2012

Stando ai dati dell’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani) i pensionamenti sono aumentati del 4,3% rispetto al 2011, mentre è sceso del 3% il numero dei giornalisti con un contratto.

I dati più allarmanti riguardano la spesa che l’istituto di previdenza ha sostenuto per ammortizzatori sociali come disoccupazione, cassa integrazione e contratti di solidarietà. Con un +43,23% ovvero 7 milioni in più rispetto al 2011, l’Inpgi ha visto crescere la spesa per i trattamenti di disoccupazione del 9,02% rispetto all’anno precedente. La disoccupazione percepita dai giornalisti a causa di licenziamento è aumentata del 35%, e del 9,7% sono aumentati i trattamenti per disoccupazione in seguito a dimissioni.

Significativo è l’aumento del 193% dei contratti di solidarietà, ovvero quegli accordi stipulati tra l’azienda e i sindacati che prevedono meno ore di lavoro (e stipendi ridotti) per favorire le nuove assunzioni, senza ricorrere ai licenziamenti. Sono aumentate rispetto al 2011 anche le spese per la cassa integrazione, che costano all’Inpgi circa 3,6 milioni di euro. Tra i fortunati che sono riusciti a vivere grazie alla propria professione, 6.101 lavorano nel settore dei quotidiani (-1856 rispetto al 2008), 2872 nei periodici (nel 2008 erano 4000) e 935 lavorano nelle agenzie stampa (contro i 1316 del 2006). Non sono invece disponibili i dati scorporati di radio, tv e giornali online.

I numeri della diffusione dei quotidiani non sono più felici, anzi si tratta proprio di quelli più critici. Nella media generale la Fieg (Federazione italiana editori giornali) parla di un calo delle vendite pari al 6% nell’ultimo anno e al 22% dal 2007 a ora. Tradotto in carta, guardando i dati di Prima online, significa che La Repubblica e il Corriere della Sera, da sempre tra i più venduti nelle edicole, hanno perso insieme 463.948 copie. In particolare La Repubblica ha subito un calo di vendite del 42%, mentre il Corriere si ferma a -37%Il Fatto Quotidiano alla nascita vendeva 69.229 copie, oggi 54.035. Libero e Il Giornale hanno perso rispettivamente il 31% e il 43% delle copie.

Qualche segno positivo è rintracciabile tra i numeri dei settimanali, dove Vanity Fair è riuscita ad aumentare il numero di copie di 32.120 unità. Ma al di là di questa nota positiva, lo storico Oggi ha perso il 49%, Panorama il 45%, l’Espresso il 56%. Perfino Topolino – che è appena arrivato al numero 3000 – se la passa male, con un calo del 59%. In generale la stampa periodica ha registrato una riduzione ininterrotta di ricavi, che nel 2012 è arrivata al 9,5%.

Aggiungiamo anche che, proprio quello appena concluso è il primo anno in cui il segno meno è arrivato anche davanti al numero di chi i giornali li comprava tutte le mattine. Se finora l’aumento dei lettori era servito a compensare l’andamento negativo della diffusione delle vendite, adesso il calo di circa un 15% per i quotidiani e del 9,4% per i periodici rende ancora più difficile immaginare una ripresa, almeno in tempi brevi. Inoltre per la prima volta dal 2003, i fondi derivanti dalla pubblicità sono scesi al di sotto degli 8 miliardi di euro, che in termini reali significa una recessione ai livelli del 1991.  Ciò vale per tutti i mezzi di informazione eccetto internet, dove  gli investimenti sono cresciuti del 147%, anche in virtù dei bassi livelli di partenza e dei prezzi. Per tornare ai numeri: gli utenti unici del Corriere.it sono passati dai 963.605 di tre anni fa ai 1.168.112 dello scorso aprile, quelli di Repubblica.it sono 1.515.242, il 18% in più in un triennio. Numeri che non permettono di compensare, con gli introiti pubblicitari pari a 1,3 miliardi di euro, il crollo dell’advertising sulla carta stampata.

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Il caos calmo della rettifica online: se la deontologia non basta http://ifg.uniurb.it/2013/06/13/ducato-online/il-caos-calmo-della-rettifica-online-se-la-deontologia-non-basta/48928/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/13/ducato-online/il-caos-calmo-della-rettifica-online-se-la-deontologia-non-basta/48928/#comments Thu, 13 Jun 2013 12:55:49 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=48928 “Il cielo stellato sopra di me – diceva Immanuel Kant – la legge morale dentro di me”. Quando non esistono regole certe, l’unica barriera ad arginare l’istinto degli uomini (e dei giornalisti) è la sottile e variabile linea della moralità. E’ questo il caso del giornalismo online e dell’obbligo di rettifica, sul qual c’è un’assenza di norme che rischiano di produrre squilibri nella tutela dei diritti dei cittadini che la chiedono.

La stampa online è regolata, come il resto dell’informazione italiana, da una legge datata 8 febbraio 1948 . Ben prima della Rete, e quando la tv non era ancora arrivata in Italia. Chiaro quindi che ci siano dei problemi. Cosa deve fare il cittadino che vuole rettificare una notizia su un giornale online? E come deve comportarsi il giornalista?

Come detto, una norma di legge non esiste. La legge del 1948 detta i requisiti per la rettifica sui mezzi d’informazione tradizionali. La testata giornalistica è obbligata a pubblicare tempestivamente le rettifiche – anche qualora contengano informazioni false – entro un certo numero di edizioni, a seconda del tipo di pubblicazione (settimanale, giornale radio, quotidiano).

Nel caso di internet, però, sorgono due grossi problemi:

  1. le edizioni, in senso proprio, non esistono,
  2. il web non è contemplato dalla legge tra i mezzi d’informazione

Di conseguenza, non esistono regole per stabilire quando esista il diritto di replica da parte della persona che si sente offesa da un contenuto e la forma che deve prendere questa rettifica.

“Non c’è nessuna regola – conferma Carlo Melzi D’Eril, avvocato penalista esperto di giornalismo (per la trasparenza: è anche docente dell’Ifg) – salvo il codice deontologico dei giornalisti. Se il giornalista online venisse citato in giudizio per una mancata rettifica, infatti, la sua posizione verrebbe immediatamente archiviata perché non c’è nessuna norma che regola la materia, a differenza di ciò che avviene per gli altri mezzi d’informazione”. È bene precisare che si parla soltanto dell’obbligo di rettifica: il giornalista online, come tutti gli altri, risponde penalmente per il reato di diffamazione.

“Una buona soluzione normativa – sostiene ancora Melzi D’Eril – sarebbe far scattare l’obbligo di rettifica per le testate e i mezzi d’informazione online secondo un criterio temporale, magari con un limite di spazio e con la condizione che la notizia da rettificare sia falsa, come avviene per le televisioni”.

Così la deontologia professionale rimane l’ultimo argine all’anarchia, anche se per l’Ordine dei giornalisti è quasi come fermare la marea con le mani. Dario Gattafoni, presidente dell’Ordine dei giornalisti delle Marche, sostiene che “una norma di legge ben fatta sarebbe utile e auspicabile, ma noi non ne abbiamo bisogno: il codice deontologico parla chiaro, il giornalista è comunque obbligato alla rettifica, quindi se la regola legislativa interviene a fissare un paletto, sicuramente ne beneficeremo tutti, altrimenti comunque ci sono delle norme inderogabili sul comportamento dei giornalisti”.

Va detto, però, che se queste regole sanzionano i giornalisti, non tutelano in modo diretto i cittadini interessati alla rettifica, proprio perché sono norme la cui applicazione spetta all’Ordine che non è un tribunale e che non ha potere sui non iscritti. Il cittadino viene tutelato dall’Ordine solo in via indiretta, attraverso il potere di controllo e censura sui giornalisti, compresi quelli del web (esclusi i blogger).

Fin qui la teoria, ma in pratica, come deve comportarsi il giornalista ? Come si rettifica un pezzo online, per definizione immateriale? Ci sono varie scuole di pensiero: c’è chi corregge il pezzo originale, chi aggiunge in testa o in coda la rettifica, chi sbarra la frase da rettificare con una riga e scrive accanto in corsivo le parole nuove che correggono il “tiro” della notizia, chi rettifica in un nuovo pezzo, chi – salomonicamente – si toglie dall’imbarazzo cancellando totalmente il pezzo originale.

I giornalisti si muovono quindi in ordine sparso. A  mettere ordine nella faccenda dovrebbe essere il parlamento che, anche se frammentariamente, ci ha anche provato: nel 2009, maggioranza e opposizione presentarono, all’interno del disegno di legge sulle intercettazioni, due emendamenti contraddittori.

Il senatore D’Alia, messinese in quota Udc, presentò un emendamento che fu ribattezzato “ammazza-blog”: prevedeva che i gestori dei siti d’informazione dovessero procedere “immediatamente” alla pubblicazione della rettifica. Ma cosa vuol dire “immediatamente” in un modo che si muove alla velocità dei bit? Il Pd propose invece un periodo di tempo di 48 ore dalla richiesta di rettifica alla sua pubblicazione. Ma il Ddl intercettazioni non vide mai la luce, e gli emendamenti quindi sono finiti nella soffitta di Palazzo Montecitorio. Lasciando da sola la deontologia.

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Legnini: “Equo compenso anche senza editori, è il mio dovere” http://ifg.uniurb.it/2013/06/12/ducato-online/legnini-equo-compenso-anche-senza-editori-ma-se-serve-tempo-va-concesso/50786/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/12/ducato-online/legnini-equo-compenso-anche-senza-editori-ma-se-serve-tempo-va-concesso/50786/#comments Wed, 12 Jun 2013 07:01:00 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=50786 Ducato: l'importanza dell'accordo sulle tariffe minime per i freelance ("ma se serve più tempo, va concesso"), l'ipotesi di un accordo con Google e l'importanza dell'Ordine dei giornalisti]]>

Il sottosegretario con delega all’editoria Giovanni Legnini

L’equo compenso va attuato con o senza gli editori. Giovanni Legnini, sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega all’editoria, sente pesare sulle spalle il dovere dell’attuazione della legge che dovrebbe garantire dei compensi minimi ai freelance. Una legge approvata a gennaio, che prevedeva entro tre mesi i primi risultati, e ad oggi è ancora inattuata.

Legnini vorrebbe tempi brevi e l’accordo di tutte le parti. Un’utopia? Gli abbiamo chiesto come intende muoversi nel mare di questo e degli altri problemi dell’editoria italiana: contributi pubblici alle testate, accordo con Google, crisi della stampa, controllo dell’informazione online e abolizione dell’Ordine dei giornalisti. Legnini parla della notizia come di una “merce preziosissima” e crede nell’Ordine come la migliore tutela dell’attività giornalistica.

Sottosegretario Legnini, la commissione che dovrebbe definire l’equo compenso per i giornalisti precari non riesce a riunirsi per la mancanza di un delegato unico degli editori. Come pensa di risolvere il problema?
Abbiamo parlato con gli editori per persuaderli a sbloccare questa situazione e abbiamo ricevuto una certa disponibilità. La Commissione è stata riconvocata per giovedì 13 giugno: lì vedremo se questa volontà è concreta. Se dovesse persistere la diserzione, noi andremo avanti ugualmente.

Quindi procederete senza gli editori?
Sono convinto che procederemo con gli editori. Ciò che è certo è che c’è una norma di legge che va attuata. Io sono anche titolare della responsabilità di attuazione del programma di governo: ho il dovere di attuarla. Punto. Se il tema è quello di favorire una più estesa partecipazione degli editori, si possono trovare altre forme, anche di consultazione extra-commissione.

La commissione ha una composizione mista: editori, rappresentanti dell’ordine, sindacati. Quanto tempo ci vorrà per mettere d’accordo tutte le parti?
Fosse per me chiuderei i lavori nel giro di poche settimane. Ma se le parti mi chiedessero più tempo per raggiungere un accordo, io glielo concederei. Ho la ferma intenzione di privilegiare la via negoziale: vorrei che i diversi soggetti si mettessero d’accordo nell’individuare i criteri per l’equo compenso. Se non ci riusciranno, o se non vorranno farlo, o se si creeranno ostacoli, allora individueremo una soluzione che non sia unanime o consensuale.

La norma prevede che le testate che non aderiscono alle tariffe dell’equo compenso perdano i contributi pubblici. Ma il 90% delle testate italiane non li prende. In questo caso, non c’è alcuna sanzione?
Le testate che non accedono ai contributi dovranno applicare la norma comunque. Se non la applicheranno i soggetti eventualmente lesi potranno agire giudizialmente. Il mio timore è che se non si definisce bene la natura giuridica del risultato del lavoro della commissione, possano generarsi dei conflitti: per questo voglio privilegiare il negoziato, così si attenuerebbe il rischio di impugnazione.

I contributi pubblici all’editoria sono un tema molto dibattuto e c’è chi chiede di abolirli del tutto. Ma perché l’industria editoriale deve essere diversa da altri settori e ha bisogno di sostegno? Non può essere autosufficiente?
La ragione giuridica e costituzionale di questo sostegno è favorire il pluralismo. Negli altri settori non si producono idee o notizie, ma beni o servizi: lì la liberalizzazione fa bene al mercato e ai consumatori. Ma qui la merce è preziosissima: è la notizia, l’informazione che orienta l’opinione pubblica. Quindi il trattamento deve essere necessariamente differente.

Lei ha ipotizzato un accordo con Google sul modello francese per sostituire con quei soldi i fondi per il finanziamento pubblico. Ma non c’è il rischio che – invece di aiutare la digitalizzazione dei giornali italiani – così si sovvenzioni la carta stampata, a ‘fondo perduto’ diciamo?
Non è così, non ho mai ipotizzato che con quelle risorse si debba sostituire il finanziamento pubblico e quindi dare soldi alla carta stampata. Quei fondi eventualmente servono per finanziare l’innovazione dell’editoria, non la conservazione. Progetti innovativi, che consentono di accrescere la quota dell’informazione online e di far entrare in questo comparto i giovani, per rendere l’editoria italiana al passo coi tempi, più dinamica, più attrattiva.
Inoltre le eventuali risorse saranno messe a disposizione come corrispettivo del fatto che Google attinge ai prodotti editoriali che oggi si producono: quindi è anche una sorta di compensazione, diciamo così, del diritto d’autore.

Il giornalismo online oggi è meno regolamentato di quello cartaceo, e le leggi sulla stampa creano una disparità di trattamento tra i giornalisti della carta e dell’online. Ci sono delle proposte per disciplinare anche il mondo dell’online e per livellare la normativa rivolta ai giornalisti?
Il fatto che i giornali online crescano è un bene e da parte mia non c’è la volontà – attraverso una migliore regolamentazione – di “controllare” le notizie, come qualcuno ipotizza. Ci mancherebbe altro: io sono un fermissimo assertore del pluralismo, della totale libertà di espressione del pensiero. Detto questo, che ci sia la necessità di un regolamento più preciso sulla nascita e la vita dei giornali online è pacifico. Il fatto che sulla Rete circolino sistematicamente notizie inventate è un problema serio, che impone la rivisitazione della disciplina relativa, anche quella penalistica.

L’Ordine dei giornalisti, come associazione di categoria, riceve molte critiche. Crede che nel prossimo futuro possano esserci proposte per la sua abolizione?
Personalmente credo che gli ordini debbano essere mantenuti per quelle professioni che hanno un rilievo costituzionale; per gli altri settori, no. L’attività giornalistica ha un indiscutibile rilievo costituzionale, e ha bisogno di una regolamentazione e di una tutela. Ogni tanto invochiamo i modelli di altri paesi, ma non è detto che siano migliori dei nostri.

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Giornalisti olandesi a spasso per la provincia: “Visitatela tutto l’anno” http://ifg.uniurb.it/2013/06/03/ducato-online/giornalisti-olandesi-a-spasso-per-la-provincia-visitatela-tutto-lanno/49518/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/03/ducato-online/giornalisti-olandesi-a-spasso-per-la-provincia-visitatela-tutto-lanno/49518/#comments Mon, 03 Jun 2013 12:55:07 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=49518 URBINO – Scoprire il Montefeltro e la costa anche in bassa stagione. Il messaggio è rivolto ai turisti olandesi e tedeschi e sarà diffuso in 64.000 copie. I giornalisti olandesi della rivista “Italie” sono venuti a raccontare la provincia di Pesaro e Urbino ai propri lettori al volante di un’auto d’epoca.

Urbino, Acqualagna, Sassocorvaro, la gola del Furlo sono solo alcune delle mete che saranno raccontate nel lungo reportage – sei o sette pagine – che apparirà sull’edizione di settembre della rivista.

L’iniziativa è del tour operator Marche Holiday che ha accompagnato i colleghi stranieri nei luoghi più suggestivi della provincia proprio per far trapelare il messaggio che, come dice la general manager del gruppo Laura Sabbatini, “la provincia di Pesaro e Urbino, le colline del Montefeltro e la costa sono luoghi che vale la pena di visitare durante tutto il corso dell’anno”.

Insomma un invito alle famiglie dei Paesi Bassi e della Germania a imitare i giornalisti di “Italie”, magari noleggiando un’auto d’epoca per scorrazzare tra le colline del Montefeltro, passando di borgo in borgo, fuori dai “canonici” mesi di luglio e agosto.

E pazienza se queste settimane di primavera sono più piovose del solito. Gli olandesi, comunque, non se ne accorgerebbero.

 

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Ordine dei giornalisti, ecco i nuovi consiglieri http://ifg.uniurb.it/2013/05/27/ducato-online/ordine-dei-giornalisti-ecco-i-nuovi-consiglieri/48662/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/27/ducato-online/ordine-dei-giornalisti-ecco-i-nuovi-consiglieri/48662/#comments Mon, 27 May 2013 11:59:41 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=48662

E’ ormai quasi definitivo l’elenco dei nuovi consiglieri nazionali e regionali dell’Ordine dei giornalisti, dopo il turno di ballottaggio che si è svolto ieri in 11 Regione (le altre aveva già eletto i propri consiglieri al primo turno). Manca ancora qualche dato per conoscere la composizione definitiva: qui di seguito riportiamo tutti i nomi dei giornalisti eletti a rappresentare la categoria negli organi di autogoverno, ad eccezione di quelli che non sono stati ancora comunicati dai rispettivi ordini regionali.

Le regioni in cui si è votato il ballottaggio sono Lombardia, Lazio, Toscana, Marche, Veneto, Sicilia, Piemonte, Emilia Romagna, Basilicata, Campania e Valle d’Aosta.

MARCHE

  • Consiglio nazionale dei professionisti: Dario De Liberato, Franco Elisei
  • Consiglio nazionale dei pubblicisti:  Aleandro Di Silvestre e Luciano Gambucci
  • Consiglio regionale dei professionisti: Simonetta Marfoglia, Dario Gattafoni, Franco De Marco, Stefano Fabrizi, Giuseppe Poli, Patrizio Patrizi
  • Consiglio regionale dei pubblicisti: Nicola Di Francesco, Luca Romagnoli e Gabriele Vincenzi
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Edoardo Danieli e Paola Maria Cimarelli
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Egidio Montemezzo

UMBRIA

  • Consiglio nazionale professionisti: Gianfranco Ricci, Paolo Giovagnoni
  • Consiglio nazionale pubblicisti: Elvisio Vinti

LAZIO

  • Consiglio nazionale professionisti: Roberta Serdoz, Carlo Bonini, Chiara Longo Bifano, Enzo Iacopino, Guido D’Ubaldo, Fabiola Paterniti, Pierluigi Franz, Pietro Suber, Giannetto Baldi, Nadia Monetti, Laura Trovellesi, Paolo Conti, Roberto Mastroianni, Cristina Cosentino, Loris Gai, Maria Zagarelli
  • Consiglio nazionale pubblicisti: Roberto Rossi, Ugo Armati, Mauro De Vincentiis, Francesco Nota Cerasi, Vittorio Esposito, Elisabetta Palmisano, Silvia Mattoni, Carlo Felice Corsetti, Paola Scarsi, Daniela Molina, Barbara Cannata
  • Consiglio regionale dei professionisti: Paola Spadari, Bruno Tucci, Silvia Resta, Maria Lepri, Marco Conti, Carlo Picozza
  • Consiglio regionale dei pubblicisti: Gino Falleri, Giovanna Sfragasso, Mariafrancesca Genco
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Giovan B. Brunori, Solen De Luca
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Giovanna Ciacciulli

ABRUZZO

  • Consiglio nazionale professionisti: Nicola Marini, Domenico Marcozzi
  • Consiglio nazionale pubblicisti: Alfredo Di Pasquale, Luigi Marra
  • Consiglio regionale professionisti: Stefano Pallotta, Donatella Speranza, Marina Marinucci, Maria Sasso, Andrea Mori, Gennaro Della Monica
  • Consiglio regionale pubblicisti: Eliseo Palmieri, Antonio Di Bacco, Antonio Di Muzio
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Walter Nerone, Francesco Cioce
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Carlo Ezio Teramani0

MOLISE

  • Consiglio nazionale professionisti: Vincenzo Cimino, Pietro Eremita
  • Consiglio nazionale pubblicisti: Cosimo Santimone
  • Consiglio regionale professionisti: Enrica Cefaratti, Antonio Lupo, Giovanni Di Tota, Sergio Bucci, Enzo Luongo, Pina Petta
  • Consiglio regionale pubblicisti: Nicola Di Pardo, Domenico Bertoni, Massimo Del Grande
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Adolfo C. Menotti

EMILIA ROMAGNA

  • Consiglio nazionale dei professionisti: Mario Rebeschini, Antonella Cardone, Paola Cascella e Achille Scalabrin
  • Consiglio nazionale dei pubblicisti: Roberto Zambalani, Michelangelo Bucci, Elio Pezzi, Alberto Lazzarini, Mario Paolo Guidetti
  • Consiglio regionale dei professionisti: Gerardo Bombonato, Michele Smargiassi, Giuseppe Errani, Olivio Romanini, Antonio Farnè e Mara Cinquepalmi
  • Consiglio regionale dei pubblicisti:  Emilio Bonavita, Luca Molinari, Gianna Zagni
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Lorenzo Bianchi e Fulvio De Nigris
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Francesco Arus

TOSCANA

  • Consiglio nazionale dei professionisti: Luca Frati, Giuseppe Rea e Antonio Valentini
  • Consiglio nazionale dei pubblicisti: Luigi Cobisi, Elisabetta Cosci, Federica Sali e Maria Lardara
  • Consiglio regionale dei professionisti: Carlo Bartoli, Paolo Mori, Franca Selvatici, Luigi Caroppo, Alfredo Scanzani e Domenico Guarino
  • Consiglio regionale dei pubblicisti: Michele Taddei, Silvia Motroni e Nicola Novelli
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Nicola Coccia e Omero Cambi
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Andrea Sbardellati

TRENTINO ALTO ADIGE

  • Consiglio nazionale professionisti: Augusto Goio, Hansjoerg Kucera
  • Consiglio nazionale pubblicisti: Enrico Paissan
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Franco Sitton, Giuliano Tecilla
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Francesca Witzmann

FRIULI VENEZIA GIULIA

  • Consiglio nazionale dei professionisti: Piero Villotta, Miro Oppelli
  • Consiglio nazionale dei pubblicisti: Silvano Bertossi, Andrea Merkù
  • Consiglio regionale dei professionisti: Cristiano Degano
  • Consiglio regionale dei pubblicisti: Amos D’antoni
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Giuseppe Longo
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Anna Rina Rusconi

VENETO

  • Consiglio nazionale dei professionisti: Maurizio Paglialunga, Alberto Vitucci, Lucio Bussi
  • Consiglio nazionale dei pubblicisti: Cristina Marchesi, Alessandro Mantovani, Andrea Pattaro e Andrea Alba
  • Consiglio regionale dei professionisti: Gianluca Amadori, Martina Zambon, Leopoldo Pietragnoli, Giuseppe Gioia, Giovanni D’Alessio e Massimiliano Crosato
  • Consiglio regionale dei pubblicisti: Michele Canova, Alessandra Sgarbossa e Matteo Guarda
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Enrico Scotton e Andrea Buoso
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Giovanni Battista Bianchini
LOMBARDIA
  • Consiglio regionale dei pubblicisti: Stefano Gallizzi, Roberto Di Sanzo
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Angela Battaglia

PIEMONTE

  • Consiglio nazionale dei professionisti: Lorenzo Del Boca, Giampaolo Boetti, Giuseppe Gandolfo
  • Consiglio nazionale dei pubblicisti: Gianni Stornello, Gianluca Marchetti, Gianni Dimopoli, Marco Caramagna, Antonio Borra e Mauro Bossola
  • Consiglio regionale dei professionisti: Alberto Sinigaglia, Maria Teresa Martiniego, Andrea Caglieris, Giorgio Levi, Emanuela Banfo, Mario Bosonetto
  • Consiglio regionale dei pubblicisti:  Ezio Ercole, Franca Giusti, Franco Leonetti
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Luca Rolandi e Raffaele Sasso
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Giuseppe Biasutti

VALLE D’AOSTA

  • Consiglio nazionale dei professionisti: Ezio Vincenzo Berard e Pier Luigi Bertello
  • Consiglio nazionale dei pubblicisti: Carlo Ferina
  • Consiglio regionale dei professionisti: Tiziano Trevisan, Claudio Laugeri, Viviana Ballarini, Enrico Martinet, Renato Willien e Beatrice Mosca
  • Consiglio regionale dei pubblicisti:  Pier Paolo Civelli, Michelle Meloni e Giorgio Carlo Galli
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Renato Godio e Daniele Michele Amedeo
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Alessandro Camera

LIGURIA

  • Consiglio nazionale dei professionisti: Andrea Ferro e Gianfranco Sansalone
  • Consiglio nazionale dei pubblicisti: Alessandro Grasso Peroni
  • Consiglio regionale dei professionisti: Licia Casali, Filippo Paganini e Nadia Campini
  • Consiglio regionale dei pubblicisti: Dino Stefano Frambati
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Francesco Ricci, Stefano Bigazzi
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Marco Marcellino

CAMPANIA

  • Consiglio nazionale dei professionisti: Chiara Maria Aulisio, Antonio Sasso, Carlo Verna e Lino Zaccaria
  • Consiglio nazionale dei pubblicisti: Salvatore Campitiello, Claudio Ciotola, Annamaria Riccio, Vera De Luca, Carlo Conte, Riccardo Stravino, Alessandro Sansoni, Alessandro Savoia, Francesco Ferraro e Massimiliano Musto
  • Consiglio regionale dei professionisti: Ottavio Lucarelli e Paolo Mainiero, Rossana Russo, Vincenzo Colimoro, Vincenzo Esposito e Giuseppe De Martino
  • Consiglio regionale dei pubblicisti:  Domenico Falco, Gennaro Guida e Lucio Perone
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Marzio Di Mezza e Francesco Marolda
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Mauro Fellico

PUGLIA

  • Consiglio nazionale professionisti: Felice Salvati, Adelmo Gaetani
  • Consiglio nazionale pubblicisti: Daniela Pastore, Elio Donno, Vitantonio Scisci, Michele Lorusso
  • Consiglio regionale professionisti: Lorena Saracino, Gianfranco Summo, Piero Ricci, Anna De Feo, Rossella Grandolfo, Valentino Losito
  • Consiglio regionale pubblicisti: Patrizia Camassa, Michele Antonucci, Natale Labia
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Pietrantonio Loffredo, Francesca Sozzo
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti:Giuseppe Accettura

BASILICATA

  • Consiglio nazionale professionisti: Oreste Lo Pomo, Donato Pace
  • Consiglio nazionale pubblicisti: Clemente Carlucci
  • Consiglio regionale professionisti: Celeste Rago, Mimmo Sammartino, Rino Cardone, Loredana Costanza, Sissi Ruggi e Anna Bruno
  • Consiglio regionale pubblicisti: Michele Buono, Antonio Lombari, Rocco Sabatella
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Rosa Albis, Dora Attubato
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Antonio Corbo

CALABRIA

  • Consiglio nazionale professionisti: Attilio Sabato, Andrea Musmeci
  • Consiglio nazionale pubblicisti: Natalino Bianco, Cosimo Bruno, Rosario De Luca

SICILIA

  • Consiglio nazionale dei pubblicisti: Santo Gallo, Santino Franchina, Attilio Raimondi e Leonardo Romeo
  • Consiglio nazionale professionisti: Franco Nicastro Maria Pia Farinella, Giuseppe Gulletta
  • Consiglio regionale dei professionisti: Riccardo Arena, Filippo Mulè, Concetto Mannisi, Giovanni Villino, Gisella Cicciò, Eleonora Cosentino
  • Consiglio regionale dei pubblicisti: Giacomo Clemenzi, Salvo Licastri e Teresa Di Fresco
  • Consiglio regionale revisori professionisti: Placido Ventura e Aldo Mantineo
  • Consiglio regionale revisori pubblicisti: Andrea Naselli

SARDEGNA

  • Consiglio nazionale professionisti: Paolo Carta, Giancarlo Ghirra
  • Consiglio nazionale pubblicisti: Giuseppe Murru

Sullo stesso argomento:

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