il Ducato » Good Morning Italia http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Good Morning Italia http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Good Morning Italia, Pagliaro: “Facciamo ogni giorno cultura, approfondendo le notizie” http://ifg.uniurb.it/2015/04/24/ducato-online/good-morning-italia-pagliaro-facciamo-ogni-giorno-cultura-approfondendo-le-notizie/72058/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/24/ducato-online/good-morning-italia-pagliaro-facciamo-ogni-giorno-cultura-approfondendo-le-notizie/72058/#comments Fri, 24 Apr 2015 20:49:35 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72058 URBINO – È un servizio per il lettore, che non divide le notizie per compartimenti stagni e non si concentra solo su ciò che è interessante ma su ciò che davvero è importante. È Good Morning Italia, che dal 2013 accompagna la colazione mattutina di migliaia di utenti con un resoconto dei fatti principali avvenuti in Italia e nel mondo. Ogni giorno, alle 7.30, gli abbonati ricevono per mail o sull’app le sintesi fatte dalla redazione, insieme ai link che rimandano a pezzi di testate nazionali e internazionali. Al Festival del Giornalismo Culturale di Urbino Beniamino Pagliaro, fondatore del servizio, è seduto a un caffè a margine di un incontro sul rapporto tra web e cultura. Racconta al Ducato che cos’è e come funziona il suo prodotto di rassegna stampa.

Beniamino Pagliaro, Good Morning Italia

Qual è il tipo di servizio che volete offrire e come viene costruita un’edizione di Good Morning Italia?
“Anzitutto per ragioni ideologiche non ragioniamo per settori, abbiamo proibito di usare titoli come economia, esteri, e via dicendo. Se una cosa succede in Francia ed è importante, allora lo è anche in Italia, senza bisogno che sia catalogata in una categoria prefissata. Il punto vero è se la questione è rilevante e il nostro lavoro è proprio questo, togliere ciò che è superfluo e concentrarci su ciò che è importante. Il nostro abbonato ha poco tempo, non possiamo scocciarlo con la fuffa; la cronaca ad esempio non la mettiamo quasi mai perché pensiamo che non dia un valore aggiunto”.

Come viene costruita un’edizione di Good Morning Italia e in quanti siete in redazione?
“Siamo partiti in sei e attualmente siamo nove, siamo una squadra di giornalisti che parallelamente lavora anche per altre testate o fa il freelance. Il lavoro fatto a priori è la selezione dei temi con uno sguardo orizzontale e internazionale mentre sulla scrittura si fa un lavoro di cesello, senza rinunciare però ad una chiave o a un titolo divertente. Abbiamo dei turni stabiliti mensilmente e ogni giorno c’è un responsabile che coordina il lavoro di tutti gli altri, che generalmente comincia alle 5 del mattino”.

Tornando invece al tema del festival, quanto spazio trova la cultura nella vostra rassegna?
“Noi facciamo ogni giorno cultura. Tradizionalmente quando si parla di cultura si pensa al libro, alle recensioni, ma l’aspetto culturale non risiede solo in queste forme. È approfondire al di là della singola notizia, devi far capire nel modo migliore possibile all’utente cosa sta accadendo”.

Nel 2014 erano 5300 gli utenti iscritti al servizio, attualmente quanti sono fra news letter e app?
“Abbiamo una reach complessiva di circa 7000 persone al giorno, di queste circa 3000 sono gli utenti che hanno già un abbonamento mentre gli altri usufruiscono del periodo di prova gratuito di 30 giorni. La percentuale di passaggio dal trial al servizio a pagamento è del 31%, che è molto alta se si considera che la media americana di transizione al paywall è dello 0,5. Questo dato è misurato a novembre e nei mesi successivi abbiamo continuato con una crescita organica del 20%; sono numeri che ci rendono ottimisti sul modello che abbiamo adottato”.

Com’è invece il rapporto con i vostri utenti, ricevete dei feedback, delle richieste particolari?
“Alcuni vorrebbero l’edizione prima al mattino, alcuni più esteri, attualmente tanti ci dicono più Italia. In generale riceviamo ogni giorno decine di mail dagli utenti che chiedono di approfondire un certo contenuto e noi facciamo rispondere a tutti dal collega che ha scritto l’edizione. Abbiamo un bel dialogo, in media in mezz’ora rispondiamo a tutti il che è molto impegnativo però fondamentale per avere con loro un rapporto vero”.

Foto di Jacopo Salvadori Valentina Ruggiu

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Content curation, i giornalisti vanno a caccia dell’informazione di qualità http://ifg.uniurb.it/2015/03/11/media-home/content-curation-i-giornalisti-vanno-a-caccia-dellinformazione-di-qualita/67690/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/11/media-home/content-curation-i-giornalisti-vanno-a-caccia-dellinformazione-di-qualita/67690/#comments Wed, 11 Mar 2015 11:53:09 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=67690 Playbook, ora anche in Italia nascono servizi dedicati di content curation. I casi di Good Morning Italia e Slow News, con abbonamenti in crescita e lettori che non si limitano solo a leggere, ma vogliono anche contribuire]]> 8946748278_8fb6f8f667_nURBINO – Selezionare le notizie prese dal mare magnum dell’informazione online e cartacea e fornire una scelta di qualità che possa orientare l’utente a districarsi nell’immensa mole di notizie oggi disponibili. Questa è la “content curation”. Un’attività che, in fondo, è sempre esistita. Ogni giorno, infatti, i giornalisti selezionano le notizie, decidendo cosa merita la prima pagina e cosa invece lasciare fuori.
“La differenza è che oggi la content curation è diventata un prodotto che si vende”, dice Beniamino Pagliaro, uno dei fondatori di Good Morning Italia – un servizio nato due anni fa sul modello di Playbook, la newsletter mattutina del sito di informazione americano Politico – che ogni giorno fornisce entro le 7.30 una selezione con le notizie più importanti della giornata.

Pagliaro ne sottolinea la dimensione artigianale: “Selezionare è un lavoro estremamente giornalistico – spiega – manuale, certosino. Occorre avere una preparazione culturale solida e la capacità di leggere e interpretare le notizie per poterle poi scegliere e offrire”.
Il lavoro che c’è dietro a ogni edizione di Good Morning Italia, che si legge in 5 minuti – il tempo di prendere la metro prima di andare a lavoro – è di almeno quattro o cinque ore al giorno: “Nel corso della giornata – racconta Pagliaro – i nostri redattori individuano quali sono gli argomenti interessanti da mettere nell’edizione del mattino seguente. Good Morning Italia non è una newsletter, né una rassegna stampa: è un nuovo media, è contemporaneo ed è adatto alla vita che le persone fanno nel 2015″.

Nel panorama dei “nuovi media” italiani si è affacciato da poco più di due mesi anche un altro esempio di content curation, dal nome emblematico: Slow Newsovvero l’opposto di “breaking news”. Si tratta di una newsletter che arriva due volte a settimana, il mercoledì e la domenica. Ogni numero contiene una selezione di contenuti online, accompagnata da un abstract che li descrive. “Per noi Slow News è un certo tipo di informazione – dice Alberto Puliafito, uno degli ideatori del sito – un modo di approfondire più a misura d’uomo. La possibilità di fermarsi e di uscire dal flusso infinito che è l’informazione su Internet”.

Entrambi i prodotti, che puntano molto sulla qualità, sono a pagamento. Gli abbonamenti mensili costano 1,99 euro nel caso di Good Morning Italia e due euro per Slow News, mentre scegliendo pacchetti annuali o a vita si risparmia qualcosa in più. “Non siamo ancora in utile – dichiara Pagliaro – ma dato che siamo ancora in fase di start-up, penso sia normale a neanche un anno dal lancio della versione a pagamento”.
Alberto Puliafito è più dubbioso riguardo alla sostenibilità economica di queste attività: “Nel nostro caso, si tratta di un progetto professionale residuale – dice – La nostra redazione, infatti, è composta da cinque giornalisti che hanno tutti un altro lavoro e, al momento, consiste in un documento condiviso in cui carichiamo le nostre idee”. Nonostante questo, gli abbonamenti sono in crescita e gli utenti iniziano a segnalare i loro contenuti: “Nel prossimo numero inseriremo, ad esempio, un articolo bellissimo che ci è stato segnalato da un lettore” aggiunge Puliafito. Un passo nella direzione dell’open journalism, cioè il coinvolgimento dei lettori nella produzione o nella scelta dei contenuti.

“Il processo di content curation passa necessariamente attraverso l’open journalism – spiega Pier Luca Santoro, esperto di marketing e comunicazione e fondatore dell’osservatorio sui media Datamediahub – cioè l’apertura delle redazioni al rapporto con i pubblici di riferimento, che diventano protagonisti del processo di selezione. In Italia, però, questa è una realtà ancora lontana”.

Content curation è sinonimo di contemporaneità, ma anche di futuro: “La selezione c’è sempre stata e continuerà a esserci – riflette Pagliaro – e oggi è esaltata dalle potenzialità degli strumenti digitali di cui disponiamo per la produzione e la fruizione”. Per Santoro la content curation sarà uno dei principali compiti del giornalismo nei prossimi anni: “Il lavoro di chi fa informazione è quello di mettersi al centro della rete – spiega – attingendo naturalmente alle fonti tradizionali, ma anche interpretando il flusso di contributi e stimoli che arrivano dalle persone e dai social. Lo potrebbe fare anche un algoritmo, ma il content curator ci mette ciò che chiamo il tocco umano: preparazione e professionalità”.

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