il Ducato » hyperlocal http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » hyperlocal http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Raccontare Tolosa da Tunisi: così si uccide il mestiere del reporter http://ifg.uniurb.it/2013/04/19/ducato-online/raccontare-tolosa-da-tunisi-cosi-si-uccide-il-mestiere-del-reporter/42752/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/19/ducato-online/raccontare-tolosa-da-tunisi-cosi-si-uccide-il-mestiere-del-reporter/42752/#comments Fri, 19 Apr 2013 05:00:40 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=42752 I reporter potrebbero estinguersi ben prima degli orsi bianchi. Questo, perlomeno, è il timore che viene a leggere le notizie in arrivo da Tolosa e da Chicago, dove i giornalisti –  in due casi che hanno fatto scandalo – sono stati sostituiti da redattori in outsourcing.

Economicissimi, silenziosissimi, sfruttatissimi: grazie a database sterminati, al web e a potentissimi aggregatori di notizie, un esercito di giornalisti dei paesi in via di sviluppo è pronto a farsi pagare molto meno dei colleghi sul posto per raccontare realtà lontane anche 15.000 chilometri.

Ma si può scrivere dell’inaugurazione di un ponte nella città francese di Tolosa da Tunisi, o delle dimissioni di un vescovo di Chicago da Manila? Come detto, il caso più recente di questa nuova ‘pratica’ di risparmio editoriale è quello di Actu.fr. Il gruppo editoriale guidato da Cyril Zimmerman si serve di personale tunisino, facendogli fare la cronaca locale di Tolosa, e probabilmente anche delle altre città che la piattaforma copre (Lione, Bordeaux e altre grandi realtà transalpine).

La sede dell’edizione di actu.fr è a Tunisi, come si può leggere sullo stesso sito

A scoprirlo è stata la giornalista d’inchiesta Laure Daussy del giornale @rret sur images. Ha letto le informazioni legali dei siti actu.fr scoprendo che erano appaltati a una società di Tunisi.

I 25 lavoratori tunisini vengono pagati meno di 300 euro al mese per redigere 10-15 articoli al giorno su notizie locali delle città francesi.Non sono giornalisti: sono tutti laureati in materie come economia, lingue, legge, e non si eran mai occupati di stampa prima di iniziare a lavorare per la Hi-Content, filiale della Hi Media  editrice dei siti actu.fr.

“E’ una forma moderna di schiavitù. Ci sottopongono  – hanno raccontato i lavoratori a Laure Daussy – a test di rapidità, dobbiamo scrivere 50 parole al minuto. Non abbiamo contratto e siamo pagati in contanti. Se arriviamo con dieci minuti di ritardo, siamo immediatamente licenziati”.

Dalla società francese guidata dall’inserzionista pubblicitario Zimmerman non è arrivata alcuna risposta all’inchiesta, tranne un tweet della direttrice di produzione Cyrine Boubaker che ha parlato di “insinuazioni irrispettose nei confronti della mia equipe”.

Actu.fr, però non è la prima azienda che tenta questa strada per ingrossare i propri profitti abbassando i costi di produzione.  La lente dei giornalisti internazionali specializzati nel mondo dei media si è accorta della collaborazione tra lo storico giornale Chicago Tribune e Journatic, un’impresa con sede nella stessa città ventosa ma con unità operative sparse in molti paesi del terzo mondo, a causa delle firme false che utilizzavano per coprire il vero autore dell’articolo. 

Il Tribune, in crisi finanziaria come molti giornali cartacei negli Stati Uniti, delegava proprio la cronaca iperlocale di Chicago alla Journatic, che la gestiva dalle Filippine, facendo firmare gli autori – naturalmente sottopagati rispetto ai colleghi a stelle e strisce – con nomi falsi dal suono anglosassone. La vicenda ha dato origine ad un mini-scandalo nel mondo dell’informazione statunitense che ha portato, nel luglio 2012, al “licenziamento” della Journatic da parte del Tribune.

C’è anche chi a questo sistema si è ribellato, violando gli ordini di edizione che imponevano ai lavoratori di “non parlare con nessuno e non rivelare informazioni sulla Journatic sotto nessuna circostanza”. A farlo, e a raccontarlo al Guardian, è stato Ryan Smith, che scriveva cronaca locale di diverse città – da lui molto lontane – dal Missouri centrale.

Un trend globale? Ancora no. Anche perché c’è chi dice “No way!” come Deborah Wilson, fondatrice e insegnante di hyperlocal news alla scuola di giornalismo di Lincoln, una delle più prestigiose del Regno Unito, e reporter per la Bbc. “Per me – ha raccontato al Ducato – il giornalismo locale deve tornare alle origini. L’essenziale, per chi fa questo mestiere, è mantenere il contatto personale con la gente, non penso nemmeno che il giornalismo fatto in outsourcing si possa definire tale. Alcune fasi come quelle di editing e categorizzazione delle notizie possono farsi in remoto ma il raccogliere notizie no. Va contro tutto quello che insegno”. E infatti i reporter tunisini non possono far altro che lavorare sulle agenzie di stampa e sul lavoro degli altri.

E se la crisi morde? Come fanno gli editori a resistere alle seduzione di un guadagno più alto? Secondo Deborah Wilson “bisogna battere l’apatia. La sfida la devono lanciare i lettori, sono loro a dirigere il mercato: se si accontenteranno di un’informazione scadente, allora sopravviverà quella. Se invece saranno disposti a pagare per una qualità maggiore, sarà quella ad affermarsi. Alla fine conta soltanto ciò a cui la gente da un valore”.

Questa è la sfida anche per Bill Grueskin, professore della scuola di giornalismo della Columbia University di New York, giornalista del Wall Street Journal esperto in nuovi media e giornalismo web e premiato col Pulitzer, assieme ai colleghi del Miami Herald, per la copertura dell’uragano Andrew nel 1985. “Il successo –  ci spiega  – di certi modelli di business rispetto ad altri dipende dai lettori, ma anche da chi fa informazione di qualità: sono loro a dovere riaccendere la attenzione degli utenti. Credo che nel futuro il lavoro delocalizzato ci sarà, ma solo per quel tipo di notizie che possono essere trattate ugualmente da Londra o da New York”. Quindi non certo per la cronaca locale.

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La Cnn punta sull’iperlocale http://ifg.uniurb.it/2009/12/11/ducato-online/la-cnn-punta-sulliperlocale/328/ http://ifg.uniurb.it/2009/12/11/ducato-online/la-cnn-punta-sulliperlocale/328/#comments Fri, 11 Dec 2009 17:55:26 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=328 di Lorenzo Allegrini e Michele Mastrangelo

Nella notte un graffitaro ha disegnato un enorme murale nella via di casa tua, a San Francisco, in zona Golden Gate Park. Un uomo sulla cinquantina ha stuprato una ventenne, a solo due isolati dal tuo palazzo, nell’Upper East Side di New York. E ad Atlanta, proprio all’incrocio dove si è appena trasferita tua figlia, c’è stato un incidente: un guidatore, forse ubriaco, ha imboccato la statale in senso contrario. Cnn, la celebre tv all news di proprietà della Time Warner, internazionale per vocazione, punta anche sull’informazione “iperlocale” e lo fa affidandosi a un aggregatore di notizie online.

Si chiama Outside.in, ha solo 15 dipendenti. Con un investimento di sette milioni di dollari (circa quattro milioni e settecentomila euro), la televisione americana si è assicurata in esclusiva i feed rss dell’aggregatore a partire dal prossimo anno. Un flusso molto simile a quello di una capillare agenzia giornalistica che copre, per ora, oltre di 50.000 quartieri di 258 città americane con le loro notizie, dagli annunci degli spettacoli, allo sport, fino alla cronaca nera.

Outside.in era nato nel 2007 per permettere ai lettori di trovare le notizie dai luoghi e dintorni che più interessano: basta infatti selezionare un quartiere o semplicemente inserire un indirizzo e, se qualche blogger o sito d’informazione ha parlato di un evento accaduto in quella zona, l’aggregatore lo trova e lo elenca insieme alle altre notizie che rispondono allo stesso criterio. Così l’8 dicembre 2009 nella pagina del quartiere che ospita il palazzo dello sport di Phoenix (Arizona), si trovava la cronaca della partita Nba degli idoli locali dei Suns, che hanno perso di un punto contro i Mavericks di Dallas. Ma, appena sotto, c’era anche la programmazione del cinema dietro casa.

La Cnn non è l’unico colosso che cerca di sfruttare il mondo dell’informazione “iperlocale”. La società Msnbc (canale televisivo via cavo fondato nel 1996 dalla Microsoft insieme alla Nbc) ha acquistato nell’agosto 2009, tramite il sito d’informazione msnbc.com, un altro aggregatore di notizie iperlocali: EveryBlock. Nato nel 2007, questo aggregatore è arrivato a coprire in estate 15 città americane. Come per Outside.in, in EveryBlock basta semplicemente inserire un indirizzo e si potrà sapere immediatamente cos’è successo nel vicinato sulla base delle notizie dei media locali e dei blog. EveryBlock, definito dal New York Times “uno dei siti iperlocali più ambiziosi”, parte infatti dall’idea che le notizie si trovino davvero nei singoli isolati (i “Block”), dove cioè vive la gente.

Ma la cosa più innovativa di EveryBlock è il suo essere uno strumento al servizio del cittadino, che aggrega dati provenienti da fonti le più diverse, pubbliche e private: le statistiche sui reati, i controlli sui ristoranti e la situazione dei lavori pubblici, ecc. A Chicago, ad esempio, è possibile consultare le statistiche isolato per isolato, come il numero di reati negli ultimi 30 giorni (21.868 al momento di scrivere questo articolo) o le strade chiuse per lavori (88). EveryBlock si spinge oltre nell’informazione per il cittadino: sempre nella pagina riservata a Chicago pubblica le segnalazioni sulle persone disperse, come la piccola Christine, 14 anni, scomparsa lo scorso 6 dicembre.

Alessandro Gatto di Informazione.it, un sito che aggrega notizie in lingua italiana su segnalazione degli utenti, non crede alla possibilità dello sviluppo di un simile servizio nel nostro paese perché “in Italia non ci sarà mai una quantità prodotta di notizie tanto grande da permettere di attivare un aggregatore così capillare”. Informazione.it offre però un servizio di ricerca per Regione, Provincia, Comune. Oltre ad una sezione di “social news”, quella che garantisce più accessi al sito, ovvero d’informazione generata direttamente dagli utenti.

Nato nel 2006, l’aggregatore si mantiene attraverso la pubblicità ed è gestito solo da tre “tecnici” e da nessun “giornalista”. Per questo non produce contenuti editoriali: “Ci occupiamo soltanto di verificare l’attendibilità delle fonti, meglio se l’utente ci segnala la notizia di una testata registrata in tribunale – continua Gatto – ma va bene anche se si tratta di blog che consideriamo attendibile; il resto lo lasciamo fare in automatico al nostro sitema, che si va a pescare attraverso un algoritmo, altre tre notizie collegate a quella di partenza”.

Guida alla rete:

Outside.in
EveryBlock
Informazione.it
Cnn
Msnbc

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Su internet si scatena il giornalismo locale http://ifg.uniurb.it/2009/03/13/ducato-online/su-internet-si-scatena-il-giornalismo-locale/684/ http://ifg.uniurb.it/2009/03/13/ducato-online/su-internet-si-scatena-il-giornalismo-locale/684/#comments Fri, 13 Mar 2009 13:30:30 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=684 Si moltiplicano in Italia i siti d’informazione locale, spesso veri e propri giornali online senza un riferimento ad altre testate tradizionali. Sono decine in ogni parte d’Italia e una quarantina si sono raccolti nell’Associazione nazionale stampa online (Anso), il primo organismo associativo nato in Italia.

Il fenomeno è molto ampio: solo nella regione Marche ce ne sono almeno 24, solo sette dei quali risultano iscritti all’associazione.

Marco Di Maio, membro del consiglio direttivo dell’Anso, immagina che il numero di iscrizioni aumenterà, via via che si procede con il rinnovo delle quote: “probabilmente – dice – ci saranno delle integrazioni”. Per il momento Di Maio fornisce i dati relativi alle testate aderenti all’Anso: sei milioni di utenti unici e 25 milioni di pagine visualizzate ogni mese. Sui siti Anso vengono pubblicate più di 500 notizie al giorno. L’associazione annuncia Benedetto Liberati, editore marchigiano e anch’egli membro del consiglio direttivo, avvierà nei prossimi mesi una sua indagine, per capire un settore in forte sviluppo negli ultimi due anni.

“Se sull’informazione globale la competizione è infinita, perché resa disponibile da più fonti concorrenziali, l’informazione locale è esprimibile in poche fonti”, spiega Vittorio Pasteris , giornalista de lastampa.it e coordinatore di un censimento delle redazioni online per il sito LSDI.
L’offerta locale è molto modesta rispetto a quella generalista e globale, che è smisurata. “E’ quindi più facile – per Pasteris – costruire delle nicchie per quelle redazioni che stanno cercando di collocarsi o riposizionarsi in una zona diversa d’informazione”.

“Non è facilissimo fare uno studio dettagliato su questo tema – avverte Pasteris – “perché chi fa questo mestiere è poco abituato a raccontarsi. Anche molti intervistati poi non sono entusiasti nel sentirsi chiamare giornalisti, poiché hanno una visione poco positiva del giornalismo ortodosso”.

Per Di Maio l’avvento delle testate locali nel web rappresenta una “grossa rivoluzione”: “Fino ad oggi si era portati a pensare che il tempo reale fosse qualcosa riservato all’informazione nazionale. Con la comparsa dei nostri giornali molto spesso la dimensione si è trasferita anche al locale”. Altra caratteristica è la multimedialità: “ Con internet si possono collegare all’informazione scritta foto e video. In alcuni casi abbiamo associati che elaborano telegiornali e podcast radio scaricabili dagli utenti”.

Per il suo censimento, svoltosi nel 2008, Pasteris ha spedito alle redazioni online alcuni questionari. E molte risposte sono giunte dalle testate aderenti all’Anso. Nonostante le difficoltà abbiamo così una visione parziale, ma abbastanza eterogenea del fenomeno.

Il giornalista online del 2009 ha un’età media di 37 anni. Da sei lavora per testate internet. Nelle redazioni che hanno alle spalle testate “tradizionali” (cioè non nate direttamente in rete) è spesso professionista. Nelle testate sorte per il web è per la stragrande maggioranza pubblicista o non iscritto all’ordine (circa l’86%). Il suo lavoro è principalmente svolto al desk (ricerca cioè le notizie in redazione e ha contatti con le fonti sempre in ufficio).

L’organico di queste redazioni è composto quasi sempre da uno o due professionisti o pubblicisti (in genere direttore o caporedattore), integrati con un ampio spettro di collaboratori. E’ il caso di VivereMarche, un portale d’informazione sul territorio marchigiano, che ha rapporti stretti con i laureati delle università della zona. A giudizio di Benedetto Liberati “la stragrande maggioranza dei nuovi giornalisti iniziano la loro carriera sul web: E’ difficilissimo intraprendere la carriera partendo dalla carta stampata, sia per una questione di disponibilità di posti, sia per la facilità d’accesso al mezzo internet”.

Le redazioni online sono organismi più snelli ma ciò non significa che nel locale non si siano affermate realtà importanti nel locale. Varesenews , per esempio, un giornale web di notevole visibilità – ricorda Di Maio – al pari dei portali d’informazione nazionale.

Guida alla rete:

Anso
Il servizio di Vittorio Pasteris su LSDI
Varesenews

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