il Ducato » ilaria cucchi http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » ilaria cucchi http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Il Ducato n.4 – 20 marzo 2015 http://ifg.uniurb.it/2015/03/20/ducato/il-ducato-n-4-20-marzo-2015/68887/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/20/ducato/il-ducato-n-4-20-marzo-2015/68887/#comments Fri, 20 Mar 2015 16:21:05 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=68887 [continua a leggere]]]> È in edicola il quarto numero de Il Ducato. Tra i temi affrontati questa settimana: Turismo, una ‘guida’ per i visitatori ed evitare brutte sorprese e tassa di soggiorno in arrivo a giugno. Il racconto delle storie di Urbino 2, il quartiere dimenticato. Intervista a Ilaria Cucchi a Urbino per incontrare gli studenti e raccontare la storia del fratello Stefano. La chiusura di Pesaro Studi e la nascita della Casa della Poesia.

Ducato_n.4-20 MARZO 2015


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Ilaria Cucchi agli universitari di Urbino: “Essere qui con voi è una vittoria” http://ifg.uniurb.it/2015/03/18/ducato-online/ilaria-cucchi-agli-universitari-essere-qui-con-voi-e-una-vittoria/68476/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/18/ducato-online/ilaria-cucchi-agli-universitari-essere-qui-con-voi-e-una-vittoria/68476/#comments Wed, 18 Mar 2015 09:24:51 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=68476 Ilaria Cucchi ospite dell'Università

Ilaria Cucchi ospite dell’Università

URBINO – Mantenere viva l’attenzione su un caso giudiziario, per arrivare a una verità. Ilaria Cucchi ha incontrato gli studenti dell’Università di Urbino per raccontare l’esperienza tragica che ha coinvolto la sua famiglia, con la morte del fratello Stefano avvenuta nel 2009 all’ospedale Pertini di Roma mentre era in stato di arresto per droga. Sguardi attenti e silenzio assoluto nell’Aula magna di Palazzo Battiferri, dove Cucchi è intervenuta insieme a Fabio Anselmo e Alessandro Gamberini, i due legali della famiglia che hanno seguito il caso. Il convegno di martedì 17 marzo rientrava nel primo di due giorni di incontri organizzati dall’Ateneo e intitolati Lo Stato irresponsabile, Il caso Cucchi.

“Essere qui oggi, così come in altri luoghi dove vengo invitata a parlare agli studenti, mi fa capire che abbiamo vinto, nonostante la sentenza d’appello”, ha detto Ilaria Cucchi, riferendosi all’assoluzione dei sei medici accusati dell’omicidio colposo del fratello (sentenza pronunciata nell’ottobre 2014). Medici che erano stati condannati in primo grado. “Mentre viaggiavo verso l’ospedale, ero incredula – ha raccontato Cucchi, ripercorrendo insieme agli studenti i momenti in cui ebbe la conferma visiva della morte di Stefano – Il suo corpo era devastato. Quell’immagine non ricordava lontanamente mio fratello”. “Le persone che hanno avuto a che fare con lui non hanno interrotto la catena” di eventi “che ha portato alla morte”. Di indifferenza si può morire, perché “se avessero denunciato, nulla sarebbe accaduto”.

Ilaria Cucchi ha parlato anche delle carceri come luoghi dove “ogni diritto verrà calpestato”, se si fa parte degli ‘ultimi’ a livello sociale. Per affrontare i processi nelle aule dei tribunali, ogni famiglia in cerca di una verità si trova a compiere un percorso complesso e faticoso: “Se la giustizia fosse veramente giusta, questi sacrifici non servirebbero. Come familiari abbiamo l’obbligo di andare avanti. Qualcuno dovrà rispondere di quello che è successo. Ho sentito persone negare quel pestaggio”. Le foto che ritraggono il viso e il corpo di Stefano Cucchi coperti di lividi sono state, per anni, trasmesse e proposte da tutti i media italiani. Partecipare a un evento come quello di martedì per Ilaria Cucchi equivale a una vittoria. “Ora tutti sanno cosa è capitato a mio fratello”. E la stessa rimane fiduciosa nella giustizia italiana, come ha riferito in un’intervista concessa al Ducato prima dell’inizio dell’incontro.

Da sx Fabio Anselmo, Ilaria Cucchi e Alessandro Gamberini

Da sx Fabio Anselmo, Ilaria Cucchi e Alessandro Gamberini

“Quando lo Stato deve processare se stesso, diventa il miglior difensore di se stesso” è il pensiero dell’avvocato Fabio Anselmo. “Stefano è stato pestato, poi ricoverato in ospedale e, successivamente, è morto”, ha proseguito il legale, che ha poi trovato delle caratteristiche in comune tra il caso Cucchi e i processi per mafia. Nel processo Cucchi “i testimoni subiscono un condizionamento forte nel momento di riferire circostanze critiche sull’operato delle forze dell’ordine”.

Al di là del risultato processuale finale, la questione non sarà conclusa. L’ha sostenuto Alessandro Gamberini, legale della famiglia Cucchi che ha seguito il caso per un periodo di tempo. “C’è una vicenda istituzionale su cui riflettere”, ha detto. Per Gamberini, si tratta della difficoltà di indagare le responsabilità penali quando queste toccano chi fa parte dell’ordinamento dello Stato e ha il potere di uso della forza.

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Ilaria Cucchi a Urbino: “Credo ancora nella giustizia”. INTERVISTA VIDEO http://ifg.uniurb.it/2015/03/17/ducato-online/ilaria-cucchi-a-urbino-credo-ancora-nella-giustizia-intervista-video/68488/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/17/ducato-online/ilaria-cucchi-a-urbino-credo-ancora-nella-giustizia-intervista-video/68488/#comments Tue, 17 Mar 2015 21:35:42 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=68488 VIDEO - La sorella del ragazzo morto in ospedale dopo aver subito percosse e in stato di denutrizione: "Parlare con gli studenti è la cosa più importante che si possa fare ora. Che si racconti la storia di Stefano agli studenti, sono loro che hanno in mano il futuro e che hanno la possibilità di cambiare questa società e di tutto ciò che di sbagliato c'è in essa". La Cucchi si trova a Urbino per partecipare al seminario "Lo Stato irresponsabile. Il caso Cucchi", organizzato dal Dipartimento di Economia dal 17 al 18 Marzo
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URBINO – Ilaria Cucchi crede ancora nella giustizia italiana. “Mi aspetto che dimostri di essere davvero giusta e uguale per tutti. E che sia capace, per una volta, anche di giudicare se stessa”, ha affermato la sorella di Stefano Cucchi, 31 anni, romano, morto nel 2009 all’ospedale Pertini di Roma mentre era in stato di arresto per droga. Ilaria Cucchi ha parlato agli studenti dell’Università di Urbino martedì 17 marzo, nel primo dei due giorni di incontri organizzati dall’Ateneo e intitolati Lo Stato irresponsabile, il caso Cucchi. In un’intervista al Ducato, la donna ha ripercorso i momenti di sofferenza vissuti in ospedale una volta scoperta la morte del fratello e ha parlato delle difficili fasi di un iter processuale non ancora terminato. Dopo l’assoluzione in appello per i sei medici condannati in primo grado per l’omicidio colposo del giovane, si attende una pronuncia della Cassazione. Introdurre il reato di tortura nell’ordinamento italiano “può essere un primo passo” per migliorare la giustizia.

Qual è l’importanza di ricordare Stefano di fronte a un pubblico di studenti?
“Credo sia la cosa più importante che io possa fare in questo momento. Si tratta di parlare di mio fratello e di raccontare la sua storia ai giovani, quindi a delle persone che hanno il futuro nelle loro mani e che hanno la possibilità di cambiare questa società e tutto ciò che di sbagliato c’è in essa”.

In primo grado i medici sono stati condannati, in secondo grado tutti assolti. Ora arriva la Cassazione, ma c’è il rischio che intervenga la prescrizione. Quali sono le vostre prossime mosse legali?
“La prescrizione arriverà a ottobre considerando che per la morte di mio fratello si continua a parlare di lesioni lievi. Noi andremo avanti comunque. Sono certa che non sia finita qui. E’ vero che ci sono due sentenze che hanno portato a delle assoluzioni, ma queste riconoscono ciò che per cinque anni si è voluto negare: quel pestaggio”.

Cosa chiede alla giustizia italiana? E soprattutto, crede ancora nella giustizia?
“Se non ci credessi, non continuerei a essere in quelle aule, dove, ve lo assicuro, si vive ogni volta un dolore enorme. Per le nostre famiglie essere lì è un enorme sacrificio. Il più delle volte assistiamo a dei processi alle vittime: un massacro della memoria, del ricordo e della dignità dei nostri cari. Dalla giustizia mi aspetto che dimostri di essere davvero giusta e uguale per tutti. E che sia capace, per una volta, anche di giudicare se stessa”.

Tenere vivo il ricordo di suo fratello come può migliorare la giustizia italiana? Potrebbe essere importante introdurre il reato di tortura?
“Questo potrebbe essere un primo passo. Se mi guardo indietro, non posso non ricordare la sofferenza che abbiamo avuto. Siamo partiti da un certificato di morte naturale, dal decesso di mio fratello che ci veniva comunicato con un decreto di autopsia e dall’immagine di quel corpo martoriato che avevo davanti agli occhi. Lui era dietro a una teca e non potevo neanche toccarlo. In quel momento, mi sono sentita sola e totalmente disarmata. Non riuscivo a capire nulla, ero frastornata. L’unica cosa che mi sembrava evidente era che nessuna di quelle persone, che avrebbero dovuto prendersi cura di mio fratello, lo aveva fatto. E che nessuno di quelli che avevo davanti a me era disposto a darmi delle risposte. Così ho capito che dovevo rimboccarmi le maniche e trovarle da sola. Da allora, di passi in avanti ne sono stati fatti moltissimi. Oggi la verità su quello che è accaduto a mio fratello viene riconosciuta. Credo che una parte del merito vada anche a tutti coloro che hanno tenuto viva l’attenzione. Parlo dei mezzi di informazione, ma anche delle persone comuni. Quelli che ci hanno seguiti e che hanno fatto in modo che non scendesse il silenzio. Perché il silenzio è la più grande arma che ha chi punta a non darci nessuna risposta”.

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