il Ducato » imam http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » imam http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Associazione comunità islamiche attacca l’imam di Fermignano: “associazione morta”. Dai fedeli critiche su velo e predicatori http://ifg.uniurb.it/2015/04/14/ducato-online/imam-fermignano-associazione-morta-dai-fedeli-critiche-su-velo-e-predicatori/70223/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/14/ducato-online/imam-fermignano-associazione-morta-dai-fedeli-critiche-su-velo-e-predicatori/70223/#comments Tue, 14 Apr 2015 06:43:42 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70223 La moschea di Fermignano

La moschea di Fermignano

FERMIGNANO – Tensioni, accuse e differenze ideologiche stanno attraversando la comunità islamica di Fermignano. Uno scontro, strisciante da tempo, che ora prende corpo nelle dure parole dell’ex vicepresidente dell’ Ucoii Associazione delle comunità islamiche di Pesaro e Urbino. Per Abdelali En Nhaili quella di Fermignano è “un’associazione morta, che non fa più nulla per i suoi fedeli, abbandonati a loro stessi”.

Residente a Fermignano ed ex membro del consiglio del circolo culturale islamico, En Nhaili non usa mezzi termini e definisce l’associazione islamica fermignanese, guidata dall’imam Ahmed El Rhaidouni, come una “monarchia”. Ad essere sotto accusa è il mancato cambiamento, dal 2013, dei membri del direttivo che come ogni associazione culturale deve essere rinnovato periodicamente, ma questo a Fermignano non è mai successo, e aggiunge En Nhaili, “non bisogna solo pregare ma anche pensare al contatto con la realtà circostante”.

Il piccolo centro culturale sopra la Conad locale rappresenta un vero e proprio collante sociale per gli immigrati musulmani residenti nel Montefeltro, ma la comunità oggi è spaccata. I fedeli sono divisi tra chi chiede un suo passo indietro dell’attuale imam in favore del cambiamento e chi invece pensa che un rinnovamento non sia necessario.

Non è solo il ruolo del direttivo ad agitare gli animi della comunità. Parlando con alcuni di loro si scopre che negli ultimi tempi, il circolo culturale è stato frequentato da predicatori e fedeli che arrivano da altre parti d’Italia e in alcuni casi anche dall’estero, ad esempio dall’Arabia Saudita, e questo ad alcuni non piace. “Non sappiamo chi sono e se hanno o no una vera conoscenza di ciò che dicono” spiega un giovane membro della comunità che ha chiesto espressamente di non essere nominato. Lo sguardo timido, ma allo stesso tempo sicuro di quello in cui crede, per lui l’Islam è l’unica vera ragione di vita e la moschea di Fermignano fa parte di lui, ma pensa che sia necessario cambiare, evolversi.

E ancora: a dividere è anche l’interpretazione di alcuni obblighi dell’Islam, in particolare quello del velo per le donne. La presenza di mogli e giovani “svelate” durante la preghiera non è gradita a El Radouhni e al  suo consiglio.

L'imam Ahmed El Rhaidouni

L’imam Ahmed El Rhaidouni

Critiche che non piacciono allo stesso El Radouhni, che bolla ogni dissenso come la pura e semplice volontà di creare zizzania. Ma non si deve pensare che l’imam sia isolato.

Dopo l’orario di lavoro, i  locali della moschea incominciano a popolarsi dei fedeli in procinto di unirsi alla preghiera della sera. Davanti al bar sottostante si raduna un piccolo capannello di persone, ci sono anche dei membri del consiglio. Al solo sentire la parola “divisione” strabuzzano gli occhi e accennano un sorriso: “Nessuna divisione, noi siamo una grande famiglia”, ma l’agitazione si fa palpabile, tangibile: “Noi non facciamo politica, noi siamo uniti”, ripetono quasi come un mantra.

Una comunità che è evidentemente divisa, ma che allo stesso tempo cerca da sempre di aiutare chi si trova in difficoltà in particolare con l’abuso di alcolici, anche se negli ultimi tempi l’attenzione si è un po’ allentata tanto da allarmare il sindaco Giorgio Cancellieri che si è rivolto allo stesso imam per una maggiore collaborazione. Nonostante queste problematiche, non si può dire che a Fermignano ci sia un problema di integrazione: la moschea è parte fondamentale della realtà cittadina, l’importanza del suo ruolo sociale è riconosciuta dai fermignanesi: “Quando ci sono in giro i fedeli, gli ubriachi e i balordi stanno lontani”, afferma Elisa, proprietaria della cartoleria proprio sotto la moschea.

Però, tra le tante voci e le differenze e le critiche, parlando con i membri della comunità non si ha dubbi su un fatto: tutti sentono la necessità di una coesione sociale che parta dalla religione. E più forte di ogni incomprensione, c’è la necessità di trovarsi insieme e pregare.

Articolo aggiornato il 15 aprile 2015

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Una tenda appesa a un filo divide in due la stanza. Dietro c’è l’area riservata alle donne: loro non possono pregare insieme agli uomini. Quando saranno finiti i lavori nella moschea, avranno un’entrata e un soppalco separato. La comunità islamica, infatti, sta finanziando anche l’ampliamento della struttura. Prima di entrare nella moschea anche io ho dovuto indossare il velo. Non hanno voluto, però, che assistessi alla preghiera.

Finito di pregare, Ahmed legge qualche verso del Corano. Lui è il loro imam, dall’arabo “stare davanti”, ha il compito di guidare e indicare la strada alla comunità. Ogni sera gira tra le vie di Fermignano e chiama a raccolta i suoi “fratelli”. “Prima che aprissimo la moschea molti si incontravano nel bar accanto al Conad. Capitava spesso che qualcuno si ubriacasse e le persone del posto si lamentavano. Adesso, invece, vengono in moschea e pregano”, racconta Ahmed. “La prima moschea l’abbiamo aperta a Gallo e adesso ci siamo riusciti anche a Fermignano. I cittadini del posto sono stati i primi a volere la sua apertura”.

“Il lavoro di imam ti coinvolge interamente. Devi dedicarti agli altri e non è facile. Ma la ricompensa sarà grande nell’aldilà”, dice Ahmed che aiuta la sua comunità come può: “È capitato spesso che il sindaco o il maresciallo dei Carabinieri mi chiedesse di intervenire quando alcuni connazionali non pagavano l’affitto e disturbavano. Ora, con la moschea le cose vanno molto meglio”.

Ahmed è arrivato in Italia dal Marocco quando aveva 23 anni: “Ero ancora un bambino. L’Italia era la mia America. Invece, all’inizio qui è stato un incubo. Non parlavo la lingua e non conoscevo nessuno”, racconta. “Mentre ero in viaggio, ho incontrato un amico che mi ha consigliato di venire a Urbino. Così, per un po’ ho vissuto a Trasanni e poi mi sono trasferito a Fermignano. Avrò fatto la valigia un miliardo di volte per tornare a casa, piangevo tutti i giorni. Invece, ho resistito, mese dopo mese e alla fine eccomi ancora qui”.

Nella sua vita Ahmed ha fatto molti lavori: è stato bovaro, camionista, metalmeccanico e lucidatore. Oggi fa il piegatore di acciaio. “Devi essere molto concentrato, se sbagli rischi che la macchina ti tagli le dita”.

Ahmed ha due figli di 7 e 11 anni: “Ho sposato mia moglie nel 1997, lei aveva 17 anni e io conoscevo solo la sua famiglia. Da noi la cosa più cosa più importante è l’educazione che ricevi dai tuoi genitori”. A casa dell’imam di Fermignano si parla solo arabo: “Non voglio che i miei figli dimentichino le loro origini, anche se sono sempre vissuti qui. Diventeranno grandi insieme ai bambini del posto. Ormai sono italiani”, racconta Ahmed.

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