il Ducato » immigrazione http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » immigrazione http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Immigrazione, Marina Lalovic “Il Nordafrica oggi è come l’Albania 20 anni fa” – VIDEO http://ifg.uniurb.it/2015/04/25/ducato-online/immigrazione-marina-lalovic-il-nordafrica-oggi-e-come-lalbania-20-anni-fa/72302/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/25/ducato-online/immigrazione-marina-lalovic-il-nordafrica-oggi-e-come-lalbania-20-anni-fa/72302/#comments Sat, 25 Apr 2015 20:07:43 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72302 VIDEO All'inizio degli anni '90 masse di disperati scappavano dai Balcani verso le coste pugliesi, in fuga da fame e oppressione. In questi giorni invece i barconi tentano di varcare il canale di Sicilia. Dopo tanto tempo, molto è cambiato. Secondo Marina Lalovic, giornalista serva di Radio3, parecchi albanesi stanno tornando in patria,m seguiti da moltissimi dalla nostra penisola]]> Marina Lalovic, Radio 3

Marina Lalovic, Radio 3

FANO – Oggi come ieri la gente scappa dalla fame e dall’oppressione verso Paesi liberi. Se gli attuali flussi migratori provengono soprattutto dal Nordafrica, nei primi anni ’90 migliaia di persone cercavano di trasferirsi dai Balcani in Italia. Nella mente degli italiani è ancora viva l’immagine della nave Vlora che l’8 agosto del 1991 attraccò nel porto di Bari con circa ventimila migranti albanesi a bordo.

Dopo più di vent’anni le cose sono cambiate: parecchi albanesi scelgono di tornare in patria e sempre più italiani si trasferiscono lì per avere un futuro. Lo ha spiegato la giornalista serba Marina Lalovic, ospite del Festival del Giornalismo Culturale, intervistata dal Ducato. Secondo Lalovic, che durante la sua carriera ha trattato il tema dell’immigrazione, la recente ipotesi di bombardare i barconi degli scafisti nei porti nordafricani non serve, perché significa “eliminare soltanto l’effetto, non la causa”. Una possibile soluzione è quella di “concedere visti” già nei Paesi dai quali si emigra.

Riprese di Simona Desole
Foto di Libero Dolce


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Settecento morti nel Canale di Sicilia, “La stagione dei barconi non è nemmeno cominciata” http://ifg.uniurb.it/2015/04/19/ducato-online/settecento-morti-nel-canale-di-sicilia-la-stagione-dei-barconi-non-e-nemmeno-cominciata/71144/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/19/ducato-online/settecento-morti-nel-canale-di-sicilia-la-stagione-dei-barconi-non-e-nemmeno-cominciata/71144/#comments Sun, 19 Apr 2015 14:19:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71144 VIDEO All'incontro "I volti umani dell'immigrazione" durante il Festival del giornalismo, Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre parla della nuova strage di migranti davanti alla costa libica: "La stagione dei barconi non è ancora cominciata". Assieme a lui anche Suleman Diara, maliano, che il viaggio attraverso il Mediterraneo lo ha vissuto sulla propria pelle]]> Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre per i migranti

Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre per i migranti

PERUGIA – Settecento morti in una sola notte, tra il 18 e il 19 aprile. Siamo all’inizio della primavera, quindi “la stagione dei barconi non è ancora cominciata”. Il naufragio, che si è consumato a 70 chilometri dalle coste della Libia (un peschereccio di 30 metri si sarebbe ribaltato mentre arrivava una nave cargo a soccorrerli) potrebbe essere la più grande tragedia nella storia dell’immigrazione del Mediterraneo. Chi pensava che i 366 morti del 3 ottobre 2013 sarebbero stati impossibili da superare, oggi deve ricredersi.

All’incontro “I volti umani dell’immigrazione” durante l’ultima giornata del Festival del giornalismo di Perugia, era presente anche Tareke Brhane, presidente del comitato 3 ottobre, nato in memoria della tragedia del 2013: “Per loro viaggiare era un sogno per il loro futuro e per quello dei loro figli. A quante vittime vogliamo arrivare per smuovere la nostra umanità? Questa gente ha bisogno di una risposta immediata. Di protezione. Vogliono garanzie di poter uscire di casa domani senza esser rapiti e violentati. Non si può continuare a fare allarmismo su quanta gente stia arrivando e quanta ne sia già morta. Le stagioni vere degli sbarchi non sono ancora iniziate. ”

Su questa nuova tragedia Brhane non risparmia critiche all’Occidente e lancia un messaggio: “Dobbiamo prima preservare la vita delle persone, poi i confini. È una vergogna per tutta la Comunità europea perché parliamo di persone costrette, non hanno una scelta. Dal 3 ottobre a oggi almeno 6000 persone sono morte tentando di arrivare sulle coste italiane. Donne, bambini, uomini con sogni e voglia di sopravvivere. Per questo noi abbiamo proposto la giornata della memoria per i migranti”.

Quello che è successo riguarda anche i sistema di controllo e soccorso nel Canale, come Triton: “Serve un progetto a lungo termine da cui ottenere dei risultati. Non è sempre possibile intervenire nei paesi di provenienza o di transito. Come si può ad esempio intervenire in Siria se ci sono i bombardamenti? Io l’anno prossimo non so se Triton verrà rinnovata o no – conclude Brhane – ma certamente serve una politica di immigrazione comunitaria”.

All’inicontro era stato chiamato a intervenire anche Suleman Diara, in Italia dal 2008, che il viaggio attraverso il Mediterraneo lo ha vissuto sulla propria pelle: “Il fatto che la Comunità Europea investa i soldi in Libia o Algeria non è sufficiente perché in questi paesi c’è una forte corruzione che non indirizza nel modo giusto i fondi occidentali. Quando sono arrivato a Roma, trovandomi in difficoltà ho creato questa cooperativa con cui produciamo lo yogurt e che mi è stata utile per imparare la lingua. La condivisione è fondamentale tra i migranti perché spesso gli italiani non ci aiutano”.

La conferenza. “I volti umani dell’immigrazione” è stato un incontro dedicato all’ascolto di alcune storie di “nuovi italiani” che sono riusciti, non senza fatica, ad integrarsi nella nostra società. Le loro storie sono delle odissee moderne. Testimonianze di un viaggio troppo spesso senza fine, come nel caso di questa notte.

“Pensavamo di favorire la memoria della tragedia del 3 ottobre – spiega Luca Attanasio, giornalista freelance e moderatore dell’incontro – invece dobbiamo rivedere questi numeri in eccesso. E’ una strage che urla il dolore di una parte del mondo e il mondo più ricco deve fare qualcosa per accogliere queste persone. Non si tratta di essere di destra o sinistra ma di applicare delle direttive comunitarie che esistono. “Mare Nostrum – continua Attanasio – è stata un’operazione che ha mostrato il lato umano del nostro paese. Non possiamo però dimenticare che mentre era attivo sono morte comunque 3.400 migranti nel Mediterraneo. Non era quindi sufficiente così come non lo è Triton. Bisogna pensare a delle misure che comprendano canali umanitari e che intervengano direttamente nel paese da cui partono queste persone per vagliarne la richiesta di asilo”.

Durante il convegno è intervenuto anche Michele Cercone, portavoce della Commissione Europea, che ha difeso le azioni messe in atto dalle istituzioni comunitarie: “La legislazione su questo tema esiste ed è anche molto completa, il problema è che in alcuni paesi funziona meglio e in altri di meno. Oggi gli immigrati regolari hanno gli stessi diritti dei cittadini europei e questo è possibile solo grazie ad un percorso di riforme che abbiamo portato avanti nel corso degli anni”. Cercone riconosce le evidenti difficoltà, sopratutto nell’area del Mediterraneo, causate dalle crisi politiche ed economiche nei paesi di provenienza ma allo stesso tempo difende il ruolo dell’UE: “Si parla di un’Italia abbandonata a se stessa dall’Europa, ma la Commissione ha stanziato 530 milioni di euro tra il 2007 e il 2013 e ne concederà altrettanti fino al 2020. Magari non risolvono il problema, ma sono comunque cifre importanti”.

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Fermignano, il medico degli immigrati senza permesso: “Nessuno li cura, faccio solo il mio dovere” http://ifg.uniurb.it/2015/02/10/ducato-online/a-fermignano-il-medico-degli-immigrati-senza-permesso-nessuno-li-cura-faccio-solo-il-mio-dovere/65153/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/10/ducato-online/a-fermignano-il-medico-degli-immigrati-senza-permesso-nessuno-li-cura-faccio-solo-il-mio-dovere/65153/#comments Tue, 10 Feb 2015 17:44:58 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65153 Medico FermignanoFERMIGNANO –  L’orario di ricevimento è ogni lunedì dalle 16 alle 19, ma in molti si mettono in fila anche durante la settimana. Da due anni, a Fermignano, il dottor Paolo Agostinelli è infatti il punto di riferimento per gli stranieri senza permesso di soggiorno che necessitano di cure mediche.

Lavorando presso l’Asur 1, Agostinelli segue almeno 171 immigrati irregolari, in maggioranza albanesi, marocchini e africani, che si aggiungono a 400 pazienti stranieri regolarmente residenti nella zona.

“Dopo 35 anni di carriera come medico di base ho deciso di occuparmi di queste persone. Alcuni medici di Fermignano spesso e volentieri rifiutano i pazienti stranieri, e anche per questo motivo vengono convogliati nel mio ambulatorio”, racconta il dottor Agostinelli seduto alla scrivania del suo studio. “Le richieste sono tante: qui si presentano pazienti con malattie croniche come il diabete o l’ipertensione. Le diversità culturali, a volte, complicano il rapporto, anche se la maggior parte di loro parla correttamente l’italiano”.

Il medico è diventato un punto di riferimento anche per le  comunità educative per i minori della zona, come la “Villetta” di Urbino. “Finalmente dopo tante procedure burocratiche, abbiamo anche noi un medico che ci segue”, racconta Elio Bisci, operatore della comunità. Anche in questo caso le necessità sono numerose: da un certificato di “sana e robusta costituzione” per fare sport, alle cure per una colica renale, passando per la richiesta di analisi ed esami.

“È un lavoro difficile – conclude Agostinelli – ma sono felice di farlo, in fondo si tratta del mio dovere di medico”.

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“Vite in cantiere”, presentato a Urbino il libro sull’immigrazione romena in Italia http://ifg.uniurb.it/2014/04/07/ducato-online/vite-in-cantiere-il-libro-sullimmigrazione-romena-in-italia/60968/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/07/ducato-online/vite-in-cantiere-il-libro-sullimmigrazione-romena-in-italia/60968/#comments Mon, 07 Apr 2014 15:53:42 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=60968 URBINO – Due mesi in cantiere, a lavorare in incognito per studiare la comunità romena in Italia. Domenico Perrotta, ricercatore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Bergamo, ha presentato questa mattina nell’aula occupata c3 del Magistero il suo libro “Vite in cantiere”. Una ricerca durata tre anni, dal 2004 al 2007, in cui l’autore ha analizzato in prima persona l’immigrazione romena.

Perrotta ha lavorato sotto mentite spoglie come carpentiere a Bologna. Stando tutto il giorno a contatto con operai romeni, pakistani e tunisini, ha osservato senza filtri le dinamiche tra connazionali e l’atteggiamento dei romeni verso il lavoro e la vita in Italia.

La ricerca è stata svolta nel 2005, quando la Romania non era ancora entrata nell’Unione Europea. “Gli operai erano quasi tutti senza permesso di soggiorno e quindi più ricattabili: potevano essere mandati via in qualunque momento dal capocantiere”. Secondo i dati Istat, nel nostro Paese i romeni sono più di un milione, quasi un quarto degli immigrati complessivi.

Perrotta racconta la difficoltà di guadagnarsi la fiducia degli altri operai: “Molti credevano che, essendo italiano, fossi una spia dei capi”. Dalla ricerca emerge anche una forma implicita di “negoziazione dei carichi di lavoro”: “Alcuni di loro cercavano di lavorare il meno possibile: ad esempio impiegavano il doppio del tempo per andare a prendere un martello in magazzino”.

L’autore ha anche realizzato interviste a immigrati romeni nelle loro abitazioni, in centri di accoglienza, nelle roulotte e nelle baracche. Ha partecipato insieme a loro a festività religiose, matrimoni, battesimi e ha seguito alcune delle persone intervistate nel loro viaggio di ritorno in Romania. “Quello che emerge da queste interviste è che i romeni tendono a rappresentarsi sempre come dei grandi lavoratori proprio perché avvertono il pregiudizio degli Italiani verso di loro. L’intervistato tende a rispondere in maniera diversa se l’intervistatore è una persona estranea al loro mondo”.

“Il mio libro”, conclude lo scrittore, “vuole essere uno sguardo dall’interno del mondo dell’immigrazione romena in Italia e delle difficoltà che gli stranieri vivono nella loro quotidianità”.

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Ponte Armellina, l’Urbino dimenticata dalle istituzioni http://ifg.uniurb.it/2014/03/05/ducato-online/ponte-armellina-lurbino-dimenticata-dalle-istituzioni/58790/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/05/ducato-online/ponte-armellina-lurbino-dimenticata-dalle-istituzioni/58790/#comments Wed, 05 Mar 2014 18:21:18 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=58790 LEGGI Spacciavano agli studenti: 12 arresti
IL QUARTIERE Ponte Armellina: sogno mai realizzato
IL FOTORACCONTO]]>
Immagine-008URBINO – “Viviamo a 15 minuti di macchina da Urbino, ma ci sentiamo come se fossimo distanti 200 chilometri”. Abdul è uno dei 470 abitanti di Urbino 2, il quartiere-ghetto dove ieri mattina all’alba è scattata l’operazione “Martedì Grasso”, che ha portato all’arresto di 12 persone per spaccio di hashish e cocaina. Per i carabinieri Urbino 2 era il centro dello smercio di droga non solo nella città ducale ma anche nelle località vicine. Qui si incontravano corrieri, pusher e clienti, soprattutto studenti universitari. Per chi ci vive da anni, però, Ponte Armellina non è un capoluogo dello spaccio, ma solo il centro del degrado e della povertà nel Montefeltro. Una situazione che i residenti vivono con un disagio sempre più grande. Tanto che, a sentir loro, la droga sembra essere l’ultimo dei problemi.

“Qui si spaccia per necessità – racconta un residente – perché molti hanno perso il lavoro e non sanno come mantenere la famiglia. Le scelte sono due: o si ruba, o si vende fumo. Non c’è una rete organizzata di distribuzione della droga.  Non ci sono sentinelle che avvisano quando arriva la polizia. Non siamo a Scampia”. Sarà, ma ieri mattina i carabinieri di Urbino hanno usato tutte le precauzioni per evitare che i loro obiettivi potessero scappare: il quartiere è stato circondato da uomini in uniforme che, divisi in squadre da tre dotate di visori notturni, hanno setacciato la zona.

PONTE ARMELLINA: SOGNO MAI REALIZZATO

E in effetti l’estraneo che arriva nel quartiere si rende subito conto che non è facile entrare qui e non farsi notare:  gli uomini si fermano a fissare da lontano i nuovi arrivati per cercare di capire chi sono e cosa stanno cercando, le donne si affacciano dai balconi un po’ curiose e un po’ impaurite. Le forze dell’ordine arrivano ogni tanto per fare capolino oltre i confini invisibili di quell’angolo di Urbino dimenticato: “Ieri mattina – commenta un abitante marocchino – i carabinieri sono stati molto discreti. Si sono mossi sapendo già chi andare a cercare. Praticamente non ce ne siamo accorti. Altre volte, le forze dell’ordine hanno agito in maniera esagerata, bussando a tutte le porte e svegliando le famiglie che ancora dormivano. La sicurezza? Io sarei felice se qui ci fosse una caserma: almeno ci sentiremmo protetti e presi in considerazione”.

A Urbino 2 si vive male: stipati in case dai muri scrostati e pieni di crepe, spesso con i portoni divelti, gli abitanti di Ponte Armellina cercano di arrangiarsi. C’è chi si ripara da solo la caldaia, chi va a fare la spesa nel piccolo alimentari, chi semplicemente fuma una sigaretta all’angolo della strada. Tutto intorno ci sono macchine ammaccate, pezzi di paraurti, un tubo di scarico appoggiato all’ingresso di una palazzina e immondizia. La sensazione è di trovarsi lontani anni luce dai fasti rinascimentali dei palazzi di Urbino. “Ci sentiamo più cittadini di Petriano: è li che i nostri bambini vanno a scuola e le nostre mogli vanno a fare la spesa. Per gli amministratori di Urbino noi non esistiamo: abbiamo chiamato il Comune per far riparare cinque lampioni, ma ci hanno risposto che avevano guasti più importanti da riparare in città”, spiega un residente.

Gli abitanti di Urbino 2 sono marocchini, macedoni, nigeriani e albanesi. Gli italiani sono solo un paio. Poche persone quindi hanno diritto di voto. E forse è per questo che il destino del quartiere-ghetto non sembra essere in cima ai pensieri dei candidati alle elezioni comunali. A maggio la città ducale avrà un nuovo sindaco e gli abitanti di Ponte Armellina sperano che non vengano fatti gli errori del passato: “Al futuro primo cittadino chiediamo una cosa sola – dice Abdul – si ricordi che Ponte Armellina esiste e fa parte di Urbino”.

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Rimesse dei migranti: in sette anni raddoppiano nella provincia di Pesaro-Urbino http://ifg.uniurb.it/2014/02/04/ducato-online/rimesse-dei-migranti-in-sette-anni-raddoppiano-nella-provincia-di-pesaro-urbino/56436/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/04/ducato-online/rimesse-dei-migranti-in-sette-anni-raddoppiano-nella-provincia-di-pesaro-urbino/56436/#comments Tue, 04 Feb 2014 14:53:01 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56436 URBINO – Dal 2005 al 2012 il flusso economico dei capitali inviati da stranieri residenti nella provincia di Pesaro-Urbino alle famiglie nei paesi d’origine è raddoppiato. Quello della provincia più a nord delle Marche è un trend che rispecchia un andamento non solo nazionale, ma globale. Nel 2013 dall’Italia sono stati “spediti” all’estero circa 7 miliardi di euro,  il doppio rispetto al 2012. E secondo i dati della Banca Mondiale nello stesso anno le rimesse a livello globale sono state pari a 410 miliardi di euro, una cifra superiore al Pil dell’Austria.

Per quanto riguarda la provincia urbinate le rimesse dei lavoratori stranieri sono passate dai 9,8 milioni di euro del 2005 ai 18,6 milioni del 2012. L’aumento vertiginoso di questi capitali deriva anche dalla crescita della popolazione straniera residente in Italia che è passata da 2,2 a 4,4 milioni di abitanti in sette anni. Della stessa portata è l’impennata nella provincia di Pesaro Urbino che dai 19.000 del 2005 è arrivata a contare 34.787 migranti residenti nel 2011. Il 17% del totale è di nazionalità albanese, il 15,8% marocchina e il 13,5% romena.

Nelle Marche, Pesaro-Urbino è la terza provincia per flusso economico dovuto ai capitali inviati nei paesi d’origine. Al primo posto c’è Ancona con quasi 40 milioni di euro, seguita da Macerata con 25,5 milioni. I mittenti delle rimesse sono gli stranieri presenti sul territorio, ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Se romeni e marocchini riaffermano la propria presenza nel Pesarese e nell’Urbinate, negli ultimi sei anni sono emerse nuove comunità che in poco tempo hanno guadagnato rilevanza economica.

Il caso più evidente è rappresentato dalla comunità Moldava che è passata da 386.000 euro ai quasi 2 milioni del 2012. Più contenuta è la crescita delle rimesse verso Senegal e Ucraina, che nel periodo di riferimento sono raddoppiate.

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Rapporto Caritas: sono 33.000 gli stranieri nella provincia di Pesaro-Urbino http://ifg.uniurb.it/2014/02/03/ducato-online/rapporto-caritas-sono-33-000-gli-stranieri-nella-provincia-di-pesaro-urbino/56176/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/03/ducato-online/rapporto-caritas-sono-33-000-gli-stranieri-nella-provincia-di-pesaro-urbino/56176/#comments Mon, 03 Feb 2014 11:43:47 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56176 rapporto caritasURBINO – Nelle Marche il 9% della popolazione è straniera. Sono 139.800 gli immigrati nella Regione di cui il 23,6% ha scelto di risiedere nella provincia di Pesaro Urbino. A dirlo è il XXIII Rapporto immigrazione di Caritas e Migrantes del 2013.

La maggior parte della popolazione migrante è di nazionalità rumena, albanese e marocchina. Ma è forte anche la presenza di cinesi e macedoni. Il tasso di occupazione varia in base alla nazionalità. Degli 89.321 stranieri con un lavoro, solo il 4,4% è di nazionalità macedone, contro il 16,4% dei rumeni. I settori che offrono più lavoro ai cittadini stranieri sono i servizi alla persona, le costruzioni (18%) e l’agricoltura (13%).

Stando ai dati, ogni cinque bambini nati nelle Marche uno è figlio di genitori stranieri e sono circa 27.000 gli alunni con cittadinanza non italiana, pari al 12,1% del totale. Il 33% frequenta le elementari mentre il 25% le scuole superiori. Quasi il 36% della popolazione straniera si concentra nei capoluoghi di provincia (nelle regioni del centro la percentuale sale al 43,9%).

In Italia la popolazione straniera è cresciuta dell’8,2% rispetto al 2012. E le donne costituiscono circa il 53% dei 4,3 milioni di stranieri presenti in Italia. L’incremento della popolazione è dovuto principalmente al tasso di natalità delle donne straniere molto alto rispetto alla media italiana.

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A Urbino 2 Cisl apre il primo sportello sindacale http://ifg.uniurb.it/2013/12/11/ducato-online/a-urbino-2-cisl-apre-il-primo-sportello-sindacale/53988/ http://ifg.uniurb.it/2013/12/11/ducato-online/a-urbino-2-cisl-apre-il-primo-sportello-sindacale/53988/#comments Wed, 11 Dec 2013 11:19:09 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=53988 URBINO – Aprirà, presto, nel gennaio 2014, il primo sportello di un sindacato nel quartiere di Urbino 2. Un quartiere spesso considerato come “ghetto”, abitato in maggioranza da popolazione migrante, avrà presto uno sportello Cisl dedicato non soltanto alla tutela contrattuale dei numerosi lavoratori di falegnameria ed edilizia presenti nella zona, ma anche al disbrigo di pratiche burocratiche come quelle per ottenere il permesso di soggiorno o l’assegno familiare.

A spiegare il progetto al Ducato è stato il responsabile per Cisl Marche dell’area sindacale territoriale Urbino Leonardo Piccinno: “La priorità andrà naturalmente alle risposte contrattuali ai lavoratori: molti di essi lavorano il legno o nel settore dell’edilizia e ci chiedono una presenza forte sul territorio per aiutarli ad affrontare i problemi che li preoccupano di più”.

“Urbino 2 è un quartiere con una situazione di bisogno – ha proseguito Piccinno – un disagio che spesso il sistema pubblico non riesce a gestire, garantendo i servizi con efficacia, quindi associazioni e forze sociali devono sostituirsi per rendere la vita più facile ai cittadini.E’ per questo che non ci poniamo limiti: forniremo qualsiasi servizio della nostra sfera di competenza in raccordo anche con i servizi sociali del Comune di Urbino”.

“L’obiettivo che ci poniamo è ampio – ha concluso Piccinno – non escludiamo anche spazi di aggregazione: quali sono reali necessità lo scopriremo con la gente del posto e moduleremo la nostra opera di conseguenza. Io ci credo molto personalmente, laddove ci sono disagi e bisogni deve esserci il sindacato.  C’è un certo qualunquismo nel Paese rispetto alle forze sociali, noi sul territorio cerchiamo di contraddire questa tendenza generale.  Sono fermamente convinto che questa alla fine si rivelerà la scelta giusta”.

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Studenti di origine straniera: a Urbino sono il 13,07% http://ifg.uniurb.it/2013/05/29/ducato-online/studenti-di-origine-straniera-a-urbino-sono-il-1307/49258/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/29/ducato-online/studenti-di-origine-straniera-a-urbino-sono-il-1307/49258/#comments Wed, 29 May 2013 16:55:37 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=49258 TABELLA: LE NAZIONALITÀ IN CLASSE / Il ministro Kyenge a Pesaro: "Capisco vostra rabbia"]]> URBINO – “Mancano otto mesi e ventisette giorni e poi sarò maggiorenne”, dice Sonia, capelli e occhi neri. “Conto i giorni, i mesi, gli anni da quando ero piccola”, continua sorridendo. Sonia aspetta i suoi 18 anni per un motivo preciso: a febbraio per lo Stato lei diventerà cittadina italiana. Per lo Stato e per il resto del mondo, perché lei, in realtà, si è sempre sentita italiana: è nata a Roma e tutta la sua vita l’ha trascorsa a Urbino. I suoi genitori sono emigrati qui 25 anni fa: suo padre è del Marocco e sua madre della Tunisia. “Quando avrò la cittadinanza, nessuno mi potrà più dire ‘marocchina di merda’ perché io gli risponderò: ‘Guarda che sono italiana come te!’

Sonia, che frequenta una scuola per parrucchieri e sogna di aprire un negozio da estetista, è una ragazza di seconda generazione, una nuova italiana come vengono chiamati i giovani nati o cresciuti in Italia da genitori stranieri. Una realtà in continua crescita. Prendendo in considerazione tutti gli istituti di Urbino, dalla materna alle superiori, gli studenti di origine straniera sono 555 su 4246, il 13,07%. Nella scuola materna sono 88; alle elementari 161; alle medie 95; alle superiori 211. La nazionalità più presente è il Marocco, seguita da Macedonia, Albania e Romania.

NAZIONALITÀ A SCUOLA: I DATI INTEGRALI

Secondo il rapporto “Alunni con cittadinanza non italiana” del 2013 elaborato dal Miur e dalla Fondazione Ismu, gli studenti di origine straniera nell’anno scolastico 2011/2012 sono 755.939, pari all’8,4%. Di questi, 334.284, il 44,2%, sono nati in Italia. Nelle scuole materne, i bambini di origine straniera nati in Italia corrispondono all’80,4%, ma in alcune Regioni la percentuale è ancora più alta: nelle Marche arriva all’85%.

Scuole Numero studenti
Materna 88
Elementare 161
Medie 95
Superiori 211

Sul totale della popolazione straniera (4.570.317), secondo l’Istat i minori nati in Italia sono 600.000. Questo significa che uno su dieci non è affatto un immigrato, ma un bambino o un ragazzo che vive qui dalla nascita. Proprio come Nazli, 23 anni di origine iraniana, che studia Farmacia. Lei ora è ufficialmente italiana, ma fino ai 18 anni è stata un’apolide: i suoi genitori sono scappati dall’Iran e hanno perso la cittadinanza. “Mi sento italiana. Non ho mai avuto grandi problemi, a parte le solite prese in giro che quando sei piccola ti fanno male, ma poi crescendo impari a conviverci”, racconta Nazli. “I miei genitori mi hanno sempre ripetuto che tra un Mario e una Nazli il mondo avrebbe sempre scelto Mario. Per questo mi hanno spinto a impegnarmi più degli altri”.

IUS SOLI, LA KYENGE A PESARO: “CAPISCO LA VOSTRA RABBIA”

Non tutti i ragazzi di seconda generazione quando compiono 18 anni riescono ad ottenere la cittadinanza italiana. Secondo l’articolo 2 della legge 91 del 1992, lo straniero nato qui può richiedere la cittadinanza al compimento del diciottesimo anno di età, solo se è in grado di dimostrare la residenza ininterrotta e continuativa. Così, è possibile che molti giovani scivolino nella paradossale situazione di ritrovarsi non solo stranieri, ma irregolarmente presenti nel Paese in cui sono nati e cresciuti. Se poi i genitori perdono il permesso di soggiorno sono costretti a lasciare l’Italia. “Le mie origini per me non sono una limitazione”, dice sorridendo Nazli che, come gli altri 555 bambini e ragazzi che vivono a Urbino, è cresciuta in bilico tra due mondi, imparando sulla sua pelle che la diversità è sempre una risorsa.

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Studenti di origine straniera a Urbino: ecco da dove provengono http://ifg.uniurb.it/2013/05/29/ducato-online/studenti-di-origine-straniera-a-urbino-ecco-da-dove-provengono/49110/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/29/ducato-online/studenti-di-origine-straniera-a-urbino-ecco-da-dove-provengono/49110/#comments Wed, 29 May 2013 16:47:15 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=49110 [continua a leggere]]]> Marocchini, macedoni, albanesi: sono queste, con l’esclusioni dei sammarinesi, le nazionalità più presenti tra i giovani figli di immigrati che frequentano le scuole della città ducale. Abbiamo raccolto i dati degli istituti comprensivi e dei licei. Ecco la ‘classifica’

Origine Numero di studenti
Marocco 152
Macedonia 126
San Marino 45
Albania 44
Romania 34
Moldavia 20
Kossovo 20
Nigeria 16
Tunisia 13
Polonia 10
Cina 9
Senegal 9
Olanda 5
Perù 5
Lituania 4
Algeria 3
Bosnia 3
Bulgaria 3
Germania 3
Iran 3
Regno Unito 3
Ucraina 3
Argentina 2
Russia 2
USA 2
Venezuela 2
Bangladesh 1
Bielorussia 1
Brasile 1
Canada 1
Cecoslovacchia 1
Croazia 1
Cuba 1
Ecuador 1
Egitto 1
Giappone 1
India 1
Kenya 1
Slovenia 1
Sri Lanka 1
Totale 555

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