il Ducato » industria http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » industria http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Aperta selezione di aziende marchigiane per la fiera Big 5 di Dubai http://ifg.uniurb.it/2014/01/21/ducato-notizie-informazione/aperta-selezione-di-aziende-marchigiane-per-la-fiera-big-5-di-dubai/55031/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/21/ducato-notizie-informazione/aperta-selezione-di-aziende-marchigiane-per-la-fiera-big-5-di-dubai/55031/#comments Tue, 21 Jan 2014 10:44:18 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=55031 [continua a leggere]]]> È aperta la selezione di aziende marchigiane che intendono partecipare alla fiera “BIG 5 DUBAI– 2014”, che si svolgerà a Dubai (Emirati Arabi Uniti) dal 17 al 20 novembre 2014. Il reclutamento riguarda le aziende del settore di prodotti, impianti e materiali per l’edilizia. L’iniziativa è promossa da Marchet, l’ Azienda Speciale della Camera di Commercio di Ancona, in compartecipazione con la Regione Marche e il Sistema Camerale Regionale.

La fiera BIG 5 DUBAI è un evento di riferimento per gli operatori dell’area Golfo arabo. Nel 2013 sono stati allestiti oltre 48.600 metri quadrati per 2.742 espositori (+19.5% rispetto al 2012) provenienti da 57 paesi nel mondo e sono stati registrati oltre 74.000 visitatori nei 4 giorni espositivi. Dubai si è aggiudicata l’organizzazione dell’Expo mondiale del 2020, per questo si prevedono forti investimenti nel settore dell’edilizia .

Le aziende che intendono partecipare dovranno inoltrare la domanda entro il 18 marzo all’Azienda Speciale di competenza territoriale.

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Un jeans ormai lacero. La crisi non risparmia Sant’Angelo in Vado http://ifg.uniurb.it/2013/06/13/ducato-online/un-jeans-ormai-lacero-la-crisi-non-risparmia-santangelo-in-vado/51018/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/13/ducato-online/un-jeans-ormai-lacero-la-crisi-non-risparmia-santangelo-in-vado/51018/#comments Thu, 13 Jun 2013 16:54:44 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=51018 SANT’ANGELO IN VADO – Al chilometro 43 della strada statale di Bocca Trabaria c’è un semaforo. Ma già da molti mesi le luci rossa, arancione e verde non servono più. Un tempo, lontano dalla crisi, il semaforo regolava il traffico, un frenetico viavai dalla zona industriale di Sant’Angelo in Vado, la “valle del jeans“. All’epoca del ‘benessere’ il quadrilatero di vie che racchiude i capannoni brulicava di camion e automobili. I parcheggi erano pieni, al punto che veniva scaglionata la pausa pranzo per evitare che si creassero ingorghi.

Oggi tutto ciò è scomparso, insieme a posti di lavoro e sogni imprenditoriali. Il miraggio del jeans, come quello del mattone o del mobile, è andato in frantumi sotto i colpi di una recessione che spinge la produzione sempre più fuori dai nostri confini. Parcheggi come quello di via Salvo D’Acquisto, dove un tempo trovare posto era un colpo di fortuna, adesso sono solo distese d’asfalto. Qui sono andati in fumo 700 posti di lavoro, in un paese che conta non più di 4000 abitanti. Come è potuto accadere?

Appena entrati nella zona industriale fermiamo il motore davanti alla Tipo-litografia Grafica Vadese. Il proprietario, Dante Pasquini, ci viene incontro con la mano tesa. “Io ho chiuso perché gli altri sono falliti – esordisce – lavoravo soprattutto con il settore del mobile e quando le imprese sono andate in crisi ho perso di colpo le commesse. Abbiamo provato a resistere, ma la difficoltà ad accedere al credito, con le banche chiuse ermeticamente, ci ha tarpato le ali”.

La ditta di Pasquini, fondata nel 1969, è chiusa dal 15 marzo, una delle ultime vittime: “Prima della crisi fatturavo due milioni e mezzo di euro – racconta il tipografo – nel 2012 ho raccolto meno della metà. Le spese per mantenere in piedi la tipografia hanno continuato a crescere in maniera esponenziale, come gli interessi da pagare alle banche per gli scoperti. Ho dovuto lasciare senza lavoro 15 persone”.

Camminando nel piccolo stabilimento, Pasquini mostra i macchinari: “Tutti nuovi. In questa stanza ci sono 2 milioni di euro di attrezzatura. Ho provato a venderli, ma non mi vogliono dare più di 25mila euro. Non esiste più niente, giusto il nome della tipografia. Ho già tolto l’insegna, per evitare di dover pagare la tassa”.

Pasquini non è l’unico a rinunciare al nome: per strada incontriamo tanti capannoni anonimi e rigorosamente chiusi. All’angolo tra via Salvo D’Acquisto e via Carlo Alberto Dalla Chiesa svetta la mole delle Cornici Vadesi: trenta posti di lavoro scomparsi alla fine del 2012. L’insegna qui c’è ancora, come i pezzi di legno accatastati sotto una tettoia, pronti per essere trattati. Ma il lavoro non c’è più.

Ci spostiamo lungo la via e troviamo la Saint Germain des Pres: “Lavorare qui – ci spiegano gli abitanti di Sant’Angelo – era come trovare un impiego alle Poste”. L’azienda produceva maglieria con un proprio marchio, distribuito in tutta Europa e in Oriente. Da qualche mese è in liquidazione e i 30 dipendenti sono a rimasti a casa. “La valle del jeans è in ginocchio – ammette Gianmatteo Donnini, titolare della Saint Germain – la stretta del credito è fortissima e tutta la zona era ponderata sull’abbigliamento. Quando il settore è andato in crisi, noi siamo rimasti coinvolti nella catena: i grandi marchi che facevano ordinazioni a Sant’Angelo in Vado si sono spostati all’estero lasciando senza commesse chi lavorava per conto terzi. Noi, che producevamo per il nostro marchio di total look, siamo stati colpiti dal calo dei consumi: il ceto medio non esiste più e se siamo arrivati a tagliare la spesa alimentare significa che quella per l’abbigliamento era diventata superflua già da un po'”.

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Arrivati in fondo a via Salvo D’Acquisto, finalmente sentiamo un rumore di macchinari in funzione. È la Sab Snc dei fratelli Catani: producono tavoli in legno dal 1968, ma nell’ultimo anno il numero degli operai è passato da 15 a 6. “Proviamo a resistere anche se ci siamo dovuti ridimensionare – sottolinea Alfredo Catani – il nostro problema è che la produzione dei mobili si sta spostando all’estero: avevo un cliente veneto che ogni settimana acquistava un container intero di merce, adesso compra in Asia. Qui è scomparso tutto, non so quante aziende arriveranno a vedere il prossimo autunno”.

Attraversiamo tutta l’area passando da via Cascata del Sasso e via Nanni Valentini. Lo scenario è sempre lo stesso: capannoni inanimati, parcheggi vuoti, insegne scomparse o scrostate, poche persone per strada. Troviamo una porta aperta: è quella della Stircontrol, azienda rinomata per la stiratura dei jeans. Dentro al capannone centinaia, forse migliaia, di pantaloni in denim impilati con cura sugli stendini e un uomo che lavora da solo. “Non ho ridotto il personale – si affretta a spiegare Antonio Baffioni – ma il lavoro è poco. Spesso bisogna rinunciare ad alcune commesse perché manca la liquidità per anticipare le spese. Sono le banche che decidono chi salvare e chi far fallire, ma è assurdo non aprire i rubinetti a chi lavora”.

Chi ancora resiste spesso lo fa grazie a prodotti innovativi: è il caso di Andrea Sassi, titolare della PROmo Jeans. Nel 2009 Sassi ha iniziato a produrre jeans per motociclisti, con tasche per inserire le protezioni. Il mercato gli ha sorriso, ma anche lui ammette: “Più che altro resistiamo”.

LEGGI C’è un jeans nel Montefeltro che resiste alle cadute e alla crisi globale

Facciamo inversione, stando attenti a non finire nelle grosse buche che si sono aperte sull’asfalto. Ci fermiamo davanti alla Lavanderia Centro Italia. È uno degli stabilimenti più grandi di Sant’Angelo in Vado e prima della crisi era il luogo di lavoro di 86 persone. La ditta trattava il tessuto denim per le grandi case di moda, ma a un certo punto il gioco è finito. La Lavanderia è rinata cambiando ragione sociale (International Design) ma il numero di dipendenti è sceso a una ventina.

La crisi ha colpito direttamente le fabbriche, ma i contraccolpi hanno danneggiato anche altre attività, come l’unica tavola calda della zona, il Break Café. Dai 60 pasti giornalieri si è scesi a una quindicina e anche il personale ne ha risentito: “Ho dovuto mandare via una ragazza – racconta la proprietaria,  Stefania Gorgolini – alle altre ho ridotto gli orari e quindi gli stipendi. Molti turni adesso li faccio io. Ci sono meno clienti e quelli rimasti spendono meno che in passato”.

È quasi sera. L’ultimo ad aprirci la porta è Andrea Antoniucci della Adus Marmi Eurodesign. Il suo problema principale non è la mancanza di commesse ma la mole di crediti difficili da riscuotere: “Siamo stati danneggiati dalla crisi dell’edilizia – spiega – il sintomo è che il nostro pacchetto clienti si è assottigliato e metà delle ditte che lavoravano con noi ha cambiato ragione sociale. Non parliamo poi delle aziende che hanno accettato lavori per la Pubblica Amministrazione e che ci devono soldi: viviamo anche noi la lungaggine biblica dei pagamenti”.

La parola d’ordine è ridimensionare: “Va bene – commenta Antoniucci – ma rischia di diventare un suicidio: vuol dire svendere, tagliare personale. La mattina ti chiedi chi te lo fa fare: io ho deciso di portare avanti l’azienda fondata da mio padre, ma lavoro rimettendoci soldi. Si sono inariditi anche i rapporti interpersonali: un tempo c’era collaborazione anche tra ditte concorrenti, adesso ci scanniamo per sopravvivere. Vivo qui da 40 anni e ogni giorno assisto all’agonia di Sant’Angelo in Vado”.

Il futuro appare incerto, avvolto da nuvole che non fanno presagire nulla di buono: “Quei pochi matti patentati come me – spiega Antoniucci –  che ancora ci credono aspettano da cinque anni che le cose cambino, ma sento solo discorsi senza senso: parlare di soldi alle imprese nel 2014 è come dire che si porta un bicchiere d’acqua a chi è già morto di sete”.

Ripartiamo. La macchina si ferma davanti a un semaforo rosso che ormai non ha più senso. Basterebbe il segnale di stop. Non passa più nessuno. “Se si vuole morire schiacciati da un camion questo non è il posto giusto – dice con asprezza il tipografo Dante Pasquini – si è costretti ad appendersi a una corda”.

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Crisi, Unioncamere: nelle Marche perse 1.177 aziende e 3.000 posti di lavoro http://ifg.uniurb.it/2013/02/11/ducato-notizie-informazione/crisi-unioncamere-nelle-marche-perse-1-177-aziende-e-3-000-posti-di-lavoro/34240/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/11/ducato-notizie-informazione/crisi-unioncamere-nelle-marche-perse-1-177-aziende-e-3-000-posti-di-lavoro/34240/#comments Mon, 11 Feb 2013 10:52:07 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=34240 [continua a leggere]]]> Nel 2012 hanno chiuso 11.606 aziende marchigiane e si sono persi 3.000 posti di lavoro. Sono i dati che emergono dallo studio di Unioncamere Marche. Nello stesso periodo sono nate 10.429 nuove imprese. L’ultimo anno si chiude, dunque, con un saldo negativo di 1.177 attività. Nel 2011 le attività industriali erano invece aumentate di 100 unità.

Le aziende che hanno registrato un netto calo sono state quelle edilizie (-584), quelle del settore agricolo e della pesca (-699), del commercio (-420), dei trasporti (-68) e del settore manifatturiero (-380). Male anche l’abbigliamento che perde 60 aziende e il mobile che ne lascia per strada 42. Particolarmente negativo il bilancio dell’artigianato che perde 533 aziende e chiude il 2012 poco sopra le 50 mila unità. Un saldo positivo si ha invece per i servizi e le attività professionali, mentre sono cresciute anche le attività di alloggio e ristorazione (+152), in particolare agriturismo e bed & breakfast. In crescita anche le imprese cooperative (+41) che alla fine dell’anno erano 2.539.

Per quanto riguarda l’andamento delle imprese sul territorio regionale, il calo più consistente è stato nelle province di Macerata (-380), Ancona (-378) e Pesaro (-292). Più limitato il calo delle imprese a Fermo (-106) e ad Ascoli (-21).

 

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Il Ducato n.1 – 8 febbraio 2013 http://ifg.uniurb.it/2013/02/09/ducato/il-ducato-n-1-8-febbraio-2013/34035/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/09/ducato/il-ducato-n-1-8-febbraio-2013/34035/#comments Sat, 09 Feb 2013 02:23:38 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=34035 [continua a leggere]]]> Sfoglia il periodico della Scuola di Giornalismo di Urbino


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Neve, capannoni distrutti: gravi danni alle aziende di Petriano http://ifg.uniurb.it/2012/02/16/ducato-online/capannoni-sfondati-sotto-il-peso-della-neve-gravi-danni-alle-aziende-di-petriano/25302/ http://ifg.uniurb.it/2012/02/16/ducato-online/capannoni-sfondati-sotto-il-peso-della-neve-gravi-danni-alle-aziende-di-petriano/25302/#comments Thu, 16 Feb 2012 11:15:37 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=25302 LEGGI I proprietari: "Abbiamo perso tutto" ]]> di Antonio Riccucci, Massimiliano Cocchi e Giulia Foschi

URBINO – La copertura è squarciata, come una grossa ferita. I tetti dei capannoni non hanno retto alle tonnellate di neve.  I danni? Per adesso impossibili da quantificare, ma se la Cna di Pesaro e Urbino ha stimato  in almeno 60 milioni di euro le perdite per le aziende in tutta la provincia a Petriano ci sono almeno una decina di aziende messe in ginocchio dall’emrergenza neve. Solo qui si parla di centinaia di migliaia di euro andati in fumo.  Produzione ferma, lavoratori che non possono rispettare le scadenze con clienti e fornitori, più di cinquanta dipendenti costretti a restare a casa. E entro il 16 febbraio ci sono da versare i contributi Inail e Inps.

LEGGI Il dramma dei proprietari: “Abbiamo perso tutto”

E l’emergenza non è finita,  la conta dei danni si fa di ora in ora  perchè con l’innalzamento delle temperature la neve si scioglie e aumenta di peso. E le strutture continuano a cedere. Chi può cerca di puntellare, come fanno alla “Torniture Bigini”, azienda che produce componenti in legno. Una parte del capannone del capannone ha ceduto, l’altra ha tenuto e il titolare prende le misure per far arrivare i puntelli delle dimensioni corrette.  Salendo verso Petriano il capanone successivo a quello  di Morris Cioppi. Nella sua “Sarreda” produce Divani, ma sono crollati 2.600 metri quadrati di copertura.  Nella nuova sede della ‘Lomarpref‘, dove si  fanno prefabbricati per mobili, è tutto intatto, ma nella sede di Gallo sono caduti 2.600 metri quadrati di copertura e “altri due capannoni di mille metri quadrati ciascuno sono in pericolo, le travi si sono già incurvate”, fa sapere il titolare Domenico Londei. E’ crollato anche uno dei capannoni della “Bbc Plastik”.

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Fermignano, arriva l’esercito in aiuto alla Protezione civile http://ifg.uniurb.it/2012/02/15/ducato-online/fermignano-arriva-lesercito-in-aiuto-alla-protezione-civile/25106/ http://ifg.uniurb.it/2012/02/15/ducato-online/fermignano-arriva-lesercito-in-aiuto-alla-protezione-civile/25106/#comments Wed, 15 Feb 2012 18:24:12 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=25106 Cancellieri: "Stato riconosca calamità naturale"]]> di Stefania Bernardini e Rossella Nocca

FERMIGNANO – Anche a Fermignano, per far fronte alle conseguenze delle grandi nevicate dei giorni scorsi, è arrivato il rinforzo dell’esercito. Si tratta di 10 uomini del 10° reggimento “Guastatori” di Cremona, muniti di due pale caricatrici, due camion e un veicolo di assistenza per la logistica. Ieri sera i militari lombardi hanno sostituito i loro colleghi di Bologna, arrivati due giorni prima, ma poi chiamati dal Prefetto a Pesaro per risolvere problemi legati alla viabilità.

Se per la prima ondata di neve Fermignano non aveva avuto bisogno di forze esterne, con la seconda nevicata la situazione del centro storico, ma soprattutto del circondario, si è complicata. E ha reso necessario il ricorso a ulteriori mezzi. Ai 50 volontari della Protezione civile fermignanese, che lavorano da due settimane per ripulire e mettere in sicurezza le vie della città, si sono aggiunti, oltre ai 10 militari, 8 uomini inviati dalla Protezione civile nazionale. Grande anche il contributo di 70-80 giovani, che hanno risposto con entusiasmo all’appello del sindaco Giorgio Cancellieri, spargendosi per le strade e liberando le case bloccate dalla neve.

Arrivare in zone con 3 metri d neve non è stato facile, “Abbiamo usato uno snow track di proprietà del Comune per raggiungere famiglie isolate e persone che avevano avuto incidenti, come un signore caduto mentre puliva il tetto – racconta Alessandro Capucci, referente della Protezione civile – abbiamo fatto dai 30 ai 40 interventi giornalieri. E’ stato aperto un centro accoglienza, dove al momento alloggiano volontari ed esercito, perché gli evacuati hanno trovato ospitalità da amici e parenti.”

Rispetto ai primi giorni dell’emergenza, le priorità sono cambiate: “Se all’inizio il problema è stato raggiungere persone isolate senza acqua luce e riscaldamento e poi anche senza cibo – continua Capucci – ora il rischio più grande sono le stalattiti che, col caldo, si staccano dai tetti: sono così grandi che se colpiscono una persona la uccidono”. Non ci sono abbastanza mezzi per rimuovere le lastre di ghiaccio da tutti gli edifici privati, quindi le strade più a rischio sono chiuse alla circolazione. Un altro serio problema è il rischio crollo dei tetti sotto il peso della neve. Già cinque i cedimenti di capannoni, uno dei questi ha riguardato parte del tetto dell’ex lanificio Carotti, da tempo dismesso ma con turbine elettriche ancora in funzione. Si stanno susseguendo controlli nei vari edifici industriali della città, per verificare lo stato delle coperture.

Il lavoro degli spalatori non si ferma neppure quando cala la notte. “I nostri turni iniziano alle 7 di mattina e finiscono alle 2-3 di notte e ci sono anche quelli notturni, anche perchè siamo di supporto al 118 per permettere alle autoambulanze di percorrere le strade”, dice Capucci.

Un’altra grande emergenza riguarda le imprese industriali del territorio, ferme da giorni per i problemi di viabilità: “La provinciale non è stata resa fruibile, i camion riescono a fare solo pochi metri prima di infossarsi”, spiega Capucci. Senza considerare che in questo modo i mezzi di soccorso devono essere impiegati per liberare i camion impantanati e non possono quindi raggiungere le zone difficili, creando un grave disagio al paese.

Oggi abbiamo seguito la Protezione civile in un sopralluogo in un’azienda locale di carpenteria metallica, la Confap, a rischio fallimento perché la sua attività produttiva è sospesa da due settimane. Il lavoro era stato spostato momentaneamente nello stabilimento di Acqualagna per l’impossibilità, per i fornitori delle materie prime, di raggiungere l’edificio di Fermignano. Un mezzo della Protezione civile ha scortato il carico, consentendo alla fabbrica di rimettersi in moto.

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Benelli armi, la fabbrica croce e delizia della città http://ifg.uniurb.it/2011/02/08/ducato-online/la-fabbrica-benelli-croce-e-delizia-per-la-citta-di-urbino/4635/ http://ifg.uniurb.it/2011/02/08/ducato-online/la-fabbrica-benelli-croce-e-delizia-per-la-citta-di-urbino/4635/#comments Tue, 08 Feb 2011 16:53:31 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=4635 [continua a leggere]]]> La Benelli armi è la storica fabbrica di armi da fuoco che da quasi 45 anni dà lavoro a centinaia di urbinati. È l’unica azienda del settore nella regione, è presente in 74 paesi e controlla una fetta consistente del mercato americano dei fucili semiautomatici. Se da una parte offre alti standard di sicurezza e un solido posto di lavoro ai suoi dipendenti, dall’altra permangono le polemiche sulla sua presenza nel territorio.

Il servizio di Gabriele Miceli

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http://ifg.uniurb.it/2011/02/08/ducato-online/la-fabbrica-benelli-croce-e-delizia-per-la-citta-di-urbino/4635/feed/ 0 La Benelli armi è la storica fabbrica di armi da fuoco che da quasi 45 anni dà lavoro a centinaia di urbinati. È l'unica azienda del settore nella regione, è presente in 74 paesi e controlla una fetta consistente del mercato americano dei fucili semiau... La Benelli armi è la storica fabbrica di armi da fuoco che da quasi 45 anni dà lavoro a centinaia di urbinati. È l'unica azienda del settore nella regione, è presente in 74 paesi e controlla una fetta consistente del mercato americano dei fucili semiautomatici. Se da una parte offre alti standard di sicurezza e un solido posto di lavoro ai suoi dipendenti, dall'altra permangono le polemiche sulla sua presenza nel territorio. Il servizio di Gabriele Miceli il Ducato no
Insider – Numero 10 http://ifg.uniurb.it/2010/03/31/ducatotv/insider-numero-10-2/1851/ http://ifg.uniurb.it/2010/03/31/ducatotv/insider-numero-10-2/1851/#comments Wed, 31 Mar 2010 10:08:08 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=1851 GUARDA IL VIDEO

Lavorare a Urbino fra problemi e speranze

Matteo Finco

Conduce Chiara Battaglia

    • Industria: tra i giovani a Urbino c’è voglia di fabbrica
      di Luca Fabbri e Manuela Baldi
    • Agricoltura: una proposta per evitare la fuga dai campi
      di Daniele Ferro e Simone Celli
    • Università: il futuro degli studenti tra preoccupazioni e speranze
      di Michele Mastrangelo e Brunella Di Martino
    • Spettacolo: tutto esaurito al teatro Sanzio nonostante la crisi
      di Giulia Agostinelli ed Ernesto Pagano
    • Giornalismo: sognare di fare questo mestiere in un mercato che offre poco
      di Silvia Saccomanno e Fabio Gobbi

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Scm: Orazi (Fiom), “In tre mesi chiusa Morbidelli Pesaro” http://ifg.uniurb.it/2010/03/03/ducato-notizie-informazione/scm-orazi-fiom-%e2%80%9cin-tre-mesi-chiusa-morbidelli-pesaro%e2%80%9d/1492/ http://ifg.uniurb.it/2010/03/03/ducato-notizie-informazione/scm-orazi-fiom-%e2%80%9cin-tre-mesi-chiusa-morbidelli-pesaro%e2%80%9d/1492/#comments Wed, 03 Mar 2010 17:36:56 +0000 http://ilducatonotizie.wordpress.com/?p=262 [continua a leggere]]]> ore 18.35

Clicca qui per vedere il video incorporato.

URBINO – “In tre mesi la Morbidelli di Pesaro non ci sarà più”. Lo annuncia a Ducato Notizie il segretario della Fiom di Pesaro, Giorgio Orazi, al termine di un incontro che si è tenuto oggi con i vertici dell’impresa. Il sindacalista spiega che “l’azienda non ha fatto proposte: ci ha solo confermato la volontà di smantellare. Entro la metà di marzo – aggiunge – sarà spostata una quindicina di lavoratori, legati ad alcune fasi lavorative, man mano seguiranno gli altri”.

Secondo Orazi, le maestranze hanno dubbi sul trasferimento dell’attività nel sito di Rimini. “Vorrebbe dire – spiega – allungare il tempo di viaggio e i chilometri da fare. Avevamo chiesto all’azienda di concorrere al costo di trasporto, ma la risposta è stata negativa e la cosa ci indigna. Dal 2001 al 2007 la Morbidelli ha avuto 240 milioni di utile netto, non credo che la nostra richiesta possa destabilizzare un’impresa così importante”.

Lo stabilimento Morbidelli produce macchine per la lavorazione del legno. In un anno gli operai nel Pesarese sono passati da 320 a circa 90. Un centinaio è in cassa integrazione. “C’è la crisi, a pagare sono gli operai meno specializzati”. (alb.or.)

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Metalmeccanici (a Urbino) http://ifg.uniurb.it/2008/01/15/speciali/2006-2008/metalmeccanici-a-urbino/1383/ http://ifg.uniurb.it/2008/01/15/speciali/2006-2008/metalmeccanici-a-urbino/1383/#comments Tue, 15 Jan 2008 18:44:09 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=1383 Nel pieno della vertenza sindacale, anche a Urbino è possibile incontrare questa “specie in via di estinzione”: l’operaio metalmeccanico. Breve storia di una categoria speciale.

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