il Ducato » la repubblica http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » la repubblica http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Da Pop-Up Magazine alle feste dei quotidiani, il giornalismo dà spettacolo e crea comunità http://ifg.uniurb.it/2015/03/11/media-home/da-pop-up-magazine-alle-feste-dei-quotidiani-il-giornalismo-da-spettacolo-e-crea-comunita/67684/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/11/media-home/da-pop-up-magazine-alle-feste-dei-quotidiani-il-giornalismo-da-spettacolo-e-crea-comunita/67684/#comments Wed, 11 Mar 2015 10:36:35 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=67684 Pop-Up Magazine , il giornale che si fa sul palco, al festival Repubblica delle Idee, organizzato dal quotidiano di Eugenio Scalfari, le redazioni sperimentano nuove strade per avvicinarsi al proprio pubblico e fidelizzarlo]]> Il palco di Pop-Up Magazine

Il palco di Pop-Up Magazine

URBINO – Il giornalismo sale sul palcoscenico. Dal 2009 in un teatro di San Francisco va infatti in scena un esperimento: Pop-Up Magazine, uno spettacolo con una scaletta composta da notizie, pezzi d’approfondimento, filmati video e contributi fotografici che sotto gli occhi di quasi tremila spettatori paganti a serata, diventano un vero e proprio “giornale onstage”.
Fin dall’inizio, questo ibrido teatral-giornalistico ha sempre registrato il tutto esaurito e nel 2014 ha dato vita anche a una rivista, The California Sunday Magazine. Oltre ad avere i conti in attivo, Pop-Up Magazine è stato capace soprattutto di creare una comunità di affezionati spettatori-lettori, diventando un modello esportabile, con imitazioni in Francia e Danimarca.  Un modello in grado di attrarre e fidelizzare anche quel pubblico che magari, negli anni, si era allontanato dalla lettura dei giornali tradizionali.

Da qualche tempo il perfomed journalism si sta diffondendo anche in Italia, seppure in forme un po’ diverse, tra sperimentazione di nuovi linguaggi, ricerca di legami più stretti con le comunità di lettori e, possibilmente, maggiori vendite. Da due anni, ad esempio, Marco Travaglio porta in giro per i teatri italiani il suo spettacolo È stato la mafia, in cui affronta sul palcoscenico il tema della trattativa Stato-mafia, mentre i suoi monologhi ad Anno Zero e Servizio Pubblico sono diventati un vero e proprio format. Ancora, in occasione di Biennale Democrazia, a Torino, il 25 marzo Ezio Mauro si cimenterà con Thyssen – Opera sonora, un racconto giornalistico con cui il direttore di Repubblica mette in scena le testimonianze raccolte dopo la tragedia che nel 2007 provocò la morte di sette operai dell’acciaieria Thyssenkrupp.

Inoltre, i giornali stessi provano a recuperare il terreno perduto con i lettori attraverso manifestazioni come la Repubblica delle Idee o la Versiliana, organizzati rispettivamente dal quotidiano di Eugenio Scalfari e dal Fatto Quotidiano. Eventi con cui le testate provano a uscire dalle redazioni e ad avvicinarsi alle loro community di riferimento, per conoscerle meglio e cementarle. Condividendo con queste non più solo idee, ma anche spazi fisici.

“Il giornale che va incontro alla sua comunità vuole, però, prima di tutto consolidare il suo marchio. Repubblica, che organizza la Repubblica delle idee – afferma Sergio Maistrello, giornalista e professore di  giornalismo e nuovi media presso l’Università di Trieste – in realtà porta in giro il suo nome, ma senza andare direttamente dalla sua comunità. La incontra nel suo recinto, dentro spazi che conosce e che le sono congeniali.”

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Homepage di Reported.ly

“Parlando di comunità, cosa ben più interessante, connessa però solo a realtà iperlocali legate all’informazione – prosegue Maistrello – è il fenomeno per cui il giornalista si reinventa all’interno della comunità stessa, diventandone parte integrante”.

È il caso del progetto editoriale Reported.lyche fa capo a Andy Carvin, giornalista che nel 2012 è balzato agli onori delle cronache per la sua capacità di raccontare in tempo reale su Twitter le primavere arabe. Il progetto ha messo insieme giornalisti provenienti da tutto il mondo, utilizzatori assidui dei social network che, spiega Maistrello “producono notizie insieme alle persone, dentro le reti, senza l’ambizione di creare alcun tipo di palcoscenico, di struttura ufficiale attorno a cui radunare le persone”.

 

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Edizione straordinaria: sono scomparse le notizie dalle prime pagine dei quotidiani http://ifg.uniurb.it/2014/02/19/ducato-online/edizione-straordinaria-sono-scomparse-le-notizie-dalle-prime-pagine-dei-quotidiani/57300/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/19/ducato-online/edizione-straordinaria-sono-scomparse-le-notizie-dalle-prime-pagine-dei-quotidiani/57300/#comments Wed, 19 Feb 2014 10:23:44 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=57300 Analisi, commenti, approfondimenti, inchieste, opinioni politiche, previsioni economiche: se si apre un quotidiano nazionale (ma anche internazionale) si trova tutto questo (e anche di più). Ma le hard news, le notizie vere, quelle che una volta gli “strilloni” divulgavano agli angoli delle strade e facevano correre i cittadini a comprare il giornale, dove sono finite? Dall’altra parte dell’oceano atlantico la scomparsa delle notizie dalle prime pagine dei quotidiani è una questione molto dibattuta.

Proprio qualche settimana fa la public editor del New York Times,  Maragaret Sullivan, su segnalazione dei lettori, aveva “scoperto” che tra i sette titoli principali del suo giornale solo uno si poteva considerare hard news e aveva polemizzato col suo stesso giornale.

Ma esiste in Italia un problema di questo tipo? “I ritmi dell’informazione non sono più compatibili con la carta stampata – spiega Paolo Mancini docente di Sociologia della Comunicazione all’università di Perugia – già nel 2006 Travaglio aveva scritto un libro intitolato La scomparsa dei fatti. In Italia i giornali, ma anche i telegiornali, sono abituati a dare spazio alle dichiarazioni, si raccontano opinioni non fatti. I giornali sono costretti a fornire commenti e analisi perché le notizie le danno altre fonti”.

Noi abbiamo deciso di fare la stessa verifica fatta dalla Sullivan su 6 quotidiani italiani in tre giorni scelti in modo casuale:

Le analisi e gli approfondimenti hanno più del 50% dello spazio in prima pagina e le notizie sono difficili da isolare. Accanto al racconto della notizia infatti c’è sempre qualcos’altro e le cose si fanno ancora più chiare se si analizzano le prime pagine dopo un evento politico rilevante, come il vertice tra Renzi e Letta del 12 febbraio e il probabile avvicendamento tra i due alla guida del governo.

Ecco alcuni titoli:

– Pacco di coalizione (Marco Travaglio editoriale)
IL FATTO QUOTIDIANO

– La partita di Matteo (analisi di Claudio Tito)
LA REPUBBLICA

– Lo scontro fra due velocità (analisi di Mario Calabresi)
LA STAMPA

– Giochi pericolosi (analisi di Ernesto Galli della Loggia)
CORRIERE DELLA SERA

– Il retroscena: la notte del leader, conta da evitare ma stacco la spina
IL MESSAGGERO

– Enrico e Matteo, divorzio con sgambetti
IL MESSAGGERO

– Il grande imbalsamatore (cucù di Veneziani su Renzi)
IL GIORNALE

– Attento Matteo fare flop è facile (di Vittorio Feltri)
IL GIORNALE

Sono tutti esempi di notizia-analisi: la notizia c’è, ma si dà per scontato che il lettore già la sappia perché la televisione, la radio, i siti di informazione o i social network l’hanno già data prima. Così si passa direttamente allo step successivo, quello dell’approfondimento. Stessa cosa succede ai giornali il giorno successivo, quando le indiscrezioni sulla staffetta Renzi-Letta sono diventate una realtà.

– Dentro la crisi: 4 approfondimenti ( Matteo ai suoi “no ai brindisi qui si rischia” L’esecutivo che spaccò il centrodestraVecchi alleati e nuovi patti per la svolta– Domenica già possibile l’incarico)
CORRIERE DELLA SERA

– Renzi si nomina premier (Il Pd licenzia Letta che si dimette. Nasce il governo del segretario. La nuova era politica parte col trucco. E riserverà colpi di scena)
IL GIORNALE

– “Ambizione smisurata” ma Renzi quanto dura?
IL FATTO QUOTIDIANO

– La forza di un gesto e le sue incognite (L’analisi di Carlo Fusi)
IL MESSAGGERO

– L’eterna anomalia italiana (di Cesare Marinetti)
LA STAMPA

– L’azzardo dell’acrobata (di Ezio Mauro)
LA REPUBBLICA

Nei quotidiani apertamente schierati come Il Fatto Quotidiano e Il Giornale la ricerca della notizia è una partita persa in partenza, o comunque molto difficile da giocare perché anche quando le notizie ci sono stanno talmente nascoste dietro l’editoriale del direttore, o il pezzo analitico di qualche firma illustre che sono quasi impossibili da vedere. Ma in realtà “tutti i giornali per non morire devono spostarsi sull’approfondimento e l’analisi – spiega il professor Mancini – anche quelli meno schierati come il Corriere della Sera. Poi il lettore sceglie in base ai suoi gusti ma sa già quello che troverà”. Come dire che la notizia sul giornale c’è ma deve essere condita da qualcos’altro che piaccia agli utenti (notizia e analisi della notizia, approfondimento sulla notizia stessa o commento illustre sempre restando nei “pressi” della notizia).

Questa “commistione di genere”, tratto caratteristico del giornalismo italiano, ha radici profonde: “Il modello mediterraneo, ripreso dal giornalismo in Italia, è un tipo di giornalismo indirizzato a pochi educati che fornisce approfondimenti, commenti e interpretazione dei fatti. Non è per tutti, è nato per essere elitario” spiega il professore.

Tornando alla polemica scoppiata di recente tra i lettori del New York Times, viene da chiedersi perché i cittadini americani si siano lamentati mentre in Italia la prassi è accettata e ben digerita. Probabilmente c’è anche il fatto che in Italia non c’è nessuno con cui potersi lamentare e che faccia solamente l’interesse dell’utente perché il “garante del lettore”, la Margaret Sullivan nostrana, non esiste. Ma più importante, il lettore anglosassone è abituato a un tipo di giornalismo freddo e molto più rigido del nostro (la famosa regola delle 5 W, la base del giornalismo anglosassone: who, what, when, where, why). Solo fatti, niente opinioni. Mentre “in Italia il giornalismo è sempre stato giornalismo d’opinione, qui il pubblico è sofisticato e vuole approfondimenti. Basti guardare Repubblica -  conclude Paolo Mancini – è un giornale nato per dare opinioni, non notizie”.

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“Tracciantimafia”, giornalisti minacciati. Secondo incontro l’11 aprile a Giurisprudenza http://ifg.uniurb.it/2013/04/09/ducato-notizie-informazione/tracciantimafia-giornalisti-minacciati-secondo-incontro-l11-aprile-a-giurisprudenza/41854/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/09/ducato-notizie-informazione/tracciantimafia-giornalisti-minacciati-secondo-incontro-l11-aprile-a-giurisprudenza/41854/#comments Tue, 09 Apr 2013 12:41:48 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=41854 [continua a leggere]]]> URBINO – Secondo appuntamento del ciclo di seminari  “TRACCIANTIMAFIA – più forti del silenzio” promossi dall’Università di Urbino. Giovedì 11 aprile alle ore 11.00 la facoltà di Giurisprudenza ospiterà l’incontro “Il silenzio è omertà. Giornalisti nel mirino delle mafie moderne“; ospiti i giornalisti Giacomo Di Girolamo e David Oddone, Alessandro Bondi,  professore di Diritto penale all’università “Carlo Bo”, avrà il ruolo di moderatore.

David Oddone è  coautore del libro “Mafie a san Marino” e ha lavorato con La Voce di Romagna e Il Messaggero. Occupandosi di criminalità, infiltrazioni mafiose e reati finanziari, Oddone è stato vittima di intimidazioni anonime e di una minaccia di morte, soprattutto dopo che i suoi servizi sono stati ripresi dai quotidiani come il Corriere della Sera e il Sole 24Ore, e a seguito della sua partecipazione alle trasmissioni Ballarò ed Exit.  Attualmente è caporedattore della Tribuna Sammarinese.

Ad affiancarlo nel dibattito ci sarà Giacomo Di Girolamo, direttore di Marsala.it e  di radio Rmc101 della provincia di Trapani nonchè collaboratore con la Repubblica, Il Sole 24 Ore e I Siciliani giovani. Nel 2010 ha pubblicato ‘Matteo Messina Denaro. L’invisibile‘.

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L’annuncio sui giornali: 100 anni di “Habemus Papam” http://ifg.uniurb.it/2013/03/05/ducato-online/lannuncio-sui-giornali-100-anni-di-habemus-papam/37351/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/05/ducato-online/lannuncio-sui-giornali-100-anni-di-habemus-papam/37351/#comments Tue, 05 Mar 2013 12:34:46 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=37351 Da Pio X, il 4 agosto 1903 a Benedetto XVI il 19 aprile 2005. Ecco come i giornali italiani e stranieri hanno dato l’annuncio dell’elezione del Pontefice, nel corso dell’ultimo secolo.

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