il Ducato » larica http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » larica http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Informazione e pubblicità: il limite invisibile http://ifg.uniurb.it/2012/01/26/ducato-online/informazione-e-pubblicita-il-limite-invisibile/16996/ http://ifg.uniurb.it/2012/01/26/ducato-online/informazione-e-pubblicita-il-limite-invisibile/16996/#comments Thu, 26 Jan 2012 10:31:11 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=16996 GUARDA I RISULTATI DELLA RICERCA]]> URBINO – Il confine tra pubblicità e informazione è sempre meno distinguibile. Per un giornalista su due la pubblicità condiziona la linea editoriale delle testate.

A rilevarlo è il gruppo di lavoro sulla Qualità dell’informazione del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e il LaRiCA, laboratorio di ricerca sulla comunicazione avanzata, dell’Università di Urbino che il 27 gennaio presenteranno la ricerca “Informazione e pubblicità: relazioni pericolose” al Circolo della stampa di Milano.

GUARDA I RISULTATI DELLA RICERCA

Per rappresentare i giornalisti italiani di carta stampata, online e testate miste (cartaceo-online) è stato scelto un campione di 101 redattori ai quali è stato sottoposto un questionario via web. Per una campionatura più precisa sono state escluse, in questa fase iniziale, testate televisive e radiofoniche che saranno studiate nelle analisi seguenti.

“L’idea è di capire che cambiamento c’è stato negli ultimi anni sia a livello generazionale, sia a causa dell’ingresso delle redazioni online anche per i quotidiani. Oggi si ha un sistema editoriale diverso con nuovi tipi di necessità rispetto al mercato. Vogliamo capire se ci sia bisogno di ripensare, rivedere le carte dell’ordine, cioè la deontologia, di chiarire quali siano i confini. La ricerca è servita per sondare i nostri giornalisti, per vedere cosa ne pensano”, ha spiegato Giovanni Boccia Artieri, vice direttore del LaRiCA e uno dei responsabili dell’indagine.

Sulla necessità di una revisione delle carte deontologiche circa la metà dei giornalisti ha espresso un’opinione favorevole. Anche se, entrando nel merito delle norme, il 63% degli intervistati sostiene che non vanno riguardati tanto i principi contenuti nelle Carte quanto la loro effettiva applicazione.

A questo riguardo la proposta che alcuni redattori hanno suggerito è stata proprio quella di rendere più aspre le sanzioni anche con l’introduzione di pene pecuniarie.

Dall’analisi è emerso anche quanto l’opinione sul legame tra giornalismo e promozione differisca in base all’età dell’intervistato. I dati infatti evidenziano che mentre i più critici e attenti al problema sono i redattori tra i 30 e i 54 anni, i più anziani e i più giovani hanno un atteggiamento molto disincantato sul rapporto pubblicità/informazione. “Sembra che i due estremi generazionali – ha detto Boccia Artieri - abbiano un atteggiamento meno severo, dicono che in realtà le norme ci sono, vengono rispettate e la gente è più matura di quanto pensiamo”.

Inoltre un’opinione diffusa tra i giornalisti è soprattutto relativa alla necessità di rendere ben visibile la differenza tra promozione e pezzo informativo. Sono circa 79 i redattori che ritengono necessari interventi anche grafici per separare l’articolo dallo spazio pubblicitario mentre più della metà ha affermato che informazione e pubblicità troppo spesso utilizzano lo stesso linguaggio.

Se nella realtà concreta il 50% dei giornalisti ritiene che la pubblicità influenzi la linea editoriale del giornale, per la maggioranza resta chiaro, a livello teorico, l’obbligo di non fornire informazioni, consigli o giudizi in favore di inserzionisti, casa editrice, o gruppo politico o sociale.

“In linea generale l’indagine ha fatto già affiorare spunti interessanti – ha dichiarato Giovanni Boccia Artieri – è  emerso un modo diverso di pensare e di fare giornalismo rispetto alla pubblicità. È interessante soprattutto l’opinione diffusa nelle testate online. Per chi lavora sulla rete il pubblico è ritenuto in grado di distinguere meglio la separazione tra informazione e pubblicità, mentre i redattori del cartaceo sostengano che i loro utenti abbiano maggiori difficoltà. La preoccupazione dei giornalisti che viene sottolineata è: le regole esistono, sono chiare, però i lettori faticano a distinguerle”.

L’obiettivo dello studio è, in ogni caso, quello di incentivare il dibattito sul rapporto informazione/pubblicità tra giornalisti e promotori della comunicazione e del marketing con la richiesta di proposte. Sono previste infatti analisi ancora più approfondite, anche attraverso focus group sulle tematiche più interessanti che emergeranno sia durante l’incontro a Milano, sia nelle ricerche che ne seguiranno.

L’ingresso di nuovi mezzi di comunicazione nel sistema editoriale ha portato a nuove forme di giornalismo e la ricerca ha cercato di capire se sia necessario modificare o introdurre nuove norme deontologiche per regolare la produzione di informazione.

Pino Rea, coordinatore del gruppo di lavoro del consiglio dell’Odg, ha infatti affermato: “La ricerca continuerà anche nell’ emittenza radio-televisiva, che per ora avevamo tenuto da parte perché i parametri sono di natura diversa”.



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Successi e disastri del progetto ideale. Dorfles: “Islam, utopia fallita” http://ifg.uniurb.it/2011/04/18/ducato-online/successi-e-disastri-del-progetto-ideale-dorfles-islam-utopia-fallita/8073/ http://ifg.uniurb.it/2011/04/18/ducato-online/successi-e-disastri-del-progetto-ideale-dorfles-islam-utopia-fallita/8073/#comments Mon, 18 Apr 2011 16:39:38 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=8073 URBINO – C’è un’utopia positiva, quella che serve, e un’utopia negativa, che danneggia e non migliora l’umanità: “Tutti si affrettano a fare delle utopie buone. Ma la maggior parte sono dis-utopie, utopie andate male. Di fronte a qualche utopia ben riuscita, le altre stanno naufragando.” È questa la base del concetto del progetto ideale nella mente di Gillo Dorfles. L’incontro col critico d’arte (101 anni), pittore e filosofo italiano si è tenuto all’interno del ciclo di eventi “Dialoghi dell’utopia” dal titolo “Utopia e arte”, organizzati dal LaRiCa, il Laboratorio di Ricerca di Comunicazione Avanzata dell’Università di Urbino.

Utopia e religione
Le utopie più formidabili secondo Dorfles sono le religioni. “Il buddismo, il cristianesimo, l’islamismo, sono tutte delle grandi forme di utopie. Alcune sono riuscite bene, altre finiscono malamente come l’Islam. “Le religioni da una parte e le superstizioni dall’altra. “Cosa c’è di più utopico del non far cadere il sale a tavola e di un cornetto in tasca?”.

Utopia nell’architettura
A volte l’idea di architetti o governi funziona. Dorfles parla dell’architettura che diventa soluzione come a Brasilia: “Se è vero, l’uomo riesce a inventare una capitale che non c’era. Ebbene, lì c’è una utopia riuscita.” Un altro caso è Bilbao con il Guggheneim Museum. “Il museo è diventato il cuore di una città fatta rinascere, ora c’è un porto rinomato, una metropolitana. L’area baltica di Bilbao è diventata una delle aree più trionfanti della Spagna” conclude. In Italia abbiamo Salerno: “Aveva una lungomare abbandonato, circolazione pessima.

Nel giro di 5-6 anni la città è cambiata totalmente, le strade sono migliorate, il lungomare è stato rifatto. Non solo, il sindaco Vincenzo De Luca ha chiamato una serie di architetti contemporanei per edifici nuovi come il Grande Tribunale, qualificando il rione che lo ospitava. Renzo Piano vi ha fatto un porto turistico. Mentre, a confronto, il modello urbanistico di Napoli ha fallito.” Il critico però continua a difendere il valore delle città del Meridione: “Non abbiamo bisogno di Bolzano per trovare una città pulita. Il Sud Italia ne è pieno”.

Utopia-asimmetria. Dorfles si sofferma sull’utilità di seguire leggi nell’arte e nella letteratura, precisando: “L’uomo si deve accorgere che un’epoca è finita, e con essa la sua creatività. Il Giappone è riuscito a fare qualcosa di opposto a quello che erano i canoni europei.”

Utopia e nuove tecnologie. Gli arnesi ci sono ma manca la creatività. “Dal tornio in poi l’uomo ha inventato e si è servito di forme tecnologiche per creare. Ci vuole poi la mente creativa per servirsi di questi mezzi.”

Alla fine secondo Dorfles le buone utopie non vengono accettate volentieri. Infatti è più facile che vengano approvate quelle cattive, che spesso fossilizzano l’uomo: “L’utopia cade nel conformismo. Una cosa che si vede quotidianamente nell’arte contemporanea”. Un dibattito vivace, con molte domande da parte della professoressa Lella Mazzoli (coordinatrice dell’incontro) e Luca Cesari, professore di Estetica all’Accademia delle Belle arti di Urbino, degli studenti e del pubblico. Ma il mondo dell’arte sta in mano ad artisti o a critici? “E’ più in mano ai mercanti. Che a loro volta hanno critici pronti a servirli”.

Le nostre tre domande a Gillo Dorfles

Urbino secondo lei ha fallito il suo obiettivo di essere una città ideale?
Urbino è una delle città più belle d’Italia e mi sembra che si sia conservata bene. Anni fa il sindaco di Urbino mi chiese se secondo me doveva intonacare le facciate dei palazzi storici. Gli dissi che pensavo fosse meglio lasciare il laterizio a vista. Credo che abbia seguito il mio consiglio. Da quello che so in piazza della Repubblica c’è solo un edificio intonacato, ma quell’intervento risale a prima della mia chiacchierata col sindaco.

Ha parlato di religione come utopia, a volte portatrice di conseguenze positive, a volte negative. Può spiegarcelo meglio?
La religione cristiana secondo me ha portato a conseguenze positive promuovendo i valori dell’amore e fratellanza. In altri casi, penso alla religione musulmana, a quella animista o ai mormoni, i risultati ispirati a quei valori, tradotti nel quotidiano, hanno causato delle realtà nefaste cruente, completamente negative.

Lei crede in Dio?
Queste sono domande che non si fanno.

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Utopia e tecnologia, dialogo a Urbino http://ifg.uniurb.it/2011/03/29/ducato-notizie-informazione/utopia-e-tecnologia-dialogo-a-urbino/6861/ http://ifg.uniurb.it/2011/03/29/ducato-notizie-informazione/utopia-e-tecnologia-dialogo-a-urbino/6861/#comments Tue, 29 Mar 2011 11:26:54 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=6861 [continua a leggere]]]> La diretta twitter dall’incontro con i giornalisti Mario Tedeschini Lalli, Marino Sinibaldi e il professore di Sociologia della comunicazione Giovanni Boccia Artieri
di Martina Manfredi

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News in rete, italiani ancora indietroUno studio dell’università di Urbino http://ifg.uniurb.it/2011/02/07/ducato-notizie-informazione/news-in-rete-italiani-ancora-indietro-uno-studio-delluniversita-di-urbino/4537/ http://ifg.uniurb.it/2011/02/07/ducato-notizie-informazione/news-in-rete-italiani-ancora-indietro-uno-studio-delluniversita-di-urbino/4537/#comments Mon, 07 Feb 2011 14:23:43 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=4537 [continua a leggere]]]> Gli italiani non amano la rete come fonte di informazione. È quanto emerge dalla ricerca “Le news e gli italiani: dalla carta stampata, alla rete, al mobile” condotta da LaRica, il laboratorio di ricerca sulla comunicazione avanzata dell’Università di Urbino.

Rispetto agli USA rimaniamo molti passi indietro nella ricerca delle notizie sul web, preferendo i mezzi tradizionali come la tv. Siamo però simili agli americani nel modo di navigare: “L’informazione è fruita in modo casuale e non causale – spiega la professoressa Lella Mazzoli, direttrice del dipartimento di Scienze della comunicazione dell’università di Urbino – gli italiani, infatti, non indagano in maniera scientifica sui loro interessi”.
Ascolta l’audio

L’indagine offre una panoramica delle principali fonti di informazione degli italiani, delle loro preferenze e comportamenti in relazione al mondo dei media. I dati completi saranno presentati giovedì 10 febbraio all’Istituto Sturzo di Roma e pubblicati in contemporanea sul sito di LaRica

(g.b. , v.b.)


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