il Ducato » leonardo da vinci http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » leonardo da vinci http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Michelangelo mangiava casciotta mentre dipingeva la Cappella Sistina. E i suoi terreni erano a Urbania http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/michelangelo-mangiava-casciotta-mentre-dipingeva-la-cappella-sistina-i-suoi-terreni-erano-a-urbania/73530/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/michelangelo-mangiava-casciotta-mentre-dipingeva-la-cappella-sistina-i-suoi-terreni-erano-a-urbania/73530/#comments Wed, 06 May 2015 04:07:20 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73530 Urbania

Casteldurante ai tempi di Michelangelo (da Cipriano Piccolpasso)

URBINO – Lo avreste mai detto che il grande Michelangelo oltre ad essere appassionato di casciotta era anche proprietario di terreni da formaggio a Casteldurante (oggi Urbania)? Non è una ‘bufala’ che corre su internet, ma ad affermarlo è il geologo e paleontologo Rodolfo Coccioni, professore ordinario del dipartimento di Scienze della Terra, della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Urbino “Carlo Bo”.

“Che Michelangelo fosse un appassionato di casciotta è storia nota – annuncia la sua scoperta Coccioni – ma che avesse i suoi terreni da formaggio a Casteldurante è assolutamente una novità”.

“Negli ultimi tempi mi diverto a studiare e analizzare il paesaggio, soprattuto quello rinascimentale. Far parte del corso post laurea ‘Geologia e gusto’, attivo da tre anni all’Università di Urbino, inoltre, mi ha spinto a cercare collegamenti tra notizie storiche curiose e personaggi famosi” dice Coccioni al Ducato.

gioconda-193x300Il geologo non è l’unico ad aver scelto il territorio della provincia urbinate per i sui studi rinascimentali; anche Olivia Nesci e Rosetta Borchia si sono divertite a esaminare questa zona dimostrando che il paesaggio che si nasconde dietro la Gioconda rappresenta proprio il Montefeltro.  Nel celebre dipinto infatti comparirebbero anche i due massi calcarei Sasso Simone e Simoncello.

È stata proprio la presenza di così tanti artisti famosi in un questi luoghi che lo ha spinto a continuare gli studi iniziati da don Corrado Leonardi, studioso di Urbania, appassionato di storia della sua città. “Michelangelo amava la casciotta urbinate ma mancava il link che collegasse l’artista a Urbania – ha detto Coccioni – così ho analizzato di nuovo i documenti ritrovati da Leonardi: una corrispondenza tra Michelangelo e la moglie di Francesco Amatori, il più affezionato domestico e aiutante dell’artista, che lo aveva seguito anche a Roma”. Cecconi ha spiegato che in queste lettere Madonna Cornelia, una volta morto il marito era tornata a Urbania e da qui si preoccupava di inviare sempre l’amato formaggio all’amico del marito, rimasto a completare la Cappella Sistina.

Essendo ghiotto di formaggio, inoltre, aveva chiesto all’Amatori di comprare dei terreni dove potessero pascolare pecore e mucche. Tra i documenti analizzati dal geologo c’è un atto notarile del 12 febbraio 1554, che testimonia questo acquisto. “L’atto è stato fondamentale – ha detto Cecconi- perché indica i terreni con nomi particolari. Questo era stato sottolineato anche da Leonardi ma gli mancava un passaggio fondamentale, il link tra carta e luogo fisico. Io ho riletto tutto, mi sono fatto un giro per Urbania e ho confrontato i terreni fisici con i vecchi toponimi indicati dal documento e tutto è risultato chiaro. Infatti i nomi non sono cambiati poi tanto perché Campi Resi e Colonnelli rimangono ancora oggi invariati, mentre La Ricciola si è trasformato in Ca’ la Ricciola. Dopo più di 500 anni quindi la toponimia è rimasta la stessa.”

I terreni di Michelangelo

I poderi di Michelangelo a Casteldurante

FOTO 3

Pecore al pascolo sui terreni di Michelangelo

Una volta trovati i terreni Cecconi li ha analizzati dal punto di vista geologico e ha scoperto che sono dei terreni perfetti per fare la casciotta. Infatti, ha spiegato: “Per fare un buon formaggio servono territori pendenti e sabbiosi perché l’acqua deve scendere. Qui nasce l’erba migliore, il guaime, quella nata dopo la prima falciatura e quindi quella che fa meglio allo stomaco delle pecore e delle mucche e che fa produrre loro il latte migliore”.

 

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Vittorio Sgarbi insulta tutti, dalla Bindi agli studenti. Su Gambini: “Gli faccio ombra” http://ifg.uniurb.it/2015/02/19/ducato-online/vittorio-sgarbi-insulta-tutti-dalla-bindi-agli-studenti-su-gambini-gli-faccio-ombra/65819/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/19/ducato-online/vittorio-sgarbi-insulta-tutti-dalla-bindi-agli-studenti-su-gambini-gli-faccio-ombra/65819/#comments Thu, 19 Feb 2015 18:43:59 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65819 Vittorio Sgarbi alla presentazione del suo nuovo libro

Vittorio Sgarbi alla presentazione del suo nuovo libro

URBINO – I sindaci ignoranti, gli studenti pure, Gambini eletto solo grazie a lui e infine le offese a Rosy Bindi, a Ignazio Marino e al magistrato di Pesaro che ha recuperato un presunto Leonardo. È un Vittorio Sgarbi che non risparmia nessuno, quello che ieri ha presentato, al cinema Ducale di Urbino, il suo nuovo libro I tesori d’Italia II: gli anni delle meraviglie.

Fra gli applausi del suo pubblico l’assessore all’agricoltura e alla Rivoluzione di Urbino si lancia in una lunga serie di invettive delle sue.

Si parte dal ritrovamento del ritratto di Isabella D’Este, che Carlo Pedretti, il maggior studioso di Leonardo da Vinci è sicuro appartenga al genio rinascimentale: Sgarbi definisce “una bruttura indicibile” il presunto capolavoro leonardesco. Ma va ben oltre, arrivando a chiamare in causa e offendere niente meno che l’ex presidente del Partito Democratico Rosy Bindi e l’attuale sindaco di Roma: “E’ come scambiare Rosy Bindi per Naomi Campbell. Una mostruosità, come Ignazio Marino in Campidoglio, come Giancarlo Magalli presidente della Repubblica”. E’ per questo, afferma, che “il magistrato che ha speso tempo e soldi, i nostri soldi, per una ciofeca del genere è un pervertito che ha tempo da perdere”.

Il critico d’arte ne ha per tutti, dal sindaco di Padova che a malapena sapeva chi era Giotto a Dario Nardella, attuale sindaco di Firenze, che fino a qualche anno fa credeva che Urbino, casa natale di Raffello, fosse in Umbria e non nelle Marche: “Ma in fondo Urbino è così unica e piena di bellezza che dovrebbe appartenere a ben due regioni. Certo, questo è sintomatico di che promozione della città ducale fosse stata fatta in passato”.

“Più in generale – ammonisce Sgarbi – tutti gli amministratori italiani sono degli ignoranti: sanno che siamo pieni di così tanta ricchezza, ma si limitano a saperlo, senza conoscerla veramente”.

Il critico d’arte ha commentato poi la coabitazione nella stessa giunta con il sindaco di Urbino: “Maurizio Gambini è un sant’uomo: ha l’eleganza e la pazienza necessarie per sopportare un assessore come me, in grado di fargli ombra”. Continua Sgarbi: “Con lui sempre andati d’accordo. Certo, a un certo punto qualcosa s’è rotto quando gli ho detto che ero io a dover fare il sindaco. Poi ho capito che da assessore potevo ritagliarmi un mio ruolo con più libertà d’azione, così ho deciso di dare una mano alla corsa di Gambini sindaco di Urbino. È chiaro che la mia presenza ha tirato la volata al sindaco in maniera determinante”.

Si serve quindi del commento alla nuova esperienza da amministratore a Urbino per ripercorrere a grandi linee il suo cursus honorum, senza tralasciare alcuni dei più famosi scontri di cui si è reso protagonista. Non sempre, infatti, è stato tutto facile come con Gambini. Racconta il critico: “Ricordate quando il sindaco di Milano Letizia Moratti mi cacciò? E’ chiaro che sono una personalità ingombrante, così lei decise di darmi il benservito solo per aver organizzato una mostra sull’omosessualità nell’arte”. Altra convivenza difficile fu quella sotto lo stesso dicastero con l’allora ministro ai Beni Culturali Giuliano Urbani: “Fu nominato da Berlusconi ministro qualche settimana dopo che io ero stato indicato come sottosegretario nello stesso dicastero. Lui era un signor nessuno, così facevo ombra pure a lui. Mi silurarono”.

Sgarbi si scaglia ancora contro chi ha ingenerato negli studenti dell’Università Carlo Bo di Urbino la credenza che porti sfortuna visitare i luoghi di Raffaello Sanzio prima della laurea: “Si iscrivano piuttosto a Chieti o a Cosenza, questi studenti: lì la bellezza non è così esibita. Non è assurdo come così tanta ricchezza per alcuni dovrebbe essere una vergogna e non un vanto?”.

L’assessore ducale passa poi a illustrare il contenuto del suo libro, il secondo di una tetralogia che conta di finire entro pochi anni e con cui si propone di educare gli italiani alla storia dell’arte, dal 1200 a poco prima dell’Unità d’Italia, anche attraverso lo studio di “artisti notevoli ma non noti”, che nessuno conosce ma che tutti dovrebbero conoscere. “Chiedete a Oscar Farinetti – provoca Sgarbi – se conosce chi è Carpaccio. Penserà a un piatto di carne cruda con rucola e formaggio sopra, quando invece è un semisconosciuto ma notevolissimo pittore quasi coevo di Raffaello: è il primo caso di piatto che mangia l’autore, piuttosto che di autore che mangia un piatto”, conclude il critico. Dopo 90 minuti da consumato showman.

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Presunto Leonardo: Sgarbi, “brutto come Rosy Bindi” http://ifg.uniurb.it/2015/02/19/ducato-notizie-informazione/presunto-leonardo-sgarbi-brutto-come-rosy-bindi-magistrato-un-pervertito/65814/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/19/ducato-notizie-informazione/presunto-leonardo-sgarbi-brutto-come-rosy-bindi-magistrato-un-pervertito/65814/#comments Wed, 18 Feb 2015 23:52:35 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65814 [continua a leggere]]]> URBINO, 19 FEB – Il ‘recupero del secolo’ continua a far discutere. L’assessore alla Rivoluzione del comune di Urbino Vittorio Sgarbi torna a criticare l’attribuzione del ritratto di Isabella d’Este a Leonardo Da Vinci. E lo fa anche offendendo Rosy Bindi e insultando: “L’opera ha il limite di essere bruttissima; è come se Rosy Bindi venisse spacciata per Naomi Campbell”. E ancora, parlando del magistrato che ne ha disposto il recupero: “Un uomo che perde tempo a corteggiare Bindi è un pervertito”.

Sgarbi ha ribadito la sua visione, con il suo consueto stile, in un solo giorno a due eventi diversi: alla presentazione del libro Un capolavoro chiamato Italia, pubblicato dalla Fondazione Enzo Hruby, e a quella del suo Gli anni delle meraviglie. Il critico ha spiegato come sarebbe più opportuno proteggere dai furti le opere d’arte piuttosto che spendere soldi pubblici in operazioni di recupero. Soprattutto se poi il “quadro è una patacca; una ciofeca, non vale più di 800 euro e si potrebbe trovare in un qualsiasi mercatino dell’usato; sembra una scopa”.

L’assessore ha attaccato il magistrato di Pesaro: “Poteva consultarsi con me prima di promuovere un simile intervento. Un magistrato che insegue una mostruosità del genere ha tempo da perdere e spreca i nostri soldi. È una ciofeca come Marino sindaco di Roma e Magalli Presidente della Repubblica”.

Per quanto riguarda il parere di  Carlo Pedretti, il principale studioso di Leonardo, Sgarbi sostiene: “È un mio caro amico ma questa volta si sbaglia. È un formidabile studioso di carte, documenti, teorie, ma rispetto ai dipinti è un gatto nero cieco in una notte senza luna”. A conferma del suo giudizio ha ricordato quando nel 1998 lo studioso attribuì erroneamente a Leonardo, come studio preparatorio della Battaglia d’Anghiari, un disegno del pittore Riccardo Tommasi Ferroni.

Ha collaborato Claudio Zago

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Dipinto di Leonardo sequestrato in Svizzera. Indagato avvocato pesarese http://ifg.uniurb.it/2015/02/10/ducato-online/dipinto-di-leonardo-sequestrato-in-svizzera-sgarbi-vale-2mila-euro/65202/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/10/ducato-online/dipinto-di-leonardo-sequestrato-in-svizzera-sgarbi-vale-2mila-euro/65202/#comments Tue, 10 Feb 2015 18:00:40 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65202 VIDEO - E' un olio su tela raffigurante Isabella D'Este l'opera di Da Vinci sequestrata in Svizzera dalla Guardia di finanza di Pesaro e dai Carabinieri di Ancona. Il dipinto si trovava in un caveau di una banca Svizzera. Tra gli indagati, un avvocato di Pesaro. Stava per vendere il dipinto per 120 milioni
VIDEO - Cortellessa: "Recupero del secolo"]]>
Il quadro sequestrato

Il quadro sequestrato

URBINO –  Avvolto da una carta bianca e buttato a terra dentro quello che più che un caveau sembrerebbe a prima vista un armadio dimenticato. Così è stata ritrovata la Isabella d’Este dipinta da Leonardo Da Vinci, il quadro sequestrato il 10 febbraio dalle fiamme gialle di Pesaro in una banca di Lugano. Stava per essere venduto per 120 milioni di euro. Le indagini sono state condotte dalla Procura di Pesaro, insieme alla Guardia di Finanza e al dipartimento dei Carabinieri per la tutela del patrimonio artistico.

L’olio su tela (61 centimetri per 46,5) di questa “assoluta primadonna del Rinascimento”, secondo Luigi Cortellessa comandante del Tpc dei Carabinieri, era stato segnalato per la prima volta il 27 agosto 2013. I Carabinieri di Ancona scoprirono che un avvocato del foro di Pesaro non solo era in possesso dell’opera ma aveva anche il mandato di venderla a un prezzo non più basso di 95 milioni di euro. La notizia della sua esistenza e dell’autenticità (certificata da Carlo Pedretti, che ha attribuito le pennellate sul viso della donna allo stesso Da Vinci, e quelle delle mani a suoi allievi) esplose tra gli addetti del settore. Ma in quell’occasione partirono anche le indagini per illecita esportazione di opere d’arte.

LeggiSgarbi: “È una patacca. Non vale più di 2000 euro”


Già una prima volta i Carabinieri, assistiti dalla polizia svizzera, avevano tentato di sequestrarla. Senza successo. Perché il proprietario nel frattempo l’aveva prelevato e spostato in un altro luogo.

La svolta è avvenuta nell’agosto 2014, quando la Guardia di finanza di Pesaro, nel corso di altre indagini per reati fiscali e truffe assicurative, ha ottenuto notizie utili per ritrovare il dipinto. Di nuovo in collaborazione con la polizia elvetica, ieri pomeriggio è stato sequestrato il quadro in Svizzera insieme a una cassetta di sicurezza.

Potrebbero essere una decina gli indagati, tra cui  l’avvocato di Pesaro che aveva la procura a vendere l’opera. L’accusa è associazione per delinquere finalizzata all’illecita esportazione di opere d’arte. La donna del dipinto, i cui tratti risultano compatibili con la pittura dei primi decenni del XVI secolo.

Leggi: Il furto del secolo compie 40 anni, un libro ne ripercorre la storia

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Sequestro dipinto Leonardo, Cortellessa: “Recupero del secolo” – Video http://ifg.uniurb.it/2015/02/10/ducato-online/sequestro-dipinto-leonardo-cortellessa-recupero-del-secolo-video/65291/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/10/ducato-online/sequestro-dipinto-leonardo-cortellessa-recupero-del-secolo-video/65291/#comments Tue, 10 Feb 2015 17:21:55 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65291 [continua a leggere]]]> “Sono i furti del secolo, ma anche i recuperi del secolo”.  Così il vicecomandante dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale Luigi Cortellessa,  commenta il ritrovamento e il sequestro della tela di Leonardo da Vinci raffigurante Isabella d’Este, scoperto il 9 febbraio nel caveau di una banca di Lugano. Un recupero che avviene a 40 anni esatti dal furto dei tre capolavori di Piero della Francesca e Raffaello rubati dal Palazzo Ducale di Urbino e che nel 1976 furono trovati in una camera d’albergo a Locarno, sempre in Svizzera

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Sgarbi: “Il ritratto di Isabella d’Este è una patacca. Non vale più di 2000 euro” http://ifg.uniurb.it/2015/02/10/ducato-online/sgarbi-il-ritratto-di-isabella-deste-e-una-patacca-non-vale-piu-di-2000-euro/65242/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/10/ducato-online/sgarbi-il-ritratto-di-isabella-deste-e-una-patacca-non-vale-piu-di-2000-euro/65242/#comments Tue, 10 Feb 2015 15:29:55 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65242 URBINO – Vittorio Sgarbi non ha dubbi: il ritratto d’Isabella d’Este, sequestrato oggi in un caveau svizzero, non è in alcun modo attribuibile a Leonardo da Vinci. E  non varrebbe assolutamente 120 milioni di euro. Anzi il critico d’arte, raggiunto al telefono dal Ducato, sostiene che “non sarebbe venduto a più di 2.000 euro in un qualsiasi mercatino”.

La tela sarebbe stata realizzata da un imitatore di Leonardo intenzionato ad omaggiare il grandissimo artista a circa 20 anni dalla morte. L’opera non sarebbe neanche attribuibile perché di “realizzazione scolastica”, “una vera e propria patacca” sentenzia l’assessore alla Rivoluzione di Urbino.

Sgarbi ricorda come avesse immediatamente smentito il Corriere della Sera quando – nell’ottobre del 2013 – aveva pubblicato per primo la notizia della presenza dell’opera in Svizzera e della sua attribuzione al genio toscano. “Non ci sono dubbi che il ritratto sia opera di Leonardo. Però, dopo tre anni e mezzo di studi, ci serve ancora una manciata di mesi per definire quali sono le parti aggiunte dagli allievi” aveva detto allora Carlo Pedretti, uno dei massimi studiosi mondiali di Leonardo. “Pedretti è un mio grande amico, ma questa volta ci ha visto male”, commenta Sgarbi al telefono.

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Pesaro: Gdf sequestra quadro di Leonardo in Svizzera. Indagato avvocato pesarese http://ifg.uniurb.it/2015/02/10/ducato-notizie-informazione/pesaro-sequestrato-quadro-di-leonardo-indagato-avvocato-pesarese/65174/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/10/ducato-notizie-informazione/pesaro-sequestrato-quadro-di-leonardo-indagato-avvocato-pesarese/65174/#comments Tue, 10 Feb 2015 11:55:18 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65174 URBINO – Un quadro di Leonardo Da Vinci del valore di oltre 120 milioni di euro è stato sequestrato oggi dalla Guardia di Finanza di Pesaro. A certificare la paternità dell’opera è stato il dottor Carlo Pedretti.

Il dipinto, raffigurante Isabella D’Este, è stato ritrovato nel caveau di un istituto di credito di Lugano. L’indagine condotta insieme ai Carabinieri di Ancona durava da più di un anno. Indagati due avvocati di cui uno pesarese, per associazione a delinquere finalizzata a illecito d’arte, che stava per vendere l’opera a un prezzo inferiore ai 95 di 120 milioni di euro.

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Il ritratto di Isabella D’Este di Leonardo Da Vinci

Il quadro sequestrato

Il quadro sequestrato

Articolo aggiornato il 10 febbraio 2015 alle 15.00

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Nuove scoperte sulla Gioconda, le “cacciatrici di paesaggi” lanciano crowdfunding http://ifg.uniurb.it/2015/01/28/ducato-online/nuove-scoperte-sulla-gioconda-le-cacciatrici-di-paesaggi-lanciano-crowdfunding/63855/ http://ifg.uniurb.it/2015/01/28/ducato-online/nuove-scoperte-sulla-gioconda-le-cacciatrici-di-paesaggi-lanciano-crowdfunding/63855/#comments Wed, 28 Jan 2015 12:26:42 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=63855 LEGGI La Gioconda? Una cortigiana di Urbino | Le prove del mistero sul dipinto di Leonardo]]> Olivia Nesci e Rosetta Borchia

Olivia Nesci e Rosetta Borchia

URBINO – Durante il suo ultimo viaggio in Valmarecchia Leonardo aveva con sé un carro carico di specchi. Li avrebbe usati per rappresentare i paesaggi del Ducato di Urbino nella prospettiva più ampia possibile, anche per il suo dipinto più celebre. Si aggiungono nuovi tasselli alla ricerca di Olivia Nesci e Rosetta Borchia, le due “cacciatrici di paesaggi” che hanno dimostrato che il paesaggio celato dietro la Gioconda rappresenta il Montefeltro. Secondo il loro studio, nel ritratto più famoso del mondo compaiono anche Sasso Simone e Simoncello, due enormi massi calcarei che dominano il territorio sopra Carpegna.

Per la pubblicazione di una nuova edizione del loro libro “Codice P – Atlante illustrato del paesaggio della Gioconda”, le due ricercatrici hanno deciso di avviare un crowdfunding, su consiglio dell’ingegner Giacomo Quaresima. L’iniziativa è nata non solo dalla necessità di rendere note le molte novità scoperte in questi ulteriori tre anni di ricerche, ma anche dalle numerose richieste di tradurre il volume in altre lingue: inglese, arabo, spagnolo e cinese.

Una delle novità riguarda proprio il codice geometrico utilizzato da Leonardo per “comprimere” il vasto territorio che voleva rappresentare, con un effetto ‘deformante’ delle sagome di monti e colline nel quadro. La scoperta riguarda l’uso degli specchi convessi per dipingere il paesaggio. Questa tecnica permette di avere una vista a 180 gradi ed era già stata usata nel ritratto dei coniugi Arnolfini del pittore fiammingo Jan Van Eyck (1434). Alle spalle dei due sposi il pittore aveva inserito uno specchio convesso che riproduce l’immagine della stanza più ampia di quella che appare nel dipinto.

Le due ricercatrici, inoltre, per far comprendere al meglio in cosa consista il volo d’uccello e scoprire ulteriori dettagli sul territorio, hanno deciso di utilizzare un drone. “Leonardo era un genio nelcomparazione colle di Bascio con la torre sulla cima riprodurre i paesaggi. Guardando la cartina di Imola da lui disegnata e sovrapponendola a un’immagine presa da google map si rimane di stucco” dice Olivia Nesci, e aggiunge “i droni, per noi che non abbiamo la sua genialità, sono un aiuto enorme: le immagini ottenute sono un’ottima imitazione dei paesaggi ritratti dal pittore”.

Per quanto riguarda il mistero sull’identità della Gioconda, Olivia Nesci e Rosetta Borchia non hanno più dubbi: “Si tratta di Pacifica Brandani”, dama del Ducato e amante di Giuliano de’ Medici. Nel libro verranno introdotte le nuove ricerche effettuate dalla professoressa Anna Falcioni, docente di storia all’Università di Urbino, che da anni studia la vita della Brandani e non mancheranno le sorprese.

La prossima edizione del “Codice P” sarà meno tecnica di quella già pubblicata, con l’obiettivo di renderla fruibile anche per il turismo culturale. “Vorremmo usare il dipinto per segnalare a chi visita il Montefeltro delle proposte di itinerari. Questi luoghi – dicono le autrici – non sono abbastanza conosciuti e si rischia di perdere una grande occasione di visibilità per il nostro territorio.

Insomma, un progetto importante per tutta la comunità urbinate e non solo. Le due ricercatrici hanno ricevuto molti ringraziamenti per il loro lavoro e la pagina web con il loro progetto di crowdfunding ha ricevuto nell’ultima settimana 350 visite dall’Italia e più di 500 dal resto del mondo. “Adesso dobbiamo chiedere uno sforzo in più, un grazie non basta. Abbiamo bisogno di raccogliere soldi”.

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La Gioconda era di Urbino. Le prove del mistero sul dipinto di Leonardo http://ifg.uniurb.it/2013/04/18/ducato-online/la-gioconda-era-di-urbino-le-prove-del-mistero-sul-dipinto-di-leonardo/43532/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/18/ducato-online/la-gioconda-era-di-urbino-le-prove-del-mistero-sul-dipinto-di-leonardo/43532/#comments Thu, 18 Apr 2013 12:47:07 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=43532

La corrispondenza del paesaggio del Montefeltro con lo sfondo della Gioconda -Dal libro Codice P

URBINO – Pasqualino piangeva perché voleva sua madre e Leonardo da Vinci la dipinse per lui. Quel ritratto, nato dalle insistenze di un bambino, divenne il quadro più famoso del mondo. Oggi, alle 17.30 a palazzo ducale, Olivia Nesci, Rosetta Borchia e Roberto Zapperi racconteranno l’altra storia di Monna Lisa, quella che identifica la dama di Leonardo, non più con Lisa Gherardini del Giocondo (ipotizzata dal Vasari) bensì con Pacifica Brandani, donna di Urbino e amante di Giuliano de’ Medici. Due indagini, una stessa conclusione.

Due studi che sostengono l’identità urbinate della Gioconda, legano il dipinto di Leonardo al Montefeltro, percorrono due linee parallele e separate.

Il primo sentiero di indagine è sui documenti: a percorrerlo è stato lo storico romano Roberto Zapperi che, partendo dalla testimonianza di un chierico francese, ha ricostruito all’inverso la storia del dipinto.
Secondo le ricostruzioni di Zapperi, riunite nel volume edito nel 2012 “Monna Lisa addio“, Leonardo da Vinci avrebbe portato con sé il dipinto della Monna Lisa in Francia nel castello di Clos-Lucè, dove Antonio De Beatis lo vide 10 ottobre 1517  descrivendolo nel suo diario come realizzato per il “magnifico Iuliano de’ Medici”, morto da un anno. Accertato il rapporto tra Giuliano, il quadro e Leonardo, il secondo passo si compie nelle stanze sotterranee del fondo antico della biblioteca umanistica dell’università di Urbino.

Un codice manoscritto del diciottesimo secolo raccoglie  le testimonianze degli uomini illustri del territorio e, nella copia dell’istrumento di Santa Maria di Pian del Mercato (il registro che annoverava tutti i bambini esposti di Urbino), spunta il nome di Pasqualino, “uno mamolo” abbandonato la sera del sabato Santo  del 1511  che  poi fu riconosciuto come figlio illegittimo di Giuliano de’ Medici e donna Pacifica Brandani (morta durante il parto).

Pasqualino si trasferì alla corte romana e medicea di papa Leone X e, secondo le teorie di Zapperi,  fu proprio Giuliano de’ Medici a chiedere a Leonardo di dipingere il volto della madre “ideale” di Pasqualino, che  desiderava solo sapere dove fosse la sua mamma.
Nell’ultimo passaggio, il codice svela anche le sorti del piccolo  abbandonato:

Questo è al presente donno Ippolito Medici, reconosciuto per figliolo legittimo del magnifico Giuliano Medici e di madonna Pacifica de Giovanni Antonio Brandani, il primo di Fiorenza, che Dio li dia bona ventura.

La seconda teoria a sostegno di donna Pacifica è quella di tipo paesaggistico e artistico: Olivia Nesci è una docente di geomorfologia dell’università di Urbino mentre Rosetta Borchia è una naturalista e un’artista. Loro stesse si definiscono “cacciatrici di paesaggi“, le due ricercatrici hanno rintracciato nel paesaggio alle spalle della Gioconda molte corrispondenze con gli scorci del Montefeltro.

In particolare, la loro teoria afferma che Leonardo avrebbe racchiuso nella tela diverse parti della zona ora divisa tra Romagna e Marche con una tecnica di compressione. Le loro scoperte sono state raccolte nel volume  dal titolo Codice P, atlante illustrato del reale paesaggio della Gioconda, pubblicato lo scorso novembre.

Nel corso della conferenza interverranno anche la docente di storia dell’arte Silvia Cuppini, la soprintendente Maria Rosaria Valazzi, l’assessore alla cultura, beni culturali e pari opportunità del comune, Lucia Pretelli e la docente di storia dell’università di Urbino, Anna Falcioni.

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