il Ducato » ministero del lavoro http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » ministero del lavoro http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Equo compenso, è tutto fermo. Manca ancora il delegato degli editori http://ifg.uniurb.it/2013/04/25/ducato-online/equo-compenso-e-tutto-fermo-manca-ancora-il-delegato-fieg/44821/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/25/ducato-online/equo-compenso-e-tutto-fermo-manca-ancora-il-delegato-fieg/44821/#comments Thu, 25 Apr 2013 01:20:27 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=44821 Si allungano i tempi per la definizione dell’equo compenso per il lavoro giornalistico: la Commissione che deve stabilire le modalità di retribuzione del lavoro di questa categoria non è ancora riuscita a riunirsi. I tempi si dilatano e, a due mesi dal primo incontro infruttuoso,  quando già si sarebbe dovuti essere giunti a una conclusione, tutto è paralizzato.

La Commissione composta dal sottosegretario all’Editoria, Paolo Peluffo, dal presidente dell’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti Italiani) Andrea Camporese, dal segretario generale aggiunto della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) Giovanni Rossi, da Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti, oltre che da un rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e uno dello sviluppo economico è rimasta bloccata proprio per via della scelta di un rappresentante unico degli editori.

“Abbiamo chiesto al sottosegretario Peluffo – spiega Francesco Cipriani, responsabile dell’area lavoro e welfare della Fieg, Federazione italiana editori giornali – di allargare la base rappresentativa; è difficile trovare un unico rappresentante per settori disomogenei come i quotidiani, i periodici e l’editoria radiotelevisiva”.

La richiesta della Fieg è stata rigettata e sono state fornite indicazioni utili alla scelta del rappresentante degli editori che parteciperà alla Commissione, tra le quali la verifica quantitativa del settore che ha più peso nel mercato.

“Troveremo un designato a breve – continua Cipriani – già nelle prossime due settimane potremmo essere pronti per la prossima riunione”. Riunione che potrebbe aver luogo, secondo la legge, anche senza la presenza del rappresentante degli editori. Secondo Enzo Iacopino: “Se lo nominano va bene, altrimenti possiamo andare avanti lo stesso. Non c’è un diritto di veto. Resta il fatto che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dopo un invito formale rivoltogli da me, ormai un mese fa, ha ritenuto di non convocare la Commissione. Il mio parere – continua Iacopino – è questo: il governo Monti ha sempre avuto delle forti difficoltà a litigare con gli editori”.

Lamentele per la situazione stagnante, che stride con i tentativi di convocazione degli stati generali dell’informazione precaria, arrivano anche dalla Fnsi: “La questione dell’applicazione dell’equo compenso giornalistico è sostanzialmente paralizzata in questo momento. Il sottosegretario della presidenza del Consiglio, Peluffo, sottosegretario di un governo in carica non si sa ancora per quanto – afferma Giovanni Rossi – ha promosso in modo formale un’imminente convocazione ma niente è ancora avvenuto”.

E se da una parte i lavori della Commissione rimangono sospesi, la battaglia per l’equo compenso non perde il suo valore essenziale di tutela della professione giornalistica: “Un cronista che viene pagato 50 centesimi lordi per un pezzo pubblicato sul web – spiega Stefano Corradino, direttore dell’associazione Articolo 21 – è un insulto alla dignità del lavoro ma anche della Costituzione, che prevede il diritto di essere informati. Oltre a rappresentare un rischio: questi colleghi sono spesso vittime di minacce, pressioni, atti intimidatori e querele. Vanno salvaguardati non lasciati soli”.

Forse però non c’è da stupirsi per i tempi epici della burocrazia italiana, qualsiasi aspetto essa tocchi. Arcangelo Iannace, responsabile relazioni esterne della Fieg, commenta così la difficoltà nella scelta di un unico rappresentante per gli editori: “E’ come chiedere a Confindustria, Confapi, Confartigianato, quattro, cinque associazioni di designare un unico rappresentante. Abbiamo impiegato sessanta giorni per fare un presidente del Consiglio, cosa ci aspettiamo”.

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Imparare il mestiere nell’artigianato: 40 tirocini in azienda a 500 euro al mese http://ifg.uniurb.it/2013/04/15/ducato-online/imparare-il-mestiere-nellartigianato-40-tirocini-in-azienda-a-500-euro-al-mese/42938/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/15/ducato-online/imparare-il-mestiere-nellartigianato-40-tirocini-in-azienda-a-500-euro-al-mese/42938/#comments Mon, 15 Apr 2013 16:49:03 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=42938 PESARO – Quaranta giovani tra i 18 e i 28 anni. Cinquecento euro al mese a ognuno di loro. Duecentocinquanta euro alle aziende per ogni giovane tirocinante. I numeri dell’iniziativa “Botteghe di Mestiere”, promossa da Italia Lavoro, parlano chiaro. Incentivare la formazione professionale dei ragazzi, nel campo dell’artigianato, è la priorità della provincia di Pesaro-Urbino in materia di lavoro. A pagare i tirocinanti, però, non saranno le aziende stesse, ma il Ministero del Lavoro.

Il progetto dell’Amva (programma Apprendistato e mestieri a vocazione artigianale) è stato recepito dalla provincia di Pesaro-Urbino con l’intento di formare i ragazzi al lavoro artigianale e di aiutare le aziende della zona a trovare giovani capaci di lavorare nel mondo dell’artigianato. L’iniziativa coinvolgerà inizialmente 20 ragazzi, che verranno scelti tra i 169 che hanno fatto domanda di partecipazione tramite l’apposito bando pubblico. Saranno poi le aziende stesse, insieme a un comitato del centro per l’impiego della provincia, a scegliere chi svolgerà il tirocinio, a partire dall’inizio del mese di maggio. Dopo i primi sei mesi, in cui saranno scelti i primi 20 tirocinanti, ci sarà un nuovo bando e una nuova edizione che prevedrà l’inserimento di altri 20 tirocinanti.

Ma quali sono le aziende che ospiteranno i ragazzi? La condizione essenziale è che si tratti di aziende sane, che non abbiano licenziato nonostante la crisi e che presentino concrete possibilità di assunzione per il futuro. Sono state così accettate le candidature (ogni azienda, tramite Confindustria, poteva presentare domanda) della Saint Andrews Milano Spa (di Fano) e di altre dieci aziende che lavorano sulle costruzioni con tecnologie evolute, la cui capofila è la Dago Elettronica Srl, sempre di Fano.

Ma esistono davvero queste prospettive di assunzione? L’abbiamo chiesto alla responsabile della gestione del personale della Saint Andrews, Monica Marchetti. E la risposta è stata affermativa. “Da un anno a questa parte l’azienda ha ripreso le assunzioni e sa quanto sia importante investire sui giovani – ha detto la Marchetti – nel mondo dell’artigianato è difficile trovare chi ha le competenze adeguate, se non si sale con la fascia d’età. Per questo è necessario puntare sui giovani, che bisogna formare a questo genere di professioni”.

Non tutti, però, si dicono favorevoli alle “Botteghe di mestiere”. A protestare, infatti, c’è la Cgil Pesaro e la sua responsabile per la formazione Loredana Longhin, che proprio venerdì incontrerà la Commissione regionale per il lavoro per discutere di questa iniziativa. La Longhin ha definito “raccapricciante” il programma delle “Botteghe di mestiere”: “L’idea che i tirocini siano gli unici metodi di impiego lascia perplessi – ha dichiarato la Longhin – il problema vero è che un’iniziativa del genere rischia di legittimare tanti altri tirocini, ma non le assunzioni”. Il rischio, dunque, è quello di “agire al ribasso”, abbandonando le possibilità di assunzioni, fondamentali in un periodo di crisi come questo. “Certo, i tirocini retribuiti sono meglio di niente, ma non basta”, ha concluso la Longhin.

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Treu sul welfare: “L’Europa non è una matrigna cattiva” http://ifg.uniurb.it/2013/03/20/ducato-online/treu-sul-welfare-leuropa-non-e-unamatrigna-cattiva/39620/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/20/ducato-online/treu-sul-welfare-leuropa-non-e-unamatrigna-cattiva/39620/#comments Wed, 20 Mar 2013 17:40:15 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=39620

Lezione di diritto del lavoro europeo con Tiziano Treu, Sara Sciarra, Paolo Pascucci, Giacinto della Cananea

URBINO – All’Italia serve più Europa e più welfare, che non è un costo ma un investimento. E’ questo il messaggio lanciato da un’ospite d’eccezione dell’università Carlo Bo di Urbino, l’ex ministro del Lavoro Tiziano Treu.

Treu ha partecipato a una lezione sul diritto del lavoro al dipartimento di Giurisprudenza in occasione della presentazione del libro “L’Europa e il lavoro” dell’esperta di diritto del lavoro europeo Silvana Sciarra. Dietro la cattedra anche Giacinto Della Cananea, professore di diritto amministrativo all’università ‘Tor Vergata’ di Roma e Paolo Pascucci, professore di diritto del lavoro e presidente del laboratorio Olympus di Urbino.

“Questa lezione è il primo passo verso l’apertura del corso di diritto del lavoro al mondo. Oggi iniziamo con l’Europa, la prossima settimana continueremo con il diritto asiatico”, ha spiegato Pascucci, introducendo le tematiche della conferenza.

Europa e lavoro, due tematiche tristemente attuali in questi giorni, sono stati al centro della discussione. “Il finanziamento del welfare – ha detto l’ex ministro Treu – non deve essere inteso come un costo, ma come un investimento. In un momento in cui la faglia tra nord e sud d’Europa sta diventando sempre più evidente, bisogna velocizzare il processo di costruzione europeo“.

Il professor Della Cananea, partendo dal libro della Sciarra, ha sottolineato come “l’Unione europea, sogno di molti per decenni, ora fa paura. La disillusione dovuta alla crisi economica e alla diminuzione del lavoro, e dunque del benessere, ha portato alla disgregazione di quel sogno che per anni ha guidato gli europeisti”.

Tiziano Treu con Paolo Pascucci

Di paura ha parlato anche Treu. “Negli ultimi tempi sono aumentati gli apocalittici, che guardano all’Europa come a una ‘matrigna cattiva’, l’accusano della carenza di politiche sociali e temono che sarà proprio l’Europa che intaccherà negativamente il diritto del lavoro”.

Il messaggio di tutti i presenti è stato unanime.” Negli ultimi anni la crisi economica e la globalizzazione hanno sgretolato una parte importante dell’Europa e si sono creati dei cortocircuiti, come la situazione di Cipro o l’insorgere di movimenti estremisti, come in Olanda. I cittadini europei hanno bisogno di un’istituzione con politiche sociali più incisive e di un solido assetto politico “.

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Equo compenso, ecco chi deciderà: prima riunione il 4 marzo http://ifg.uniurb.it/2013/02/20/ducato-online/equo-compenso-ecco-chi-decidera-prima-riunione-il-4-marzo/35353/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/20/ducato-online/equo-compenso-ecco-chi-decidera-prima-riunione-il-4-marzo/35353/#comments Wed, 20 Feb 2013 15:15:34 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=35353 È quasi tutto pronto, anche se con qualche giorno di ritardo rispetto alle scadenze stabilite, per la prima riunione della commissione per l’equo compenso nel lavoro giornalistico, che si insedierà il 4 marzo alle 10, presso il dipartimento Editoria e Informazione.

Durante la riunione si dovranno definire le modalità di retribuzione da riconoscere ai free lance e ai collaboratori autonomi, e si dovrà redigere l’elenco dei media che garantiranno il rispetto di questa equità.

Presidente della commissione sarà il sottosegretario all’Editoria, Paolo Peluffo. Presenti anche il presidente dell’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti Italiani) Andrea Camporese, il segretario generale aggiunto della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) Giovanni Rossi, ed Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti.

Faranno parte della commissione anche un rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e uno dello sviluppo economico. Ancora sconosciuto il nome del rappresentante in commissione della Fieg (Federazione italiana editori giornali).

La legge, che sembrava essersi bloccata a luglio dell’anno scorso, quando il ministro del lavoro Elsa Fornero aveva dato parere negativo, dichiarando di avere “molte riserve e perplessità”, fu approvata dalla commissione cultura di Montecitorio lo scorso dicembre con voto unanime.

La necessità di una regolamentazione seria, che sancisca il valore economico e sociale della professione in questo momento di convivenza fra analogico e digitale, balza all’occhio osservando gli altri paesi europei: in media una giornalista in Germania guadagna circa 2.147.00 euro al mese, e per un reportage viene pagato 127 euro al giorno, mentre in Inghilterra il prezzo medio di un articolo è di 170 sterline. La Svizzera paga gli articoli dei suoi giornalisti circa 78 euro l’uno e sale a 200 euro o anche di più se si tratta di un reportage.

Se guardiamo l’Italia, invece, le ultime ricerche dell’Inpgi ci mostrano come il 75% dei freelance guadagni in media meno di 10.000 euro lordi l’anno e il 62% meno di 5.000 euro, e spesso il prezzo di un articolo viene pagato dalle testate non più di 5 euro lordi.

LA LEGGE E I RITARDI

Nell’articolo 1 della legge è scritto che per compenso equo si intende la remunerazione del lavoro giornalistico proporzionato alla quantità e alla qualità, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione, nonché dalla coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria.

L’articolo 2 prescrive che entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge sia insediata una commissione di sette membri, in carica per tre anni, presieduta dal Sottosegretario all’editoria, presso il dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che provvede al suo funzionamento con le risorse di cui dispone. Il termine ultimo per l’insediamento è in realtà scaduto da giorni e, da qui, le molte critiche dei giornalisti, anche sui social network.  Tanti hanno scritto messaggi come questi al presidente Mario Monti direttamente su Twitter.

Fabrizio Morviducci, giornalista professionista de “La Nazione”

Simone d’Antonio, giornalista e addetto stampa

Andrea Menagò, giornalista freelance

Entro due mesi dal suo insediamento la Commissione dovrebbe definire il compenso equo e valutare le prassi retributive. Inoltre dovrebbe redigere un elenco, costantemente aggiornato, dei quotidiani, anche online, dei periodici, delle agenzie di stampa e delle emittenti radiotelevisive che garantiscono il rispetto di un equo compenso, dandone adeguata pubblicità.

Infine l’articolo 3 prevede che la mancata iscrizione nell’elenco per un periodo superiore a sei mesi, entro il 1° gennaio 2013 (data ovviamente posticipata per il ritardo dovuto al mancato insediamento) comporti la decadenza dal contributo pubblico a favore dell’editoria nonché di eventuali altri benefici pubblici, fino a successiva iscrizione.

Insomma, tutti sono in attesa di sapere quali saranno gli esiti della riunione del 4 marzo, intanto in una nota sul sito dell’Ordine del Presidente Enzo Iacopino si legge questa dichiarazione: “Non è stato semplice guadagnare l’attenzione che il problema merita, ma la mobilitazione dei colleghi ha determinato anche questo risultato. Sento il bisogno di ringraziarli tutti singolarmente e di manifestare un apprezzamento affettuoso per l’essenziale lavoro svolto dai coordinamenti dei precari e dei freelance in Italia. Senza il loro aiuto e senza quello di tanti singoli, vittime di uno sfruttamento insopportabile, non sarebbe stato possibile”.

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