il Ducato » Ministero della salute http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Ministero della salute http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Stamina, Lorenzin: “Decisioni giudici indipendenti da scienziati e ministero” http://ifg.uniurb.it/2013/12/12/ducato-notizie-informazione/stamina-lorenzin-decisioni-giudici-indipendenti-da-scienziati-e-ministero/54116/ http://ifg.uniurb.it/2013/12/12/ducato-notizie-informazione/stamina-lorenzin-decisioni-giudici-indipendenti-da-scienziati-e-ministero/54116/#comments Thu, 12 Dec 2013 14:59:06 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=54116 [continua a leggere]]]> URBINO – “Le decisioni di alcuni giudici continuano ad essere indipendenti dagli scienziati e dalle decisioni del ministero”. Lo ha detto al Ducato Notizie Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, commentando il giudizio del Tribunale di Pesaro che consentirà a Federico Mezzina, il bimbo di tre anni di Fano affetto dal morbo di Krabbe, di proseguire le cure col metodo Stamina.

“Prendiamo atto della realtà e presto un nuovo comitato esaminerà le carte di Vannoni”, commentano dal Ministero. “Non possono essere fatte promesse finché non c’è una cura comprovata – spiega lo staff della Lorenzin – il ministro non può mettere il timbro se non c’è il vaglio della scienza”.

Altro punto sottolineato dalla Lorenzin è quello riguardante la differenza tra “scienza e sofferenza umana, due cose non mischiabili come viene solitamente fatto”. “Ci sono due sfere diverse e quella della parte morale è diversa dalla scienza: riguarda il Papa”, non il governo, specificano dal Ministero della Salute.

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Ospedali a misura di donna, bocciato quello di Urbino: sì al parto in acqua ma niente radioterapia http://ifg.uniurb.it/2013/12/04/ducato-online/ospedali-a-misura-di-donna-bocciato-quello-di-urbino-si-al-parto-in-acqua-ma-niente-radioterapia/53104/ http://ifg.uniurb.it/2013/12/04/ducato-online/ospedali-a-misura-di-donna-bocciato-quello-di-urbino-si-al-parto-in-acqua-ma-niente-radioterapia/53104/#comments Wed, 04 Dec 2013 18:15:11 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=53104 LEGGI ANCHE - Pillola del giorno 'mai': al consultorio niente contraccezione d'emergenza]]> OSPEDALE_Urbino-300x225OKOKURBINO – L’ospedale della città ducale non è a misura di donna: al Santa Maria della Misericordia di Urbino si pratica il parto in acqua ma non la radioterapia. Stando alle pagelle dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), le strutture ospedaliere delle Marche non brillano nel firmamento del sistema sanitario nazionale per le prestazioni offerte a tutela della salute femminile. Tra quelli esaminati quello urbinate, con un solo bollino rosa su tre, è il peggiore della Provincia e tra gli ultimi quattro della Regione.

I bollini rosa sono per gli ospedali quello che le stelle di gradimento della guida Michelin rappresentano per i ristoranti: la certificazione della qualità del servizio fornito. Le valutazioni sono state fatte dall’Onda in base alla soddisfazione di alcuni criteri.

  • la presenza di servizi di maggior rilievo clinico ed epidemiologico per la popolazione femminile;
  • la garanzia di un approccio clinico specifico e accurato;
  • la presenza di servizi per l’accoglienza della paziente e per la tutela della sua dignità.

Queste pagelle “mediche”, con validità biennale, riguardano 230 ospedali. Un campione significativo ma ristretto che – come sottolinea la dottoressa Elisabetta Vercesi, referente dell’Onda – non consente di stilare una vera e propria classifica nazionale delle strutture più o meno virtuose. Il motivo è semplice: il numero degli ospedali con il bollino rosa non corrisponde a quello totale. E questo perché sono stati valutati solo quelli che si sono candidati spontaneamente.

Ma la quantità è un valore relativo, un parametro che innanzitutto dovrebbe essere ponderato, tenendo presente vastità del territorio e numero di abitanti. Insomma, se la Toscana ha più ospedali della Basilicata non c’è da sorprendersi. Quindi anche se la Lombardia è la regione con più strutture premiate, non è detto che sia la migliore in assoluto.

Gli ospedali marchigiani valutati dall’Onda sono 12. Tra questi solo uno ha raggiunto il punteggio massimo di tre bollini: quello di Ancona. Tra i sette che ne hanno ricevuti due c’è anche l’Azienda ospedaliera Ospedali riuniti Marche Nord di Pesaro. Ha 618 posti letto e due reparti virtuosi: ginecologia e ostetricia e oncologia. Premiati perché offrono molti servizi dedicati alle donne: dal parto in acqua alla chirurgia mini-invasiva, dalla terapia del dolore all’assistenza domiciliare (in videoconferenza) per pazienti oncologici. Inoltre, la struttura garantisce un percorso di accoglienza, ascolto e consulenza legale per donne e minori vittime di violenza, anche sessuale, e maltrattamenti. Tra i servizi aggiuntivi, invece, figurano mediazione culturale, assistenza sociale e diete personalizzate per particolari esigenze o motivi religiosi.pagella bollini rosa Urbino

L’ospedale di Urbino, rispetto a quello di Pesaro, offre un numero di servizi sensibilmente inferiore. Soprattutto se si guarda al reparto di oncologia dove non ci sono i macchinari per la radioterapia o se si pensa che per fronteggiare la piaga della violenza di genere non è stato neanche previsto un centro di ascolto.

Passando agli aspetti positivi, il fiore all’occhiello della struttura, è scritto nel rapporto Onda, è il parto in acqua. Pillola del giorno dopo e interruzione volontaria della gravidanza, invece, non sono neanche nominati. Non sono presenti nell’elenco dei servizi che dottoressa Vercesi definisce “a misura di donna”. Si sa che ottenere una contraccezione d’emergenza a Urbino non è uno scherzo, come non lo è abortire. Ma è possibile. Oltre a essere un diritto garantito dalla legge 194 del 1978 è anche un servizio offerto dall’ospedale di Urbino.

Insomma, c’è ma non si vede perché il rapporto non lo menziona. La struttura potrebbe non averlo segnalato all’osservatorio. La probabile svista comunque non avrebbe influito sul voto dato alla struttura perché la possibilità di abortire non è considerata dall’Onda un servizio “vicino alla donna”. O meglio, non è un servizio che incide sul giudizio qualitativo dell’ospedale. “Non abbiamo ritenuto di doverlo adottare come criterio di valutazione perché questo è un argomento molto delicato su cui vogliamo rimanere neutrali”, spiega Elisabetta Vercesi.

In Italia circa l’80% dei ginecologi è obiettore di coscienza. Questo si traduce in una crescita delle interruzioni volontarie della gravidanza negate. E il rifiuto generalizzato ha spianato la strada alla clandestinità. Per il ministero della Salute sono oltre ventimila gli aborti effettuati in ambulatori fuorilegge e con farmaci di contrabbando. Strutture che rispondono a un bisogno e a un diritto ma che non sono a misura di donna.

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Sanità: cancellati 1000 psicologi dal decreto di riordino. A Urbino uno solo è di ruolo http://ifg.uniurb.it/2013/04/10/ducato-online/sanita-cancellati-1000-psicologi-dal-decreto-di-riordino-e-allospedale-di-urbino-uno-solo-e-di-ruolo/41916/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/10/ducato-online/sanita-cancellati-1000-psicologi-dal-decreto-di-riordino-e-allospedale-di-urbino-uno-solo-e-di-ruolo/41916/#comments Wed, 10 Apr 2013 11:57:42 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=41916 URBINO – Il mistero degli psicologi ospedalieri scomparsi diventa polemica: la categoria è stata ‘cancellata’ definitivamente oppure no? Una cosa è certa: di ruolo, nella città ducale, ce n’è solo uno. Insieme agli altri 999 a livello nazionale è piombato, suo malgrado, in un vuoto normativo generato da un decreto sul riordino del sistema sanitario, redatto dal ministero della Sanità in concerto con quello delle Finanze.

Nello specifico parliamo dell’inspiegabile assenza dei ‘conoscitori dell’anima’ nell’elenco dei servizi offerti dagli ospedali, così come risulta dalla lettura della bozza del provvedimento sulla “Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”, attualmente all’esame della Conferenza Stato-Regioni. E questa omissione, spiega Giuseppe Luigi Palmapresidente dell’Ordine nazionale psicologi, potrebbe costare molto alla categoria perché “se manca la citazione di questa figura professionale all’interno dell’elenco,  i direttori generali potrebbero essere indotti a sopprimere questo tipo di servizio”.

Obiettivo del controverso regolamento, nato sulla spinta della spending review, è la riduzione delle unità operative e “la riorganizzazione dei posti letto e della pianta base dei servizi ospedalieri” che, stando a quanto emerge dal comunicato ufficiale che il ministero della Salute ha pubblicato in risposta alle osservazioni dell’Ordine degli psicologi, non entra “nel merito delle specifiche professioni sanitarie coinvolte e necessarie” e non prevede “alcuna soppressione della figura dello psicologo”. Ma qualcosa ancora non torna: la finalità del decreto sugli standard operativi è chiara, mentre l’assenza degli psicologi meno.

Svista o no, “all’appello manchiamo solo noi perché tutte le altre categorie di professionisti sono citate”, afferma Palma. “Non è in discussione il fatto che gli psicologi possano lavorare all’interno dell’ospedale – continua il presidente – ma è necessario che vengano citati esplicitamente dal decreto, altrimenti come potrebbero essere collocati in una struttura ospedaliera? A che titolo?”.

Dell’omissione l’Ordine se ne era accorto fin dall’inizio e l’aveva segnalata al dicastero di Renato Balduzzi prima che si rimettesse mano al regolamento.“La bozza era poi stata rivista e modificata rispetto alla sua formulazione originaria – spiega Palma – ma la revisione non ha posto rimedio alla lacuna che avevamo fatto presente al Ministro. Così sono partite delle iniziative come, ad esempio, ‘non cancelliamo la psicologia negli ospedali’, una petizione che fino a oggi ha raccolto oltre 7000 firme”.

Al di là della cavillosa questione normativa, la riflessione sulle attività di supporto e assistenza psicologica negli ospedali solleva altri interrogativi sulla situazione degli psicologi in Italia e sulla salute in generale. “Attualmente, all’interno del servizio sanitario nazionale – dice Palma – operano circa 6000 psicologi ordinari (cioè con contratto a tempo indeterminato), 1000 dei quali lavorano negli ospedali. Un numero insufficiente per fornire le prestazioni che obbligatoriamente dovrebbero essere garantite ai cittadini. A nostro avviso servirebbe un incremento del 50%”.

Per il presidente dell’Ordine psicologi Marche, il dottor Bernardo Gili, “i tagli stanno decurtando i servizi, anche quelli di sostegno psicologico. Una risposta negata a un profondo disagio sociale emergente e in aumento. Ed è sotto gli occhi di tutti”. Anche la Provincia si è dimostrata sensibile all’argomento, soprattutto al tema della depressione da disoccupazione. Infatti, nel centro per l’impiego di Pesaro, sono stati istituiti i cosiddetti gruppi di parola: team di psicologi pronti ad aiutare le persone in difficoltà.

Lo psicologo è una figura importante per l’assistenza che fornisce ai pazienti ma spesso viene sottovalutata. La salute, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale ma, per Palma, “l’attenzione rivolta alla dimensione psichica è molto limitata e questo è testimoniato anche dai dati: negli ultimi 10 anni il numero degli psicologi è rimasto pressoché invariato, non c’è stata alcuna evoluzione”.

“La psiche non deve essere discriminata” afferma Alessandro Bedini, dirigente psicologo e psicoterapeuta impiegato all’ospedale di Urbino. “Come diceva Ippocrate, l’umore influisce sulla salute. Le persone depresse infatti hanno una minore capacità di reagire agli eventi negativi rispetto a chi ha un rapporto positivo con se stesso. E ci sono casi in cui il sostegno psicologico è fondamentale: davanti a una diagnosi infausta come quella di un tumore, il paziente è scosso da un terremoto emotivo e ha bisogno d’aiuto”.

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Sigarette elettroniche: a Urbino aprono tre negozi – VIDEO – http://ifg.uniurb.it/2013/04/05/ducato-online/sigarette-elettroniche-a-urbino-aprono-tre-negozi-video/41217/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/05/ducato-online/sigarette-elettroniche-a-urbino-aprono-tre-negozi-video/41217/#comments Fri, 05 Apr 2013 14:17:39 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=41217 Il Ministero della Salute le ha vietate ai minori ma tutti le cercano in città. In poche settimane hanno aperto tre negozi in centro. Una moda o una facile scappatoia dal tabacco?


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Staminali: il giudice di Pesaro autorizza le cure per il piccolo Federico http://ifg.uniurb.it/2013/03/18/ducato-online/staminali-il-giudice-di-pesaro-autorizza-le-cure-per-il-piccolo-federico-2/39105/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/18/ducato-online/staminali-il-giudice-di-pesaro-autorizza-le-cure-per-il-piccolo-federico-2/39105/#comments Mon, 18 Mar 2013 18:40:56 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=39105 VIDEO La battaglia di Federico contro il morbo di Krabbe]]> E’ arrivata la notizia tanto attesa dai genitori di Federico, il bambino di Fano di 26 mesi affetto dal morbo di Krabbe: il giudice del Tribunale di Pesaro questa mattina ha deciso che il piccolo potrà essere curato con il metodo Stamina negli Ospedali Civili di Brescia, presso la Stamina Foundation. “Siamo contentissimi, è una grande gioia”, ha detto Tiziana Mezzana, la madre di Federico. “Giovedì partiremo per Brescia dove Federico riceverà la prima infusione di cellule staminali”.

A febbraio il giudice di Pesaro aveva deciso che il bimbo dovesse essere curato solo in una delle 13 Cell-Factory autorizzate e non presso la Stamina Foundation, dove si utilizza il metodo del professore Davide Vannoni. I genitori di Federico,Vito e Tiziana, ritenevano che la cura scelta precedentemente dai giudici non fosse efficace e avevo fatto ricorso. Oggi finalmente è arrivato lo sblocco delle cure.

Federico è affetto da una malattia neurodegerativa: “Il metodo stamina rappresenta l’unica speranza per mio figlio”, dice Tiziana. Il ministero della Salute e l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) non ritengono che il metodo sia a norma. “L’unico nostro dolore è che il ministro della Salute Renato Balduzzi non vuole sbloccare le cure per tutti gli altri bambini affetti dalla stessa malattia di Federico”, afferma la mamma.

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Federico, il morbo di Krabbe e la sua battaglia per la vita http://ifg.uniurb.it/2013/03/14/ducato-online/federico-il-morbo-di-krabbe-e-la-sua-battaglia-per-la-vita/38369/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/14/ducato-online/federico-il-morbo-di-krabbe-e-la-sua-battaglia-per-la-vita/38369/#comments Thu, 14 Mar 2013 15:55:53 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=38369 FANO – La vita del piccolo Federico è appesa a un filo, il morbo di Krabbe lo sta divorando lentamente. L’unica speranza consiste nell’infusione di cellule staminali con il metodo usato dalla Stamina Foundation, ma il ministero della Salute e l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) non lo ritengono a norma. Abbiamo intervistato Tiziana, la madre del bimbo di 26 mesi che a Fano sta lottando con tutte le sue forze per far valere il diritto alla vita di suo figlio.


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Protesi all’anca nocive, l’ospedale di Urbino rassicura: “Nessun allarmismo” http://ifg.uniurb.it/2012/03/13/ducato-online/protesi-allanca-nocive-lospedale-di-urbino-rassicura-nessun-allarmismo/28387/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/13/ducato-online/protesi-allanca-nocive-lospedale-di-urbino-rassicura-nessun-allarmismo/28387/#comments Tue, 13 Mar 2012 13:52:02 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=28387 /AUDIO]]> URBINO – Protesi all’anca tossiche. Sono dieci quelle impiantate a Urbino, secondo il primario di ortopedia e traumatologia di Urbino, Pierangelo De Simoni, però, “non bisogna fare inutili allarmismi, perché i pazienti sono continuamente monitorati”. Le protesi, prodotte dalla ditta francese DePuy per l’impianto all’anca, sono di tipo Asr e Asr XL, completamente metalliche, rilasciano ioni di cobalto e cromo che possono causare non solo dolori muscolari, ma anche problemi neurologici, secondo le analisi del ministero della Salute. Prima di essere ritirate dal mercato però sono state impiantate in Italia su migliaia di pazienti.

Nella regione Marche risultano 47 le protesi vendute alle strutture sanitarie, di cui 41 quelle impiantate. La Regione si è da tempo attivata per effettuare un monitoraggio completo sui pazienti coinvolti, tutti avranno un supporto medico adeguato e un’assistenza clinica continua. Cinque le strutture ospedaliere marchigiane coinvolte, tra queste l’ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Urbino. Qui sono 13 le protesi acquistate e 10 quelle impiantate tra il 2004 e il 2006. “Da quando sono diventato direttore dell’unità operativa di Ortopedia e Traumatologia di Urbino, le protesi incriminate non sono più state impiantate”, ha affermato De Simoni.  Si deduce quindi che dal 2006 al 2011 non siano state più utilizzate le protesi della ditta DePuy.   “Tutti i pazienti interessati sono stati contattati da più di un anno – ha detto il primario – e sono soggetti a periodici controlli clinici, radiografici, ecografici ed ematici, secondo le direttive date dal Ministero e dalla regione Marche”.  Per il momento non è stata fatta alcuna sostituzione qui, nell’ospedale di Jesi invece 13 pazienti sono già stati rioperati. Il medico cerca di rassicurare tutti, sostenendo che l’attenzione dell’ospedale verso il problema è stata e continuerà ad essere alta:  “Quelle che sono ora in dotazione usano materiali ampiamente collaudati e sicuri, con una storia pluridecennale e con centinaia di migliaia di impianti realizzati nel mondo”.

Ascolta l’intervista al primario Pierangelo De Simoni

L’alta tossicità del metallo potrebbe  generare, oltre a importanti disturbi muscolari (che però sembrano scomparire con la rimozione della protesi), alterazioni all’apparato neurologico. “Questo è un campo non chiaro, i rischi certi riguardano la stabilità delle protesi, che possono andare incontro a mobilizzazioni – ha dichiarato De Simoni – quindi non facciamo dell’allarmismo inutile”. La pericolosità di questi impianti è stata riconosciuta a livello mondiale, in Italia il ministero della Salute ha allertato tutte le aziende sanitarie, invitandole a chiamare uno ad uno tutti coloro che hanno subito l’intervento tra il 2006 e il 2010.

 

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http://ifg.uniurb.it/2012/03/13/ducato-online/protesi-allanca-nocive-lospedale-di-urbino-rassicura-nessun-allarmismo/28387/feed/ 0 Il primario di Ortopedia De Simoni: "I pazienti interessati sono stati contattati sottoposti a un monitoraggio costante". Nelle Marche sono state utilizzate 41 protesi all'anca nocive della ditta Depuy, 10 impiantate al Santa Maria della Misericordia. Il primario di Ortopedia De Simoni: "I pazienti interessati sono stati contattati sottoposti a un monitoraggio costante". Nelle Marche sono state utilizzate 41 protesi all'anca nocive della ditta Depuy, 10 impiantate al Santa Maria della Misericordia. Qui per ora nessuna sostituzione, a Jesi invece 13 pazienti sono già stati rioperati /AUDIO il Ducato no
Mense scolastiche, il km zero è più vicino http://ifg.uniurb.it/2012/01/29/ducato-online/mensa-nelle-scuole-ducali-il-km-zero-e-piu-vicino/17428/ http://ifg.uniurb.it/2012/01/29/ducato-online/mensa-nelle-scuole-ducali-il-km-zero-e-piu-vicino/17428/#comments Sun, 29 Jan 2012 15:34:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=17428 URBINO – Nelle mense della città ducale ci sono tre cibi biologici. Tra tanti uno solo è a km 0: il pane. Mentre il 60% arriva dalla grande distribuzione. Alcuni genitori si sono chiesti perché qui a Urbino, dove si coltiva di tutto, i loro ragazzi non possano avere tutta la mensa a km zero, prodotti biologici, e dei quali si poteva ricostruire il percorso produttivo.

Carta e penna in una mano, mouse nell’altra, un gruppo di genitori hanno costituito in Comitato e organizzato una petizione, postata on line sul sito petizioni24.com e presentata in un banchetto organizzato sabato 21 al mercato di Via Raffaello. In 400 hanno firmato a favore.

In pratica quello che chiede il Comitato per la sostenibilità in mensa è di allinearsi a città virtuose come Torino, Padova, Roma dove hanno già sprimentato questo tipo di servizio, con maggioranza di alimenti biologici e a km zero.“Nel bando comunale – sottolinea Jacopo Chierchi, un promotore del Comitato – si specifica che gli alimenti per le mense devono essere italiani. Non esiste la tracciabilità di questi prodotti, non si sa da dove provengano. Sappiamo solo che sono di qualità”.

Richieste vicine alle “linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica” emanate dal Ministero della Salute il 29 settembre 2010. Nel provvedimento, nato per prevenire “le patologie cronico-degenerative di cui l’alimentazione scorretta è uno dei fattori principali di rischio”, si chiede al servizio mensa di privilegiare materie prime locali, che “abbiano viaggiato poco e subito pochi passaggi commerciali”. A ciò si aggiunga il contributo della legge regionale n.4 del 2002, che promuove l’utilizzo nelle Marche di prodotti biologici.

In un primo momento, la risposta del Comune -tramite Piero Fraternale, dirigente Settore Servizi Sociali ed educativi- è stata negativa. “Siamo obbligati, come tutti i comuni italiani, a scegliere la grande distribuzione per determinati prodotti, per i quali i bandi sono già stati vinti da grandi aziende a livello nazionale”.

Eppure l’esperienza del km zero e del biologico è realtà nelle mense di Torino, Padova, Roma, ma anche in comuni di minori dimensioni, come quello di Bagno a Ripoli, a 50 km da Firenze. Grazie all’incentivo della regione Toscana gli amministratori di questo comune di 25.000 abitanti riescono ad assicurare una mensa quasi completamente biologica. Pasta, uova fresche, formaggi e buona parte dell’ortofrutta sono a km zero. “Ovvio che tutto parte da una precisa scelta politica. Da noi – sottolinea Patrizia Bucelli, dietista del servizio di ristorazione di Bagno a Ripoli – il costo influisce per il 30% sulla valutazione finale, mentre il resto nel bando è determinato dalla qualità”. E, “in ogni caso-assicura Antonio Ciappi, direttore della cooperativa che si occupa del servizio – i costi si riescono a compensare”.

Il segreto per riuscire ad avvantaggiare la produzione locale e il biologico è “avere un forte sostegno locale”, come suggerisce la responsabile valutazione menù del comune di Torino Silvia Prelz Oltramonti. Sul lato pratico, invece, occorre “segmentare quanto più possibile le gare. Ad esempio, se ne può fare una soltanto per determinati tipi di verdure e una per le carni rosse”. Oppure si può specificare – come avviene a Torino – che la carne debba provenire da un bovino di una determinata regione.

A Urbino tre sono gli alimenti biologici: riso, olio e pomodori. La carne è Igp. La pasta proviene dalla grande distribuzione, così come il pesce e le uova. “Il nostro servizio mensa – ha commentato il dirigente Settore Servizi Sociali ed educativi Piero Fraternale – è buono. Tuttavia, il Comitato potrebbe essere uno stimolo a migliorare, nei limiti del possibile”.

Resta da vedere se i produttori del Montefeltro siano in grado di assicurare le forniture per gli 800 pasti giornalieri: “il problema- secondo Fraternale – è che a volte, come clienti, siamo troppo piccoli, ma spesso anche troppo grandi”.

Non sono dello stesso avviso i produttori dell’Alce Nero, cooperativa a 13 km da Urbino. “noi produciamo pasta per tutta Pesaro, siamo in grado di fornire latte e carne per tutta Urbino. Prepariamo 370 q all’anno di pasta e la capacità del nostro pastificio non è satura. Tre anni fa abbiamo servito la mensa di Roma mentre vorremmo, ma non riusciamo, fornire la nostra provincia. Gli amministratori però offrono prezzi troppo bassi”.

Il Comune è disponibile a trattare. A breve è previsto un’incontro tra Comitato e Amministrazione, dove si discuterà del buono che già è stato fatto e di cosa si può migliorare.

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Aids, nasce a Urbino il centro prevenzione e assistenza http://ifg.uniurb.it/2012/01/24/ducato-online/aids-nasce-a-urbino-il-centro-prevenzione-e-assistenza/16876/ http://ifg.uniurb.it/2012/01/24/ducato-online/aids-nasce-a-urbino-il-centro-prevenzione-e-assistenza/16876/#comments Tue, 24 Jan 2012 13:16:27 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=16876

Il dottor Augusto Liverani, responsabile territoriale, e Stefania Perini, assistente sanitaria

Un ambulatorio di assistenza e informazione sull’Aids e sull’infezione da Hiv. Anche a Urbino, come nel resto delle Marche, dal 20 gennaio è attivo un dipartimento di prevenzione, dove assistere e informare chi è già malato o scopre di essere stato contagiato. Un servizio voluto dal Ministero della salute, che dal 2008 ha attivato questi ambulatori in tutta Italia. In queste struttura (in via Comandino 21, zona ospedale), diretta dal dottor Giovanni Cappuccini, il paziente può effettuare le analisi del sangue, in forma riservata. Ma viene seguito sia nella fase pre che post test.

“L’idea è quella di comprendere quali sono stati i fattori di rischio del paziente, per meglio individuare il suo nuovo stile di vita”, ha  detto  il medico Augusto Liverani che, come responsabile territoriale, si occupa di seguire le persone che vanno in ambulatorio. “Dobbiamo capire che la diffusione dell’epidemia è cambiata nel corso dei decenni. Oggi il contagio avviene a seguito di rapporti sessuali non protetti, mentre è bassa la percentuale di coloro che contraggono l’Hiv per via endovenosa. Il malato non è più solo il tossicodipendente”. I dati forniti dal dipartimento indicano infatti che sul territorio marchigiano i soggetti affetti per via sessuale sono l’83,6% mentre solo il 6% a causa di assunzione di droghe.

Un dato che rispecchia la tendenza nazionale. I dati epidemiologici del ministero indicano negli ultimi 12 anni, nelle aree per le quali il dato è disponibile, una lieve diminuzione dell’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv, da attribuire principalmente alla diminuzione di incidenza tra consumatori di sostanze per via iniettiva. Mentre è rimasta costante per i contatti sessuali non protetti. Solo nel 2010, di tutte le segnalazioni, l’80,7% è da attribuire a una trasmissione per via sessuale. Le stime sul numero di persone affette è passato da 135.000 casi nel 2000 a 157.000 casi nel 2010, se da un lato questo denota una ancora carente informazione sui cause di contagio, dall’altro indica come la maggiore sopravvivenza è legata alle terapie antiretrovirali che comportano un aumento progressivo del numero delle persone viventi Hiv positive.

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