il Ducato » montesoffio http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » montesoffio http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Adsl Montesoffio: Gambini conferma l’accordo tra Esaway e Curia http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-notizie-informazione/adsl-montesoffio-gambini-conferma-laccordo-tra-esaway-e-curia/73768/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-notizie-informazione/adsl-montesoffio-gambini-conferma-laccordo-tra-esaway-e-curia/73768/#comments Wed, 06 May 2015 15:57:27 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73768 [continua a leggere]]]> URBINO, 6 MAG –La zona del comune di Urbino che comprende le frazioni di Montesoffio e Ca’ Lagia avrà finalmente la sua copertura Adsl.

I lavori erano in stallo dal 2013 per via di un mancato accordo tra Esaway, società incaricata di installare la rete in provincia, e la Curia, proprietaria del terreno di Monte Spadaro su cui doveva sorgere l’antenna-ponte necessaria per raggiungere le zone non coperte.

A confermare l’intesa tra le parti è stato il sindaco Maurizio Gambini: “Ho ricevuto conferma telefonica lunedì. L’installazione è già cominciata e in pochi giorni l’antenna sarà funzionante”.

Secondo Esaway il motivo per cui non era ancora stato siglato un accordo era il canone d’affitto troppo alto richiesto dalla Curia per il terreno. Una richiesta che avrebbe impedito alla società di ricavare profitto dall’investimento. Secondo la Curia, invece, la ditta non aveva intenzione di incaricarsi delle spese per la gestione e l’eventuale rimozione dell’antenna.

 

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Adsl Montesoffio, trattativa in sospeso tra la Curia ed Esaway http://ifg.uniurb.it/2015/02/10/centro-2/adsl-montesoffio-trattativa-in-sospeso-tra-la-curia-ed-esaway/65287/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/10/centro-2/adsl-montesoffio-trattativa-in-sospeso-tra-la-curia-ed-esaway/65287/#comments Tue, 10 Feb 2015 17:53:15 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65287 URBINO – Gli abitanti di Montesoffio non ce la fanno più ad aspettare: i lavori di copertura Adsl della frazione urbinate dovevano finire nel 2013, ma il servizio è ancora parziale. Così la zona che va da Montesoffio a Ca’ Lagia è un “punto buio” e per estendere il segnale sarebbe necessario creare un “ponte”, installando un’altra antenna a Monte Spadaro. Ma il luogo sul quale dovrebbe essere installata è al centro di una trattativa che dura da mesi tra la Curia, proprietaria del terreno, e l’azienda Esaway. Un accordo che non si chiude a causa dell’affitto troppo alto chiesto dalla stessa Curia.

La Curia chiede infatti 10.000 euro all’anno di affitto, cifra che Esaway, che ha già lavorato per la copertura wireless in tutta la provincia nell’ambito del Piano strategico regionale, ritiene insostenibile, considerando anche che l’antenna servirebbe solo tre o quattro famiglie, che pagherebbero un abbonamento mensile di circa 20 euro ciascuna. In 12 mesi, l’azienda di telecomunicazioni guadagnerebbe appena un migliaio di euro a fronte di una spesa dieci volte più alta.

“L’azienda è pronta a investire –  assicura Esaway – per rispondere alle richieste degli abitanti, esattamente come abbiamo fatto nella frazione Secchiano di Cagli e a Babucce nel comune di Tavullia, ma a fronte di una somma proporzionata”.

Mentre l’Arcidiocesi rimane ferma sulle sue posizioni e attende una risposta alla proposta fatta, lunedì Esaway tornerà a Montesoffio per incontrare un privato, proprietario di un altro terreno a Monte Spadaro, che potrebbe rappresentare la soluzione alternativa per risolvere la questione.

“Speriamo che questo faccia ragionare la Curia – ha affermato durante un’intervista all’Ifg il Sindaco di Urbino Maurizio Gambini, impegnato nella mediazione tra i due contendenti – perché venga incontro alla ditta”.

Due giorni fa, intanto, il circolo Arci di Montesoffio ha lanciato una raccolta di firme per sollecitare la mediazione, chiedendo di incontrare il sindaco: “La politica deve lavorare per un accordo tra le parti. Siamo stanchi di essere emarginati – affermano – i nostri studenti, le aziende agricole, gli agriturismi sono tutti tagliati fuori. Come faremo quando tra due anni sarà tutto digitalizzato?”.

Favorevole a una mediazione, l’ex assessore provinciale Tarcisio Porto, che anche da assessore regionale seguì il progetto di digitalizzazione della provincia: “Questa situazione si può risolvere subito, basta che Curia, politica e azienda si mettano attorno a un tavolo”. E aggiunge: “La Curia non dovrebbe lucrare. Papa Francesco dovrebbe fare un appello perché le curie mettano a disposizione i patrimoni che, sebbene privati, hanno una valenza pubblica”.

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Discarica di Ca’ Lucio: l’allarme dei cittadini. Urbino ancora assente al dibattito http://ifg.uniurb.it/2013/03/27/ducato-online/discarica-di-ca-lucio-lallarme-dei-cittadini-urbino-ancora-assente-al-dibattito/40515/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/27/ducato-online/discarica-di-ca-lucio-lallarme-dei-cittadini-urbino-ancora-assente-al-dibattito/40515/#comments Wed, 27 Mar 2013 16:31:19 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=40515

Piergiorgio Pico, geologo di Urbino

FERMIGNANO – Gente in piedi e sugli spalti, qualcuno appena fuori dalla porta della sala consiliare. La pioggia mista a neve di ieri sera non ha scoraggiato i molti cittadini intervenuti ieri alla terza assemblea sul futuro di Ca’ Lucio, una delle tre discariche della provincia di Pesaro. Al tavolo dei relatori sedevano il presidente della Comunità Montana Alceo Serafini, l’avvocato e il dirigente del settore gestione di Marche Multiservizi, l’assessore provinciale all’Ambiente Tarcisio Porto e un rappresentante dell’Arpam. Altri sindaci erano seduti fra il pubblico. La sedia destinata al rappresentante del Comune di Urbino è rimasta però vuota, per la terza volta. Era presente solo il consigliere Gian Franco Fedrigucci, che non ha preso parte al lungo dibattito.

A preoccupare i comitati di cittadini del Metauro non sono solo i lavori di ampliamento, ma soprattutto i danni ambientali già causati al territorio con la presenza della discarica: terreni più soggetti a frane, acque marroni, torrenti senza pesci e piante morte vicino agli obsoleti impianti di scarico.

Dopo la presentazione del sindaco Cancellieri, promotore dell’assemblea, i comitati sono stati i primi ad avere la parola. Claudio Cerioni del Progetto Acqua ha posto nuovamente la questione delle criticità già presenti in discarica con progetto alla mano, ribadendo che “ stando alle ultime rilevazioni, per i pesci è impossibile sopravvivere”. A Ca’ Lombardo e Ca’ Mordione, invece di essere scartate, le acque meteoriche tornerebbero in circolo, causando un aumento della concentrazione di ammoniaca (6,7 milligrammi per litro) ben oltre i livelli consentiti (0,4 milligrammi).

“Come ha fatto Ca’ Lucio” incalza Cerioni “ad ottenere la certificazione ISO dal 2009 e quella di sicurezza dal 2012?” Poi aggiunge: “Marche Multiservizi propone controlli da parte di una società terza, la Progress, che non ci sembra abbia i requisiti di trasparenza necessari, visto che gli amministratori sono in società con quelli della stessa Marche Multiservizi”.

La platea della sala consigliare di Fermignano

Il “Comitato di controllo di Ca’ Lucio” ha presentato slide sul progetto di ampliamento: secondo la relazione il terreno risulterebbe permeabile ai materiali inquinanti, nonché a rischio frane in almeno 7 punti. È stato calcolato che nei prossimi tre anni si aggiungeranno in altezza altri 17 metri di rifiuti oltre ai 22 già presenti in discarica, alimentando le già alte probabilità di cedimento.

Da Piergiorgio Pico, geologo relatore per il comitato, è venuta la richiesta di chiarimento sulle quantità di percolato emesso dalla discarica: “Perché la provincia riporta una quantità di 9000 metri cubi, mentre nei dati di Marche Multiservizi diventano 18000?”

L’intervento si è chiuso con domande agli amministratori e ai gestori della discarica: quanti e quali rifiuti arrivano da fuori regione? Nei mesi in cui si lavorerà all’ampliamento della discarica come si risolverà il problema del passaggio continuo dei 96 camion contenenti materiali tossici? Ci sono in bilancio i fondi necessari per la messa in sicurezza della vecchia parte di discarica?

Il resto della discussione è stato dedicato a trovare risposte, rimaste molto vaghe. Tombari, funzione ambiente di Marche Multiservizi, ha sottolineato che “La discarica di Ca’ Lucio contiene solo rifiuti non pericolosi, e il 90% del totale è di provenienza locale”. I sindaci hanno puntualizzato che, visti i livelli medi di raccolta differenziata (Urbino arriva poco oltre il 50%, mentre Fermignano si ferma al 21), è impossibile non ampliare il sito di Ca’ Lucio, altrimenti non ci sarebbe modo di collocare i rifiuti dei prossimi 5 anni. Sull’incentivazione e sull’istituzione del servizio di porta a porta  non  esistono scadenze, anche perché, dice il sindaco di Urbania, Giuseppe Lucarini “significherebbe aumentare la tariffa sui rifiuti”.

L’unico punto chiaro è  che nessuna delle istituzioni ha intenzione di fare passi indietro, il progetto si ampliamento è in via di approvazione: i procedimenti di Via (Valutazione di Impatto Ambientale) e dell’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) sono ancora in corso, così come le indagini della magistratura.

 

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Nuove indagini sulla discarica di Ca’ Lucio. I cittadini: “Acque inquinate” http://ifg.uniurb.it/2013/03/03/ducato-online/nuove-indagini-sulla-discarica-di-ca-lucio-i-cittadini-acque-inquinate/36925/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/03/ducato-online/nuove-indagini-sulla-discarica-di-ca-lucio-i-cittadini-acque-inquinate/36925/#comments Sun, 03 Mar 2013 01:26:17 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=36925

Discarica Ca’ Lucio, Montesoffio

URBINO – La discarica di Ca’ Lucio è pronta per un maxi-ampliamento che la porterà ad aumentare di dodici volte la propria capacità. Il progetto presentato dalla Marche Multiservizi porterà il sito dagli attuali 59.500 a 739.500 metri cubi: sarebbe seconda solo a Ca’ Asprete, l’invaso di Tavullia da 1.570.000 metri cubi. Previsione di durata del sito: 38 anni in totale. Obiettivi di raccolta differenziata entro il 2021, 65,2%. Per forza di cose, dato che la legge 152 del 2006 lo impone – si sarebbe dovuto raggiungere il 60% entro il 31 dicembre 2011. E dato che i comuni già stanno pagando per la loro inefficienza.

La discarica in un impluvio naturale
Montesoffio, località Urbino. Statale 73 bis. Bocca Trabaria Ovest. Km57. La discarica di Ca’ Lucio nasce nel 1990. Ha già 23 anni. Raccoglie i rifiuti di 30 comuni della provincia, nel 2006 fu oggetto di indagini giudiziarie che portarono alla condanna per inquinamento ambientale dell’allora direttore, ma mai al sequestro del sito.  L’accusa: sversamenti regolari di percolato nel fiume Metauro.

Oggi i cittadini hanno paura, perché non dimenticano né i fatti di cronaca, né la storia. Alcuni anziani signori del posto, che abitano a monte della discarica, raccontano che laddove è stato pensato e costruito il sito di smaltimento di rifiuti solidi urbani, un tempo c’era una grande fontana, sempre piena d’acqua, dove tutti si andavano a rifornire. Sostengono che sotto quei quintali di immondizia accumulatisi negli anni, c’è una ricca sorgente. Un fondo molto acquoso, insomma. A confermarlo Claudio Cerioni, biologo del Progetto Acqua di Urbania: “Era una conca, un impluvio naturale, un bacino che faceva da spartiacque”.

Tubo di scolo a valle della discarica di Cà Lucio

Le acque di scolo ‘poco trasparenti’
Questo, la presunta non idoneità dei teli e un sistema di depurazione non proprio ottimale, come fatto notare  dai cittadini, potrebbero giustificare i livelli di ammoniaca rilevati lo scorso 3 febbraio sia dagli attivisti del Progetto Acqua, sia dalla Forestale, nelle acque fuoriuscenti dai tubi di scolo a valle del sito: “0,4 milligrammi per litro è acqua inquinata, sufficiente a creare problemi alla crescita degli anfibi, che scompaiono nell’arco di alcuni anni. Siamo a valori di 30 volte più alti rispetto ai limiti di legge”, ci spiega ancora Claudio Cerioni. Le cui affermazioni sembrano confermate da un dato certo: l’Arpam ci fa sapere telefonicamente che “i risultati delle analisi fatte sulle acque di scolo di Ca’ Lucio, prelevate il 3 febbraio dalla Forestale, non possono essere resi pubblici perché oggetto di indagine giudiziaria.

“Che tipo di acque sono?”, si chiede Claudio Cerioni, e continua. “Se fossero meteoriche, ovvero di pioggia, non dovrebbero andare a contatto con il materiale inquinante e andrebbero rilasciate direttamente sul suolo; se fossero soggette a processo di depurazione non potrebbero essere rilasciate su suolo, o almeno, certamente, non con quei livelli di ammoniaca. L’acqua viene rilasciata una volta ben depurata, distillata; il percolato, invece, deve rimanere in un circuito interno. Le acque meteoriche sono superficiali, non dovrebbero entrare a contatto con i rifiuti. I teli sono a tenuta stagna? Non c’è materiale organico disperso?”, conclude il biologo.

Certo, stando all’odore, al colore e al risultato della analisi del Movimento Acqua (‘fai da te’ perché “siamo dotati delle attrezzature necessarie”), i dubbi permangono.

Legambiente e il canile a ridosso della discarica
“Il punto è che le analisi, se non son fatte da un ente e quindi da un laboratorio accreditato, non hanno valore legale”, ci dice con sconcertante realismo Federico Bolognini, presidente del circolo di Legambiente di Urbino. Da alcuni anni con la sua associazione gestisce il canile di Cà Lucio, costruito dalla Comunità montana alto e medio Metauro proprio a ridosso della discarica. “Noi diciamo no all’ampliamento per motivi di salute e di utenza. Siamo molto preoccupati per i cani, per i dipendenti e per le persone che vengono a scegliersi il loro amico a quattro zampe, che sono sempre di meno perché la puzza qui è insopportabile”.

Bolognini e gli operatori volontari del rifugio hanno notato un incremento delle patologie della pelle, dell’apparato digerente e respiratorie sui cani. Oltre al crescente numero di decessi per tumori. Sempre Bolognini, ma anche gli altri attivisti del comitato di Montesoffio e del Movimento Acqua, hanno osservato negli anni un dilagare di casi di leucemie nella zona. Ma ancora nessuno interviene. “Nessun monitoraggio, nessuno studio epidemiologico”. E così anche quelli di Legambiente stanno perdendo la pazienza e la speranza: “Forse lasceremo la gestione del rifugio a partire dal 2014, ma poi chi ci andrà?”

Canile di Cà Lucio, a ridosso della discarica

Quel via vai di camion sulla Ss73
Le lamentele e le preoccupazioni non finiscono qui. I cittadini si sono attivati e controllano anche perché assistono ad un via vai di camion per loro davvero eccessivo e  pericoloso per la viabilità. “Sono le enormi autocisterne della ditta ‘Melandri’ provenienti dalla Romagna e quelle del Veneto che portano” – dicono – “i fanghi da smaltire in discarica. Altre si portano via il percolato”.

Le responsabilità e gli enti pubblici
Ma chi ha deciso di costruire tutto in un unico sito? Discarica, canile, pale eoliche rigorosamente ferme, qualche isolato più in là, un bel campo di pannelli fotovoltaici. La Comunità montana alto e medio Metauro e il comune di Urbino.

Tra i sindaci che hanno preso posizione e richiesto chiarimenti martedì scorso, non c’è Franco Corbucci. Che non c’era neppure alla conferenza dei servizi in cui si decideva sull’ampliamento del sito. E che, a fronte di un nutrito indennizzo al Comune per il fatto di ospitare la discarica nel suo territorio, è accusato dai cittadini di non investire come si dovrebbe nella raccolta differenziata domiciliare, l’unica, come da Piano provinciale, in grado di portare ad un ciclo virtuoso dei rifiuti.

L’assessore provinciale all’ambiente, Tarcisio Porto, che giorni fa dal Corriere Adriatico condannava l’allarmismo ingiustificato intorno alla questione, garantisce che sono in corso indagini di carattere amministrativo sulla gestione del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti a Cà Lucio. Ma prende le distanze dalle decisioni in merito all’ampliamento del sito. “Se in Giunta mi richiedono l’autorizzazione, devo darla, non posso fare altrimenti; d’altro canto, l’ampliamento, se pur non in questi termini, permetterà di accumulare risorse economiche per il post mortem – la fase di chiusura e bonifica della discarica”.

Intanto l’assessore all’ambiente fa una promessa: “Entro 15 giorni organizzerò un incontro pubblico con gli abitanti di Montesoffio per rispondere ad ogni loro perplessità”.

Montesoffio è località di Urbino, e il fiume Metauro è la fonte di approvvigionamento del Montefeltro e non solo. Le acque meteoriche a valle del sito di smaltimento, a Cà L’Agostina confluiscono nel Metauro. Quell’acqua la bevono tutti. L’addizionale per il mancato obiettivo di raccolta differenziata i cittadini già la pagano.

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Elezioni, a Urbino in tre rifiutano le schede per protesta http://ifg.uniurb.it/2013/02/24/ducato-notizie-informazione/elezioni-a-urbino-in-tre-rifiutano-le-schede-per-protesta/35813/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/24/ducato-notizie-informazione/elezioni-a-urbino-in-tre-rifiutano-le-schede-per-protesta/35813/#comments Sun, 24 Feb 2013 18:23:37 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=35813 [continua a leggere]]]> URBINO – Tre persone, in diversi seggi del comune di Urbino, hanno deciso di presentarsi alle urne ma di rifiutare le schede elettorali. A guidare il malcontento dei tre elettori il malcostume della politica, in due casi, e nel terzo una protesta specifica contro la legge elettorale.

Al seggio 18 nell’ex scuola elementare di Montesoffio un’elettrice ha rifiutato le schede e ha fatto verbalizzare al presidente di seggio una dichiarazione contro il Porcellum: “L’attuale legge elettorale – dichiara la donna – è in netto contrasto con gli art. 56 e della Costituzione italiana non posso infatti scegliere direttamente alcun candidato, ma solo indirettamente attraverso le scelte dei dirigenti delle liste concorrenti. Inoltre non mi sento rappresentata da nessuno degli schieramenti qui riportati”.

Altro caso invece in località Torre dove il presidente del seggio 15, su richiesta di un altra persona che ha rifiutato le schede, ha dovuto mettere a verbale la secca dichiarazione “mi rifiuto di votare questo porcaio”. Stessa scena anche a Trasanni, al seggio 12, dove chi ha rifiutato le schede ha fatto scrivere a verbale “non mi sento rappresentato da nessuno”.

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Elezioni 24 e 25 febbraio: le sezioni, i luoghi e i telefoni di Urbino / MAPPA http://ifg.uniurb.it/2013/02/22/ducato-online/elezioni-24-e-25-febbraio-le-sezioni-i-luoghi-e-i-recapiti-telefonici-di-urbino-mappa/35428/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/22/ducato-online/elezioni-24-e-25-febbraio-le-sezioni-i-luoghi-e-i-recapiti-telefonici-di-urbino-mappa/35428/#comments Fri, 22 Feb 2013 16:34:55 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=35428
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Le frazioni di Urbino senza Adsl / MAPPA http://ifg.uniurb.it/2013/02/11/ducato-online/le-frazioni-di-urbino-senza-adsl-mappa/34214/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/11/ducato-online/le-frazioni-di-urbino-senza-adsl-mappa/34214/#comments Mon, 11 Feb 2013 06:10:40 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=34214 [continua a leggere]]]> URBINO – Circa 5.000 residenti da Torre San Tommaso a Castelcavallino, passando per Mazzaferro, ancora non possono connettersi ad Internet o comunque hanno una connessione molto lenta dovuta al fatto che la Telecom non ha interesse e convenienza ad investire in infrastrutture in luoghi poco abitati. Nonostante le rassicurazioni della Regione (“stiamo affidando i lavori dopo il bando del 2010 ed entro l’agosto di quest’anno tutto il territorio sarà coperto dalla Rete”) e l’impegno del consigliere comunale del PD di Urbino, Federico Scaramucci, per garantire a tutti la connessione ad Internet, gli abitanti delle frazioni del Montefeltro ancora aspettano. Ecco le zone in difficoltà


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Senza Rete: le frazioni di Urbino ‘condannate’ a sognare l’Adsl http://ifg.uniurb.it/2013/02/11/ducato-online/senza-rete-le-frazioni-di-urbino-condannate-a-sognare-ladsl/33737/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/11/ducato-online/senza-rete-le-frazioni-di-urbino-condannate-a-sognare-ladsl/33737/#comments Mon, 11 Feb 2013 06:03:14 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=33737 MAPPA LEGGI Ilvo Diamanti: "Il lavoro ha un futuro?" Mille artigiani si sono arresi alla crisi di M. Cioncoloni Imu, imposta a zero entrate di F. Morrone SFOGLIA Il Ducato in edicola]]>

URBINO – Abiti a Castelcavallino, Montesoffio, Pallino, Pieve di Cagna, Trasanni, Gadana, Torre San Tommaso, Mazzaferro? Sei ‘fuori’. Non sei ‘coperto’. E lo sai. Lo sa il signor Pellegrini – località Fornace di Mazzaferro, una delle piccolissime frazioni di Urbino – che ogni volta che deve connettersi ad internet, anche solo per inviare qualche mail, va in città, si siede sulla prima panchina libera e mette in moto il suo computer portatile. Lo sa la signora Matteucci, che abita nella stessa zona e che addirittura ha problemi con la linea telefonica. Ultimamente non può più telefonare o mandare fax. Stava con la Okcom che ora sta fallendo per un contenzioso con il gigante Telecom. Ed è moglie del titolare di un’azienda di lavorazione del ferro a gestione familiare. Fortunatamente non risentono della crisi. Ma la mancanza di ‘copertura’ – “quella famosa copertura!”, esclama – potrebbe essere fatale. Attraverso la rete Angela manda i preventivi (dato che il ‘servizio’ fax è in disuso), tiene i contatti con i clienti. In una parola: lavora. Per il momento ovvia con la pennetta usb della Vodafone, ma la connessione è davvero lenta e incerta.

Un problema vecchio

Stiamo parlando di circa 5.000 persone senza ‘rete’, fuori dal mondo, fuori da Urbino centro. “Facciamo come una volta che andavano tutti a Torino per la Fiat?”, si chiede Federico Scaramucci, consigliere comunale di Urbino che si è occupato a più riprese, ma senza esito, del problema. Quello della mancanza di infrastrutture per la diffusione della banda larga su tutto il territorio urbinate è un problema vecchio, liquidato dalla Telecom con una lettera del 30 ottobre scorso al sindaco Corbucci.“I piani di copertura del servizio Adsl sono stati definiti dando priorità alle situazioni che permettono di raccogliere il maggior numero di clienti e che nel contempo presentino minori complessità realizzative”. Detta in breve: non ci conviene spendere soldi con voi. Siete troppo pochi. Siete troppo costosi. Nessuna garanzia.

La legislazione e il Servizio universale
Però, ci sono due paroline magiche che potrebbero venire in soccorso agli urbinati: Servizio universale. C’è una Direttiva Ce di undici anni fa. E c’è il Codice delle Comunicazioni Elettroniche del 2003. La prima definisce il Servizio universale come “l’insieme minimo di servizi di qualità specifica cui tutti gli utenti finali hanno accesso a prezzo abbordabile”. Il Codice prevede tra gli obiettivi quello della “libertà di comunicazione”. In Italia c’è inoltre il Dpr n. 318/1997 che comporta un serie di obblighi a carico dell’operatore con la maggior quota di mercato (Telecom Italia), che vengono annualmente rimborsati dallo Stato al gestore privato, se ne derivano oneri iniqui per l’azienda. Tra questi c’è la fornitura di un collegamento internet con velocità di trasmissione minima di 2,4 Mb al secondo. Nelle frazioni di Urbino, siamo a 640 Kb al secondo, circa un quarto. “Viviamo una realtà molto triste” ci dice Giovanni Torrisi, insegnante di sociologia residente a Castelcavallino. “L’Adsl qui è satura; se un’altra persona volesse aggiungersi non potrebbe farlo”. Non solo segnale debole o del tutto assente, ma anche l’impossibilità di poter solo pensare di usufruire del servizio pagando.

Una questione di scelte

In ballo c’è una questione a monte. Una questione di parole. Di significato. E di scelte. Adsl, banda larga, garanzia di un buon livello di connessione, sono solo sinonimo di profitto o possono configurarsi come diritto? Ormai senza internet non si fa più nulla. Si è per l’appunto ‘fuori’dal mondo. Devono trasferirsi tutti in città? A Urbino centro? Forse il paragone con l’esodo rurale verso l’urbe torinese non è azzardato.

Le responsabilità: Telecom, Regione, Provincia

E forse qualche risposta possiamo trovarla dalle istituzioni: la Regione, la Provincia. Dalla prima ci fanno sapere che nel 2008 è stato approvato il Piano Telematico che prevede l’installazione di fibre ottiche nelle centrali Telecom già esistenti, il potenziamento delle stesse, l’ampliamento del servizio wireless su tutto il territorio regionale. Hanno avuto un finanziamento dalla Comunità Europea di 145milioni di euro. A cui sono seguiti due bandi per affidare i lavori agli operatori privati interessati e dove si prevede che la Regione si occupi di far mettere le fibre ottiche nelle centrali Telecom e la Provincia di provvedere alla copertura wireless di zone ancora prive di connettività Adsl.

Aspetta e spera…

Sin’ora la cosa certa è che sono passati cinque anni da quando alla conferenza delle autonomie qualcuno annunciava che “entro la fine del 2009 la banda larga attraverserà tutto il territorio della provincia di Pesaro-Urbino”. Intanto il signor Pellegrini, la signora Matteucci e i 5.000 residenti nei dintorni di Urbino, ancora aspettano. E nel frattempo, quando ne hanno necessità e quando possono, vanno in città per ‘connettersi’ con il mondo.

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Neve, crollati tetti di cinque capannoni http://ifg.uniurb.it/2012/02/11/ducato-notizie-informazione/neve-crollati-tetti-di-cinque-capannoni/23020/ http://ifg.uniurb.it/2012/02/11/ducato-notizie-informazione/neve-crollati-tetti-di-cinque-capannoni/23020/#comments Sat, 11 Feb 2012 18:26:51 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=23020 [continua a leggere]]]> URBINO – Crollati, per il peso della neve, i tetti di cinque piccoli fabbricati agricoli, fra cui uno nella zona delle Cesane e uno vicino Montesoffio. Sono stati già raggiunti da un gruppo di tecnici, coordinati dall’ingegnere Domenico Fucili. Non ci sono danni a persone o ad animali.

I tecnici stanno facendo anche verifiche nelle case di Urbino, una quindicina, in cui i proprietari nelle ultime ore hanno segnalato crepe o scricchiolii. L’ingegner Fucili fa un appello ai cittadini: “Liberate terrazze e balconi dalla neve, chiamate l’unità di crisi se notate deformazioni del tetto, se sentite scricchiolii nelle travi o colpi secchi”.

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“Mia moglie quasi partoriva in macchina. Ci hanno lasciati soli” http://ifg.uniurb.it/2012/02/10/ducato-online/mia-moglie-per-poco-partoriva-in-macchina-ci-hanno-lasciati-soli/22317/ http://ifg.uniurb.it/2012/02/10/ducato-online/mia-moglie-per-poco-partoriva-in-macchina-ci-hanno-lasciati-soli/22317/#comments Fri, 10 Feb 2012 19:46:45 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=22317 di Valentina Bicchiarelli

URBINO – “Mia moglie stava per partorire in macchina. Le si sono rotte le acque martedì mattina, ma eravamo bloccati in casa da domenica perché nessuno è venuto a liberarci la strada”. E’ arrabbiato Roberto Leuzzi, perché le sue segnalazioni all’unità di crisi si sono perse nell’etere, nel passaggio di telefonate. Per portare la moglie Nicoletta all’ospedale ha dovuto liberare la strada da solo, forzando il muro di neve prima con la macchina e poi con la pala.

Leuzzi abita con la sua famiglia in via Fontespino 6, lungo la strada statale 73 bis Bocca Trabaria Ovest che porta alla frazione di Montesoffio e sbuca a Urbania.

“Fino a domenica non ha avuto problemi – racconta – perché la stradina di casa è stata pulita dallo spazzaneve che circolava per liberare le carreggiate principali. Ma poi il mezzo non riusciva più a passare, tanto era consistente la quantità di neve accumulata ai lati della strada. Sarebbe servita o una turbina o una ruspa con la pala per fare spazio e aprire il passaggio”.

“Allora ho chiamato subito l’unità di crisi: ho segnalato che mia moglie era agli ultimi giorni di gravidanza, che avevo un’altra bambina di 22 mesi e anche che sotto di noi abitava un signore anziano rimasto a corto di pasticche per la pressione. Mi hanno assicurato che sarebbero intervenuti il giorno dopo. Lunedì mi hanno richiamato dicendo che sarebbero arrivati in giornata ma nessuno si è fatto vivo. Ho ritelefonato alla sera e chi mi ha risposto non sapeva nulla della questione, così ho dovuto fornire di nuovo tutti i dati.

Martedì mattina a Nicoletta si sono rotte le acque. La strada era impraticabile ma mi sono fatto largo come potevo, con l’aiuto del mio vicino. Ho montato le catene, andavo avanti finché la neve non raggiungeva il vetro dell’auto e poi la spalavo. Così sono riuscito a raggiungere la statale ed arrivare all’ospedale. Poi mi hanno richiamato dall’unità di crisi ma era troppo tardi”.

Leuzzi però non può ancora godere appieno della nascita del piccolo Emanuele. La stradina di casa è ancora bloccata e la situazione è peggiorata per le precipitazioni delle ultime ore. Per questo l’autocisterna della ditta che gli porta il rifornimento di gas non ha potuto raggiungerlo e lui è rimasto senza riscaldamento con la figlia più grande, Arianna.

“Ci siamo arrangiati alla meno peggio. Io e la bambina – spiega – ci scaldiamo col camino e dormiamo su una brandina in cucina. In bagno, vicino al fasciatoio dove la cambio, tengo accesa una stufetta elettrica. Cerco di risparmiare il più possibile perché se rimango completamente senza gas, non posso accendere il fornello e non saprei neanche più cosa darle da mangiare”.

Intanto la moglie è rimasta in ospedale, dove resterà finché non sarà passata l’emergenza. Per Leuzzi questa è “la soluzione dettata dalla disperazione”. “Mi sono rivolto persino ai carabinieri, è il comandante che si è accordato con il reparto di ostetricia. Infatti oggi Nicoletta e il bambino sarebbero dovuti tornare a casa, ma come possono stare qui senza riscaldamento e in una condizione di completo isolamento? Se al piccolo servissero i pannolini, o il latte, o delle medicine o qualsiasi altra cosa come farei?”.

E’ profonda l’amarezza nelle sue parole: “Capisco che forse ci sono persone in maggiore difficoltà, ma quello che chiedo è più correttezza. Potevano dirmelo subito all’unità di crisi che avevano casi più urgenti, mi sarei organizzato in un altro modo e ora io e la mia famiglia non ci troveremmo in questa condizione”.

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