il Ducato » moschea http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » moschea http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Abdelali, musulmano sindacalista simbolo dell’integrazione a Fermignano http://ifg.uniurb.it/2014/01/27/ducato-online/abdelali-musulmano-sindacalista-simbolo-dellintegrazione-a-fermignano/55671/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/27/ducato-online/abdelali-musulmano-sindacalista-simbolo-dellintegrazione-a-fermignano/55671/#comments Mon, 27 Jan 2014 16:37:10 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=55671 moschea fermignanoFERMIGNANO – Abdelali En Nahili è arrivato in Italia nel 1998 quando aveva già più di 30 anni.  Dopo tanti mestieri e tante città, ora è un bell’esempio di integrazione riuscita. Musulmano, proveniente dal Marocco, lavora come sindacalista nella Cisl, organizzazione di storica ispirazione cattolica. Ma allo stesso tempo non ha dimenticato le sue origini e ha sempre lottato per conservare e promuovere la cultura islamica.

Il rispetto reciproco è la chiave, secondo Abdelali, per far convivere l’una accanto all’altra persone di fedi diverse: “Lavoro a fianco di una persona che è molto attiva nella chiesa, ma tra di noi non c’è mai stato alcun attrito”. Abdelali anche in Marocco era abituato a confrontarsi con altre religioni: “Casablanca, Essaouira e tante altre città marocchine ospitano importanti comunità ebraiche. Purtroppo anche nel nostro paese gli ebrei hanno subito deportazioni forzate ed è un peccato che oggi, nel giorno della memoria, si ricordi solo lo sterminio nazista e non le altre sofferenze del popolo ebraico”. Abdelali commenta anche l’operato di Papa Francesco: “Sta cercando di migliorare la Chiesa. Grazie a lui molti cattolici si sono riavvicinati alla religione”.

Il 26 settembre 2009, insieme ad altri quattro soci di fede musulmana, ha dato vita a una società di promozione culturale. Ha un nome lungo, Acidpusf, difficile da ricordare, ma i suoi sforzi per la comunità musulmana locale hanno dato frutti che tutti ricorderanno.

Grazie ai contributi dei 40 soci e di tutti i fedeli della zona, nel 2011 l’associazione ha potuto acquistare una vecchia palestra in via Donizetti e inaugurare un centro culturale. Lì ogni sera si radunano per pregare decine di islamici ma il centro non è nato solo per essere un luogo di culto. “Chiamarla moschea è sbagliato – ci spiega Abdelali – quel luogo dovrebbe essere un centro culturale e quindi ospitare attività non esclusivamente legate alla preghiera”.

Sono tanti i progetti che Abdelali vorrebbe portare avanti: dall’insegnamento della lingua araba ai più piccoli all’organizzazione di attività sportive e serate che facciano conoscere a tutti la cultura islamica. Ma per ora tutti i suoi progetti non vedono sbocchi: “Alcuni all’interno della nostra associazione credono che non abbiamo abbastanza soldi per investire in questo tipo di progetti e quindi il centro è ormai destinato esclusivamente alla preghiera – commenta Abdelali – sarebbe stato importante organizzare incontri tra musulmani e non per favorire l’integrazione e il dialogo”.

Quest’anno a cinque anni dalla sua fondazione l’Acidpusf dovrà rinnovare il suo direttivo. E lo farà attraverso delle elezioni: “Ancora dobbiamo stabilire le regole e le modalità di voto – conclude Abdelali – ma vogliamo che le nostre elezioni avvengano in maniera democratica e trasparente”.

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Ahmed, Imam di Fermignano: “La moschea ha salvato i miei fratelli” http://ifg.uniurb.it/2013/04/10/ducato-online/ahmed-imam-di-fermignano-la-moschea-ha-salvato-i-miei-fratelli/42195/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/10/ducato-online/ahmed-imam-di-fermignano-la-moschea-ha-salvato-i-miei-fratelli/42195/#comments Wed, 10 Apr 2013 18:43:30 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=42195 FERMIGNANO – Ogni sera alle 19.00 Ahmed El Rhaidouni e i suoi  ‘fratelli’ si riuniscono davanti al Conad di Fermignano. Con ancora addosso gli abiti da lavoro e i volti stanchi salgono al secondo piano del palazzo: lì c’è la loro moschea, comprata con i risparmi di tutti i fedeli, aperta un anno fa. Lasciano le scarpe ordinatamente fuori dalla porta e entrano. Alcuni si siedono sui tappeti e attendono pazientemente, altri si dirigono verso i bagni: si lavano prima di cominciare la preghiera. Quando tutti sono pronti, il muezzin si alza e richiama i fedeli: Allāhu Akbar, Ašhadu an lā ilāh illā Allāh. “Iddio è Sommo. Attesto che non v’è dio se non Iddio”.

Una tenda appesa a un filo divide in due la stanza. Dietro c’è l’area riservata alle donne: loro non possono pregare insieme agli uomini. Quando saranno finiti i lavori nella moschea, avranno un’entrata e un soppalco separato. La comunità islamica, infatti, sta finanziando anche l’ampliamento della struttura. Prima di entrare nella moschea anche io ho dovuto indossare il velo. Non hanno voluto, però, che assistessi alla preghiera.

Finito di pregare, Ahmed legge qualche verso del Corano. Lui è il loro imam, dall’arabo “stare davanti”, ha il compito di guidare e indicare la strada alla comunità. Ogni sera gira tra le vie di Fermignano e chiama a raccolta i suoi “fratelli”. “Prima che aprissimo la moschea molti si incontravano nel bar accanto al Conad. Capitava spesso che qualcuno si ubriacasse e le persone del posto si lamentavano. Adesso, invece, vengono in moschea e pregano”, racconta Ahmed. “La prima moschea l’abbiamo aperta a Gallo e adesso ci siamo riusciti anche a Fermignano. I cittadini del posto sono stati i primi a volere la sua apertura”.

“Il lavoro di imam ti coinvolge interamente. Devi dedicarti agli altri e non è facile. Ma la ricompensa sarà grande nell’aldilà”, dice Ahmed che aiuta la sua comunità come può: “È capitato spesso che il sindaco o il maresciallo dei Carabinieri mi chiedesse di intervenire quando alcuni connazionali non pagavano l’affitto e disturbavano. Ora, con la moschea le cose vanno molto meglio”.

Ahmed è arrivato in Italia dal Marocco quando aveva 23 anni: “Ero ancora un bambino. L’Italia era la mia America. Invece, all’inizio qui è stato un incubo. Non parlavo la lingua e non conoscevo nessuno”, racconta. “Mentre ero in viaggio, ho incontrato un amico che mi ha consigliato di venire a Urbino. Così, per un po’ ho vissuto a Trasanni e poi mi sono trasferito a Fermignano. Avrò fatto la valigia un miliardo di volte per tornare a casa, piangevo tutti i giorni. Invece, ho resistito, mese dopo mese e alla fine eccomi ancora qui”.

Nella sua vita Ahmed ha fatto molti lavori: è stato bovaro, camionista, metalmeccanico e lucidatore. Oggi fa il piegatore di acciaio. “Devi essere molto concentrato, se sbagli rischi che la macchina ti tagli le dita”.

Ahmed ha due figli di 7 e 11 anni: “Ho sposato mia moglie nel 1997, lei aveva 17 anni e io conoscevo solo la sua famiglia. Da noi la cosa più cosa più importante è l’educazione che ricevi dai tuoi genitori”. A casa dell’imam di Fermignano si parla solo arabo: “Non voglio che i miei figli dimentichino le loro origini, anche se sono sempre vissuti qui. Diventeranno grandi insieme ai bambini del posto. Ormai sono italiani”, racconta Ahmed.

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