il Ducato » noemi gambini http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » noemi gambini http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Alpaca dalla lana d’oro, un mercato che non conosce crisi http://ifg.uniurb.it/2012/04/01/ducato-online/alpaca-dalla-lana-doro-un-mercato-che-non-conosce-crisi/30284/ http://ifg.uniurb.it/2012/04/01/ducato-online/alpaca-dalla-lana-doro-un-mercato-che-non-conosce-crisi/30284/#comments Sun, 01 Apr 2012 12:34:12 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=30284 Si chiama alpaca, viene dal Perù e la sua lana è molto pregiata. Tre anni fa Noemi Gambini ha deciso di occuparsi di questi buffi animali dal collo lungo e nelle campagne di Urbino ha dato vita a un piccolo allevamento di quindici esemplari. Il business della lana attrae piccole e medie imprese, oltre alle principali firme della moda italiana. Il settore non conosce crisi e Noemi, a soli 24 anni, punta ad ampliare la sua azienda. Intanto insieme ad altri due giovani allevatori ha fondato la Sia, la Società italiana alpaca, per promuovere e valorizzare la sua attività. E’ un mercato che non conosce crisi. E l’alpaca spopola anche tra i privati come animale domestico.

Il servizio di Silvia Baldini e Stefano Strano

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L’alpaca, un animale insolito per business promettenti http://ifg.uniurb.it/2012/03/11/ducato-online/lalpaca-un-animale-insolito-per-business-promettenti/27561/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/11/ducato-online/lalpaca-un-animale-insolito-per-business-promettenti/27561/#comments Sun, 11 Mar 2012 11:06:45 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=27561 URBINO – “Bibi, Antony, Benjamin!”. Al suono della voce di Noemi qualcosa si muove nella casa di legno. Una testolina su un lunghissimo collo sbuca dalla porta. Bibi si sporge per vedere cosa succede e, uno per volta, gli altri lo seguono. Timidamente gli alpaca escono allo scoperto e restano immobili, fissando i visitatori con gli occhi spalancati. Non siamo in Perù, ma nella prima campagna urbinate. Ed è proprio qui, all’allevamento Alpaca della Foglia di Noemi Gambini, che si trova la sede della SIA, la Società Italiana Alpaca. L’alpaca, animale delle Ande, è un lontano parente del cammello; è simile al lama, ma più piccolo. Il suo manto è morbidissimo: merito di una fibra fine e pregiata, cinque volte più calda della lana di pecora e più preziosa del cachemire.

Noemi ha iniziato per caso tre anni fa, quando cercando delle caprette da lana si è imbattuta nelle foto degli alpaca. Impossibile resistere. Ora ha quattordici esemplari; alcuni li ha venduti in Svizzera, a maggio ne nasceranno altri due. Insieme ad altri soci SIA, ha prodotto un filato che definisce un esperimento: “La qualità non è esattamente quella che ci aspettavamo. La fibra dell’alpaca è ottima, ma è necessario del lavoro per ottenere un risultato migliore”. In più ci sono i problemi legati a quantità e omogeneità: l’industria accetta quantitativi minimi di cento chili di lana grezza, uniforme per colore e finezza. Attualmente, nessun allevamento italiano è in grado di rispondere a questi requisiti.

Un vero peccato, perché le aziende che producono maglieria e tessuti in Italia, e nel territorio marchigiano in particolare, abbondano. E la richiesta di tessuti pregiati è elevata. “I prodotti in alpaca appartengono a un mercato di fascia alta, per il quale la crisi non esiste”, afferma il Presidente della SIA Cristiano Bianchi. “Abbiamo già diversi contatti. Ad esempio, un’industria che produce articoli per lo stilista Salvatore Ferragamo è pronta ad acquistare cinquecento chili di fibra. Ma noi non li abbiamo”.

Così le aziende italiane importano dall’estero -Perù, Australia e Nuova Zelanda i primi produttori- ventotto milioni di euro di fibra di alpaca all’anno, cifra che colloca l’Italia al primo posto al mondo per valore di fibra di alpaca importata. Se solo trovassero la materia prima sul territorio si abbatterebbero i costi di trasporto, incentivando le produzioni locali. Per questo è nata la Società Italiana Alpaca: “La disinformazione è l’ostacolo principale allo sviluppo di un approccio professionale”, spiega Bianchi. “Diffondiamo protocolli di miglioramento genetico dell’animale, consigliando e talvolta imponendo ai soci analisi della fibra, screening del gregge, programmi di accoppiamenti selezionati. Solo in questo modo i nostri soci potranno trasformare quello che oggi è un hobby in un business con enormi potenzialità”.

Dello stesso parere Noemi, determinata a fare dell’attività di allevamento degli alpaca il suo lavoro. Oggi si occupa anche dell’azienda agricola di famiglia, ma sta progettando un’accurata selezione dei suoi animali per ottenere un gregge di colore grigio dalla fibra finissima. Ma quali sono i costi? “Una femmina può partire dai duemila euro, ma il prezzo varia molto a seconda del colore e della qualità. In più, si valutano pedigree e riconoscimenti: il vincitore del campionato italiano di alpaca avrà un valore economico molto elevato”. Mai come il più famoso stallone d’America, venduto all’asta in Ohio per seicentocinquantamila dollari. Cifra da primato, ma non così lontana dal costo dei maschi di alpaca negli Stati Uniti. Il principale guadagno per gli allevatori di alpaca infatti deriva dalla vendita degli animali stessi, e solo secondariamente dalla fibra, per quanto remunerativa.

La sorpresa è che l’alpaca non viene venduto solo ad altri allevatori. “Spesso gli agriturismi scelgono di acquistarne qualcuno, ma anche diverse famiglie le comprano per tenerle in giardino”, racconta Noemi. Intelligenti e docili, gli alpaca vengono utilizzati anche nella pet therapy, o semplicemente come animali di compagnia. Al posto, o insieme, ai più tradizionali cani e gatti.

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