il Ducato » Ovo http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Ovo http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Ovo apre ai commenti e va in tv http://ifg.uniurb.it/2011/12/15/ducato-online/ovo-apre-ai-commenti-e-va-in-tv/14376/ http://ifg.uniurb.it/2011/12/15/ducato-online/ovo-apre-ai-commenti-e-va-in-tv/14376/#comments Thu, 15 Dec 2011 12:58:02 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=14376 LEGGI Colletti: “Passo indietro per fare passo avanti” SCHEDA Ovo in 10 numeri ]]>

Si aprirà ai commenti e all’interazione con gli utenti, Ovo, la video enciclopedia on line, che da gennaio, oltre che in rete, viaggerà sulle tv internazionali. La previsione è quella di raggiungere il punto di pareggio alla fine del 2012, in meno di tre anni.

LEGGI Colletti (Bocconi): “Passo indietro per fare passo avanti”

Quando nel gennaio del 2010 Ovo venne lanciata sul mercato, la sua idea era di correlare l’autorevolezza dell’enciclopedia Treccani, alla creatività e originalità di video clip di tre minuti. Poi per problemi societari il progetto è stato fermo per un anno, per ripartire nell’estate del 2011 ed essere ripresentato sul mercato con alcuni nuovi soci.

SCHEDA Ovo in 10 numeri

Nell’archivio si trovano ora 1200 voci, da Giovanna D’Arco, passando per il cactus, fino alla storia dello Stato d’Israele. Per i suoi creatori le voci dovrebbero arrivare a novemila.

Una società creativa che fa cultura ma che guarda anche al bilancio. Secondo l’ amministratore delegato di Ovo, Carlo De Matteo, “la società è stata rifinanziata e dovrebbe raggiungere il punto di pareggio alla fine del 2012”. Questo ambizioso obiettivo “è possibile perché i costi fissi sono bassi dato che buon aparte della struttura è in outsourcing, ovvero utilizza risorse esterne – continua De Matteo – abbiamo tenuto nel core dell’azienda i creativi, i tecnici informatici, i commerciali e la distribuzione. Le risorse interne sono leggere: parliamo di sei persone fisse, affiancate da un network di creativi sparsi in tutto il mondo. Sono loro il motore produttivo”.

Il finanziamento di Ovo si basa sia sulle licenze ai siti web, alle tv e agli altri device (smartphone, tablet) sia su servizi di sponsorizzazione ad hoc. Un’azienda, con il mecenatismo digitale, può decidere di associare il proprio marchio a una clip e di produrre le voci di determinati ambiti. Ad esempio l’Eni potrebbe essere interessata a sponsorizzare le voci che trattano di energia pulita.  Il nome della società “mecenate” rimane visibile sotto il video  per tutta la sua durata, con la scritta: Funded by….

I testi e i video vengono approvati dalla Treccani che ha la parola definitiva prima di pubblicare ogni contenuto e questo garantisce una oggettività delle informazioni.

Ovo può contare su di un network di distribuzione con importanti testate online (la stampa.it o laRepubblica.it) o gruppi tipo Banzai (con il suo studenti.it dove, agli appunti e alle dispense, vengono associati i video di Ovo) che ospitano le clip.

A partire da gennaio i video saranno visibili anche sulla webTv di TelecomItalia, Cubovision, e su un circuito televisivo internazionale gestito dalla Zbf, la prima emittente tedesca.

Il motore produttivo. Trenta collaboratori esterni tra cui professori, studiosi, specialisti, grafici e videomaker si occupano della realizzazione delle Ovo clip. Le voci sono scritte da esperti della materia che, partendo dai contenuti della enciclopedia Treccani, li “cinematografizzano”, nel senso che li rendono prodotti adatti al video.

I contenuti quindi sono chiusi, in una logica esattamente opposta a quella di Wikipedia. In questo campo ci sarà una novità nei prossimi mesi: gli utenti avranno la possibilità di commentare e interagire di più con i contenuti, ma sempre senza poter scrivere le voci di Ovo.

Una volta approvati formalmente, la Treccani ricontrolla i contenuti e le fonti e li approva in via definitiva. Registrati i testi, i videomakers realizzano le clip con tecniche di grafica e design molto avanzate e accattivanti.

Il sistema di aggiornamento. Per ogni video sono necessari circa dieci giorni di lavoro, calcolando che ci lavori una sola persona.

Per quanto riguarda l’attualità delle voci, c’è un sistema automatico che aggiorna i widget, cioè i collegamenti in giro per la rete. Per il momento di questo si occupano i collaboratori fissi di Ovo ma in futuro, quando le voci pubblicate saranno migliaia, si prevede  un’apposita redazione che se ne occuperà, leggendo i giornali e controllando le news.

“Questo permette alle aziende - spiega De Matteo –  di produrre un video di alta qualità con la licenza dei diritti, gli archivi, la pubblicità e la distribuzione già inclusi. Se dovessero produrlo per conto loro, non spenderebbero meno del doppio”.



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Ovo in dieci numeri http://ifg.uniurb.it/2011/12/15/ducato-online/ovo-in-dieci-numeri/14450/ http://ifg.uniurb.it/2011/12/15/ducato-online/ovo-in-dieci-numeri/14450/#comments Thu, 15 Dec 2011 12:50:42 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=14450 [continua a leggere]]]> Ovo è una videoenciclopedia online creata nel 2010 che associa a ogni voce un breve filmato in stile documentario. Le aziende possono sposorizzare le clip di Ovo. Garante della qualità dei contenuti è la Treccani che li approva in via definitiva

LEGGI Ovo apre ai commenti e va in tv


1200
i video clip in archivio

9000
i videoclip programmate

3 minuti
durata dei videoclip

10
giorni di lavoro per ogni video

2012
anno in cui sarà raggiunto il punto di pareggio

6
i collaboratori interni

30
i collaboratori esterni

15.000 euro
costo della sponsorizzazione di un video

66%
ricavi dalle sponsorizzazioni aziendali

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Un progetto simile a Ovo è Qwiki, creato da Eduardo Saverin, uno dei creatori di Facebook. Comparando Qwiki e Ovo però si nota subito una macrodifferenza: i contenuti e i video di Qwiki sono realizzati dagli utenti, come per Wikipedia, mentre per Ovo lavorano solo professionisti stipendiati, che realizzano dei video di alta qualità grafica e artistica.

Tradotto: per Ovo ci vogliono molti più soldi. Per questo quando ha cominciato, nel 2010 aveva 400 voci, mentre Qwiki al suo ingresso in rete ne contava tre milioni. Un progetto che Gianpaolo colletti, co-fondatore dell’osservatorio sulle business tv della Bocconi, analizza così.

Ci sono degli elementi innovativi in Ovo?
“L’elemento nuovo di Ovo è la qualità delle videoclip. La sfida ora è superare la barriera del linguaggio, che è ancora il grande limite dei prodotti italiani. In questo senso quindi hanno lavorato per un uso spinto della grafica e degli elementi visivi di impatto per un linguaggio semiotico internazionale e per questo stanno traducendo le clip in inglese”.

La distribuzione pubblicitaria segue la logica di Google e del web 3.0, questa non è una novità….
“Si, la logica è quella del web 3.0 e della tagcloud, cioè nuvole di contenuti e di aree tematiche alle quali associare il proprio prodotto. Non più gli utenti collegati tra loro come nel web 2.0, ma le tematiche collegate anche agli utenti. Questa è la direzione in cui sta andando tutta la pubblicità online. In questo senso è una leva strategica,  in quanto raggiunge comunità molto ristrette ma molto definite, le microcommunity. Sono queste il valore fondante del progetto Ovo”.

Ai tempi di Wikipedia, non rappresenta un passo indietro la chiusura totale agli utenti, nella classica logica della enciclopedia Treccani?
“Paradossalmente è un passo indietro per fare un passo avanti. Abbiamo passato la fase di ubriacatura del web 2.0 nella quale ogni contenuto poteva essere generato dagli utenti. Uno dei punti di maggior critica  dal mio osservatorio è la credibilità delle fonti e la necessità di fonti accreditate. In futuro avremo comunità ristrette chiuse ai contenuti dell’utente. Già oggi si stanno moltiplicando,  nel senso che vi si può accedere o per invito o se si hanno determinate credenziali per produrre contenuti. Reputo positivo che solo chi conosca la materia  sia abilitato: non necessariamente ogni cittadino può farlo,  lo può fare se ha determinate capacità . Quindi credo che questo sia l’aspetto positivo, un’evoluzione della professionalità”.

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