URBINO, 6 FEB – Dopo le piogge incessanti di questa notte, una frana si è formata in località Pallino all’inizio della strada, subito dopo l’uscita dalla strada provinciale Montefabbri. La frana ha invaso metà corsia e sta ancora scendendo.
URBINO – Abiti a Castelcavallino, Montesoffio, Pallino, Pieve di Cagna, Trasanni, Gadana, Torre San Tommaso, Mazzaferro? Sei ‘fuori’. Non sei ‘coperto’. E lo sai. Lo sa il signor Pellegrini – località Fornace di Mazzaferro, una delle piccolissime frazioni di Urbino – che ogni volta che deve connettersi ad internet, anche solo per inviare qualche mail, va in città, si siede sulla prima panchina libera e mette in moto il suo computer portatile. Lo sa la signora Matteucci, che abita nella stessa zona e che addirittura ha problemi con la linea telefonica. Ultimamente non può più telefonare o mandare fax. Stava con la Okcom che ora sta fallendo per un contenzioso con il gigante Telecom. Ed è moglie del titolare di un’azienda di lavorazione del ferro a gestione familiare. Fortunatamente non risentono della crisi. Ma la mancanza di ‘copertura’ – “quella famosa copertura!”, esclama – potrebbe essere fatale. Attraverso la rete Angela manda i preventivi (dato che il ‘servizio’ fax è in disuso), tiene i contatti con i clienti. In una parola: lavora. Per il momento ovvia con la pennetta usb della Vodafone, ma la connessione è davvero lenta e incerta.
Un problema vecchio
Stiamo parlando di circa 5.000 persone senza ‘rete’, fuori dal mondo, fuori da Urbino centro. “Facciamo come una volta che andavano tutti a Torino per la Fiat?”, si chiede Federico Scaramucci, consigliere comunale di Urbino che si è occupato a più riprese, ma senza esito, del problema. Quello della mancanza di infrastrutture per la diffusione della banda larga su tutto il territorio urbinate è un problema vecchio, liquidato dalla Telecom con una lettera del 30 ottobre scorso al sindaco Corbucci.“I piani di copertura del servizio Adsl sono stati definiti dando priorità alle situazioni che permettono di raccogliere il maggior numero di clienti e che nel contempo presentino minori complessità realizzative”. Detta in breve: non ci conviene spendere soldi con voi. Siete troppo pochi. Siete troppo costosi. Nessuna garanzia.
La legislazione e il Servizio universale
Però, ci sono due paroline magiche che potrebbero venire in soccorso agli urbinati: Servizio universale. C’è una Direttiva Ce di undici anni fa. E c’è il Codice delle Comunicazioni Elettroniche del 2003. La prima definisce il Servizio universale come “l’insieme minimo di servizi di qualità specifica cui tutti gli utenti finali hanno accesso a prezzo abbordabile”. Il Codice prevede tra gli obiettivi quello della “libertà di comunicazione”. In Italia c’è inoltre il Dpr n. 318/1997 che comporta un serie di obblighi a carico dell’operatore con la maggior quota di mercato (Telecom Italia), che vengono annualmente rimborsati dallo Stato al gestore privato, se ne derivano oneri iniqui per l’azienda. Tra questi c’è la fornitura di un collegamento internet con velocità di trasmissione minima di 2,4 Mb al secondo. Nelle frazioni di Urbino, siamo a 640 Kb al secondo, circa un quarto. “Viviamo una realtà molto triste” ci dice Giovanni Torrisi, insegnante di sociologia residente a Castelcavallino. “L’Adsl qui è satura; se un’altra persona volesse aggiungersi non potrebbe farlo”. Non solo segnale debole o del tutto assente, ma anche l’impossibilità di poter solo pensare di usufruire del servizio pagando.
Una questione di scelte
In ballo c’è una questione a monte. Una questione di parole. Di significato. E di scelte. Adsl, banda larga, garanzia di un buon livello di connessione, sono solo sinonimo di profitto o possono configurarsi come diritto? Ormai senza internet non si fa più nulla. Si è per l’appunto ‘fuori’dal mondo. Devono trasferirsi tutti in città? A Urbino centro? Forse il paragone con l’esodo rurale verso l’urbe torinese non è azzardato.
Le responsabilità: Telecom, Regione, Provincia
E forse qualche risposta possiamo trovarla dalle istituzioni: la Regione, la Provincia. Dalla prima ci fanno sapere che nel 2008 è stato approvato il Piano Telematico che prevede l’installazione di fibre ottiche nelle centrali Telecom già esistenti, il potenziamento delle stesse, l’ampliamento del servizio wireless su tutto il territorio regionale. Hanno avuto un finanziamento dalla Comunità Europea di 145milioni di euro. A cui sono seguiti due bandi per affidare i lavori agli operatori privati interessati e dove si prevede che la Regione si occupi di far mettere le fibre ottiche nelle centrali Telecom e la Provincia di provvedere alla copertura wireless di zone ancora prive di connettività Adsl.
Aspetta e spera…
Sin’ora la cosa certa è che sono passati cinque anni da quando alla conferenza delle autonomie qualcuno annunciava che “entro la fine del 2009 la banda larga attraverserà tutto il territorio della provincia di Pesaro-Urbino”. Intanto il signor Pellegrini, la signora Matteucci e i 5.000 residenti nei dintorni di Urbino, ancora aspettano. E nel frattempo, quando ne hanno necessità e quando possono, vanno in città per ‘connettersi’ con il mondo.
La loro abitazione si trova in fondo a una strada di campagna, diventata impraticabile. “Ci sarà almeno un metro e mezzo di neve. E’ stata un’impresa arrivare a piedi – ammette Quieti – figuriamoci con la ruspa”.
La famiglia era rimasta quasi senza più viveri, in particolare erano finite le provviste per la bambina che ancora mangia cibi specifici vista la sua età. “Abbiamo fatto un po’ di spesa – racconta ancora Quieti – racimolando quello che ancora si trova nei supermercati, e abbiamo portato loro i viveri per andare avanti qualche altro giorno, in attesa che arrivino i soccorsi. I carabinieri ci hanno assicurato che entro domani interverranno”.
La coppia ha lanciato numerose richieste di aiuto a Protezione civile, Vigili del fuoco e carabinieri ma finora nessuno è riuscito a raggiungere la casa. In più, le continue chiamate di persone in difficoltà da tutto il territorio hanno rallentato ulteriormente l’intervento.
Intanto la famiglia si sta arrangiando come può, “facendo anche il pane in casa. Ma il loro isolamento – conclude Quieti – è stato ancora più complicato i giorni scorsi quando eravamo tutti, qui a Pallino, senza luce né acqua. Lì se la sono davvero vista brutta, almeno adesso hanno il telefono”.
Alcuni vicini di casa sono riusciti a raggiungere l’abitazione e a portare delle provviste, soprattutto per la bambina.
Neanche i soccorsi sono riusciti a raggiungere la casa, circondata da un metro e mezzo di neve. Le continue richieste di aiuto provenienti da tutto il territorio alla Protezione civile e ai vigili del fuoco contribuiscono a rallentare gli interventi.
(v.b.)
A Ca’ Cartolaro l’episodio più grave. Tra sabato e lunedì, il terreno ha ceduto trascinando con sé un albero che si è posato sul tetto di una villetta bifamiliare. La famiglia Alessandrini è stata costretta a lasciare l’abitazione in via precauzionale. In località Cerreto, tra Urbino e Fermignano, e a Ca’ Raniero il terreno ha franato. Disagi anche a Gadana, nella zona Montecalende, dove mercoledì i Vigili del Fuoco e il gruppo S.A.F. Speleo Urbino sono intervenuti per liberare un torrente ostruito dai rami. Quattro giorni fa una frana aveva sradicato alcuni alberi formando una diga naturale lungo il torrente Valle del Foglia. Video
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A Pallino, Colonna e Cavallino le strade sono state chiuse a causa di distaccamenti dell’asfalto.
La neve ha anche provocato la caduta di alcuni alberi sulla statale 73bis e in Via di Giorgio Martini, direzione collegi, dove i rami si erano incastrati nei cavi della corrente elettrica.
Continuano i sopralluoghi delle squadre di soccorso per la messa in sicurezza della zona. I punti di maggiore criticità sono Sassocorvaro, Petriano, Monteciccardo e Schieti.
“Vi garantisco che nella regione Marche è come se si fosse verificato un piccolo terremoto. Tutto il territorio regionale nella zona da Pesaro ad Ascoli Piceno è stato sottoposto a uno sconquasso idrogeologico terribile” ha dichiarato Pierpaolo Tiberi, geologo della Protezione civile. I danni provocati dal maltempo ammontano a 1 miliardo di euro. “Si richiederà alla Presidenza del Consiglio dei Ministri lo stato di calamità naturale per ottenere i finanziamenti e attivare le procedure d’urgenza” ha concluso il geologo.