il Ducato » privacy http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » privacy http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Convegno studi “Anticorruzione, trasparenza e privacy” nella Pubblica amministrazione http://ifg.uniurb.it/2015/04/13/ducato-notizie-informazione/convegno-di-studi-anticorruzione-trasparenza-e-privacy-nella-pubblica-amministrazione/70551/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/13/ducato-notizie-informazione/convegno-di-studi-anticorruzione-trasparenza-e-privacy-nella-pubblica-amministrazione/70551/#comments Mon, 13 Apr 2015 16:47:26 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70551 [continua a leggere]]]> URBINO 13 apr. – Possono coesistere trasparenza e privacy nella pubblica amministrazione, soprattutto considerato il problema della corruzione che interessa il sistema statale italiano? Queste riflessioni saranno al centro del convegno “Anticorruzione, trasparenza e privacy: la dimensione costituzionale e le regole del bilanciamento” organizzato dall’Università Carlo Bo di Urbino in collaborazione con il Garante per la protezione dei dati personali, che si svolgerà il 15 aprile dalle ore 10 alle 13 nell’Aula Magna Battiferri (Rettorato, via Saffi).

Interverranno: il Generale di Divisione Gennaro Vecchione, comandante delle Unità speciali della Guardia di finanza, il Professor Carlo Colapietro, componente della Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso l’Università degli studi “Roma Tre”; la Professoressa Ida Angela Nicotra, componente dell’Autorità nazionale anticorruzione e professore ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università degli studi di Catania; e, la professoressa Licia Califano, componente del Collegio dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali e professore ordinario di diritto costituzionale presso l’Università degli studi di Urbino Carlo Bo.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2015/04/13/ducato-notizie-informazione/convegno-di-studi-anticorruzione-trasparenza-e-privacy-nella-pubblica-amministrazione/70551/feed/ 0
Mimun e una giornalista del Tg5 condannati per violazione della privacy http://ifg.uniurb.it/2014/01/27/media-home/mimun-e-una-giornalista-del-tg5-condannati-per-violazione-della-privacy/55580/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/27/media-home/mimun-e-una-giornalista-del-tg5-condannati-per-violazione-della-privacy/55580/#comments Mon, 27 Jan 2014 10:16:53 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=55580 Clemente Mimun, direttore Tg5

Clemente Mimun, direttore Tg5

“Clemente Mimun, direttore del Tg5, e un’altra giornalista della testata, Anna Boiardi, hanno violato la privacy per fare uno scoop giornalistico”. A riferirlo è la Corte di Cassazione che ha confermato la condanna per i due giornalisti, in merito alla divulgazione di immagini relative al caso delle presunte violenze sessuali nell’asilo di Rignano Flaminio. Mimun e la collega sono stati condannati all’ammenda di 3.450 euro e al risarcimento del danno.

Il 9 luglio 2006 tre famiglie avevano sporto denuncia per presunte violenze sessuali nei confronti dei loro figli di 3 e 4 anni: gli abusi avrebbero avuto luogo all’interno di un asilo del piccolo comune in provincia di Roma. Nel registro degli indagati furono iscritte cinque persone, accusate di violenze su 21 bambini nel corso dell’anno scolastico 2005/2006. Il 28 maggio 2012 è arrivata per tutti l’assoluzione completa in quanto, secondo le motivazioni del tribunale, il fatto non sussisteva. Lo scorso 12 dicembre è iniziato il processo di appello.

Il 18 luglio 2007 il telegiornale di Canale 5 aveva mandato in onda delle immagini riprese all’interno dell’asilo nel corso dell’incidente probatorio: nel filmato trasmesso risultavano riconoscibili alcuni bambini ma la testata non aveva richiesto il consenso dei genitori per mandare in onda le immagini.

“I bambini – riferisce la Cassazione – non sono ripresi soltanto di schiena, ma per pochi attimi anche di profilo. È stato facile per chi ha visto le immagini risalire all’identificazione dei minori. Il sacrificio della privacy è stato operato non in nome dell’interesse generale ma per la tempestività dello scoop giornalistico”. Nel diffondere quelle immagini, i due giornalisti del Tg5 avrebbero anche violato l’articolo 684 del codice penale, divulgando atti di un procedimento penale non pubblicabile: il reato, come spiega la Cassazione, è però stato estinto per oblazione.

Negata anche la concessione delle attenuanti generiche: “C’è stata una piena subordinazione dell’interesse alla riservatezza delle giovanissime vittime di gravi, seppur presunti, abusi alle ragioni non tanto della cronaca quanto della competizione”.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2014/01/27/media-home/mimun-e-una-giornalista-del-tg5-condannati-per-violazione-della-privacy/55580/feed/ 0
Ue, diritto all’oblio legge nel 2015. Ma per i giornali qualche eccezione http://ifg.uniurb.it/2013/04/12/ducato-online/ue-diritto-alloblio-legge-nel-2015-ma-per-i-giornali-qualche-eccezione/41370/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/12/ducato-online/ue-diritto-alloblio-legge-nel-2015-ma-per-i-giornali-qualche-eccezione/41370/#comments Fri, 12 Apr 2013 06:20:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=41370

Parlamento europeo

Abbiamo il diritto di essere dimenticati. Ma a scordarselo è la legge italiana, almeno per ora. Il cosiddetto diritto all’oblio è al centro del dibattito che in sede europea dovrebbe portare all’adozione di una nuova legge unitaria in materia di privacy. La proposta è sul tavolo delle trattative da circa un anno e dovrebbe essere approvata e poi recepita dagli Stati membri entro il 2015.

Ma cosa significa diritto all’oblio? La possibilità, soprattutto per chi è stato protagonista di vicende  giudiziarie pregiudizievoli, di richiedere la cancellazione dei propri dati, una volta che sia passato un congruo lasso di tempo e non siano più pertinenti. Una piccola rivoluzione ai tempi del web, quando basta una semplice ricerca su Google per ritrovare storie ormai dimenticate e spesso superate.

Un po’ diversa la questione per quanto riguarda gli archivi dei giornali: come si concilia l’oblio con l’attività giornalistica? Su questo punto la Cassazione, il Garante per la privacy e l’Ordine dei giornalisti  (nella Carta di Milano sui detenuti) hanno tracciato qualche ‘linea guida’.

SE RICORDI TI CONDANNO
L’importanza del diritto all’oblio l’hanno imparata a loro spese i colleghi abruzzesi di Primadanoi.it, obbligati non solo a sborsare 17.000 euro, ma anche a rimuovere dal loro portale e dall’archivio del giornale una notizia datata, seppur aggiornata, ritenuta lesiva. Questo vicenda giudiziaria, che ha sollevato non poche polemiche, non suona come una verità immutabile. In altre parole, ogni caso fa storia a sé e ogni volta sarà necessario un bilanciamento tra i diritti in contrasto, quello di cronaca e quelli individuali, tra cui privacy e oblio.

Un problema serissimo, soprattutto se si parla di web: un motore di ricerca potrebbe portare l’utente su pagine vecchie, che non rappresentano una persona per come è oggi, ledendone quindi i diritti. Una distorsione della realtà.

Recente la sentenza della Cassazione in cui sembra che un parziale compromesso sia stato raggiunto: sì al diritto di ottenere l’aggiornamento delle informazioni riportate dal giornale. Questa sorta di rettifica, anche secondo il Garante per la privacy serve per “garantire alle persone il rispetto della propria identità, così come si è evoluta  nel tempo, consentendo al lettore di avere un’informazione attendibile e completa”.

UN FRENO AI MOTORI DI RICERCA
L’Autorità per la privacy ha cercato di modulare lo scontro tra diritto all’oblio e libertà d’espressione: divulgare, ma, trascorso un certo lasso di tempo, impedire la diretta reperibilità delle informazioni mediante l’uso di un comune motore di ricerca. Questa soluzione ‘tecnica’ chiarisce, in parte, il principio della pertinenza: i fatti possono essere riproposti, anche a distanza di tempo, solo se hanno una stretta relazione con nuovi avvenimenti di cronaca e se vi è un interesse pubblico alla loro diffusione.

Usando le parole dell’avvocato Carlo Melzi D’Eril (per la trasparenza: insegna all’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino),  “il diritto all’oblio è l’altra faccia dell’interesse pubblico e dell’essenzialità dell’informazione: quando tale interesse scema e la notizia non è più attuale si ha la possibilità di richiedere la cancellazione dei propri dati personali”. 

LE FUTURE NORME UE E I GIORNALI
Una svolta sul diritto all’oblio è nell’aria. Uno degli aspetti più innovativi della proposta europea (Data Protection regulation) riguarda la possibilità che “i propri dati siano cancellati o trasferiti altrove e non siano più processati laddove non siano più necessari in relazione alle finalità per cui erano stati raccolti”. In altre parole, il solo proprietario dei dati è il cittadino a cui appartengono. Inoltre, per proteggere ulteriormente la privacy delle persone, i gestori dovranno, dopo aver ottenuto un esplicito consenso al trattamento dei dati, tenere sempre aggiornati i loro utenti circa il tipo di informazioni in loro possesso, gli scopi d’uso, il periodo in cui questi verranno conservati e l’eventuale trasferimento a terzi. E se, su richiesta dell’interessato, i dati non verranno cancellati scatterà una multa che potrà arrivare fino a 500.000 euro.

Questa regola generale ha un’eccezione: non sarà possibile richiedere la cancellazione delle notizie presenti all’interno dei database delle testate giornalistiche.  Infatti la rivoluzione dell’oblio potrebbe infliggere soprattutto al web un duro colpo se venisse concessa la possibilità di cancellare, anche a distanza di anni, dagli archivi online, il materiale considerato sconveniente e dannoso per soggetti che sono stati protagonisti in passato di fatti di cronaca.

Ma d’altra parte ci sono anche casi che fanno capire quanto sia importante il diritto all’oblio: molte sono le storie di persone intrappolate nel loro passato digitale. Emblematica quella di Marta Bobo, ginnasta spagnola che paga, ancora oggi, il prezzo per un articolo del Paìs uscito nel 1984 in cui veniva dipinta come un’anoressica (e non era vero). La vicenda è tornata a galla perché il quotidiano spagnolo, come molti altri, ha digitalizzato il suo archivio e tutte le notizie in esso contenuto sono diventate facilmente fruibili attraverso l’uso dei motori di ricerca.

Sulla questione degli archivi digitali dei giornali Viviane Reding, membro della Commissione europea, ha chiarito: “Sono una eccezione, il diritto a essere dimenticati non può significare il diritto a cancellare la storia”. La finalità storicistica può giustificare la conservazione, da parte dei giornali, di notizie ormai prive di interesse pubblico precedentemente raccolte per finalità di cronaca giornalistica.

GOOGLE E LA PRIVACY
I motori di ricerca restano quindi il nemico numero uno perché rendono accessibili, virtualmente, per un periodo di tempo indeterminato, notizie (di cronaca o vicessitudini giudiziarie) che altrimenti sarebbero di difficile reperibilità. A questo proposito, proprio di questi giorni è la notizia della nascita di una task force europea, composta dalle Autorità per la protezione dei dati di Francia, Italia, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi e Spagna, formatasi per verificare che il colosso americano Google  rispetti la disciplina sulla protezione dei dati personali e, in particolare, la conformità dei trattamenti effettuati dalla società di Mountain View ai principi di pertinenza, necessità e non eccedenza dei dati trattati nonché agli obblighi riguardanti l’informativa agli utenti e l’acquisizione del loro consenso.

Le nuove regole privacy adottate da Google consentono, tra l’altro, alla società californiana di incrociare in via generalizzata i dati degli utenti che utilizzano i servizi offerti, tra gli altri, da Gmail a YouTube a Google Maps e questo, sembrerebbe non essere in linea con i requisiti fissati nella Direttiva europea sulla protezione dei dati (95/46/CE).

RICORDARE E DIMENTICARE
“La conoscenza è basata sulla dimenticanza. Il bello della mente umana è che cancella”. Viktor Mayer-Schönberger professore di internet governance dell’Oxford Internet Institute la pensa così: ricostruiamo il nostro passato basandoci sui valori di oggi. La memoria digitale, invece, procede in direzione opposta,“ci ricorda solo i nostri fallimenti passati”. Eliminare dai ricordi alcuni dettagli ci consente di esercitare la nostra capacità di astrazione per “vedere la foresta, non gli alberi”. Ma non sono in pochi quelli che affermano esattamente il contrario. C’è chi difende a spada tratta il flusso senza limiti che la rete offre, sostenendo che l’oblio sia una minaccia alla libertà d’informazione.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/04/12/ducato-online/ue-diritto-alloblio-legge-nel-2015-ma-per-i-giornali-qualche-eccezione/41370/feed/ 1
Ingegneri giornalisti e droni “cronisti”, il mestiere si trasforma http://ifg.uniurb.it/2013/03/12/ducato-online/ingegneri-giornalisti-e-droni-cronisti-il-mestiere-si-trasforma/37984/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/12/ducato-online/ingegneri-giornalisti-e-droni-cronisti-il-mestiere-si-trasforma/37984/#comments Tue, 12 Mar 2013 22:46:38 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=37984 Il lavoro del giornalista? Un continuo evolversi, a partire dalla formazione. Dalle competenze richieste al singolo fino alla tecnologia che si può mettere al servizio del proprio lavoro, sono molti i progetti delle scuole di giornalismo e delle università di tutto il mondo che tentano di fornire un’educazione il più completa possibile alle nuove generazioni di cronisti.

In Francia, per esempio, già da qualche anno ‘spopolano’ i doppi diplomi. Agli studenti di giornalismo, infatti, è offerta la possibilità di ottenere un “double diplome”, che conferisce due titoli: quello di giornalista, appunto, e un’altra laurea non necessariamente connessa.

Capofila della scuola dei “doubles diplomes” è stato il progetto della scuola di Giornalismo Sciences Po, che nel 2008 si è unita alla Columbia University nel tentativo di offrire, di fronte alle mutazioni del giornalismo, “una formazione integrata e complementare”, idonea al mercato globalizzato. In sostanza, gli studenti ottengono una doppia laurea seguendo un corso della durata di due anni, un anno per ogni scuola di giornalismo.

La stessa Columbia University ha aperto poi il centro Dart per il giornalismo e il trauma, dedicato a come affrontare notizie su violenze, conflitti e tragedie. Scopo del corso è incrementare le competenze necessarie per interagire con le vittime di traumi, portando avanti le interviste con compassione e rispetto. Il centro fornisce ai giornalisti di tutto il mondo le risorse necessarie ad affrontare questi temi, avvalendosi di una rete globale interdisciplinare di professionisti di notizie, esperti di salute mentale, educatori e ricercatori.

L’offerta migliore, però, sempre francese, è quella dell’Institut pratique du journalism e della facoltà di Chimie ParisTech. I due istituti propongono infatti una doppia laurea, in giornalismo e ingegneria, per “formare una figura di giornalista in grado di affrontare livelli di informazione sempre più complessi”. Lo scopo è formare non solo giornalisti scientifici, ma tener anche conto di come il mestiere si stia evolvendo: le conoscenze scientifiche che gli studenti acquisiranno durante il percorso di studi potranno essere, così, molto utili alla formazione di giornalista.

Anche oltreoceano il doppio diploma trova audience. La scuola di giornalismo dell’Università dell’Arizona consente infatti ai propri studenti di “raddoppiare le proprie opzioni” con una laurea in giornalismo accoppiata a uno tra cinque diversi programmi: studi latino-americani, studi medio–orientali e nord africani, pubblica amministrazione, suolo, acqua e scienze ambientali, risorse dell’informazione e scienze bibliotecarie.

E la tecnologia? Le ultime frontiere della professione riguardano il drone journalism, l’uso di velivoli droni al servizio del cronista. Due progetti, il Drone Journalism Lab dell’Università del Nebraska e il Drone Journalism Program dell’Università del Missouri, tentano la carta di fornire ai nuovi giornalisti gli strumenti per utilizzare i maneggevoli apparecchi per il proprio lavoro.

Il progetto  del Nebraska è iniziato già a novembre 2011 e fa parte della macroarea di giornalismo digitale e strategie innovative. Il laboratorio è stato creato da Matt Waite - professore e vincitore del premio Pulitzer nel 2009 – che spiega sul sito come, con la rapida evoluzione del mestiere, l’educazione giornalistica debba crescere “insegnando nuove frontiere e strategie narrative, che rimangono i punti principali ed etici del giornalismo”.

In questo laboratorio,  tre studenti – uno prossimo alla laurea, uno più giovane e uno al secondo anno di università –  affiancano Waite nel creare fisicamente creare i droni, sperimentarli e cogliere i problemi etici, legali e di regolamentazione che l’uso di velivoli senza pilota comporta nel fare giornalismo. “Non abbiamo un programma da seguire – spiega Waite – perché nessuno lo ha mai fatto prima. Stiamo cercando di scrivere le regole, o quelle che noi pensiamo dovrebbero essere le basi di come i giornalisti potrebbero usare droni per il giornalismo”.

Negli Stati Uniti, tuttavia, l’uso di questi mezzi per scopi commerciali – e il drone journalism fa parte di questi – è ancora vietato dall’Ente di aviazione federale (FAA). C’è da aspettare il 2015, anno che il Congresso americano ha stabilito come deadline per renderne legale l’uso in questi campi. “Poiché l’utilizzo di droni per il giornalismo è illegale – continua lo studioso – non mi sembrava giusto per insegnare agli studenti di utilizzare abilità che non potevano utilizzare una volta usciti dalla scuola”.

Waite rivela anche che il collegamento con un altro genere di giornalismo, il data journalism, è presto fatto: i droni, infatti, potrebbero essere impiegati per aiutare a raccogliere dati migliori per stimare le dimensioni degli eventi. “I droni – dice – offrono ai giornalisti la possibilità di avere storie che altrimenti potrebbero non ottenere. Sono molto meno costosi di aeromobili con equipaggio. E sono programmabili, in modo da poterli utilizzare per raccogliere dati, video e foto. In sintesi, sono un altro strumento per aiutare i giornalisti a raccogliere maggiori informazioni”.

Il problema principale da affrontare, allora, rimane la privacy: un acceso dibattito si è aperto su come un drone possa invadere la sfera privata delle persone. Molti si trovano d’accordo sull’adozione di un codice etico per evitare un uso scorretto del mezzo. Sul punto, indicazioni precise arrivano da Matthew Schroyer, fondatore della “Professional Society of Drone Journalists”, che sostiene la necessità di “stabilire degli standard che rispettino il diritto alla privacy e alla sicurezza pubblica, pur consentendo ai giornalisti di svolgere le funzioni di quarto potere”.

E nel prossimo futuro cosa ci sarà? Matt Waite non ha dubbi. “Facile – dice – i Google’s Project Glass.  Video in prima persona e realtà aumentata possono davvero incidere su lavoro dei giornalisti e sul modo di raccontare storie”.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/03/12/ducato-online/ingegneri-giornalisti-e-droni-cronisti-il-mestiere-si-trasforma/37984/feed/ 0
Rassegna stampa del 14/3/2012 http://ifg.uniurb.it/2012/03/14/radio-ducato/rassegna-stampa-del-1432012/28524/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/14/radio-ducato/rassegna-stampa-del-1432012/28524/#comments Wed, 14 Mar 2012 09:38:53 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=28524 Ascolta la rassegna stampa del 14/3/2012

In studio Giulia Foschi

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2012/03/14/radio-ducato/rassegna-stampa-del-1432012/28524/feed/ 0 Ascolta la rassegna stampa del 14/3/2012 - In studio Giulia Foschi Ascolta la rassegna stampa del 14/3/2012 In studio Giulia Foschi il Ducato no
Giornale Radio del 13/3/2012 – ore 17.30 http://ifg.uniurb.it/2012/03/13/radio-ducato/giornale-radio-del-1332012-ore-17-30/28463/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/13/radio-ducato/giornale-radio-del-1332012-ore-17-30/28463/#comments Tue, 13 Mar 2012 17:13:26 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=28463 [continua a leggere]]]> Ascolta il GR delle 17.30

a cura di Dino Collazzo

In studio conducono

Doriana Leonardo e Domenico Mascialino

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2012/03/13/radio-ducato/giornale-radio-del-1332012-ore-17-30/28463/feed/ 0 Ascolta il GR delle 17.30 - a cura di Dino Collazzo - In studio conducono - Doriana Leonardo e Domenico Mascialino Ascolta il GR delle 17.30 a cura di Dino Collazzo In studio conducono Doriana Leonardo e Domenico Mascialino il Ducato no
Privacy: giornalisti precari costretti a guardare dal buco della serratura http://ifg.uniurb.it/2012/02/22/ducato-online/privacy-giornalisti-precari-costretti-a-guardare-dal-buco-della-serratura/26079/ http://ifg.uniurb.it/2012/02/22/ducato-online/privacy-giornalisti-precari-costretti-a-guardare-dal-buco-della-serratura/26079/#comments Wed, 22 Feb 2012 15:54:38 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=26079 Foto del cadavere di Sarah Scazzi, volgarità e aspetti intimi della vita di Melania Rea, tutto mostrato e urlato senza alcuna reticenza. Secondo l’ordine dei giornalisti una delle ragioni dello scadimento della qualità del giornalismo sarebbe la fragilità dei giornalisti precari.

Durante la presentazione della terza edizione del volume “Privacy e giornalismo“, curata da Mauro Paissan, discutendo sul rapporto tra libertà di informazione e tutela della dignità delle persone, è stato messo al centro del dibattito il lavoro dei giornalisti precari e la loro condizione di “debolezza” rispetto a chiunque altro faccia parte della catena produttiva dell’informazione.

Per Enzo Iacopino, presidente dell’ordine dei giornalisti, la precarizzazione rischia di abbattere i livelli di deontologia perchè facilmente soggetta a ricatto. Sempre più spesso a trovare i lati più intimi di un fatto di cronaca viene mandato un collaboratore che ha più difficoltà di ribellarsi alle richieste della redazione perchè meno tutelato. “Chi guadagna due euro al pezzo è chiamato a cercare gli aspetti più pruriginosi di una notizia. Un precario sa che se non va a rovistare, per esempio, nel bidone dell’immondizia di casa Scazzi mandano un altro al posto suo. Per chi non è garantito è sicuramente più difficile rifiutare una determinata richiesta perchè sa che il prezzo che rischia di pagare sarebbe davvero alto”.

Sull’argomento, anche Cristiana Raffa, collaboratrice del Sole 24 ore e del Corriere della sera, sostiene che un giornalista che viene pagato a pezzo si guarda bene dall’affrontare argomenti che possano mettere a rischio la sua riconferma per scrivere un nuovo articolo e spesso si trova in una situazione di sudditanza psicologica: il precario per paura di non essere più richiamato accetta silenziosamente qualsiasi compito.

Chi non ha un contratto e viene retribuito per ogni singola collaborazione, manca totalmente di tutele, non può ribellarsi e spesso è anche l’unico che paga il prezzo per il mancato rispetto delle norme sulla dignità personale. Se si continua in questa direzione, c’è il rischio che l’informazione tenda sempre più alla spettacolarizzazione e che i diritti alla privacy vengano rispettati sempre meno. Sarebbe necessario, probabilmente, trovare soluzioni che garantiscano ai precari di lavorare senza rischiare di sconfinare oltre i limiti deontologici e li tutelino legalmente.

Enzo Iacopino sostiene che una strada, per risolvere la situazione di chi non ha un contratto a tempo indeterminato, l’ordine dei giornalisti l’abbia già indicata ed è quella della Carta di Firenze: “I membri dei comitati di redazione, che hanno tutela sindacale, dovrebbero denunciare chi paga poche miserie a pezzo. Se il direttore rischia di andare sotto procedimento disciplinare magari ci riflette un po’ prima di decidere determinate retribuzioni”.

Altre soluzioni ha espresso invece Raffaella Maria Cosentino, fondatrice di “quattro per cinque”, un gruppo di denuncia e di scambio di informazioni sul tema del precariato. “Per prima cosa dovrebbe essere approvata la legge sull’equo compenso. Questo sarebbe uno strumento legale concreto, si stabilirebbero tariffari minimi e ci sarebbero sanzioni abbastanza forti come quella di non dare i contributi pubblici a chi sfrutta i collaboratori. Inoltre servirebbe una forte azione sindacale che tuteli soprattutto i collaboratori che vengono utilizzati al posto dei dipendenti”.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2012/02/22/ducato-online/privacy-giornalisti-precari-costretti-a-guardare-dal-buco-della-serratura/26079/feed/ 0
Sicurezza: viceprefetto, “tutto ok, ma aumentiamo videosorveglianza” http://ifg.uniurb.it/2011/03/24/ducato-notizie-informazione/sicurezza-viceprefetto-tutto-ok-ma-aumentiamo-videosorveglianza/6597/ http://ifg.uniurb.it/2011/03/24/ducato-notizie-informazione/sicurezza-viceprefetto-tutto-ok-ma-aumentiamo-videosorveglianza/6597/#comments Thu, 24 Mar 2011 16:55:03 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=6597 [continua a leggere]]]> URBINO – Videosorveglianza nel centro storico e sistemi di allarme nei negozi. Queste le proposte che il vice prefetto di Pesaro, Paolo De Biagi, ha presentato questa mattina alle forze dell’ordine di Urbino, riunite nella Sala Serpieri di Palazzo Raffaello.

“Il livello di sicurezza é già buono – ha dichiarato De Biagi – ma il sistema di videosorveglianza agirebbe da deterrente rispetto a eventuali azioni criminali e consentirebbe di risparmiare sull’impiego di risorse umane, reso sempre più difficile dai recenti tagli alla spesa”. La proposta è stata approvata anche dal presidente del Consiglio Comunale, Lino Mechelli: “Il centro storico di Urbino – ha detto – dispone già di una rete di videosorveglianza. Cercheremo di migliorarla in base alle indicazioni emerse nel corso della riunione”.

Per farlo, il Comune dovrà però ottenere fondi regionali. Diverso, invece, il discorso per gli esercenti che potranno decidere autonomamente se istallare un sistema di allarme.

Quanto alla privacy, il capo Gabinetto della Prefettura di Pesaro, Clemente di Nuzzo, rassicura: “Le istallazioni terranno conto delle direttive 2010 del Garante per la privacy in materia di videosorveglianza”.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2011/03/24/ducato-notizie-informazione/sicurezza-viceprefetto-tutto-ok-ma-aumentiamo-videosorveglianza/6597/feed/ 0
Il garante per la Privacy http://ifg.uniurb.it/2010/02/13/ducato-online/il-garante-per-la-privacy/939/ http://ifg.uniurb.it/2010/02/13/ducato-online/il-garante-per-la-privacy/939/#comments Sat, 13 Feb 2010 13:04:31 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=939 [continua a leggere]]]> Il suo compito è mediare fra libertà di informazione e garanzie dei cittadini, trovare nelle situazioni concrete il punto di equilibrio tra valori costituzionalmente e socialmente assai rilevanti.

Il contrastato rapporto fra conoscenza e riservatezza nasce negli Stati Uniti d’America, precisamente nella Boston di fine ‘800 dove l’avvocato Samuel Warren, marito di una “regina dei salotti”, reagì a un eccesso di notizie mondane scrivendo, insieme al futuro giudice della Corte Suprema Louis Brandeis, “The right to privacy”. Apparso nel 1890 sulla Harvard Law Review, questo diritto arriverà in Italia solo nel 1997 con l’istituzione dell’Autorità garante per la tutela dei dati personali. Da allora però, troppo spesso ci si è appellati alla privacy per restringere il campo d’azione dei giornalisti, il cui diritto fondamentale rimane ovviamente il diritto di cronaca.

Ma il diritto di informazione non è l’unico valore costituzionalmente rilevante da confrontare e bilanciare con il diritto alla protezione dei dati personali, poiché la divulgazione delle informazioni può rispondere a esigenze di sicurezza o di tutela della salute, al rispetto della libertà di ricerca, a ragioni di giustizia.

Premesso che libertà di comunicazione, il diritto di sapere e la trasparenza non possono mai cancellare il bisogno di intimità, il diritto di costruire liberamente la propria sfera privata, di sviluppare liberamente la personalità, di veder comunque rispettata la propria dignità, e tenendo presente che la cronaca nel senso più ampio del termine mette ciascuno di noi davanti “all’occhio del pubblico”, con effetti che non si limitano ad una occasionale violazione dell’intimità, ma possono determinare l’immagine stessa che di noi viene proiettata, bisogna sempre ricordare il diritto di informazione ha il suo fondamento nella libertà di manifestazione del pensiero, nella libertà di comunicazione, e non può, quindi, essere considerato come un interesse prevalentemente del giornalista. La sua ragione si trova piuttosto nel diritto di sapere dei cittadini e nella trasparenza che deve caratterizzare ogni sistema democratico.

Servizio collegato

La Finanza non sorride davanti all’obiettivo

Guida alla rete:

La Provincia di Sondrio
Valchiavennalife.com, giornale on line della Valchiavenna
Il sito del Garante per la privacy
Piazzettavergani.org, blog curato dal Gruppo Cronisti Lombardi
Articolo21.info, quotidiano online per la libertà d’espressione

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2010/02/13/ducato-online/il-garante-per-la-privacy/939/feed/ 1
La Finanza non sorride davanti all’obiettivo http://ifg.uniurb.it/2009/02/13/ducato-online/la-finanza-non-sorride-davanti-allobiettivo/937/ http://ifg.uniurb.it/2009/02/13/ducato-online/la-finanza-non-sorride-davanti-allobiettivo/937/#comments Fri, 13 Feb 2009 13:57:32 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=937 Venerdì 30 gennaio, a Chiavenna, in provincia di Sondrio, alcuni agenti della Guardia di Finanza hanno sequestrato il tesserino professionale e la macchina fotografica al giornalista Stefano Barbusca (del giornale “La Provincia di Sondrio”) che li stava fotografando mentre eseguivano un controllo sulla contabilità all’interno di un negozio. Le Fiamme Gialle gli hanno contestato il fatto che stesse realizzando quelle immagini in violazione della normativa sulla privacy.

Le questioni sono due: è stata effettivamente violata la privacy dei finanzieri da parte del signor Barbusca? Quand’anche il signor Barbusca avesse violato la privacy dei finanzieri, questi sarebbero stati abilitati al sequestro del tesserino professionale e della macchina fotografica del giornalista?

La privacy dei finanzieri non è stata violata

  • il giornalista, avendo mostrato il tesserino, ha raccolto notizie rendendo nota la propria identità, professione e la finalità della raccolta senza ricorrere ad artifici o a pressioni indebite (art. 1, “Norme per la tutela della privacy nell’esercizio della professione giornalistica”);
  • il negozio in cui il giornalista stava scattando le foto ai finanzieri in servizio non era un luogo di privata dimora né un luogo di cura, detenzione o riabilitazione cui si estende la tutela del domicilio (art. 1, “Norme per la tutela…” cit.);
  • le immagini che ritraggono persone in luoghi pubblici possono essere pubblicate, anche senza il consenso dell’interessato, purché non siano lesive della dignità della persona (Documento del Garante per la protezione dei dati personali dell’11 giugno 2004). Ritenendo non lesive fotografie di finanzieri in servizio risulta del tutto infondata la motivazione (“impedire ulteriori scatti non autorizzati”) del sequestro della macchina fotografica al signor Barbusca indicata nel documento “processo verbale di operazioni compiute” emesso dalla Guardia di Finanza al momento del dissequestro della stessa macchina fotografica. Documento nel quale, inoltre, le Fiamme Gialle “diffidano” espressamente il giornalista dal pubblicare le foto dei militari in servizio.

Escluse le ragioni di una “riservatezza speciale”
Per il resto i finanzieri non sono minori (la cui tutela del diritto alla riservatezza è sempre primaria, art. 4, “Norme per la tutela…” cit.), né erano coinvolti in fatti di cronaca o persone in stato di detenzione (art. 5, “Norme per la tutela…” cit.): pertanto non si tratta di soggetti cui è garantita, in particolari casi, una maggiore riservatezza.
Inoltre il giornalista non ha dato notizia di accuse che possano danneggiare la reputazione o la dignità dei finanzieri (art. 5, “Norme per la tutela…” cit.), non li ha discriminati per razza, religione, opinioni politiche, sesso, condizioni personali, fisiche o mentali (art. 6 “Norme per la tutela…” cit.), non ha fatto riferimento al loro stato di salute pubblicando dati analitici di interesse strettamente clinico (art. 7, “Norme per la tutela…” cit.), non ha descritto le loro abitudini sessuali (art. 8, “Norme per la tutela…” cit.).
Infine, ma è l’aspetto più evidente, sembra assurdo parlare di privacy riguardo a pubblici ufficiali in servizio.

Il sequestro è illecito

Se comunque il giornalista avesse realmente violato la privacy dei finanzieri, questi non hanno la facoltà di sequestrare macchine fotografiche e tesserini professionali né esistono organismi preposti a farlo (solo il consiglio regionale o interregionale dell’Ordine dei giornalisti può ritirare il tesserino quando l’iscritto viene cancellato dall’Ordine stesso).
Per tutti questi motivi possiamo affermare che l’atto commesso dalla Guardia di Finanza si configura come un vero e proprio abuso.

Gli interventi del Garante per la privacy
Il presidente dell’Unione nazionale dei cronisti italiani (Unci), Guido Columba, si è rivolto al Garante per la privacy per far sì che “i cronisti riaffermino i loro diritti”. Casi analoghi non si ricordano ma il Garante si è spesso espresso in materia di pubblicazioni di foto. In una pronuncia dell’11 dicembre 2000 richiamò il principio (che nella legge n. 675/1996 è richiamato per i dati sensibili – art. 25 -, ma che risponde a criteri di ordine generale) secondo il quale il giornalista può trattare dati “relativi a circostanze o fatti resi noti direttamente dall’interessato o attraverso i suoi comportamenti in pubblico” (principio affermato espressamente per tutti i tipi di dati dall’art. 5, par. 2, del Codice di deontologia per l’attività giornalistica di cui il Garante ha disposto la pubblicazione in Gazzetta ufficiale il 29 luglio 1998). Le foto dei finanzieri scattate da Barbusca rientrano nella definizione di dati “relativi a circostanze o fatti resi noti direttamente dall’interessato o attraverso i suoi comportamenti in pubblico” cui fa riferimento il Garante in questa pronuncia.

Il 3 settembre 2001 il Garante ritenne illecito il trattamento relativo a un’immagine acquisita in occasione di un avvenimento di interesse pubblico o svoltosi in pubblico (primo comma, ultima parte, dell’art. 97 della legge 22 aprile 1941 n. 633) come nel caso del Barbusca (i finanzieri stavano svolgendo il proprio servizio in pubblico).

In una pronuncia dell’8 maggio 2000 l’Autorità ricorda invece che la divulgazione e pubblicazione di dati e foto avviene nel rispetto delle norme sulla privacy solo se la loro raccolta è avvenuta in modo corretto e osservando l’obbligo di fornire la prevista informativa (presentare il tesserino di giornalista). Il Barbusca ha mostrato il tesserino tanto che gli è stato addirittura sequestrato.

Infine, il 17 gennaio 2000, il Garante affronta il tema del possesso delle fotografie. In particolare stabilisce che il giornalista può detenere non solo le fotografie ma anche i relativi negativi. Ricorda anche però che “la persona interessata ha, comunque, la facoltà di esercitare i diritti di accesso, previsti dalla legge sulla privacy, ai dati che lo riguardano. Restano – continua il testo – ovviamente fermi gli obblighi da parte del fotografo di utilizzare i negativi in conformità alle prescrizioni di legge e di non farne un uso improprio (articolo 96 della legge n. 633/1941)”. Per cui, qualora la privacy dei finanzieri fosse stata realmente violata questi non avrebbero potuto far altro che adire il Garante successivamente all’accaduto, ma non sequestrare l’attrezzatura professionale con la quale Barbusca stava esercitando il diritto di cronaca.

L’opinione dei Cronisti Lombardi

Dovendosi esprimere ufficialmente sulla questione, il Garante non ha ritenuto opportuno rilasciare dichiarazioni in merito. Hanno invece risposto alle nostre domande, oltre al protagonista di questa storia Stefano Barbusca, anche il presidente dell’Unci Guido Columba e il presidente del Gruppo Cronisti Lombardi, Rosi Brandi. Quest’ultima ci ha informato, in particolare, dell’incontro avuto il 10 febbraio con il comandante della regione Lombardia della Guardia di Finanza, Mario Forchetti. “Sostanzialmente – afferma la Brandi – la GdF ha riconosciuto di aver commesso un errore ed è stato programmato un colloquio fra il comandante provinciale della GdF di Sondrio, colonnello Marco Selmi, con Pierluigi Comerio, il vicedirettore de “La Provincia di Sondrio”, giornale per il quale lavora Stefano Barbusca. Ma – assicura Rosi Brandi – lo strappo è stato già ricucito. E – conclude – i giornalisti non possono dipendere dai comunicati delle forze dell’ordine, è normale che cerchino le notizie da soli”.

Servizio Collegato

Il Garante della privacy

Guida alla rete:

La Provincia di Sondrio
Valchiavennalife.com, giornale on line della Valchiavenna
Il sito del Garante per la privacy
Piazzettavergani.org, blog curato dal Gruppo Cronisti Lombardi
Articolo21.info, quotidiano online per la libertà d’espressione

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2009/02/13/ducato-online/la-finanza-non-sorride-davanti-allobiettivo/937/feed/ 1