il Ducato » Project for Excellence in Journalism http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Project for Excellence in Journalism http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Economia ed esteri notizie al top: ecco cosa piace agli americani http://ifg.uniurb.it/2012/03/20/ducato-online/economia-ed-esteri-al-top-ecco-cosa-piace-agli-americani/29007/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/20/ducato-online/economia-ed-esteri-al-top-ecco-cosa-piace-agli-americani/29007/#comments Tue, 20 Mar 2012 15:50:40 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=29007 URBINO – Tsunami, sparatorie e rivolte in Medio Oriente: in un anno di eventi senza precedenti, le notizie che hanno trovato maggiore spazio sui media americani sono lo stato della loro economia e gli esteri. Year in the news 2011 – una ricerca che fa parte del nono rapporto sullo stato del giornalismo americano, pubblicato dal Pew Research Center’s Project for Excellence in Journalism – ha stilato una top ten delle notizie che dal 1 gennaio all’11 dicembre 2011 hanno ‘occupato’ i media americani.

Analizzando quasi 46mila notizie prodotte da 52 diversi mezzi di informazione tra giornali, siti web, tv e radio, questa è la classifica:

COME SI CAMBIA IN UN ANNO – Sempre più spazio viene dedicato agli esteri, soprattutto dopo il crollo della copertura della guerra in Afghanistan (scesa dal 4 al 2%). Il cambiamento più rilevante è l’aumento di notizie internazionali che non coinvolgono gli Usa, dall’11% al 18%, mentre per gli eventi che li coinvolgono direttamente la percentuale sale dal 9 al 10. In totale il 28% delle news trattate sono internazionali (erano solo il 20% nel 2010) e coprono da sole il 21% della top news, con 5 storie su 10.

Seguono l’operato del governo, salito dal 10 al 13%, e il crimine, dal 4 al 6%. Per quanto riguarda l’economia nel 2010 i due temi principali erano tasse e disoccupazione, mentre quest’anno l’attenzione è su budget e debito nazionale e sugli effetti dell’economia sul governo statale e locale. Nel 2010 tra le top ten anche immigrazione (ora scesa al 18° posto), istruzione (11°) e lotta al terrorismo (12°).

BLOG E TWITTER – Su internet non ci sono solo i siti di notizie. Per questo il rapporto analizza anche il flusso di notizie sui new media. Anche se blog e Twitter vengono utilizzati più o meno dallo stesso numero di americani (rispettivamente dal 14% e dal 13%), non vengono usati nello stesso modo. Su Twitter gli utenti danno priorità alle nuove tecnologie e ai nuovi prodotti, con news e recensioni, e alle celebrità. Sui blog, invece, si segue la linea dei mezzi di comunicazione tradizionali – 5 top news su 10 sono le stesse trattate dai media mainstream – anche se si trovano elementi in comune con il social network. Risultato: diventa sempre più evidente per i blog la funzione di forum di discussione di eventi pubblici.

NEWSMAKER – Tra coloro che fanno più notizia il primato indiscusso è del presidente Barack Obama, presente in 3802 notizie (l’8% delle storie analizzate), seguito dall’ex dittatore libico Muhammar Gheddafi, con 606 apparizioni, e da Herman Cain, 577, l’ex candidato repubblicano, famoso per le sue gaffe. Interessante come nella top venti dei newsmaker, tre sono leader del Medio Oriente: il Colonnello, Bin Laden e l’ex presidente egiziano Hosni Mubarak.

SETTIMANE DA RECORD – Year in the news analizza gli eventi anche settimanalmente e, per la prima volta da quando PEJ ha iniziato gli studi, quest’anno si sono registrati ben cinque eventi che hanno concentrato su di se più del 50% delle notizie uscite in una certa settimana:

  • l’uccisione di Osama Bin Laden (69% – 2-8 maggio)
  • la sparatoria Giffrods (57% – 10-16 gennaio)
  • lo tsunami (57% – 14-20 marzo)
  • gli eventi in Medio Oriente (56% – 31 gennaio-6 febbraio)
  • l’economia (52% – 25-31 luglio)

INTERESSE DEL PUBBLICO – La tendenza generale del pubblico è di essere d’accordo con i media. Nella maggior parte dei casi, infatti, l’attenzione pubblica corrisponde all’alta copertura mediatica (3 su 5 top news). Secondo la ricerca di Pew research Center for the people and the press la notizia che ha generato più interesse nel pubblico è stato lo tsunami nella settimana del 14-20 marzo con 55% di attenzione pubblica, corrisposta da un 57% di copertura mediatica. Per l’uccisione di Bin Laden il 50% del pubblico si è dichiarato interessato e ha potuto tenersi informato contando sul 69% di spazio sui mezzi di informazione per la notizia. Situazione simile per la sparatoria a Tucson, interessante per il 49% del pubblico e coperta al 57%. In molti casi però l’interesse è andato oltre la copertura mediatica, come per lo tsunami, che nella seconda settimana interessava il 50% degli americani, ma ha ricevuto uno spazio del solo 15%.

Alcuni avvenimenti interni, come le tempeste invernali o i tornado, interessavano molto il pubblico (45%) ma hanno trovato poco spazio nei mezzi d’informazione (solo 8%). Stessa copertura per il ritiro delle truppe dall’Iraq, che interessava invece il 34% degli americani

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Stampa sotto zero, online alle stelle. Solo la rete salva il giornalismo http://ifg.uniurb.it/2012/03/20/ducato-online/stampa-sotto-zero-online-alle-stelle-solo-la-rete-salva-il-giornalismo/29005/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/20/ducato-online/stampa-sotto-zero-online-alle-stelle-solo-la-rete-salva-il-giornalismo/29005/#comments Tue, 20 Mar 2012 12:56:47 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=29005 Smartphone e tablet, l'informazione è portatile]]> URBINO – Vendite ed entrate pubblicitarie in crollo per la stampa, mentre televisioni e radio oscillano tra lievi aumenti di audience e condizioni finanziarie non sempre facili. Internet e nuove tecnologie i vincitori indiscussi. Questi i dati su audience ed economia dei media presentati in uno dei focus del nono rapporto sullo stato del giornalismo americano (di cui abbiamo già parlato qui), pubblicato ieri dal Pew Research Center’s Project for Exellence in Journalism.

Nel 2011 diversi settori sono riusciti a limitare il calo di audience in corso nell’anno precedente ma, escluso il digitale, si tratta di variazioni minimali. Meno favorevole la situazione economica, segnata da un generale declino per la maggior parte dei media.


Variazioni percentuali 2010-2011

ONLINE – Prosegue l’impennata del digitale, con un aumento di audience e di entrate simile a quello dell’anno precedente. Il 44% degli americani possiede uno smartphone, il 18% un tablet. Il 51% delle persone che possiedono uno smartphone lo utilizza per informarsi; per i tablet la percentuale sale al 56%. Le maggiori entrate finanziarie dell’online derivano dalla pubblicità, in particolare dai banner, ma riguardano soprattutto le più grandi aziende, come Google e Facebook, piuttosto che i siti di informazione.

NETWORK TV – Per la prima volta dopo dieci anni l’audience dei network televisivi (ABC, CBS, NBC) è tornato a crescere. Il dato non si riflette nelle entrate finanziarie, che subiscono invece un calo del 3,7%. La crisi non riguarda però i programmi di informazione, che per ognuno dei tre canali televisivi hanno portato un incremento di guadagno compreso tra l’1 e il 2,5%.

TV LOCALI – Dopo un anno di declino, le televisioni locali hanno riportato un lieve miglioramento di audience. Sul piano finanziario corrisponde invece un deciso calo delle entrate, dovuto principalmente all’assenza di campagne pubblicitarie politiche durante un anno non elettorale: le entrate delle tv locali derivano infatti largamente dalla pubblicità in onda.

TV VIA CAVO – Un anno di eventi rilevanti, dai disastri internazionali all’instabilità della politica interna, ha influito sull’andamento, abbastanza buono, dell’audience dei principali canali televisivi. Traino della crescita è stata la CNN, con un aumento di audience del 16% nell’orario di massimo ascolto. In declino Fox News Channel che però, nonostante il calo del 3% in prima serata, rimane il canale dominante. Buona la situazione finanziaria, che beneficia della stabilità di un modello di business che attinge sia dagli abbonamenti che dalla pubblicità.

AUDIO – Il 93% degli americani possiede o ascolta la radio, media secondo solo alla televisione nella vita delle persone. Tuttavia, le radio AM/FM iniziano a temere la diffusione dei servizi digitali: quasi il 40% delle persone ascolta la musica solo tramite Pandora o Spotify sul proprio smartphone, numero che potrebbe duplicare nel 2015. Il guadagno proveniente dalle piattaforme digitali è aumentato del 15%,  ma nonostante ciò la maggior parte delle entrate deriva ancora dalle radio tradizionali.

PERIODICI – La circolazione dei sei principali magazine è rimasta fondamentalmente invariata rispetto all’anno precedente, con un calo dello 0,05 per cento. Il declino più sostanzioso riguarda Newsweek (-3,4%), mentre The Economist e The Week sono cresciuti entrambi del 2% circa. Diminuiscono le pagine pubblicitarie vendute dai periodici cartacei. La pubblicità delle automobili sono diminuite del 5,7%, quelle dei prodotti alimentari del 17%. Solo alcune iniziative digitali hanno permesso un miglioramento delle entrate finanziarie dei magazine.

QUOTIDIANI – Di tutti i settori dell’informazione, i quotidiani rappresentano quello in più grave sofferenza. Sia il pubblico che, soprattutto, le entrate finanziarie sono in forte calo. Le ristrettezze economiche hanno dirette conseguenze anche sull’organizzazione delle redazioni, costrette a lavorare con sempre meno personale dedicandosi contemporaneamente anche ai contenuti per l’online, unica fonte di guadagno. Diversi i casi di direttori e dirigenti di importanti testate che non sono riusciti a sostenere la complessità della situazione; tra questi, l’amministratore delegato del New York Times Janet Robinson, andata in pensione dopo solo tre mesi nel suo ruolo vista la difficoltà di migliorare la situazione economica dell’azienda.

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Informarsi sempre e ovunque. Ora le notizie si cercano sullo smartphone http://ifg.uniurb.it/2012/03/19/ducato-online/informarsi-sempre-e-ovunque-ora-le-notizie-si-cercano-sullo-smartphone/28836/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/19/ducato-online/informarsi-sempre-e-ovunque-ora-le-notizie-si-cercano-sullo-smartphone/28836/#comments Mon, 19 Mar 2012 16:06:41 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=28836 URBINO – La carta stampata crolla, internet è l’unica risposta per il futuro dell’informazione. Ma con smartphone, tablet, automobili con internet incluso, la vera rivoluzione digitale è nei supporti mobili. E’ quanto emerge dal nono rapporto sullo stato del giornalismo americano, pubblicato oggi dal Pew Research Center’s Project for Excellence in Journalism.

La facilità e la velocità di accesso alle notizie hanno portato le persone verso un rapporto più stretto con l’informazione, ma senza escludere l’utilizzo dei supporti fissi: spesso chi nota una notizia sul proprio smartphone, prosegue l’approfondimento con un tradizionale computer. Inoltre, dalla ricerca emerge che i nuovi supporti mobili inducono a una lettura più profonda, contrariamente a quanto si potrebbe pensare.

Le nuove tecnologie hanno avvicinato al digitale anche fasce di persone inizialmente escluse dall’utilizzo dei pc. Alcune popolazioni rurali, che non utilizzavano il computer fisso, ora si informano tramite il proprio telefono cellulare. Così i supporti mobili stanno contribuendo a ridurre il digital divide.

Uno dei trend più significativi dell’ultimo anno è il consolidamento del potere dei “giganti della tecnologia”: Google, Amazon, Facebook, Apple e pochi altri hanno in mano la completa gestione di hardware, software, browser, sistemi operativi. Un potere che permette a queste aziende di accedere a una sempre più vasta banca di dati personali degli utenti.

Ma qual è la reazione dei media tradizionali? La stampa continua il suo inarrestabile declino: considerando diffusione ed entrate pubblicitarie, il settore dei quotidiani ha subìto un crollo del 43 per cento dal 2000, più acuto nel 2011. Il tentativo di salvarsi passa tramite il web, con le ormai imprescindibili versioni online delle testate giornalistiche, fino alle app. Sforzi ancora insufficienti per parlare di una svolta digitale della stampa: manca l’attenzione al rapporto diretto coi lettori, l’utilizzo di pubblicità personalizzata è scarso, e Twitter viene usato solo come ulteriore mezzo per lanciare gli stessi contenuti dei giornali.

Esiste anche un legame inverso tra i nuovi padroni dell’informazione online e media tradizionali. Diversi i casi di media partnership, da Youtube con Reuters per la produzione di notiziari originali, all’accordo di Facebook con Washington Post, Wall Street Journal , The Guardian e altre testate. I giganti del web non perdono occasione per sfruttare al massimo le proprie potenzialità, mentre la stampa arranca.

Se il ruolo dei social network è sempre più determinante per l’informazione, non si può però ancora parlare di un sorpasso. Più della metà della popolazione statunitense è attiva su Facebook, gli utilizzatori di Twitter sono aumentati del 32 per cento nell’ultimo anno, ma non più del 10 per cento dei lettori digitali segue le indicazioni provenienti dai social network nella ricerca delle notizie. Da questo punto di vista, il pubblico preferisce ancora fonti giornalistiche tradizionali, purchè online.

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