il Ducato » Sant’Angelo in Vado http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Sant’Angelo in Vado http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Raiuno sceglie il Montelfeltro, Easy driver a Urbino per tre giorni http://ifg.uniurb.it/2015/03/10/ducato-online/raiuno-sceglie-il-montelfeltro-easy-driver-a-urbino-per-tre-giorni/67622/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/10/ducato-online/raiuno-sceglie-il-montelfeltro-easy-driver-a-urbino-per-tre-giorni/67622/#comments Tue, 10 Mar 2015 14:50:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=67622 URBINO – Cassonetti rimossi, niente auto in sosta e tavolini davanti a palazzo Ducale fino a venerdì. In città è arrivato Easy driver, il programma di Rai1 dedicato al mondo dei motori. Le conduttrici, ogni puntata alla guida di vetture diverse, raccontano quello che vedono dentro, ma anche fuori dal finestrino. Due troupe televisive sono arrivate a Urbino per tre giorni di riprese e si fermeranno nella zona del Montefeltro per circa una settimana.

La puntata andrà in onda il 18 aprile e oltre alla città del Duca vedrà protagoniste Urbania e Sant’Angelo in Vado. Sullo sfondo la bellezza della zona del Montefeltro, che le conduttrici Roberta Morise e Veronica Gatto percorreranno a bordo di una Porsche Cayenne e di una Kia Soul. Il viaggio comincerà da Urbino, da piazza Rinascimento e piazza del Duca Federico, dove nella mattinata di martedì sono state girate le prime scene. Poi le due auto seguiranno due percorsi diversi e si ritroveranno solo alla fine della puntata.

Altre scene sono state girate a piazza della Repubblica e in via Raffaello, mentre nel pomeriggio, tra le 16 e le 17, sarà la volta della fortezza Albornoz. “Per queste riprese potremmo servirci di un drone” – ha detto Massimiliano Arbuti, organizzatore di produzione Rai.

Il Comune di Urbino non ha ricevuto alcun compenso dalla Rai, come ha detto al Ducato Gabriele Cavalera, addetto stampa del Comune: “La città si è impegnata solamente a garantire l’ordine e la pulizia nelle strade. Si tratta di un’occasione per avere visibilità”.

Per permettere le riprese, il comune ha infatti disposto un’ordinanza che vieta la sosta alle auto, dalle 7.30 alle 13.00,  e ordina la rimozione di cassonetti, sedie e tavolini dei bar nelle vie interessate: in via dei Maceri, via Puccinotti, via Raffaello, piazza Duca Federico e piazza Rinascimento. Il divieto è valido anche per i veicoli autorizzati.

“Abbiamo avuto notizia ordinanza ieri. Senza i tavolini una piccola diminuzione degli incassi c’è, gli studenti si siedono fuori anche se è freddo – commenta il titolare del Caffè 400 – l’aspetto positivo è che la trasmissione porterà pubblicità per Urbino e quindi turisti”. “Con questa occasione si vede finalmente Urbino senza macchine parcheggiate – commenta il barista di Bar Raffaello – ed è bellissima”. Insomma, nessun problema se a guadagnarci è l’immagine della città.

 

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Luci e ombre sulla valle del jeans: la crisi non passa ma qualcuno riparte http://ifg.uniurb.it/2015/02/09/ducato-online/luci-e-ombre-sulla-valle-del-jeans-la-crisi-non-passa-ma-qualcuno-riparte/64401/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/09/ducato-online/luci-e-ombre-sulla-valle-del-jeans-la-crisi-non-passa-ma-qualcuno-riparte/64401/#comments Mon, 09 Feb 2015 05:00:18 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=64401 L'INCHIESTA Un jeans ormai lacero: il reportage del 2013 ]]>

L’ex Sab snc ormai chiusa

SANT’ANGELO IN VADO – Le difficoltà economiche non sono alle spalle: le aziende della valle del jeans, a Sant’Angelo in Vado, continuano a patire una crisi che sembra infinita, ma alcune danno segnali in controtendenza. Sono arrivati anche dei lavoratori cinesi in zona, ma neanche loro sentono le difficoltà del momento: lo dimostra una casa in condizione precarie in cui vive una famiglia.

Il Ducato era stato nell’area industriale di Sant’Angelo in Vado già nell’estate del 2013. Le cose andavano parecchio male allora. Una zona pressoché fantasma, alcune imprese chiuse, molte in difficoltà. Dopo 18 mesi ci ritroviamo in uno scenario simile. “Basta che ti fai un giro e vedi subito com’è la situazione” avverte, mentre mi serve un cappuccino, il barista dell’unica tavola calda, il Break Café.

Le poche imprese che già allora riuscivano a resistere vanno tutto sommato bene. E’ il caso della Wooden House, produttrice di case in legno, ma soprattutto della Promo Jeans. Quest’impresa, specializzata in indumenti per motociclisti, è riuscita a crearsi recentemente nuovi contatti a Dubai, in Kazakistan ed in Giappone. “Siamo riusciti a incrementare il numero di figure esterne a partita Iva, sei in più di prima. Il nostro fatturato è cresciuto del 10%-15%”  racconta Andrea Sassi, titolare dell’impresa.

Le aziende chiuse invece rimangono tali. La Tipo-litografia Grafica Vadese non esiste più. Già un anno e mezzo fa aveva chiuso i battenti. Discorso simile per la Saint Germain des Pres: l’azienda è ancora in liquidazione, i suoi dipendenti in cassa integrazione e mobilità. Nessuna prospettiva di riapertura per ora. Nessuna evoluzione rispetto a 18 mesi fa.

Alla Sab snc va ancora peggio: se due estati fa aveva ridotto il personale, ma era ancora in attività, ora il cancello d’ingresso è chiuso. L’edificio è abbandonato alla desolazione, non rimane alcun ricordo della produzioni di tavoli in legno.

Un centinaio di metri più in là invece incontriamo un bel cane bianco sdraiato in un giardino. Si avvicina a noi, non sembra abituato ai visitatori. Il tempo di avvicinarsi alla cancellata ed inizia ad abbaiare. Si fa così viva una signora dalla porta di un magazzino. Si tratta di Gigliola Brincivalli, titolare del Ricamificio vadese. “Il 2014 è stato ancora peggiore del 2013, rischiamo di chiudere il prossimo anno”. Sono le stesse parole che ripete Antonio Baffioni, uno dei soci di Stircontrol.”Si lavora per pagare i debiti. Abbiamo mantenuto i 16 dipendenti con contratti di solidarietà, ma non so se resisteremo fino al 2016″.

E’ rimasto invece da solo Andrea Antoniucci della Adus Marmi Eurodesign. Mi accoglie di fretta, ha poco tempo per parlare ma abbastanza per farmi sapere che le cose vanno ancora peggio di prima. Un pensiero condiviso da un dipendente della Lavanderia Falleri, azienda proprio di fronte alla Adus Marmi. Mi parla con la porta socchiusa, ha poca voglia di raccontare le difficoltà. L’azienda per cui lavora infatti ogni tanto entra in stato di fermo in mancanza di commesse.

Più positivo è Ermenegildo Martelli, falegname iscritto alla Confartigianato pesarese. La sua attività riesce a procedere ma il vero problema è l’inserimento di giovani nel mercato del lavoro. “E’ come sfruttare un granaio pieno senza però pensare a dopo quando sarà vuoto” mi racconta in dialetto. Ed è il primo a parlare del problema della competitività dei lavoratori italiani rispetto a quelli cinese arrivati recentemente.

Dipendenti dell’estremo oriente sono presenti nella Trattamenti Tessili Italia di Fabio Pedini. Un tempo la ditta era conosciuta come Lavanderia Centro Italia, ma ha cambiato recentemente ragione sociale. E’ lo stesso imprenditore ad accompagnarmi per i locali della fabbrica raccontandomi della sua attività. “Qui lavoriamo jeans ed altri capi per marche di livello internazionale: JustCavalli, Cuccinelli, Hugo Boss”. Mi mostra come vengono fatti gli strappi nei pantaloni e i macchinari per colorarli. Poi ricorda “oggi siamo riusciti ad arrivare anche a 40 dipendenti  grazie ai contratti interinali, un miglioramento rispetto a l’anno scorso”.

Il percorso termina in una stanza dove sono raccolti  i capi pronti. Tra questi anche degli abiti che alla luce diventano fosforescenti: “Sono per andare in discoteca” mi racconta con un sorriso Pedini. Arrivati alla porta ricorda come ormai siano pochi quelli che decidono di produrre ancora i Italia, chi può va all’estero per abbattere i costi. “Ma se hai capi di valore devi comunque farli qua” le parole di chi sa di gestire una fabbrica di eccellenze.


In rosso le aziende chiuse, in giallo quelle in difficoltà, in verde quelle che vanno avanti e in blu le nuove imprese 

Accanto a questo stabilimento, uno dei più grandi della zona industriale c’è un edificio rosso. Si vede che è di recente costruzione: Alberto Poggiaspalla, tecnico comunale addetto all’Urbanistica, conferma che si tratta dell’ultima attività commerciale costruita ex novo. Risale al 2012 ma purtroppo non pare ancora in attività.

Al termine del giro c’è però una buona notizia. Al posto della Cornici Vadesi già chiusa nel 2013, c’è la Stefani. Luca Cesarini, dipendente e genero del titolare Luciano Stefani parla volentieri :”Siamo arrivati qui da 7 mesi, in realtà questo è il nostro secondo polo per macchinari agricoli, Luciano lavora nel settore da 35 anni. Ora stiamo finendo di allestire il magazzino poi penseremo anche ad un punto di assistenza per gli autoveicoli”.

Anche se non si può considerare una nuova attività a tutti gli effetti rappresenta un primo spiraglio di ripresa per quest’area industriale. Certamente i colori accesi dei macchinari ridanno un minimo di vita ad una zona caratterizzata dal grigiore delle costruzione e delle prospettive della gente che ci lavora. Me lo confermano le parole dell’ultimo signore che incontro prima di ritornare: “I miei nonni hanno fatto la guerra del ’15-’18 per fare l’Italia, guarda noi in che condizioni dobbiamo lavorare”.

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Sei visite guidate (gratuite) per riscoprire la provincia di Pesaro-Urbino http://ifg.uniurb.it/2014/02/12/ducato-notizie-informazione/sei-visite-guidate-gratuite-per-riscoprire-la-provincia-di-pesaro-urbino/57071/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/12/ducato-notizie-informazione/sei-visite-guidate-gratuite-per-riscoprire-la-provincia-di-pesaro-urbino/57071/#comments Wed, 12 Feb 2014 10:04:36 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=57071 [continua a leggere]]]> URBINO – Spesso i luoghi in cui viviamo, le città che pensiamo di conoscere alla perfezione celano dei segreti.  Offuscati tra le strette viuzze di un paese, nascoste nelle carte polverose di una poetessa o mimetizzati nelle pennellate di un quadro, ci sono storie che meritano di essere raccontate. Racconti persi nella memoria della provincia di Pesaro-Urbino. In occasione della giornata internazionale della guida turistica, dal 15 al 23 febbraio, saranno organizzate 6 visite guidate nei luoghi meno noti del nostro territorio.

Venerdì 15 febbraio:  sulle orme di Santa Veronica Giuliani e il Beato Girolamo di Ranuzzi
ore 15.30 Mercatello sul Metauro (incontro:  in piazza San Francesco)
ore 17.oo Sant’angelo in Vado (incontro: davanti alla chiesa di Santa Maria extra Muros)

Prenotazioni: Erica Corsini info@guidaturisticaurbino.it 347 8962484

Coop. Il Cerchio coop.ilcerchio@libero.it 347 9782936 / 347 8607585

Mercoledì 19 febbraio: apertura straordinaria del Museo Diocesano e visita della sua collezione di arte sacra
ore 10.30 Fano (incontro: centro pastorale diocesano via Roma 118)

Prenotazioni: Manuela Palmucci info@traduzioneweb.com 346 6701612

Giovedì 20 febbraio: Passeggiata attraverso il borgo e la Rocca (visita riservata ai soci Auser)
ore 15.oo Gradara (incontro: Municipio )

Prenotazioni: ric@travelingfriends.it 339 6518097

Venerdì 21 febbraio: poesie e letture della nobildonna Vittoria Mosca Toschi poetessa emancipata di metà ‘800
ore 10.30 Pesaro (incontro: Piazza del Popolo – lato Palazzo Ducale)

Prenotazioni: elenabacchielli@gmail.com 333 2411068

Domenica 23 febbraio: Paolo e Francesca, la storia d’amore attraverso il Montefeltro
ore 10.00 Rimini (incontro: Arco d’Augusto)

Prenotazioni: lorifede2@libero.it 368 7334048

sabine@travelingfriends.it 339 4622045

Domenica 23 febbraio: vedute a Urbino, scorci e scorciatoie
ore 10.30/15.30 Urbino (incontro: Fortezza Albornoz)

Info e prenotazioni: 333 3127664

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Un jeans ormai lacero. La crisi non risparmia Sant’Angelo in Vado http://ifg.uniurb.it/2013/06/13/ducato-online/un-jeans-ormai-lacero-la-crisi-non-risparmia-santangelo-in-vado/51018/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/13/ducato-online/un-jeans-ormai-lacero-la-crisi-non-risparmia-santangelo-in-vado/51018/#comments Thu, 13 Jun 2013 16:54:44 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=51018 SANT’ANGELO IN VADO – Al chilometro 43 della strada statale di Bocca Trabaria c’è un semaforo. Ma già da molti mesi le luci rossa, arancione e verde non servono più. Un tempo, lontano dalla crisi, il semaforo regolava il traffico, un frenetico viavai dalla zona industriale di Sant’Angelo in Vado, la “valle del jeans“. All’epoca del ‘benessere’ il quadrilatero di vie che racchiude i capannoni brulicava di camion e automobili. I parcheggi erano pieni, al punto che veniva scaglionata la pausa pranzo per evitare che si creassero ingorghi.

Oggi tutto ciò è scomparso, insieme a posti di lavoro e sogni imprenditoriali. Il miraggio del jeans, come quello del mattone o del mobile, è andato in frantumi sotto i colpi di una recessione che spinge la produzione sempre più fuori dai nostri confini. Parcheggi come quello di via Salvo D’Acquisto, dove un tempo trovare posto era un colpo di fortuna, adesso sono solo distese d’asfalto. Qui sono andati in fumo 700 posti di lavoro, in un paese che conta non più di 4000 abitanti. Come è potuto accadere?

Appena entrati nella zona industriale fermiamo il motore davanti alla Tipo-litografia Grafica Vadese. Il proprietario, Dante Pasquini, ci viene incontro con la mano tesa. “Io ho chiuso perché gli altri sono falliti – esordisce – lavoravo soprattutto con il settore del mobile e quando le imprese sono andate in crisi ho perso di colpo le commesse. Abbiamo provato a resistere, ma la difficoltà ad accedere al credito, con le banche chiuse ermeticamente, ci ha tarpato le ali”.

La ditta di Pasquini, fondata nel 1969, è chiusa dal 15 marzo, una delle ultime vittime: “Prima della crisi fatturavo due milioni e mezzo di euro – racconta il tipografo – nel 2012 ho raccolto meno della metà. Le spese per mantenere in piedi la tipografia hanno continuato a crescere in maniera esponenziale, come gli interessi da pagare alle banche per gli scoperti. Ho dovuto lasciare senza lavoro 15 persone”.

Camminando nel piccolo stabilimento, Pasquini mostra i macchinari: “Tutti nuovi. In questa stanza ci sono 2 milioni di euro di attrezzatura. Ho provato a venderli, ma non mi vogliono dare più di 25mila euro. Non esiste più niente, giusto il nome della tipografia. Ho già tolto l’insegna, per evitare di dover pagare la tassa”.

Pasquini non è l’unico a rinunciare al nome: per strada incontriamo tanti capannoni anonimi e rigorosamente chiusi. All’angolo tra via Salvo D’Acquisto e via Carlo Alberto Dalla Chiesa svetta la mole delle Cornici Vadesi: trenta posti di lavoro scomparsi alla fine del 2012. L’insegna qui c’è ancora, come i pezzi di legno accatastati sotto una tettoia, pronti per essere trattati. Ma il lavoro non c’è più.

Ci spostiamo lungo la via e troviamo la Saint Germain des Pres: “Lavorare qui – ci spiegano gli abitanti di Sant’Angelo – era come trovare un impiego alle Poste”. L’azienda produceva maglieria con un proprio marchio, distribuito in tutta Europa e in Oriente. Da qualche mese è in liquidazione e i 30 dipendenti sono a rimasti a casa. “La valle del jeans è in ginocchio – ammette Gianmatteo Donnini, titolare della Saint Germain – la stretta del credito è fortissima e tutta la zona era ponderata sull’abbigliamento. Quando il settore è andato in crisi, noi siamo rimasti coinvolti nella catena: i grandi marchi che facevano ordinazioni a Sant’Angelo in Vado si sono spostati all’estero lasciando senza commesse chi lavorava per conto terzi. Noi, che producevamo per il nostro marchio di total look, siamo stati colpiti dal calo dei consumi: il ceto medio non esiste più e se siamo arrivati a tagliare la spesa alimentare significa che quella per l’abbigliamento era diventata superflua già da un po'”.

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Arrivati in fondo a via Salvo D’Acquisto, finalmente sentiamo un rumore di macchinari in funzione. È la Sab Snc dei fratelli Catani: producono tavoli in legno dal 1968, ma nell’ultimo anno il numero degli operai è passato da 15 a 6. “Proviamo a resistere anche se ci siamo dovuti ridimensionare – sottolinea Alfredo Catani – il nostro problema è che la produzione dei mobili si sta spostando all’estero: avevo un cliente veneto che ogni settimana acquistava un container intero di merce, adesso compra in Asia. Qui è scomparso tutto, non so quante aziende arriveranno a vedere il prossimo autunno”.

Attraversiamo tutta l’area passando da via Cascata del Sasso e via Nanni Valentini. Lo scenario è sempre lo stesso: capannoni inanimati, parcheggi vuoti, insegne scomparse o scrostate, poche persone per strada. Troviamo una porta aperta: è quella della Stircontrol, azienda rinomata per la stiratura dei jeans. Dentro al capannone centinaia, forse migliaia, di pantaloni in denim impilati con cura sugli stendini e un uomo che lavora da solo. “Non ho ridotto il personale – si affretta a spiegare Antonio Baffioni – ma il lavoro è poco. Spesso bisogna rinunciare ad alcune commesse perché manca la liquidità per anticipare le spese. Sono le banche che decidono chi salvare e chi far fallire, ma è assurdo non aprire i rubinetti a chi lavora”.

Chi ancora resiste spesso lo fa grazie a prodotti innovativi: è il caso di Andrea Sassi, titolare della PROmo Jeans. Nel 2009 Sassi ha iniziato a produrre jeans per motociclisti, con tasche per inserire le protezioni. Il mercato gli ha sorriso, ma anche lui ammette: “Più che altro resistiamo”.

LEGGI C’è un jeans nel Montefeltro che resiste alle cadute e alla crisi globale

Facciamo inversione, stando attenti a non finire nelle grosse buche che si sono aperte sull’asfalto. Ci fermiamo davanti alla Lavanderia Centro Italia. È uno degli stabilimenti più grandi di Sant’Angelo in Vado e prima della crisi era il luogo di lavoro di 86 persone. La ditta trattava il tessuto denim per le grandi case di moda, ma a un certo punto il gioco è finito. La Lavanderia è rinata cambiando ragione sociale (International Design) ma il numero di dipendenti è sceso a una ventina.

La crisi ha colpito direttamente le fabbriche, ma i contraccolpi hanno danneggiato anche altre attività, come l’unica tavola calda della zona, il Break Café. Dai 60 pasti giornalieri si è scesi a una quindicina e anche il personale ne ha risentito: “Ho dovuto mandare via una ragazza – racconta la proprietaria,  Stefania Gorgolini – alle altre ho ridotto gli orari e quindi gli stipendi. Molti turni adesso li faccio io. Ci sono meno clienti e quelli rimasti spendono meno che in passato”.

È quasi sera. L’ultimo ad aprirci la porta è Andrea Antoniucci della Adus Marmi Eurodesign. Il suo problema principale non è la mancanza di commesse ma la mole di crediti difficili da riscuotere: “Siamo stati danneggiati dalla crisi dell’edilizia – spiega – il sintomo è che il nostro pacchetto clienti si è assottigliato e metà delle ditte che lavoravano con noi ha cambiato ragione sociale. Non parliamo poi delle aziende che hanno accettato lavori per la Pubblica Amministrazione e che ci devono soldi: viviamo anche noi la lungaggine biblica dei pagamenti”.

La parola d’ordine è ridimensionare: “Va bene – commenta Antoniucci – ma rischia di diventare un suicidio: vuol dire svendere, tagliare personale. La mattina ti chiedi chi te lo fa fare: io ho deciso di portare avanti l’azienda fondata da mio padre, ma lavoro rimettendoci soldi. Si sono inariditi anche i rapporti interpersonali: un tempo c’era collaborazione anche tra ditte concorrenti, adesso ci scanniamo per sopravvivere. Vivo qui da 40 anni e ogni giorno assisto all’agonia di Sant’Angelo in Vado”.

Il futuro appare incerto, avvolto da nuvole che non fanno presagire nulla di buono: “Quei pochi matti patentati come me – spiega Antoniucci –  che ancora ci credono aspettano da cinque anni che le cose cambino, ma sento solo discorsi senza senso: parlare di soldi alle imprese nel 2014 è come dire che si porta un bicchiere d’acqua a chi è già morto di sete”.

Ripartiamo. La macchina si ferma davanti a un semaforo rosso che ormai non ha più senso. Basterebbe il segnale di stop. Non passa più nessuno. “Se si vuole morire schiacciati da un camion questo non è il posto giusto – dice con asprezza il tipografo Dante Pasquini – si è costretti ad appendersi a una corda”.

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Tributo al soul di Stevie Wonder il 27 giugno a Sant’Angelo in Vado http://ifg.uniurb.it/2013/06/05/ducato-notizie-informazione/tributo-al-soul-di-stevie-wonder-il-27-giugno-a-santangelo-in-vado/50010/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/05/ducato-notizie-informazione/tributo-al-soul-di-stevie-wonder-il-27-giugno-a-santangelo-in-vado/50010/#comments Wed, 05 Jun 2013 14:08:36 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=50010 [continua a leggere]]]> SANT’ANGELO IN VADO – È un omaggio alla storia di Stevie Wonder il concerto che il 27 giugno prossimo si terrà al teatro Zuccari di Sant’Angelo in Vado. L’appuntamento, alle 21, è con la ‘data zero’ del gruppo Easy Wonder, il progetto nato nel febbraio scorso per volontà dell’urbinate Michele Santoriello, bassista e contrabbassista e presidente dell’associazione Pro Sound che, insieme ad altri colleghi – tutti navigati professionisti della musica- ha voluto omaggiare la leggenda della musica soul con una performance diversa dal solito.

“Non vuole essere – ha infatti spiegato Santoriello – una tribute band come si vedono ultimamente in Italia, ma un reale tributo alla sua musica e alla sua storia. Ecco perché abbiamo puntato sul ritmo e rivisitato i suoi pezzi storici”.

Gli arrangiamenti particolari di Simone Cossignani alle percussioni, Cristian Marini alla batteria – batterista ufficiale del quintetto del premio Oscar Nicola Piovani, in passato ha suonato con Raphael GualazziNicola Zuccarini al pianoforte e la delicata voce della pesarese Clarissa Vichi riempiranno la sala del teatro con i brani più famosi di Wonder, in chiave latin jazz, funky e soul.

All’atmosfera coinvolgente contribuiranno anche il sassofono di Massimo Valentini e la chitarra di Giuseppe Conte, “per una performance – ha concluso Santoriello – che vuole essere di impatto”.

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C’è un jeans nel Montefeltro che resiste alle cadute (e alla crisi globale) http://ifg.uniurb.it/2013/05/22/ducato-online/ce-un-jeans-nel-montefeltro-che-resiste-alle-cadute-e-alla-crisi-globale/47758/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/22/ducato-online/ce-un-jeans-nel-montefeltro-che-resiste-alle-cadute-e-alla-crisi-globale/47758/#comments Wed, 22 May 2013 09:19:10 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=47758 ARTIGIANI L'allarme del Cna in provincia FONDO ANTICRISI 300mila euro a chi ha perso il lavoro]]> URBINO. Aziende che chiudono, posti di lavoro che vanno in fumo. I dati della Cna dicono che la Valle del Metauro negli ultimi quattro anni ha pagato un prezzo alto alla crisi. Ma qualche segnale di speranza c’è. E arriva da due aziende che non solo hanno resistito, ma possono anche vantare bilanci in attivo. Una è nata dalle ceneri di un fallimento e ha usato l’esperienza nella produzione dei jeans per fare qualcosa di nuovo. E soprattutto competitivo. L’altra è cresciuta grazie alla scommessa di un gruppo di operai che si è messo in proprio.

Dal 2008 a oggi sono 76 le imprese che hanno chiuso i battenti, quasi una su dieci, lasciando a casa più di 600 persone impiegate fino a ieri nell’edilizia e soprattutto nel tessile. Quella che una volta era la “valle del jeans” assomiglia sempre più a una valle di lacrime svuotata dalla delocalizzazione che porta il lavoro dove costa meno, come in Marocco o in Cina.

Impossibile competere in un’economia globalizzata facendo le stesse cose di sempre. Ma se c’è una cosa su cui in Italia siamo imbattibili sono le idee, il design, la capacità di reinventarsi una vita nuova.  Lo dimostra la storia di Andrea Sassi, costretto a chiudere nel 2008 l’azienda tessile di famiglia a Sant’Angelo in Vado. Poco più che trentenne, non ha mollato e si è lanciato nella progettazione e distribuzione di abbigliamento per motociclisti. La sua esperienza nel settore del jeans non è andata persa, anzi, è diventata il punto di partenza per creare prodotti innovativi. La Pro Mo Jeans oggi usa la tela ruvida non per realizzare semplici pantaloni, ma per creare abiti da motociclisti capaci di attutire le cadute.

Dagli stabilimenti di Sant’Angelo in Vado escono pantaloni anti abrasione dotati di tasche in cui inserire le protezioni per le ginocchia, giacche jeans con imbottiture capaci di proteggere le spalle. “La moto è sempre stata una mia grande passione – racconta Sassi – ed è così che mi è venuta l’idea di creare una linea di abbigliamento pensata per chi ama le due ruote. Oggi abbiamo messo in piedi una rete di 120 negozi e possiamo esportare in svariati paese esteri, dove già provano a copiarci in tutti i modi, ma i nostri clienti riconoscono la qualità del made in Italy”.

La ProMo jeans è un piccolo argine all’emorragia di manodopera specializzata in questo territorio: ”Ci serviamo di una serie di fornitori del posto – aggiunge Sassi – Una volta l’azienda della mia famiglia dava lavoro a circa 35 persone e produceva direttamente: oggi abbiamo un indotto più ampio e possiamo dedicarci a progettare e migliorare la distribuzione in tutto il mondo”.

“Viviamo in una zona tra le più ricche di imprese in Italia – dice Massimo Galli, responsabile Cna dell’ambito territoriale di Urbino – Per quanto un collegamento stradale più affidabile tra l’Adriatico e il Tirreno potrebbe aiutare tutti a uscire da un parziale isolamento col resto del paese e un po’ dalla crisi”. Nell’attesa, ormai pluridecennale, che la Fano-Grosseto veda la luce, chi resiste, e ancor di più chi nasce ora, deve imparare dall’esperienza di chi negli ultimi vent’anni ha tenuto botta alle bordate della crisi.

È il caso degli otto ex dipendenti della Benelli armi che hanno dato vita alla Pcm nel 1987 e alla EuroProMec nel 1999 , producendo a Fermignano componentistica meccanica anche per l’azienda da cui si sono licenziati: “Poco più che trentenni dovevamo scegliere se ricollocarci i fabbrica con mansioni meno stimolanti e sicure o diventare padroni di noi stessi, e lo abbiamo fatto – racconta Paolo Baciardi – Oggi diamo lavoro a circa 45 collaboratori, tutti con la stessa età che avevamo noi quando siamo partiti e se lo Stato non fosse così vorace di risorse, ci piacerebbe accogliere tanti altri ragazzi che hanno anche bisogno di formarsi lavorando”.

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Incidente stradale sulla Feltresca: prognosi di 30 giorni per le due ragazze ferite http://ifg.uniurb.it/2013/02/26/ducato-notizie-informazione/incidente-stradale-sulla-feltresca-prognosi-di-30-giorni-per-le-due-ragazze-ferite/36269/ http://ifg.uniurb.it/2013/02/26/ducato-notizie-informazione/incidente-stradale-sulla-feltresca-prognosi-di-30-giorni-per-le-due-ragazze-ferite/36269/#comments Tue, 26 Feb 2013 16:59:48 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=36269 [continua a leggere]]]> CA’ GALLO (Urbino) – Sono di Sant’Angelo in Vado e di Colbordolo le due ragazze ferite nell’incidente stradale di questa mattina sulla provinciale Feltresca tra Ca’ Gallo e Pesaro.

La prima era alla guida di una Suzuki, mentre la ragazza di Colbordolo guidava un Ducato. Le cause dell’incidente – fanno sapere i Carabinieri – sono ancora da accertare ma per entrambe i medici hanno stabilito una prognosi di 30 giorni.

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Sul ring il “Toro” si scatena: Mirko Larghetti il boxeur-muratore http://ifg.uniurb.it/2012/02/25/ducato-online/sul-ring-il-toro-si-scatena-mirko-larghetti-il-boxeur-muratore/26403/ http://ifg.uniurb.it/2012/02/25/ducato-online/sul-ring-il-toro-si-scatena-mirko-larghetti-il-boxeur-muratore/26403/#comments Sat, 25 Feb 2012 18:35:51 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=26403 URBINO – Mirko Larghetti è un ragazzo di 29 anni, è nato a Urbino e ora vive a Frontino, il più piccolo comune della provincia di Pesaro Urbino, poco più di trecento abitanti inerpicati su montagne che arrivano anche a mille metri. Fa il muratore, il manovale, va a lavorare dove capita, dove lo chiamano. Dovunque c’è da faticare non si tira indietro. Intanto va in palestra, ama la boxe e si allena sul sacco nell’accademia pugilistica Valconca di San Clemente, a Morciano.

1 metro e 86 centimetri di altezza, 88 chili di peso, forza muscolare esplosiva e resistenza fisica aerobica, un fisico da toro. Lì il suo primo allenatore, Riccardo Maestri, si accorge che quel giovane montanaro ha del potenziale, un blocco di marmo da cui scolpire un pugile statuario. Lo fa salire sul ring, e Mirko colleziona vittorie, scala la classifica dei pugili dilettanti fino a vincere il titolo italiano dei pesi massimi nel 2009 e diventa pugile professionista.

Lo scorso novembre, al Palazzetto dello Sport di Sant’Angelo in Vado, il match più importante. Pugni precisi, potenti, gambe leggere, rapide. Per vincere non si possono aspettare dodici riprese, anche contro un avversario, temibile, esperto, che picchia duro, l’ungherese Laszlo Hubert. Basta il sesto round. Mirko, già in vantaggio ai punti, stende il magiaro ko con una lunga scarica di colpi e alza i guantoni al cielo con la cintura dei pesi massimi leggeri, il titolo internazionale silver categoria Cruiser WBC (World Boxing Council).

E dire che per questo imponente ragazzo di montagna la carriera nel mondo della boxe professionista è cominciata per caso, come uno sport che anno in tanti: “La mia avventura nel pugilato è iniziata sei anni fa nella palestra dell’accademia pugilistica Valconca di Riccardo “Rico” Maestri – ricorda Mirko – la passione mi ha poi spinto ad andare avanti e dal semplice allenamento sul sacco, sono passato a dare i primi colpi sul ring”.

Ora fa parte dell’ accademia pugilistica Padana di Ferrara di Massimiliano Duran, ed è lì che si prepara per gli incontri, ma non si ferma mai. Si allena già dalla mattina anche a casa sua, a Frontino. In questa comunità montana del Montefeltro, si respira aria buona e la sua palestra è spesso la strada: “Vado a correre lungo la provinciale – parla il pugile – per un’ora, un’ora e mezzo e ogni tanto mi fermo, faccio ginnastica, e poi a casa mi alleno agli attrezzi”.

Per i suoi fans, in quell’area indefinita tra Marche e Romagna che si chiama Valconca, è il Toro del Frontino”. Mirko boxa aggressivo, così ricorda un po’ “Toro Scatenato” Jake La Motta, comunque, quand’è sul quadrato, il mito che lo ispira è Joe Frazier, leggendario pugile della Carolina del Sud morto di tumore al fegato a 67 anni lo scorso 7 novembre, dieci giorni prima dell’ultima impresa di Mirko.

“Come stile pugilistico – commenta il suo maestro di boxe Duran -Mirko rientra negli “aggressori” alla Frazier. Certo, non ha quell’incredibile movimento di tronco e quel micidiale gancio sinistro, ma attacca dentro la guardia avversaria, con combinazioni di colpi rapide, lunghe e potenti. Ha un’ottima resistenza, bisogna lavorare sulla strategia. Spesso nel pugilato conta più la forza mentale che quella fisica”.

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Appello di mons. De Angeli: “Servono altri 35.000 euro per scuola in Uganda” http://ifg.uniurb.it/2011/02/01/ducato-notizie-informazione/appello-di-mons-de-angeli-%e2%80%9cservono-altri-35-000-euro-per-scuola-in-uganda%e2%80%9d/3937/ http://ifg.uniurb.it/2011/02/01/ducato-notizie-informazione/appello-di-mons-de-angeli-%e2%80%9cservono-altri-35-000-euro-per-scuola-in-uganda%e2%80%9d/3937/#comments Tue, 01 Feb 2011 18:31:46 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=3937 [continua a leggere]]]> URBINO – Sfrattati da scuola: 400 bambini ugandesi hanno bisogno di aiuto. Monsignor Sandro De Angeli, vicario dell’Arcidiocesi di Urbino, Urbania e Sant’Angelo in Vado, lancia un nuovo appello: «Servono altri 35.000 euro per acquistare il terreno su cui sorgerà il nuovo istituto».

Si tratta del progetto di “Africa Mission – cooperazione e sviluppo”, associazione umanitaria che opera in Uganda, con sede a Morciola e Piacenza.

Dal dicembre scorso gli alunni, tra i 3 e 14 anni, della scuola primaria Great Valley della capitale Kampala hanno abbandonato il vecchio edificio in legno che il Governo aveva già minacciato di chiudere per problemi di sicurezza.

Dopo l’ingiunzione di sfratto, Africa Mission ha iniziato le trattative per comprare un’altra area con un edificio in muratura che sarà ristrutturato per diventare la nuova scuola. Il costo complessivo è di 85.000 euro.
Africa Mission ha già raccolto 50.000 euro anche grazie al contributo dei benefattori urbinati e ha anticipato la quota restante sottraendola ad altri progetti umanitari.

Monsignor De Angeli, referente spirituale dell’associazione, spiega: «Abbiamo bisogno del contributo di tutti per realizzare il nostro progetto senza compromettere le altre attività dell’associazione».

(v.b.)

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Spaccio cocaina, arrestato macedone: si serviva del figlio tredicenne http://ifg.uniurb.it/2010/04/19/ducato-notizie-informazione/padre-e-figlio-di-13-anni-spacciavano-cocaina-nel-metauro/2873/ http://ifg.uniurb.it/2010/04/19/ducato-notizie-informazione/padre-e-figlio-di-13-anni-spacciavano-cocaina-nel-metauro/2873/#comments Mon, 19 Apr 2010 09:00:49 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=2873 [continua a leggere]]]> URBINO – Un uomo di 41 anni, macedone, è stato arrestato dai Carabinieri della compagnia di Urbino, nella notte fra sabato e domenica a Sant’Angelo in Vado. L’accusa è di spaccio di cocaina. L’uomo, attivo nella valle del Metauro, si serviva anche del figlio di 13 anni per lo smercio degli stupefacenti.

Il cittadino macedone, un operaio metalmeccanico incensurato in Italia da tempo con la sua famiglia, veniva tenuto d’occhio e pedinato dalle forze dell’ordine da circa un mese, nell’area fra Sant’Angelo in Vado, Urbania e Fermignano.

L’altra notte è stato fermato dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile insieme a quelli della Stazione di Sant’Angelo in Vado e al personale del Nucleo Carabinieri Cinofili di Pesaro, mentre si trovava nel centro di Sant’Angelo in Vado. Perquisito, è stato trovato in possesso di 10 grammi di cocaina, conservati in un involucro in cellophane pronto per essere smerciato. Quindi è stata perquisita anche la sua abitazione, dove sono stati trovati altri 200 grammi di polvere bianca, nell’armadio della sua camera da letto, riposti su un vassoio argentato, suddivisi in cilindretti da dieci grammi ciascuno. Insieme alla sostanza, anche un cucchiaio da cucina utilizzato per dosarla, un bilancino elettronico e vario materiale per il confezionamento.

Mentre era in corso la perquisizione è rientrato in casa anche il figlio di tredici anni, insieme ad un amico di famiglia, di origini albanesi, con precedenti penali in materia di stupefacenti. Anche il ragazzino è stato trovato in possesso di un involucro di cellophane, contenente cinque grammi di cocaina.

Dalle indagini, condotte sotto la supervisione del capitano Walter Fava, è risultato che l’uomo si serviva del figlio per effettuare consegne di cocaina agli acquirenti sotto le sue direttive. La sostanza stupefacente veniva venduta al prezzo di 70-80 euro per grammo, per un valore complessivo sul mercato al dettaglio intorno ai 20.000 euro.

L’arrestato ora si trova nel carcere di Villa Fastiggi, in attesa di essere interrogato, mentre il figlio non è imputabile poiché minore di 14 anni. Per lui deciderà la Procura della Repubblica del Tribunale per i minori di Ancona. (m.f.)

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