il Ducato » scuola di giornalismo http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » scuola di giornalismo http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Triangolare di calcio a 5 contro Perugia e Milano, lo storify della nostra vittoria http://ifg.uniurb.it/2015/04/21/ducato-online/triangolare-di-calcio-a-5-contro-perugia-e-milano-lo-storify-della-nostra-vittoria/71229/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/21/ducato-online/triangolare-di-calcio-a-5-contro-perugia-e-milano-lo-storify-della-nostra-vittoria/71229/#comments Tue, 21 Apr 2015 09:37:47 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71229 [continua a leggere]]]>

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Ifg Urbino, il regolamento della borsa di studio ‘Silvano Rizza’ http://ifg.uniurb.it/2014/10/09/scuola/ifg-urbino-il-regolamento-della-borsa-di-studio-silvano-rizza/62391/ http://ifg.uniurb.it/2014/10/09/scuola/ifg-urbino-il-regolamento-della-borsa-di-studio-silvano-rizza/62391/#comments Thu, 09 Oct 2014 15:08:09 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62391 [continua a leggere]]]>

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Biennio 2014-2016: gli ammessi e la graduatoria http://ifg.uniurb.it/2014/10/09/scuola/biennio-2014-2016-gli-ammessi-e-la-graduatoria/62390/ http://ifg.uniurb.it/2014/10/09/scuola/biennio-2014-2016-gli-ammessi-e-la-graduatoria/62390/#comments Thu, 09 Oct 2014 15:05:37 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62390
LEGGI / IL REGOLAMENTO DELLA BORSA DI STUDIO 'SILVANO RIZZA' ]]>
URBINO – Pubblichiamo la graduatoria definitiva delle selezioni per il biennio 2014-2016 dell’Istituto per la Formazione al giornalismo. I corsi inizieranno giovedì 16 ottobre, le testate del Ducato torneranno le prime settimane del 2015.

LEGGI / IL REGOLAMENTO DELLA BORSA DI STUDIO ‘SILVANO RIZZA’


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Ifg Urbino, perché iscriversi: cronaca, inchieste e cultura digitale. Una palestra per i nuovi giornalisti http://ifg.uniurb.it/2014/08/24/scuola/ifg-urbino-perche-iscriversi-cronaca-inchieste-e-cultura-digitale-una-palestra-per-i-nuovi-giornalisti/62275/ http://ifg.uniurb.it/2014/08/24/scuola/ifg-urbino-perche-iscriversi-cronaca-inchieste-e-cultura-digitale-una-palestra-per-i-nuovi-giornalisti/62275/#comments Sun, 24 Aug 2014 08:33:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62275 [continua a leggere]]]> redazione1trisURBINO – Un’occasione in più per tentare il passo verso la carriera di giornalista: è offerta dall’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino anche per chi ha meno possibilità economiche. Nel biennio che comincerà il prossimo ottobre sarà istituita una borsa di studio in memoria di Silvano Rizza, grande maestro di giornalismo, fondatore della Scuola urbinate e suo direttore per oltre 14 anni, dal 1990 al 2004.

La borsa di studio avrà un valore di 14.000 euro, coprendo così la retta d’iscrizione della Scuola per l’intero biennio. Un’iniziativa nata e fortemente voluta da amici e colleghi di Silvano Rizza, per garantire anche a chi ha meno possibilità economiche di frequentare una delle Scuole più prestigiose e che resta comunque una delle meno care d’Italia. Nel bando del nuovo biennio, oltre a questa, saranno incluse le borse di studio da 3500 euro ciascuna, messe a disposizione dall’Associazione per la formazione al giornalismo, dal prof. Arnaldo Boattini (in memoria del figlio Lucio), dall’Ordine dei giornalisti delle Marche e altri.

Sempre sul campo – La scuola di giornalismo di Urbino offre ai suoi praticanti un’ottima palestra in preparazione del lavoro che saranno chiamati a svolgere una volta concluso il biennio di praticantato. Questo grazie alla sua testata (il Ducato) e alle sue declinazioni: online/agenzia, periodico cartaceo, radio e tv. I professori e i tutor (giornalisti o freelance collaboratori delle principali testate italiane) lavorano fianco a fianco degli allievi nella copertura costante della cronaca locale attraverso lanci di agenzia, articoli e servizi, copertura di eventi, approfondimenti e inchieste a respiro sia locale che nazionale. Una sezione è dedicata al mondo dei media, del giornalismo e alle questioni che riguardano la professione. Il corso prevede quattro mesi di stage nelle principali aziende editoriali italiane e straniere.

Una particolare attenzione è dedicata al digitale, utilizzando gli strumenti per la realizzazione di contenuti poli e multimediali. Le lezioni teoriche su cultura e linguaggio digitale consentono agli allievi di acquisire gli elementi necessari per realizzare, nel quotidiano lavoro di cronaca, servizi video, fotogallerie, dirette via twitter o Scribblelive. E’ previsto anche l’utilizzo di tool per l’elaborazione e la visualizzazione di dati, sempre applicati al racconto di cronaca, approfondimento o inchiesta su fatti o temi di interesse giornalistico.

La comunità – Urbino è una città, seppur piccola, che possiede una sede della Provincia, una storica Università, presidi di Carabinieri, Polizia, Guardia di finanza e Forestale, un Tribunale nel quale praticare anche la cronaca giudiziaria, una sede della Soprintendenza per i beni storico artistici e diversi, importanti luoghi di interesse culturale mondiale. Il Ducato e la sua redazione sono in costante confronto con la comunità che sono chiamati a raccontare. Oltre al rapporto diretto e quotidiano per le vie della città, nei negozi e nei palazzi istituzionali, la redazione mantiene una presenza attenta sui social network, attraverso i quali dialoga con i soggetti con cui è chiamata a confrontarsi.

Come iscriversi – La Scuola, sostitutiva del praticantato, è a numero chiuso (30 praticanti) e a frequenza obbligatoria. A conclusione del biennio gli allievi sosterranno l’esame di abilitazione professionale e diventeranno giornalisti professionisti. Le lezioni del nuovo biennio cominceranno a ottobre, con un periodo di lezioni frontali che riguarderanno tutti i settori di interesse giornalistico, ma anche approfondimenti su Economia, Storia, geografia politica, Diritto, ecc. A gennaio 2015 comincerà invece il lavoro sul campo. Il Ducato, quindi, riprenderà la sua attività animato dai 30 nuovi redattori. Le domande per partecipare alla selezione devono essere presentate o inviate entro il 2 settembre 2014. Sul sito ifg.uniurb.it è disponibile il bando, il modulo per iscriversi e tutte le informazioni necessarie.

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Bando Ifg, da quest’anno anche una borsa di studio da 14.000 euro http://ifg.uniurb.it/2014/07/16/scuola/bando-ifg-da-questanno-anche-una-borsa-di-studio-da-14-000-euro/62263/ http://ifg.uniurb.it/2014/07/16/scuola/bando-ifg-da-questanno-anche-una-borsa-di-studio-da-14-000-euro/62263/#comments Wed, 16 Jul 2014 07:24:51 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62263 [continua a leggere]]]> URBINO – Il bando del nuovo biennio dell’Ifg di Urbino, pubblicato in questi giorni, offre un’ottima occasione anche per chi ha meno possibilità economiche: oltre alle borse di studio da 3500 euro messe a disposizione dall’Associazione per la formazione al giornalismo, dal prof. Arnaldo Boattini (in memoria del figlio Lucio), dall’Ordine delle Marche e altri, da quest’anno sarà istituita una borsa di studio in memoria di Silvano Rizza, fondatore della Scuola di Giornalismo e suo direttore per oltre 14 anni, dal 1990 al 2004.

La borsa di studio Silvano Rizza avrà un valore di 14.000 euro, coprendo così la retta d’iscrizione della Scuola per l’intero biennio. Una borsa, nata e fortemente voluta da amici e colleghi di Silvano Rizza, per garantire anche a chi ha meno possibilità economiche di frequentare una delle Scuole più prestigiose e che resta comunque una delle meno care d’Italia.

Le lezioni del nuovo biennio cominceranno a ottobre. Le domande posso essere inviate fino al 2 settembre 2014. Sul sito ifg.uniurb.it è disponibile il bando, il modulo per iscriversi e tutte le informazioni necessarie.

Leggi e scarica il bando e la domanda di iscrizione 

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Biennio 2014-2016, presto online il bando per le selezioni http://ifg.uniurb.it/2014/07/08/scuola/biennio-2014-2016-presto-online-il-bando-per-le-selezioni/62252/ http://ifg.uniurb.it/2014/07/08/scuola/biennio-2014-2016-presto-online-il-bando-per-le-selezioni/62252/#comments Tue, 08 Jul 2014 08:46:39 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62252 [continua a leggere]]]> URBINO – Nei prossimi giorni sarà pubblicato il bando di selezione per l’ammissione al biennio 2014-2016 dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino. Il testo è al vaglio del Consiglio nazionale dell’Ordine per l’approvazione definitiva e sarà disponibile online sul sito del Ducato

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Paolo Gambescia ricorda Silvano Rizza: “Al giornalista servono piedi, cuore e cervello” http://ifg.uniurb.it/2014/04/05/ducato-online/paolo-gambescia-ricorda-silvano-rizza-al-giornalista-servono-piedi-cuore-e-cervello/60790/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/05/ducato-online/paolo-gambescia-ricorda-silvano-rizza-al-giornalista-servono-piedi-cuore-e-cervello/60790/#comments Sat, 05 Apr 2014 14:56:10 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=60790 LIVETWEETING La cronaca della giornata]]>
URBINO – “Il giornalista nel suo mestiere deve metterci i piedi, il cuore e il cervello:  i piedi perché deve sempre sapere di cosa sta parlando, il cuore perché se non ci metti passione questo lavoro non esiste e il cervello per filtrare il tutto”. A dirlo è Paolo Gambescia, ex direttore dell’Unità, del Mattino e del Messaggero, in una conferenza nell’aula sospesa della facoltà di Sociologia della Carlo Bo. L’incontro si inserisce all’interno di una giornata organizzata dalla scuola di Giornalismo di Urbino nel ricordo del suo fondatore Silvano Rizza e dell’ex allievo Luca Dello Iacovo.

Gambescia ha spiegato il ruolo del giornalista e i principi fondatori della professione, facendo costantemente riferimento a Rizza, “a quello che Silvano avrebbe detto qui oggi”. Rizza avrebbe detto che, indipendentemente dal cambiamento dei mezzi e degli strumenti, il giornalista non dovrebbe mai perdere il suo ruolo di mediatore: “Noi possiamo avere qualsiasi sollecitazione possibile, ma se non abbiamo la possibilità di controllarle e interveniamo solo dando un parere facciamo un’opera superficiale e di mistificazione”. Il riferimento è tutto rivolto al “problema di fondo del giornalismo odierno: la velocità. Perché se siamo scavalcati da un mare di informazioni non possiamo rispettare i passaggi necessari per fare bene il nostro mestiere”.

Nella frenesia dell’informazione online e della rete, i piedi, il cuore e il cervello bastano? E soprattutto, i giornalisti continuano a usarli? La ricetta di Gambescia è semplice e – almeno in apparenza – in contrasto con quanto affermato da Massimo Russo, direttore di Wired Italia, che era intervenuto poco prima. Se secondo Russo dobbiamo avere una visione orizzontale del mondo, Gambescia ribatte “che siamo noi a voler etichettare il mondo come piatto, ma che in realtà non lo è. Il giornalismo non deve perdere la qualità e confonderla con la quantità, deve mantenere le gerarchie, piramidalizzarsi e preoccuparsi di formare eccellenze. I giornali dovrebbero avere meno pagine, i telegiornali meno servizi, ma il tutto dovrebbe essere più denso e filtrato da professionalità”.

Claudio Rizza, Paolo Gambescia, Lella Mazzoli e Mario Tedeschini Lalli nell'Aula sospesa della Carlo Bo

Claudio Rizza, Paolo Gambescia, Lella Mazzoli e Mario Tedeschini Lalli nell’Aula sospesa della Carlo Bo

Dopo queste parole il ricordo di Silvano Rizza diventa sempre più vivo e pregnante. Gambescia racconta di quando era redattore al Messaggero, dove l’allora condirettore Rizza aveva imposto ai giornalisti di consultare il dizionario dei sinonimi e dei contrari. “Ci aveva dato anche un piccolo quaderno azzurro – spiega Gambescia – dove c’erano scritte regole grammaticali, di punteggiatura e molte altre. E anche oggi dovrebbe essere così. Gli allievi che dicono che si può scrivere tutto come fosse un sms o un twitter sono solo asini“. Claudio Rizza, figlio di Silvano e relatore alla conferenza assieme a Gambescia, Lella Mazzoli e Mario Tedeschini Lalli, lo corregge: “Non si chiamano twitter, ma tweet”. Gambescia ride e prosegue spedito tra le fila del suo discorso, dei ricordi “di quasi 50 anni di professione”.

Prima di arrivare al Messaggero Gambescia è stato redattore anche dell’Unità: “Quell’esperienza per me è stata una scuola molto rigida. Il primo servizio mi fu affidato il  3 maggio 1965: dovevo raccontare i Borghetti, la zona lungo il Tevere e l’Aniene dove vivevano alcune famiglie che si volevano costruire una strada da sole, perché il Comune non se ne occupava. Sono stato lì dalla mattina al pomeriggio, ho riempito tre quaderni di appunti mentre il fotografo se ne era andato già da molte ore. Poi sono tornato in redazione e mi hanno detto di scrivere una didascalia. Io quella didascalia l’ho scritta 12 volte”. Un aneddoto che Gambescia riporta per spiegare come, anni fa, i giornalisti vivessero davvero una scalata professionale e formativa: “Nelle redazioni esisteva la figura del trombettiere, colui che era arrivato da poco e per questo non doveva assolutamente scrivere”. Quando la velocità del giornalista non si misurava con quella di Internet ma solo con i gettoni delle cabine telefoniche: “Arrivati sul posto dovevamo subito individuare i telefoni, dovevamo essere i primi a chiamare in redazione e dettare le informazioni”, e secondo Gambescia si faceva un giornalismo migliore.

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Al di là della barricata: giornalisti ‘professori’ della buona comunicazione http://ifg.uniurb.it/2013/06/04/ducato-online/media-ducato-online/al-di-la-della-barricata-giornalisti-professori-della-buona-comunicazione/49748/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/04/ducato-online/media-ducato-online/al-di-la-della-barricata-giornalisti-professori-della-buona-comunicazione/49748/#comments Tue, 04 Jun 2013 15:25:25 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=49748

Il reggimento nella caserma a Pesaro

PESARO – Quando il cancello di ferro, sotto il ponte con la scritta ‘esercito’ a grandi lettere, si è aperto al nostro passaggio, ci aspettavamo di trovare un ambiente estraneo e profondamente diverso da quello della nostra scuola di giornalismo.
Ci aspettavamo di trovare una sorta di sergente Hartman che nel film Full Metal Jacket svilisce e umilia i suoi soldati. In realtà abbiamo trovato dei colleghi.

Il 28° Reggimento Pavia di Pesaro è l’unità dell’esercito dove i militari si occupano di stabilire una comunicazione diretta con la popolazione dei luoghi in situazioni di conflitto armato, ad esempio in Libano e in Afghanistan. Come i giornalisti, questi soldati producono video informativi trasmessi su emittenti televisive locali, gestiscono stazioni radio e inviano comunicati, ma in luoghi dove le guerre politico-religiose rendono instabili gli equilibri sociali, la comunicazione è più importante e delicata del normale: una parola fuori posto rischia di inasprire l’odio e quindi il conflitto.

Sapere cosa dire in situazioni critiche e pericolose non è mai facile, neanche se sei un generale esperto: da un lato c’è il pubblico che chiede spiegazioni, vuole capire, sapere perché i nostri soldati sono lì e se sono al sicuro, dall’altra ci sono le autorità che dettano la linea che non può essere contraddetta.

Proprio qui sta il motivo per il quale ci troviamo al di là della barricata: ‘addestrare’ uno di questi generali che presto partirà per il Libano. La sua missione, adesso è quella di perfezionare le tecniche per relazionarsi con il pubblico, soprattutto in situazioni critiche.
Sorpassiamo il cancello e veniamo portati in una stanza vicino alla sala radio. Ad aspettarci c’è un maggiore dei Bersaglieri e addetto stampa dello Stato Maggiore dell’Esercito italiano, che ci spiega cosa fare.

L’esercitazione consiste in tre interviste, una telefonica, una radiofonica e una televisiva. Dopo un breve aggiornamento sulla situazione in Libano, buttiamo giù i tre ipotetici scenari e prepariamo delle domande il più possibile scomode per il generale.
Il nostro compito è di metterlo in difficoltà evidenziando gli elementi critici e oscuri di questi scenari, già di per sé molto rischiosi per il contingente. Un lavoro delicato per un uomo che ha la responsabilità di 1.500 soldati italiani più il coordinamento degli altri caschi blu della missione.

In una giornata e mezza abbiamo registrato le interviste e realizzato servizi radio e tv di un minuto mostrando al generale come sia possibile – per un giornalista in malafede – estrapolare una frase e decontestualizzarla a proprio piacimento. Il futuro comandante del contingente è riuscito a evitare le trappole che gli abbiamo preparato, cadendo solo in qualche piccolo tranello. L’esito dell’esame è stato positivo; noi ne siamo usciti arricchiti ma felici di aver messo in pratica gli insegnamenti della scuola di giornalismo e di aver imparato come i ruoli del giornalista e del militare addetto alla comunicazione siano in fondo simili, destinati a incrociarsi senza incontrarsi mai.

Le parole sono importanti, soprattutto quando una di queste, se messa fuori posto, può fare la differenza tra la vita e la morte.

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Raccontare Tolosa da Tunisi: così si uccide il mestiere del reporter http://ifg.uniurb.it/2013/04/19/ducato-online/raccontare-tolosa-da-tunisi-cosi-si-uccide-il-mestiere-del-reporter/42752/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/19/ducato-online/raccontare-tolosa-da-tunisi-cosi-si-uccide-il-mestiere-del-reporter/42752/#comments Fri, 19 Apr 2013 05:00:40 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=42752 I reporter potrebbero estinguersi ben prima degli orsi bianchi. Questo, perlomeno, è il timore che viene a leggere le notizie in arrivo da Tolosa e da Chicago, dove i giornalisti –  in due casi che hanno fatto scandalo – sono stati sostituiti da redattori in outsourcing.

Economicissimi, silenziosissimi, sfruttatissimi: grazie a database sterminati, al web e a potentissimi aggregatori di notizie, un esercito di giornalisti dei paesi in via di sviluppo è pronto a farsi pagare molto meno dei colleghi sul posto per raccontare realtà lontane anche 15.000 chilometri.

Ma si può scrivere dell’inaugurazione di un ponte nella città francese di Tolosa da Tunisi, o delle dimissioni di un vescovo di Chicago da Manila? Come detto, il caso più recente di questa nuova ‘pratica’ di risparmio editoriale è quello di Actu.fr. Il gruppo editoriale guidato da Cyril Zimmerman si serve di personale tunisino, facendogli fare la cronaca locale di Tolosa, e probabilmente anche delle altre città che la piattaforma copre (Lione, Bordeaux e altre grandi realtà transalpine).

La sede dell’edizione di actu.fr è a Tunisi, come si può leggere sullo stesso sito

A scoprirlo è stata la giornalista d’inchiesta Laure Daussy del giornale @rret sur images. Ha letto le informazioni legali dei siti actu.fr scoprendo che erano appaltati a una società di Tunisi.

I 25 lavoratori tunisini vengono pagati meno di 300 euro al mese per redigere 10-15 articoli al giorno su notizie locali delle città francesi.Non sono giornalisti: sono tutti laureati in materie come economia, lingue, legge, e non si eran mai occupati di stampa prima di iniziare a lavorare per la Hi-Content, filiale della Hi Media  editrice dei siti actu.fr.

“E’ una forma moderna di schiavitù. Ci sottopongono  – hanno raccontato i lavoratori a Laure Daussy – a test di rapidità, dobbiamo scrivere 50 parole al minuto. Non abbiamo contratto e siamo pagati in contanti. Se arriviamo con dieci minuti di ritardo, siamo immediatamente licenziati”.

Dalla società francese guidata dall’inserzionista pubblicitario Zimmerman non è arrivata alcuna risposta all’inchiesta, tranne un tweet della direttrice di produzione Cyrine Boubaker che ha parlato di “insinuazioni irrispettose nei confronti della mia equipe”.

Actu.fr, però non è la prima azienda che tenta questa strada per ingrossare i propri profitti abbassando i costi di produzione.  La lente dei giornalisti internazionali specializzati nel mondo dei media si è accorta della collaborazione tra lo storico giornale Chicago Tribune e Journatic, un’impresa con sede nella stessa città ventosa ma con unità operative sparse in molti paesi del terzo mondo, a causa delle firme false che utilizzavano per coprire il vero autore dell’articolo. 

Il Tribune, in crisi finanziaria come molti giornali cartacei negli Stati Uniti, delegava proprio la cronaca iperlocale di Chicago alla Journatic, che la gestiva dalle Filippine, facendo firmare gli autori – naturalmente sottopagati rispetto ai colleghi a stelle e strisce – con nomi falsi dal suono anglosassone. La vicenda ha dato origine ad un mini-scandalo nel mondo dell’informazione statunitense che ha portato, nel luglio 2012, al “licenziamento” della Journatic da parte del Tribune.

C’è anche chi a questo sistema si è ribellato, violando gli ordini di edizione che imponevano ai lavoratori di “non parlare con nessuno e non rivelare informazioni sulla Journatic sotto nessuna circostanza”. A farlo, e a raccontarlo al Guardian, è stato Ryan Smith, che scriveva cronaca locale di diverse città – da lui molto lontane – dal Missouri centrale.

Un trend globale? Ancora no. Anche perché c’è chi dice “No way!” come Deborah Wilson, fondatrice e insegnante di hyperlocal news alla scuola di giornalismo di Lincoln, una delle più prestigiose del Regno Unito, e reporter per la Bbc. “Per me – ha raccontato al Ducato – il giornalismo locale deve tornare alle origini. L’essenziale, per chi fa questo mestiere, è mantenere il contatto personale con la gente, non penso nemmeno che il giornalismo fatto in outsourcing si possa definire tale. Alcune fasi come quelle di editing e categorizzazione delle notizie possono farsi in remoto ma il raccogliere notizie no. Va contro tutto quello che insegno”. E infatti i reporter tunisini non possono far altro che lavorare sulle agenzie di stampa e sul lavoro degli altri.

E se la crisi morde? Come fanno gli editori a resistere alle seduzione di un guadagno più alto? Secondo Deborah Wilson “bisogna battere l’apatia. La sfida la devono lanciare i lettori, sono loro a dirigere il mercato: se si accontenteranno di un’informazione scadente, allora sopravviverà quella. Se invece saranno disposti a pagare per una qualità maggiore, sarà quella ad affermarsi. Alla fine conta soltanto ciò a cui la gente da un valore”.

Questa è la sfida anche per Bill Grueskin, professore della scuola di giornalismo della Columbia University di New York, giornalista del Wall Street Journal esperto in nuovi media e giornalismo web e premiato col Pulitzer, assieme ai colleghi del Miami Herald, per la copertura dell’uragano Andrew nel 1985. “Il successo –  ci spiega  – di certi modelli di business rispetto ad altri dipende dai lettori, ma anche da chi fa informazione di qualità: sono loro a dovere riaccendere la attenzione degli utenti. Credo che nel futuro il lavoro delocalizzato ci sarà, ma solo per quel tipo di notizie che possono essere trattate ugualmente da Londra o da New York”. Quindi non certo per la cronaca locale.

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Due ex allievi dell’Ifg premiati al concorso Angelo Maria Palmieri http://ifg.uniurb.it/2013/04/08/ducato-notizie-informazione/due-ex-allievi-dellifg-premiati-al-concorso-angelo-maria-palmieri/41672/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/08/ducato-notizie-informazione/due-ex-allievi-dellifg-premiati-al-concorso-angelo-maria-palmieri/41672/#comments Mon, 08 Apr 2013 12:44:41 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=41672 [continua a leggere]]]> URBINO – Due giornalisti ex allievi praticanti della Scuola di giornalismo di Urbino, Massimiliano Cocchi e Valentina Gerace, si sono aggiudicati il secondo e terzo premio del concorso Angelo Maria Palmieri, organizzato dal sito fiaba.org. La giuria ha selezionato otto servizi – scritti e video – incentrati su “tematiche sociali importanti per la diffusione dei valori di pari opportunità, solidarietà, integrazione sociale e per la difesa dei diritti fondamentali dell’uomo ed il superamento di tutte le barriere”.

Il lavoro di Massimiliano Cocchi, secondo classificato nella categoria Junior, è un servizio video dal titolo “Il coraggio di vivere: la storia di Matteo Baraldi, diventato pilota senza un braccio”, realizzato durante il progetto di fine biennio della Scuola di giornalismo. E affronta il tema della pericolosità dei guard-rail nelle strade di tutta Italia.

Di immigrazione e integrazione tratta invece il lavoro presentato da Valentina Gerace, arrivato terzo nella categoria Junior. “Un soffio di integrazione a Torino“, un’inchiesta sulla comunità cinese nel capoluogo sabaudo. Anche questo realizzato nell’ambito delle attività della Scuola come servizio di fine corso.

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