il Ducato » scuole di giornalismo http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » scuole di giornalismo http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Scuole di giornalismo, Iacopino: “Nuovo quadro di indirizzi”. Da maggio più web nei programmi http://ifg.uniurb.it/2015/04/19/ducato-online/scuole-di-giornalismo-iacopino-nuovo-quadro-di-indirizzi-da-maggio-piu-web-nei-programmi/71143/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/19/ducato-online/scuole-di-giornalismo-iacopino-nuovo-quadro-di-indirizzi-da-maggio-piu-web-nei-programmi/71143/#comments Sun, 19 Apr 2015 15:05:45 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71143 INTERVISTA VIDEONel Consiglio nazionale di maggio l’Ordine nazionale modificherà le direttive al quale i corsi riconosciuti devono fare riferimento, potenziando il lavoro sul digitale. ha anticipato al Ducato il presidente dell'Ordine dei giornalisti. Sull'equo compenso bocciato dal Tar del Lazio: "Retribuzioni da fame. Io non sono ottimista però qualche segnale positivo c’è"]]> PERUGIA – Più nozioni di giornalismo digitale nelle scuole di giornalismo: nel Consiglio nazionale di maggio l’Ordine nazionale modificherà il quadro di indirizzi al quale i corsi riconosciuti devono fare riferimento. Lo ha anticipato al Ducato il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino al Festival di Perugia che ha rassicurato sull’intenzione di potenziare l’insegnamento del giornalismo digitale: “Dobbiamo garantire ai giovani una preparazione che offra loro delle opportunità reali. Gli spazi sono pochi, se dobbiamo lasciare le innovazioni alla buona volontà di qualche master… proveremo a dare delle indicazioni più incisive sulle materie di formazione”.

Equo compenso per i giornalisti. Ad aprile il Tar del Lazio ha accolto il ricorso fatto dall’Ordine contro il tariffario approvato dalla federazione della stampa (Fnsi) in sintonia con la federazione degli editori (Fieg). “Quelle retribuzioni erano da fame – continua Iacopino – e non garantivano ai giornalisti di vivere. Io però non sono ottimista perché credo che la complicità fra Fnsi e Fieg non sia finita”. Ammette però che qualche segnale positivo c’è.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2015/04/19/ducato-online/scuole-di-giornalismo-iacopino-nuovo-quadro-di-indirizzi-da-maggio-piu-web-nei-programmi/71143/feed/ 0
Scuole di giornalismo, la passione non basta. Bisogna insegnare la “cultura digitale” http://ifg.uniurb.it/2015/04/18/ducato-online/scuole-di-giornalismo-la-passione-non-basta-bisogna-insegnare-la-cultura-digitale/70952/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/18/ducato-online/scuole-di-giornalismo-la-passione-non-basta-bisogna-insegnare-la-cultura-digitale/70952/#comments Sat, 18 Apr 2015 16:37:42 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70952 foto incontro 3

I relatori dell’incontro “Insegnare giornalismo oggi”. Da sinistra a destra: Mindy McAdams, Mario Tedeschini Lalli, Barbare Sgarzi e Jan Schaffer

PERUGIA – Anche nel 2015 le condizioni indispensabili sono sempre quelle: passione, uscire dalla redazione, parlare con le persone per trovare notizie e saper innovare. Ma poi c’è la necessità di una “cultura digitale”, da coltivare e fare propria, come ultimo, indispensabile, pilastro per chi vuole diventare giornalista. E per chi il giornalismo lo insegna. Perché, come spiega Mario Tedeschini Lalli, vice responsabile innovazione e sviluppo per il gruppo editoriale L’Espresso, il mondo in cui viviamo è un mondo digitale.

Se esistesse un mercato per un giornale scritto con la penna d’oca su una pergamena dovremmo sfruttarlo, ma chi al giorno d’oggi scrivesse con la penna d’oca su una pergamena dovrebbe comunque essere un “giornalista digitale”, cioè un giornalista che vive e comprende l’universo nel quale vive, che è – appunto – digitale.

Nel primo incontro sul tema al Festival del giornalismo di Perugia, “Insegnare giornalismo oggi”, si è approfondito questo tema. Mindy McAdams, docente di giornalismo digitale all’università della Florida, ha introdotto all’interno del percorso per diventare giornalisti un corso di coding. Non di quelli insegnati agli informatici, perché il fine non è programmare un sito, ma comprendere i linguaggi di di base, capire la lingua che parlano le macchine e saperli maneggiare. “Molti ragazzi non si accorgono di poter essere bravi nel coding – ha detto la professoressa americana – dobbiamo promuovere l’idea che chi vuole fare il giornalista non debba spaventarsi di fronte a questa materia”. L’importante non è dare però competenze specifiche ma insegnare il significato delle tecnologie dalle quali si è circondati.

Una consapevolezza che richiede un enorme sforzo: capire l’ecologia del mondo digitale vivendoci all’interno ma allo stesso tempo sapendosi astrarre da questo e comprenderne il funzionamento. Un concetto ben espresso da Marc Cooper, professore all’University of Southern California, durante l’incontro “Come insegnare il giornalismo oggi “. Non si deve essere sempre aggiornati sull’ultima app uscita ma padroneggiarne la filosofia che le sta dietro. Infatti ha sottolineato come lui stesso sappia in realtà pochissimo di software ed applicazioni, ma conoscendone a fondo il modo in cui funzionano è in grado di indirizzare precisamente il proprio messaggio ed inserirlo nel flusso di informazioni. Un pensiero analogo a quello di Juan Luis Manfredi, moderatore del panel e professore di Comunicazione politica all’università di Castiglia-La Mancia. Ai suoi alunni lui non insegna ad utilizzare un programma o un’applicazione, visto che possono cambiare in continuazione, ma il metodo di lavoro per costruire tramite quelle un appropriato Business plan per la propria attività giornalistica.

In Italia però la cultura digitale è ancora carente. “Le università italiane dovrebbero inserire corsi dedicati solo a questo – sostiene Tedeschini Lalli – parli di cultura digitale a ragazzi ma leggi nei loro occhi che non ti stanno seguendo nel tuo discorso. Superare il gap di cultura digitale in Italia è oggi una priorità. L’alternativa è dolorosa: emigrare. “I ragazzi che sono o sono stati miei studenti vengono a chiedermi consigli per il lavoro – ha continuato Tedeschini Lalli  ma io non posso dire loro semplicemente di andare a Londra. Il mio problema come cittadino italiano non è solo cosa ne sarà del giornalismo, ma soprattutto cosa ne sarà di questo Paese”.

Di diverso avviso è stato invece George Brock, professore di giornalismo alla City University di Londra. “L’unica vera possibilità per superare questa arretratezza è andare in un’università dove la cultura digitale sia al centro dell’attenzione – sostiene l’accademico britannico – solo svuotando l’Italia dei suoi giovani giornalisti ci potrà essere un vero cambiamento”.

incontro 2giorno

I numerosi speakers internazionali al panel “Come insegnare giornalismo oggi”. Da sinistra a destra: Mindy McAdams, George Brock, Juan Luis Manfredi, Marc Cooper, Ken Harper e Andrew DeVigal

Digitale a parte le fondamenta del giornalismo rimangono quelle del passato. Connettersi ad una storia, uscire fuori dalle redazione e raccontare quello che si vede. Una massima di Ken Harper, professore alla Syracuse University. La collaborazione, il community first, è invece il nodo cruciale dell’intervento di Andrew DeVigal, un tempo multimedia editor del New York Times. La vera rivoluzione sarebbe imparare ad ascoltare, per dare voce alle persone che ci troviamo vicino. Ancora più idealista è Marc Cooper. Il vero segreto rimane comunque la passione, unico vero motore per chiunque voglia approcciarsi al mondo del giornalismo.

“In Italia penso che le scuole di giornalismo non siano così utili, ho dei dubbi sul loro futuro” afferma lo stesso Cooper su una delle questioni che hanno attraversato il dibattito. Altri sono meno drastici. Sia Brock che McAdams invece hanno sostenuto la necessità di riformare i corsi già esistenti piuttosto di creare di altri nuovi.Un processo di evoluzione che andrebbe applicato a tutto il mondo del giornalismo.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2015/04/18/ducato-online/scuole-di-giornalismo-la-passione-non-basta-bisogna-insegnare-la-cultura-digitale/70952/feed/ 0
Usa, la politica affossa per legge un corso di giornalismo d’inchiesta http://ifg.uniurb.it/2013/06/13/ducato-online/wisconsin-la-politica-affossa-per-legge-un-corso-di-giornalismo-dinchiesta/51106/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/13/ducato-online/wisconsin-la-politica-affossa-per-legge-un-corso-di-giornalismo-dinchiesta/51106/#comments Thu, 13 Jun 2013 10:22:14 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=51106

Università del Wisconsin

La politica spesso attacca la stampa libera, ‘colpevole’ secondo loro di mettere il naso dove non dovrebbe. Frequenti le querele e le intimidazioni, a volte anche fondate. Ma negli Stati Uniti, i senatori dello Stato del Wisconsin hanno fatto un passo ulteriore: hanno colpito con una norma di legge addirittura l’esistenza stessa di un Centro per il giornalismo investigativo, vietandone la collaborazione con l’università.

È successo all’università del Wisconsin che qualche anno fa per permettere agli studenti di entrare in contatto diretto con la professione avevano creato una convenzione con il Centro di giornalismo investigativo della città, un luogo in cui gli alunni avrebbero imparato a usare le armi della professione. Alla felice collaborazione però si è opposto ora il Senato: con un emendamento al bilancio ha imposto all’Ateneo di interrompere i rapporti con il centro.

Il centro era diventato l’anello di congiunzione tra i libri polverosi su cui gli aspiranti giornalisti imparano le regole teoriche e il ritmo frenetico della vita del reporter. Qui gli studenti, vestendo i panni dei giornalisti, cercavano notizie, raccoglievano testimonianze e raccontavano fatti. Fino al 5 giugno: “ I repubblicani- spiega Deborah Blum, insegnante della scuola di giornalismo dell’Università - hanno introdotto nel budget di Stato un emendamento in cui impongono all’Università di non ospitare il centro investigativo nelle sue aule e vieta a tutti gli impiegati di lavorare con loro”.

Il decreto, proposto da un senatore repubblicano, è stato approvato dal Joint Finance Commitee (una sorta di commissione bicamerale economica) è formata da 12 repubblicani e 3 democratici. “I repubblicani dimostrano di non amare il giornalismo investigativo- continua Deborah Blum – non solo hanno votato a favore del decreto ma non ci hanno informati prima di votarlo e, una volta approvato, non hanno voluto giustificare la decisione”.

Tagliare le spese in eccesso: questa sarebbe la motivazione inserita nel provvedimento ma dall’Università ribattono che il centro è un’azienda finanziata con soldi privati e non dipende economicamente dall’Università. “Non ci sono reali ragioni economiche – spiega la Blum – l’Università metteva a disposizione del centro solo qualche aula ma in compenso riceveva un grande apporto in termini di formazione professionale per i nostri allievi”.

Allora perché il Senato si è preoccupato di entrare nel merito dei rapporti tra centro e Università? La risposta, secondo l’insegnante americana, va cercata in una querelle nata tra un senatore repubblicano e i giornalisti del centro. “Un rappresentante repubblicano del comitato- spiega la professoressa Blum- era protagonista di una delle storie trattate da uno dei reporter del centro. Probabilmente non è un caso che proprio lui abbia favorito l’approvazione del decreto.”

Reazioni al provvedimento e alle modalità con cui è stata presa la decisione non sono mancate anche tra le fila dei Repubblicani. Dale Schultz, esponente di vecchia data del partito e noto per le sue posizioni moderate, ha giudicato “estrema” la decisione presa dal comitato. Schultz, commentando le 10 ore di negoziazioni segrete che hanno preceduto la votazione in aula, ha usato parole dure nei confronti dei repubblicani protagonisti della vicenda paragonandoli a Vladimir Putin e Hugo Chavez.

A prescindere dai dissidi interni al partito, ciò che rimane della vicenda è la fine di una collaborazione non solo utile alla formazione degli studenti universitari ma importante per la qualità del giornalismo americano dei prossimi anni. “Che il legislatore decida cosa si possa o non si possa insegnare è una violazione della libertà accademica ma è anche una perdita per lo Stato del Wisconsin- conclude con amarezza Deborah Blum- la Costituzione americana stabilisce la libertà non solo di insegnare ma anche di esprimere le proprie idee. Quel decreto è un’infrazione diretta della nostra libertà e ai principi costituzionali”.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/06/13/ducato-online/wisconsin-la-politica-affossa-per-legge-un-corso-di-giornalismo-dinchiesta/51106/feed/ 0
A lezione di giornalismo dai premi Pulitzer: a Urbino il corso per futuri reporter http://ifg.uniurb.it/2013/06/11/ducato-notizie-informazione/40-studenti-americani-e-2-premi-pulizer-urbino-ospita-un-corso-per-futuri-reporter/50533/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/11/ducato-notizie-informazione/40-studenti-americani-e-2-premi-pulizer-urbino-ospita-un-corso-per-futuri-reporter/50533/#comments Tue, 11 Jun 2013 11:06:27 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=50533 [continua a leggere]]]> URBINO – 40 studenti provenienti da varie università americane a lezione di giornalismo da due premi Pulitzer. I ragazzi sono arrivati sabato a Urbino e resteranno un mese per seguire il corso tenuto da Bob Marshall (New Orleans Tymes Picayune), dal fotografo Dennis Chamberlain e dalla reporter Susan West. Durante il periodo di formazione i ragazzi produrranno un magazine e scriveranno le notizie sul sito internet del corso.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/06/11/ducato-notizie-informazione/40-studenti-americani-e-2-premi-pulizer-urbino-ospita-un-corso-per-futuri-reporter/50533/feed/ 0
Gattafoni: “Priorità a formazione continua. Scuole di giornalismo unica strada” http://ifg.uniurb.it/2013/06/03/ducato-online/gattafoni-priorita-a-formazione-continua-scuole-di-giornalismo-unica-strada/49587/ http://ifg.uniurb.it/2013/06/03/ducato-online/gattafoni-priorita-a-formazione-continua-scuole-di-giornalismo-unica-strada/49587/#comments Mon, 03 Jun 2013 16:59:13 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=49587 URBINO – Si è riunito stamattina alle 10 il consiglio dell’Ordine dei giornalisti delle Marche per eleggere il nuovo presidente: sarà Dario Gattafoni che era già stato nominato nel 2011 dopo la rinuncia del vecchio presidente, Gianni Rossetti.

Tanti i problemi che riguardano la professione giornalistica: dall’organizzazione dei corsi per la formazione continua alla legge sull’equo compenso non ancora applicata concretamente passando per le scuole di giornalismo, l’unica strada percorribile per chi vuol fare questa professione.

Dottor Gattafoni, si aspettava di essere rieletto?

Si, me lo aspettavo e con me sono stati riconfermati 8 membri del vecchio consiglio. Questo perché abbiamo iniziato un percorso insieme e il lavoro fatto finora necessita di essere completato.

Quali sono gli obiettivi per il prossimo triennio?

L’impegno maggiore è organizzare i corsi per la formazione permanente prevista dalla legge 148 del 2011. Sarà un compito non facile perché l’ordine dei giornalisti è nuovo a questo tipo di attività mentre altri ordini professionali sono abituati a gestire cose del genere. Non sappiamo nei dettagli come ci muoveremo, stiamo aspettando la convocazione da Roma per avere direttive precise. Comunque, la formazione prevede il conseguimento di 60 crediti triennali e si è deciso, con l’Ordine nazionale, di far partire i corsi il primo gennaio 2014. Abbiamo sei mesi per organizzarci.

Chi finanzierà la formazione permanente obbligatoria?

In teoria gli ordini regionali ma è difficile trovare fondi. Noi avevamo anche pensato di istituire una fondazione per accedere ai finanziamenti comunitari (l’Ordine non può accedervi direttamente). Comunque sia, bisognerà organizzare capillarmente la formazione anche utilizzando l’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino (Ifg) che è il fiore all’occhiello dell’Ordine delle Marche.

Lei crede che le scuole di giornalismo siano ancora una realtà valida?

Senza dubbio, è l’unica carta spendibile nel mondo del lavoro. Basta guardare le statistiche per capire che è l’unica strada perseguibile se si vuol fare questo mestiere perché fornisce un impianto solido a livello culturale.
C’è una legge ferma da anni in parlamento che prevede l’obbligo di passare attraverso le scuole per diventare professionisti: sarebbe una cosa molto utile ma forse il potere politico ha paura di una formazione troppo elevata della classe giornalistica.

Quali sono le altre priorità?

Un altro obiettivo importante è la digitalizzazione dell’archivio in collaborazione con la Soprintendenza. Abbiamo avuto il riconoscimento dal Ministero per costruire un’archivio della storia del giornalismo marchigiano e una biblioteca tematica. Abbiamo raccolto le tesi, gli articoli e tutto quello che riguarda il giornalismo fatto nella nostra regione.

Che cosa pensa della legge sull’equo compenso?

Credo sia una conquista dell’ordine nazionale, un fatto molto positivo perché rappresenta uno strumento in più per combattere lo sfruttamento dei giornalisti precari. Certo sarà molto difficile da applicare.

Questa mattina durante il consiglio sono state assegnate anche le altre cariche: il vice presidente è Nicola Di Francesco, il segretario Stefano Fabrizi e il tesoriere Luca Romagnoli. Gli altri componenti del Consiglio sono:  Simonetta Marfoglia, Franco De Marco, Giuseppe Poli, Patrizio Patrizi, Gabriele Vincenzi. Il collegio del sindaci revisori è composto da Edoardo Danieli, Paola Maria Cimarelli ed Egidio Montemezzo.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/06/03/ducato-online/gattafoni-priorita-a-formazione-continua-scuole-di-giornalismo-unica-strada/49587/feed/ 0
Internet e i giornalisti del futuro? Esperti solo quanto basta http://ifg.uniurb.it/2013/04/01/ducato-online/internet-e-i-giornalisti-del-futuro-esperti-solo-quanto-basta/40178/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/01/ducato-online/internet-e-i-giornalisti-del-futuro-esperti-solo-quanto-basta/40178/#comments Mon, 01 Apr 2013 07:18:38 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=40178 Giornalista praticante a lavoro

Mano destra sul mouse e mano sinistra sullo smartphone per far scorrere velocemente i tweet. Come i giornalisti professionisti, anche i praticanti delle scuole di giornalismo si possono definire “non geek ma neppure tecnofobi” come titolava Qualinfo.itsulla ricerca dell’Ordine pubblicata lo scorso 25 gennaio sul rapporto tra internet e i giornalisti italiani.

Tra gennaio e marzo 2013, agli oltre 200 studenti delle scuole di giornalismo italiane, sono state sottoposte le stesse domande del gruppo di ricerca ’Qualità dell’informazione, pubblicità e nuovi media’’, a cui hanno risposto 907 loro colleghi già attivi sul mercato del lavoro. Tra gli allievi delle scuole hanno risposto in 102, la quasi totalità sotto i 30 anni.

Da una generazione di nativi digitali, quella dei nati negli anni ’80, ci si sarebbe aspettato un rapporto più viscerale e spontaneo con il mondo digitale. Non è proprio così e le nuove leve hanno un profilo ‘tecnologico’ simile a quello dei loro colleghi più anziani.

nelle redazioni praticanti
account Twitter 58% 74%
uso di aggregatori 57% 50%
blog personale 33% 33%
pc portatile 93% 95%
smartphone 66% 76%
sicurezza account 21% 48%

La grande differenza del nuovo giornalista è l’uso imprescindibile dei social network. È quasi impossibile infatti trovare un praticante delle scuole che non abbia un profilo Facebook e sono molti di più (74%), rispetto ai meno giovani (58%), coloro che hanno un account su Twitter.uso di twitter

In calo gli altri strumenti digitali, come aggregatori di notizie (vedi Google news), newsfeed, Skype, che stanno diventando uno strumento secondario, “di riserva”. Infatti, solo la metà dei praticanti delle scuole li usa quotidianamente, mentre tra pubblicisti e professionisti il dato sale al 57%. Tra i giornalisti nativi digitali la fonte primaria di notizia ormai sono i social, Twitter in primis, e non è un caso che, a Mountain View, abbiano deciso di abbassare la serranda di Google reader il prossimo luglio.


Per molti intervistati la blogosfera è già un termine da andare a cercare su Wikipedia. Più della metà di entrambi i campioni non ha un blog. Solo un praticante su tre ha un ‘diario’ personale. Se agli inizi degli anni 2000 il blog costituiva una potenziale vetrina attraverso la quale farsi notare, ora anche i diari personali soccombono allo strapotere dei social.

possiedi un blog?

Nello zainetto del praticante non può mancare un pc portatile personale. Una piccola parte degli altri giornalisti (6,7%) resiste senza. Se il dato sui tablet è omogeneo in tutta la categoria (circa il 30% ne possiede uno), a fare la differenza sono gli smartphone, nelle tasche di tre quarti dei giovani praticanti delle scuole (il 76% ne ha uno). Il resto della categoria è un po’indietro e si ferma al 66%.pc portatile

Chi ha più fiducia nelle proprie conoscenze digitali non sono i giovani allievi delle scuole ma chi pratica la professione sul campo. Di questi, più della metà ha percezione di un uso consapevole e informato della rete. I giornalisti ancora in fase di formazione si mantengono più cauti e dichiarano per oltre la metà (57%) di voler approfondire alcune tematiche.
Conoscesenze delle regole e netiquette

Quasi la metà dei praticanti non cambia le proprie password (48%). I giornalisti delle redazioni e i free-lance fanno un uso più prudente dei propri account: il 79% di loro cambia periodicamente, o su richiesta del sistema, le chiavi d’accesso. C’è almeno la consapevolezza in tutta la categoria che sia più opportuno privilegiare una password più difficile da decifrare rispetto a una più facile da memorizzare. cambio password
LEGGI QUI TUTTI I RISULTATI DEL SONDAGGIO 

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/04/01/ducato-online/internet-e-i-giornalisti-del-futuro-esperti-solo-quanto-basta/40178/feed/ 0
Ingegneri giornalisti e droni “cronisti”, il mestiere si trasforma http://ifg.uniurb.it/2013/03/12/ducato-online/ingegneri-giornalisti-e-droni-cronisti-il-mestiere-si-trasforma/37984/ http://ifg.uniurb.it/2013/03/12/ducato-online/ingegneri-giornalisti-e-droni-cronisti-il-mestiere-si-trasforma/37984/#comments Tue, 12 Mar 2013 22:46:38 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=37984 Il lavoro del giornalista? Un continuo evolversi, a partire dalla formazione. Dalle competenze richieste al singolo fino alla tecnologia che si può mettere al servizio del proprio lavoro, sono molti i progetti delle scuole di giornalismo e delle università di tutto il mondo che tentano di fornire un’educazione il più completa possibile alle nuove generazioni di cronisti.

In Francia, per esempio, già da qualche anno ‘spopolano’ i doppi diplomi. Agli studenti di giornalismo, infatti, è offerta la possibilità di ottenere un “double diplome”, che conferisce due titoli: quello di giornalista, appunto, e un’altra laurea non necessariamente connessa.

Capofila della scuola dei “doubles diplomes” è stato il progetto della scuola di Giornalismo Sciences Po, che nel 2008 si è unita alla Columbia University nel tentativo di offrire, di fronte alle mutazioni del giornalismo, “una formazione integrata e complementare”, idonea al mercato globalizzato. In sostanza, gli studenti ottengono una doppia laurea seguendo un corso della durata di due anni, un anno per ogni scuola di giornalismo.

La stessa Columbia University ha aperto poi il centro Dart per il giornalismo e il trauma, dedicato a come affrontare notizie su violenze, conflitti e tragedie. Scopo del corso è incrementare le competenze necessarie per interagire con le vittime di traumi, portando avanti le interviste con compassione e rispetto. Il centro fornisce ai giornalisti di tutto il mondo le risorse necessarie ad affrontare questi temi, avvalendosi di una rete globale interdisciplinare di professionisti di notizie, esperti di salute mentale, educatori e ricercatori.

L’offerta migliore, però, sempre francese, è quella dell’Institut pratique du journalism e della facoltà di Chimie ParisTech. I due istituti propongono infatti una doppia laurea, in giornalismo e ingegneria, per “formare una figura di giornalista in grado di affrontare livelli di informazione sempre più complessi”. Lo scopo è formare non solo giornalisti scientifici, ma tener anche conto di come il mestiere si stia evolvendo: le conoscenze scientifiche che gli studenti acquisiranno durante il percorso di studi potranno essere, così, molto utili alla formazione di giornalista.

Anche oltreoceano il doppio diploma trova audience. La scuola di giornalismo dell’Università dell’Arizona consente infatti ai propri studenti di “raddoppiare le proprie opzioni” con una laurea in giornalismo accoppiata a uno tra cinque diversi programmi: studi latino-americani, studi medio–orientali e nord africani, pubblica amministrazione, suolo, acqua e scienze ambientali, risorse dell’informazione e scienze bibliotecarie.

E la tecnologia? Le ultime frontiere della professione riguardano il drone journalism, l’uso di velivoli droni al servizio del cronista. Due progetti, il Drone Journalism Lab dell’Università del Nebraska e il Drone Journalism Program dell’Università del Missouri, tentano la carta di fornire ai nuovi giornalisti gli strumenti per utilizzare i maneggevoli apparecchi per il proprio lavoro.

Il progetto  del Nebraska è iniziato già a novembre 2011 e fa parte della macroarea di giornalismo digitale e strategie innovative. Il laboratorio è stato creato da Matt Waite - professore e vincitore del premio Pulitzer nel 2009 – che spiega sul sito come, con la rapida evoluzione del mestiere, l’educazione giornalistica debba crescere “insegnando nuove frontiere e strategie narrative, che rimangono i punti principali ed etici del giornalismo”.

In questo laboratorio,  tre studenti – uno prossimo alla laurea, uno più giovane e uno al secondo anno di università –  affiancano Waite nel creare fisicamente creare i droni, sperimentarli e cogliere i problemi etici, legali e di regolamentazione che l’uso di velivoli senza pilota comporta nel fare giornalismo. “Non abbiamo un programma da seguire – spiega Waite – perché nessuno lo ha mai fatto prima. Stiamo cercando di scrivere le regole, o quelle che noi pensiamo dovrebbero essere le basi di come i giornalisti potrebbero usare droni per il giornalismo”.

Negli Stati Uniti, tuttavia, l’uso di questi mezzi per scopi commerciali – e il drone journalism fa parte di questi – è ancora vietato dall’Ente di aviazione federale (FAA). C’è da aspettare il 2015, anno che il Congresso americano ha stabilito come deadline per renderne legale l’uso in questi campi. “Poiché l’utilizzo di droni per il giornalismo è illegale – continua lo studioso – non mi sembrava giusto per insegnare agli studenti di utilizzare abilità che non potevano utilizzare una volta usciti dalla scuola”.

Waite rivela anche che il collegamento con un altro genere di giornalismo, il data journalism, è presto fatto: i droni, infatti, potrebbero essere impiegati per aiutare a raccogliere dati migliori per stimare le dimensioni degli eventi. “I droni – dice – offrono ai giornalisti la possibilità di avere storie che altrimenti potrebbero non ottenere. Sono molto meno costosi di aeromobili con equipaggio. E sono programmabili, in modo da poterli utilizzare per raccogliere dati, video e foto. In sintesi, sono un altro strumento per aiutare i giornalisti a raccogliere maggiori informazioni”.

Il problema principale da affrontare, allora, rimane la privacy: un acceso dibattito si è aperto su come un drone possa invadere la sfera privata delle persone. Molti si trovano d’accordo sull’adozione di un codice etico per evitare un uso scorretto del mezzo. Sul punto, indicazioni precise arrivano da Matthew Schroyer, fondatore della “Professional Society of Drone Journalists”, che sostiene la necessità di “stabilire degli standard che rispettino il diritto alla privacy e alla sicurezza pubblica, pur consentendo ai giornalisti di svolgere le funzioni di quarto potere”.

E nel prossimo futuro cosa ci sarà? Matt Waite non ha dubbi. “Facile – dice – i Google’s Project Glass.  Video in prima persona e realtà aumentata possono davvero incidere su lavoro dei giornalisti e sul modo di raccontare storie”.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/03/12/ducato-online/ingegneri-giornalisti-e-droni-cronisti-il-mestiere-si-trasforma/37984/feed/ 0
Il Ducato tv n.2 – 18 aprile 2011 http://ifg.uniurb.it/2011/04/20/ducatotv/il-ducato-tv-n-2-18-aprile-2011/8246/ http://ifg.uniurb.it/2011/04/20/ducatotv/il-ducato-tv-n-2-18-aprile-2011/8246/#comments Wed, 20 Apr 2011 15:49:59 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=8246 Il magazine video della Scuola di giornalismo di Urbino

In questo numero:

Dal festival internazionale del giornalismo di Perugia

Voci dal mondo sulla libertà di stampa
di Maddalena Oculi, Gabriele Miceli e Antonio Siragusa
Informazione online a pagamento?
di Rossella Nocca, Alberto Sofia e Antonio Ricucci
– Scuole al lavoro
di Nadia Ferrigo e Francesco Marinelli

- “E’ come una droga”, a volte il gioco può diventare una malattia. La storia di Stefano
di Sara Bertuccioli e Giulia Foschi

- Scalate verdi, arrampicarsi sugli alberi non è più solo un gioco. Sta diventando uno sport. Il “Tree climbing”
di Valentina Gerace e Domenico A. Mascialino

Caporedattore: Noemi Bicchiarelli

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2011/04/20/ducatotv/il-ducato-tv-n-2-18-aprile-2011/8246/feed/ 0
L’Altrapagina – Giornalisti si diventa http://ifg.uniurb.it/2010/02/03/radio-ducato/laltrapagina-giornalisti-si-diventa/1151/ http://ifg.uniurb.it/2010/02/03/radio-ducato/laltrapagina-giornalisti-si-diventa/1151/#comments Wed, 03 Feb 2010 16:53:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=1151 Ascolta lo speciale radiofonico (mp3)

Caporedattore: Annalice Furfari
Conduttori: Matteo Finco ed Emiliana Pontecorvo
Data di trasmissione: 3 febbraio 2010

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2010/02/03/radio-ducato/laltrapagina-giornalisti-si-diventa/1151/feed/ 0 Magazine radiofonico dell'IFG Magazine radiofonico dell'IFG il Ducato no