Qual è l’importanza di ricordare Stefano di fronte a un pubblico di studenti?
“Credo sia la cosa più importante che io possa fare in questo momento. Si tratta di parlare di mio fratello e di raccontare la sua storia ai giovani, quindi a delle persone che hanno il futuro nelle loro mani e che hanno la possibilità di cambiare questa società e tutto ciò che di sbagliato c’è in essa”.
In primo grado i medici sono stati condannati, in secondo grado tutti assolti. Ora arriva la Cassazione, ma c’è il rischio che intervenga la prescrizione. Quali sono le vostre prossime mosse legali?
“La prescrizione arriverà a ottobre considerando che per la morte di mio fratello si continua a parlare di lesioni lievi. Noi andremo avanti comunque. Sono certa che non sia finita qui. E’ vero che ci sono due sentenze che hanno portato a delle assoluzioni, ma queste riconoscono ciò che per cinque anni si è voluto negare: quel pestaggio”.
Cosa chiede alla giustizia italiana? E soprattutto, crede ancora nella giustizia?
“Se non ci credessi, non continuerei a essere in quelle aule, dove, ve lo assicuro, si vive ogni volta un dolore enorme. Per le nostre famiglie essere lì è un enorme sacrificio. Il più delle volte assistiamo a dei processi alle vittime: un massacro della memoria, del ricordo e della dignità dei nostri cari. Dalla giustizia mi aspetto che dimostri di essere davvero giusta e uguale per tutti. E che sia capace, per una volta, anche di giudicare se stessa”.
Tenere vivo il ricordo di suo fratello come può migliorare la giustizia italiana? Potrebbe essere importante introdurre il reato di tortura?
“Questo potrebbe essere un primo passo. Se mi guardo indietro, non posso non ricordare la sofferenza che abbiamo avuto. Siamo partiti da un certificato di morte naturale, dal decesso di mio fratello che ci veniva comunicato con un decreto di autopsia e dall’immagine di quel corpo martoriato che avevo davanti agli occhi. Lui era dietro a una teca e non potevo neanche toccarlo. In quel momento, mi sono sentita sola e totalmente disarmata. Non riuscivo a capire nulla, ero frastornata. L’unica cosa che mi sembrava evidente era che nessuna di quelle persone, che avrebbero dovuto prendersi cura di mio fratello, lo aveva fatto. E che nessuno di quelli che avevo davanti a me era disposto a darmi delle risposte. Così ho capito che dovevo rimboccarmi le maniche e trovarle da sola. Da allora, di passi in avanti ne sono stati fatti moltissimi. Oggi la verità su quello che è accaduto a mio fratello viene riconosciuta. Credo che una parte del merito vada anche a tutti coloro che hanno tenuto viva l’attenzione. Parlo dei mezzi di informazione, ma anche delle persone comuni. Quelli che ci hanno seguiti e che hanno fatto in modo che non scendesse il silenzio. Perché il silenzio è la più grande arma che ha chi punta a non darci nessuna risposta”.
Michele Santoro durante la lezione alla Scuola di giornalismo di Urbino
URBINO – E’ il cinguettio della rete. Che si diffonde. Attira vip, politici, calciatori. Cresce a dismisura in Italia con oltre 2 milioni di utenti: è il ritmo dei 140 caratteri. Un suono che sta cambiando il mondo dell’informazione. Su Twitter si scrivono le dichiarazioni, da Twitter arrivano le notizie. E dalla nostra Scuola, un esempio di come i messaggi in rete fanno notizia. Eccome se la fanno.
I PRECEDENTI - Twitter è ormai una delle “gole profonde” dell’informazione. Uno dei casi più emblematici fu nel maggio scorso la diretta di Soahib Athar, alias @ReallyVirtual, durante la cattura di Osama Bin Laden. Il consulente informatico di 33 anni si trovava a Abbottabad il giorno del blitz americano: “C’è un elicottero, qui sopra. E’ strano, non succede quasi mai”. La notizia della cattura (raccontata in anticipo rispetto alle fonti ufficiali) diventò nel giro di 40 minuti un trending topic (uno degli argomenti del giorno).
Il fenomeno Twitter come fonte di notizie sta crescendo anche da noi. L’ultimo caso rilevante è stata la nomina diLorenzo Ornaghi a ministro nel nuovo governo Monti. Mentre tutti aspettavano la lista ufficiale, uno studente della Bocconi, @enricosavi, ha diffuso la notizia con due tweet, prima riferendo le parole del ministro (“Mi dispiace dover chiudere in anticipo le lezioni per ragioni a voi note. Non è un addio, confido sia un temporaneo commiato”) e poi con il chiarimento: “Ornaghi nuovo ministro dell’istruzione, applausi per lui a fine lezione”.
Sui giornali italiani è finita per ben due volte la comica Sabina Guzzanti (@SabinaGuzzanti). La prima volta polemizzando con Fiorello, alias @sarofiorello, sul suo nuovo programma: “Ogni tanto passo su Fiorello, noiosissimo”. Un annuncio che ha generato un’ondata di retweet e di messaggi di approvazione a favore della comica. Ma la risposta dello showman è stata immediata “Ciao rosiconaaaaa!!! Pensa che una volta mi facevi ridere adesso mi fai tristezza!”.
La seconda volta polemizzando con la giornalista di Repubblica Concita De Gregorio riguardo a una vicenda sulle ultime elezioni regionali nel Lazio. In tutte e due casi: pace fatta tra i protagonisti.
L’ultima, per cronologia, riguarda lo sfogo del giocatore della Lazio Djibril Cisse. Dopo l’ultima partita di Europa League contro il Vaslui se l’è presa coi tifosi sul suo profilo Twitter: “Tutti voi fott**i a cui piace parlare rimpiangerete presto le vostre parole ciao branco di idioti”; “Vedrete realmente chi sono e farò rimpiangere ogni parola ai miei nemici. Ringrazio i miei veri tifosi per il loro supporto”; “E per favore, smettetela di chiamarmi Leone Nero. Djib è meglio…”. Infine rivolgendosi ai veri tifosi: “Tornerò a segnare presto, ve lo prometto. Buonanotte”.
IL CASO SANTORO – La lezione con Michele Santoro è stata seguita in live-tweeting. Mentre il giornalista di Servizio Pubblico parlava, gli allievi diffondevano sul social network le sue dichiarazioni.
Un incontro che ha avuto una rilevanza pubblica. Alcune frasi non sono sfuggite alla rete: gli utenti le hanno retwittate più di una volta, finché Libero-News non ha fatto il primo articolo. Poi è arrivata la cronologia su Storify di Arianna Ciccone, fondatrice del Festival internazionale del giornalismo di Perugia. Infine gli articoli su Vanity Fair e Il Post.
LE FRASI – La notizia più retwittata è stata quella riferita alla Rai: “Basta un fischio e torno”. Sempre riferendosi all’azienda pubblica, Libero-news ha pubblicato un articolo riprendendo un tweet impreciso: “E’ il centrosinistra che mi ha costretto ad andar via”.
La frase ha fatto notizia pur se sbagliata: si riferiva infatti al 1996 come precisato successivamente (@nadiaferrigo: Correggo: nella #lezioneconsantoro all’#ifgurbino la frase “è stato il centrosinistra a cacciarmi dalla Rai” è riferita al ’96).
Santoro non ha risparmiato stoccate neppure a Mentana (“Cresce per demerito degli altri”) e alla sua azienda (“Sono quattro settimane che batto La7, provate voi”).
L’incontro era riservato agli iscritti al corso ma alcuni di questi lo hanno raccontato in diretta su Twitter. Commentando i risultati di Servizio pubblico negli ascolti, in discesa dalla prima puntata, Santoro ha detto: “Sono quattro settimane che batto La7, provate voi” – Il Post
Ad Urbino, durante i lavori della scuola di giornalismo, ha fatto sobbalzare tutti sulla sedia sostenendo che se la Rai fa un fischio lui è «pronto a tornare», perché a cacciarlo da viale Mazzini «è stato il centrosinistra», quando è stato lui a chiedere di andarsene. – Enrico Paoli su Libero-news
Il punto è che i 32 allievi praticanti giornalisti, abituati a trattare le notizie su Internet, hanno praticamente raccontato in diretta la lezione di Santoro attraverso il loro account su Twitter, mettendo in piazza tutti le frasi dette dal giornalista. Dalle riflessioni sulla concorrenza («Io batto La7») a quelle sulla carriera personale («Basta un fischio e torno alla Rai»). – Francesco Oggiano su Vanity Fair
I COMMENTI – Michele Santoro ha parlato per oltre due ore davanti agli allievi della Scuola. Di frasi twittate ce ne sono tante (qui lo Storify dell’evento), ma quelle che in diretta (e non solo) hanno richiamato l’attenzione degli utenti sono state due: “Io non conoscono bravi giornalisti che non lavorano” e “A Servizio Pubblico non ci sono precari”. Quasi tutti commenti negativi. Stessa sorte per quelli pubblicati sulla pagina del Post.
Corrado Lembo, procuratore capo Tribunale Santa Maria Capua Vetere
URBINO – La sua è la procura di Gomorra, dove nessuno vuole più lavorare: il personale non basta, il lavoro è troppo e la guerra alla camorra è cosa di tutti i giorni. Corrado Lembo non è un giornalista. E’ il capo della procura di Santa Maria Capua Vetere, alle porte di Caserta.
Eppure il confronto con gli allievi dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo è sembrato a tratti una conversazione tra colleghi invece di una lezione di procedura penale. “Un bravo giornalista – ha spiegato Lembo – non si ferma alla superficie dei fatti, ma cerca sempre di risalire alla loro origine. I bravi magistrati fanno lo stesso”.
E’ così che una rapina a mano armata può diventare più di un semplice fatto di cronaca. “L’autore della rapina – ha raccontato Lembo – era un ragazzo incensurato, benestante, figlio di un primario. Non riuscivamo a spiegarci perché avesse deciso di rapinare una banca. Durante l’interrogatorio ci accorgemmo che aveva il cosiddetto labbro leporino. Suo padre l’aveva rifiutato fin dall’infanzia per questa malformazione e a lui venne in mente di compiere una rapina per conquistare quelle attenzioni che non aveva mai avuto. Il ragazzo è stato condannato, ma il processo è servito a farli riavvicinare”.
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Video intervista di ANTONIO SIRAGUSA
Per Lembo, le similitudini fra i due mestieri non finiscono qua: “I magistrati non sono ricettori di notizie di reato”, così come i giornalisti non sono, o non dovrebbero essere, passatori di veline. “Entrambi hanno il dovere di cercare, di essere indipendenti”. Proprio per questo, è un grande fan della conduttrice di Report, Milena Gabanelli: “Nella mia procura – ha detto – vorrei venti giornalisti come lei”.
Certo, non sempre le due categorie condividono gli stessi obiettivi. Un giornalista ha il dovere di pubblicare notizie di interesse pubblico (e l’ambizione di farlo prima degli altri): che siano penalmente rilevanti o meno, coperte dal segreto delle indagini o meno. Un magistrato ha il dovere di tutelare un segreto, almeno fino a quando l’atto giudiziario non viene notificato all’indagato o al suo avvocato. Malgrado queste differenze, Lembo riconosce ai giornalisti il diritto e il dovere di andare fino in fondo, perché “i fatti taciuti intenzionalmente producono mezze verità e una mezza verità non è mai giustificabile, né da un punto di vista deontologico, né dal punto di vista penale”.
Ciò che conta, per lui, è che “magistrati e giornalisti facciano il loro lavoro rispettando la dignità umana. Non importa – ha detto – se avrete davanti un killer o un incensurato. Ricordatevi sempre che si tratta di una persona”.
Michele Santoro (in alto) e Andrea Vianello (in basso)
URBINO – Si conclude con ospiti d’eccezione la settimana di seminari organizzati dall’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino. Dopo Dino Pesole del quotidiano economico Il sole 24 ore, il cronista parlamentare di Repubblica Silvio Buzzanca e il Procuratore di Santa Maria Capua Vetere Corrado Lembo, venerdì 25 e sabato 26 i praticanti della scuola daranno il benvenuto a Michele Santoro e Andrea Vianello. L’ex di Annozero e autore di Servizio Pubblico, il programma che ha rivoluzionato il rapporto tra televisioni e talk show politici, parlerà delle sue esperienze e della sua concezione di televisione pubblico. Alle 18 Michele Santoro parteciperà alla cerimonia di intitolazione dello studio televisivo dell’istituto a Giovanni Mantovani, ex direttore della scuola e suo collega ai tempi di Samarcanda. A conclusione della giornata saranno consegnate le borse di studio dell’Associazione per la Formazione al Giornalismo, intitolate allo stesso Mantovani, e a due ex allievi prematuramente scomparsi: Lucio Boattini e Francesca Crociani. Sabato invece, il giornalista dell’arena mattutina di Rai Tre Agorà parlerà con i praticanti dei talk show d’informazione e del ruolo del servizio pubblico radio-televisivo.
Seguiranno gli interventi inaugurali del rettore dell’Università di Urbino, Stefano Pivato, del prefetto Attilio Visconti, del presidente della Provincia Matteo Ricci, del sindaco Franco Corbucci, dei presidenti dell’ Ordine dei giornalisti nazionale, Enzo Iacopino, e di quello delle Marche, Gianni Rossetti.
Coordinerà i lavori la direttrice dell’ Istituto per la formazione al giornalismo, la professoressa Lella Mazzoli.
Questa sera alle 21, al teatro Sanzio lo spettacolo multimediale a cura del teatro Stabile di Verona per la presentazione del libro di Cazzullo “Viva l’Italia”.
L’ingresso è gratuito
(a.s.)
In occasione dei festeggiamenti del ventennale della scuola, che ricorre quest’anno, interverranno alle 18 il rettore dell’Università di Urbino, Stefano Pivato, il prefetto Attilio Visconti, il presidente della Provincia Matteo Ricci, il sindaco Franco Corbucci, i presidenti dell’ Ordine dei giornalisti nazionale, Enzo Iacopino, e di quello delle Marche, Gianni Rossetti. A coordinare i lavori sarà la direttrice dell’ Istituto per la formazione al giornalismo, la professoressa Lella Mazzoli.
Sebastiano Guerrera, direttore dell’ Accademia di Belle Arti, inaugurerà nelle aule di Via della Stazione una mostra di opere realizzate da ex allievi.
In serata, dalle 21 al Teatro Sanzio, Aldo Cazzullo leggerà alcuni brani dal suo libro “Viva l’ Italia”. Risorgimento e Resistenza: perchè dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione. Ad accompagnare la presentazione multimediale, a cura del teatro Stabile di Verona, ci sarà la pianista Sabrina Reale, le letture di Marianna dal Collo, Michele Ghionna e Paolo Valerio, e le immagini di repertorio a cura di Roberto Guglielmi.
Ingresso gratuito
(a.r.)
La scuola, fondata nel 1991, ha formato 300 giornalisti che ora lavorano in testate nazionali e internazionali. “Alta la percentuale di occupazione -afferma Paola Anderlucci, segretaria dell’istituto da vent’anni – che si aggira intorno al 90%”.
Ascolta l’intervista a Paola Anderlucci, segretaria IFG