il Ducato » servizio pubblico http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » servizio pubblico http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it La Rai e il modello Bbc: cultura, canone pagato da (quasi) tutti e niente pubblicità http://ifg.uniurb.it/2014/03/19/ducato-online/la-rai-e-il-modello-bbc-cultura-canone-pagato-da-quasi-tutti-e-niente-pubblicita/59865/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/19/ducato-online/la-rai-e-il-modello-bbc-cultura-canone-pagato-da-quasi-tutti-e-niente-pubblicita/59865/#comments Wed, 19 Mar 2014 16:27:41 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=59865 rai_cavalloInformazione culturale di qualità, ascolti e canone. Pagato da tutti (o quasi). Non è un’utopia, ma il modello Bbc. E magari una possibilità di crescita per il servizio pubblico italiano, la Rai, all’alba della scadenza della concessione statale fissata nel 2016. Quando forse sarà scritta una nuova convenzione. Secondo molti osservatori, la rivoluzione della Rai sarebbe possibile prendendo come riferimento il servizio pubblico inglese, in cui la pubblicità è vietata e che viene finanziato dai contribuenti britannici. Una televisione che si basa su cultura, informazione, documentari e approfondimenti: un’ampia offerta che non trasmette programmi spazzatura, ma che allo stesso tempo attrae milioni di telespettatori. Il modello inglese ha infatti  il sostengo del pubblico: il 70% dei cittadini britannici si dichiara soddisfatto di pagare la tassa sul televisore, mentre l’evasione è la più bassa d’Europa (4%). Fino a qui tutto bene, se non fosse che la Bbc è in rosso e molto probabilmente manderà in onda solo su internet il suo terzo canale per risparmiare 100 milioni di sterline all’anno.

Ma se la Bbc fatica ad andare avanti senza pubblicità, la Rai non è messa meglio: viale Mazzini stima che circa 5 milioni di famiglie, il 26%, evadano il canone causando al servizio pubblico un mancato gettito di circa 560 milioni di euro. “Anche se tutti pagassero la tassa sul televisore – dice il giornalista Loris Mazzetti – non ci sarebbero comunque abbastanza fondi per fare andare avanti la Rai così com’è adesso”. La pubblicità, infatti, garantisce 700 milioni all’anno ai quattordici canali del servizio pubblico. Difficile farne a meno. Ma essere dipendenti dal mercato ha spinto la Rai a cercare il consenso del pubblico generalista. Per Renato Parascandolo, ex direttore di Rai Educational, a causa dell’incalzare delle televisioni commerciali “i programmi culturali del servizio pubblico hanno subìto una progressiva marginalizzazione che si è tentato di arginare esasperando l’aspetto della divulgazione a buon mercato”. Qualche anno fa Micromega, La rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais, si è scagliata contro  Voyager, il format che la Rai inserisce nella sezione ‘Programmi di promozione culturale”. In un articolo del 1 ottobre del 2009, Chiara Ceci e Stefano Moriggi, prendendo spunto da un saggio edito da Rizzoli del filosofo Harry Frankfurt, esprimevano “l’amarezza di vedere una televisione di Stato ridotta a divulgare stronzate in prima serata”.

Secondo molti, però, la situazione odierna della Rai non è solo dovuta alle richieste del pubblico. Per il giornalista Piero Dorfles “quello radiotelevisivo, come tutti i prodotti, non si basa solo sulla domanda, ma anche sull’offerta: se esiste una forte offerta in una certa direzione, spesso il pubblico l’accetta e modifica i propri desideri”. E continua: “Per fare un esempio, se sugli scaffali del supermercato non c’è la crema di marroni, è difficile che i clienti la chiedano. Ma se il supermercato offre molte creme di marroni è probabile che qualcuno inizi a comprarle e magari a consumarle tutti i giorni. Questa considerazione deve però tener conto del fatto che nel nostro Paese solo il 5% della popolazione legge abitualmente, quindi il prodotto culturale è difficile da smerciare”.

Come sostiene lo scrittore e giornalista Corrado Augias, infatti, “la cultura non è una necessità basilare per l’uomo. Serve un modo, una scintilla che faccia interessare le persone alla cultura. E non è facile”. A riuscire nell’impresa sono stati alcuni dei programmi  più visti della storia di Rai, come la Divina Commedia letta da Roberto Benigni o ‘Vieni via con me’. Il programma, condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano, è riuscito a catalizzare l’attenzione di oltre 9 milioni di spettatori sfruttando le caratteristiche del teatro per fare informazione. “Per offrire programmi di qualità che piacciano al pubblico basta lasciar fare la televisione ai professionisti del settore” dice ancora Mazzetti. E avverte: ”Se a decidere quali programmi possono andare in onda sono i politici non ci può essere una rivoluzione del servizio pubblico”.

Anche per Giorgio Simonelli, docente di storia della televisione all’Università cattolica di Milano, il problema è come i programmi vengono fatti. “Il servizio pubblico non ha bisogno dell’Isola dei Famosi: quella è tv fatta male. Però i programmi di divulgazione non bastano, bisogna offrire anche  informazione e fiction di qualità”. Sulla vendita delle reti Simonelli pensa che un solo canale Rai finanziato dal canone significherebbe “la marginalizzazione del  servizio pubblico, che non sarebbe più in grado di fare un offerta culturale degna”. La pubblicità però porta soldi e non è il male assoluto.“I programmi vanno ideati con i criteri di qualità – continua Simonelli – la pubblicità va collocata dopo e in modo che non stravolga il prodotto. Quello che è sbagliato è creare enormi contenitori di consigli per gli acquisti”.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2014/03/19/ducato-online/la-rai-e-il-modello-bbc-cultura-canone-pagato-da-quasi-tutti-e-niente-pubblicita/59865/feed/ 0
Pulitzer, ecco i 21 servizi vincitori http://ifg.uniurb.it/2013/04/16/ducato-online/pulitzer-ecco-i-21-servizi-vincitori/43084/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/16/ducato-online/pulitzer-ecco-i-21-servizi-vincitori/43084/#comments Tue, 16 Apr 2013 17:23:51 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=43084 [continua a leggere]]]> Dai poliziotti a cui non piace rispettare i limiti di velocità (e uccidono 19 persone) alla guerra civile in Siria, da l’inquinamento degli oleodotti in Michigan ai conti segreti dell’ex premier cinese Wen Jiabao: sono questi alcuni degli argomenti trattati dai servizi, dalle inchieste e dai reportage vincitori dei prestigiosi premio Pulitzer, assegnati ieri a New York. Ecco, in dettaglio, i 14 vincitori.

SERVIZIO PUBBLICO
Sun Sentinel, Fort Lauderdale, FL

A tutta velocità, per andare a lavoro o semplicemente per gioco, fino a superare i 200 chilometri all’ora. Oltre 800 poliziotti della Florida, secondo l’inchiesta del Sun Sentinel di Fort Lauderdale, quotidianamente superano i limiti di velocità (circa 90 chilometri orari) “violando in modo evidente la fiducia dei cittadini”. Dal 2004 l’eccesso di velocità ha provocato 320 incidenti e 19 morti. Solo un poliziotto è stato condannato: 60 giorni di carcere.

BREAKING NEWS
La redazione del The Denver Post

Denverpost.com del 20 luglio 2012

 La notte del 20 luglio 2012 centinaia di persone affollavano il multisala “Century 16 Movie Theater” di Aurora per vedere la prima mondiale del film “Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno“. Dodici fra gli spettatori, tra i quali diversi bambini, furono uccisi. Per aver raccontato il “massacro di Aurora” in modo puntuale e preciso, attraverso l’uso di Twitter, Facebook, video e foto, lo staff del The Denver Post vince il Pulitzer sezione Breaking News.  Il giornale ha anche pubblicato l’audio della prima telefonata ricevuta dalla polizia che segnalava gli spari e una timeline interattiva che descrive ogni momento della vicenda.

 
GIORNALISMO INVESTIGATIVO
David Barstow e Alejandra Xanic von Bertrab del New York Times

L’inchiesta dei giornalisti David Barstow e Alejandra Xanic von Bertrab sul fenomeno della corruzione nel Wal-Mart, nel settore della grande distribuzione

Come fa una multinazionale nel settore della vendita al dettaglio a sbaragliare la concorrenza e dominare con successo anche il difficile mercato messicano? La domanda se la sono posta due giornalisti del NYT e la risposta è stata tutt’altro che incoraggiante. Dal 2005 infatti i dirigenti di Wal – Mal, multinazionale con oltre 200 dipendenti in Messico, sono riusciti ad ottenere il controllo di Città del Messico corrompendo la pubblica amministrazione per avere permessi e licenze: quasi 20 milioni di euro (24 milioni di dollari) in totale di mazzette.

EXPLANATORY REPORTING (Giornalismo esplicativo)
La redazione del New York Times

I lati oscuri di una delle più potenti società del mondo, dalla paga dei lavoratori alla produzione dei componenti fuori dal continente americano

La “i” revolution, quella degli iPhone, iPad e  iTunes, ha cambiano radicalmente molti aspetti della vita sociale, dall’economia mondiale al modo in cui le persone interagiscono fra di loro. Ma il mondo Apple non è tutto rose e fiori, anzi forse, a guardar bene, quella ‘mela’ è piena di bruchi. Così lo staff del NYT ha voluto scavare a fondo nella “i-produzione”, scoprendo ad esempio che la maggior parte dei componenti elettronici viene prodotta all’estero, in Russia, Cina, Turchia o Repubblica Ceca provocando molte perdite nelle casse americane. In molte fabbriche inoltre i lavoratori fanno turni da più di 60 ore a settimana, 7 giorni su 7, spesso senza avere gli straordinari pagati. Nel 2009 circa 140 persone accusarono ferite provocate dall’uso dell’esano, un elemento tossico usato per pulire gli schermi degli iPhone.

GIORNALISMO LOCALE
Brad Schrade, Jeremy Olson e Glenn Howatt dello Star Tribune, Minneapolis

Poche cure e scarsa igene negli asili di Minneapolis causando la morte di 8 bambini

Asili con un numero di bambini superiore a quello consentito e condizioni che violavano le regole di sicurezza. Secondo l’inchiesta dello Star Tribune di Minneapolis, che ha preso in esame centinaia di atti della polizia contro gli asili non a norma, il numero di bambini morti negli asili si è raddoppiato negli ultimi 5 anni fino ad arrivare a uno al mese. Tra questi c’era anche Blake Fletcher, 3 mesi, lasciato senza controlli per più di due ore in un box per bambini e morto asfissiato.

GIORNALISMO SU QUESTIONI NAZIONALI
Lisa Song, Elizabeth McGowan e David Hasemyer dell’InsideClimate News, Brooklyn, NY

Il lavoro di Lisa Song, Elizabeth McGowan e David Hasemyer sulla scarsità dei controlli sugli oleodotti negli States

Il Pulitzer premia anche la salvaguardia dell’ambiente. E’ il caso dell sito no-profit InsideClimate News di Brooklyn che ha ricevuto il prestigioso premio grazie all’indagine condotta nel 2010 sugli oleodotti della società canadese Enbridge. Sotto accusa alcune delle tubature in Michigan: a causa della scarsa manutenzione e della mancanza di controlli, una perdita di oltre tre milioni di litri di petrolio si è riversata direttamente nei fiumi Talamadge e Kalamazoo. I fiumi confluiscono nel lago Michigan che fornisce acqua potabile a oltre 10 milioni di persone.

GIORNALISMO SU QUESTIONI INTERNAZIONALI
David Barboza del New York Times

Il servizio del NYT sugli affari della famiglia di Wen Jiabao

Almeno 2,7 miliardi di dollari (quasi 2,1 miliardi di euro) è la fortuna della famiglia dell’ex premier cinese Wen Jiabao secondo l’inchiesta di David Barboza. La madre di Wen, Yang Zhiyun, che era un’insegnante del nord della Cina, oggi, a 90 anni, “non solo è uscita dalla povertà, ma è divenuta incontestabilmente ricca”. L’inchiesta la vede soggetto, assieme con figli e cognati, in investimenti che spaziano dalla finanza all’acquisto di gioielli e aziende di telecomunicazione, nonché progetti di infrastrutture. Dall’uscita della notizia i legali della famiglia cinese hanno fatto causa al NYT il quale sito poco dopo è stato anche attaccato da hacker cinesi.

FEATURE (giornalismo d’approfondimento)
John Branch del New York Times

L’infografica interattiva che spiega le dinamiche della valanga che travolse e uccise 16 tra sciatori e snowboarders

“La neve arrivò dirompente senza preavviso tra gli alberi, solo un sibilo all’ultimo secondo, seguito da un muro a due piani di colore bianco e il grido lacerante di Chris Rudolph: ‘Valanga! Elyse!‘. La cosa che più avevano cercato – la fresca e morbida neve – d’improvviso divenne il loro nemico. Da qualche parte sopra, sul prato bianco e intatto della montagna, si era formata una crepa a forma di fulmine che ha ‘affettato’ una lastra di ghiaccio di quasi 200 metri di larghezza e tre metri di profondità. La gravità ha fatto il resto”. E’ la storia dei sopravvissuti alla valanga di Tunnel Creek, sulle Cascade Mountains nello Stato di Washington, che nel febbraio 2012 ha ucciso quattro persone e che il Times ha raccontato con una imponente infografica interattiva.

OPINIONI
Bret Stephens del Wall Street Journal

Uno degli editoriali che hanno valso al giornalista il premio Pulitzer

Bret Louis Stephens, classe 1973, è un giornalista americano nato a New York e vissuto a Città del Messico. La sua carriera al Wall Street Journal inizia nel 1998, prima come editorialista a New York poi a Bruxelles per il Wall Street Journal Europe. Dal 2006 cura l’editoriale del giornale dal titolo “Global View” nel quale si occupa di politica estera e interna americana. Secondo la giuria del premio, i suoi articoli sono “incisivi e spesso animati da colpi di scena “.

CRITICA
Philip Kennicott del Washington Post

Premio sezione “Criticism” a Kennicott per i suoi articoli sull’arte e la società

Philil Kennicott, 47 anni, è il critico d’arte della sezione Style del Washington Post dal 1999. A valergli i premio sono stati, tra gli altri, i suoi articoli sull’esibizione fotografica “A Living Man Declared Dead and Other Chapters I-XVIII” di Taryn Simon alla Corcoran Gallery, la mostra di architettura di Kevin Roche alla National Building Museum e un saggio sulla violenza delle immagini fotografiche online. La giuria ha premiato Kennicott per “i suoi saggi eloquenti e appassionati sull’arte e sulle forze sociali che vi sono alla base, un critico che da sempre si impegna per rendere i suoi argomenti interessanti al pubblico”. Nel 2000 il giornalista era stato finalista per il premio Pulitzer nella sezione “Editoriali”.

EDITORIALI
Tim Nickens e Daniel Ruth del Tampa Bay Times, St. Petersburg, FL

Uno degli articoli che ha permesso di continuare con la fluorizzazione dell’acqua a Pinellas County

La fluorizzazione è una pratica chimica che permette di aggiungere composti di fluoro nell’acqua con lo scopo di prevenire la carie. Il metodo è sicuro e dal 2000 aiuta i cittadini americani a prevenire le visite dal dentista. Nel 2011 a Pinellas Country la commissione della città aveva intenzione di terminare la fluorizzazione affermando che troppo fluoro poteva fare male alla salute.  Tim Nickens e Daniel Ruth, attraverso i loro 10 editoriali sul tema, hanno dimostrato che il fluoro non fa male, battendosi per continuare la fluorizzazione e preservare la salute dentale dei 700.000 abitanti di Pinellas County.

VIGNETTE
Steve Sack dello Star Tribune, Minneapolis

Una vignetta raffigura il leader nord coreano Kim Jong-un

“Una collezione di vignette dallo stile originale e create con l’intelligente intenzione di far capire bene al pubblico il suo inconfondibile punto di vista”. Con questa frase i giudici del Pulitzer hanno premiato Steve Sacks, vignettista dello Star Tribune dal 1981. Sack ha disegnato oltre 7.800 vignette per il giornale, tutte a tema politico-economico,  e nel 2004 è stato finalista per lo stesso premio.

FOTOGRAFIA DI ATTUALITA’
Rodrigo Abd, Manu Brabo, Narciso Contreras, Khalil Hamra e Muhammed Muheisen dell’Associated Press

Un siriano piange stringendo il figlio ucciso dalle truppe militari del regime vicino a Dar El Shifa hospital, Aleppo. Foto di Manu Brabo

Il premio Pulitzer per la fotografia ‘breaking news‘ va a cinque fotografi dell’agenzia internazionale Associated Press per i reportage fatti negli ultimi due anni sulla guerra in Siria. Per la giuria sono “memorabili” e scattati “sotto estremo pericolo”. La guerra civile in Siria tra i ribelli dell’Esercito Siriano Libero e il governo di Bashar al-Assad è una delle più sanguinose di tutto il Medio Oriente: 90.000 morti in due anni secondo l’ultimo bilancio delle Nazioni Unite.

FOTOGRAFIA
Javier Manzano, fotografo free-lance, Agence France-Presse

La foto, distribuita da Agence France-Presse, è stata scattata il 18 ottobre 2012 ad Aleppo

Due soldati ribelli siriani fanno la guardia al loro covo nel quartiere Jabl Karmel di Aleppo. La luce entra timida dietro di loro, trovando spazio da alcuni fori lasciati da colpi di proiettile e schegge vaganti. Nel suo passaggio illumina la polvere di più di cento giorni di bombardamenti, bombe e scontri a fuoco. Il quartiere di Karmel Jabl è un punto strategico per la sua vicinanza alla strada principale che separa alcuni dei principali campi di battaglia della città. Entrambe le parti, l‘Esercito Libero Siriano e il regime, puntano molto sui cecchini in un gioco al gatto e al topo lungo le linee del fronte di Aleppo.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/04/16/ducato-online/pulitzer-ecco-i-21-servizi-vincitori/43084/feed/ 0
Pulitzer: 4 premi al New York Times. Al Sun Sentinel il ‘servizio pubblico’ http://ifg.uniurb.it/2013/04/16/ducato-online/pulitzer-quattro-premi-al-new-york-times-per-il-servizio-pubblico-vince-il-sun-sentinel/43060/ http://ifg.uniurb.it/2013/04/16/ducato-online/pulitzer-quattro-premi-al-new-york-times-per-il-servizio-pubblico-vince-il-sun-sentinel/43060/#comments Tue, 16 Apr 2013 08:05:58 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=43060

L’inchiesta del Sun Sentinel sugli eccessi di velocità dei poliziotti fuori servizio

Trionfo per il New York Times alla premiazione dei premi Pulitzer 2013 . Il giornale ha vinto in quattro delle 21 categorie: giornalismo investigativo, ‘explanatory reporting’ (giornalismo ‘esplicativo’), temi internazionali e feature (che potremmo tradurre ‘di approfondimento’). I premi sono stati annunciati ieri alle 15 ora americana (alle 21 in Italia), alla Columbia University.

Il quotidiano newyorkese si è segnalato per il servizio dedicato all’attività di Wal-Mart, la più grande catena americana di distribuzione al dettaglio, e il suo uso di corruzione e tangenti per dominare il mercato messicano; per quello sulla Apple, al centro di un’inchiesta sulle pratiche di business del colosso americano e sul lato più oscuro dell’economia globale. John Branch ha vinto nella categoria ‘feature’ per la sua narrazione evocativa della morte di alcuni sciatori travolti da una valanga. Il giornalista ha approfondito inoltre la sua analisi spiegando le cause scientifiche di questi disastri naturali.

Infine, il miglior servizio internazionale è stato assegnato a David Barboza per l’indagine sulla corruzione ad alti livelli del governo cinese e tra i parenti dell’ex primo ministro Wen Jiabao. Un riconoscimento che la Cina non ha apprezzato: il portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, all’indomani della premiazione, ha dichiarato che secondo Pechino dietro il reportage ci sarebbe una campagna di diffamazione da parte di “voci” contrarie allo sviluppo del Paese asiatico.

foto di Javier Manzano

Come nella passata edizione in cui erano stati premiati anche siti solo online, come l’Huffington Post e Politico.com, anche quest’anno le testate solo online hanno ricevuto riconoscimenti. Inoltre quasi tutte le inchieste vincitrici hanno fatto largo uso di elementi multimediali pubblicati solo online, a conferma che il mondo dell’informazione non può ormai prescindere dal web.

Il premio per le notizie di carattere nazionale è andato all’associazione non profit InsideClimate News, che ha seguito i danni ambientali causati dagli oleodotti, concentrandosi sulla pericolosità del bitume diluito. Lo staff del sito di news ha festeggiato la vittoria con una videoconferenza perché -come ha dichiarato il fondatore ed editore David Sasoon- “lavoriamo tutti dalle nostre case”. Per le breaking news è stata premiata la redazione del Denver Post che ha raccontato la strage di Aurora, in Colorado, dove sono state uccise 12 persone.

Una delle foto del reportage dell’Associated press

Per la fotografia sono state premiate nella categoria ‘attualità’ le immagini di Rodrigo Abd, Manu Brabo, Narciso Contreras, Khalil Hamra e Muhammed Muheisen dell’ Associated Press che hanno raccontato la guerra civile in Siria; mentre nella categoria ‘feature photography’ è stato premiato il fotografo free-lance, Javier Manzano, per l’immagine di due soldati ribelli siriani che sorvegliano una sentinella dentro una stanza illuminata dalla luce che filtra dai fori prodotti da proiettili sulla serranda alle loro spalle.

Ecco l’elenco completo dei vincitori:

  • Giornalismo localeBrad Schrade, Jeremy Olson e Glenn Howatt dello Star Tribune, Minneapolis
  • Feature John Branch del New York Times
  • Opinioni Bret Stephens del Wall Street Journal
  • CriticaPhilip Kennicott del Washington Post
  • EditorialiTim Nickens e Daniel Ruth del Tampa Bay Times, St. Petersburg, FL
  • VignetteSteve Sack dello Star Tribune, Minneapolis
  • Fotografia di attualitàRodrigo Abd, Manu Brabo, Narciso Contreras, Khalil Hamra e Muhammed Muheisen dell’Associated Press
  • FotografiaJavier Manzano, fotografo free-lance, Agence France-Presse

Vincitori 2013 nella sezione letteratura, teatro, musica

  • Romanzi “The Orphan Master’s Son” di Adam Johnson
  • Teatro“Disgraced” di Ayad Akhtar
  • Scrittura di saggi storici“Embers of War: The Fall of an Empire and the Making of America’s Vietnam” di Fredrik Logevall (Random House),
  • Biografie“The Black Count: Glory, Revolution, Betrayal, and the Real Count of Monte Cristo” di Tom Reiss (Crown)
  • Poesia“Stag’s Leap” di Sharon Olds
  • Saggistica“Devil in the Grove: Thurgood Marshall, the Groveland Boys, and the Dawn of a New America” di Gilbert King (Harper)
  • Musica“Partita for 8 Voices” di Caroline Shaw (New Amsterdam Records)

Il Pulitzer è il riconoscimento giornalistico più antico e prestigioso del mondo. Istituito nel 1917 dall’editore Joseph Pulitzer, è gestito dalla Columbia University di New York a cui il magnate lasciò tutti i suoi averi. Il premio, diviso in 21 categorie, assegna ai vincitori una ricompensa di diecimila dollari. Al vincitore della categoria ‘servizio pubblico’, al posto dei soldi, viene, invece, conferita una medaglia d’oro. Oltre ai premi per il giornalismo la giuria –composta da 19 personalità del mondo dell’informazione – assegna anche sette premi per le arti, la musica e la letteratura.

Nella categoria narrativa -in cui l’anno scorso nessun romanzo era stato considerato all’altezza si ricevere il Pulitzer- è stato premiato lo scrittore Adam Johnson, autore di The Orphan Master’s Son, pubblicato in Italia da Marsilio con il titolo ‘Il signore degli orfani’.c’è stato anche un vincitore nella sezione narrativa.

 

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2013/04/16/ducato-online/pulitzer-quattro-premi-al-new-york-times-per-il-servizio-pubblico-vince-il-sun-sentinel/43060/feed/ 0
Da Agorà a Sanremo: quando la tv si fa “social” http://ifg.uniurb.it/2012/03/27/ducato-online/da-agora-a-sanremo-quando-la-tv-si-fa-social/29653/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/27/ducato-online/da-agora-a-sanremo-quando-la-tv-si-fa-social/29653/#comments Mon, 26 Mar 2012 23:15:13 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=29653 #socialtv WEBTALK: #reportersottozero #sfigatimonotoniemammoni]]> URBINO – Telespettatori, armatevi di smartphone e pc. Non è più tempo di cambiare canale, ma di “cambiare la televisione”. Oggi con la #socialtv tutti possono interagire coi programmi attraverso internet e i social network. Tanto che gli stessi format stanno cambiando, facendo per esempio dialogare i cittadini con gli ospiti, come nel caso di “Agorà”. Quest’anno al festival di Sanremo era addirittura possibile selezionare i concorrenti esordienti dal web. Ma l’interazione internet-tv comporta anche dei rischi, come nel caso del tg La 7, in cui il direttore Enrico Mentana, confuso da un tweet di un falso Corrado Passera, ha dato una notizia bufala.

Quale sarà la televisione del futuro? Rispondeteci su Twitter digitando l’hashtag #socialtv.

Clicca qui per vedere il video incorporato.

A cura di Nadia Ferrigo e Maddalena Oculi

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2012/03/27/ducato-online/da-agora-a-sanremo-quando-la-tv-si-fa-social/29653/feed/ 0
La rivoluzione del crowdfunding Vuoi un’inchiesta? Ora è su misura http://ifg.uniurb.it/2012/01/27/ducato-online/la-rivoluzione-del-crowdfunding-vuoi-uninchiesta-ora-e-su-misura/17267/ http://ifg.uniurb.it/2012/01/27/ducato-online/la-rivoluzione-del-crowdfunding-vuoi-uninchiesta-ora-e-su-misura/17267/#comments Fri, 27 Jan 2012 16:45:32 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=17267

L'home page di youcapital.it

Immaginate di avere la passione per il giornalismo e di voler approfondire e raccontare ai vostri concittadini i disagi causati dalla neve a Urbino. Non avendo i soldi per noleggiare le telecamere, per pagarvi gli spostamenti e il tempo necessario per un lavoro ricco di informazioni e di interviste, spesso siete costretti a rinunciare in partenza perché dite a voi stessi: “Non posso, io sono un dilettante”. Ora, invece, è nato un nuovo modo di fare inchiesta, finanziato e promosso dai lettori. E’ arrivato in Italia il crowdfunding journalism, il “giornalismo finanziato dalle folle”, già diffuso negli Stati Uniti e in altri Paesi europei, e promosso da alcuni portali su internet.

Si tratta di qualcosa di simile a ciò che sta facendo Michele Santoro con Servizio pubblico, offrendo un prodotto giornalistico in cambio della fiducia e del finanziamento dei telespettatori. Ma nel suo caso non c’è la dimensione del giornalismo partecipativo, i temi sono ancora imposti dall’alto, mentre il crowdfunding parte dal basso, è una sorta di ribaltamento un po’ anarchico del modo di fare giornalismo. “Gli editori sono i fruitori delle inchieste e ciascun utente non può offrire più del 20 % delle risorse complessive per realizzarla, così da evitare condizionamenti” – ci dice Giancarlo Basso, del nuovo portale italiano Pubblico Bene (tra i pionieri nel nostro Paese insieme a youcapital.it e dig-it.it, oltre al gemello del colosso americano spotus.it). Tutto in nome dell’interesse pubblico delle inchieste e di un’informazione alternativa a quella dei grandi media. Le idee possono essere proposte anche dagli utenti, ma queste si traducono in inchieste solo se viene raggiunta una somma decisa in partenza dall’autore ed entro una data stabilita. Altrimenti i soldi tornano a chi li ha offerti oppure vengono reinvestiti per altri progetti di inchiesta.

Il primo portale a lanciare il crowdfunding per il giornalismo è stato l’americano Spot.us, specializzato sulla città di San Francisco. Nato nel 2009, dopo un anno di vita aveva già raccolto 45 mila dollari da centinaia di persone nella sola città californiana, e aveva portato a termine 40 inchieste: ad esempio, sul gap tra ricchi e poveri, sulla chiusura della libreria Stacey, sulla crisi dell’industria del sesso o sulle potenzialità dell’energia solare.

Il concetto di giornalismo finanziato dal basso si adatta molto bene all’ambito locale, a una piccola rete di persone interessate e informate sui problemi della propria zona. Ed è in questo senso che pochi giorni fa ha lanciato il suo progetto italiano Pubblico Bene: nato dall’idea di un gruppo di amici, ha ottenuto un finanziamento dalla regione Emilia Romagna per realizzare le prime due inchieste-vetrina (una sul tema del welfare e l’altra sulla questione degli affitti a Bologna). In una seconda fase saranno gli utenti stessi a proporle e a finanziarle. “L’obiettivo – si legge sulla home page del portale – è realizzare uno slow journalism libero dalla logica dello scoop e dall’urgenza della cronaca”.

Il giornalismo lento e partecipato però non piace a tutti e ci sono molti nodi da sciogliere. Innazitutto c’è il problema delle responsabilità legali per eventuali errori: a risponderne sarebbe l’autore dell’inchiesta o il responsabile del portale che la ospita? Una prima sentenza della Cassazione si è espressa in favore del direttore responsabile di una testata online perché internet è un sistema fluido, non controllabile come un giornale, e perché l’apertura ai commenti lo rende un prodotto non chiuso, dialettico. Si veda, a questo proposito, un’altra recente sentenza sull’omesso controllo di commenti diffamatori dei lettori.
Gli scettici si appuntano anche sul problema dell’affidabilità di un’inchiesta finanziata “a scatola chiusa”. Chi sarebbe disposto a pagare in anticipo un giornalista
sconosciuto che voglia affrontare un tema di interesse pubblico? Il rischio è che ad essere sostenuti economicamente siano solo giornalisti già noti.

E poi c’è chi crede, come l’editorialista del Foglio, Stefano Cingolani, “nella funzione delle élite e nella loro capacità di dare un senso a fatti e notizie altrimenti slegati”. Tutte questioni aperte, ma non c’è dubbio che il finanziamento dal basso sia una grande opportunità per i giovani giornalisti in tempi di crisi.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2012/01/27/ducato-online/la-rivoluzione-del-crowdfunding-vuoi-uninchiesta-ora-e-su-misura/17267/feed/ 0
Lo guardo in tv, ne parlo in rete http://ifg.uniurb.it/2011/12/16/ducato-online/lo-guardo-in-tv-ne-parlo-in-rete/14556/ http://ifg.uniurb.it/2011/12/16/ducato-online/lo-guardo-in-tv-ne-parlo-in-rete/14556/#comments Fri, 16 Dec 2011 16:18:23 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=14556 [continua a leggere]]]> Nichi Vendola in diretta su Servizio pubblico con il cellulare fra le mani, che risponde a Santoro aggiornando Facebook e Twitter. Dietro lo schermo migliaia di spettatori virtuali seguono la trasmissione, commentano, interagiscono. Ci sono davvero tutti nel favoloso mondo del second screen, il fenomeno del momento: utilizzare contemporaneamente i due media, internet e televisione.

“Il razzismo è uno strumento di governo del mercato del lavoro”, ore 22.32. La dichiarazione del governatore della Puglia viene pubblicata in diretta. Comincia la pioggia dei commenti, tanti, degli utenti. Passano otto minuti e Vendola ne scrive un altro. Si parla di Ferrovie: “Chi la fa la politica della mobilità in Italia? La fa Moretti? L’amministratore delegato di Trenitalia decide che il trasporto pubblico non è più un servizio sociale? E’ inaccettabile”. In meno di tre minuti 101 mi piace, 15 condivisioni e una trentina di commenti (non tutti positivi).

Gli italiani sono sempre più un popolo di navigatori. Ogni giorno ci sono circa 13 milioni di utenti attivi. Una ricerca pubblicata da Nielsen ha confermato una costante crescita della fruizione dei programmi tv tradizionali attraverso piattaforme internet. Se gli utenti della televisione sono aumentati del 2,9 per cento in un anno, l’audience dei contenuti online di Mediaset, Rai, La7 è cresciuta del 10 per cento. Il vero boom riguarda però i video online: con un più 17 per cento hanno ottenuto il risultato migliore.

In quanti ci avrebbero scommesso? La televisione che sopravvive nell’era di internet. Anzi, il popolo del web che si avvicina alla tv. O ancora i due media che si incontrano. Twitter e Facebook stanno così diventando il nuovo salotto degli italiani. Sempre più “internauti della televisione”. Due schermi, su uno si guarda, su l’altro si interagisce e si commenta. Secondo Giovanni Boccia Artieri, professore di Sociologia dei new media all’università degli studi di Urbino “è cambiata la partecipazione al contenuto televisivo: se prima c’era un pubblico invisibile, oggi grazie soprattutto a Twitter è diventato visibile. Può interagire attivamente su un argomento senza conoscere gli altri utenti”.

Gli utenti aspettano il colpo di scena, la notizia da commentare. Sui social network gli internauti condividono. E si dividono: ieri sera, per esempio, Servizio Pubblico e Piazza Pulita di Formigli sono andati in onda alla stessa ora. Chi seguiva una trasmissione, chi l’altra, chi entrambe. Così è partita la sfida al programma più seguito su Twitter. Il metro di valutazione sono i trending topic: la portata deve essere almeno di 5.000-10.000 tweet nell’arco della durata della diretta. La sfida era aperta. Alla fine fine ha trionfato #Piazzapulita, lasciando al quinto posto il programma di Santoro.

Il second screen può diventare quindi la notizia dentro la notizia. Sulla scia di Vendola, pur se non presente in trasmissione, Nunzia De Girolamo, parlamentare del Pdl, è intervenuta durante la diretta di Piazza Pulita postando su Twitter un commento: “Faccio l’avvocato ma non esercito da quando sono parlamentare. Inoltre non difendo gli ordini in parlamento”.

Tra i programmi giornalistici, il successo sul web negli ultimi mesi spetta a Servizio pubblico. Costruito con “un linguaggio televisivo adattato a internet”, come sostenuto dallo stesso Santoro, la nuova trasmissione trova la propria forza nella rete. Per quattro settimane di fila è infatti entrato nella lista dei trending topic con #serviziopubblico, #gasparri e #brunetta in Italia e a livello mondiale con l’hashtag #passera (un successo arrivato grazie all’appello lanciato dalla redazione, ritwittato da migliaia di utenti).

I dati forniti da Mosaico produzioni confermano la forza del fenomeno all’interno della redazione di Servizio pubblico: oltre 8.000 commenti, 10.000 mi piace, un milione di visualizzazioni ad aggiornamento (con una media di 30 aggiornamenti durante la puntata) e oltre 3.000 condivisioni.

Report Milena Gabanelli

Tra le trasmissioni giornalistiche, non ci sono solo Piazza Pulita e Servizio Pubblico. Report di Milena Gabanelli è diventata domenica 11 dicembre top trend in meno di un’ora. La puntata era su Don Verzé e ha riscosso un successo enorme su internet, come nella realtà (battendo il record di ascolti).

Sempre su Rai 3, un’altra trasmissione di approfondimento è in continua crescita nel mondo digitale. Sul blog di Ballarò gli utenti possono interagire con gli autori del programma per commentare e inviare in diretta messaggi alla redazione. Il successo del second screen è piuttosto evidente anche qui: durante l’ultima puntata sono arrivati 536 commenti solo sul blog, escluse le mail dirette alla redazione. Ma il record spetta alla puntata con la presenza dei ministri Fornero e Catricalà. Sul post pubblicato nel sito sono stati inseriti quasi 900 commenti durante la diretta.

L’interazione tra televisione e internet non riguarda solo i programmi di informazione. Su Twitter, per esempio, il trionfo spetta a Fiorello con “Il più grande spettacolo dopo il weekend”. Nell’ultima puntata la presenza di Roberto Benigni ha fatto schizzare i tweet con l’hashtag #piùgrandespettacolodopoilweekend: 5.407 messaggi inviati in un’ora.

Ormai quasi tutte le trasmissioni hanno un account account ufficiale tra i vari social network. Il successo però non dipende dalle strategie degli autori. Se Fiorello era già una star sul web, lo stesso non si può dire per Che tempo che fa che ogni domenica entra comunque nella top ten di Twitter. In America per esempio riscuotono molto successo le serie televisive. Da noi non è ancora un fenomeno diffuso, anche se qualcuno ce l’ha fatta a entrare nei topic: Il capo dei capi, la serie su Totò Riina.


Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2011/12/16/ducato-online/lo-guardo-in-tv-ne-parlo-in-rete/14556/feed/ 0