La crisi unita alla ‘minaccia’ della nuova tassazione del 58,5% su tutti i prodotti ha portato due dei tre proprietari alla decisione di chiudere dopo soli pochi mesi di attività. Forse tre punti vendita a distanza di pochi metri l’uno dall’altro in una cittadina piccola come Urbino erano troppi ma “prima che la televisione iniziasse a parlare male dei liquidi – afferma Roberta Castiglione, del franchising ‘lytKing’ – si stava bene anche in tre, poi c’è stato un calo drastico di vendite”.
Questo è iniziato a luglio ed è continuato fino a metà ottobre quando c’è stata una lieve ripresa. Proprio in estate era iniziata la campagna mediatica contro i liquidi ritenuti dannosi per l’organismo ed era stato introdotto un decreto che ne vietava ogni tipo di pubblicità e l’utilizzo in luoghi pubblici.
Alla fine del mese scorso è stata approvata una modifica al decreto che ha reintrodotto la possibilità di ‘svapare’ nei luoghi pubblici – ad eccezione delle scuole – e ha cancellato il divieto assoluto di pubblicità di e-cig che adesso rimarrà solo all’interno delle fasce orarie protette, nei programmi rivolti agli under 18 e nei luoghi frequentati da minori.
Dopo questi nuovi cambiamenti “la nostra attività si è parzialmente ripresa – sostiene Castiglione – non siamo tornati ai livelli di vendita iniziali ma almeno riusciamo a coprire le spese”. Ma perché si cambia idea così facilmente sugli effetti dei liquidi inalati? Sembrano avere le idee chiare i titolari del negozio lytKing, secondo i quali “la pubblicità negativa su quelle elettroniche è iniziata per far riprendere la vendita delle sigarette tradizionali, in crisi dalla nascita del nostro mercato”. Anche i consumatori non sanno più a chi rivolgersi per chiarirsi le idee e non aiuta il fatto che anche dal mondo della medicina ci sono posizioni di forte contrasto sull’argomento.