il Ducato » televisione http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » televisione http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Cultura e divulgazione: la tv generalista ha perso la sfida http://ifg.uniurb.it/2015/04/26/ducato-online/i-programmi-culturali-sono-quelli-fatti-bene-le-sfide-dei-palinsesti-tv/72238/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/26/ducato-online/i-programmi-culturali-sono-quelli-fatti-bene-le-sfide-dei-palinsesti-tv/72238/#comments Sun, 26 Apr 2015 20:25:12 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72238 RADIO Pubbliche e private]]> Foto tv 2FANO – La televisione durante gli anni ’50 ha insegnato l’italiano agli italiani, ha unificato il linguaggio di un popolo diviso. Dopo 60 anni ha ancora questo ruolo educativo e culturale? Nella terza giornata del Festival del giornalismo culturale si è parlato anche di questo.

La televisione mantiene un ruolo predominante nella dieta informativa italiana. Questo mezzo, proprio perché è il più fruito, ha il compito d’interrogarsi e di riflettere sul suo modo di fare cultura. Perché la cultura c’è, sul piccolo schermo, ma “in trasmissioni nascoste, curate da pochi canali di nicchia”, ha spiegato Piero Dorfles.

Molto simile l’opinione di Saverio Simonelli, di TV2000, secondo il quale i programmi di storia, arte, letteratura vengono marginalizzati in fasce orarie e in pochi canali specializzati. “Meglio così, visti gli effetti che ha la cultura quando entra nei programmi generalisti: si danno un tono culturale quando non c’entra nulla. La preoccupazione è quella di mostrarsi all’altezza”. Allora, la televisione promuove la cultura? “Come diceva Groucho Marx: “La televisione fa ottimo servizio alla cultura, perché ogni volta che qualcuno la accende io vado nell’altra stanza a leggere un libro”.

Nei canali Rai i telegiornali sono i momenti in cui si registrano il maggior numero di ascolti. Ma le informazioni che riceviamo sono notizie secche, dirette e non approfondite. Karima Moual, giornalista marocchina in Italia dal 1992, ha fatto l’esempio di come i tg parlino dell’immigrazione. “Si parla più dell’altro che con l’altro, c’è stata una progressiva depersonalizzazione. All’inizio erano uomini donne e bambini, poi persone e adesso sono barconi. Sappiamo che queste persone scappano dai loro Paesi di origine, ma chi ci ha mai mostrato le immagini dei Paesi da cui fuggono, quale giornalista ha raccontato le storie degli immigrati che intraprendono il viaggio della speranza, perché vedono l’Italia come un Paese di passaggio e non di destinazione?” Sono queste alcune delle questioni che Moual ha sollevato durante la tavola rotonda.

Seguendo quest’idea di giornalismo, Vittorio di Trapani ha aggiunto che “la televisione deve portarci dove non sappiamo, mostrarci le cose che non avremmo occasione di conoscere altrimenti”. Il cambiamento deve partire dai giovani giornalisti e ha proposto agli studenti delle scuole di giornalismo di analizzare, da qui al prossimo anno, la missione culturale dei programmi visti in tv.

La televisione ha un ampio pubblico, ma la cultura è poco presente e le trasmissioni si danno un tono alto senza approfondire i temi veramente culturali. Axel Fiacco ha portato l’esempio di una trasmissione fatta in occasione della Giornata del libro su Rai3: “Un fallimento. Se prima di quella trasmissione leggevano in pochi, adesso quelle persone che hanno visto la trasmissione non entreranno più nemmeno in una libreria”.

Alla conclusione della tavola rotonda tutti si sono trovati d’accordo con la giornalista di Radio Rai, Anna Longo: “I programmi culturali sono quelli fatti bene”.

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Camurri: “La televisione non deve formare le persone” VIDEO http://ifg.uniurb.it/2015/04/25/ducato-online/camurri-la-televisione-non-deve-formare-le-persone-video/72261/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/25/ducato-online/camurri-la-televisione-non-deve-formare-le-persone-video/72261/#comments Sat, 25 Apr 2015 21:34:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72261 VIDEO Il giornalista e conduttore racconta ai microfoni del Ducato la sua esperienza di giornalismo culturale in televisione, citando alcuni grandi esempi della tv generalista: da Lucentini a Fruttero, fino ad arrivare a Zatterin, Soldati e Berselli]]> Edoardo Camurri, giornalista e conduttore Rai

Edoardo Camurri, giornalista e conduttore Rai

FANO – “La televisione non dovrebbe formare le persone, e infatti non le forma”. Edoardo Camurri, giornalista e conduttore Rai, non ama giri di parole. Intervistato ai microfoni del Ducato, il giornalista spiega il ruolo della televisione a margine del convegno “Dov’è la cultura oggi”, panel conclusivo della terza giornata del Festival del giornalismo di Urbino e Fano.

Molti gli argomenti trattati, con un occhio sempre rivolto alla cultura: dal programma “Viaggio nell’Italia che cambia” da lui condotto e tutt’ora in palinsesto su Rai Storia, alla tv generalista e al suo ruolo nella società, citando alcuni esempi di grandi maestri della Rai: dal duo Franco Lucentini e Carlo Fruttero a Ugo Zatterin, Mario Soldati ed Edmondo Berselli. Camurri ha raccolto oggi la loro eredità, raccontando con divertimento, stupore e anche un po’ di sregolatezza il nostro paese.

Intervista di Vincenzo Guarcello e Mauro Torresi
Foto di Libero Dolce e Mauro Torresi


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Italiani e informazione: tv ancora padrona. Web al secondo posto. Il rapporto News-Italia di Urbino http://ifg.uniurb.it/2015/04/23/ducato-online/italiani-e-informazione-tv-ancora-padrona-web-al-secondo-posto-il-rapporto-di-news-italia-di-urbino/71715/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/23/ducato-online/italiani-e-informazione-tv-ancora-padrona-web-al-secondo-posto-il-rapporto-di-news-italia-di-urbino/71715/#comments Thu, 23 Apr 2015 21:59:35 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71715 ]]> Lella Mazzoli presenta la ricerca Informazione e serialità

Lella Mazzoli presenta la ricerca Informazione e serialità

URBINO – Dal telegiornale alla social tv. Così cambia il modo di rapportarsi degli italiani con la televisione che resta comunque lo strumento più utilizzato per informarsi. In mano agli spettatori, però, si è acceso un altro schermo: quello di uno smartphone. Tra serie tv e talk show, invece, i giovani preferiscono le prime per la loro trama più complessa. Lella Mazzoli, direttrice del dipartimento di Scienze della comunicazione dell’Università di Urbino, ha presentato i risultati della ricerca Informazione e serialità dell’osservatorio News-Italia, presentati durante l’inaugurazione della terza edizione del Festival del giornalismo culturale. Lo studio condotto su un campione di oltre 5.000 persone, descrive il modo in cui sta cambiando il panorama mediale italiano. Cioè attraverso quale mezzo gli italiani si informano e si forma l’opinione pubblica.

Tv sempre prima, poi il web. Resta ancora la televisione il mezzo con cui gli italiani si informano maggiormente (88%). L’informazione oggi, però, è sempre più veicolata dalla rete. È il web il vero padrone di questi anni e lo dimostra con un’ascesa vertiginosa nei media preferiti dagli italiani per informarsi: dall’ultima posizione nel 2011 (51 per cento) oggi si attesta in seconda (71 per cento). Le fonti del web più utilizzate per informarsi rimangono i siti internet dei quotidiani e i portali che aggregano notizie provenienti da diverse fonti, come libero.it e yahoo.com. Radio e all-news si scambiano i ruoli: se nel 2011 la prima veniva utilizzata dal 57 per cento delle persone e la seconda dal 53, oggi solo il 51 per cento ascolta i Gr mentre il 58 i canali all-news. Chi invece sta soffrendo di un calo vertiginoso è la carta stampata passata dalla seconda posizione (63 per cento) all’ultima, scendendo sotto il 50 per cento.

La social tv. Se l’ascesa del web era preventivabile, quello che era meno prevedibile è il modo in cui la rete sta modificando l’approccio del cittadino verso la televisione. Il 54 per cento degli italiani, infatti, durante la visione di un programma tv, utilizza un uno smartphone per diversi scopi . Un dato che si impenna fino all’89 per cento se si prende in considerazione i giovani dai 18 ai 29 anni. Ci sono i “distratti”, ovvero quelli che utilizzano supporti mobili durante la pubblicità (35 per cento del totale, 77 per cento tra i giovani); i multitasking, quelli che ricercano informazioni sul programma che stanno guardando (28 per cento degli italiani, 70 per cento tra i giovani) e diffidenti, cioè chi fa fact checking: controlla se dall’altra parte del ‘tubo catodico’ stanno dicendo la verità (29 per cento degli italiani, 69 per cento dei giovani). “Internet molto presto supererà la televisione – commenta Lella Mazzoli, direttrice della ricerca – anzi, a mio parere l’ha già fatto, ma questo non comporta una morte della televisione, che è ancora viva. L’unica cosa morta è lo strumento televisore. I due mezzi possono convivere e la crescita di internet non andrà a discapito della tv, che continuerà a sopravvivere, grazie anche agli strumenti mobile, i second screen”.

Serie tv contro talk show. Dalla ricerca non è emersa solo la classifica dei media più utilizzati dagli italiani per informarsi, ma anche le loro scelte in materia di contenuti: “Sono cambiati i linguaggi – sostiene la Mazzoli – non piacciono più i talk show, ma la serialità, lo storytelling. Agli italiani, soprattutto ai giovani, interessano intrecci di trame sempre più complessi, raccontati attraverso più media”. Quest’affermazione è confermata dai risultati della ricerca del Larica: quasi la metà degli italiani, infatti, privilegia le serie televisive (46 per cento), mentre sono in netto calo soap opera e telenovele (16 per cento). Per selezionare i programmi seguire tra le centinaia a disposizione gli spettatori, sempre più spesso, si affidano ai consigli dei propri contatti sui social network che influenzano il 31 per cento delle loro scelte.

Televisione e streaming internet. Per seguire le loro serie preferite gli spettatori hanno a disposizione due modi: il canale televisivo tradizionale e il web. La maggior parte degli italiani propende ancora per la cara vecchia televisione (72 per cento), mentre sono pochi quelli che ricorrono esclusivamente a streaming, web tv e allo scaricamento di episodi da internet (7 per cento). Il 21 per cento, invece, sfrutta entrambi i canali. Anche in questo caso, però va fatto un discorso a parte per i giovani: il 66% di loro, infatti, segue le serie televisive attraverso almeno una delle modalità online, una percentuale molto più alta rispetto a quella dell’intera popolazione. Il dato conferma, una volta di più, che questa fascia d’età ha una confidenza con il web nettamente maggiore rispetto alle altre.

Le serie preferite dagli italiani. Infine va detto che gli italiani hanno una passione per il giallo e la scena del crimine, dato che le serie tv poliziesche hanno un gradimento del 74 per cento. La serie preferita? Csi, un cult statunitense che domina il panorama della nostra televisione da quindici anni. Ad andare in controtendenza, ancora una volta, i più giovani a cui piace di più farsi delle risate visto che in cima alle loro preferenze c’è la famosissima commedia The Big bang theory.

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Arabo, cinese, francese e inglese. Radio1 ‘parla’ tutte le lingue del mondo http://ifg.uniurb.it/2015/01/21/ducato-online/radio1-parla-anche-arabo-e-cinese/63006/ http://ifg.uniurb.it/2015/01/21/ducato-online/radio1-parla-anche-arabo-e-cinese/63006/#comments Wed, 21 Jan 2015 10:44:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=63006 Paolo Salerno, conduttore Voci del Mattino

Paolo Salerno, conduttore Voci del Mattino

URBINO – Le voci del mondo si aggiungono alle Voci del Mattino. Dal 19 gennaio i sommari dei tg internazionali sono entrati nella programmazione regolare di Radio1 Rai, dopo due settimane di sperimentazione. Aperture in cinese, arabo, inglese e francese riproposte e tradotte in studio dai giornalisti della trasmissione Voci del Mattino, l’appuntamento con le rassegne stampa italiane e internazionali.

Dalle 7.36 alle 8 l’ascoltatore radio può sintonizzarsi per conoscere i temi caldi trattati dai media esteri. Grazie a questa novità si “possono scoprire notizie che non trovano spazio sui media italiani”. A raccontarlo a Il Ducato è Paolo Salerno, che conduce  il programma tutti i giorni fino al venerdì.

Per portare nelle case degli italiani notizie dal mondo ancora inedite, in redazione si inizia a lavorare alle 4.40 del mattino selezionando i file audio dei tg internazionali. Le registrazioni vengono poi tradotte e affiancate dai testi in italiano letti in studio dal giornalista.

I microfoni si accendono alle 6.05, con l’attualità internazionale, seguita alle 6.39 dalle notizie dall’Italia. Le aperture dei telegiornali stranieri vengono inserite nella terza parte del programma, alle 7.36, e le testate scelte cambiano ogni giorno in base all’interesse delle notizie. Per l’universo arabo si possono ascoltare al-Mayadeen, al-Alam, al-Arabiya e al-Jazeera. Per la Cina, Voci del Mattino propone l’apertura del tg del canale 13 della Cctv. Ci sono poi Russia Today e Abc (Australia). Non mancano network europei e statunitensi. Il lavoro della redazione porta ad avere una “fotografia in movimento” dei fatti, come la definisce Paolo Salerno. Quelle selezionate sono fonti “molto utili” e servono a far capire come uno stesso fatto venga analizzato da altri Paesi e culture, da Canberra a San Francisco.

La scaletta si intreccia ai fusi orari. Dall’America arriva l’ultimo tg disponibile. Il notiziario cinese è della sera precedente ed è accompagnato da una traduzione scritta in francese. La redazione deve quindi rendere tutto in italiano.

Alla rassegna dei telegiornali stranieri si lavora in squadra: “Insieme a me, ci sono un assistente, il regista, e due collaboratrici che si occupano, rispettivamente, dei tg in lingua anglofona e di quelli arabi” spiega il conduttore. Lui stesso pensa alla conversione di alcuni dei file audio in testo italiano. Il risultato finale è una rassegna in lingua straniera: qualche secondo di lancio dell’audio originale e subito la traduzione del conduttore. Ecco un esempio tratto dalla puntata del 19 gennaio:

Gli ascoltatori stanno reagendo bene alla proposta. “Anche se è troppo presto per fare una valutazione di questo genere – dice Paolo Salerno – l’accoglienza sembra positiva, almeno a giudicare dalla crescita del seguito della pagina Facebook della trasmissione“.

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Basta Mandela, vogliamo sitcom e maltempo: la Bbc riceve 850 reclami http://ifg.uniurb.it/2013/12/10/ducato-online/basta-mandela-vogliamo-sitcom-e-maltempo-la-bbc-riceve-850-reclami/53815/ http://ifg.uniurb.it/2013/12/10/ducato-online/basta-mandela-vogliamo-sitcom-e-maltempo-la-bbc-riceve-850-reclami/53815/#comments Tue, 10 Dec 2013 17:14:10 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=53815 mandela

La homepage di Bbc News a cinque giorni dalla morte di Nelson Mandela

Nella serata di giovedì 5 dicembre due milioni e 800 mila telespettatori inglesi erano incollati agli schermi dei loro televisori: la Bbc, la prima emittente radiotelevisiva inglese, trasmetteva la replica di un episodio di “Mrs Brown’s boys”. Fuori, intanto, il ciclone Xaver devastava la costa orientale della Gran Bretagna, provocando due morti e 100 mila evacuati. A dieci minuti dalla fine della puntata, improvvisamente, le esilaranti avventure della vedova Brown e della sua numerosa famiglia sono state interrotte da un notiziario speciale: si è spento, all’età di 95 anni Nelson Mandela.

Nel giro di pochi secondi, l’annuncio si è imposto in prima linea su ogni mezzo d’informazione: la tv trasmetteva la vita dell’ex presidente del Sudafrica, la radio intercettava le condoglianze dei capi di Stato e la homepage della Bbc titolava sull’eroe dell’anti-apartheid. Una copertura mediatica che non è piaciuta proprio a tutti: in poche ore la più autorevole emittente d’Inghilterra ha ricevuto 850 lamentele.

“Le grandi storie, come la morte di Mandela, hanno bisogno di essere affrontate – si legge in uno dei reclami ricevuti dalla Bbc riportati dal Guardian – ma bisogna trovare un equilibrio. La sua morte non è stata inaspettata, era un uomo anziano, che era malato da molti mesi”. La scelta editoriale  della Bbc  è stata criticata su diversi fronti da parte del pubblico inglese: prima di tutto l’emittente avrebbe dato troppo spazio al politico sudafricano, tralasciando di informare la nazione sulla situazione del maltempo e del ciclone Xaver. Ma poi, era proprio necessario troncare la sitcom? “La Bbc interrompe la signora Brown dieci minuti prima della fine per una notizia su Nelson Mandela – si lamenta un telespettatore su Twitter – La notizia avrebbe potuto aspettare fino alle 22!”

Il pubblico è al centro di tutto ciò che fa la Bbc – recita un articolo delle Linee guida editoriali dell’emittente – Il feedback del pubblico è prezioso per noi e aiuta a migliorare la qualità del programma”. Ma per quanto riguarda Nelson Mandela, la Bbc ha deciso di non tornare sui propri passi. “La sua morte era qualcosa che abbiamo considerato sufficientemente significativo sia per interrompere la nostra programmazione, sia per estendere i nostri telegiornali – si è giustificata l’emittente in un post pubblicato il 6 dicembre sul sito web.

“Ci dispiace se c’è qualcuno che pensa di non essere stato ben informato sul maltempo” ha affermato lo stesso giorno il direttore di Bbc News, James Harding, durante una puntata del programma Newswatch. “Nessuno ha bisogno di una lezione sulla sua importanza – ha continuato – ma stiamo probabilmente parlando dello statista più importante e più significativo degli ultimi cento anni: un uomo che ha definito la libertà, la giustizia, la riconciliazione, il perdono. L’importanza della sua vita e della sua morte ci sembra estremamente chiara”.

Per permettere al pubblico di sporgere lamentele e per raccoglierle in modo ordinato, la Bbc fornisce ai suoi utenti una sezione del sito dedicata, in cui spiega come e dove scrivere i propri reclami e come verranno trattati dall’azienda. Secondo i brevi report rilasciati ogni 30 giorni, l’emittente riceve mensilmente tra le 12 e le 21 mila lamentele. La questione Mandela non è nuova: già nel 1990, quando ancora la modalità di reclamo non era così semplice, più di 500 spettatori del programma Antiques Roadshow inviarono le loro proteste alla Bbc per aver interrotto il programma con la notizia dell’uscita di prigione dell’ex-presidente sudafricano.

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Tvrs chiude perché teme perdite nel 2013: 21 posti a rischio, i sindacati: “Ingiustificato” http://ifg.uniurb.it/2013/05/22/ducato-online/tvrs-chiude-perche-teme-perdite-nel-2013-21-posti-a-rischio-i-sindacati-ingiustificato/47651/ http://ifg.uniurb.it/2013/05/22/ducato-online/tvrs-chiude-perche-teme-perdite-nel-2013-21-posti-a-rischio-i-sindacati-ingiustificato/47651/#comments Wed, 22 May 2013 22:25:20 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=47651

Aggiornato il 23 maggio 2013

URBINO – Tra pochi giorni i marchigiani, facendo zapping da un canale all’altro, potrebbero non trovare più in basso a destra sui loro schermi la sigla Tvrs. Dopo quasi 35 anni, TeleVisione Radio Sound, l’emittente televisiva fondata nel 1979 a Recanati su iniziativa di don Dino Issini, rischia di cessare la propria attività. A deciderlo è stato il consiglio d’amministrazione della Beta spa, l’operatore di rete che  gestisce l’emittente televisiva.

Ventuno dipendenti, tra cui molti giornalisti, potrebbero perdere il posto lavoro dopo la chiusura della testata. Ieri i rappresentanti sindacali che si occupano della questione hanno ottenuto un incontro con l’assessore regionale al lavoro, Marco Lucchetti. All’incontro erano presenti Roberto Mencarini, segretario del sindacato dei giornalisti marchigiani, Aldo Benfatto di Cgil e Fabrizio Brecciaroli di Uil Com. L’assessore ha in programma venerdì un incontro con la Beta per cercare di comprendere i motivi che hanno spinto la società a prendere una decisione così drastica.

La Beta non ha infatti mai avuto bilanci in rosso, non ha debiti e ha chiuso il 2012 con il bilancio in pari: “Il passaggio al digitale, con l’assegnazione di frequenze non previste a livello internazionale, il calo della pubblicità e delle televendite – commenta però Gabriele Betti, presidente del CdA della Beta – ci sta condizionando. Nel 2012 abbiamo fatto i salti mortali per avere un bilancio in pari, ma abbiamo la certezza che quest’anno non potremo raggiungere questo obiettivo. Se continuassimo con questo organico a fine anno chiuderemmo “. La Beta ha comunque in programma un incontro con i responsabili sindacali per parlare della chiusura dell’emittente e del possibile licenziamento dei dipendenti.

La società non uscirebbe comunque dal suo giro d’affari. Pur chiudendo la redazione televisiva, la Beta rimarrebbe operatore di rete e metterebbe le frequenze che ha in gestione a disposizione di gruppi di lavoro esterni: “Un modo per lasciare a piedi quei dipendenti più sindacalizzati, con cui l’azienda non vuole più avere niente a che fare”, commenta Roberto Mencarini, secondo il quale la decisione di chiudere non è dovuta alla crisi.

“La Beta – prosegue Mencarini – ha ricevuto in questi anni una grande quantità di contributi pubblici e ha un’ottima posizione nel digitale terreste visto che Tvrs è visibile sul canale 11. Pur prevedendo una perdita di 400.000 euro, nel 2012 il suo bilancio aveva un saldo positivo di 5000 euro. Quest’anno la società ha inoltre rifiutato di fare uso degli ammortizzatori sociali che le consentirebbero di affrontare un’eventuale periodo di crisi”.

Un messaggio di solidarietà per i dipendenti di Tvrs è arrivato anche dall’Ordine dei giornalisti delle Marche che venerdì scorso ha rilasciato un comunicato stampa: “Esprimiamo sorpresa e sconcerto per la decisione della società Beta. L’annuncio assume contorni particolarmente gravi e oscuri”. E in merito alla questione è intervenuto in prima persona anche il presidente dell’ordine delle Marche, Dario Gattafoni: “Per noi è sempre un ‘piccolo lutto’ quando una testata giornalistica chiude. Non dobbiamo dimenticare che ogni tv locale ricopre un ruolo di servizio pubblico, cosa che spesso gli editori dimenticano. E’ difficile spiegare come una televisione che vanta risorse umane e tecnologiche di prim’ordine debba interrompere la propria attività”.

La notizia della chiusura di Tvrs è già arrivata a Roma. L’onorevole Emanuele Lodolini, nato ad Ancona ed eletto alla Camera lo scorso febbraio tra le file del Pd, ha già depositato un’interrogazione urgente al ministro delle comunicazioni e al ministro del lavoro. Oltre a presentare dubbi sulla legittimità che la Beta conservi lo status di operatore di rete, il deputato marchigiano chiede di favorire i lavoratori della Tvrs nell’acquisizione delle frequenze, sostituendosi così alla società che li vorrebbe licenziare e conservando il proprio posto di lavoro. “Siamo ben disposti a favorire chi tra i nostri dipendenti vorrà provare a dare vita ad un canale in proprio e trasmetterlo sulle nostre frequenze” conclude Gabriele Betti.

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Donne giornaliste, i numeri lievitano ma pochi nomi rosa ai vertici http://ifg.uniurb.it/2012/03/07/ducato-online/donne-giornaliste-i-numeri-lievitano-ma-pochi-nomi-rosa-ai-vertici/27477/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/07/ducato-online/donne-giornaliste-i-numeri-lievitano-ma-pochi-nomi-rosa-ai-vertici/27477/#comments Wed, 07 Mar 2012 13:54:32 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=27477 LEGGI Lucia Visca (Fnsi): "Chiediamo parità"]]>

Norma Rangeri, direttore del Manifesto

URBINO – Donne e giornalismo. Il binomio funziona alla base della professione, ma i vertici le testate rimangono al maschile. Se da un lato le donne giornaliste aumentano di anno in anno, dall’altro faticano a conquistare i ruoli di responsabilità, hanno salari più bassi e carriere molto spesso congelate.

QUOTE ROSA – In Germania una mobilitazione a favore delle quote rosa si sta attivando tra le giornaliste tedesche. Pochi giorni fa, 250 tra editori, direttori di testate ed emittenti televisive hanno ricevuto una lettera, firmata da 350 reporter e conduttrici, con la richiesta di garantire alle donne il 30% delle posizioni di responsabilità nel mondo dell’informazione.

L’auspicio è di raggiungere il traguardo in cinque anni, ma l’impresa sembra piuttosto difficile visto che oggi solo il 2% dei direttori sono donne tra gli oltre 360 quotidiani e settimanali.

L’Italia, invece, punta al 50% di poltrone importanti sia all’interno delle aziende, sia negli organi di rappresentanza. Una battaglia che la Commissione Pari Opportunità della Federazione nazionale della stampa italiana sta combattendo dal 2009.

LEGGI Il presidente Lucia Visca: “Chiediamo parità di rappresentanza, salari e carriere”

I DATI DEL 2010 – Le donne giornaliste con contratto di lavoro subordinato iscritte all’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani) sono il 37,72%, ossia 11.016 su un totale di 26.552. Il numero è raddoppiato in termini assoluti rispetto a dieci anni fa, quando erano 5.592 e rappresentavano il 33,93% della professione.

Nel lavoro autonomo i numeri sono lievitati di più. Le donne iscritte all’Inpgi2 (Gestione previdenziale separata per i liberi professionisti) sono 13.444, il 42% del totale, il 6% in più rispetto al 2000 quando erano appena 3.362.

Sedia rosa nella direzione di quasi il 21% delle testate: 104 su 501.  
LEGGI Lavoro subordinato e autonomo: le giornaliste crescono del 97% e 300%

CARTA, RADIO E TV - Osservando i dati colpisce il netto squilibrio tra i direttori uomini e donne: 10 i quotidiani guidati da donne a fronte di ben 124 diretti da uomini. Comunque il trend è positivo: nel 2008 le sedie femminili erano 5, l’anno dopo 8. Alla vicedirezione troviamo 9 donne nel 2010, cinque in più rispetto al 2009.

Le caporedattrici sono 80, numero esiguo rispetto ai 445 uomini. Diminuiscono le direzioni femminili dei periodici, dalle 82 del 2008 alle 67 di due anni dopo, stabili a 30 unità le vicedirettrici.

La Rai rimane un’azienda al maschile, almeno nelle posizioni che contano: se nel 2008 erano 3 i direttori donna su 19, due anni dopo ne è rimasta solo una su 12; sempre 3 i vicedirettori che, però, sono diminuiti da 42 a 36.

Il grosso dei numeri femminili sta nei redattori ordinari, che sono 480 contro 418 uomini. Restano maschili i ruoli del corrispondente (solo una donna a fronte di 10 uomini) e dell’inviato (25 donne e 60 uomini). Tra 43 emittenti radio e tv private, erano 8 le donne direttore, una in più rispetto al 2008. Aumentano da 3 a 7 i vicedirettori in rosa.

Nulla si muove nelle agenzie di stampa: cinque erano nel 2008 e cinque sono rimaste su 18 testate. Raddoppiate le giornaliste nel Consiglio generale dell’Inpgi che sono passate da sette a 19 per la Gestione principale. Scendono da quattro a due invece le elette nella Gestione Separata.

LE GERENZE – Spulciando le struttura delle redazioni dei 10 principali quotidiani italiani (il Corriere della Sera, La Repubblica, il Sole 24 Ore, La Stampa, Il Messaggero, l’Unità, il Manifesto, il Giornale, il Riformista e Libero) spunta solo il nome di Norma Rangeri alla direzione del Manifesto. Dopo l’addio di Concita di Gregorio all’Unità, prima direzione femminine della storia del giornale, è tornato un uomo, Claudio Sardo, ad occupare la sedia. Tra i vicedirettori troviamo Barbara Stefanelli, una dei quattro vice del Corriere della Sera.

Nella categoria dei periodici qualche nome femminile in più. Tra nove settimanali (L’Espresso, Panorama, Internazionale, il Venerdì, Vanity Fair, Tv sorrisi e canzoni, Famiglia cristiana, Gente e Oggi), solo Monica Mosca a Gente occupa la poltrona della direzione.

Daniela Hamaui è direttore editoriale dei periodici della Repubblica dopo aver ricoperto il ruolo di direttore a L’Espresso, dove oggi Loredana Bartoletti coordina l’Ufficio centrale. Rosanna Mani, invece, è condirettore di Tv Sorrisi e Canzoni e Roberta Visco è uno dei due capiredattori del Venerdì.

A Vanity Fair Michela Gattermayer è vicedirettore style e immagine, mentre Ingrid Sischy e Sandra Brant sono International editors. Due vicedirettori donne su quattro all’Internazionale, Elena Boille e Chiara Nielsen.

Un po’ più rosa è il colore della televisione. Due direttori donne: Bianca Berlinguer dal 2009 al Tg3 e Sara Eugenia Varetto dal 2011 a Sky Tg 24. Tra i vicedirettori troviamo Susanna Petruni al Tg1, Ida Colucci al Tg2, Cesara Buonamici al Tg5 e Anna Brogliato a Studio Aperto. Nei posti alti di Rai News solo il nome di Raffaella Soleri come caporedattore.

PERIODICI FEMMINILI – Una piccola isola tutta al femminile è rappresentata dai periodici rivolti al mondo delle donne. Riviste patinate dove la gonna è al comando. Ecco le direttrici dei periodici rosa più famosi: Cristina Lucchini (Amica), Raffaella Carretta (Gioia), Maria Latella (A), Diamante D’Alessio (Io donna), Cristina Guardinelli (D – Donna di Repubblica), Vera Montanari (Grazia), Antonella Antonelli (Marie claire), Valeria Corbetta (Myself), Franca Sozzani (Vogue Italia), Daniela Hamaui (Velvet), Patrizia Avoledo (Donna Moderna), Danda Santini (Elle), Paola Centomo (Glamour).

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Le Iene a Urbino, a caccia di falsi invalidi http://ifg.uniurb.it/2011/01/19/ducato-notizie-informazione/incursione-delle-iene-a-urbino-a-caccia-di-falsi-invalidi/3399/ http://ifg.uniurb.it/2011/01/19/ducato-notizie-informazione/incursione-delle-iene-a-urbino-a-caccia-di-falsi-invalidi/3399/#comments Wed, 19 Jan 2011 17:37:51 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=3399 [continua a leggere]]]> URBINO – Le Iene a Urbino a caccia di “falsi invalidi”. Una troupe della popolare trasmissione di Italia 1 ha girato per quasi tutta la giornata nel centro storico, fra la zona del palazzo Ducale e piazza della Repubblica. Il giornalista Giulio Golia, l’autore del programma Alessandro Migliaccio e un telecineoperatore hanno realizzato un’inchiesta sul rilascio dei permessi per la circolazione e la sosta nel centro storico. Secondo alcune segnalazioni, il rilascio delle autorizzazioni avverrebbe con criteri poco trasparenti e gli abusi non sarebbero puniti con la necessaria severità. La troupe delle Iene ha ripreso e intervistato diversi automobilisti e pare abbia scoperto diverse irregolarità. Lo sapremo comunque fra poche settimane: il servizio registrato a Urbino sarà trasmesso in una puntata della nuova edizione programmata per febbraio.

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Mtv news: meno notizie più storie di giovani http://ifg.uniurb.it/2010/03/10/ducato-online/mtv-news-meno-notizie-piu-storie-di-giovani/1271/ http://ifg.uniurb.it/2010/03/10/ducato-online/mtv-news-meno-notizie-piu-storie-di-giovani/1271/#comments Wed, 10 Mar 2010 16:50:51 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=1271 Nessun conduttore in studio, nessun servizio con giornalisti in video, solo il racconto della propria esperienza di vita fatto da un giovane. Dopo la storia, c’è un piccolo spazio dedicato alle notizie: poche, molto brevi e che riguardano il mondo giovanile. Sullo schermo appare un cartello con un titolo e sotto tre righe, o poco più, di testo della notizia. Ad esempio: “Stati Uniti revocano embargo su internet per Iran, Sudan e Cuba. Il governo degli Stati Uniti ha parzialmente sospeso le sanzioni commerciali imposte all’Iran, al Sudan e a Cuba per consentire l’esportazione di alcuni servizi di comunicazione e favorire la libertà di espressione via internet in questi paesi”. Pochi concetti base per conoscere e capire le tematiche d’attualità, poi, per chi ne ha voglia, si può consultare il sito di Mtv news per l’approfondimento.

Una novità per chi è abituato a pensare al tg come a un panorama di ciò che accade nel mondo. In Mtv news, invece, sono le “storie” individuali ad aver maggior peso rispetto alle notizie, storie di giovani che raccontano la loro generazione.

“Tramite ricerche, ci siamo accorti che la maggior parte dei giovani dichiara sì di informarsi in molti modi, però poi sono pochi quelli che sanno effettivamente di cosa si sta parlando, oppure quelli che sono riusciti a costruirsi un’opinione su un certo tema. Così abbiamo scelto di dar loro quello che, secondo noi, mancava: un’informazione non filtrata e approfondita su argomenti, limitati, che riguardano la nuova generazione. Abbiamo preferito il poco, ma buono, al tanto e male”, ha raccontato al Ducato online Francesca Olivi, responsabile dell’area news dell’emittente.

Cinque edizioni al giorno, da cinque minuti ciascuna, alle 13.00, 14.00, 15.00, 19.00 e 20.00. La sera, alle 23.00, va in onda lo speciale composto da una storia che dura 20 minuti. In ogni edizione ci sono massimo tre notizie e un racconto, nel weekend le news possono arrivare fino a sei perché alle storie è dedicato un appuntamento a parte di due ore: il sabato alle 14.00 e la domenica alle 24.00. Mtv news è diviso in due redazioni: quella dedicata alle “storie”, dove lavorano circa 15 persone, e quella delle news composta da tre persone.

“Nonostante che occuparsi delle notizie sia meno dispendioso in termini economici, abbiamo deciso lo stesso di dare più spazio alle storie. La redazione decide un macro tema che verrà affrontato tutta la settimana con racconti quotidiani. Si tratta di un lavoro molto faticoso, perché a una storia si arriva a dedicare anche tre settimane”, spiega Olivi.

“Prima generazione” è stato l’argomento trattato nei giorni dell’esordio del tg. Un viaggio provocatorio nell’universo dei ragazzi con due patrie, quelli che sono nati in Italia da genitori immigrati o che comunque ci vivono da anni. Mohammed, per esempio, che ha 23 anni e vive a Padova. E’ arrivato in Italia dal Marocco quando aveva 12 anni. In questi anni ha fatto tutti i lavori possibili, si è iscritto all’università, ma poi ha dovuto lasciarla perché non aveva i soldi per pagarsi gli studi. Mohammed si sente italiano, l’Italia è casa sua, e vuole che gli vengano riconosciuti i suoi diritti, almeno quelli civili.

“Bamboccioni a chi?” è invece la questione cui sono dedicate le storie di questa settimana. Alessia, 28 anni, è una studentessa lavoratrice pendolare tra Subiaco e Roma. Tutte le mattine si sveglia alle cinque per prendere il treno, andare all’università e poi, nel pomeriggio, lavorare part time in uno studio di avvocati. Non può permettersi un appartamento nella capitale e vorrebbe da parte un po’ di soldi.

Esteri e attualità sono le tematiche cui viene riservato maggior spazio tra le notizie, di seguito vengono tecnologica, musica e scienza. La politica solo nei casi di riforme, elezioni o fenomeni sociali che tocchino da vicino il mondo dei giovani.

“Questo tg – chiarisce Olivi – c’è solo in Italia, Mtv America e Mtv Uk sono legate all’intrattenimento e alla musica. Organizzano speciali solo per eventi occasionali e fanno esclusivamente informazione musicale e gossip”.

Prima di questo nuovo format, Mtv aveva un altro spazio informativo. Flash tg, andato in onda dal 1997 al 28 febbraio 2010; Sei edizioni al giorno da cinque minuti l’una: tre dedicate a musica e spettacolo e altre tre di informazione generale. In un primo momento erano i conduttori in studio a lanciare i servizi, poi si è prediletto un ritmo più incalzante, in sintonia con la freschezza della rete. Le notizie venivano montate su rulli informativi mandati in sequenza molto veloce e lette da una voce fuori campo, un modello simile a quello adottato da Tgcom. Era un’informazione classica, con le stesse notizie date dalla maggior parte dei tg, mentre Mtv news sceglie un racconto diretto su temi di approfondimento giovanile.

Servizi collegati:

Fare il tg nelle tv musicali: poche notizie e tanta velocità

Deejay tv: solo spettacolo musica e gossip nel tg


Guida alla rete:

Mtv news

Informazioni su messa in onda Mtv news

Storie di Mtv news

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Il tramonto dei reality http://ifg.uniurb.it/2007/04/12/speciali/2006-2008/il-tramonto-dei-reality/1415/ http://ifg.uniurb.it/2007/04/12/speciali/2006-2008/il-tramonto-dei-reality/1415/#comments Thu, 12 Apr 2007 19:24:41 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=1415 Il canto del Cigno dei Reality e della tv delle emozioni in diretta. Sembra essere questa la chiave per spiegare le dichiarazioni di Claudio Petruccioli, Presidente della Rai, che vorrebbe, con un colpo di spugna, cancellare “L’isola dei famosi”& Co dal palinsesto delle reti pubbliche per la prossima stagione. E, da un sondaggio sul Quotidiano nazionale del 30 marzo, l’85% dei votanti è d’accordo col repulisti.

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