il Ducato » urbanistica http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » urbanistica http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Bilancio 2015, un milione e mezzo per urbanistica, strade ed edilizia. Il Pd: “Non c’è visione globale” http://ifg.uniurb.it/2015/04/29/ducato-online/bilancio-2015-un-milione-e-mezzo-per-urbanistica-strade-ed-edilizia-il-pd-manca-un-piano-complessivo/72687/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/29/ducato-online/bilancio-2015-un-milione-e-mezzo-per-urbanistica-strade-ed-edilizia-il-pd-manca-un-piano-complessivo/72687/#comments Wed, 29 Apr 2015 13:10:38 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72687 LA MAPPA Tra gli interventi principali previsti nel bilancio 2015 la manutenzione delle strade extraurbane, la pavimentazione in centro, un nuovo parcheggio in via Giro dei debitori e una pista ciclabile in zona Cesane. L'opposizione però attacca ]]> URBINO – Oltre un milione e mezzo di euro in un anno per cambiare Urbino. Una pista ciclabile alle Cesane, nuove aree di sosta in diverse zone della città, pavimentazione nuova in alcune strade del centro e manutenzione in diverse strade extraurbane: ecco a cosa serviranno i fondi, inseriti nel bilancio previsionale approvato il 18 aprile. L’opposizione però non è soddisfatta: “Manca una visione complessiva della città, ci sono solamente interventi estemporanei o di manutenzione”, lamenta Piero Sestili, capogruppo del Pd.

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La pavimentazione di Piazza della Repubblica

Strade. Una delle voci più rilevanti riguarda la manutenzione delle strade extraurbane. Sono previsti 300 mila euro di lavori per il solo anno in corso. La stessa cifra è stata stanziata anche per il 2016 e il 2017.  Si interverrà sull’asfalto della strada comunale 58 di Monte Olivo e della strada comunale 59 di Maciolla. Tra le priorità anche la comunale 71 in località Miniera dove recentemente il torrente Apsa ha esondato. Anche il centro di Urbino subirà un corposo restyling: sono stati stanziati 200 mila euro per la nuova pavimentazione di una parte di piazza della Repubblica e di via Veneto.

Parcheggi. Tra i lavori per aumentare il numero di posti auto è stato previsto un intervento in via Giro dei Debitori, di fronte ai negozi. Centomila euro erviranno per creare un posteggio perpendicolare alla strada in quella che attualmente è un’area verde su una scarpata. Il progetto è già pronto e si prevede di portarlo a termine entro il 2015 o al massimo nei primi mesi del 2016. Almeno secondo i piani dell’assessore all’Urbanistica Roberto Cioppi. Secondo il Comune il nuovo parcheggio in via Giro dei debitori dovrebbe eliminare il problema delle auto lasciate abusivamente ai lati della strada, in zone senza strisce. La finalità è la stessa del lavoro previsto nei pressi della rotonda di fronte all’ospedale. Nella zona, infatti, è comune lasciare la macchina a cavallo tra il marciapiede e la carreggiata. Con un nuovo progetto invece si punta a restringere lo spartitraffico per poter realizzare a lato della strada nuovi posti auto per chi deve andare nei negozi e nella banca di fronte. Nella zona oltre ospedale si sta studiando anche un cambiamento della viabilità. Le opposizioni però sono dubbiose, soprattutto sull’intervento in via Giro dei debitori. “Dopo aver costruito Santa Lucia ci sono 500 posti vuoti per le macchine – ha detto Emilia Forti, consigliera del M5S – è incredibile dover aggiungere altri parcheggi in quella zona”. “Noi del Pd non sappiamo se sia un investimento utile: un intervento da 100 mila euro per ottenere al massimo 20 posti auto non è conveniente”, rincara la dose Sestili.

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La strada delle Cesane in cui verrà realizzata la pista ciclabile

Una ciclabile alle Cesane. Un altro progetto su cui viene investito molto è la pista ciclabile nel parco delle Cesane. Un percorso di circa 3 chilometri dalla rotatoria di fronte al Consorzio fino al parco dell’Aquilone. Nei 250 mila euro preventivati per realizzarlo rientrano anche l’installazione di impianti per ricaricare le biciclette elettriche. Questi saranno messi nelle aree di sosta sul tracciato. Ad ora sono previste tre differenti zone attrezzate (di cui una vicino al mausoleo dei duchi ed un’altra nei pressi del camping Ca’ Mignone) in cui saranno presenti giochi per i bambini, un chiosco e anche un piccola scuola di golf.

Ex. Tra gli interventi messi in bilancio c’è anche quello sul capannone in località Sasso. L’edificio è stato danneggiato dal “nevone” del febbraio 2012. La giunta urbinate ha previsto di riqualificare la struttura con 117 mila euro, ma il suo futuro è ancora legato all’ex-Megas recentemente acquistato dal comune. Molto probabilmente il capannone verrà riutilizzato per allestire all’interno degli uffici comunali. Nella relazione previsionale e programmatica che accompagna il bilancio c’è anche la riqualificazione dell’ex fornace Volponi, rudere abbandonato da tempo. L’intervento, però, non è stata ancora messo a bilancio perchè non esiste ancora un progetto preciso.

Aree verdi e Borgo Mercatale. Interventi anche per i parchi o le zone verdi di Urbino. Circa 30 mila euro saranno investiti per mettere a posto l’area dietro il tribunale, che al momento è lasciata a se stessa. Nel 2015 continuerà poi la manutenzione del parco della Resistenza in attesa di un vero e proprio progetto per rimettere a posto la zona vicina alla fortezza Albornoz.

Resta da decidere anche come intervenire sul parco delle Vigne, la collina che sovrasta Borgo Mercatale. L’idea sarebbe quella di trasformare l’area in un giardino rinascimentale grazie a uno studio di botanica che aiuti a ricreare una flora simile a quella del 1500. Per ora si stanno definendo le linee guida per lanciare un concorso raccogliendo idee, anche internazionali. L’intervento rientra nel progetto di riqualificazione dell’intera area, che prevede anche la trasformazione di Borgo Mercatale in una piazza pedonale e i lavori sulla Data in occasione dell’Expo, per i quali in bilancio sono stati previsti 30 mila euro per il 2015. Per il Pd, però, il progetto su Mercatale sarebbe dovuto già partire, soprattuto dopo la costruzione di Santa Lucia che, a detta dei dem, ha “invertito la polarità della città”.

Un museo a Schieti. Soldi anche per interventi nelle località di Trasanni, Cavallino e Schieti. In particolare in quest’ultima frazione un progetto finanziato con i fondi del Gal punterà a trasformare un edificio di proprietà comunale in via vicolo cieco n.2 in un museo della civiltà contadina. Dal 2016 saranno invece realizzati dei marciapiedi a Mazzaferro, Gadana e Pallino. Per questi lavori sono messi a bilancio 250 mila euro sia per il prossimo anno che per il 2017. Il M5S urbinate ha definito certamente utile un lavoro del genere, ma forse non tra le priorità. Emilia Forti ha proposto piuttosto di investire quei soldi in marciapiedi che portino ad esempio a Santa Lucia partendo da La Piantata.

Teatro romano. Con 106 mila euro, di cui più di 80 mila finanziati dal Gal, potrà essere riportato alla luce il teatro romano oggi coperto da una tettoia di alluminio.

Il M5S urbinate, pur attaccando il bilancio previsionale per una mancanza di interventi sul turismo e sull’educazione,  nel complesso considera positivo il piano delle opere previsto. Ma la Forti ha voluto sottolineare come manchino fondi per incentivare la gente a vivere ad Urbino. Il rischio, per l’esponente M5s, infatti, è quello di scendere sotto i 15 mila abitanti, soglia sotto cui calano anche i fondi che lo Stato trasferisce ad un Comune.

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Viaggio nel ghetto alle porte di Urbino http://ifg.uniurb.it/2012/01/27/ducato-online/viaggio-nel-ghetto-alle-porte-di-urbino/17264/ http://ifg.uniurb.it/2012/01/27/ducato-online/viaggio-nel-ghetto-alle-porte-di-urbino/17264/#comments Fri, 27 Jan 2012 17:40:35 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=17264

C’è una zona, tra le colline del Montefeltro, che non si vede. Ci si arriva dalla statale 73 bis, che collega Urbino a Pesaro: si entra a Gallo di Petriano, si passa sotto a un cavalcavia, si supera qualche villetta e dopo una svolta a sinistra, nascosta dalle siepi, ecco Ponte Armellina, chiamata poeticamente ‘Urbino 2′.

Un quartiere residenziale, a detta del Comune di Urbino. Per alcuni, invece, è il ‘Bronx’, come testimoniava una scritta sull’insegna di Gallo. La realtà è che si tratta di un ghetto: un “quartiere in cui sono raggruppate minoranze socialmente o razzialmente escluse da una comunità”, secondo la Treccani.

Gli italiani si contano sulle dita di una mano, a Ponte Armellina. Tutto il resto, circa 470 persone, è composto da marocchini, albanesi, macedoni, nigeriani. “Delinquenti”, secondo alcuni italiani, che hanno “occupato il complesso urbanistico in questione”, stando a un comunicato diffuso lo scorso novembre dalla Prefettura di Pesaro e Urbino.

Ma quando la parola ‘crisi’ era ancora un lontano incubo sepolto tra le guerre, quanto facevano comodo alle floride fabbriche dell’area operai – anche minorenni- a 5000 lire l’ora?

Oggi molti di loro sono a spasso. Licenziati o cassaintegrati, sono stati i primi a pagare il conto della crisi. Vivono in questo isolato composto da cinque fabbricati, uno orizzontale e quattro verticali, chiamati ‘stecche’. A parte la più grande, le altre palazzine sono residuati di quella moda, tutta italiana, di costruire la peggior tipologia di abitazione arricchendosi il più possibile: materiali scadenti, forniture inadeguate, zero ricambio d’aria.

Tradotto in fatti: muri che crollano, termosifoni troppo piccoli per poter riscaldare un ambiente, muffa onnipresente per la scarsità di finestre. Gli appartamenti, monolocali di circa 25-30 mq, bilocali o trilocali di 50-60, sono tutti da rifare.

IL PROGETTO - Ponte Armellina, sogno mai realizzato
L’INTERVISTA – Il sindaco di Petriano:”Per Urbino 2 è l’ultima occasione”

Dai muri spuntano sinistre canne fumarie, più o meno arrugginite: provengono dalle stufe a pellet, che quasi tutti gli abitanti hanno sostituito ai termosifoni veri e propri. “Quando sono arrivato qui, nel ’95- racconta Abdelmalek- accendevo il riscaldamento per un paio d’ore la sera. Mi arrivavano bollette altissime, anche di 400 mila lire. E la casa rimaneva fredda. Non potevo pagare così tanto: allora ho staccato tutto, e ho preso una stufa”.

Nelle stufe si brucia di tutto: legna, truciolato, giornali, materiali che contengono collanti. Quando fa davvero freddo, a Urbino 2, nei vialetti non si respira. Un rischio per la salute e l’incolumità degli abitanti.

La strada che collega Urbino 2 alla frazione di Gallo, è tutta un cratere. Non c’è una barriera divisoria a separarla dal cavalcavia adiacente che immette sulla statale. Un rischio per i bambini che giocano in strada, o nel prato adiacente. Il ‘parchetto’, poi, merita un capitolo a sé: uno scivolo rotto, due altalene carbonizzate e una struttura con appesi dei copertoni incrinata sul lato destro.

Il Comune di Urbino, come da copione, si guarda bene dal riparare i giochi. “E perché dovrebbero ripararli – asserisce la signora Rita, proprietaria dell’unico bar del quartiere- se non fanno altro che romperli?” Ma se qualcuno distrugge le giostre, l’amministrazione deve per questo negare lo spazio giochi agli altri?

Eppure, quando è stata costruita –circa 25 anni fa- Urbino 2 sembrava il nuovo modello di edilizia residenziale.  Con una parte pensata per gli studenti (le quattro ‘stecche’ in questione), avrebbe dovuto ricevere la popolazione urbinate che voleva vivere fuori dal centro. Il progetto originale comprendeva campi da tennis, un ristorante, negozi, servizi e persino una piscina. Poi, qualcosa è andato storto: a cominciare dalla ditta costruttrice, che non ha portato a termine il piano. Il resto, lo ha fatto l’isolamento da Urbino

. Gli studenti, rimasti senza autobus – compagnie private potevano avere il monopolio della tratta Pesaro-Urbino senza curarsi di Urbino 2- se ne sono andati, e con loro anche i residenti italiani. Il quartiere è stato quindi popolato dagli stranieri, che lavoravano nella zona e trovavano affitti bassi. Di servizi, a parte lo sportello immigrati e il centro aggregazione per i bambini, (entrambi del Comune) non se ne è visto nessuno.

La sensazione più diffusa è quella di essere stati abbandonati. Dal Comune, lontano più di 10 km da questo quartiere, ma anche dai proprietari degli appartamenti. Alcune abitazioni sono della ditta costruttrice, che ha fallito: ora gli affitti li riscuote un funzionario del Tribunale, e gli appartamenti sono all’asta. Altre, sono di privati che non ne vogliono più sapere della zona: chiudono le case che poi vengono occupate.

Certi padroni di casa fanno pagare degli affitti forfettari agli inquilini, cifre simboliche –come 600 euro l’anno- da riscuotere in un’unica mandata. Uno di loro, addirittura, si era dimenticato della sua casa di Ponte Armellina: viveva in Svizzera, e lì l’hanno contattato perché facesse un contratto regolare agli inquilini.

Ora il Comune vuole, per l’ennesima volta, tentare di riqualificare l’area. Un progetto che prevede lo spostamento della maggior parte degli abitanti. Agli immigrati che sono diventati proprietari, come Negib, l’idea non dispiace: “Se mi trovano un altro posto e posso vendere bene, perché no?”

Ma le proposte non sembrano allettanti. Il Comune ha già fatto qualche offerta: poche migliaia di euro per un bilocale fatiscente.  Gli affittuari, come Abdelmalek, sono più scettici: “Sono anni che ci dicono che faranno un intervento. Io non ci credo più. Ci spostano? Va bene, se trovano qualcosa che posso permettermi. Ma se non lo trovano, non possono cacciarmi: ho tre bambini, e mi incatenerò alla porta”.

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Gli immobili del comune per ripopolare il centro http://ifg.uniurb.it/2010/04/14/ducato-notizie-informazione/le-proprieta-immobiliari-del-comune-di-urbino/2520/ http://ifg.uniurb.it/2010/04/14/ducato-notizie-informazione/le-proprieta-immobiliari-del-comune-di-urbino/2520/#comments Wed, 14 Apr 2010 14:31:07 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=2520

In tutto Palazzo Lucciarini, di fronte al Duomo di Urbino, ora ci abita soltanto una signora. E nell’intera zona di Palazzo Ducale i residenti sono rimasti in sedici. «Dieci anni fa eravamo 350», ricorda uno degli abitanti superstiti.

Lo spopolamento del centro storico è uno dei refrain che negli ultimi vent’anni gli urbinati hanno imparato a memoria. Ma per trovare una soluzione, secondo alcuni, non c’è bisogno di girare tanto in lungo. Basterebbe bussare alla porta del Comune. Dentro le mura, infatti, il Municipio possiede più di un terzo degli immobili presenti. Un patrimonio amministrato spesso con difficoltà e non sempre adeguatamente valorizzato. All’occorrenza, per far cassa, messo anche all’asta. Molte le proposte su una differente gestione. C’è chi vorrebbe che nei palazzi municipali del centro tornassero le attività artigianali. E chi invece vorrebbe che dentro le mura il Comune sperimentasse il residenzialismo popolare.

Il crollo demografico nella città del Duca Federico è ormai una tendenza storica. Nel 1951 gli abitanti erano quasi 23 mila. Cinquanta anni dopo sono scesi a 14.400. E nel 2009, il dato è ancora più basso: 14.010, ma più del 10% (esattamente 1600) sono immigrati. All’interno del centro storico si è passati invece dai 3000 del 1971 ai 1161 dello scorso anno. I residenti, e le attività economiche, si sono spostate sempre più fuori dalle mura e poi sempre più a valle, verso Fermignano e verso Pesaro. Nel centro storico sono rimasti soltanto il Comune e l’Università.

Dove si concentrano le proprietà immobiliari del comune di Urbino

Come abbiamo raccontato nelle altre due puntate dell’inchiesta del Ducato [26 marzo 2010 – pag. 9 e 12 marzo 2010 – pag. 13] sulle proprietà immobiliari a Urbino, la Curia negli ultimi 50 anni si è liberata di quasi tutti gli immobili che le appartenevano. Gli acquirenti sono stati quasi esclusivamente due: il rettore (Carlo Bo) e i sindaci. La Chiesa locale, dalla creazione degli Istituti di sostentamento del clero in poi, quindi dagli anni ’80, ha smesso di gestire le immense risorse patrimoniali del territorio e ha così perso sempre più potere. La figura di Carlo Bo ha invece conferito all’Università un’autorevolezza e un carico di aspettative tale da renderla per quarant’anni l’istituzione più potente della città. Capace di condizionare i consensi elettorali e dunque le scelte politiche: basti considerare l’enorme numero di urbinati impiegati nell’Università.

A partire dalla metà degli anni ‘90, con la morte di Bo e il calo delle iscrizioni, si riequilibra il rapporto di forze con il Comune. L’ateneo di Urbino dipende sempre di più dai fondi pubblici. E le scelte urbanistiche del Comune possono dunque condizionarlo come mai è avvenuto in passato. Ora è infatti soprattutto l’Università a chiedere tavoli tecnici con il Municipio.

Elenco alienazioni e proprietà del Comune di Urbino

«Prima degli anni ’60 il centro storico cadeva a pezzi. Per fortuna le amministrazioni comunali, di concerto con l’Università, hanno fatto una scelta che andava nella direzione del recupero e della rifunzionalizzazione dei beni culturali cittadini», spiega Sergio Feligiotti, architetto tra i più informati sulla storia urbanistica della città. I vecchi palazzi, da conventi o cappelle in disfacimento, si sono trasformati in facoltà universitarie, biblioteche e uffici. Gli abitanti sono scappati ma in pochi hanno venduto. Le vecchie case del centro storico sono state riadattate a “remunerativi pollai per studenti”, come le definisce Vittorio Emiliani, già direttore del Messaggero,  deputato, ma soprattutto ex residente del centro rinascimentale.

Ora che anche la popolazione studentesca cala, il notevole patrimonio immobiliare del Comune può diventare strategico per ripensare lo sviluppo della città dentro le mura. Anche perché i costi di gestione non sono sempre sostenibili. “Importanti strutture come Palazzo Chioggi, Palazzo Boghi e Gherardi sono abbandonate a loro stesse. Se inserite invece nel sistema museale potrebbero essere un valore aggiunto per questa città”, spiega Feligiotti.

La cosa che preme di più agli urbinati è, però, il ripopolamento del centro storico. Vittorio Emiliani lancia una proposta: “Riportiamo le vecchie botteghe artigianali in centro e diamo la casa a prezzi agevolati alle giovani coppie come si è fatto in posti come Cesena. Lì l’esperimento ha funzionato”. É il momento di aprire un dibattito all’interno di tutta la città, secondo il think tank urbinate “Insieme per Urbino”: “Vogliamo che si avvii subito un tavolo tra Comune, Università, Ersu e società civile. Trasformiamo immediatamente la Data in “urban center”, centro multimediale, luogo di confronto e di libera aggregazione”. Il primo passo, secondo l’associazione nata due anni fa, potrebbe essere “coinvolgere i privati nella gestione di alcune strutture sottoutilizzate, facendo però attenzione alle possibili speculazioni”.

Nonostante il calo demografico, l’interesse degli investitori privati per il centro storico è rimasto comunque molto forte. “Spendere nel mattone all’interno delle mura è molto più conveniente che depositare i soldi in banca. Diversamente che fuori dalle mura, il valore degli immobili non cala, ma cresce costantemente di 4-5 punti percentuali all’anno”, spiega Ignazio Pucci di “Insieme per Urbino”.

Negli ultimi due anni  ci sono stati almeno 6 importanti investimenti: acquisti di immobili finalizzati alla creazione di residenze universitarie. Il Comune è dovuto correre ai ripari, imponendo che gli appartamenti avessero una superficie non inferiore ai 70 metri quadrati. Altrimenti ci sarebbe stato il proliferare di altri “pollai per studenti”.

Dal suo canto però, l’amministrazione Corbucci per “fare cassa” ha cominciato a vendere da qualche anno parte del suo patrimonio. Solo nel 2009 sono stati venduti beni, tutti fuori dalle mura, per quasi 4 milioni di euro. Ma l’assessore ai Lavori Pubblici, Maria Crespini, ci tiene a precisare: “Non abbiamo in programma la vendita di alcun palazzo storico”. In un’intervista rilasciata mesi fa al Ducato, il sindaco Franco Corbucci aveva riassunto il suo progetto per il centro cittadino nella formula “centro commerciale naturale”. Vale a dire più negozi e botteghe, meno centralità dell’Università nella pianificazione dello sviluppo cittadino. “Però senza una seria politica di ripopolamento – sottolinea “Insieme per Urbino” – non si va da nessuna parte”.

Guida alla rete:

Università degli studi di Urbino Carlo Bo

Ersu Urbino

Comune di Urbino

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