il Ducato » violenza sulle donne http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » violenza sulle donne http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Women in Run: a Pesaro una corsa contro la violenza di genere http://ifg.uniurb.it/2015/01/20/ducato-online/women-in-run-a-pesaro-una-corsa-contro-la-violenza-di-genere/63036/ http://ifg.uniurb.it/2015/01/20/ducato-online/women-in-run-a-pesaro-una-corsa-contro-la-violenza-di-genere/63036/#comments Tue, 20 Jan 2015 11:50:30 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=63036 Gli organizzatori durante la conferenza stampa

Gli organizzatori durante la conferenza stampa

URBINO – L’Atletica Banca di Pesaro organizza per sabato 24 gennaio “Women in Run”, una corsa aperta a tutti per sensibilizzare i cittadini sul problema della violenza sulle donne.

Non si tratterà di una gara podistica ma di un’occasione per incontrarsi ed allenarsi insieme, fanno sapere gli organizzatori. La partecipazione è aperta a tutti e non si pagherà quindi alcuna quota di iscrizione.

Il ritrovo è per le 9 in piazzale della Libertà a Pesaro, mentre la corsa inizierà mezz’ora dopo. I ‘concorrenti’ percorreranno viale Trieste, viale della Repubblica, via Rossini e arriveranno al traguardo in piazzale Collenuccio.

“Per l’evento – spiegano gli organizzatori – sono state ideate delle magliette che riportano stampato il logo della manifestazione. Verranno distribuite con una offerta minima di 5 euro, e il ricavato sarà donato a Percorso Donna – associazione provinciale che combatte la violenza di genere – l’iniziativa è per dire no alla violenza sulle donne e per sostenere le associazioni onlus che aiutano le donne in difficoltà”.

Parteciperanno il Centro Antiviolenza provinciale, Percorso Donna, Soroptimist Club di Pesaro, organizzazione che si occupa delle donne in carriera e la sezione pesarese dell’Unione Donne in italia, associazione femminile di promozione politica, sociale e culturale, senza fini di lucro.

Al termine della ‘gara’ sarà assegnato un premio tramite estrazione: una cena per due persone offerta dall’hotel Alexander museum di viale Trieste.

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Processo Annibali, sentenza rinviata al 29 marzo. Varani: “Un gioco odioso sfuggito di mano” http://ifg.uniurb.it/2014/03/17/ducato-online/processo-annibali-sentenza-rinviata-al-29-marzo-varani-un-gioco-odioso-sfuggito-di-mano/59572/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/17/ducato-online/processo-annibali-sentenza-rinviata-al-29-marzo-varani-un-gioco-odioso-sfuggito-di-mano/59572/#comments Mon, 17 Mar 2014 21:55:49 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=59572 AUDIO La sentenza slitta al 29 marzo. Nella terza udienza per il caso dell'avvocatessa di Urbino sfregiata con l'acido il 16 aprile 2013la parola è passata alla difesa. Il difensore dell'imputato: “Luca si sente responsabile, vuole pagare per quello che ha fatto ma non per quello che è successo". I difensori dei presunti esecutori dichiarano i loro assistiti estranei ai fatti
LA SCHEDA Le tappe della vicenda LEGGI L'udienza di febbraio: chiesti vent'anni per Varani ]]>
AnnibaliPESARO – Per la verità, la prima verità processuale, si dovrà attendere ancora. Almeno fino al 29 marzo, data della prossima udienza del processo che vede imputati Luca Varani e i due presunti esecutori materiali dell’aggressione ai danni di Lucia Annibali, l’avvocatessa di Urbino sfregiata con l’acido il 16 aprile 2013. In quella data è infatti prevista anche la sentenza. Si saprà così se il giudice Maurizio Di Palma ha accolto la richiesta di condanna formulata dal pm Monica Garulli: 20 anni di reclusione per Varani e 18 a testa per i presunti autori del delitto: Rubin Ago Talaban Altistin Precetaj. Oppure se accoglierà le richieste dei legali di Varani: assoluzione per le accuse di lesioni personali e stalking. Secondo la sua versione, infatti, Varani non aveva dato ordine di aggredire Lucia ma di usare l’acido per danneggiarle l’auto nuova. “Uno scherzo odioso” come l’ha definito lo stesso imputato e che sarebbe “sfuggito di mano”. La difesa ha anche chiesto l’archiviazione per l’accusa di tentato omicidio in quanto “il fatto non sussiste”, in riferimento non all’aggressione con l’acido ma a un altro episodio: la manomissione delle manopole del gas avvenuta il 20 febbraio 2013 a casa di Lucia.

Lucia Annibali è arrivata al Tribunale di Pesaro alle 9.30, qualche minuto prima dell’inizio dell’udienza. Come sempre era accompagnata dai genitori e insieme a loro è entrata in aula passando per una porta secondaria. A differenza delle altre volte, anche Luca Varani non si è fatto vedere. È arrivato in Tribunale qualche minuto prima della Annibali a bordo di un pulmino e scortato dalla Polizia penitenziaria. I suoi difensori hanno deciso così per evitare che, come era successo nell’udienza di febbraio, Varani venisse immortalato sorridente dai giornalisti. Solo uno dei due albanesi, Taleban, è arrivato con il furgone sempre della Polizia penitenziaria, bersagliato dai flash dei fotografi.

Nell’udienza di oggi del rito abbreviato durata circa sei ore, a porte chiuse, la parola è passata alla difesa. Prima delle arringhe degli avvocati Luca Varani ha voluto prendere la parola. Lucia si è alzata prima che iniziasse e ha abbandonato l’aula: “Sono stanca di sentire ancora bugie” sono state le sue parole riferite dall’avvocato Francesco Coli.

“Luca ha detto ai giudici che doveva essere un gioco odioso per rovinare una macchina che aveva appena quattro mesi di vita – ha raccontato il difensore di Varani Roberto Brunelli ai giornalisti presenti fuori dall’aula – si sente responsabile per quello che è accaduto, vuole pagare per quello che ha fatto ma non per quello che è successo perché si tratta di una situazione sfuggita di mano”.

AUDIO/Le dichiarazioni degli avvocati di Luca Varani

Ricordando un articolo del Resto del Carlino che raccontava l’episodio, Luca Varani ha fatto riferimento a uno scambio di sms tra lui e Lucia che sarebbe avvenuto il 20 febbraio 2013, forse per dimostrare l’affetto che ancora lo legava alla ex fidanzata. Quella sera Lucia, tornata a casa, aveva avvertito odore di gas dalla sua cucina. Le manopole del fornello erano state manomesse, e aveva visto Varani allontanarsi dalla sua abitazione. “Sei stato tu” gli avrebbe scritto lei. Nel messaggio Varani le rispose di volerle bene nonostante anche lei lo trattasse male. “Se il mio assistito non si è fatto ulteriormente vivo dopo l’accaduto – precisa Brunelli – è perché glielo avevamo consigliato noi”.

AUDIO/Le dichiarazioni dell’avvocato di Luca Varani

Dopo Varani la parola è passata ai legali della difesa. A parlare per primo è stato Gianluca Sposito, legale di Rubin Ago Talaban. Secondo l’avvocato l’albanese non conosceva Luca Varani e non sarebbe mai entrato all’interno dell’abitazione di Lucia Annibali. “Il fotogramma delle telecamere di sicurezza che lo ritrae il 16 aprile 2013 in Via Rossi sotto casa della Annibali – dice Sposito – non può essere usato come prova di un appostamento per l’agguato. Inoltre la fuga del mio assistito pochi giorni dopo l’aggressione all’Annibali è motivata dalla paura e non dalla colpevolezza.” La Polizia infatti aveva fermato Talaban perché era stato trovato in possesso di alcune bottigliette di acido e quindi temeva di essere coinvolto nelle indagini.

Dopo Sposito è intervenuto Umberto Levi, legale dell’altro imputato Altistin Precetaj, sostenendo che il suo assistito non conosceva bene Luca Varani: “Glielo aveva presentato un amico ma non lo aveva più rivisto”. La sua estraneità ai fatti, secondo il difensore, sarebbe dimostrata anche dalla differenza tra la dimensione delle orme trovate nella casa di via Rossi e il numero di scarpa calzata da Precetaj (in casa è stata trovata l’orma di una scarpa numero 44, mentre il suo assistito calza il 41).

Il turno della difesa si è concluso con i legali di Varani, Francesco Maisano per la parte relativa alle lesioni personali e Roberto Brunelli per quanto riguarda lo stalking e il tentato omicidio. La tesi difensiva esposta dai legali dell’avvocato pesarese è tutta incentrata attorno alla copia delle chiavi del portone di Lucia Annibali, che Luca Varani sostiene di non aver mai avuto. “Varani non aveva la copia delle nuove chiavi”, quindi, secondo il difensore, non avrebbe mandato lui gli aggressori a casa dell’avvocatessa urbinate. “La copia in possesso di Varani apriva la vecchia serratura dell’appartamento, poi sostituita”.

Quel giorno Lucia sarebbe stata aggredita da qualcuno già all’interno di casa sua ma all’arrivo sostiene di aver trovato la porta chiusa con due mandate. L’avvocato difensore ha precisato che “se anche avesse avuto la copia che apre l’attuale serratura non avrebbe comunque potuto chiudere la porta dall’interno: questa particolare tipologia di chiave funziona solo dall’esterno, quindi l’aggressore è entrato dalla finestra”, ha concluso Maisano.

L’ultimo capitolo del processo di primo grado si chiuderà tra meno di due settimane. Francesco Coli, avvocato di Lucia Annibali, ha spiegato che il “29 marzo ci saranno le repliche dell’accusa e verosimilmente si arriverà a sentenza”.

Anche oggi fuori dal Tribunale c’erano alcune rappresentati delle donne dell’Udi che hanno atteso tutto il giorno fuori dall’aula per sostenere Lucia. L’hanno aspettata fino alla fine ma la Annibali ha preferito non farsi vedere nemmeno nel pomeriggio, lasciando il Tribunale da una porta secondaria.

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Lucia Annibali aggredita con l’acido: le tappe della vicenda http://ifg.uniurb.it/2014/03/17/ducato-online/aggressione-con-lacido-a-lucia-annibali-le-tappe-della-vicenda/59479/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/17/ducato-online/aggressione-con-lacido-a-lucia-annibali-le-tappe-della-vicenda/59479/#comments Mon, 17 Mar 2014 16:30:12 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=59479 [continua a leggere]]]> Lucia Annibali

Lucia Annibali

URBINO – E’ in corso a Pesaro il processo contro Luca Varani, accusato di tentato omicidio, lesioni gravissime e stalking ai danni dell’ex fidanzata, l’avvocatessa di Urbino Lucia Annibali, sfigurata con l’acido un anno fa. Gli imputati sono: Varani, anche lui avvocato, e presunto mandante dell’aggressione; Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj, entrambi albanesi, sono accusati di essere gli esecutori. Ecco la ricostruzione degli eventi:

LE SCHEDE: CHI È LUCA VARANICHI È LUCIA ANNIBALI

  • 16 aprile 2013: Lucia Annibali, alle 21.30, rientra nella sua abitazione di Pesaro, in via Rossi. Un uomo incappucciato le getta dell’acido solforico al 66% sul volto. Durante i soccorsi l’avvocatessa avrebbe fatto il nome del suo aggressore. I vicini raccontano di una “relazione malata” tra la Annibali e Luca Varani: l’avvocatessa l’aveva lasciato perché lui era fidanzato da tempo con un’altra donna. Lucia Annibali viene ricoverata al Centro Grandi Ustionati di Parma.
  • 20 aprile 2013: Luca Varani viene arrestato e portato nel carcere di Villa Fastiggi, di Pesaro. Gli inquirenti ipotizzano che l’uomo sia il mandante e non l’esecutore dell’aggressione, perché la sera dell’agguato era a una partita di calcio.
    Luca Varani il 22 febbraio 2014

    Luca Varani il 22 febbraio 2014

  • 27 aprile 2013: Altistin Prevcetaj, albanese di 28 anni, viene arrestato con l’accusa di aver partecipato all’aggressione.
  • 1 maggio 2013: Rubin Talaban, albanese di 31 anni, viene arrestato a San Salvo Marina, in provincia di Chieti, dopo quindici giorni di latitanza, con l’accusa di aver aggredito Lucia Annibali. Stava per fuggire verso l’Albania. Due connazionali vengono arrestati per favoreggiamento. Secondo gli inquirenti Talaban avrebbe ricevuto 30.000 euro da Varani: 5.000 da riscuotere subito e il resto dopo l’aggressione. Durante le indagini, vengono ritrovate tracce di acido con una concentrazione del 40% nell’auto di Rubin Talaban. I carabinieri cercano tracce anche nelle scarpe nike del presunto sicario, che erano state sotterrate.
  • 3 maggio 2013: Luca Varani, in carcere, tenta di ferirsi al piede, forse per mascherare una lesione già esistente che lo avrebbe potuto compromettere.
  • 15 maggio 2013: Il Tribunale del riesame di Ancona respinge la richiesta di annullamento di custodia cautelare di Luca Varani, per un concreto pericolo di reiterazione del reato, fuga e inquinamento delle prove. I Ris esaminano l’auto dell’avvocato, una smart del 2004, in ottime condizioni, che il 27 marzo Varani ha portato a rottamare: dopo aver scoperto che il proprietario del centro di autodemolizioni preferiva tenerla per la figlia, gli chiese di restituirgli i sedili per venderli su E-bay.
  • 19 maggio 2013: la Procura di Pesaro dispone due nuove perizie per esaminare i telefoni cellulari di Lucia Annibali e Luca Varani, e per visionare le immagini registrate dalle telecamere del supermercato in via Vicenzo Rossi 19, vicino alla casa dell’avvocatessa. Intanto continuano i controlli sui telefoni dei due presunti sicari, gli esami del dna sulle scarpe di Altistin Precetaj e le ispezioni personali a Rubin Taleban per accertare la natura delle ferite che riporta sulle mani e sulla tempia.
  • 21 maggio 2013: Il Tribunale del Riesame di Ancona respinge la richiesta di scarcerazione di Altistin Precetaj.
  • 28 maggio 2013: Mentre è in carcere, Altistin Precetaj viene condannato in primo grado a un mese di reclusione per minaccia aggravata a una giovane: l’uomo aveva inviato un sms alla 24enne dopo che lei aveva testimoniato in un processo per spaccio in cui Precetaj era coinvolto.
  • 3 giugno 2013: Lucia Annibali rientra dall’Ospedale maggiore di Parma dopo aver subito diversi interventi chirurgici al volto.
  • 9 dicembre 2013: Prima udienza del processo contro Luca Varani, Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj. Il giudice Maurizio Di Palma decide per il rito abbreviato non condizionato. Uno degli avvocati di Varani, Antonio Maisano, dichiara che l’uomo avrebbe ordinato ai due albanesi di danneggiare con l’acido solo l’auto di Lucia Annibali. L’avvocatessa, costituitasi parte civile, chiede un risarcimento danni di circa 10 milioni di euro.
  • 28 gennaio 2014: Mentre è in carcere, inizia un altro processo contro Altistin Precetaj, accusato di concorso in spaccio di cocaina.
  • 21 febbraio 2014: Nuova udienza. Il gip Di Palma rigetta la richiesta della difesa di  Varani di prendere in considerazione le confidenze che l’imputato avrebbe fatto al suo compagno di cella: l’avvocato avrebbe raccontato all’uomo di aver chiesto ai due presunti complici di gettare l’acido sulla macchina di Lucia Annibali.
  • 22 febbraio 2014: Il pm Monica Garulli richiede la pena massima prevista per il rito abbreviato: vent’anni di reclusione per Luca Varani e diciotto sia per Rubin Ago Talaban che per Altistin Precetaj. Secondo il pm, Varani è il mandante dell’aggressione con l’acido, di cui i due albanesi sarebbero gli esecutori. L’avvocato, alcuni mesi prima, avrebbe inoltre cercato di manomettere le manopole del gas in casa di Lucia Annibali.
  • 8 marzo 2014: Lucia Annibali viene insignita del titolo di “Cavaliere al merito della Repubblica Italiana” dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
  • 17 marzo 2014: Luca Varani in tribunale dichiara di essere dispiaciuto per l’accaduto e di sentirsi “responsabile”. Annibali esce dall’aula. Il legale di Varani dichiara che il suo assistito non aveva le chiavi dell’abitazione di Lucia Annibali, quindi non avrebbe potuto fornirle ai due presunti sicari. Gli avvocati di Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj negano le accuse.

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Intervista a Lucia Annibali: “La vera vittoria sarà vivere ed essere felice” http://ifg.uniurb.it/2014/02/24/ducato-online/intervista-a-lucia-annibali-la-vera-vittoria-sara-vivere-ed-essere-felice/57587/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/24/ducato-online/intervista-a-lucia-annibali-la-vera-vittoria-sara-vivere-ed-essere-felice/57587/#comments Mon, 24 Feb 2014 16:51:45 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=57587 INTERVISTA AUDIO L'8 marzo sarà ricevuta dal Presidente Giorgio Napolitano per avere l'onorificenza di Cavaliere della Repubblica. E sul processo contro il suo ex Luca Varani dice: "Non ci sono pene adeguate perché niente può riparare ciò che mi è stato fatto" IL PROCESSO Chiesti 20 anni per Luca Varani ]]> Lucia annibali prefetturaURBINO – All’indomani del processo contro il suo ex compagno Luca Varani, mandante dell’aggressione che l’ha sfigurata, Lucia Annibali rivela le sue emozioni e le sue speranze nel futuro. A guidarla non è la vendetta, ma la consapevolezza che la felicità sarà la sua miglior rivincita. Lei, con la sua forza, è diventata un esempio per tutte le donne che subiscono violenza. E l’8 marzo, il giorno che festeggia le donne nel mondo, Lucia riceverà al Quirinale l’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica.

ASCOLTA L’INTERVISTA A LUCIA ANNIBALI:

Secondo lei quale sarebbe una pena adeguata (cfr. contro Luca Varani)?Non ne esiste a priori, perché niente può riparare ciò che è stato fatto: il dolore, il danno fisico. L’unica cosa che può sollevare è vivere la vita che mi aspetta da adesso in poi nel modo migliore possibile: questo è l’unico rimedio in realtà.

All’uscita dal tribunale ha ricevuto solidarietà di molte donne…
Sì, sono sempre di più. È una cosa molto bella e positiva che mi aiuta. È anche uno sforzo perché sicuramente non è facile stare  in piedi tutto il giorno, all’aperto…è uno sforzo che apprezzo e che mi fa molto piacere.

E lei cosa vede nel suo futuro?
Nel mio futuro ci sono tante possibilità, devo solo scegliere quella che mi corrisponde a pieno.

L’8 marzo riceverà l’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica al Quirinale. Che significato attribuisce a questa occasione?
È una cosa molto emozionante, sicuramente non succede tutti i giorni, quindi sono molto onorata, contenta e anche molto curiosa di conoscere quei luoghi. Sarà una bellissima giornata.

Adesso c’è un nuovo governo, secondo lei la legge italiana contro la violenza sulle donne è adeguata o ha qualche suggerimento da dare?
Se la legge è adeguata o meno si vede nel lungo periodo. Quindi dobbiamo aspettare. Certo, io mi auguro che presto non ci sia più tutto questo bisogno di riparare a questi danni e spero che qualche insegnamento possa arrivare.

Cosa ha provato quando ha visto il suo ex in aula?
(Sospira) È sempre difficile stare vicino a queste persone che sono accusate di avermi fatto questo…è abbastanza pesante. Però io cerco sempre di essere positiva, di guardare sempre me stessa… di non farmi mai sopraffare, di continuare a essere forte  e sopportare questi momenti che purtroppo bisogna sopportare.

Lei è diventata un esempio della lotta contro la violenza. Quale consiglio darebbe alle donne che sono vittime di violenza e che a differenza sua non hanno il coraggio di denunciare?
Io dico di non isolarsi, di non restare sole, di chiedere aiuto, di parlare con gli amici, con la famiglia. Dico di denunciare e soprattutto scegliere sempre di circondarsi di persone positive che ti vogliono bene, non che ti vogliono male. Di scegliere una vita migliore… migliore!

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Processo Annibali: il no del gip alle frasi che scagionerebbero Varani http://ifg.uniurb.it/2014/02/21/ducato-online/processo-annibali-verso-la-sentenza-segui-la-diretta-twitter/57365/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/21/ducato-online/processo-annibali-verso-la-sentenza-segui-la-diretta-twitter/57365/#comments Fri, 21 Feb 2014 08:40:13 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=57365 FOTO / Rifiutata la richiesta degli avvocati dell'imputato di considerare la confidenza fatta a un compagno di cella. L'avvocato pesarese avrebbe detto ai suoi presunti complici di gettare l'acido sulla macchina e non su Lucia Annibali. Oggi forse la sentenza]]> Lucia annibali prefetturaPESARO – Non entreranno a far parte del processo le frasi che, secondo gli avvocati di Luca Varani, potrebbero scagionarlo. Si tratta della conversazione che l’avvocato pesarese avrebbe avuto con un compagno di cella, durante la quale avrebbe raccontato di aver chiesto ai suoi due presunti complici, Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj, di gettare l’acido soltanto sulla macchina di Lucia Annibali e non direttamente contro la vittima.

Il gip Maurizio Di Palma ha rifiutato la richiesta della difesa. L’udienza di oggi è terminata con un nulla di fatto, riprenderà domani mattina e si ripartirà della requisitoria del pm Monica Garulli che concluderà con la richiesta della condanna. Per ora si ipotizza che per Luca Varani verranno chiesti 20 anni, il massimo della pena prevista dal rito abbreviato. Qualora invece non fosse confermata l’accusa di tentato omicidio gli anni di reclusione potrebbero scendere a sedici.

Dopo le motivazioni di richiesta di condanna ci saranno le arringhe degli avvocati. Per primo interverrà Francesco Coli, difensore della parte civile a seguire Roberto Brunelli, legale di Luca Varani e infine a Gianluca Spolito e Umberto Levi che rappresentano i due albanesi presunti complici di Varani.  La sentenza per ora rimane ancora fissata per domani anche se, a causa del protrarsi della requisitoria, potrebbe slittare a lunedì.

“Lucia teme ancora per la sua vita – afferma l’avvocato Francesco Coli – e ha paura che qualcuno possa farle ancora del male. Per ora ha seguito tutta la requisitoria passo dopo passo, ha accettato di mostrare le foto che la ritraevano subito dopo l’aggressione. Lucia è fiduciosa e pensa che ci sarà una giustizia equa”.

Lucia Annibali è arrivata al tribunale di Pesaro per assistere al processo stamattina alle 9,30. Ad accoglierla un gruppo di donne dell’Udi (Unione donne in Italia), che facevano capannello davanti al tribunale con striscioni. “Io sto con Lucia”. “Siamo tutte parte lesa”. Erano lì a manifestare contro la violenza sulle donne e per dare sostegno all’avvocatessa. Quando hanno visto arrivare i presunti aggressori li hanno accolti con urla: “Noi non abbiamo paura di voi”.

L’avvocatessa, però, l’hanno vista a malapena. La Annibali ha deciso, infatti, di arrivare fin sotto il tribunale, approfittando di un garage sotterraneo. Dopo di lei, è stata la volta di Luca Varani, che è arrivato scortato dalla polizia mentre la sorella e il padre lo salutavano da lontano.

In aula Luca Varani e Lucia Annibali erano seduti a pochi metri di distanza, divisi dai loro legali. Nonostante questo non si sono mai guardati e nel momento della visione della fotografie che ritraevano Lucia dopo l’aggressione Luca Varani è rimasto impassibile.

I fatti al centro del processo risalgono all’aprile scorso. La sera del 16 due uomini incappucciati hanno aspettato Lucia Annibali davanti la porta di casa per gettarle addosso dell’acido, sfigurandola in viso. Mentre stava aprendo la porta Lucia Annibali si era accorta che la serratura non era chiusa con i soliti quattro giri di chiave, per questo si è allertata. Secondo l’avvocato Coli è proprio per questo motivo che Lucia sarebbe stata aggredita sul pianerottolo e non all’interno del suo appartamento. Nei giorni successivi è stato fermato l’ex della donna, Luca Varani, avvocato pesarese che non aveva accettato la chiusura del rapporto e continuava a minacciare la Annibali. Dopo di lui, nel giro di quindici giorni, sono stati arrestati anche i presunti esecutori materiali dell’atto, uno dei quali, Talaban, si nascondeva in Abruzzo in attesa dell’espatrio. Lucia Annibali, che è stata ricoverata per mesi all’ospedale di Parma per le gravi lesioni riportate al viso e agli occhi, è diventata simbolo della lotta alla violenza sulle donne.

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“Ricomincio da me”: Lucia Annibali si racconta al Ducato http://ifg.uniurb.it/2014/02/01/ducato-online/ricomincio-da-me-lucia-annibali-si-racconta-al-ducato/56059/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/01/ducato-online/ricomincio-da-me-lucia-annibali-si-racconta-al-ducato/56059/#comments Sat, 01 Feb 2014 17:26:25 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56059 LEGGI Il Centro antiviolenza 'Parla con noi' di Pesaro]]> annibaliOKURBINO – Trentasei anni e due vite. Una, quella di prima,  prima del 16 aprile 2013 quando il suo ex, Luca Varani, ha deciso di punirla per averlo lasciato. Una punizione esemplare, che non avrebbe dimenticato. Una punizione per cancellarla: dell’acido in faccia. L’altra vita di Lucia è invece quella del dopo. Un dopo fatto di dolore fisico ma anche di rinascita. Ed è proprio una Lucia nuova quella che abbiamo intervistato. Una donna entusiasta della vita e decisa a combattere perché nessuna donna subisca più violenza.

LO SPECIALE “DONNE” DEL DUCATO

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SESSUALITA’ - Valentina, vita di una donna nata in un corpo da uomo | Le studentesse: “Gli urbinati freddi e maleducati”
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I DATI - “Parla con noi”: il centro antiviolenza di Pesaro-Urbino | Nascite in calo a Urbino
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Se tu fossi un ministro che cosa faresti per la sicurezza delle donne ?

Sarebbe bene agire su tutti i fronti. Sensibilizzare sia i ragazzi più giovani, sia le autorità come ad esempio i Carabinieri che accolgono gli sfoghi delle donne. E poi bisognerebbe agire anche sul fronte della legge perché è importante in un momento successivo alla violenza per far sentire la vittima protetta. Spesso viene un po’ dimenticata e messa da parte, si ha un po’ questa tendenza a dimenticare presto.

In cosa l’Italia è più carente, secondo te?
Siamo indietro su diversi aspetti. Per esempio i centri antiviolenza sono molto importanti e dovrebbero essere maggiormente sostenuti con dei fondi. Purtroppo sono aperti pochi giorni, poche ore a settimane e  quindi per una donna che lavora può essere difficile trovare un momento per rivolgersi a questi centri. Poi ci sono molte associazioni che si occupano di violenza contro le donne ma ci lavorano volontari e volontarie che avrebbero bisogno di un aiuto economico per potenziare la loro attività.

Qual è secondo te la causa della violenza sulle donne?
La violenza secondo me ha molte ragioni: l’ignoranza, la poca cultura, i modelli sbagliati che provengono dalla famiglia. Ci sono molte cause quanti sono i tipi di violenza: fisica, psicologica, sessuale e via dicendo. Sicuramente c’è qualcosa di fragile anche nella donna in sé quando ci si trova incastrate in certi rapporti malati. Poi è chiaro che un uomo ancor più fragile se ne approfitta. Anni fa ho partecipato ad un incontro al centro anti violenza di Pesaro durante il quale ho assistito alla proiezione di un documentario che raccontava la violenza dal punto di vista dell’uomo violento ed è stato molto interessante. Ecco, lì si vedeva benissimo che spesso la causa della violenza è la fragilità estrema di questi uomini. Sono loro i più deboli anche rispetto alla donna che subisce.

Cosa diresti ad una donna che sta subendo violenza?
Le direi di chiedere aiuto a chi ha vicino perché in queste situazioni la cosa più sbagliata è restare soli. È importante che qualcuno conosca la tua storia per sostenerti e per proteggerti. E poi le direi di chiedere un aiuto psicologico: fare un percorso di questo tipo è fondamentale per rafforzare l’autostima. Essere sicure di se stesse dà la forza che serve per uscire da questo tunnel.

Quanto c’entra l’amore con la violenza?

È una visione distorta dell’amore, un modo di amare malato. L’amore non può essere una cosa che ti fa stare male. Una persona che ti fa una cosa come quella che è successa a me, vuole solo il tuo male. Questa differenza è fondamentale e va capita anche e soprattutto dalla donna che soffre. Secondo me c’è un solo modo di amare. Non ce ne sono due o tre.

Hai avuto una reazione molto diversa dalla maggior parte delle donne vittime di violenza. Non ti sei arresa, chiusa in te stessa. Hai reagito. Come hai fatto?
Ci vuole molta forza di volontà. Bisogna credere moltissimo di potercela fare: nel mio caso, ad esempio credere di poter guarire al meglio. Bisogna avere un grande ottimismo, sperare molto e lottare ogni giorno. Io avevo già fatto un processo di liberazione da questo rapporto sbagliato, avevo già lavorato molto dal punto di vista psicologico e quel lavoro che avevo fatto allora mi ha molto aiutato a non lasciarmi abbattere da un evento così drammatico.

Come è cambiata la Lucia di oggi?
Mi sento finalmente libera. Libera di essere me stessa, di avere dei progetti per il mio futuro. Poi quando ti capita una cosa così tragica inizi anche ad apprezzare molto di più la vita: ogni piccola per me è una grande conquista. Come il fatto di poter vedere e di poter fare le cose che facevo prima, per me è come ricominciare da capo e in qualche modo riconquistare quel che avevo prima. Poi ci sono tante cose nuove, tante persone nuove… Mi sento arricchita ma soprattutto serena. Sinceramente mi sento meglio con me stessa ora di quanto non stessi prima.

Com’è cambiato il tuo rapporto con gli uomini? Come li vedi?
(ride) Beh per adesso non li vedo. Diciamo che preferisco stare senza. Ho bisogno di concentrarmi su me stessa. Sono ancora in una fase di ricostruzione del mio viso. Il mio fisico in questi mesi è stato molto sollecitato dalle cure. Comunque penso che andrà meglio la prossima volta… starò più attenta. (ride)

Le operazioni che hai subito e che continui a subire ti vengono rimborsate?
Le spese delle operazioni rientrano nella sanità pubblica però per le medicine, i tutori e le maschere che indosso devo sostenere delle spese abbastanza notevoli… speriamo che mi rimborsino qualcosa. Da quel punto di vista la vita dei miei genitori è stata stravolta perché abbiamo delle spese molto alte, anche solo l’albergo dove alloggia mia mamma quando io sono all’ospedale….
Se avessimo qualche soldo da parte faremmo molta ma molta fatica. Poi c’è anche il sostegno psicologico che io facevo prima e sto continuando a fare ora che è molto costoso. Non tutti se lo possono permettere.

Ascolta l’intervista integrale

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Da sinistra: l’assessora Daniela Ciaroni, un’operatrice del Cav e Graziella Bertuccioli

URBINO – Rompere il circolo della violenza si può. Per affiancare le donne che decidono di chiedere aiuto la Provincia di Pesaro Urbino, grazie alla legge regionale 32 del 2008, ha istituito il centro antiviolenza “Parla con Noi” in via Diaz 10 a Pesaro.

Una struttura che assicura sostegno sia psicologico che legale alle vittime. Nei casi più urgenti la Provincia mette a disposizione una Casa rifugio, dove le donne che non possono rientrare nelle proprie abitazioni ricevono accoglienza nei primi giorni.

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Il numero di persone che si è rivolto agli operatori del centro è aumentato vertiginosamente. Ad oggi non è ancora stato istituito un registro che monitori le violenze a livello nazionale, ma stando ai dati raccolti dal Centro “Parla con Noi”, al Cav nel 2013 si sono rivolte 108 donne, 47 in più rispetto al 2012. Nonostante ogni storia differisca dalle altre, a denunciare le violenze sono soprattutto donne lavoratrici tra i 40 e i 50 anni. Sono ancora poche le straniere che si rivolgono al centro (solo 16 nel 2012), ma molto si sta facendo per la loro sensibilizzazione.

Secondo Daniela Ciaroni, l’assessore alle Pari Opportunità e Graziella Bertuccioli, referente responsabile del Cav, le barriere culturali da abbattere sono tante. “Uno dei luoghi comuni più frequenti – dicono – è che la violenza avvenga fuori casa a opera di sconosciuti. In realtà la maggior parte degli abusi avviene tra le mura domestiche e sono soprattutto da parte di mariti o compagni”.

Si potrebbe fare molto per combattere una cultura che spesso etichetta come raptus le azioni violente, ma il problema quasi sempre è di tipo economico. La Regione e la Provincia stanziano circa 30.000 euro all’anno per finanziare l’attività del centro e della casa rifugio, una somma insufficiente a mantenere in vita le iniziative di supporto e sensibilizzazione e che limita molto l’incisività degli interventi.

Nella casa rifugio c’è posto solo per 4 donne e 3 minori che possono rimanere nella struttura meno di una settimana. Anche il Cav subisce forti limitazioni sulle proprie attività. Le donne che decidono di intraprendere un percorso di sostegno, possono godere di sei consulenze con uno psicologo e di due incontri con degli avvocati per avere informazioni legali.

violenza locandina

Il centro non riesce a far fronte alla crescente richiesta d’aiuto delle donne vittime di abusi. Un altro problema è l’instabilità dei fondi. “Avremmo bisogno – dicono Ciarloni e Bertuccioli – non solo di più fondi da parte della Regione e dello Stato, ma anche di un’erogazione stabile che copra il lungo periodo. L’incertezza economica mina l’efficacia delle nostre iniziative”.

L’amministrazione provinciale di Pesaro Urbino, per dare un supporto adeguato alle vittime di violenza, ha creato una rete che coinvolge svariati soggetti, dagli ospedali alle Asur, dalle forze dell’ordine ai Comuni. La volontà è quella di formare nelle diverse strutture cui si rivolgono le donne una “rete” di sostegno che sappia come aiutare la vittima di violenza che ancora non è del tutto consapevole di ciò che le sta accadendo. Perché la violenza, diversamente da quanto si possa credere, può iniziare prima ancora che venga sferrato il primo colpo.

“Spesso – affermano – le donne che si rivolgono a noi dopo essere state ripetutamente picchiate dal partner, non si rendono conto di aver subito per anni anche altre forme di violenza”. E aggiungono: “Oltre a quella fisica e sessuale, le donne possono essere vittime anche di violenza psicologica ed economica. Queste sono spesso sottovalutate, ma il ricatto economico o la sudditanza psicologica possono compromettere la vita di una persona tanto quanto un abuso fisico”.

Come è difficile tratteggiare il profilo della donna che subisce violenza, è altrettanto difficile identificare la tipologia dell’uomo “padrone”. “Sono spesso – dice Paola, operatrice del Cav – uomini con poca autostima, che cercano di affermare la propria persona. Non esiste differenza tra ricchi e poveri, tra colti e non istruiti. Anche se c’è stato un incremento di abusi soprattutto in seguito alla perdita del posto di lavoro. Inoltre un’altra caratteristica frequente è la dipendenza da droghe, alcol e gioco d’azzardo”.

Il centro è aperto il mercoledì dalle 8,30 alle 12,30 e il giovedì dalle 14 alle 18. Nei giorni di chiusura è attiva una segreteria telefonica aperta 24 ore su 24 al numero 0721/639014.

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Il poliziotto accusato di stalking dalla ex moglie: “Sono tutte falsità” http://ifg.uniurb.it/2013/12/11/ducato-online/il-poliziotto-stalking-ex-moglie-sono-tutte-falsita/54026/ http://ifg.uniurb.it/2013/12/11/ducato-online/il-poliziotto-stalking-ex-moglie-sono-tutte-falsita/54026/#comments Wed, 11 Dec 2013 17:15:19 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=54026 LEGGI - Stalking, donna accusa l'ex marito poliziotto]]> tribunaleURBINO – Il poliziotto accusato di stalking dall’ex moglie racconta la sua verità, dopo la testimonianza resa ieri dalla donna al processo davanti al giudice del Tribunale di Urbino e riportata dai giornali. L’uomo ha raccontato al Ducato la sua versione dei fatti. “Sono tutte accuse false, così come le querele che ho ricevuto in passato, che sono state archiviate perché non supportate da alcun testimone. Da questa mattina ricevo telefonate in continuazione da persone che mi chiedono cosa stia succedendo. Io sono una persona rispettabile, sono in servizio effettivo e le dichiarazioni della mia ex moglie sono tutte falsità”.

La prima cosa che vuole chiarire sono le cause della perdita della patria potestà dell’ex moglie: la donna, in seguito a un provvedimento su segnalazione dei servizi sociali, deve comunicare ogni spostamento e non può prendere decisioni importanti che riguardino i figli. “I servizi sociali hanno più volte segnalato che mia moglie non portava i bambini agli incontri protetti, arrivava in ritardo, a volte se ne dimenticava proprio – afferma – io, invece, non ho mai mancato un appuntamento”. E ricorda che il Tribunale dei minori aveva designato un’educatrice affinché seguisse lei e i bambini.

Tutti questi episodi sarebbero agli atti del Tribunale dei minori: “Sono riportati addirittura tre anni di disperati appelli da parte dei servizi sociali a mia moglie affinché si prendesse cura dei figli, costretti a ripetuti cambi di residenza e “sballottati” da una parte all’altra. Per le assenze a scuola la mia ex moglie è stata denunciata d’ufficio”.

Sulle denunce per stalking, il poliziotto precisa che quella per cui è in corso il processo, non è la prima. “Ce ne sono state altre, compresa quella per un episodio in cui mi accusò di aver alzato le mani su suo padre, ma sono state tutte  archiviate”. Anche alcuni episodi raccontati dalla donna ieri in Tribunale sarebbero, secondo l’accusato, privi di fondamento. Come il fatto accaduto poche settimane fa, quando avrebbe bloccato la strada alla ex moglie con la sua auto. “È un episodio del tutto falso – ha affermato – perché io ero al Cie di Caltanissetta. Non potevo trovarmi fisicamente nel luogo indicato dalla mia ex”. E riguardo la misura cautelare di allontanamento dalla moglie e dai figli aggiunge: “Il giudice del Tribunale di Urbino l’ha predisposta in seguito alle accuse nei mie confronti in via tutelare fino alla conclusione del processo”.

Il poliziotto nel ribadire la sua innocenza e la totale estraneità ai fatti di cui è accusato esprime preoccupazione per i riflessi che questa vicenda può avere sui figli e rifiuta energicamente qualsiasi accostamento a episodi di abusi o violenza contro le donne: “La mia famiglia mi ha educato e rispettare tutte le persone e in particolare le donne. In tutta la mia vita, anche per il lavoro che faccio, ho avuto come punto di riferimento la legalità e accuse del genere ledono la mia dignità. In Tribunale avrò modo di smontare tutte le accuse. Anche i servizi sociali che sono entrati nella nostra vita dopo la separazione mi hanno sempre definito un ottimo padre”.

La seconda udienza del processo è stata fissata per il 18 febbraio nel corso della quale saranno ascoltati alcuni testimoni.

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Stalking, processo all’ex marito poliziotto: “Ero anoressica e non uscivo di casa” http://ifg.uniurb.it/2013/12/10/ducato-online/stalking-marito-poliziotto-urbino/53799/ http://ifg.uniurb.it/2013/12/10/ducato-online/stalking-marito-poliziotto-urbino/53799/#comments Tue, 10 Dec 2013 18:04:52 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=53799 tribunaleURBINO – Si è dovuta sedere di fronte a un giudice a raccontare la sua storia per poter ritrovare la tranquillità che le era stata tolta e far rispettare una misura cautelare che imponeva all’ex marito di starle lontano. Questo nonostante la mole di registrazioni che P. C., romana di 46 anni, è riuscita a portare come prova di una vita divenuta impossibile.

Ha testimoniato oggi per la prima volta nel processo per stalking contro l’ex marito R. A., poliziotto residente a Frontone (Cagli). È una storia iniziata quasi 20 anni fa, nel 1994: la donna ha raccontato che già allora, a soli due anni dal matrimonio, il marito aveva cominciato a molestarla. E non avrebbe smesso neanche dopo la nascita dei due figli, che oggi hanno 12 e 15 anni. “Tornava a casa ubriaco, mi insultava e mi ha persino messo le mani al collo“. Dopo denunce, querele, misure cautelari e interventi dei servizi sociali, oggi la donna chiede non solo il risarcimento dei danni, ma soprattutto la certezza di una vita sicura.

Nel 1996 P.C. ha deciso di lasciare il marito, con cui era sposata da quattro anni:  “Soffrivo di anoressia, non uscivo da casa se non con i miei genitori, avevo paura di lui”. Ma la separazione ufficiale è avvenuta soltanto nel 2006, dopo un tentato riavvicinamento. Una decisione dovuta ad un episodio “scatenante”: “Abitavamo in un casale vicino ai miei genitori. Una sera è tornato a casa ubriaco e mi ha molestata. I miei hanno sentito le urla e mio padre ha provato a intervenire, ma il mio ex l’ha picchiato davanti ai miei figli”.

Dopo una lunga trafila giudiziaria, i due oggi sono formalmente separati, i figli sono sotto lo stretto controllo dei servizi sociali e il padre può vederli solo in incontri protetti.

Durante tutti questi anni, la donna ha registrato ogni conversazione, telefonata di minaccia ed sms dell’ex marito. E le ha presentate alla polizia postale di Roma. Ottenendo però solo un provvedimento di allontanamento che lui avrebbe ignorato. Una misura cautelare che dovrebbe impedire a R.A. di avvicinarsi all’ex moglie. “Ma a cosa serve una misura cautelare se non viene rispettata?”, si è chiesta nel corso della sua deposizione in aula.

Il processo in corso fa riferimento a fatti ben precisi accaduti nel 2012, a seguito dei quali P.C. ha presentato due querele, ad agosto e dicembre dello stesso anno.  Il primo episodio, come lei racconta dettagliatamente nella sua deposizione, risale al 7 agosto 2012: mentre la figlia era al mare con un’amica e il figlio era fuori con il padre, la donna aveva deciso di andare a pranzo con un’amica in un ristorante di Frontone, a pochi passi dalla casa in cui vive con i bambini. Sarebbe bastato questo piccolo momento di libertà a scatenare l’ira dell’ex. “Mi ha telefonato insultandomi – racconta P.C. – pronunciando parole che mi vergogno anche a ripetere. Era ubriaco, ne sono sicura. Sentivo il pianto di mio figlio dall’altra parte del telefono che mi implorava di andarlo a riprendere”.

La seconda querela, invece, si riferisce a episodi avvenuti il mese dopo. “Il 5 settembre – continua – i bambini erano al cinema con il padre, mentre io ero andata a trovare una persona. Riportando i bambini a casa, lui ha notato che la mia macchina non c’era ed è impazzito dalla gelosia. Mi ha chiamata rivolgendomi i soliti insulti davanti ai miei figli, sempre più intimoriti da lui”.

Sono proprio i piccoli a subìre le conseguenze di questa drammatica situazione. “Soffrono di attacchi di panico e crisi di ansia. Temono il padre. Nonostante io li abbia sempre incoraggiati nel costruire un rapporto con lui, sono loro che spesso non vogliono vederlo né sentirlo”. Per occuparsi a tempo pieno dei figli, la donna da quattro anni non lavora più. Paradossalmente le è stata sottratta anche la patria potestà: “I servizi sociali sostenevano che fosse la mia assistita a impedire all’ex marito di vedere i figli – afferma l’avvocato Loretta Blasi – e in realtà era lui spesso a non partecipare agli incontri protetti”.

L’ultimo episodio in cui l’uomo ha fatto di nuovo irruzione nella sua vita risale solo a 15 giorni fa: “Ero in macchina, lui mi ha bloccato la strada con la sua auto. Io mi sono spaventata, lui aveva in mano qualcosa. Così mi sono chiusa dentro. E lui se n’è andato”.

P.C. spera di vincere la sua guerra: “Non riuscirò mai a dimenticare quello che ho passato, neanche tra dieci anni”. E aggiunge, facendo riferimento anche alla professione svolta dall’ex marito: “Chi fa violenza deve pagare. Soprattutto se a sbagliare è chi dovrebbe proteggerti”.

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Processo Annibali: sconto di pena per mandante e aggressori http://ifg.uniurb.it/2013/12/10/ducato-online/processo-annibali-sconto-di-pena-per-mandante-e-aggressori/53620/ http://ifg.uniurb.it/2013/12/10/ducato-online/processo-annibali-sconto-di-pena-per-mandante-e-aggressori/53620/#comments Tue, 10 Dec 2013 12:35:48 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=53620 LA DIRETTA DEL PROCESSO      
IL RACCONTO DELL'AGGRESSIONE

LE SCHEDE: LUCIA ANNIBALI - LUCA VARANI]]>
processo lucia annibali luca varani tribunale pesaroPESARO – Giornalisti, attiviste, curiosi e politici,  il Palazzo di Giustizia di Pesaro era pieno già da prima delle 10, ora di inizio del processo per l’aggressione ai danni di Lucia Annibali. Dopo tre ore la tanto attesa decisione del giudice è arrivata: il prossimo 21 febbraio Luca Varani, Altistin Precetaj e Rubin Ago Talaban saranno giudicati con rito abbreviato semplice e non condizionato.

Erano presenti all’udienza i tre indagati, che al momento restano in carcere in regime di isolamento. E c’era anche Lucia Annibali, entrata in tribunale da una porta secondaria, ma uscita a testa alta tra i flash dei fotografi e gli applausi dei presenti. Cappotto rosso, jeans scuri e un grande cappello a farle ombra sul volto, ma che non è riuscito a nascondere un accenno di sorriso.

Secondo quanto affermato dal suo avvocato, sembra che Varani abbia alzato lo sguardo su di lei una sola volta all’inizio dell’udienza, mentre gli altri due imputati sono rimasti impassibili e hanno guardato tutto il tempo il pavimento.

Nell’udienza di oggi  il giudice Maurizio di Palma ha deciso di non accogliere la richiesta della difesa di procedere con rito abbreviato condizionato  e di aggiungere agli atti altre perizie e consulenze esterne. Infatti il materiale acquisito durante le indagini è stato ritenuto sufficiente.

Rito abbreviato significa un verdetto in tempi molto brevi, già dal 22 febbraio si aspetta una sentenza, e comporta una riduzione di un terzo della pena per gli imputati. Tra questi l’ex della donna, Luca Varani, presunto mandante dell’aggressione, è accusato di lesioni gravissime, stalking e tentato omicidio per aver manomesso le condutture del gas della cucina della donna e rischia fino a 20 anni di carcere. Durante l’udienza, uno degli avvocati di Varani, Antonio Maisano, ha ribadito l’innocenza del suo assistito che avrebbe ordinato ai due albanesi di danneggiare con l’acido solo l’auto di Lucia Annibali, scaricando la responsabilità dell’aggressione sui due coimputati, che quindi avrebbero agito autonomamente.

“Nonostante il rigetto della nostra prima richiesta è positivo che si proceda con rito abbreviato – ha affermato Gianluca Sposito, legale di Talaban, uno dei presunti aggressori – quindi i giudici hanno ritenuto sufficienti le prove presentate fino ad ora. Non ci resta che aspettare”. Tra le richieste avanzate dalla difesa ma rigettate dal giudice c’era anche la proposta di nuova perizia dermatologica fatta da un “medico di fiducia” relativa alle bruciature riportate da Talaban alla mano destra e alla tempia sinistra che avevano incastrato il 31enne.

Anche Lucia era presente all’udienza preliminare e si è costituita parte civile chiedendo, sembra, un risarcimento danni di circa 10 milioni di euro. Stamattina la difesa di Varani le aveva proposto un parziale risarcimento dei danni offrendole un appartamento sul lungomare di Pesaro, posseduto però solo per un sesto dall’ex fidanzato della donna. ” La proposta è impropria e irricevibile” ha commentato Francesco Coli, avvocato della famiglia Annibali:  “Lucia è stata più forte con l’essere qui del male che le è stato fatto, ha guardato tutti a testa alta e sarà presente anche durante il processo”.

Al termine dell’udienza l’avvocatessa urbinate, diventata simbolo della lotta alla violenza sulle donne, è stata accolta dagli applausi e da tanti “Brava Lucia, continua così” sollevati dalla folla.  Lucia non ha rilasciato dichiarazioni ma, sorridendo, ha accennato a un saluto prima di salire sulla camionetta dai vetri oscurati della polizia.

Solidarietà a Lucia dagli avvocati di Pesaro

Solidarietà a Lucia dagli avvocati di Pesaro

Nel vederla uscire così serena Marianna Sabbatini non ha saputo trattenere le lacrime. La donna, vittima di violenze domestiche a Urbino nel 2004, era a presidio con il movimento politico Fratelli d’Italia che aveva organizzato per oggi un sit-in di solidarietà per Lucia. ” La decisione del giudice è un grande segnale per il futuro – ha affermato Angelo Bertoglio, portavoce di Fratelli d’Italia – ma il mio rammarico è l’assenza delle istituzioni nazionali a eventi come questo. A difendere Berlusconi qualche mese fa c’erano  150 parlamentari e oggi per Lucia non c’è nessuno degli esponenti nazionali”.  A livello locale invece erano presenti Camilla Fabbri del Pd e Carlo Ciccioli e Barbara Benedettelli di Fratelli d’Italia.

Anche alcune esponenti dell’associazione Unione Donne in Italia erano di fronte al tribunale: “Non siamo molte – ha affermato un’attivista- ma vogliamo ricordare la nostra contrarietà a ogni forma di violenza e sopraffazione sulle donne. La storia di Lucia non è un fatto di cronaca su cui speculare, i media devono assumersi una parte di responsabilità nel raccontare questi fatti”.

 

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