il Ducato » Adriano Di Blasi http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Adriano Di Blasi http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Regionali 2015: i quattro candidati di Urbino, “le nostre priorità per il territorio” http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/regionali-2015-i-quattro-candidati-di-urbino-le-nostre-priorita-per-il-territorio/73573/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/regionali-2015-i-quattro-candidati-di-urbino-le-nostre-priorita-per-il-territorio/73573/#comments Wed, 06 May 2015 15:53:06 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73573 I CANDIDATI PRESIDENTE / COME SI VOTA ]]> URBINO – Sanità, turismo e viabilità. Liste diverse ma priorità comuni per i quattro candidati urbinati alle prossime regionali del 31 maggioGianluca Carrabs, Raffaella Vagnerini, Piergiorgio Fabbri ed Elisabetta Foschi. I primi due appoggiano Luca Ceriscioli (Pd), mentre gli altri sostengono rispettivamente Gianni Maggi (Movimento5stelle) e il presidente uscente Gian Mario Spacca (Lista 2020). Le loro ricette per risolvere i problemi della regione sono molto simili e passano attraverso una valorizzazione delle eccellenze culturali e paesaggistiche del nostro territorio.

LEGGI: Una sfida a cinque per la presidenza della Regione

Gianluca-CarrabsGianluca Carrabs nato ad Avellino il 31/5/1976, vive ad Urbino dai tempi dell’università. È candidato con la lista Uniti per le Marche che sostiene Luca Ceriscioli

Quali sono le priorità per la regione Marche?
“Innanzitutto sarà fondamentale uscire dall’isolamento infrastrutturale presente sul territorio. Inoltre dobbiamo puntare sulle eccellenze del nostro territorio: dall’artigianato al design. Non possiamo competere con le grandi produzioni internazionali quindi vale la pena puntare sui mercati di nicchia e sul made in Italy.

Quali quelle per il territorio di Urbino?
“Dobbiamo riuscire a valorizzare l’entroterra tanto quanto la costa. Per farlo è necessario un miglior collegamento tra le zone del Montefeltro e il resto della regione e del paese. Da questo punto di vista sono stati fatti passi avanti con la nuova ferrovia che speriamo di poter riattivare al più presto. Inoltre bisogna migliorare la manutenzione delle strade interne.

Crede nei sondaggi che danno per vincente Luca Ceriscioli? Pensa che lo scandalo dei 66 indagati in regione influenzerà il voto?
“Lascio ad altri l’uso strumentale di queste notizie. I rimborsi non erano regolati quindi non si tratta di sperpero del denaro pubblico come nel caso di Roma. Credo che il vantaggio di Ceriscioli deirivi dall’omogeneità del centro-sinistra

imagePiergiorgio Fabbri nato ad Urbino il 26 giugno 1963. E’candidato con il Movimento5stelle che sostiene Gianni Maggi

Quali sono le priorità per la regione Marche?
“Innanzitutto la sanità. L’ultima riforma sanitaria ha danneggiato il sistema marchigiano. Tredici ospedali interni sono stati declassati e molte delle strutture che servono il territorio non sono state attivate. Bisogna cercare di alleggerire il carico di pazienti sostenuto dal solo ospedale di Urbino”.

Quali quelle per il territorio di Urbino?
“Bisogna valorizzare l’entroterra non solamente attraverso il turismo culturale. Urbino deve sfruttare lo status di patrimonio dell’Unesco e potenziare la sua immagine così da attrarre anche le masse. Inoltre dobbiamo favorire le avanguardie tecnologiche come le start up nate dalla creatività degli studenti universitari. La città deve diventare un volano di sviluppo culturale”.

Crede nei sondaggi che danno per vincente Luca Ceriscioli? Pensa che lo scandalo dei 66 indagati in regione influenzerà il voto?
“Ci credo relativamente e non so se lo scandalo influenzerà il voto. Quello che so per certo è che da inizio anno giro la provincia e le sensazioni sono molto positive. Ci danno intorno al 20% ma credo che potremmo anche migliorare le ipotesi dei sondaggi. Siamo l’unica alternativa per il futuro delle Marche.

download-(1)Elisabetta Foschi nata ad Urbino il 20/5/1973. È candidata con la lista Marche 2020 di Gian Mario Spacca

Quali sono le priorità per la regione Marche?
“Sanità, infrastrutture e lavoro. In particolare la difesa delle piccole e medie imprese sparse sul nostro territorio. Un concetto che non appartiene al dna della sinistra.

Quali quelle per il territorio di Urbino?
Sono simili a quelle della regione. Un eventuale vittoria di Ceriscioli sarebbe dannosa per la città, da sindaco di Pesaro non si è mai occupato dell’entroterra. Ha sempre difeso l’ospedale unico, voleva spostare l’istituto tecnico di Urbino a Pesaro e voleva chiudere il tribunale”.

Crede nei sondaggi che danno per vincente Luca Ceriscioli? Pensa che lo scandalo dei 66 indagati in regione influenzerà il voto?
Non credo ai sondaggi. Questo voto sarà un referendum tra chi sa solo consumare reddito prodotto da altri e chi vuole tornare a far produrre la regione.

downloadRaffaella Vagnerini, nata a Jesi nel 1972 ma cresciuta ad Urbino, è candidata con la lista del Pd a sostegno di Luca Ceriscioli

Quali sono le priorità per la regione Marche?
“Viabilità, dissesto idrogeologico e sanità. La condizione di molte strade del territorio è pessima. Spesso vengono proposti progetti per nuovi tratti, ma in realtà serve soprattutto il ripristino di quelle esistenti. In questo modo risponderemmo anche all’emergenza del dissesto idrogeologico che ha più volte investito il territorio.

Quali quelle per il territorio di Urbino?
“Urbino deve svolgere un ruolo trainante per il Montefeltro grazie alle sue eccellenze: l’università, l’Ersu ed in generale le risorse culturali, paesaggistiche e turistiche.

Crede nei sondaggi che danno per vincente Luca Ceriscioli? Pensa che lo scandalo dei 66 indagati in regione influenzerà il voto?
“Se il campione è rappresentativo credo siano affidabili. Sono meno convinta da quelli su internet. In ogni caso l’elettore può cambiare idea fino all’ultimo, quindi non darei nulla per scontato. Il vantaggio che Ceriscioli ha accumulato è dato dalla necessità di rinnovamento dopo i dieci anni della giunta Spacca e il suo cambio di posizioni da sinistra a destra. Non penso che le indagini sui rimborsi dei consiglieri influenzeranno il voto”.

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Sciopero scuole: chiuse le elementari di Piansevero, Trasanni e Mazzaferro http://ifg.uniurb.it/2015/05/05/ducato-notizie-informazione/sciopero-scuole-chiuse-le-elementari-di-san-severo-trasanni-e-mazzaferro/73396/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/05/ducato-notizie-informazione/sciopero-scuole-chiuse-le-elementari-di-san-severo-trasanni-e-mazzaferro/73396/#comments Tue, 05 May 2015 08:39:07 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73396 URBINO, 5 MAG – Le scuole elementari di Trasanni, Mazzaferro e Piansevero sono chiuse. Gli insegnanti dei tre istituti partecipano allo sciopero nazionale contro la riforma della scuola proposta dal governo Renzi.

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Tavolo studenti-sindaco: Gambini, “la Data sarà uno spazio per gli studenti urbinati” http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-notizie-informazione/tavolo-studenti-sindaco-gambini-la-data-sara-uno-spazio-per-gli-studenti-urbinati/73292/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-notizie-informazione/tavolo-studenti-sindaco-gambini-la-data-sara-uno-spazio-per-gli-studenti-urbinati/73292/#comments Mon, 04 May 2015 15:48:11 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73292 [continua a leggere]]]> URBINO, 4 MAG –  Entro il 2016 la Data di Urbino diventerà uno spazio dedicato agli studenti. L’annuncio è stato dato dal sindaco Maurizio Gambini durante l’incontro con la rappresentante degli universitari, Francesca Gasparetto, il rappresentante degli studenti in consiglio comunale, Angelo Duraccio,  e l’Ersu, rappresentato da Tiziano Mancini. Il bando per la concessione dello spazio sarà pronto entro l’estate, ha garantito il sindaco.

 

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Urbino, 100mila euro per il teatro romano. Tornerà in vita entro la fine dell’anno http://ifg.uniurb.it/2015/05/02/ducato-online/urbino-100mila-euro-per-il-teatro-romano-tornera-in-vita-entro-la-fine-dellanno/72872/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/02/ducato-online/urbino-100mila-euro-per-il-teatro-romano-tornera-in-vita-entro-la-fine-dellanno/72872/#comments Sat, 02 May 2015 08:10:18 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72872 MAPPA - ALLA SCOPERTA DELLA URBINO ROMANA I resti dell'edificio sono nascosti da 40 anni sotto una tettoia arrugginita coperta di graffiti e circondata dai rifiuti. Così uno dei tesori della città antica resta sconosciuto a molti degli stessi urbinati. Ora il Comune ha deciso di stanziare fondi per la riqualificazione
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La tettoia di metallo che copre il luogo dei ritrovamenti

La tettoia di metallo che copre il luogo dei ritrovamenti

URBINO – Concerti, rappresentazioni teatrali e un innovativo percorso multimediale. Sarà questo il futuro del teatro romano di Urbino, scoperto più di mezzo secolo fa a pochi passi da via Saffi. I resti della struttura oggi sono abbandonati al degrado, coperti dalle erbacce e da una tettoia di metallo arrugginito. Un peccato mortale per una città che fa della bellezza e dell’arte una delle sue armi migliori per attrarre turisti da tutto il mondo e che si fregia di essere patrimonio dell’Unesco. Dopo anni di discussioni, però, questa zona potrebbe trovare nuova vita.

Il Comune ha infatti inserito nel bilancio previsionale del prossimo biennio oltre centomila euro per riabilitare l’area: ottantaseimila euro provengono da fondi europei (finanziamento Gal, Gruppo di azione locale) mentre i restanti 21mila saranno concessi direttamente dal Comune. “Vogliamo creare un percorso multimediale – spiega l’assessore all’urbanistica Roberto Cioppi – che unisca il teatro ad altri siti archeologici presenti nel Montefeltro, in particolare a Fossombrone e Sant’Angelo in Vado. Inoltre vorremmo spostare alcuni reperti a Palazzo ducale o esporli nell’area stessa degli scavi con delle spiegazioni fotografiche e dei codici Qr (i codici bidimensionali che vengono letti con gli smartphone ndr)”.

Quello che nasconde la tettoia. Sporcizia, fogliame e terra coprono i resti del teatro

Quello che nasconde la tettoia. Sporcizia, fogliame e terra coprono i resti del teatro

Il teatro, questo sconosciuto. La valorizzazione che il Comune ha messo in cantiere potrebbe servire anche a far conoscere il teatro non solo ai turisti ma agli urbinati stessi, che oggi sembrano aver dimenticato uno dei loro tesori, nascosto sotto quelle lamiere rosse, ora coperte di graffiti, ormai da 40 anni. Marta e Francesco, due studenti di chimica, abitano a pochi passi dalla zona del ritrovamento ma scoprono solo oggi la sua esistenza: “Ci siamo sempre chiesti cosa proteggesse, ma non ci saremmo mai aspettati di trovare dei reperti romani qui a Urbino”. Chiedendo ai ragazzi che camminano per il centro dove sia il teatro si ricevono indicazioni confuse e spesso sbagliate.

Qualcuno che ha la memoria un po’ più lunga ricorda  quando, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, in quella zona si giocava a pallone. “Se ti avvicini al muro del palazzo di fronte – spiega Valerio De Angeli, dipendente dell’Università – puoi ancora vedere i segni delle porte che facevamo con il gesso”. Anche Luca, dipendente del bar “Quattrocento”, sapeva del teatro e sarebbe felice di una riqualificazione dell’area: “Mi piacerebbe se, ultimati i lavori, mettessero una lastra trasparente sopra gli scavi permettendo a tutti di camminare sulle rovine”.

La reazione sui social. Le opinioni degli urbinati non si fermano solo a chi abita o lavora nei dintorni del teatro. Sulla pagina Fb del Ducato abbiamo chiesto ai nostri lettori cosa si nascondesse sotto la tettoia e le risposte non si sono fatte attendere. “Un cariolo di topi”, “missili nucleari pronti a partire” o addirittura “le porte dell’inferno” sono i commenti più originali che abbiamo ricevuto. C’è poi chi, ha risposto correttamente facendo trasparire una certa amarezza: “Un sito archeologico da valorizzare” e chi invece ironizza su presunti ‘costumi locali': “Urbinati nascosti per la paura di dover pagare da bere” o si lascia andare alla nostalgia: “Ci vivono i sette nani, o almeno così credevo da piccola”. Tra i commenti c’è anche chi crede che si tratti dei resti un anfiteatro, ma viene prontamente corretto. Ma qual è la storia dei ritrovamenti?

La pianta del teatro romano all'interno della città odierna. Ricostruzione di Massimo Luni (1977)

La pianta del teatro romano all’interno della città odierna. Ricostruzione di Mario Luni (1977)

La storia del teatro. I primi scavi risalgono al 1943 quando, durante alcuni lavori casuali, furono scoperti, a cinque metri di profondità, i resti di un antico teatro romano databile intorno al primo secolo dopo Cristo. Tra i reperti presenti nell’area c’erano parti di una colonna e i frammenti dei marmi che coprivano la zona dell’orchestra. “A causa della seconda guerra mondiale però – spiega Chiara Delpino della soprintendenza ai beni archeologici – gli scavi furono interrotti, e per oltre trent’anni l’erba è ricresciuta nella zona coprendo i ritrovamenti”.

Nel 1975 poi l’archeologo Mario Luni, professore all’Università Carlo Bo scomparso lo scorso anno, ha ripreso gli scavi scoprendo uno dei due parodoi (gli ingressi), parte del proscenio, i primi tre gradini della cavea e alcuni marmi colorati che evidenziano la ricchezza della struttura. In base alle sue scoperte, si è ipotizzato il teatro si estendesse per 75 metri di ampiezza. Anche in questo caso però i lavori furono interrotti per la mancanza di fondi e l’area degli scavi fu coperta dalla tettoia che si può vedere oggi. Una triste fine per una delle poche testimonianze recuperabili di architettura romana in città, a cui finalmente, dalle prossime settimane, verrà resa giustizia.

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Dipendente Benelli premiato con la stella al merito del Lavoro: “Il segreto? Fare una cosa che ti piace” http://ifg.uniurb.it/2015/04/30/ducato-online/dipendente-benelli-premiato-con-la-stella-al-merito-del-lavoro-il-segreto-fare-una-cosa-che-ti-piace/72992/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/30/ducato-online/dipendente-benelli-premiato-con-la-stella-al-merito-del-lavoro-il-segreto-fare-una-cosa-che-ti-piace/72992/#comments Wed, 29 Apr 2015 22:23:02 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72992 fotoURBINO – “Se non vuoi lavorare tutta la vita, trova un’attività che ti piace”. Parola di Tito Micheli, dipendente della Benelli per 45 anni, che venerdì 1 maggio riceverà la stella al merito del lavoro, un riconoscimento importante, consegnato solo a pochi dipendenti proposti dalle aziende italiane. Ma Micheli, che verrà premiato insieme al collega Sergio Scaramucci, non si sente migliore di altri: “Nella mia famiglia siamo sempre stati abituati a lavorare. Ovviamente mi fa piacere ricevere un premio per quello che ho fatto alla Benelli, ma non serve autocelebrarsi”, risponde con voce sicura.

Lui, che a luglio compirà 68 anni, ha iniziato a lavorare alla Benelli nel 1968, quando l’azienda di Urbino non era ancora un colosso internazionale nella vendita delle armi sportive. “Ricordo che avevo da poco finito il militare. Ero in cerca di un lavoro e mi presentai una mattina davanti al capannone della fabbrica. Lì incontrai un signore che dopo un breve colloquio mi disse che avrei potuto iniziare dal giorno seguente. Solo dopo ho scoperto che era Paolo Benelli in persona. Eravamo in pochi all’inizio, come un prototipo imperfetto, ma la voglia era tanta”.

I primi anni, avendo esperienza nella lavorazione del metallo, Tito si occupava di saldare i pezzi delle armi: “Un gioco da ragazzi rispetto ai lavori di fino che facevo insieme a Piero Guidi qualche anno prima”. Si perché prima di entrare alla Benelli, Micheli aveva aperto lo Studio Arte 90 insieme allo stilista urbinate, oggi presente ad Expo, per creare in campo artistico oggetti in ferro, rame e bronzo.

Negli anni ‘70 viene nominato responsabile dell’assistenza clienti della Benelli e da quel giorno fino al 2007, quando è andato in pensione, ha ricoperto questa carica. Un lavoro che lo ha fatto viaggiare per mezzo mondo dalla Cina all’India, dagli Stati Uniti alla Spagna dove ha gestito la fase di assemblaggio e di collaudo della filiale appena aperta. Un’esperienza indimenticabile per Micheli, iniziata nell’agosto del 1976 e interrotta solo ad ottobre di quell’anno per la nascita della figlia Vitoria, chiamata così, con una sola t, in onore della città in cui aveva sede la nuova filiale.

Ma Micheli non si è occupato solo della parte amministrativa dell’azienda. E grazie a una sua particolare abilità è diventato anche celebre. “Nel 1974 sono stato testimonial dell’azienda sia per la carta che nei video. Ricordo che tra il primo e il secondo tempo dei film al cinema partiva uno spot in cui sparavo cinque colpi in meno di un secondo. Un record per i fucili dell’epoca non a ripetizione. Ancora oggi usano alcune foto di quella dimostrazione perché molti non credevano alla velocità di quegli spari”. Il suo trucco? Sparava con il medio invece che con l’indice.

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Settecento morti nel Canale di Sicilia, “La stagione dei barconi non è nemmeno cominciata” http://ifg.uniurb.it/2015/04/19/ducato-online/settecento-morti-nel-canale-di-sicilia-la-stagione-dei-barconi-non-e-nemmeno-cominciata/71144/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/19/ducato-online/settecento-morti-nel-canale-di-sicilia-la-stagione-dei-barconi-non-e-nemmeno-cominciata/71144/#comments Sun, 19 Apr 2015 14:19:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71144 VIDEO All'incontro "I volti umani dell'immigrazione" durante il Festival del giornalismo, Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre parla della nuova strage di migranti davanti alla costa libica: "La stagione dei barconi non è ancora cominciata". Assieme a lui anche Suleman Diara, maliano, che il viaggio attraverso il Mediterraneo lo ha vissuto sulla propria pelle]]> Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre per i migranti

Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre per i migranti

PERUGIA – Settecento morti in una sola notte, tra il 18 e il 19 aprile. Siamo all’inizio della primavera, quindi “la stagione dei barconi non è ancora cominciata”. Il naufragio, che si è consumato a 70 chilometri dalle coste della Libia (un peschereccio di 30 metri si sarebbe ribaltato mentre arrivava una nave cargo a soccorrerli) potrebbe essere la più grande tragedia nella storia dell’immigrazione del Mediterraneo. Chi pensava che i 366 morti del 3 ottobre 2013 sarebbero stati impossibili da superare, oggi deve ricredersi.

All’incontro “I volti umani dell’immigrazione” durante l’ultima giornata del Festival del giornalismo di Perugia, era presente anche Tareke Brhane, presidente del comitato 3 ottobre, nato in memoria della tragedia del 2013: “Per loro viaggiare era un sogno per il loro futuro e per quello dei loro figli. A quante vittime vogliamo arrivare per smuovere la nostra umanità? Questa gente ha bisogno di una risposta immediata. Di protezione. Vogliono garanzie di poter uscire di casa domani senza esser rapiti e violentati. Non si può continuare a fare allarmismo su quanta gente stia arrivando e quanta ne sia già morta. Le stagioni vere degli sbarchi non sono ancora iniziate. ”

Su questa nuova tragedia Brhane non risparmia critiche all’Occidente e lancia un messaggio: “Dobbiamo prima preservare la vita delle persone, poi i confini. È una vergogna per tutta la Comunità europea perché parliamo di persone costrette, non hanno una scelta. Dal 3 ottobre a oggi almeno 6000 persone sono morte tentando di arrivare sulle coste italiane. Donne, bambini, uomini con sogni e voglia di sopravvivere. Per questo noi abbiamo proposto la giornata della memoria per i migranti”.

Quello che è successo riguarda anche i sistema di controllo e soccorso nel Canale, come Triton: “Serve un progetto a lungo termine da cui ottenere dei risultati. Non è sempre possibile intervenire nei paesi di provenienza o di transito. Come si può ad esempio intervenire in Siria se ci sono i bombardamenti? Io l’anno prossimo non so se Triton verrà rinnovata o no – conclude Brhane – ma certamente serve una politica di immigrazione comunitaria”.

All’inicontro era stato chiamato a intervenire anche Suleman Diara, in Italia dal 2008, che il viaggio attraverso il Mediterraneo lo ha vissuto sulla propria pelle: “Il fatto che la Comunità Europea investa i soldi in Libia o Algeria non è sufficiente perché in questi paesi c’è una forte corruzione che non indirizza nel modo giusto i fondi occidentali. Quando sono arrivato a Roma, trovandomi in difficoltà ho creato questa cooperativa con cui produciamo lo yogurt e che mi è stata utile per imparare la lingua. La condivisione è fondamentale tra i migranti perché spesso gli italiani non ci aiutano”.

La conferenza. “I volti umani dell’immigrazione” è stato un incontro dedicato all’ascolto di alcune storie di “nuovi italiani” che sono riusciti, non senza fatica, ad integrarsi nella nostra società. Le loro storie sono delle odissee moderne. Testimonianze di un viaggio troppo spesso senza fine, come nel caso di questa notte.

“Pensavamo di favorire la memoria della tragedia del 3 ottobre – spiega Luca Attanasio, giornalista freelance e moderatore dell’incontro – invece dobbiamo rivedere questi numeri in eccesso. E’ una strage che urla il dolore di una parte del mondo e il mondo più ricco deve fare qualcosa per accogliere queste persone. Non si tratta di essere di destra o sinistra ma di applicare delle direttive comunitarie che esistono. “Mare Nostrum – continua Attanasio – è stata un’operazione che ha mostrato il lato umano del nostro paese. Non possiamo però dimenticare che mentre era attivo sono morte comunque 3.400 migranti nel Mediterraneo. Non era quindi sufficiente così come non lo è Triton. Bisogna pensare a delle misure che comprendano canali umanitari e che intervengano direttamente nel paese da cui partono queste persone per vagliarne la richiesta di asilo”.

Durante il convegno è intervenuto anche Michele Cercone, portavoce della Commissione Europea, che ha difeso le azioni messe in atto dalle istituzioni comunitarie: “La legislazione su questo tema esiste ed è anche molto completa, il problema è che in alcuni paesi funziona meglio e in altri di meno. Oggi gli immigrati regolari hanno gli stessi diritti dei cittadini europei e questo è possibile solo grazie ad un percorso di riforme che abbiamo portato avanti nel corso degli anni”. Cercone riconosce le evidenti difficoltà, sopratutto nell’area del Mediterraneo, causate dalle crisi politiche ed economiche nei paesi di provenienza ma allo stesso tempo difende il ruolo dell’UE: “Si parla di un’Italia abbandonata a se stessa dall’Europa, ma la Commissione ha stanziato 530 milioni di euro tra il 2007 e il 2013 e ne concederà altrettanti fino al 2020. Magari non risolvono il problema, ma sono comunque cifre importanti”.

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Scuole di giornalismo, la passione non basta. Bisogna insegnare la “cultura digitale” http://ifg.uniurb.it/2015/04/18/ducato-online/scuole-di-giornalismo-la-passione-non-basta-bisogna-insegnare-la-cultura-digitale/70952/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/18/ducato-online/scuole-di-giornalismo-la-passione-non-basta-bisogna-insegnare-la-cultura-digitale/70952/#comments Sat, 18 Apr 2015 16:37:42 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70952 foto incontro 3

I relatori dell’incontro “Insegnare giornalismo oggi”. Da sinistra a destra: Mindy McAdams, Mario Tedeschini Lalli, Barbare Sgarzi e Jan Schaffer

PERUGIA – Anche nel 2015 le condizioni indispensabili sono sempre quelle: passione, uscire dalla redazione, parlare con le persone per trovare notizie e saper innovare. Ma poi c’è la necessità di una “cultura digitale”, da coltivare e fare propria, come ultimo, indispensabile, pilastro per chi vuole diventare giornalista. E per chi il giornalismo lo insegna. Perché, come spiega Mario Tedeschini Lalli, vice responsabile innovazione e sviluppo per il gruppo editoriale L’Espresso, il mondo in cui viviamo è un mondo digitale.

Se esistesse un mercato per un giornale scritto con la penna d’oca su una pergamena dovremmo sfruttarlo, ma chi al giorno d’oggi scrivesse con la penna d’oca su una pergamena dovrebbe comunque essere un “giornalista digitale”, cioè un giornalista che vive e comprende l’universo nel quale vive, che è – appunto – digitale.

Nel primo incontro sul tema al Festival del giornalismo di Perugia, “Insegnare giornalismo oggi”, si è approfondito questo tema. Mindy McAdams, docente di giornalismo digitale all’università della Florida, ha introdotto all’interno del percorso per diventare giornalisti un corso di coding. Non di quelli insegnati agli informatici, perché il fine non è programmare un sito, ma comprendere i linguaggi di di base, capire la lingua che parlano le macchine e saperli maneggiare. “Molti ragazzi non si accorgono di poter essere bravi nel coding – ha detto la professoressa americana – dobbiamo promuovere l’idea che chi vuole fare il giornalista non debba spaventarsi di fronte a questa materia”. L’importante non è dare però competenze specifiche ma insegnare il significato delle tecnologie dalle quali si è circondati.

Una consapevolezza che richiede un enorme sforzo: capire l’ecologia del mondo digitale vivendoci all’interno ma allo stesso tempo sapendosi astrarre da questo e comprenderne il funzionamento. Un concetto ben espresso da Marc Cooper, professore all’University of Southern California, durante l’incontro “Come insegnare il giornalismo oggi “. Non si deve essere sempre aggiornati sull’ultima app uscita ma padroneggiarne la filosofia che le sta dietro. Infatti ha sottolineato come lui stesso sappia in realtà pochissimo di software ed applicazioni, ma conoscendone a fondo il modo in cui funzionano è in grado di indirizzare precisamente il proprio messaggio ed inserirlo nel flusso di informazioni. Un pensiero analogo a quello di Juan Luis Manfredi, moderatore del panel e professore di Comunicazione politica all’università di Castiglia-La Mancia. Ai suoi alunni lui non insegna ad utilizzare un programma o un’applicazione, visto che possono cambiare in continuazione, ma il metodo di lavoro per costruire tramite quelle un appropriato Business plan per la propria attività giornalistica.

In Italia però la cultura digitale è ancora carente. “Le università italiane dovrebbero inserire corsi dedicati solo a questo – sostiene Tedeschini Lalli – parli di cultura digitale a ragazzi ma leggi nei loro occhi che non ti stanno seguendo nel tuo discorso. Superare il gap di cultura digitale in Italia è oggi una priorità. L’alternativa è dolorosa: emigrare. “I ragazzi che sono o sono stati miei studenti vengono a chiedermi consigli per il lavoro – ha continuato Tedeschini Lalli  ma io non posso dire loro semplicemente di andare a Londra. Il mio problema come cittadino italiano non è solo cosa ne sarà del giornalismo, ma soprattutto cosa ne sarà di questo Paese”.

Di diverso avviso è stato invece George Brock, professore di giornalismo alla City University di Londra. “L’unica vera possibilità per superare questa arretratezza è andare in un’università dove la cultura digitale sia al centro dell’attenzione – sostiene l’accademico britannico – solo svuotando l’Italia dei suoi giovani giornalisti ci potrà essere un vero cambiamento”.

incontro 2giorno

I numerosi speakers internazionali al panel “Come insegnare giornalismo oggi”. Da sinistra a destra: Mindy McAdams, George Brock, Juan Luis Manfredi, Marc Cooper, Ken Harper e Andrew DeVigal

Digitale a parte le fondamenta del giornalismo rimangono quelle del passato. Connettersi ad una storia, uscire fuori dalle redazione e raccontare quello che si vede. Una massima di Ken Harper, professore alla Syracuse University. La collaborazione, il community first, è invece il nodo cruciale dell’intervento di Andrew DeVigal, un tempo multimedia editor del New York Times. La vera rivoluzione sarebbe imparare ad ascoltare, per dare voce alle persone che ci troviamo vicino. Ancora più idealista è Marc Cooper. Il vero segreto rimane comunque la passione, unico vero motore per chiunque voglia approcciarsi al mondo del giornalismo.

“In Italia penso che le scuole di giornalismo non siano così utili, ho dei dubbi sul loro futuro” afferma lo stesso Cooper su una delle questioni che hanno attraversato il dibattito. Altri sono meno drastici. Sia Brock che McAdams invece hanno sostenuto la necessità di riformare i corsi già esistenti piuttosto di creare di altri nuovi.Un processo di evoluzione che andrebbe applicato a tutto il mondo del giornalismo.

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Ben Wizner (avvocato di Snowden): “A due anni dal caso Nsa non è troppo tardi per intervenire” http://ifg.uniurb.it/2015/04/17/ducato-online/ben-wizner-avvocato-di-snowden-a-due-anni-dal-caso-nsa-non-e-troppo-tardi-per-intervenire/70928/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/17/ducato-online/ben-wizner-avvocato-di-snowden-a-due-anni-dal-caso-nsa-non-e-troppo-tardi-per-intervenire/70928/#comments Fri, 17 Apr 2015 18:05:54 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70928 VIDEO Ben Wizner, legale dell'informatico che ha sfidato gli Stati Uniti rivelando alla stampa gli abusi sulla privacy di milioni di cittadini, spiega al Ducato: "Edward ha portato il tema della sorveglianza agli occhi del mondo. Sta a noi spingere i governi a rimediare" I NOSTRI SERVIZI DA PERUGIA SPECIALE - Sui siti del gruppo Espresso LIVE I NOSTRI TWEET]]> PERUGIA – Lo scandalo Nsa risale al 2013 ma le sue conseguenze sono appena cominciate secondo Ben Wizner, avvocato di Edward Snowden che in un’intervista al Ducato afferma: “Non è troppo tardi per discutere dei metodi di controllo che gli Stati applicano sui cittadini”. A margine della conferenza “Edward Snowden e il dibattito su sorveglianza e privacy”, al Festival del giornalismo di Perugia, il legale dell’ex tecnico di Cia e Nsa ci ha spiegato come il mondo sia solo all’inizio del percorso che dovrebbe portare maggiori diritti ai cittadini.

“La cosa più importante che Edward ha fatto – ha affermato Wizner – è aver portato la questione del controllo governativo all’attenzione di tutti. Ora sta a noi decidere come spingere i governi a legiferare. La cosa fondamentale però è parlarne. Negli Usa il dibattito ha portato a delle riforme del sistema mentre in altri Paesi – come Canada o Francia – i governi sembrano aver assunto persino maggior controllo”.

Il fatto. Nel giugno del 2013 Edward Snowden rivelò al mondo intero i segretissimi programmi di sorveglianza di massa applicati dall’agenzia governativa degli Stati Uniti su milioni di persone. In seguito a questa rivelazione, l’informatico americano stato accusato di aver rubato e rivelato informazioni sensibili alla stampa. Da allora vive in Russia dove ha trovato asilo politico per scampare ad una pena assicurata. “La speranza è di riuscire a riportarlo a casa presto, senza che debba scambiare la sua libertà con una tenuta da carcerato. La sua reputazione nel mondo è straordinaria, superiore a quella che ha negli Stati Uniti”.

Snowden al Festival. A distanza di due anni dalla rivelazione Snowden ha deciso di partecipare in diretta Skype al Festival di Perugia per raccontare la sua storia. L’Italia è uno dei tanti paesi in cui ha fatto richiesta di asilo politico nonostante il suo avvocato non voglia tornare su questa vicenda:” So che quando si trovava intrappolato nell’aeroporto di Mosca ha mandato più di venti richieste ma non ricordo esattamente dove”.

L’hacking made in Italy. Diverse società private, tra le quali l’italiana Hacking Team, sono sospettate di fornire ai governi gli strumenti per spiare e controllare i cittadini. Quello della Dea, l’agenzia antidroga americana, è il primo caso comprovato di un’agenzia statunitense diventata cliente dell’azienda. Alla domanda se sia un rischio che alcune società occidentali forniscano sistemi di controllo ai governi l’avvocato di Snowden ha risposto che è “difficile regolare questo mercato così come lo è per il mercato delle armi. Dobbiamo riflettere seriamente se, come società libere, ci sentiamo a nostro agio con l’idea che alcune nostre aziende favoriscano le dittature in giro per il mondo”.

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Expo: ‘La città ideale’ a Milano; Scaramucci: “Rischiamo un danno” http://ifg.uniurb.it/2015/04/09/ducato-notizie-informazione/expo-la-citta-ideale-a-milano-scaramucci-rischiamo-un-danno/70397/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/09/ducato-notizie-informazione/expo-la-citta-ideale-a-milano-scaramucci-rischiamo-un-danno/70397/#comments Thu, 09 Apr 2015 16:01:24 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70397 [continua a leggere]]]> URBINO, 9 APR – “‘La città ideale’ a Milano rischia di essere un danno per la città di Urbino anche perché entriamo nella stagione turistica”. Così Federico Scaramucci, segretario del Pd di Urbino, interviene sul trasferimento, non annunciato ma già avvenuto, del quadro simbolo di Palazzo Ducale a Milano, in occasione di una mostra su Leonardo Da Vinci. “Tempo fa – continua Scaramucci – ho portato in consiglio comunale un interrogazione in cui chiedevo di rendere le opere più importanti esposte ad Urbino il core business della città”. Secondo l’esponente del Partito Democratico la città ducale dovrebbe seguire l’esempio di altre grandi città, come Firenze: “Alla galleria degli Uffizi alcune opere restano stabilmente e non possono essere prestate”.

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Expo: ‘La città ideale’ a Milano; Sgarbi, “Non sapevo nulla” (2) http://ifg.uniurb.it/2015/04/09/ducato-notizie-informazione/expo-la-citta-ideale-a-milano-sgarbi-non-sapevo-nulla-2/70363/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/09/ducato-notizie-informazione/expo-la-citta-ideale-a-milano-sgarbi-non-sapevo-nulla-2/70363/#comments Thu, 09 Apr 2015 15:49:10 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70363 [continua a leggere]]]> URBINO, 9 APR – Secondo Sgarbi il quadro, ancora non definitivamente attribuito a Piero della Francesca, sarebbe stato perfetto come simbolo per Expo. L’assessore per la rivoluzione ha poi confermato il giudizio sul padiglione Italia, espresso ieri al programma de La7 ‘L’aria che tira':”E’ una grossa schifezza costata 92 milioni di euro. Sarebbe stato meglio non costruirlo”. Ma Sgarbi non se la prende solo con l’organizzazione milanese, ma anche con i vertici dell’arte urbinate e marchigiana: “A Urbino dormono tutti”.

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