il Ducato » Alice Cason http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Alice Cason http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Joe Locke, il re del vibrafono, al Sanzio http://ifg.uniurb.it/2010/04/15/ducato-online/joe-locke-il-re-del-vibrafono-al-sanzio/2733/ http://ifg.uniurb.it/2010/04/15/ducato-online/joe-locke-il-re-del-vibrafono-al-sanzio/2733/#comments Thu, 15 Apr 2010 16:01:00 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=2733 [continua a leggere]]]>

Joe Locke e la sua band

Da sinistra verso destra: Joe Locke, Robert Rodriguez, Ricardo Rodriguez e Terreon Gully

Joe Locke è una persona gentile, oltre ad essere, per la critica, il più grande vibrafonista jazz contemporaneo. Appena prima del concerto che lo scorso venerdì ha entusiasmato il pubblico del teatro Sanzio, Locke ha dedicato al Ducato il tempo di un’intervista. Si è presentato in italiano, con un forte accento americano: “Pia-ci-ere io mi chia-mou Giou-vanni”.

Joe Locke è un artista californiano poliedrico e pluripremiato: ha pubblicato 30 cd e partecipato a più di 50 registrazioni, ha suonato con grandissimi musicisti jazz (come Dizzie Gillespie, quando era ancora alle superiori) e fatto parte di diverse formazioni musicali.
Ha suonato al Sanzio, la prima di 11 tappe italiane del tour “Force of four”. Locke, al vibrafono, era accompagnato da Robert Rodriguez al piano, Ricardo Rodriguez al contrabbasso e Terreon Gully alla batteria.

Come è nato il progetto “Force of four”?

“Ho sentito Robert Rodriguez e Ricardo Rodriguez al jazz Lincoln center di New York. Suonavano in maniera emozionante e intelligente: mi sono detto che volevo assolutamente fare musica con loro. Un anno e mezzo fa abbiamo registrato, insieme al batterista Johnatan Blake, il cd “Force of four”. L’abbiamo chiamato così perché la forza della nostra musica è l’energia che nasce solo quando le persone si uniscono per creare qualcosa”.

Siete quattro musicisti originari di tre paesi diversi che hanno tradizioni musicali differenti. Cosa significa per la vostra musica?

“Ciascuno di noi contribuisce con qualcosa di suo. L’esperienza di Terreon, come la mia, è molto americana. Io sono anche il prodotto dei viaggi che ho fatto, dei luoghi dove ho suonato. Vivendo a New York poi sono sottoposto a mille influenze diverse. Robert, che è nato a New York, ha radici cubane e Ricardo viene dal Portorico. Mi pare che insieme formiamo una bella miscela”.

Pensa che il vibrafono nel jazz moderno sia meno importante rispetto a prima?

“È un grande momento per il vibrafono: oggi, diversamente dal passato, ci sono alcuni giovani musicisti molto promettenti che lo stanno rilanciando. Uno strumento poco importante nel jazz? No, direi proprio di no: storicamente, alcuni dei migliori improvvisatori jazz sono stati vibrafonisti. Penso a Milt Jackson, Bobby Hutcherson, Garry Burden. L’unico problema è che i grandi vibrafonisti non sono stati molti, mentre ad esempio ci sono stati tanti grandissimi sassofonisti e pianisti, moltissimi trombettisti”.

Perché ha scelto il vibrafono?

“Più che altro è il vibrafono ad aver scelto me. Quando avevo otto anni ho cominciato a suonare la batteria e il piano, a 13 sono passato al vibrafono, che per me è perfetto, perché è una via di mezzo tra il piano e la batteria: suoni melodie ma con le bacchette. Il vibrafono è arrivato quasi per caso, in realtà: mia mamma ne ha trovato uno in svendita, e me lo ha comperato. È stata un’ottima idea anche per lei, dato che è molto meno rumoroso della batteria”.

È mai stato qui? Conosce qualcosa di Urbino?

“È un ottimo inizio per il nostro tour italiano cominciare da una città – è una città vero? Non un paese? – così bella. Non so nulla di Urbino, sono arrivato neanche un’ora fa, ma ho appena scoperto che è rinascimentale. Bella architettura, bella atmosfera. Farò una passeggiata nel centro storico”.

Guida alla rete:

Il sito di Joe Locke

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L’Ifg di Urbino festeggia i 20 anni http://ifg.uniurb.it/2010/04/14/ducato-notizie-informazione/lifg-di-urbino-festeggia-i-20-anni/2508/ http://ifg.uniurb.it/2010/04/14/ducato-notizie-informazione/lifg-di-urbino-festeggia-i-20-anni/2508/#comments Wed, 14 Apr 2010 09:30:55 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=2508 [continua a leggere]]]> Urbino – L’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino compie 20 anni. In occasione del ventennale, venerdì 16 aprile più di centocinquanta ex allievi torneranno a Urbino per una cena con gli insegnanti storici e con i trenta allievi del decimo biennio.

Fondato nel 1990, seconda scuola di giornalismo nata in Italia dopo l’istituto Carlo De Martino di Milano, l’Ifg di Urbino ha formato più di 300 giornalisti. La maggioranza degli ex-allievi oggi lavora nelle più note testate italiane, alcuni sono stati assunti all’estero.

Ogni due anni la commissione dell’Ifg seleziona trenta ragazzi e ragazze per i corsi della scuola di giornalismo. Il decimo biennio, tuttora in corso, si concluderà a fine aprile.

Servizio collegato

La scuola dei cronisti ventanni dopo

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Incontro “crisi del giornalismo e dell’editoria” http://ifg.uniurb.it/2010/04/14/ducato-notizie-informazione/incontro-crisi-del-giornalismo-e-delleditoria/2448/ http://ifg.uniurb.it/2010/04/14/ducato-notizie-informazione/incontro-crisi-del-giornalismo-e-delleditoria/2448/#comments Wed, 14 Apr 2010 09:00:59 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=2448 [continua a leggere]]]> URBINO – Venerdì 16 aprile si discuterà di crisi del giornalismo e dell’editoria all’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino (in via della Stazione 62). Giorgio Baglio e Ugo Barbàra, autori del progetto To Report, presenteranno la loro iniziativa, una piattaforma online per la vendita e l’acquisto di contenuti giornalistici professionali.

All’incontro “crisi del giornalismo e crisi dell’editoria: giornalisti editori di se stessi? Il ruolo dei freelance per un nuovo modello di business” interverranno anche Giuseppe Granieri (de La Stampa), Mario Tedeschini Lalli (di Kataweb), Massimo Russo (direttore di Kataweb) e Lella Mazzoli (direttore dell’Istituto di comunicazione, media, linguaggi e spettacolo dell’Università di Urbino).

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Giornalismo a fumetti ci prova anche l’Italia http://ifg.uniurb.it/2009/04/29/ducato-online/giornalismo-a-fumetti-ci-prova-anche-litalia/3/ http://ifg.uniurb.it/2009/04/29/ducato-online/giornalismo-a-fumetti-ci-prova-anche-litalia/3/#comments Wed, 29 Apr 2009 19:26:05 +0000 http://ifg.uniurb.it/blog/?p=3

Un'immagine di Persepolis

Da piccoli si aspetta con trepidazione l’uscita in edicola di Topolino, due ore settimanali di avventure nel mondo parallelo di Paperopoli. Poi, crescendo, ci si regala ogni tanto una parentesi di sogno a occhi aperti, solcando mari lontani con Corto Maltese o affrontando incubi immaginari e rassicuranti con Dylan Dog. Ma chi si metterebbe a leggere fumetti per informarsi? Eppure all’estero esiste il graphic journalism, il giornalismo a fumetti, e da alcuni anni qualcosa si sta muovendo anche in Italia.

Il “graphic journalism all’italiana” è nato sulla scorta dei reportage grafici dell’americano Joe Sacco, della fortuna mondiale dell’autobiografia-storica disegnata da Marjane Satrapi, Persepolis (dalla quale è stato tratto l’omonimo film), e di esperimenti fortunati come il lavoro degli americani Sid Jacobson e Ernie Colón9/11, il rapporto illustrato della commissione americana sugli attacchi terroristici dell’11 settembre”.

Per trovare giornalismo a fumetti in Italia bisogna lasciar perdere quotidiani e periodici e rivolgersi alla piccola editoria libraria.

Il 19 marzo, nel quindicesimo anniversario della morte del “sacerdote anti-camorra”, è uscito in 2000 copie “Don Peppe Diana, per amore del mio popolo”, prima pubblicazione di una nuova collana di “giornalismo civile a fumetti” della casa editrice Round Robin. Curatore del libro, insieme allo sceneggiatore Francesco Matteuzzi, è il giornalista di La nuova ecologia Raffaele Lupoli.

“Abbiamo voluto scommettere sul fumetto – dice Lupoli – per avvicinare anche i giovani, utilizzando un linguaggio meno complesso e più immediato rispetto a quello del giornalismo d’inchiesta o alla saggistica. Ma il lavoro di preparazione del libro è assolutamente giornalistico: oltre a studiare tutta la bibliografia su don Diana, i ritagli di giornale, le sentenze, abbiamo fatto nuove interviste, riprese e fotografie. Così siamo riusciti a rappresentare per la prima volta la Madonna della camorra, di cui abbiamo ritrovato una vecchia foto in bianco e nero, che compare come inserto in un’illustrazione”.

Più consolidata la realtà della casa editrice BeccoGiallo, di Treviso. Dal 2004 si occupa di giornalismo a fumetti, e approfondisce e divulga fatti di cronaca o della memoria storica più recente attraverso i comics. Ormai ha in catalogo molti titoli (con una tiratura media di 2000/2500 copie) sui temi più disparati: dal massacro del Circeo, al terremoto in Friuli, al delitto Pasolini. Il 9 maggio uscirà, in 3500 copie, “Peppino Impastato, un giullare contro la mafia”, a cura di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso.

Claudio Calia è uno degli autori che lavora per BeccoGiallo. Tra le altre cose ha scritto e disegnato “Porto Marghera, La legge non è uguale per tutti” e “È primavera. Intervista a Antonio Negri”, probabilmente la prima intervista a fumetti, escludendo alcuni inserti – più che altro artifici narrativi – in Maus, del vincitore del Pulitzer Art Spiegelman, e nei lavori di Joe Sacco.

Calia ha cominciato disegnando una striscia di cronaca quotidiana dal G8 di Genova, nel 2001. Le spediva via fax a L’ora di Palermo (che in quegli anni era tornata per un breve periodo nelle edicole, dopo il fallimento del 1992). Calia nel 2000 aveva frequentato un corso di fumetto a Ravenna, tenuto da Joe Sacco (proprio lui); all’autore americano Calia si ispira quando auspica per l’Italia un giornalismo di strisce a fumetti quotidiane, diverse dalle vignette satiriche, che svolgano la funzione di articoli di fondo, “come negli Usa Doonesbury”.

In realtà dopo la parentesi fortunata all’Ora, Calia non ha mai più trovato “molta apertura mentale”: a parte alcune collaborazioni saltuarie con la Tribuna di Treviso, che pubblicava le sue vignette più che altro con funzione esplicativa, come si usano le fotografie, l’autore ha lasciato i quotidiani e ha iniziato a collaborare con BeccoGiallo, convinto che la forza della casa editrice sia “la velocità con cui, leggendo uno dei suoi graphic journalism, ci si riesce a formare un’opinione”.

L’unica testata periodica che in Italia si occupa di graphic journalis, è Internazionale, che gli dedica due pagine a numero. Ma si tratta di una testata particolare, che raccoglie “ogni settimana il meglio dei giornali di tutto il mondo”. “Da noi le novità arrivano sempre dopo, mancano la carica e il coraggio per scommettere in progetti d’avanguardia”, dice Francesco Boille, che si occupa di comics per Internazionale.

Dal 2007 Internazionale ha creato un appuntamento fisso (prima le collaborazioni erano saltuarie) con il fumetto: ogni settimana nella sezione graphic journalism, un artista diverso invia una cartolina, raccontando con parole e immagini il luogo da cui scrive. Gli autori non sono giornalisti, ma creativi e illustratori che realizzano reportage grafici molto diversi tra loro.

“Alcuni di loro, come Joe Sacco, hanno un approccio di tipo anglosassone anche quando disegnano – spiega Boille – e mantengono ben separati i fatti da tutto il resto; altri tendono a trasfigurare il reale, e raccontano il loro quotidiano, che è però esemplificativo del contesto in cui vivono; altri ancora utilizzano un tratto grafico surreale e allegorico, a volte quasi teatrale, ma intanto raccontano fatti estremamente reali e documentati”.

Su Internazionale viene anche pubblicata “la settimana di gipi”, una striscia verticale tra le notizie della settimana, disegnata da Gipi, uno degli autori italiani di fumetti più famoso all’estero. La striscia ha una funzione di commento simile – seppure in immagini – a quella dell’Amaca di Michele Serra sulla Repubblica.

Un altro interessante esperimento, questa volta televisivo, è quello ideato dal disegnatore Emanuele Fucecchi, visto su Tetris, la trasmissione in onda su LA7. Fucecchi realizza dei “video a fumetti” su vicende della politica italiana. Indaga i retroscena (basandosi per lo più su lavori giornalistici) e li riporta disegnandoli. Una voce narrante legge le parole scritte, e la musica commenta e sottolinea. “Ho mantenuto un certo sapore grottesco, specialmente nei ritratti dei protagonisti, ma – spiega Fucecchi – il mio tentativo è realizzare qualcosa di diverso dalla satira, un racconto il più possibile fedele di fatti realmente accaduti”. E’ Graphic journalism?

Guida alla rete

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