il Ducato » Annalice Furfari http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Annalice Furfari http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it I collegi: economici ma troppo vecchi http://ifg.uniurb.it/2010/04/15/ducato-notizie-informazione/i-collegi-economici-ma-troppo-vecchi/2770/ http://ifg.uniurb.it/2010/04/15/ducato-notizie-informazione/i-collegi-economici-ma-troppo-vecchi/2770/#comments Thu, 15 Apr 2010 17:18:15 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=2770 muffa sul tetto del collegio tridente

Muffa sul tetto del salone del collegio Tridente

Vivere in collegio è conveniente, ma non sempre facile. Bisogna fare i conti con la muffa, le infiltrazioni, le crepe, gli insetti e i possibili allagamenti. Inconvenienti che gli studenti fuori sede di Urbino conoscono bene. Basta un giro veloce negli otto Collegi cittadini per rendersi conto di pregi e difetti. L’atmosfera da campus e la mensa di discreta qualità non riescono a nascondere i problemi lamentati dagli universitari.

I servizi sono gestiti dall’Ersu ed è proprio all’ente regionale per il diritto allo studio che i giovani si rivolgono quando hanno un problema. Così hanno fatto Adele Vitali e i suoi vicini del Tridente. “Nel mio blocco – racconta la ragazza – c’è stato un guasto alle tubature. Siamo in 16 a condividere un solo bagno e gli operai vi hanno lavorato per un mese”. Ma Adele è paziente e si adatta facilmente: “A parte questo, mi sono sempre trovata bene, di riscaldamenti e pulizie non mi lamento. Quando c’è un problema intervengono velocemente, anche se poi non sempre riescono a risolverlo con altrettanta tempestività”.

Il motivo principale di ansia dei fuori sede è la muffa. “Mi sono lamentata – sbotta Giada Mariotti, da 3 anni al Tridente – e hanno riverniciato le pareti, ma non si è risolto nulla: il muro si sta scrostando e ho sempre il piumone e i vestiti bagnati per l’umidità. Adesso sulla finestra è ricomparsa un bel po’ di muffa. Non ho intenzione di pulirla!”.

Neppure Giuseppe Lamberti e i suoi amici fanno sconti sul Tridente: “Organizzazione zero, pulizia oscena, muffa e infiltrazioni dappertutto, pericolo di allagamento quando piove, infissi fradici, mobili crepati, scale in griglia di ferro a continuo rischio scivoloni… Per non parlare della quantità di insetti attirati dalla sporcizia e della mancanza di sorveglianza, che facilita i furti”.In effetti, il Tridente sembra messo peggio, ma anche gli altri collegi non risparmiano agli studenti muffa, infiltrazioni, crepe, ragnatele e polveroni.

Alla Vela sono stati eseguiti degli interventi per l’adeguamento della struttura ai disabili, ma per loro la vita non è ancora facile.“Ci sono solo pedane di legno che collegano le stanze ai bagni – spiega Eralda Lamce, presidente dell’associazione Pantarei – e nei bagni ci sono due maniglioni per disabili, ma, oltre a questo, non ci sono attrezzature dedicate a noi. Ci sono scale dappertutto e spostarsi è un’impresa. Anche arrivare alla mensa è complicato, per non parlare di quando nevica… Una volta ho provato ad arrivarci, ma sono caduta. Con la neve dobbiamo farci portare il pasto dal nostro assistente. Il problema è che non possiamo socializzare con gli altri ragazzi, dobbiamo stare segregati in camera. E poi davanti ai banchi della mensa ci sono le sbarre di ferro e non riusciamo a passare con la carrozzina. Abbiamo provato a fare presente le nostre esigenze, ma ci hanno fatto capire che non si può fare di più”.

Nelle otto strutture ci sono 1508 posti letto e, al 31 marzo, gli universitari alloggiati erano 1358 fissi e 150 temporanei. Tranne al Colle, i prezzi sono bassi e dipendono dal reddito, ma non superano i 190 euro mensili. Tutti i Collegi avrebbero, però, bisogno di una ristrutturazione, ma finora ogni intervento è stato rimandato, con la scusa dei passaggi di proprietà. L’Università, infatti, intende venderli e ha iniziato il processo con il Tridente, ceduto di recente alla Regione. Quest’ultima ne ha concesso il comodato d’uso gratuito all’Ersu, mentre per gli altri edifici l’ente per il diritto allo studio paga l’affitto all’Università. Dall’Ersu fanno sapere che vorrebbero occuparsi dei problemi dei Collegi, ma da soli, con il loro bilancio, non ce la fanno, per questo hanno bisogno che la Regione li acquisti. In quel caso, potranno pensare a reperire i finanziamenti per la ristrutturazione.

Nel frattempo, il consiglio di amministrazione dell’ateneo, il 26 marzo, ha deliberato l’attuazione dei lavori di messa in sicurezza delle strutture, che costeranno all’Università 4 milioni e 100 mila euro e dovrebbero iniziare a breve.

Guida alla rete:

Il collegio il Colle

L’Ersu di Urbino

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I giornali italiani si preparano per l’iPad http://ifg.uniurb.it/2010/02/10/ducato-online/i-giornali-italiani-si-preparano-per-lipad/632/ http://ifg.uniurb.it/2010/02/10/ducato-online/i-giornali-italiani-si-preparano-per-lipad/632/#comments Wed, 10 Feb 2010 15:51:44 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=632 concept sports illustradedL’iPad salverà i giornali? Secondo alcuni esperti di comunicazione, il nuovo strumento di fruizione dei contenuti digitali, presentato dalla Apple il 27 gennaio, consentirà agli editori di trarre profitto dalle informazioni, originariamente destinate ai supporti cartacei, anche nel mondo digitale. In realtà, i giornali italiani stanno valutando la novità con un misto di interesse e cautela.

“I giornali italiani sono in ritardo su tutto, da sempre. Quindi, prima di pensare ad approdare sull’iPad, dovrebbero mettersi in pace con il web”. Antonio Sofi, blogger ed esperto di giornalismo e nuovi media, è scettico sulla possibilità che l’ultima creazione di Apple determini una trasformazione importante del panorama editoriale italiano.

Questo piccolo computer portatile, dotato di uno schermo multi-touch da 9,7 pollici e capace di riprodurre contenuti multimediali e di collegarsi a internet, sbarcherà sul mercato, in contemporanea mondiale, alla fine di marzo nella versione Wi-Fi e a fine aprile nella versione dotata di connessione 3G/Umts. Nel frattempo, i giornalisti dei principali quotidiani italiani riflettono su come sfruttarlo al meglio. Ma, tra gli intervistati dal Ducato Online, la prudenza la fa da padrone.

“Sicuramente analizzeremo il fenomeno iPad – dice Dario Corradino, responsabile del sito de La Stampa – ma ci riserviamo il giudizio a quando lo avremo visto e provato. Di sicuro i giornali italiani lo testeranno, ma alla fine il successo sarà decretato dagli utenti”.

Sofi è convinto che il vero problema stia nella relazione tra web e giornali. “Nonostante i passi in avanti di questi anni, ci sono ancora molte resistenze ad accogliere le logiche della rete”, dice, riferendosi a quella che chiama la cultura della trasparenza delle fonti, per esempio l’uso dei link esterni o deivideo proposti nelle edizioni online dei giornali. “Mettersi in pace con il web – sottolinea – significa pensarsi dentro un sistema ricco, in cui si deve coesistere con altri attori e contenuti, fonti informative molteplici. Di tutto questo bisogna rendere conto nell’attività giornalistica, perché sul web non si è monopolisti di uno spazio informativo”.

Insomma, secondo Sofi, se gli editori italiani decidessero di sbarcare subito sull’iPad, lo farebbero soprattutto “per stare al passo con la moda dell’high technology, perché c’è entusiasmo per la novità e per brillare della luce riflessa dal prodotto stesso”. “Ma il punto – continua lo studioso – non è stare sul fenomeno di moda, bensì pensare e creare il prodotto giornalistico in maniera crossmediale, in modo che si riesca a proporre i propri contenuti al meglio, in tutti i possibili supporti usati dal lettore per informarsi. Questa è un’attività che va al di là del singolo strumento, è un problema di cultura giornalistica legata alla tecnologia”.

Marco Pratellesi, responsabile dell’edizione online del Corriere della Sera, ammette che il suo giornale non ha ancora un progetto specifico, ma sta valutando come essere presente su tutte le nuove piattaforme. “Del resto, siamo già sull’iPhone e sui cellulari che consentono di navigare in internet, con i quali gli utenti possono consultare il nostro sito e le notizie. Offriamo, inoltre, servizi informativi geolocalizzati, che hanno un valore e quindi l’utente è disposto a pagare per essi. È un settore strategico per il futuro, al quale guardiamo con attenzione, seguendone tutti gli sviluppi. Però ci troviamo ancora in una fase di scommessa, non ci sono certezze e molto dipenderà dalle risposte dei lettori”.

Daniele Bellasio, responsabile dell’edizione online del Sole24Ore, insiste sul fatto che l’attività giornalistica deve tenere in considerazione le evoluzioni dei supporti, in modo tale da “prescindere sempre più dal mezzo con cui viene veicolata l’informazione”: “Noi non pensiamo più a fare un giornale di carta ma a informare su un certo argomento, a essere i migliori su un dato approfondimento, indipendentemente dallo strumento di diffusione. L’iPad è uno stimolo a velocizzare le riforme che riguardano l’informazione digitale”.

Il responsabile del sito de La Stampa ricorda che il suo quotidiano è stato il primo in Italia a sbarcare sull’iPhone, con un’applicazione che consente di leggere il giornale così come lo si trova in edicola: “Saliremo anche a bordo dell’iPad utilizzando il know how sviluppato per l’iPhone – dice ora Corradino – facendo pagare un abbonamento per i contenuti del giornale cartaceo e offrendo gratuitamente quelli della versione online”.

Angelo Melone, caporedattore di Repubblica.it, si sofferma sulle trasformazioni dell’attività giornalistica: “Con l’introduzione di questi nuovi supporti, abbiamo bisogno di tradurre quello che facciamo sul sito per altre piattaforme e questo da un lato rappresenta un’opportunità, perché ci spinge a rendere l’informazione più ricca, veloce e immediata, dall’altro introduce un limite, perché abbiamo meno tempo da dedicare all’analisi e all’approfondimento. L’iPad intensificherà la personalizzazione nel rapporto tra stampa e cittadini e questo è importante perché il ritorno dei lettori arricchisce il nostro lavoro”.
Ma gli editori riusciranno finalmente nell’impresa di rendere profittevole l’impiego di questi strumenti digitali? Per Sofi, ancora una volta, il punto è un altro: “Il vero problema è abbandonare l’idea che il giornalismo viaggi dentro i supporti. Il giornalismo non è la sua carta, importanti sono le news, non il paper. Bisogna puntare sulla qualità dei contenuti”.
D’altronde, Sofi nutre un dubbio di fondo sull’utilità stessa dell’iPad: “E’ frutto di un’idea che va nella direzione di costituire una terza via tra lo smart phone e il computer, la vera domanda è quanto questo strumento riuscirà a soddisfare i due bisogni comunicativi, stando in mezzo. Bisognerà vedere se il nuovo supporto, dichiaratamente ibrido, riuscirà a soddisfare sia il bisogno di chi nello smart phone cerca qualcosa da portare sempre addosso, per comunicare, e quello di chi alla comodità del computer non rinuncia”.

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Tutti i media sulla punta delle dita

Guida alla rete:

La pagina ufficiale dell’iPad

La presentazione dell’iPad sottotitolata in italiano
La community italiana su facebook dedicata all’iPad
Il giornale su iPad immaginato da Wonderfactory per il Time

Il prototipo di “magazine del futuro” del gruppo svedese Bonnier
L’opinione di Luca De Biase su Nòva 24

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