il Ducato » Federico Capezza http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Federico Capezza http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Marino Sinibaldi, Radio3: “Il giornalismo culturale è una sciocchezza” http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/marino-sinibaldi-radio3-il-giornalismo-culturale-e-una-sciocchezza/62184/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/marino-sinibaldi-radio3-il-giornalismo-culturale-e-una-sciocchezza/62184/#comments Sun, 27 Apr 2014 13:42:59 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62184 LEGGI I giovani vincitori del concorso LEGGI "Servono Dante e Hugo sulle banconote" TUTTI I TWEET | TUTTE LE FOTO LA RICERCA Tv regina, Twitter Cenerentola]]> Lella mazzoli e Marino Sinibaldi

Lella mazzoli e Marino Sinibaldi

URBINO – “Io non voglio più sentir parlare di giornalismo culturale né di festival del giornalismo culturale”. Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio3, ha risposto così alle domande del pubblico durante l’ultimo evento del festival di Urbino, dove è intervenuto per presentare il suo libro “Un millimetro in là”: una conversazione con Giorgio Zanchini su come è cambiato l’approccio alla cultura nel mondo delle nuove tecnologie.

Il giornalismo culturale è una sciocchezza, oggi siamo tutti mediatori culturali perché le informazioni sono accessibili a chiunque. I giornalisti sono rimasti a presidiare una porta da cui non passa più nessuno: i giornali”. Secondo Sinibaldi internet ha realizzato un vero e proprio miracolo nella storia dell’umanità, permettendo l’accesso illimitato ad ogni forma di informazione e cultura.

“Fino a pochi anni fa farsi una cultura musicale era difficilissimo: bisognava registrare le canzoni alla radio con la cassetta. Ora invece chi rimane un dilettante, un ‘flaneur’ della cultura è scemo. Io – continua Sinibaldi – ero proprio così: sono cresciuto in una casa senza libri, venivo da una famiglia di non lettori. Non ho fatto l’università e mi sono limitato a bighellonare tra librerie, teatri e altri luoghi che mi hanno consentito, con una sorta di ‘bricolage’ personale, di costruire quello che sono”.

Oggi però questo non è più accettabile. Sinibaldi parla di una vera e propria rivoluzione: “Con la Rete abbiamo portato a compimento la storia della comunicazione. Abbiamo realizzato quello che l’umanità per tutta la storia ha tentato di fare: comunicare in maniera immediata, precisa ed estesa. Non possiamo non assumerci la gioia, e anche la responsabilità, di aver realizzato tutto questo”. Un miracolo che non può e non deve essere letto come una catastrofe per l’inevitabile cambiamento che ogni innovazione porta con sé: “Ogni generazione pensa che il nuovo spazzerà via tutto quello che c’era prima ma non è così. Bisogna avere il coraggio di mettere le mani dentro questa cosa intricatissima che sono le nuove forme di comunicazione”.

Nessuna nostalgia, nessun limite mentale: Sinibaldi celebra il caos e la mancanza di deferenza e venerazione verso la cultura tradizionale fatta di libri: “ Il libro non va venerato. Leggetelo, scambiatelo ma non veneratelo”. E ricorda l’episodio di quando era un giovane magazziniere alla Mondadori: “Oggi Teilhard de Chardin è considerato il precursore del cyberpunk, ma i suoi libri per me sono ancora il ricordo di 5 casse, caricate con grande fatica sul camion, e poi tornate indietro ancora chiuse”.

A chi gli chiede se il suo libro racconti la cultura come un vissuto sociale collettivo nato dall’esperienza del ’68, Sinibaldi risponde: “Sicuramente è un libro su una generazione molto collettiva ma io disprezzo la nostalgia. Di quel periodo non ho mai parlato nemmeno con mia figlia, penso che molte cose della mia vita le apprenderà proprio dal libro”. “Non ha senso fare confronti con quel periodo della storia italiana perché oggi – continua Sinibaldi – la dimensione del sociale è incommensurabile rispetto a quello che ho vissuto io. Ci sono tutte le possibilità per la condivisione e per non sentirsi isolati”.

Sinibaldi porta come esempio un ipotetico lettore di manga di Monterotondo: “Vent’anni fa sarebbe stato lo sfigato del paese con un autostima bassissima perché non amava guardare le partite al bar come i suoi coetanei. Oggi invece quella persona ha, magari, nella Rete un’autorità mostruosa e non si sente più così isolato”. L’idea di progresso come cambiamento e rottura delle regole è il cuore di questo libro. Un’idea, secondo Sinibaldi, in antitesi con quella di potere e di legalità: “Una volta venivano sanzionate cose ora legali come l’obiezione di coscienza, l’aborto o l’apertura di una tv privata”.

Anacronismi che vanno di pari passo con l’idea del potere: “Per me è la forma più stupida, banale e pigra che abbiamo trovato per affrontare le diseguaglianze”. Nulla è solo bianco o nero, ci sono mille sfumature nel progresso: “Il cambiamento è inevitabile – afferma Sinibaldi – ma l’innovazione non va da una parte sola: pensare il contrario è una vera e propria truffa ideologica”.

Ne è un esempio la narrazione degli anni di piombo: “L’Italia veniva presentata da tutti come un paese grigio, ripiegato su se stesso e bisognoso di austerità. Ma dall’altra parte c’erano persone come Silvio Berlusconi e Renato Nicolini che avevano capito che non era così e che gli italiani avevano voglia di condivisione e di divertimento. Berlusconi inventò infatti la tv commerciale e Nicolini ‘l’estate romana’”. La risposta secondo Sinibaldi sta tutta qua: “Non accettate il ricatto di un’idea di innovazione a senso unico. Il cambiamento dipende da noi”.

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Altro che Maastricht. “L’Unione Europea si fa con la cultura” http://ifg.uniurb.it/2014/04/26/ducato-online/altro-che-maastricht-lunione-europea-si-fa-con-la-cultura/62043/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/26/ducato-online/altro-che-maastricht-lunione-europea-si-fa-con-la-cultura/62043/#comments Sat, 26 Apr 2014 21:03:07 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62043 Liberation spiega il ruolo unificatore, più forte dei vincoli economici. "Serve un modello che vada oltre i confini". Con lui alla tavola rotonda anche Lucio Battistotti, direttore della rappresentanza in Italia della Commissione Europea e l'assessore regionale alla Cultura Pietro Marcolini
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admin-ajaxURBINO – Perché non stampare i volti di Dante o Hugo sulle banconote? Il vero collante dell’Europa, più dell’economia e dell’Euro, è la cultura. Quell’atteggiamento “frutto di secoli di scambi, viaggi e vicinanza” che, secondo Eric Jozsef, “costringe ogni momento a pensare al nostro passato comune e dunque anche al futuro”. Il corrispondente in Italia di Liberation, dal palco del Festival del giornalismo culturale, ha sottolineato la contraddizione di una comunità di stati che si sono dotati di una politica economica comune, ma non di un modello culturale condiviso.

“L’Europa – ha detto Jozsef – deve essere incarnata dalla cultura, l’elemento più importante dello stare insieme. Bisogna rovesciare la visione attuale di diverse culture nazionali sovvenzionate da Bruxelles. Ci sono fondi dedicati alla cultura, ma non possiamo essere contenti se si pensa al fatto che i grandi temi, per l’Unione Europea, sono altri e dunque questi aiuti finiscono per diventare solo un contentino per i paesi membri”.

Qualche esempio concreto: “Si parla spesso delle banconote anonime che i cittadini dei paesi dell’Eurozona hanno in tasca. Mi sarebbe piaciuto vedere su queste banconote i ritratti di Victor Hugo, Shakespeare o Dante Alighieri: personaggi che non appartengono solo a una nazione, ma a tutti noi europei. Urbino, ad esempio, non è una città italiana, ma europea. Fa parte della nostra identità culturale. Un altro nodo essenziale in un dibattito sulla cultura europea è il ruolo del pubblico: bisognerebbe discutere delle quote di film europei nella distribuzione cinematografica, o fissare un prezzo medio comune dei libri”.

Un dibattito che deve coinvolgere anche il sistema della comunicazione: “Bisogna parlare di cultura – aggiunge Jozsef – ma il giornalismo culturale italiano rimane nel flusso, non prevede una gerarchia delle informazioni, non si fanno scelte, si parla di cultura sempre in coda e en passant. In questo modo diventa un’informazione come un’altra”.

Alla tavola rotonda sul rapporto tra cultura italiana e cultura europea ha partecipato anche Lucio Battistotti, direttore della rappresentanza in Italia della Commissione Europea. “L’Europa deve essere un viaggio fatto di curiosità, entusiasmo e passione – ha esordito Battistotti – forse abbiamo perso il senso dello stare insieme: siamo ventisette popoli che si conoscono poco tra loro. Bisogna investire sulla cultura in senso comunitario, costruendo una nuova narrativa per l’Europa che sia anche un volano economico. Con i fondi strutturali europei, la Francia ha realizzato a Lens, un paesino desolato dal passato minerario, una succursale del Louvre: hanno creato 150 nuovi posti di lavoro e cambiato il volto della città”.

Un modello che potrebbe funzionare anche in Italia e nelle Marche: “Abbiamo quattro atenei – ha ricordato l’assessore regionale alla Cultura, Pietro Marcolini – dovremmo istituire quattro cattedre di bandologia europea: la nostra Regione può attirare 1,2 miliardi di fondi strutturali, ma serve progettualità per non farli finire altrove. Non dobbiamo andare a Bruxelles con il cappello in mano, ma con progetti”.

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Belpoliti: “Sul web si perde la profondità della cultura. Siamo lettori in affitto” http://ifg.uniurb.it/2014/04/26/ducato-online/belpoliti-sul-web-si-perde-la-profondita-della-cultura-siamo-lettori-in-affitto/61960/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/26/ducato-online/belpoliti-sul-web-si-perde-la-profondita-della-cultura-siamo-lettori-in-affitto/61960/#comments Sat, 26 Apr 2014 11:19:06 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=61960 belpoliti festival giornalismo culturaleURBINO – Con l’arrivo dei mezzi digitali il nostro modo di leggere è cambiato perdendo attenzione e accuratezza. Meno capacità di comprendere ma anche meno capacità di memorizzare perché quello che allena la nostra memoria è il riferimento spaziale preciso: le parole sul libro o sul giornale sono collocate in uno spazio tridimensionale e grazie a questo noi riusciamo a orientarci.

Tutto il contrario di quello che secondo Marco Belpoliti – docente di sociologia della letteratura e letteratura italiana all’università di Bergamo – succede sul Web. Belpoliti parla dal  tavolo del Festival del giornalismo culturale di Urbino: “Quando si legge qualcosa su un sito si passa da una cosa all’altra, si transita, si è nomadi. Il testo elettronico tiene le cose fuori di se e proprio in virtù di ciò riesce a espandersi, come se tutto funzionasse come un grande ipertesto: le cose non sono lì, sono altrove”.

Una caratteristica che trasforma i lettori di Internet in “lettori in affitto”: “Sono nel web ma non so dove sono di preciso”. Vago, mi muovo e così facendo perdo la relazione fisica tra l’azione di leggere e il supporto fisico su cui lo faccio.

“L’invenzione del touch – afferma Belpoliti – è, ad esempio, un tentativo di reintrodurre una sorta di terza dimensione”. Tocco il mio tablet e così imito il gesto fisico di sfogliare le pagine. Un tentativo riuscito solo parzialmente perché le informazioni nel web sono accessibili senza sforzo “e questo toglie attenzione e accuratezza alla mia lettura”. “Secondo una recente ricerca statunitense più tempo si passa a leggere su uno schermo, meno ci si concentra su ogni piccola parte del testo. Su quei particolari che Calvino in “Se una notte d’inverno un viaggiatore” definiva come una “materia puntiforme e pulviscolare”.

Un meccanismo che viene spiegato bene dall’immagine del copista del filosofo tedesco Walter Benjamin: “il copista era l’unico che riusciva a cogliere il vero senso di un testo, esattamente come chi percorre una strada rispetto a chi la sorvola dall’alto”.

Scendere in profondità, camminare lentamente sporcandosi le scarpe con la polvere del sentiero, affondare lo sguardo è, secondo Belpoliti, il vero compito del lettore e dell’operatore culturale 2.0. Un compito difficile ma non per questo meno affascinante.

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Fano-Grosseto, incontro a Roma tra Anas e Regioni su Società pubblica di progetto http://ifg.uniurb.it/2014/04/14/ducato-notizie-informazione/fano-grosseto-incontro-a-roma-tra-anas-e-regioni-su-societa-pubblica-di-progetto/61521/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/14/ducato-notizie-informazione/fano-grosseto-incontro-a-roma-tra-anas-e-regioni-su-societa-pubblica-di-progetto/61521/#comments Mon, 14 Apr 2014 15:01:03 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=61521 [continua a leggere]]]> URBINO – Il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca parteciperà domani a un incontro per discutere del futuro della Fano – Grosseto al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. L’incontro, convocato dal viceministro Riccardo Nencini, riguarda gli adempimenti relativi alla E78, a cominciare dalla costituzione della Società pubblica di progetto. Oltre a Spacca, saranno presenti i rappresentanti dell’Anas e i presidenti di Umbria e Toscana, Catiuscia Marini ed Enrico Rossi.

“Ci auguriamo che l’incontro di domani – sottolinea il presidente Spacca – sia decisivo per chiudere, finalmente, l’iter per la nascita della Società pubblica di progetto. Il fattore tempo è mai come ora determinante, perché la finestra dei finanziamenti europei per l’opera non rimarrà aperta ancora a lungo. Da parte della Regione prosegue l’impegno rigoroso e concreto per dotare il territorio pesarese e le Marche di questa infrastruttura fondamentale per tutto il centro Italia”.

 

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Speciale radio – Europopulismo http://ifg.uniurb.it/2014/04/11/radio-ducato/speciale-radio-europopulismo/61373/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/11/radio-ducato/speciale-radio-europopulismo/61373/#comments Fri, 11 Apr 2014 14:33:36 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=61373 [continua a leggere]]]> URBINO – Alle elezioni del 25 maggio per il rinnovo del Parlamento europeo, la disaffezione nei confronti della politica potrebbe essere cruciale. Antipolitica, populismo, euroscetticismo serpeggiano in Europa da qualche tempo e denunciano la fragilità di un modello politico nato e “morto” ad Atene: la democrazia. Piero Ignazi, docente di politica comparata all’Università di Bologna ed editorialista del gruppo L’Espresso, ci ha spiegato il significato di questi tre termini e il motivo per cui vengono spesso impiegati per descrivere il sentimento politico diffuso in Italia e nei Paesi dell’Unione.

Gli stati che definiamo democratici hanno dei problemi nel gestire il calo di fiducia nelle istituzioni nazionali e sovranazionali. Una popolarità in declino che interessa anche i 28 paesi membri dell’Unione europea, come ci spiega Giampiero Gramaglia, direttore della testata giornalistica Euractiv.it.

Questa crisi di fiducia nelle istituzioni è emersa anche dai sondaggi condotti da Demos, Istituto di ricerca politica e sociale fondato da Ilvo Diamanti, dove lavora Fabio Bordignon. Nella sua analisi il ricercatore si è anche concentrato su quelli che, secondo lui, sono i due attori politici principali in Italia: il premier Matteo Renzi e il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo.

Ai nostri microfoni anche studenti e cittadini di Urbino, che tra poche settimane andranno alle urne per votare i membri del Parlamento europeo.

 

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Quaranta migranti nigeriani trovano asilo ad Acqualagna /VIDEO http://ifg.uniurb.it/2014/03/31/ducato-online/quaranta-migranti-nigeriani-trovano-asilo-ad-acqualagna-video/60644/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/31/ducato-online/quaranta-migranti-nigeriani-trovano-asilo-ad-acqualagna-video/60644/#comments Mon, 31 Mar 2014 16:45:14 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=60644 URBINO – Sono fuggiti dalla fame e dalla violenza attraversando il deserto e il mare. Nei loro occhi c’è dolore, diffidenza ma anche speranza. Da una settimana, la foresteria della Madonna del Pelingo, ad Acqualagna, ospita un gruppo di quaranta nigeriani salvati dalla flotta di Mare Nostrum, l’operazione congiunta nata per evitare i naufragi dei barconi di migranti. Dopo un passaggio nei centri d’accoglienza siciliani, al collasso dopo l’ultima ondata di sbarchi, il gruppo è stato inviato a Pesaro che, come altre città italiane, si è messa a disposizione per tamponare l’emergenza.

Per loro si prospettava una permanenza all’hotel Astoria, ma alcuni problemi tecnici hanno spinto la Prefettura a cercare un altro alloggio: la Diocesi di Urbino ha messo così a disposizione le stanze del santuario di Acqualagna, a due passi dal parco del Furlo. Ad occuparsi di loro ci sono anche i volontari della cooperativa Labirinto, che hanno avviato una raccolta di vestiti usati per i migranti: scarpe, pantaloni e cinture sono gli articoli più richiesti.

Alcuni di loro indossano i vestiti che avevano al momento della partenza dalle coste della Libia: infradito o pantaloncini che adesso, con il clima più rigido delle colline del Montefeltro, non proteggono dal freddo. Nessuna valigia per questi quaranta uomini, alcuni poco più che maggiorenni, che hanno sfidato le dune e le onde in cerca di un futuro migliore.

Qualcuno chiederà asilo in Italia, perché perseguitato per la sua religione: è il caso di Rufus, 19 anni, sfuggito a un attentato della setta islamista di Boko Haram: “Siamo tutti cristiani cattolici – racconta – nella mia città, Kaduna, una bomba è esplosa in chiesa durante la messa. Mia madre è stata ferita dallo scoppio, mio padre è morto”. Un altro ragazzo, Justice, ha perso entrambi i genitori in un altro attacco: “La mia famiglia è stata uccisa da Boko Haram – spiega – per questo ho lasciato il mio paese”.

Ad Acqualagna, invece, c’è solo pace: rimarranno qui fino a fine giugno, poi saranno trasferiti a Pesaro dove seguiranno corsi per imparare l’italiano, in attesa che l’iter burocratico per i richiedenti asilo faccia il suo corso. Le loro giornate trascorrono tra preghiere e partite a calcio nel campo della chiesa: molti di loro hann0 un passato da calciatori in Africa e adesso cercano una squadra locale dove giocare. Il sogno è diventare professionisti.

Justice, invece, non vuole fare il calciatore: “Voglio diventare un avvocato. Era il mio progetto di vita quando stavo in Nigeria. L’ho promesso ai miei genitori prima che morissero”.

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Primarie Pd, Maria Clara Muci vince il ballottaggio: 53%. Sarà il candidato sindaco di Urbino http://ifg.uniurb.it/2014/03/16/ducato-online/ballottaggio-primarie-pd-chiusi-i-seggi-inizia-lo-spoglio/59305/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/16/ducato-online/ballottaggio-primarie-pd-chiusi-i-seggi-inizia-lo-spoglio/59305/#comments Sun, 16 Mar 2014 19:13:37 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=59305 Maria Clara Muci

Maria Clara Muci

URBINO – Maria Clara Muci è stata incoronata dall’affluenza record degli urbinati come candidato sindaco del Pd alle comunali di maggio. Con 2123 voti e il 53% delle preferenze si è lasciata alle spalle il suo sfidante al ballottaggio Giorgio Londei che si è fermato a 1878 preferenze.

I RISULTATI DEL BALLOTTAGGIO / I RISULTATI DEL PRIMO TURNO

“Non è stato facile – ha detto la Muci a caldo, incontrando i suoi sostenitori al campo sportivo di Urbino –  ma sono chiaramente soddisfatta. Ringrazio chi mi ha votato e le tante persone che mi hanno aiutato, sia il mio comitato sia quello di Piero Sestili. La vittoria è della bella e brava gente di Urbino”. A pochi minuti dal risultato del ballottaggio, Muci ha le idee ben chiare sul tipo di partito che vorrà rappresentare.”Il Pd – ha detto – deve dimostrare di non essere quello delle poltrone, ma della brava gente. Adesso dobbiamo pensare alle alleanze, ho già iniziato a lavorare per questo”. Un pensiero va alle comunali di maggio: “Attorno a noi del centrosinistra si riuniranno tante persone per vincere le elezioni,  io parlerò con tutti: voglio lavorare per il bene e gli interessi del nostra bella città”.

primarie-pdQuella di oggi è stata una votazione che sarà ricordata. Dopo il boom di presenze del primo turno, il ballottaggio ha riconfermato l’attenzione dei cittadini per le elezioni comunali. Sono state 4057 le persone che si sono recate ai seggi, 300 in più del 2 marzo. Un incremento che si è palesato nei seggi di Urbino centro e di Gadana/Cavallino che insieme hanno raccolto quasi il 40% delle presenze.

Un pensiero di Muci va anche al suo sfidante Giorgio Londei, che al primo turno aveva raccolto più voti dell’unica donna nella rosa dei candidati alle primarie. “Gli faccio i complimenti per il risultato che ha avuto. Va ringraziato per l’impegno che ci ha messo”. Londei si dice soddisfatto del risultato: “Sapevo che sarebbe stato un testa a testa, ma sono soddisfatto del lavoro che ho portato avanti”. Poi aggiunge: “Dicono che membri di altri partiti siano andati a votare per far vincere Maria Clara Muci, sembra che mi ritenessero un osso troppo duro. Ma io non voglio credere a queste voci”.

Muci dovrà affrontare il 25 maggio otto rappresentanti di partiti e liste civiche, in quella che sembra essere l’elezione comunale più “affollata “della città ducale.  Il più discusso è Vittorio Sgarbi, che a Urbino si presenterà con i Verdi, poi ci saranno Maurizio Gambini con la lista “Adesso governiamoci”, l’ex assessore al turismo Maria Francesca Crespini con “Cut liberi tutti”, Bruno Malerba nella “Lista Agorà”, Piero Demitri “Con Demitri per Urbino”, Gualtiero De Santi della “Sinistra per Urbino” e con la rappresentante del M5s Emilia Forti.

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Ponte Armellina, l’Urbino dimenticata dalle istituzioni http://ifg.uniurb.it/2014/03/05/ducato-online/ponte-armellina-lurbino-dimenticata-dalle-istituzioni/58790/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/05/ducato-online/ponte-armellina-lurbino-dimenticata-dalle-istituzioni/58790/#comments Wed, 05 Mar 2014 18:21:18 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=58790 LEGGI Spacciavano agli studenti: 12 arresti
IL QUARTIERE Ponte Armellina: sogno mai realizzato
IL FOTORACCONTO]]>
Immagine-008URBINO – “Viviamo a 15 minuti di macchina da Urbino, ma ci sentiamo come se fossimo distanti 200 chilometri”. Abdul è uno dei 470 abitanti di Urbino 2, il quartiere-ghetto dove ieri mattina all’alba è scattata l’operazione “Martedì Grasso”, che ha portato all’arresto di 12 persone per spaccio di hashish e cocaina. Per i carabinieri Urbino 2 era il centro dello smercio di droga non solo nella città ducale ma anche nelle località vicine. Qui si incontravano corrieri, pusher e clienti, soprattutto studenti universitari. Per chi ci vive da anni, però, Ponte Armellina non è un capoluogo dello spaccio, ma solo il centro del degrado e della povertà nel Montefeltro. Una situazione che i residenti vivono con un disagio sempre più grande. Tanto che, a sentir loro, la droga sembra essere l’ultimo dei problemi.

“Qui si spaccia per necessità – racconta un residente – perché molti hanno perso il lavoro e non sanno come mantenere la famiglia. Le scelte sono due: o si ruba, o si vende fumo. Non c’è una rete organizzata di distribuzione della droga.  Non ci sono sentinelle che avvisano quando arriva la polizia. Non siamo a Scampia”. Sarà, ma ieri mattina i carabinieri di Urbino hanno usato tutte le precauzioni per evitare che i loro obiettivi potessero scappare: il quartiere è stato circondato da uomini in uniforme che, divisi in squadre da tre dotate di visori notturni, hanno setacciato la zona.

PONTE ARMELLINA: SOGNO MAI REALIZZATO

E in effetti l’estraneo che arriva nel quartiere si rende subito conto che non è facile entrare qui e non farsi notare:  gli uomini si fermano a fissare da lontano i nuovi arrivati per cercare di capire chi sono e cosa stanno cercando, le donne si affacciano dai balconi un po’ curiose e un po’ impaurite. Le forze dell’ordine arrivano ogni tanto per fare capolino oltre i confini invisibili di quell’angolo di Urbino dimenticato: “Ieri mattina – commenta un abitante marocchino – i carabinieri sono stati molto discreti. Si sono mossi sapendo già chi andare a cercare. Praticamente non ce ne siamo accorti. Altre volte, le forze dell’ordine hanno agito in maniera esagerata, bussando a tutte le porte e svegliando le famiglie che ancora dormivano. La sicurezza? Io sarei felice se qui ci fosse una caserma: almeno ci sentiremmo protetti e presi in considerazione”.

A Urbino 2 si vive male: stipati in case dai muri scrostati e pieni di crepe, spesso con i portoni divelti, gli abitanti di Ponte Armellina cercano di arrangiarsi. C’è chi si ripara da solo la caldaia, chi va a fare la spesa nel piccolo alimentari, chi semplicemente fuma una sigaretta all’angolo della strada. Tutto intorno ci sono macchine ammaccate, pezzi di paraurti, un tubo di scarico appoggiato all’ingresso di una palazzina e immondizia. La sensazione è di trovarsi lontani anni luce dai fasti rinascimentali dei palazzi di Urbino. “Ci sentiamo più cittadini di Petriano: è li che i nostri bambini vanno a scuola e le nostre mogli vanno a fare la spesa. Per gli amministratori di Urbino noi non esistiamo: abbiamo chiamato il Comune per far riparare cinque lampioni, ma ci hanno risposto che avevano guasti più importanti da riparare in città”, spiega un residente.

Gli abitanti di Urbino 2 sono marocchini, macedoni, nigeriani e albanesi. Gli italiani sono solo un paio. Poche persone quindi hanno diritto di voto. E forse è per questo che il destino del quartiere-ghetto non sembra essere in cima ai pensieri dei candidati alle elezioni comunali. A maggio la città ducale avrà un nuovo sindaco e gli abitanti di Ponte Armellina sperano che non vengano fatti gli errori del passato: “Al futuro primo cittadino chiediamo una cosa sola – dice Abdul – si ricordi che Ponte Armellina esiste e fa parte di Urbino”.

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Vendevano coca e hashish agli studenti di Urbino: dodici arresti http://ifg.uniurb.it/2014/03/04/ducato-online/58742/58742/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/04/ducato-online/58742/58742/#comments Tue, 04 Mar 2014 18:32:01 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=58742 URBINO – Hanno circondato il quartiere dormitorio di Ponte Armellina all’alba, chiudendo nella rete sedici spacciatori che rifornivano soprattutto gli studenti universitari.  Una cinquantina di carabinieri della stazione di Urbino e del Nucleo operativo hanno fatto scattare alle 05.30 di stamattina l’operazione “Martedì Grasso”, che ha coinvolto in tutto 14 marocchini e due italiani. Sette persone sono finite in carcere, cinque agli arresti domiciliari, mentre altre quattro (tra cui i due italiani) hanno l’obbligo di firma. Gli inquirenti non hanno diffuso i nomi dei sedici raggiunti dall’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Urbino Egidio De Leone su richiesta del pm Simonetta Catani. I marocchini, tutti in regola con il permesso di sogcarabinieri_conferenza_urbinogiorno, sono quasi tutti residenti a Urbino e hanno tra i 22 e i 42 anni. I 2 italiani, invece, hanno entrambi 36 anni, uno, è nato a Pesaro e vive a Colbordolo, l’altro è nato a Milano e vive a Pesaro

Oltre a essere la residenza di alcuni degli arrestati, Ponte Armellina era anche il punto di incontro tra spacciatori e clienti, ma la droga veniva venduta anche nel centro storico di Urbino, a Fossombrone, Fermignano, Montecalvo in Foglia, Tavullia e Pesaro. Nel corso delle indagini, iniziate nel 2012, sono stati identificati più di 100 consumatori, soprattutto studenti universitari e liceali, alcuni dei quali minorenni. “Abbiamo dato un segnale duro e importante – ha dichiarato il tenente Francesca Baldacci, comandante della compagnia di Urbino – per tranquillizzare i genitori che con tanti sacrifici hanno mandato i propri figli a studiare qui”.

Gli spacciatori arrestati si muovevano in modo tutt’altro che dilettantistico, tanto che il quartiere era controllato da “sentinelle” che avrebbero dovuto avvisare in caso di arrivo delle forze dell’ordine. E proprio per neutralizzare le difese degli spacciatori il blitz a Urbino 2 è stato condotto con particolari precauzioni. Per evitare fughe, i carabinieri hanno circondato l’area e, divisi in squadre di tre uomini dotati anche di visori notturni, hanno perlustrato l’intero quartiere condominio per condominio.  Nel corso delle perquisizioni, sono stati sequestrati 10 grammi di hashish e 8 grammi di marijuana, oltre a 1250 euro in contanti,che secondo gli investigatori frutto dell’attività di spaccio. Uno degli arrestati aveva nascosto 850 euro nascosti in un portafoto in camera da letto.

Gli inquirenti hanno spiegato che gli spacciatori non facevano parte di una banda: si trattava di un network diviso su tre livelli ma senza legami organici. Il primo livello era quello dei fornitori, tutti marocchini, che si procuravano lo stupefacente da importatori connazionali con sede in Lombardia, nelle province di Milano e Como: alcuni arrestati si sono trasferiti nel Montefeltro dal nord e sono stati intercettati mentre si vantavano con i loro contatti lombardi di trovarsi “in una zona buona e tranquilla”, consigliando addirittura di trasferirsi qui. Ogni fornitore era indipendente e viaggiava spesso tra Marche e Lombardia per trasportare lo stupefacente.

I distributori rappresentavano il secondo livello: spesso divisi da lotte intestine, si procuravano la droga dai fornitori di propria fiducia, per poi cederla al terzo livello, quello degli “spacciatori e formica”, che operavano nelle piazze dello spaccio. La più remunerativa era quella del centro storico di Urbino, dove i pusher si servivano del passaparola che avveniva anche in alcuni locali, soprattutto ristoranti kebab, per contattare i clienti. Cocaina e hashish, però, non venivano mai vendute all’interno dei locali. La droga veniva venduta invece negli appartamenti a Ponte Armellina, in monolocali in precarie condizioni igienico-sanitarie.

L’operazione arriva al culmine di un’attività di indagine iniziata a maggio 2012 e che ha portato finora all’arresto in flagranza di 15 persone (italiani e magrebini), 3 esecuzioni di custodia cautelare, un fermo tramutato in carcere e il deferimento di 12 persone. Sequestrati 2 kg di hashish e 200 grammi di cocaina, oltre a 3000 euro in contanti.

 

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“Martedì grasso”. E’ così che i carabinieri di Urbino, guidati dal tenente Francesca Baldacci, hanno chiamato l’operazione che ha condotto, stamattina all’alba, all’esecuzione delle 16 misure cautelari (non 21 come sembrava inizialmente) nei confronti di altrettante persone accusate di traffico e spaccio di hashish e cocaina.

La base dello spaccio sarebbe stata Urbino 2, quartiere dormitorio nella zona di Ponte Armellina, alla periferia della città ducale. Secondo gli investigatori i fermati originari del Marocco avrebbero avuto facilità a procurarsi la droga grazie agli stabili contatti con il loro Paese, poi si sarebbero affidati a piccoli spacciatori italiani ben inseriti nel circuito dei giovani, soprattutto universitari.

L’operazione è iniziata nel 2012 grazie al fermo di un macedone in possesso di una scarsa quantità di cannabis. Da quell’episodio i carabinieri sono riusciti a risalire, tramite intercettazioni, attività di sorveglianza video e altri mezzi tecnologici,  a risalire la filiera dello spaccio fino ad arrivare a distruibutori e importatori.

Stamattina quando i carabinieri sono andati a notificare l’ordinanza di arresti domiciliari a uno dei sedici indagati, hanno trovato 40 grammi di hashish. L’uomo è stato quindi arrestato in flagranza per detenzione ai fini di spaccio.  Altri tre destinatari di ordinanza sono stati trovati rispettivamente con otto grammi di marijuana, tre di hashish e 400 euro il primo, 7 grammi di hashish il secondo e 850 euro in contanti il terzo. L’arresto è stato già convalidato mentre l’udienza per direttissima è stata rinviata. Oltre alle 16 misure cautelari sono state identificati 100 consumatori, 12 persone sono state denunciate e sono stati sequestrati 2 chili di hashish, 200 grammi di cocaina e 3000 euro ritenuti proventi dello spaccio.

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