il Ducato » Martina Ilari http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Martina Ilari http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Campi sommersi da acqua e fango. Dopo il nevone ancora danni all’agricoltura http://ifg.uniurb.it/2012/04/12/ducato-online/campi-sommersi-da-acqua-e-fango-dopo-il-nevone-ancora-danni-allagricoltura/30618/ http://ifg.uniurb.it/2012/04/12/ducato-online/campi-sommersi-da-acqua-e-fango-dopo-il-nevone-ancora-danni-allagricoltura/30618/#comments Thu, 12 Apr 2012 15:36:09 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=30618

Luigi Concordia, agricoltore di Miniera

URBINO – Dopo la neve, la pioggia. Non bastavano i danni, la stanchezza, una normalità riconquistata con fatica e lavoro, giorno dopo giorno. Nelle vacanze pasquali su Urbino è arrivata una nuova ‘calamità’. Di cui si è parlato meno, non paragonabile alla precedente, ma che ha portato con sé disagi e danni economici.

Località Miniera, frazione di Urbino. Giorni di piogge incessanti hanno invaso strade e campi e molti terreni sono franati.

Luigi abita in via Fornace. Per lui è stata “una catastrofe.  L’acqua ha allagato tutto il campo, è arrivata anche in casa, la strada si è riempita di terra. I danni ci sono: avevo piantato patate, fave, piselli. E’ andato tutto perso, tutto sotto la terra. Poi ho dovuto trasferire i polli perché il pollaio era pieno d’acqua. Per fortuna il mio cane è riuscito ad aggrapparsi e a scappare via, altrimenti l’acqua avrebbe travolto anche lui”.

Ma non è solo colpa di una natura che si ribella, la responsabilità è anche dell’uomo. “Molti solchi che nei campi servono a raccogliere l’acqua non sono stati fatti bene. In questa zona alcuni sono troppo piccoli e non tagliano il campo in orizzontale ma si rivolgono alla strada così l’acqua invece di defluire, accelera. Inoltre le piante non sono state tagliate e con le frane molti alberi sono finiti nel torrente Apsa, che ora è intasato dalla legna. Sono dieci anni che bisognerebbe pulirlo ma non viene fatto. Il letto del torrente, poi, si è ridotto moltissimo e andrebbe allargato.”

Nelle stesse condizioni anche i vicini. Ognuno ha dovuto liberare i garage: “il giorno di Pasqua è passato così, di nuovo a spalare – come racconta Nadia, che abita poco prima di Luigi – io e un ragazzo siamo stati l’intera giornata a portare via la terra con la cariola. Era pieno di fango, fino alla porta di casa. Sono ancora tutta dolorante per lo sforzo”.  E c’è chi aveva piantato le lenticchie nei terreni, ormai trascinate via dall’acqua.

Un altro problema riguarda i tubi dell’acqua. Da giorni lungo le vie di Miniera gli operai stanno lavorando con le ruspe per rimuovere il fango dalle strade e per aggiustare le tubature completamente intasate. “Nelle stradine l’acqua è uscita fuori dai tubi ostruiti formando dei fiumiciattoli su cui l’acqua continua a scorrere. Così non li avevamo mai visti”, continua Luigi.

Ora le strade sono disseminate di cartelli stradali con la scritta “frane”. A giorni, la Protezione civile di Pesaro e i tecnici del Comune effettueranno un sopralluogo per pianificare altri interventi. Anche la CIA (Confederazione italiana agricoltori) ha ricevuto segnalazioni dagli agricoltori delle frazioni Rancitella e Pieve di Cagna ma “per ora non si può parlare di calamità, ancora dobbiamo superare i problemi della neve. Certo, molti danni e molti disagi”, dice il responsabile della sezione di Urbino.

La preoccupazione continua, viste le previsioni dei prossimi giorni, che promettono pioggia, di nuovo. E a Urbino si spera ancora una volta che tutto finisca presto.

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“Zero prenotazioni negli alberghi per la ‘Città Ideale’. Mostra a rischio flop” http://ifg.uniurb.it/2012/03/27/ducato-online/zero-prenotazioni-negli-alberghi-per-la-citta-ideale-mostra-a-rischio-flop/29628/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/27/ducato-online/zero-prenotazioni-negli-alberghi-per-la-citta-ideale-mostra-a-rischio-flop/29628/#comments Tue, 27 Mar 2012 09:40:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=29628 VIDEO Galleria nazionale, promozione insufficiente]]>

Egidio Cecchini

URBINO – Il 6 aprile a Urbino aprirà al pubblico la mostra sulle ‘Città Ideali': una rassegna di 50 opere nelle sale di Palazzo Ducale,  tre anni dopo l’esposizione dedicata a Raffaello. Ma un avvenimento così prestigioso rischia di diventare un ‘caso’.

L’INDAGINE. Alla fine della scorsa settimana Confcommercio ha esaminato le prenotazioni di tutti gli alberghi di Urbino. A due settimane esatte dall’apertura della mostra risulta che “nessun albergo non solo non ha avuto alcuna prenotazione motivata dalla partecipazione alla mostra ma non ha ricevuto neanche una richiesta di informazioni che riguardasse l’evento – dice Egidio Cecchini, segretario della sezione di Urbinoè un segnale grave e preoccupante, che ci rattrista. Doveva essere un momento di crescita e qualificazione per lanciare la città sul mercato turistico, invece rischia di diventare un flop o comunque di ottenere risultati estremamente inferiori alle aspettative e alla qualità delle opere che ci sono, che è eccellente”.

In questo periodo, infatti, la città ducale inizia a emanciparsi da una frequentazione prevalentemente universitaria e ad accogliere un turismo più consistente e sistematico. Pasqua, 25 aprile, 1 maggio: l’appuntamento per le strutture ricettive della città è importante e va gestito con intelligenza. Durante il periodo invernale molti alberghi si sono rinnovati, hanno modificato le loro camere per presentarsi con un volto nuovo e maggiore attrattività.

COSA MANCA. Il problema è la poca pubblicità. “Zero comunicazione. Non solo nella società preposta a pubblicizzare l’evento ma anche sui siti del Comune e della Soprintendenza che non danno quasi nessuna menzione di nulla. E questo è fuori da ogni logica e tra gli operatori c’è molta rabbia.”

Ad aggiungersi al quadro, la recente polemica di Confcommercio con l’assessorato sulla tourist card (la carta servizi in vigore dal primo aprile: si tratta di un biglietto unico che vale un mese e permette di visitare a prezzo vantaggioso 8 musei cittadini e ottenere sconti in alberghi, B&B, ristoranti e negozi). “ Era da due anni che chiedevamo di far rinascere la carta legata al biglietto unico – dice Cecchini – ci è dispiaciuto che  l’assessorato non abbia voluto riconoscere in alcun modo il nostro ruolo, nonostante la nostra associazione abbia fatto aderire al progetto più di 40 aziende.”

C’E’ BISOGNO DEL WEB. “La città avrebbe bisogno di una sinergia  tra assessorato, operatori, università e altre realtà che creano eventi, per mettere insieme un sistema di promozione via web qualificato e fatto con continuità. Per noi sarebbe un punto di partenza decisivo perché l’incidenza delle prenotazioni e delle informazioni sul turismo via web è in costante aumento. Speriamo che alla fine accada, come per il biglietto unico e che non restino solo parole e fantasie” conclude Cecchini.

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Cagli, ragazza picchiata e gettata da un cavalcavia dall’ex fidanzato – VIDEO http://ifg.uniurb.it/2012/03/19/ducato-online/cagli-ragazza-picchiata-e-gettata-da-un-cavalcavia-dallex-fidanzato-video/28793/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/19/ducato-online/cagli-ragazza-picchiata-e-gettata-da-un-cavalcavia-dallex-fidanzato-video/28793/#comments Mon, 19 Mar 2012 09:13:32 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=28793 CAGLI – Un gesto forse dettato dalla gelosia e dalla non rassegnazione per una storia finita a ottobre. Saimo Luchetti, un giovane di 23 anni, operaio di una ditta edile e stopper di una squadra di calcio locale, dopo una lite con la sua ex fidanzata, Andrea Toccaceli, di 18 anni, l’ha picchiata e gettata da un cavalcavia. Poi, disperato, decide di buttarsi anche lui, lanciandosi dallo stesso punto. Un volo di 11 metri. Operata d’urgenza al fegato, la ragazza è in gravi condizioni; per lui 60 giorni di prognosi.


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Cagli, picchia l’ex ragazza e la getta dal viadotto. Poi si butta anche lui http://ifg.uniurb.it/2012/03/18/ducato-online/cagli-picchia-lex-ragazza-e-la-getta-dal-viadotto-poi-si-butta-anche-lui/28752/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/18/ducato-online/cagli-picchia-lex-ragazza-e-la-getta-dal-viadotto-poi-si-butta-anche-lui/28752/#comments Sun, 18 Mar 2012 22:38:29 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=28752 GUARDA - Il servizio video]]>

Carabinieri fuori dalla palazzina di Andrea Toccaceli, dove è avvenuta la prima colluttazione

CAGLI –  Sangue e capelli sul guardrail e carabinieri in tuta bianca che rilevano le tracce. Poche ore prima, intorno alle 8:30, un ragazzo che correva lungo un viadotto sente dei lamenti e chiama le fiamme oro: “Ci sono due corpi sotto la scarpata”.

Sono quelli di Andrea Toccaceli, una ragazza di 18 anni all’ultimo anno dell’Istituto tecnico commerciale di Cagli e Saimo Luchetti, di 23 anni, operaio edile e giocatore di una squadra di calcio locale. Un volo di 11 metri, nel dirupo sotto il cavalcavia della strada statale 73 bis che porta a Fano, dopo la galleria all’altezza di Fossombrone. A salvarli il terreno molle e i rovi che hanno attutito l’impatto.
Al ritrovamento, la ragazza era priva di sensi e in gravi condizioni. Sottoposta d’urgenza a un intervento chirurgico al fegato, ora è in prognosi riservata. Lui è fuori pericolo, con fratture multiple e una diagnosi di sessanta giorni. “E’ stata tutta colpa mia – ha detto l’operaio ai soccorsi – solo colpa mia”.

LA RICOSTRUZIONE. La scorsa notte Saimo ha aspettato Andrea sotto casa. Lei era rientrata verso le quattro, dopo una serata per locali trascorsa con gli amici. Non si può dire con certezza, ma probabilmente il ragazzo l’ha chiamata al telefono per farla scendere.

I due ex fidanzati hanno iniziato a discutere nell’androne di casa, urlando. Nessuno dei vicini, però, sembra essersi accorto di nulla, a parte la zia della ragazza che abita sullo stesso pianerottolo, come conferma il Comandante provinciale dei Carabinieri, il Tenente Colonnello Giuseppe Donnarumma: “Ha detto di aver sentito delle grida intorno alle 5:00″.

Saimo l’ha picchiata con violenza, le ha dato un pugno in pieno volto, tanto che le ha fatto saltare un dente, un incisivo poi ritrovato dagli inquirenti. Molte le tracce ematiche nell’ingresso della palazzina e sulla strada. Una striscia di sangue, in particolare, a indicare che forse lui l’ha trascinata verso la sua macchina, un’Audi A3 nera. Poi la corsa sulla 73 bis, da Cagli fino a dopo l’uscita per Fossombrone.

Il ragazzo ha fermato e chiuso la macchina. Poi si è avvicinato al cavalcavia e ha gettato di sotto Andrea. Si è buttato anche lui, forse insieme a lei o forse in un secondo momento. L’auto è stata ritrovata in una piazzola a trecento metri dal punto del lancio. I carabinieri non possono ancora spiegare il motivo, si pone delle domande il Colonnello Donnarumma: “Perché la macchina è così lontana? Cosa significa? Che la ragazza era incosciente e che Saimo l’ha presa in braccio e poi buttata giù? Oppure che prima l’ha gettata, credendola morta, e poi è tornato alla macchina e ha deciso di gettarsi anche lui?”. Al momento, nessuno lo può dire.

LE INDAGINI. Sono in corso gli interrogatori dei testimoni, amici e parenti che saranno necessari a ricostruire l’accaduto. Solo i ragazzi, però, potranno raccontare cosa è successo questa notte.

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Strumenti scientifici, un patrimonio dimenticato http://ifg.uniurb.it/2012/03/12/ducato-online/strumenti-scientifici-un-patrimonio-dimenticato/27907/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/12/ducato-online/strumenti-scientifici-un-patrimonio-dimenticato/27907/#comments Mon, 12 Mar 2012 10:31:33 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=27907 URBINO – “Dovevate fare il Museo? L’abbiamo fatto. Dovevate salvare gli strumenti? Li abbiamo salvati. Dovevate ripulirli, metterli in ordine? Cosa fatta. Possiamo visitarlo? No”. Questo è l’inizio di una storia affascinante, una storia di ritrovamenti e scoperte, una storia di anni che passano nelle solite contraddizioni. Le parole sono del professor Flavio Vetrano, ordinario della Facoltà di Fisica dell’Università. A lui, al professor Roberto Mantovani e altri collaboratori si deve l’apertura, negli anni ’80, del Museo del Gabinetto di Fisica in una sala del palazzo degli Scolopi, dal 1865 diventato Collegio Raffaello, in piazza della Repubblica.

Qui sono custoditi circa 600 pezzi risalenti al ‘700 e all’800, molti dei quali costruiti a Urbino da artigiani locali ma anche acquistati all’estero, di proprietà del costruttore francese Secretan, la cui officina parigina, per qualità dei prezzi, era la migliore dell’epoca. Oggi è diviso in undici aree, tra cui l’acustica, il calore, la cosmografia e meteorologia, l’elettricità, la fisica atomica il magnetismo, l’ottica.

“Contrariamente a ciò che pensa la gente, Urbino ha solo una tradizione scientifica. Il Museo nasce per rivendicarne l’importanza, per dire che sono presenti le tracce di civiltà millenarie”, dice Vetrano.  La scienza è visibile nelle strade, nei vicoli, nelle iscrizioni sparse ovunque che ricordano alla città il suo passato glorioso e fecondo; già nel Medioevo, nasce qui una delle più grandi iniziative che si conoscano in Italia: la costruzione di strumenti e lo studio di macchine scientifiche. Urbino piccola città, pochi abitanti, geograficamente isolata, ha avuto l’opportunità di provare la resistenza della cultura al passare del tempo: salvare ciò che era stato fatto nel passato e proiettarlo nel futuro come attività di ricerca, perché è nel passato che bisogna cercare per comprendere i nostri giorni e quelli che verranno.

Le contraddizioni:

  • Le due sale del Museo sono chiuse. “Non c’è una persona che la mattina vada ad aprirle e  le pulisca e una guida che accompagni i visitatori. Questo è il problema”, dice il professor Mantovani che per ‘volontariato’, provvede da anni all’apertura e ad accogliere chi richiede, su prenotazione, di visitarle. Per ora è sempre aperto solo il sito on-line dove osservare virtualmente il Museo. Ma non basta, non può bastare. Intanto le cose non cambiano, rimangono lì uguali, cristallizzate.
  • Un patrimonio disseminato. Diverse scuole di Urbino, dalla media ‘Volponi’, al liceo scientifico ‘Laurana’, al classico ‘Raffaello’, alla ex scuola magistrale in via Pacioli, posseggono, nei loro corridoi e laboratori, raccolte di strumenti scientifici. Il motivo viene da lontano: nell’800 l’insegnamento della fisica era svolto da docenti che insegnavano sia alle università che alle scuole superiori. Molti strumenti furono quindi trasferiti da un edificio all’altro. E oggi sono dimenticati, lasciati lì, ammucchiati, relitti di altre epoche. Dopo la chiusura del Museo, questo fa ancora più rabbia. “Non si comprende che se si mettesse tutto insieme in un grande museo interattivo, multimediale, moderno della scienza e della tecnica – continua Vetrano –  significherebbe superare i mille pezzi, grazie ai quali si potrebbe avere una fotografia precisa di come era l’attività didattica e di ricerca a Urbino nell’800. Sarebbe formidabile, l’unico caso in Europa”.

Corridoio del Liceo classico 'Raffaello'

Vetrina del Liceo socio-psico pedagogico

E su come organizzarlo, questo museo moderno,  i due professori rispondono all’unisono: “Sarebbe bello fare un cammino nel tempo, per epoche. Gli strumenti dovrebbero essere accompagnati dalla storia di Urbino e della scienza. Poi, con grandi pannelli interattivi touchscreen, si  potrebbero ricostruire virtualmente tutti gli strumenti così che ognuno possa essere smontato, visionato e si possa ricostruire l’esperimento originale. Lo studente riuscirebbe così a comprendere la logica della scienza e recuperare il senso della misura e dell’umanità delle cose che si costruiscono, tutti livelli di comprensione che oggi si stanno perdendo. Il progresso tecnologico è fondamentale ma è disarmante: traffichiamo con scatole amorfe che non dicono nulla. La scienza è pensiero che va recuperato e capito. Qui sta la rilevanza dei musei: la scienza antica che parla attraverso la tecnologia moderna”. Una storia per raccontare un rischio, il rischio di perdere il filo di cosa sia la cultura oggi. Riprendiamolo questo filo, subito.

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La Grande Nevicata: storia di un’emergenza http://ifg.uniurb.it/2012/03/12/ducato-online/la-grande-nevicata-storia-di-unemergenza/28149/ http://ifg.uniurb.it/2012/03/12/ducato-online/la-grande-nevicata-storia-di-unemergenza/28149/#comments Mon, 12 Mar 2012 06:00:16 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=28149 [continua a leggere]]]>

URBINO – Il risveglio della città. Il caffè della mattina, la lettura del giornale, le chiacchiere vicino la fontana in piazza, “Che freddo”, dicono in molti, guardando il cielo. Compaiono i primi ombrelli sotto le braccia delle persone, l’aria è gelida e tutto sembra già odorare di bianco. Alla scuola di giornalismo, lo studio radiofonico e la sala di montaggio televisivo sono un via vai di persone. Il giornale radio delle 12:30 è appena andato in onda, mentre si finiscono di montare gli ultimi servizi del magazine tv. Ma fuori dalla finestra fiocchi di neve a forma di stella iniziano a scendere veloci, forte e in diagonale. Gli sguardi diventano sempre più preoccupati, quasi increduli.

E’ l’inizio di una lunga bufera. L’arrivo della neve e il crollo delle temperature dominano le pagine dei quotidiani del primo febbraio. L’allarme c’è. L’abitudine degli urbinati al freddo anche. Ma nessuno immaginava che quello fosse l’inizio di un evento eccezionale, “mai visto”.

Le persone si affrettano, corrono dai figli a scuola, si riparano. Pensano a un posto sicuro dove mettere le proprie auto, lontane dagli alberi e dalle strade troppo ripide; comprano sacchi di sale e riprendono i badili, lasciati in soffitta o nelle cantine dopo la breve nevicata natalizia.

Per giorni e giorni non smette mai di nevicare. La città è irriconoscibile. Nel centro storico le strade sono transennate, i vicoli sommersi da enormi cumuli. Ci si aggira tra sagome bianche immobili e silenziose.

Scuole e università chiudono, così come l’Istituto per la formazione al giornalismo. Ma un reporter, anche se ancora praticante, non può stare a guardare.  Per le strade di Urbino, nei giorni più difficili, sotto la bufera e con la neve negli occhi, i ragazzi della Scuola continuano a scrivere. Con una macchina fotografica, un taccuino e una penna, a qualsiasi ora della giornata, dimenticando pranzi e cene, dormendo poco, pochissimo.

I tetti sono ricoperti da blocchi di neve che sembrano poter cadere da un momento all’altro; la gente indica in su, allarmata, e chiede ai vigili di fare presto, perché è troppa, perché fa paura.

Come il ghiaccio che ha invaso di vetro ogni balcone e ogni spazio libero in cui infilarsi, creando stalattiti, belle proprio come quelle delle vicine grotte di Frasassi. Ma molto pericolose. Gli urbinati le chiamano ‘bromboli’, appuntiti e taglienti come denti aguzzi.

Alcune persone si sono rinchiuse in casa per paura di sentirle cadere addosso, e anche il sindaco Corbucci lo consiglia. Altri, più coraggiosi, si sono arrampicati sui tetti cercando di distruggerle con mezzi di fortuna. E’ così che lo stupore dei primi giorni, la bellezza e l’incanto, i giochi a palle di neve, sono diventati timore e sconcerto.

Due studenti della Scuola affiancano la Protezione civile, partita per salvare sessanta cavalli intrappolati sul monte Pietralata. Il buio, il freddo, lo spazzaneve che fatica ad andare avanti e non riesce a liberare la strada.  La voglia di vedere e far vedere annienta la stanchezza, quella provata tante volte, dopo ore di cammino cercando di aprirsi una strada nella neve alta fino alla vita.

Altri cercano di scrivere un pezzo il prima possibile, sulle infiltrazioni all’ospedale, sui sacchi di spazzatura nelle strade o sui ragazzi dell’università che aiutano a spalare.  Ascoltano le persone, ascoltano storie e sofferenze, le raccontano.

TABELLA I 327 centimetri record

Non era mai successo – ripete la gente in continuazione – una nevicata così non c’era mai stata”.  Giorni che passano lenti, con fatica. Dal 6 nevica di meno, una tregua che dura poco più di due giorni. Perché le previsioni parlano chiaro: non è finita.

FOTOCONFRONTO URBINO PRIMA E DOPO

E infatti la sera del nove febbraio arriva anche il blizzard, il vento gelido che soffia da nord e si abbatte su una città ormai stanca, che scompare sotto tre metri di neve. Per le strade si rincorrono sirene di autoambulanze e vigili del fuoco: Urbino è invasa da forze speciali, dall’esercito, da squadre della protezione civile.

La situazione è troppo difficile, non possono bastare i soli mezzi della città. I militari – arrivati in città il 4 febbraio per intervenire sui cumuli della prima nevicata – rimuovono le montagne di neve dalle zone più critiche, aiutano i cittadini rimasti intrappolati, suonando ai campanelli, uno per uno. Liberano una donna di 102 anni, rimasta isolata in casa per un’intera settimana, con l’ingresso della porta sbarrato. Sola, senza nessuno che potesse portarle da mangiare, con la linea telefonica interrotta. Le sue giornate ad aspettare un aiuto, anche una semplice parola.

LEGGI L’EMERGENZA INFINITA DI PONTE ARMELLINA

Tiziana vive fuori le mura della città.  La sua telefonata all’unità di crisi arriva quando in casa non ha più corrente né acqua e la situazione diventa insopportabile. Come lei, una città intera si ritrova impotente, ad affrontare la mancanza di beni fondamentali e a rimpiangere una normale quotidianità. “La notte dormo con tre coperte, tremiamo dal freddo e non possiamo più continuare senza riscaldamento – racconta Tiziana – qualche volta prima di tornare a casa sono andata in un bar a riscaldarmi”.

Cerca una candela Tiziana, per fare un po’ di luce tra le pareti buie di casa. Ma le botteghe e i supermercati sono vuoti, come durante un assedio. La neve a Urbino è anche saccheggio, tra la paura di rimanere senza cibo e la necessità di fare scorte. Due, tre, quattro buste strette nelle mani, alcuni con cassette d’acqua sulle spalle. Un bottino conquistato dopo una lunga fila alle casse.

Nella tempesta ci si arrangia, magari bevendo solo neve, o abbracciandosi al freddo in attesa dei soccorsi, o ancora facendosi otto chilometri. Ma la vita va avanti, e sotto la neve si nasce: Emanuele e Nica diventano un simbolo di rinascita.

I tetti di molte case e degli edifici cedono, si sbriciolano uno dopo l’altro, implacabili. “Qua è tutta un’emergenza”, rispondono sconsolati i vigili del fuoco alle domande dei giornalisti del Ducato, mentre, stanchi, risalgono sulle loro camionette per tornare in caserma dopo una giornata di freddo e continue fatiche. Gli interventi si contano a decine.  Ti crolla il tetto di casa, crolla tutto il tuo mondo.

“E’ casa mia”, dice Riccardo con gli occhi piangenti a una ragazza del Ducato arrivata in via Budassi mentre i vigili puntellano le travi che hanno ceduto qualche ora prima sotto il peso della neve. Il suo viso incredulo esprime il senso di smarrimento, la sofferenza di dover andar via da casa, all’improvviso.

“Pericolo, pericolo” ripete il proprietario del Ristorante Cinese ‘Nuovo Sole’ al tentativo di una giornalista dell’Ifg di fotografare oltre i sigilli i resti del tetto crollato. Sui tavoli ricoperti di calcinacci e vetri infranti l’immagine di un altro disastro, il preludio di altre sofferenze.

I CROLLI La chiesa dei CappucciniCinema DucaleEx lanificio CarottiBocciodromoCentro operativo misto

Ritorno alla normalità. Le strade rimangono piene di neve per giorni, ma il sole che appare la mattina del 12 febbraio viene accolto come un esercito di liberazione dopo un lungo assedio nemico: le condizioni del tempo sembrano poter migliorare una volta per tutte.

Donne e uomini con divise di diverso colore diventano i padroni indiscussi della città. L’esercito manda rinforzi da diverse regioni del Nord. E il dialetto locale si mischia ad altri che distano centinaia di chilometri tra loro; uomini e donne che sono ovunque, appesi sui tetti o alla guida dei grossi cingolati che portano via la neve.

Un paio di giorni e tutto cambia. I cumuli nei vicoli, nei chiostri e nelle piazze iniziano a scomparire. Le strade vengono completamente pulite.

La Urbino di qualche giorno prima sembra quasi un sogno o forse un incubo, diventa difficile spiegare cosa è stato a chi non c’era, a chi non ha visto. Appaiono di nuovo le forme di una città che era scomparsa. Niente più unità di crisi, sparisce il simbolo dell’emergenza e comincia il lento e costoso avvio della rinascita.

Rimarranno i ricordi, rimarranno le difficoltà e i disagi. Rimarrà la paura di quei giorni. Un evento straordinario da conservare per sempre nella pagine di storia. Un racconto da tramandare di generazione in generazione, magari sfogliando il Ducato, il giornale dell’ Ifg, o navigando tra le pagine del sito, rimasto attivo quasi 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’emergenza, diventando il punto di riferimento per la popolazione.

 

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Neve, arrivati rifornimenti al Conad in centro http://ifg.uniurb.it/2012/02/07/ducato-notizie-informazione/neve-arrivati-rifornimenti-al-conad-in-centro/20120/ http://ifg.uniurb.it/2012/02/07/ducato-notizie-informazione/neve-arrivati-rifornimenti-al-conad-in-centro/20120/#comments Tue, 07 Feb 2012 08:45:42 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=20120 [continua a leggere]]]> URBINO – Alle 9.30 sono arrivati prodotti da frigo, uova, pasta e salumi, al supermercato Conad nel centro storico. Mancano ancora carta igienica, conserve, cereali e biscotti. I dipendenti: “Non sappiamo quando arriveranno”.

 

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Neve, nessun danno agli edifici storici http://ifg.uniurb.it/2012/02/06/ducato-notizie-informazione/neve-nessun-danno-agli-edifici-storici/19844/ http://ifg.uniurb.it/2012/02/06/ducato-notizie-informazione/neve-nessun-danno-agli-edifici-storici/19844/#comments Mon, 06 Feb 2012 15:47:04 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=19844 [continua a leggere]]]> URBINO – Al momento, nessun danno agli edifici storici della città ducale per le ingenti nevicate dei giorni scorsi. Non ci sono state segnalazioni di pericolo per il Collegio Raffaello, la casa natale di Raffaello, Palazzo Albani, Palazzo Ducale né per altre strutture del centro storico di Urbino. Alcuni tetti sono stati ristrutturati ma altri, come quello di Palazzo Albani, sono fragili e potrebbero cedere sotto il peso della neve. La situazione è costantemente monitorata dai presidi interni degli edifici.

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