il Ducato » Nicola Petricca http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Nicola Petricca http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Le donne, i fanti e i “pazzi”, a Urbino un racconto diverso della Prima guerra mondiale http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/le-donne-i-fanti-e-i-pazzi-a-urbino-un-racconto-diverso-della-prima-guerra-mondiale/73780/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/le-donne-i-fanti-e-i-pazzi-a-urbino-un-racconto-diverso-della-prima-guerra-mondiale/73780/#comments Wed, 06 May 2015 16:34:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73780 Foto tratta dal sito cultura.biografieonline.it

Foto tratta dal sito cultura.biografieonline.it

URBINO – La Grande guerra si può raccontare dal punto di vista di chi l’ha interpretata, gli storici e i cineasti, dal punto di vista di chi la usò a scopo di propaganda, gli intellettuali e i filosofi, oppure da quello di chi l’ha vissuta e sofferta, ma per decenni non era mai stato considerato: le donne, i fanti e i pazzi. A cento anni dall’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale, l’Università di Urbino e l’Istituto di storia contemporanea di Pesaro organizzano alla Sala Serpieri del Collegio Raffaello due incontri, il 7 e il 21 maggio, per raccontare le trame disperse e le visioni di guerra. Convegni che “non saranno semplici conferenze, ma occasioni di dialogo”, precisa la curatrice del libro “Visioni della Grande guerra”, Ilaria Biagioli, intervistata dal Ducato.

“Prima la storia della guerra era la storia di vincitori e vinti, degli eroi, perché c’era bisogno di ‘fare gli italiani’ – spiega la professoressa Biagioli – Ora invece non c’è più la necessità di coltivare l’idea del nemico, cambia la prospettiva ed emergono nuove testimonianze. Dipende anche dalle domande che ci si pone, da ciò che ci interessa sapere”. Ed è per questo che solo in tempi recenti, diversi decenni dopo la fine della guerra, si è cominciato a dare voce a chi non ce l’aveva mai avuta, in particolare le donne. “Prima degli anni ’90 erano poche le ricerche sulla Grande guerra firmate da donne e molte di loro avevano dei maestri uomini – racconta la ricercatrice – Ora invece la tendenza è cambiata anche perché, con il passare del tempo, nuovi archivi pubblici e privati sono stati aperti allo studio”.

Uno di questi esempi è rappresentato dagli interessanti racconti delle infermiere che prestarono servizio in tempo di guerra o quelli delle portatrici carniche che avevano l’incarico di portare viveri e munizioni a mano nelle zone impervie del fronte della Carnia, un’area inaccessibile per i muli. Mille donne tra i 15 i 60 anni che tutti i giorni, con un libretto e un numero stampato su un bracciale, camminavano anche cinque ore, spingendosi fino alle trincee, esposte al fuoco nemico.

Molti altri sono i diari e i racconti privati rimasti nascosti per anni che sono emersi solo ultimamente. Tra questi anche quelli dei fanti di prima linea, la “carne da cannone” che ogni giorno andava incontro al fuoco nemico uscendo dalle trincee. Oppure quelli delle persone internate nei manicomi: “A Pesaro c’era un centro di igiene mentale – spiega la Biagiotti – durante la guerra era diventato affollatissimo, in particolare nel reparto femminile. Tante erano le donne che, pur non avendolo vissuto al fronte, avevano sofferto per colpa del conflitto”. Una sofferenza diffusa a tal punto che, per non impazzire, la gente cominciò a scrivere ed è anche per questo che ora possiamo disporre di tutte queste testimonianze.

Testimonianze che emergono in quantità in un anno particolare come quello del centennale dall’entrata nella Grande guerra dell’Italia. Ma cosa si può fare per tenere vivo il ricordo di questo evento anche dopo quest’importante anniversario? “Si può continuare a fare ricerca – risponde Biagioli – una cosa è la memoria, l’altra è la ricostruzione storica. Brevi sono i tempi di costruzione della memoria, una narrazione che qualcuno ha sempre interesse a modificare. Ci sono dei tempi da rispettare, invece, per la ricostruzione e cent’anni sono una distanza necessaria per un racconto obiettivo. La storia ha tempi lunghi”.

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“Noi e gli strumenti del giornalismo nell’era dei social”, le impressioni degli allievi dal festival di Perugia http://ifg.uniurb.it/2015/04/27/ducato-online/noi-e-gli-strumenti-del-giornalismo-nellera-dei-social-le-impressioni-degli-allievi-dal-festival-di-perugia/71215/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/27/ducato-online/noi-e-gli-strumenti-del-giornalismo-nellera-dei-social-le-impressioni-degli-allievi-dal-festival-di-perugia/71215/#comments Mon, 27 Apr 2015 18:30:43 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71215 TUTTI I SERVIZI DAL #ijf15 LO SPECIALE DEL GRUPPO ESPRESSO Il diario dei volontari 1 | 2 | 3 | 4 | 5]]> Immagine interna

Uno dei panel più affollati del Festival

PERUGIA – Per cinque giorni consecutivi la redazione dell’Ifg di Urbino ha spostato la propria sede a Perugia. I trenta allievi della scuola hanno seguito gli eventi del Festival internazionale del giornalismo, un’ottima occasione per conoscere alcuni dei migliori giornalisti italiani e mondiali, ma anche una prima opportunità di saggiare la realtà del lavoro sul campo. I ragazzi si sono divisi un due gruppi: dieci di loro si sono trasformati in volontari per l’organizzazione dell’evento, mentre gli altri venti hanno fatto la copertura mediatica per il Ducato e le testate locali del gruppo L’Espresso. Twitter, Facebook, Scribble: questi alcuni degli strumenti che hanno usato più frequentemente per raccontare ciò che accadeva a Perugia. Ognuno dei ragazzi ha espresso il proprio pensiero sulla sua esperienza alla manifestazione, ormai nota a loro più come #ijf15 (l’hashtag che ha connotato ogni post dei giornalisti del Ducato sui social network in questi giorni) che come Festival del giornalismo.

TUTTI I SERVIZI DAL FESTIVAL DI PERUGIALO SPECIALE DEL GRUPPO ESPRESSO

In questa quindicesima edizione del Festival ho conosciuto nuovi strumenti digitali utili per il giornalismo come Scribble e Splice. Ho capito anche l’importanza del velocizzare i tempi di consegna per un pezzo online. Serena Santoli

Durante il Festival ho imparato che oggi il giornalismo insegue la grammatica dei social e anche quanto sia importante ritrovare un linguaggio più complesso, inteso come non banalizzazione dei concetti. Andrea Perini

In questa settimana ho imparato che siamo costantemente sotto pressione da parte del potere, ma anche che molti resistono e non si fanno intimidire; che per fare bene il proprio mestiere bisogna dare meno spazio alle opinioni, che in Italia spesso sovrabbondano, e ritornare al giornalismo che parte dai fatti. Martina Nasso

Il Festival mi ha insegnato che basta un cellulare per fare giornalismo. La sforzo da fare è quello di sfruttarne bene le diverse potenzialità per costruire un pezzo crossmediale. Enrico Forzinetti

Ad #ijf15 ho vissuto per la prima volta l’affollata sala stampa di un festival internazionale. Mauro Torresi

Il festival di Perugia per me è stata un’occasione di crescita e di confronto con il mondo. Mi ha fatto capire quanta passione serve per fare questo mestiere e che, nonostante tutto, le opportunità non mancheranno per chi se le merita. Adriano Di Blasi

All’ijf15 ho imparato a fare il live twitting di un evento, a usare Scribble e Storify, a memorizzare quali sono i posti vicino alle prese di corrente, che questo è contemporaneamente il momento migliore e peggiore del giornalismo e che se devi coprire la conferenza in cui interverrà Snowden piazzarsi con due ore di anticipo davanti alla porta non è esagerato. Anna Saccoccio

Partecipare a questa edizione del Festival di Perugia mi ha insegnato che il lavoro che ho sempre sognato di fare è in continua evoluzione ed espansione. Addirittura diverso da quello che credevo. Possono cambiare i media e le tecnologie, ma continuano a essere le idee a scuotere il mondo del giornalismo. E in questo festival ho avuto la fortuna di vederne parecchie. Alessandro Crescentini

Il Festival mi ha fatto capire che il giornalismo non è più quello che fino a ora conoscevamo: cambiano i mezzi e le possibilità. Ho esplorato nuove tecniche per seguire un evento, oltre al classico “pezzo giornalistico” ci sono infiniti modi per raccontare quello che si ha davanti. Inutile dire che i social sono i protagonist,: capaci di rendere tutto in diretta, live: Twitter, Instagram, Scribble, Facebook. Una cosa non cambia però, finché ci saranno storie avremo sempre qualcosa da dire: che sia con un tweet, un post o con la buona vecchia biro. Rita Rapisardi

Il Festival è stata un’occasione per condividere conoscenze, espandere i propri orizzonti, aprirsi a un mondo che non pensavo così stressante ed emozionante allo stesso tempo. Essere circondati da persone che amano le tue stesse passioni è una sensazione impagabile. Da fare, rifare e rifare ancora, senza stancarsi mai. Vincenzo Guarcello

Dall’#ijf15 ho imparato che devo essere la prima a credere in me stessa se voglio fare questo lavoro e che, come ha detto ieri Amedeo Ricucci: “Devo trovare l’idea, è quella che fa la differenza”. Ilenia Inguì

Dall’#ijf15 ho imparato che il caffè non è mai abbastanza e che la vita è come un panel: mettiti in fila e aspetta. Ma se hai il cartellino forse hai qualche vantaggio in più. Daniela Larocca

Durante il Festival ho capito che il giornalismo diventa sempre più digitale, ma spero che la carta non scompaia mai. Giorgio Pinotti

Durante il Festival ho imparato a utilizzare diversi strumenti multimediali utili, per esempio, a creare mappe interattive e rendere più efficaci i tweet. Jacopo Salvadori

Attraverso la mia esperienza e quella dei miei colleghi ho avuto modo di mettere in pratica quello che stiamo imparando a scuola e di provare a entrare nel vivo della professione giornalistica. Gianmarco Murroni

Da Ijf15 ho imparato che è ora di smettere di fare il giornalista “volontario” a vita. Marco Tonelli

Dal Festival ho imparato che scrivere un articolo di più di mille parole è mentalmente devastante. Riccardo Marchetti

Il Festival mi ha insegnato che i giornalisti dormono poco e quando non dormono stanno su Twitter. Antonella Scarcella

In questi cinque giorni ho scoperto strumenti utili per la professione molti dei quali nascono dallo sviluppo tecnologico. Per quanto gli strumenti possano svilupparsi ed essere sensazionali, però, hanno poco effetto se alla base non c’è una notizia. Il giornalista cerca e racconta storie, cambiano gli strumenti, i metodi narrativi, ma il suo ruolo non cambia. Lucia Gabani

Vorrei scrivere qualcosa di positivo, ma le cose buone sono tante e le diranno altri. Io ho avuto conferma che il giornalista, come lavoratore, diventerà sempre più ricattabile nel mercato del lavoro. La collaborazione e la solidarietà di categoria sono il futuro, ma non mi sembra ancora una consapevolezza diffusa.  Libero Red Dolce

All’orizzonte ci sono poche prospettive, soprattutto in Italia, ma questo non ha scoraggiato centinaia di ragazzi che con passione hanno fatto i volontari al Festival, e non scoraggia chi sceglie di frequentare le scuole di giornalismo. Nessuno si illude, siamo tutti consapevoli delle difficoltà, delle incertezze, dei rischi. C’è qualcosa in questo mestiere sempre più complicato e indefinito che però non smette di affascinarci. Nessuno lascia perdere. La strada in salita rende solo più attraente la sfida. Dania Dibitonto

Da questo #ijf15 ho visto che ci sono giornalisti interessati al proprio futuro. Un momento di riflessione su cosa sia oggi il giornalismo, quali sono gli strumenti e cosa vogliono le persone fa ben sperare per il futuro di questa professione. E io ne voglio fare parte. Michele Nardi

Quello che ho imparato a Perugia è che, nonostante la presenza dei social media, i principi del giornalismo, per fortuna, sono sempre gli stessi. Leonardo Grilli

Dal festival internazionale del giornalismo ho imparato che sapere le lingue è fondamentale per fare il giornalista. Altrimenti non riuscirai mai a scrivere un articolo su un panel in spagnolo, con traduzione solo in inglese. Simona Desole

Mappe, live tweeting, scribleLive e storify. Strumenti utilissimi per il giornalismo online. Ho imparato ad usarli per raccontare il festival e non solo. Alessandra Vittori

Ho imparato a tirare fuori la faccia tosta e che “problem solving” è una cosa meno astratta di quel che possa sembrare. Ho imparato che il tesserino da giornalista professionista vale meno di un due di coppe quando comanda bastoni e che la macchina Festival siamo anche noi. Claudio Zago

In questo Festival ho imparato a cogliere le occasioni quando capitano, senza pensarci troppo. E che ogni persona in più che si conosce rappresenta un arricchimento personale. Il Festival e l’esperienza da volontario sono stati un crescendo di emozioni. Valentina Ruggiu

In questo Festival ho imparato che il lavoro è più bello e anzi migliora quando ci si confronta con giornalisti e volontari da tutto il mondo. Le idee si moltiplicano. Isabella Ciotti

Al Festival ho visto voglia di condividere esperienze, idee e speranze per il futuro. Tutti insieme. È quest’astmosfera, resa possibile dal lavoro di speaker e volontari, a rendere unico il Festival del giornalismo. Niccolò Gaetani

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Urbino celebra i 70 anni dalla Liberazione / FOTO http://ifg.uniurb.it/2015/04/25/ducato-online/urbino-celebra-i-70-anni-dalla-liberazione-foto/72307/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/25/ducato-online/urbino-celebra-i-70-anni-dalla-liberazione-foto/72307/#comments Sat, 25 Apr 2015 20:16:31 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72307 URBINO – Con l’ultimo partigiano in testa al corteo, Romano Arceci, Urbino ricorda il settantesimo anniversario della Liberazione. A presenziare le principali cariche cittadine: il sindaco Maurizio Gambini, il capitano Bruno Felici, il presidente del consiglio comunale Massimo Guidi e la presidente dell’Anpi Cristiana Nasoni. Dalla sede del municipio, la prima tappa a Piazza della Repubblica. Poi, al canto di Bella ciao, i cittadini hanno sfilato sino al monumento ai caduti. Al partigiano Romano Arceci il compito e l’onore di deporre la corona.

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Italiani e informazione: tv ancora padrona. Web al secondo posto. Il rapporto News-Italia di Urbino http://ifg.uniurb.it/2015/04/23/ducato-online/italiani-e-informazione-tv-ancora-padrona-web-al-secondo-posto-il-rapporto-di-news-italia-di-urbino/71715/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/23/ducato-online/italiani-e-informazione-tv-ancora-padrona-web-al-secondo-posto-il-rapporto-di-news-italia-di-urbino/71715/#comments Thu, 23 Apr 2015 21:59:35 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71715 ]]> Lella Mazzoli presenta la ricerca Informazione e serialità

Lella Mazzoli presenta la ricerca Informazione e serialità

URBINO – Dal telegiornale alla social tv. Così cambia il modo di rapportarsi degli italiani con la televisione che resta comunque lo strumento più utilizzato per informarsi. In mano agli spettatori, però, si è acceso un altro schermo: quello di uno smartphone. Tra serie tv e talk show, invece, i giovani preferiscono le prime per la loro trama più complessa. Lella Mazzoli, direttrice del dipartimento di Scienze della comunicazione dell’Università di Urbino, ha presentato i risultati della ricerca Informazione e serialità dell’osservatorio News-Italia, presentati durante l’inaugurazione della terza edizione del Festival del giornalismo culturale. Lo studio condotto su un campione di oltre 5.000 persone, descrive il modo in cui sta cambiando il panorama mediale italiano. Cioè attraverso quale mezzo gli italiani si informano e si forma l’opinione pubblica.

Tv sempre prima, poi il web. Resta ancora la televisione il mezzo con cui gli italiani si informano maggiormente (88%). L’informazione oggi, però, è sempre più veicolata dalla rete. È il web il vero padrone di questi anni e lo dimostra con un’ascesa vertiginosa nei media preferiti dagli italiani per informarsi: dall’ultima posizione nel 2011 (51 per cento) oggi si attesta in seconda (71 per cento). Le fonti del web più utilizzate per informarsi rimangono i siti internet dei quotidiani e i portali che aggregano notizie provenienti da diverse fonti, come libero.it e yahoo.com. Radio e all-news si scambiano i ruoli: se nel 2011 la prima veniva utilizzata dal 57 per cento delle persone e la seconda dal 53, oggi solo il 51 per cento ascolta i Gr mentre il 58 i canali all-news. Chi invece sta soffrendo di un calo vertiginoso è la carta stampata passata dalla seconda posizione (63 per cento) all’ultima, scendendo sotto il 50 per cento.

La social tv. Se l’ascesa del web era preventivabile, quello che era meno prevedibile è il modo in cui la rete sta modificando l’approccio del cittadino verso la televisione. Il 54 per cento degli italiani, infatti, durante la visione di un programma tv, utilizza un uno smartphone per diversi scopi . Un dato che si impenna fino all’89 per cento se si prende in considerazione i giovani dai 18 ai 29 anni. Ci sono i “distratti”, ovvero quelli che utilizzano supporti mobili durante la pubblicità (35 per cento del totale, 77 per cento tra i giovani); i multitasking, quelli che ricercano informazioni sul programma che stanno guardando (28 per cento degli italiani, 70 per cento tra i giovani) e diffidenti, cioè chi fa fact checking: controlla se dall’altra parte del ‘tubo catodico’ stanno dicendo la verità (29 per cento degli italiani, 69 per cento dei giovani). “Internet molto presto supererà la televisione – commenta Lella Mazzoli, direttrice della ricerca – anzi, a mio parere l’ha già fatto, ma questo non comporta una morte della televisione, che è ancora viva. L’unica cosa morta è lo strumento televisore. I due mezzi possono convivere e la crescita di internet non andrà a discapito della tv, che continuerà a sopravvivere, grazie anche agli strumenti mobile, i second screen”.

Serie tv contro talk show. Dalla ricerca non è emersa solo la classifica dei media più utilizzati dagli italiani per informarsi, ma anche le loro scelte in materia di contenuti: “Sono cambiati i linguaggi – sostiene la Mazzoli – non piacciono più i talk show, ma la serialità, lo storytelling. Agli italiani, soprattutto ai giovani, interessano intrecci di trame sempre più complessi, raccontati attraverso più media”. Quest’affermazione è confermata dai risultati della ricerca del Larica: quasi la metà degli italiani, infatti, privilegia le serie televisive (46 per cento), mentre sono in netto calo soap opera e telenovele (16 per cento). Per selezionare i programmi seguire tra le centinaia a disposizione gli spettatori, sempre più spesso, si affidano ai consigli dei propri contatti sui social network che influenzano il 31 per cento delle loro scelte.

Televisione e streaming internet. Per seguire le loro serie preferite gli spettatori hanno a disposizione due modi: il canale televisivo tradizionale e il web. La maggior parte degli italiani propende ancora per la cara vecchia televisione (72 per cento), mentre sono pochi quelli che ricorrono esclusivamente a streaming, web tv e allo scaricamento di episodi da internet (7 per cento). Il 21 per cento, invece, sfrutta entrambi i canali. Anche in questo caso, però va fatto un discorso a parte per i giovani: il 66% di loro, infatti, segue le serie televisive attraverso almeno una delle modalità online, una percentuale molto più alta rispetto a quella dell’intera popolazione. Il dato conferma, una volta di più, che questa fascia d’età ha una confidenza con il web nettamente maggiore rispetto alle altre.

Le serie preferite dagli italiani. Infine va detto che gli italiani hanno una passione per il giallo e la scena del crimine, dato che le serie tv poliziesche hanno un gradimento del 74 per cento. La serie preferita? Csi, un cult statunitense che domina il panorama della nostra televisione da quindici anni. Ad andare in controtendenza, ancora una volta, i più giovani a cui piace di più farsi delle risate visto che in cima alle loro preferenze c’è la famosissima commedia The Big bang theory.

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Auto si rovescia a Urbino, feriti due pedoni e il conducente http://ifg.uniurb.it/2015/04/22/ducato-notizie-informazione/auto-si-rovescia-e-investe-due-pedoni-tre-feriti-a-urbino/71548/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/22/ducato-notizie-informazione/auto-si-rovescia-e-investe-due-pedoni-tre-feriti-a-urbino/71548/#comments Wed, 22 Apr 2015 15:24:06 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=71548 [continua a leggere]]]> URBINO, 22 APR – Tre feriti in un incidente stradale in via Bocca Trabaria, al km 67. Secondo una prima ricostruzione un suv è uscito dalla carreggiata colpendo un palo della luce. La macchina si è cappottata e alcune schegge della carrozzeria hanno ferito due persone che camminavano sul ciglio della strada. L’incidente è avvenuto attorno alle 17.05. Il conducente e i due pedoni feriti sono stati trasportati in ospedale.

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Fermignano, da 15 anni il campo sportivo di Borgo Metauro aspetta di diventare un parco http://ifg.uniurb.it/2015/04/21/ducato-online/fermignano-da-15-anni-il-campo-sportivo-di-borgo-metauro-aspetta-di-diventare-un-parco/69868/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/21/ducato-online/fermignano-da-15-anni-il-campo-sportivo-di-borgo-metauro-aspetta-di-diventare-un-parco/69868/#comments Tue, 21 Apr 2015 10:18:54 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=69868 LEGGI Le ultime modifiche al Prg]]> L'ex campo di Fermignano il cui futuro è previsto nel piano regolatore del 2015

L’ex campo sportivo Borgo Metauro di Fermignano. Il PRG del 2000 aveva previsto che diventasse un parco, ma a oggi non c’è nessun progetto a riguardo.

FERMIGNANO – Abbandonato da quarant’anni, l’ex campo sportivo Borgo Metauro di Fermignano aspetta dal 2000 di diventare un parco, come deciso all’epoca dal Comune. Ma a distanza di quindici anni ancora non c’è nemmeno l’ombra di un progetto a riguardo. Anzi, su parte del terreno di gioco presto potrebbero essere costruiti negozi e uffici.

Inaugurato nel 1949, il Borgo Metauro è stato per anni uno dei principali luoghi di aggregazione di Fermignano. Dal 1975 però, con l’apertura del nuovo Stadio Comunale, l’impianto fu abbandonato a se stesso, utilizzato solo per le feste paesane, come in occasione dell’ultimo palio della Rana, e come area parcheggio nei venerdì di mercato.

Nel 2000 il Comune aveva deciso di far riqualificare l’area, prevedendo nel Piano regolatore la trasformazione del campo sportivo in un parco urbano. L’ex discoteca “Ora X”, che si trovava lì vicino, doveva invece diventare un complesso in grado di ospitare un albergo, uffici e negozi più un parcheggio, affacciato su un giardino situato alla fine di un percorso pedonale proveniente dal parco.

Da allora, però, il progetto originario è cambiato più volte. Al posto dell’Ora X infatti sorgerà un Conad, i cui costruttori volevano ampliare l’area su cui edificare. Non potendo però sfruttare lo spazio che separava il futuro supermercato dal Borgo Metauro, a causa della del decreto interministeriale 1444/1968 (doc) che stabilisce le distanze minime tra fabbricati, avevano pensato di estendere il Conad sfruttando parte del campo sportivo. In cambio si sarebbero impegnati a realizzare, sulla restante porzione dell’impianto, l’ormai famigerato parco.

Con l’approvazione della legge regionale 19/2010 (il cosiddetto “Piano Casa”), che permette di costruire in deroga alla legge del ’68, il Conad non avrà alcun bisogno di espandersi sul campo sportivo. Di conseguenza l’azienda ha perso qualsiasi interesse verso l’area. Pagando un indennizzo infatti ha potuto sfruttare i 1.155 metri cubi che lo separavano dall’impianto. Perciò, l’ipotesi che si accollassero anche la costruzione del parco è definitivamente tramontata.

La situazione pare tutt’ora bloccata, perciò con l’ultima variante del Piano regolatore, datata febbraio 2015, il Comune ha ipotizzato una nuova soluzione per il riutilizzo dell’area, mettendo in vendita 5.000 metri cubi del Borgo Metauro: un volume che si estende per 18 metri nel campo sportivo a partire dal confine con il supermercato. “Chi li acquisterà dovrà occuparsi anche della sistemazione del resto dell’impianto – spiega Andrea Guidarelli, vicesindaco di Fermignano –  con le spese relative che saranno scomputate, come costi per la realizzazione di un’opera secondaria, dalla somma da versare per l’acquisto del terreno. I motivi di questa vendita sono puramente economici ma in questo momento non ci sono i fondi per sistemare aree dismesse come il Borgo Metauro e un’operazione di questo tipo è necessaria”.

Tuttavia è ancora incerto in cosa verrà trasformata la parte del Borgo Metauro non destinata alla vendita: “Lo deciderà l’amministrazione comunale – continua Guidarelli – vedremo se fare un parco o un nuovo impianto sportivo. Le modalità di costruzione saranno invece concordate con la ditta che edificherà sui 5.000 metri cubi in vendita”. Guidarelli ha comunque precisato che “gli acquirenti di questa cubatura potranno decidere di trasferire la loro proprietà in un’altra area edificabile del Comune, perciò non è detto che su quella parte del campo sportivo sarà costruito un edificio”.

L’idea dell’amministrazione però non è piaciuta alle forze di minoranza all’interno del consiglio comunale: “Siamo contrari a questa modifica del piano regolatore – dice Emanuele Feduzi, consigliere Pd – e stiamo valutando l’impatto economico e ambientale che avrebbero 5.000 metri cubi di costruzioni su un’area verde. Il rischio è di costruire una cattedrale nel deserto senza alcun vantaggio per i cittadini, come Santa Lucia e il Consorzio a Urbino”. Anche Fermignano in MoVimento, che rappresenta il Movimento 5 Stelle nel territorio, ha contestato la decisione dell’amministrazione comunale con un comunicato stampa in cui il gruppo mette in dubbio l’utilità delle nuove strutture e invita a riflettere sulle ricadute ambientali e relative alle strutture del centro storico già esistenti.

Al momento tutto resta comunque ipotetico, visto che di acquirenti per gli ormai celebri 5000 metri cubi ancora non ce ne sono. Con buona pace per il nuovo “polmone verde” di Fermignano, destinato a rimanere una chimera per ancora chissà quanto tempo.

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Pivato: “Cultura sotto attacco, Urbino in controtendenza grazie a Sgarbi” http://ifg.uniurb.it/2015/04/17/ducato-online/pivato-cultura-sotto-attacco-urbino-in-controtendenza-grazie-a-sgarbi/70827/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/17/ducato-online/pivato-cultura-sotto-attacco-urbino-in-controtendenza-grazie-a-sgarbi/70827/#comments Fri, 17 Apr 2015 08:11:58 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70827 Diari di guerra e narrazione digitale. Una raccolta digitalizzata degli scritti dei soldati dal fronte del conflitto del '15-'18 realizzata dal gruppo Espresso]]> Pivato

L’ex rettore dell’Università di Urbino e storico Stefano Pivato

PERUGIA – “La cultura è sotto un attacco concentrico: scompaiono le biblioteche e chiudono i teatri ed è un problema complessivo all’interno del quale sta anche la professione giornalistica”. Lo ha affermato l’ex rettore dell’Università di Urbino, Stefano Pivato, che il Ducato ha intervistato a margine del convegno Diari di guerra e narrazione digitale al Festival internazionale del giornalismo di Perugia.

Secondo Pivato però, almeno a Urbino, c’è chi sta andando in controtendenza: “Anche se a volte non condivido alcune sue scelte, credo che il lavoro Vittorio Sgarbi come assessore possa rivitalizzare la cultura della nostra città – afferma – sono sempre stato un suo acceso sostenitore e i risultati sono lì a dimostrare che il suo operato sta andando nella direzione giusta”.

L’ex rettore è intervenuto all’evento nelle vesti di storico per presentare il sito “La Grande guerra, i diari raccontano”, un’enorme raccolta di lettere e diari scritti al fronte dai soldati durante la Prima guerra mondiale. I documenti, completamente digitalizzati, sono stati catalogati per il gruppo L’Espresso da Pier Vittorio Buffa, Federico Badaloni e Nicola Maranesi.

Una delle lettere dal fronte raccolte nel sito "

Una delle lettere dal fronte raccolte nel sito “

Pivato “La storia della Grande Guerra fu letta, soprattutto, con gli occhi del regime fascista che ne fece un mito”. A questo contribuirono molto i racconti dal fronte dei cronisti di guerra, storie che riportavano le voci dei protagonisti e la spensieratezza dei soldati in trincea, mentre l’amara “verità alternativa” nascosta nelle loro lettere e diari non veniva resa pubblica. Voci di dissenso non sono mai mancate, come quelle dei socialisti negli anni ’20, ma venivano soffocate. Oggi, grazie a lettere e diari, si può vedere che l’esercito non era tutto proiettato verso il senso di difesa della patria”.

Allora può essere il giornalista a far emergere queste verità nascoste? “Certamente che può – afferma, sicuro, l’ex rettore – abbiamo avuto diversi esempi, per tutti cito Ilaria Alpi, ma anche tanti giornalisti free lance che indagano per cercare la verità, ovviamente fino a quando glielo consentono. Ancora oggi le guerre continuano ma non si combattono più come una volta: sono indirette, come quando le bombe americane venivano sganciate sull’Iraq. Per fortuna c’è ancora il giornalismo a raccontarcelo”.

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Diffamazione 2.0, come difendersi nell’era del giornalismo digitale http://ifg.uniurb.it/2015/04/16/ducato-online/diffamazione-2-0-come-difendersi-nellera-del-giornalismo-digitale/70679/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/16/ducato-online/diffamazione-2-0-come-difendersi-nellera-del-giornalismo-digitale/70679/#comments Thu, 16 Apr 2015 08:35:28 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70679 L'avvocato e blogger Fulvio Sarzana

L’avvocato e blogger Fulvio Sarzana

PERUGIA – Tra querele per diffamazione e richieste di risarcimenti fare giornalismo è sempre più rischioso. Ma i maggiori pericoli riguardano la categoria dei freelance.

Una volta querelati per diffamazione i giornalisti sono esposti a diversi livelli di rischio a seconda del contratto che hanno firmato con la testata. Chi è assunto è responsabile per ciò che scrive insieme al direttore e l’editore, mentre “i collaboratori sono totalmente abbandonati a loro stessi”, spiega l’avvocato e blogger Fulvio Sarzana, esperto di diritto dell’informazione. Sarzana, insieme a Bruno Saetta, avvocato civilista di Napoli ha tenuto il seminario “Libertà di espressione 2.0″, al Festival internazionale del giornalismo di Perugia.

Il DDL diffamazione. Non è bastata la richiesta fatta all’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di intervenire sulle sanzioni eccessive in cui può incorrere chi “esercita una professione essenziale per l’esercizio della democrazia – queste le parole di Bruno Saetta – Il testo del disegno di legge sulla diffamazione prevede sì la cancellazione del carcere, ma non risolve la questione. Le pene pecuniarie sostitutive possono arrivare fino a 10.000 euro. Si rischia un automatismo pericoloso che non risponde a un criterio di proporzionalità tra sanzione economica e stipendi, soprattutto per i freelance”.

Assunti vs collaboratori. La differenza più importante tra professionisti assunti dalle testate e collaboratori è la tutela concessa dal contratto giornalistico: in caso di risarcimento danni il professionista è responsabile insieme al direttore della testata e all’editore. Nella maggior parte dei casi, anzi, un’assicurazione copre la somma da pagare stabilita dal giudice. Un tema fondamentale, mentre il disegno di legge è in discussione alla Camera dei Deputati, dopo l’approvazione avvenuta lo scorso ottobre in Senato. Il testo, infatti, acuisce le pene pecuniarie in caso di richiesta di risarcimento dei danni che potranno arrivare fino a 10.000 euro anche per i contenuti presenti sul web. Nell’era del giornalismo digitale, quindi, i rischi sono molteplici e hanno diverse sfumature. Per questo è importante conoscere adeguati strumenti di difesa.

I consigli di Sarzana. “I freelance, per proteggersi, possono fare solo due cose – afferma Sarzana – prestare grande attenzione a ciò che scrivono e registrare sempre le interviste che fanno”. Per dimostrare l’efficacia di questo suggerimento, Sarzana cita il caso di un giornalista tutt’altro che free lance: “In un articolo pubblicato il 28 marzo scorso Massimo Russo, direttore di Wired, anticipava le dimissioni di Alessandra Poggiani, direttrice di Agid (Agenzia per l’Italia Digitale, ndr), con una lunga intervista. Nel pezzo, Russo riportava anche delle pesanti dichiarazioni della Poggiani, che si scagliava contro il governo Renzi. Dopo la pubblicazione l’ex direttrice di Agid ha preso le distanze da ciò che era riportato nell’articolo con un post su Facebook. Sapete come Russo ha fermato le sue polemiche? Dichiarando di avere registrato ogni cosa, per altro con il benestare dell’intervistata”.

Registrazione sì o no? Registrare una testata giornalistica online ha aspetti sia positivi che negativi. Il maggiore vantaggio è che i contenuti pubblicati non possono essere sottoposti a sequestro preventivo, una regola introdotta dall’equiparazione con le testate cartacee. Lo svantaggio è che, in caso di querela per diffamazione, si rischia di incorrere nell’aggravante prevista per l’utilizzo del mezzo stampa. Allora come scegliere se registrare o meno la propria testata online? Sarzana fuga ogni dubbio: “Una volta mi capitò di difendere un blogger accusato di diffamazione per aver riportato testualmente un’inchiesta sul caso ‘Why not’ di due giornalisti dell’Espresso. Un magistrato in servizio a Catanzaro denunciò tutti e tre al tribunale di Roma per aver leso la sua reputazione. Gli autori dell’articolo furono assolti con formula piena mentre il blogger, giudicato in un processo parallelo, fu condannato, in primo grado, a un anno di carcere”. Un esempio semplice, ma significativo, per dimostrare come, alla prova dei fatti, le differenze di trattamento tra testate registrate e non registrate siano ancora evidenti.

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Fermignano, iniziano i lavori per la sede dell’A.s.d. Pescatori http://ifg.uniurb.it/2015/04/14/ducato-online/fermignano-iniziano-i-lavori-per-la-sede-della-s-d-pescatori/70573/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/14/ducato-online/fermignano-iniziano-i-lavori-per-la-sede-della-s-d-pescatori/70573/#comments Tue, 14 Apr 2015 14:30:59 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70573 pescatori interna

L’area su cui sorgerà la sede dell’A.s.d. Pescatori

FERMIGNANO – Dopo quasi sessant’anni dalla sua fondazione, avvenuta nel 1956, l’A.s.d. Pescatori di Fermignano avrà finalmente una casa. I lavori sono iniziati sabato 11 aprile e dovrebbero terminare entro l’anno. Questa sede non sarà solo punto di ritrovo e “deposito per gli attrezzi” degli associati, ma anche un Centro di educazione ambientale.

“La nostra associazione non si limita allo svolgimento dell’attività di pesca sportiva – racconta il presidente, Michele Paoloni – ma organizza anche corsi di avviamento a questo sport e iniziative, rivolte soprattutto ai ragazzi, per far conoscere la fauna ittica e la vita lungo il fiume. Questa nuova sede ci permetterà di risolvere un problema logistico, dato che, al momento, per organizzare incontri dobbiamo preoccuparci, ad esempio, di prenotare in anticipo le aule e versare le relative caparre. Avendo a disposizione uno spazio nostro, la questione non si porrà più”.

La struttura sorgerà lungo il fiume Metauro vicino al ponte nuovo di Fermignano: per realizzarla l’associazione utilizzerà dei container recuperati a Nocera Inferiore tramite la Protezione civile. Il progetto sarà finanziato con i fondi raccolti grazie a sponsorizzazioni e all’impegno di alcuni tra gli stessi pescatori, come il figlio del proprietario dell’impresa che sta realizzando i lavori.

“Nel 2009 ci siamo resi conto della necessità di avere una sede fissa per l’associazione – spiega Paoloni – poi, tre anni fa, abbiamo cominciato a parlarne con l’amministrazione di Fermignano fino a ottenere la concessione di un’area”. Concessione che il Comune ha rilasciato gratuitamente in cambio dell’impegno a mantenere pulito il corso del fiume nella zona attorno alla struttura.

Un’attività che A.s.d. Pescatori svolge già da tempo, occupandosi della manutenzione del letto del Metauro nelle aree in cui abitualmente i tesserati vanno a pescare, anche in collaborazione con associazioni come Legambiente e WWF. Uno dei punti più critici è il ponte romano: “Quando dei tronchi si incastrano lì ci occupiamo noi della rimozione”, afferma Paoloni.

Interventi riconosciuti anche dal vicesindaco di Fermignano, Andrea Guidarelli: “È vero, i pescatori si occupano regolarmente di tenere pulite alcune aree del fiume – dichiara – facendosi carico anche di diversi passaggi burocratici, come la stipula di polizze assicurative giornaliere per chi fa la manutenzione”.

La realizzazione della struttura contribuirà comunque a facilitare l’attività, specie quella formativa: “Non di rado abbiamo tenuto lezioni nelle scuole o accompagnato classi di ragazzi a fare passeggiate lungo il fiume – racconta Paoloni – Non è stato facile organizzarci, ma il fatto di avere presto una casa per la nostra associazione ci aiuterà. Le difficoltà che abbiamo incontrato, a volte, hanno rischiato di farci desistere, ma siamo andati avanti grazie alla nostra passione e ora sono ottimista per il futuro”.

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Gianluca Carrabs in corsa per le regionali: “Rappresenterò il territorio di Urbino” http://ifg.uniurb.it/2015/04/13/ducato-online/gianluca-carrabs-in-corsa-per-le-regionali-rappresentero-il-territorio-di-urbino/70516/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/13/ducato-online/gianluca-carrabs-in-corsa-per-le-regionali-rappresentero-il-territorio-di-urbino/70516/#comments Mon, 13 Apr 2015 16:39:38 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70516 Carrabs 1URBINO – Gianluca Carrabs torna in campo: il presidente onorario della Federazione dei Verdi delle Marche ha annunciato infatti la sua candidatura alle prossime elezioni regionali. “Mi candido perché nelle Marche non ci siano più territori di serie A e territori di serie B”, ha affermato l’ex assessore regionale che sarà capolista di “Uniti per le Marche”, gruppo nato dall’unione di Verdi, Idv, Psi e liste civiche a sostegno del candidato presidente Pd Luca Ceriscioli.

Secondo Carrabs, infatti, ci sono state evidenti disparità nel modo in cui gli attuali amministratori regionali hanno trattato le diverse zone delle Marche, privilegiando la costa rispetto all’interno e dividendo in due l’entroterra, con la creazione di un’Area pilota del “Basso Appennino pesarese e Alto Appennino anconetano”. Questa zona beneficia di una quota dei 625 milioni di euro stanziati per le Marche dal Fondo sociale europeo (Fse) e dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e destinati a finanziare progetti a sportello per promuovere il rilancio economico. All’opposto, l’entroterra dell’alto pesarese, dal comune di Pergola al confine con l’Emilia-Romagna, resta tagliato fuori dalla possibilità di usufruire di questi fondi.

“La disparità di trattamento – afferma Carrabs – è dovuta all’assenza di un rappresentante di questo territorio in Consiglio regionale”. Tra gli obiettivi della sua candidatura c’è anche la riattivazione della ferrovia Fano-Urbino: “È un’operazione necessaria – dichiara l’ex assessore – e i prossimi amministratori dovranno tenere conto delle forti prese di posizione da parte dei sindaci che hanno approvato ordini del giorno in favore della riapertura della tratta”.

Nel programma del presidente onorario dei Verdi ci sono poi la manutenzione del territorio regionale, dalla costa all’interno, “l’unica grande opera pubblica da attuare”, secondo Carrabs, e la riconversione del modello di sviluppo della Regione. “Il modello delle piccole imprese è esaurito – conclude – dobbiamo puntare sulle nostre eccellenze e vocazioni naturali”.

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