il Ducato » Silvia Pasqualotto http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Silvia Pasqualotto http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it Marino Sinibaldi, Radio3: “Il giornalismo culturale è una sciocchezza” http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/marino-sinibaldi-radio3-il-giornalismo-culturale-e-una-sciocchezza/62184/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/27/ducato-online/marino-sinibaldi-radio3-il-giornalismo-culturale-e-una-sciocchezza/62184/#comments Sun, 27 Apr 2014 13:42:59 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=62184 LEGGI I giovani vincitori del concorso LEGGI "Servono Dante e Hugo sulle banconote" TUTTI I TWEET | TUTTE LE FOTO LA RICERCA Tv regina, Twitter Cenerentola]]> Lella mazzoli e Marino Sinibaldi

Lella mazzoli e Marino Sinibaldi

URBINO – “Io non voglio più sentir parlare di giornalismo culturale né di festival del giornalismo culturale”. Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio3, ha risposto così alle domande del pubblico durante l’ultimo evento del festival di Urbino, dove è intervenuto per presentare il suo libro “Un millimetro in là”: una conversazione con Giorgio Zanchini su come è cambiato l’approccio alla cultura nel mondo delle nuove tecnologie.

Il giornalismo culturale è una sciocchezza, oggi siamo tutti mediatori culturali perché le informazioni sono accessibili a chiunque. I giornalisti sono rimasti a presidiare una porta da cui non passa più nessuno: i giornali”. Secondo Sinibaldi internet ha realizzato un vero e proprio miracolo nella storia dell’umanità, permettendo l’accesso illimitato ad ogni forma di informazione e cultura.

“Fino a pochi anni fa farsi una cultura musicale era difficilissimo: bisognava registrare le canzoni alla radio con la cassetta. Ora invece chi rimane un dilettante, un ‘flaneur’ della cultura è scemo. Io – continua Sinibaldi – ero proprio così: sono cresciuto in una casa senza libri, venivo da una famiglia di non lettori. Non ho fatto l’università e mi sono limitato a bighellonare tra librerie, teatri e altri luoghi che mi hanno consentito, con una sorta di ‘bricolage’ personale, di costruire quello che sono”.

Oggi però questo non è più accettabile. Sinibaldi parla di una vera e propria rivoluzione: “Con la Rete abbiamo portato a compimento la storia della comunicazione. Abbiamo realizzato quello che l’umanità per tutta la storia ha tentato di fare: comunicare in maniera immediata, precisa ed estesa. Non possiamo non assumerci la gioia, e anche la responsabilità, di aver realizzato tutto questo”. Un miracolo che non può e non deve essere letto come una catastrofe per l’inevitabile cambiamento che ogni innovazione porta con sé: “Ogni generazione pensa che il nuovo spazzerà via tutto quello che c’era prima ma non è così. Bisogna avere il coraggio di mettere le mani dentro questa cosa intricatissima che sono le nuove forme di comunicazione”.

Nessuna nostalgia, nessun limite mentale: Sinibaldi celebra il caos e la mancanza di deferenza e venerazione verso la cultura tradizionale fatta di libri: “ Il libro non va venerato. Leggetelo, scambiatelo ma non veneratelo”. E ricorda l’episodio di quando era un giovane magazziniere alla Mondadori: “Oggi Teilhard de Chardin è considerato il precursore del cyberpunk, ma i suoi libri per me sono ancora il ricordo di 5 casse, caricate con grande fatica sul camion, e poi tornate indietro ancora chiuse”.

A chi gli chiede se il suo libro racconti la cultura come un vissuto sociale collettivo nato dall’esperienza del ’68, Sinibaldi risponde: “Sicuramente è un libro su una generazione molto collettiva ma io disprezzo la nostalgia. Di quel periodo non ho mai parlato nemmeno con mia figlia, penso che molte cose della mia vita le apprenderà proprio dal libro”. “Non ha senso fare confronti con quel periodo della storia italiana perché oggi – continua Sinibaldi – la dimensione del sociale è incommensurabile rispetto a quello che ho vissuto io. Ci sono tutte le possibilità per la condivisione e per non sentirsi isolati”.

Sinibaldi porta come esempio un ipotetico lettore di manga di Monterotondo: “Vent’anni fa sarebbe stato lo sfigato del paese con un autostima bassissima perché non amava guardare le partite al bar come i suoi coetanei. Oggi invece quella persona ha, magari, nella Rete un’autorità mostruosa e non si sente più così isolato”. L’idea di progresso come cambiamento e rottura delle regole è il cuore di questo libro. Un’idea, secondo Sinibaldi, in antitesi con quella di potere e di legalità: “Una volta venivano sanzionate cose ora legali come l’obiezione di coscienza, l’aborto o l’apertura di una tv privata”.

Anacronismi che vanno di pari passo con l’idea del potere: “Per me è la forma più stupida, banale e pigra che abbiamo trovato per affrontare le diseguaglianze”. Nulla è solo bianco o nero, ci sono mille sfumature nel progresso: “Il cambiamento è inevitabile – afferma Sinibaldi – ma l’innovazione non va da una parte sola: pensare il contrario è una vera e propria truffa ideologica”.

Ne è un esempio la narrazione degli anni di piombo: “L’Italia veniva presentata da tutti come un paese grigio, ripiegato su se stesso e bisognoso di austerità. Ma dall’altra parte c’erano persone come Silvio Berlusconi e Renato Nicolini che avevano capito che non era così e che gli italiani avevano voglia di condivisione e di divertimento. Berlusconi inventò infatti la tv commerciale e Nicolini ‘l’estate romana’”. La risposta secondo Sinibaldi sta tutta qua: “Non accettate il ricatto di un’idea di innovazione a senso unico. Il cambiamento dipende da noi”.

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Belpoliti: “Sul web si perde la profondità della cultura. Siamo lettori in affitto” http://ifg.uniurb.it/2014/04/26/ducato-online/belpoliti-sul-web-si-perde-la-profondita-della-cultura-siamo-lettori-in-affitto/61960/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/26/ducato-online/belpoliti-sul-web-si-perde-la-profondita-della-cultura-siamo-lettori-in-affitto/61960/#comments Sat, 26 Apr 2014 11:19:06 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=61960 belpoliti festival giornalismo culturaleURBINO – Con l’arrivo dei mezzi digitali il nostro modo di leggere è cambiato perdendo attenzione e accuratezza. Meno capacità di comprendere ma anche meno capacità di memorizzare perché quello che allena la nostra memoria è il riferimento spaziale preciso: le parole sul libro o sul giornale sono collocate in uno spazio tridimensionale e grazie a questo noi riusciamo a orientarci.

Tutto il contrario di quello che secondo Marco Belpoliti – docente di sociologia della letteratura e letteratura italiana all’università di Bergamo – succede sul Web. Belpoliti parla dal  tavolo del Festival del giornalismo culturale di Urbino: “Quando si legge qualcosa su un sito si passa da una cosa all’altra, si transita, si è nomadi. Il testo elettronico tiene le cose fuori di se e proprio in virtù di ciò riesce a espandersi, come se tutto funzionasse come un grande ipertesto: le cose non sono lì, sono altrove”.

Una caratteristica che trasforma i lettori di Internet in “lettori in affitto”: “Sono nel web ma non so dove sono di preciso”. Vago, mi muovo e così facendo perdo la relazione fisica tra l’azione di leggere e il supporto fisico su cui lo faccio.

“L’invenzione del touch – afferma Belpoliti – è, ad esempio, un tentativo di reintrodurre una sorta di terza dimensione”. Tocco il mio tablet e così imito il gesto fisico di sfogliare le pagine. Un tentativo riuscito solo parzialmente perché le informazioni nel web sono accessibili senza sforzo “e questo toglie attenzione e accuratezza alla mia lettura”. “Secondo una recente ricerca statunitense più tempo si passa a leggere su uno schermo, meno ci si concentra su ogni piccola parte del testo. Su quei particolari che Calvino in “Se una notte d’inverno un viaggiatore” definiva come una “materia puntiforme e pulviscolare”.

Un meccanismo che viene spiegato bene dall’immagine del copista del filosofo tedesco Walter Benjamin: “il copista era l’unico che riusciva a cogliere il vero senso di un testo, esattamente come chi percorre una strada rispetto a chi la sorvola dall’alto”.

Scendere in profondità, camminare lentamente sporcandosi le scarpe con la polvere del sentiero, affondare lo sguardo è, secondo Belpoliti, il vero compito del lettore e dell’operatore culturale 2.0. Un compito difficile ma non per questo meno affascinante.

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Speciale radio – “La libertà d’informazione attraverso le radio indipendenti” http://ifg.uniurb.it/2014/04/14/radio-ducato/speciale-radio-la-liberta-dinformazione-attraverso-le-radio-indipendenti/61385/ http://ifg.uniurb.it/2014/04/14/radio-ducato/speciale-radio-la-liberta-dinformazione-attraverso-le-radio-indipendenti/61385/#comments Mon, 14 Apr 2014 06:50:31 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=61385 [continua a leggere]]]> URBINO – Da qualche giorno la popolazione russa non può più sintonizzare la radio su Voice of America, l’emittente statunitense nata nel 1942 per contrastare la propaganda di Goebbels. La radio aveva iniziato a trasmettere in russo nel 1947, ma ora la holding statale Russia Today ha deciso di non rinnovarle il contratto: “È una voce dall’aldilà, uno spam noioso” ha commentato Dmitry Kiseliov, anchorman della televisione di stato russa e capo di Russia Today.

Nel nostro speciale abbiamo voluto approfondire il ruolo della radio come espressione della libertà, esigenza di una comunità e forma di controinformazione. Lo abbiamo fatto attraverso la testimonianza di Salvo Vitale, che nel 1977 fondò l’emittente Radio Aut assieme a Peppino Impastato. Le trasmissioni che i due conducevano dalla provincia di Palermo sono state un grande esempio di lotta alla mafia: con coraggio sbeffeggiavano potenti capimafia come Gaetano Badalmenti del comune di Cinisi, che avevano soprannominato “Tano (soprannome di Gaetano, ndr) seduto del comune di Mafiopoli”.

Abbiamo ripercorso la storia delle radio libere, da Radio Alice a quella di Danilo Dolci. E con Andrea Borgnino, autore del saggio Radio Pirata, abbiamo cercato di capire quale sia il futuro di un mezzo fortemente simbolico, ma che oggi deve combattere con la velocità e la vastità di Internet. Abbiamo anche ricordato Adrian Cronauer, un ex aviatore statunitense che, durante la guerra del Vietnam, andava in onda da Saigon con una trasmissione radiofonica: diffondeva notizie che la maggior parte dei mezzi di informazione teneva nascoste.

Fino ad arrivare ai giorni nostri e alla testimonianza di Andrea Fiume, che nel 2011 ha fondato a Bologna Radio Sommersa: assieme ai ragazzi della Sinistra Universitaria ha dato vita a una webradio indipendente.

 

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Speciale Urbino nel mondo – 26/02/2014 http://ifg.uniurb.it/2014/03/09/radio-ducato/speciale-urbino-nel-mondo-26022014/58910/ http://ifg.uniurb.it/2014/03/09/radio-ducato/speciale-urbino-nel-mondo-26022014/58910/#comments Sun, 09 Mar 2014 18:04:33 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=58910 Ascoltate lo speciale di Radio Ducato

In questo numero parliamo di “Urbino nel mondo”. Tartufi, crescia, borse, padelle sono solo alcuni dei prodotti che dalla città ducale vengono esportati in tutto il mondo. Un mercato in continua espansione che contribuisce a rendere il Montefeltro famoso anche all’estero. Ma oltre ai prodotti che “partono” ci sono anche le persone che arrivano, come gli studenti che vengono qui ogni anno, persino dall’Africa, per frequentare i corsi all’università Carlo Bo. Un continuo via vai alimentato anche dai molti urbinati che hanno fatto le valigie per cercare fortuna all’estero. Vi racconteremo le loro storie e molto altro.

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La stampa straniera elegge Urbino città ideale… anche se solo per un fine settimana http://ifg.uniurb.it/2014/02/21/ducato-online/la-stampa-straniera-elegge-urbino-citta-ideale-per-un-fine-settimana/57421/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/21/ducato-online/la-stampa-straniera-elegge-urbino-citta-ideale-per-un-fine-settimana/57421/#comments Fri, 21 Feb 2014 20:49:36 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=57421 FOTOGALLERIA / La città ducale è tra le mete più consigliate per un week end. Imperdibili il Duomo ma anche i collegi, la casciotta e palazzo Ducale LEGGI IL NUOVO DUCATO IN EDICOLA]]> I Torricini

I Torricini

URBINO – La città ducale “vista” dai giornali stranieri è soprattutto viaggi e arte. Il “The Times” la inserisce nelle “25 vacanze top in Italia” e la descrive come la più perfetta città rinascimentale che può concorrere con la Toscana per le sue campagne verdi e “gorgeous” (magnifiche). Il “The Guardian” la colloca persino nelle “top 5 city”. Quelle città cioè che tutti dovremmo visitare una volta nella vita. Urbino si trova fianco a fianco – secondo il quotidiano inglese – con Dubai, Ponta Delgada, Marrakech e Parigi.

“La sofisticata corte del duca Federico da Montefeltro”, viene descritta come una città di pietra costruita sopra una collina che mette a dura prova i polpacci del turista. Come dargli torto. Scontati i luoghi consigliati: Palazzo Ducale e la casa di Raffaello ma anche l’Oratorio di San Giovanni e qualsiasi viuzza seminascosta. Urbino è – secondo gli inglesi – un vero e proprio “museo vivente” con, in più, uno spirito “cool” e cosmopolita che le deriva dall’essere una città universitaria.

“El Pais” la segnala come meta per il fine settimana o per una breve vacanza, per “Le Monde” Urbino è una “sorte de Florence miniature” e il “New York Times” consiglia di provare la Casciotta magari durante un pic nic in fortezza Albornoz.I Torricini diventano invece le “twin towers” sul quotidiano sudamericano “Lanation.com” che elegge la città ducale a “meta ideale” per una vacanza nella “tipica provincia italiana”.

Per quanto riguarda l’arte il nome di Urbino è sempre associato a quello di Raffaello, Piero della Francesca, Baldassarre Castiglione e  Federico Barocci che secondo gli inglesi è “quel genio italiano dimenticato” a cui, invece, la National Gallery ha dedicato una mostra nel 2013.

Non manca poi Federico da Montefeltro che il “The Times” cita in un articolo sui “misteri del passato” intitolato “The Montefeltro Conspiracy” e che “Le Monde” chiama “Il complotto del Rinascimento”. Il mistero in questione è la congiura dei Pazzi, il complotto contro i fratelli Medici in cui, pare, che il duca fosse coinvolto come mandante “occulto”. Altro enigma che interessa i giornali stranieri – tra cui anche il tedesco “Spiegel” – è la notizia dell’identificazione con il Montefeltro del paesaggio alle spalle della Gioconda.

Guidobaldo II della Rovere viene invece citato dal “The Times of India” che in un altro articolo parla anche della”Urbino european law seminar”: il seminario di diritto europeo che si svolge tutte le estati all’università Carlo Bo dal 1959.

Tra i numerosi consigli su quale bed and breakfast scegliere e le recensioni del miglior ristorante dove mangiare le tagliatelle al tartufo, la stampa straniera da però spazio anche a notizie che fotografano l’Urbino quotidiana. Quella città che non ti aspetteresti di trovare tra pagine di un giornale tanto geograficamente lontano.

Sul “The Guardian” in un pezzo del 2013, firmato da Oliver Wainwright, si parla de “Le dieci migliori residenze per studenti”. Gli alloggi universitari da tutti conosciuti come “i collegi” vengono definiti “una delle migliori architetture al mondo”. “Raggruppati sulla cresta di una bassa collina , a circa un chilometro fuori dalle mura della città vecchia” gli alloggi  – progettati dall’architetto italiano Giancarlo de Carlo – sono ,secondo il quotidiano inglese, un’incredibile reinterpretazione  “del guazzabuglio medievale del centro città”.

“El Pais” in un lungo articolo sull’ondata di gelo del 2012 che stava coinvolgendo tutta Europa, dedicò persino qualche riga all’ormai mitico nevone: “Città come Urbino e decine di paesi sono completamente isolati dopo che nelle ultime ore sono caduti circa sei metri di neve”.

Urbino e freddo deve essere diventata un’equazione per i giornalisti spagnoli che nel 2013 riportano la notizia della scoperta da parte del professor Giorgio Spada dell’Università degli studi di Urbino di un “canion” lungo 750 km sotto la Groenlandia.

Il tedesco “Spiegel” cita invece gli studi del team capitanato dal professor Simone Galeotti dell’università Carlo Bo. Oggetto delle sue ricerche: la teoria secondo cui i dinosauri si estinsero per un freddo improvviso.

Altra eccellenza sfornata dall’università della città ducale è Manuela Malatesta, biologa cellulare a cui “Le Monde” dedicò un pezzo nel 2006 dopo che le furono tolti i fondi per la ricerca che stava conducendo sulle malattie provocate dagli ogm.

Il quotidiano francese ha un rapporto preferenziale anche con un altro urbinate illustre: Ilvo Diamanti. Il politologo è il commentatore per le questioni di politica italiana, su tutte: Silvio Berlusconi e Lega Nord.

“Il Diamante della cucina”. Così viene chiamato il tartufo di Acqualagna dall’americano Chris Warde Jones. Il famoso fotoreporter è – nel 2013 – autore di un articolo per il “New York Times” in cui racconta una giornata alla ricerca dei famosi tartufi marchigiani. Ad accompagnarlo un cercatore professionista conosciuto in un bar di Urbino mentre sorseggiava un aperitivo.

Altra specialità tutta locale è quella raccontata da “El Pais” nell’articolo datato 2010: “L’arte di fumare la pipa”. La città di Cagli viene qui indicata come il luogo migliore dove comprare questi prodotti e vedere ancora all’opera dei veri artigiani.

Infine, di nuovo sul “New York Times” c’è spazio anche per l’annuncio di matrimonio tra un cittadino di Fermignano, Fabrizio Dini, e Hannah Sarah Faich, una project manager di Philadelphia. I due, innamorati delle colline marchigiane, hanno deciso di sposarsi proprio nel municipio di Urbino. A celebrare il matrimonio civile l’assessore (ora candidata sindaco) Maria Clara Muci.

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Sei visite guidate (gratuite) per riscoprire la provincia di Pesaro-Urbino http://ifg.uniurb.it/2014/02/12/ducato-notizie-informazione/sei-visite-guidate-gratuite-per-riscoprire-la-provincia-di-pesaro-urbino/57071/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/12/ducato-notizie-informazione/sei-visite-guidate-gratuite-per-riscoprire-la-provincia-di-pesaro-urbino/57071/#comments Wed, 12 Feb 2014 10:04:36 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=57071 [continua a leggere]]]> URBINO – Spesso i luoghi in cui viviamo, le città che pensiamo di conoscere alla perfezione celano dei segreti.  Offuscati tra le strette viuzze di un paese, nascoste nelle carte polverose di una poetessa o mimetizzati nelle pennellate di un quadro, ci sono storie che meritano di essere raccontate. Racconti persi nella memoria della provincia di Pesaro-Urbino. In occasione della giornata internazionale della guida turistica, dal 15 al 23 febbraio, saranno organizzate 6 visite guidate nei luoghi meno noti del nostro territorio.

Venerdì 15 febbraio:  sulle orme di Santa Veronica Giuliani e il Beato Girolamo di Ranuzzi
ore 15.30 Mercatello sul Metauro (incontro:  in piazza San Francesco)
ore 17.oo Sant’angelo in Vado (incontro: davanti alla chiesa di Santa Maria extra Muros)

Prenotazioni: Erica Corsini info@guidaturisticaurbino.it 347 8962484

Coop. Il Cerchio coop.ilcerchio@libero.it 347 9782936 / 347 8607585

Mercoledì 19 febbraio: apertura straordinaria del Museo Diocesano e visita della sua collezione di arte sacra
ore 10.30 Fano (incontro: centro pastorale diocesano via Roma 118)

Prenotazioni: Manuela Palmucci info@traduzioneweb.com 346 6701612

Giovedì 20 febbraio: Passeggiata attraverso il borgo e la Rocca (visita riservata ai soci Auser)
ore 15.oo Gradara (incontro: Municipio )

Prenotazioni: ric@travelingfriends.it 339 6518097

Venerdì 21 febbraio: poesie e letture della nobildonna Vittoria Mosca Toschi poetessa emancipata di metà ‘800
ore 10.30 Pesaro (incontro: Piazza del Popolo – lato Palazzo Ducale)

Prenotazioni: elenabacchielli@gmail.com 333 2411068

Domenica 23 febbraio: Paolo e Francesca, la storia d’amore attraverso il Montefeltro
ore 10.00 Rimini (incontro: Arco d’Augusto)

Prenotazioni: lorifede2@libero.it 368 7334048

sabine@travelingfriends.it 339 4622045

Domenica 23 febbraio: vedute a Urbino, scorci e scorciatoie
ore 10.30/15.30 Urbino (incontro: Fortezza Albornoz)

Info e prenotazioni: 333 3127664

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“Ricomincio da me”: Lucia Annibali si racconta al Ducato http://ifg.uniurb.it/2014/02/01/ducato-online/ricomincio-da-me-lucia-annibali-si-racconta-al-ducato/56059/ http://ifg.uniurb.it/2014/02/01/ducato-online/ricomincio-da-me-lucia-annibali-si-racconta-al-ducato/56059/#comments Sat, 01 Feb 2014 17:26:25 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56059 LEGGI Il Centro antiviolenza 'Parla con noi' di Pesaro]]> annibaliOKURBINO – Trentasei anni e due vite. Una, quella di prima,  prima del 16 aprile 2013 quando il suo ex, Luca Varani, ha deciso di punirla per averlo lasciato. Una punizione esemplare, che non avrebbe dimenticato. Una punizione per cancellarla: dell’acido in faccia. L’altra vita di Lucia è invece quella del dopo. Un dopo fatto di dolore fisico ma anche di rinascita. Ed è proprio una Lucia nuova quella che abbiamo intervistato. Una donna entusiasta della vita e decisa a combattere perché nessuna donna subisca più violenza.

LO SPECIALE “DONNE” DEL DUCATO

L’ INTERVISTA - Baldacci, prima donna al comando dei Carabinieri di Urbino | Laura Gardini, mamma e coordinatrice di Economia
SESSUALITA’ - Valentina, vita di una donna nata in un corpo da uomo | Le studentesse: “Gli urbinati freddi e maleducati”
LE STORIE - Simona, casalinga in rete: vita familiare tra baratto e amicizia | Le quattro coltivatrici del Montefeltro
I DATI - “Parla con noi”: il centro antiviolenza di Pesaro-Urbino | Nascite in calo a Urbino
LEGGI - Il Ducato in edicola

Se tu fossi un ministro che cosa faresti per la sicurezza delle donne ?

Sarebbe bene agire su tutti i fronti. Sensibilizzare sia i ragazzi più giovani, sia le autorità come ad esempio i Carabinieri che accolgono gli sfoghi delle donne. E poi bisognerebbe agire anche sul fronte della legge perché è importante in un momento successivo alla violenza per far sentire la vittima protetta. Spesso viene un po’ dimenticata e messa da parte, si ha un po’ questa tendenza a dimenticare presto.

In cosa l’Italia è più carente, secondo te?
Siamo indietro su diversi aspetti. Per esempio i centri antiviolenza sono molto importanti e dovrebbero essere maggiormente sostenuti con dei fondi. Purtroppo sono aperti pochi giorni, poche ore a settimane e  quindi per una donna che lavora può essere difficile trovare un momento per rivolgersi a questi centri. Poi ci sono molte associazioni che si occupano di violenza contro le donne ma ci lavorano volontari e volontarie che avrebbero bisogno di un aiuto economico per potenziare la loro attività.

Qual è secondo te la causa della violenza sulle donne?
La violenza secondo me ha molte ragioni: l’ignoranza, la poca cultura, i modelli sbagliati che provengono dalla famiglia. Ci sono molte cause quanti sono i tipi di violenza: fisica, psicologica, sessuale e via dicendo. Sicuramente c’è qualcosa di fragile anche nella donna in sé quando ci si trova incastrate in certi rapporti malati. Poi è chiaro che un uomo ancor più fragile se ne approfitta. Anni fa ho partecipato ad un incontro al centro anti violenza di Pesaro durante il quale ho assistito alla proiezione di un documentario che raccontava la violenza dal punto di vista dell’uomo violento ed è stato molto interessante. Ecco, lì si vedeva benissimo che spesso la causa della violenza è la fragilità estrema di questi uomini. Sono loro i più deboli anche rispetto alla donna che subisce.

Cosa diresti ad una donna che sta subendo violenza?
Le direi di chiedere aiuto a chi ha vicino perché in queste situazioni la cosa più sbagliata è restare soli. È importante che qualcuno conosca la tua storia per sostenerti e per proteggerti. E poi le direi di chiedere un aiuto psicologico: fare un percorso di questo tipo è fondamentale per rafforzare l’autostima. Essere sicure di se stesse dà la forza che serve per uscire da questo tunnel.

Quanto c’entra l’amore con la violenza?

È una visione distorta dell’amore, un modo di amare malato. L’amore non può essere una cosa che ti fa stare male. Una persona che ti fa una cosa come quella che è successa a me, vuole solo il tuo male. Questa differenza è fondamentale e va capita anche e soprattutto dalla donna che soffre. Secondo me c’è un solo modo di amare. Non ce ne sono due o tre.

Hai avuto una reazione molto diversa dalla maggior parte delle donne vittime di violenza. Non ti sei arresa, chiusa in te stessa. Hai reagito. Come hai fatto?
Ci vuole molta forza di volontà. Bisogna credere moltissimo di potercela fare: nel mio caso, ad esempio credere di poter guarire al meglio. Bisogna avere un grande ottimismo, sperare molto e lottare ogni giorno. Io avevo già fatto un processo di liberazione da questo rapporto sbagliato, avevo già lavorato molto dal punto di vista psicologico e quel lavoro che avevo fatto allora mi ha molto aiutato a non lasciarmi abbattere da un evento così drammatico.

Come è cambiata la Lucia di oggi?
Mi sento finalmente libera. Libera di essere me stessa, di avere dei progetti per il mio futuro. Poi quando ti capita una cosa così tragica inizi anche ad apprezzare molto di più la vita: ogni piccola per me è una grande conquista. Come il fatto di poter vedere e di poter fare le cose che facevo prima, per me è come ricominciare da capo e in qualche modo riconquistare quel che avevo prima. Poi ci sono tante cose nuove, tante persone nuove… Mi sento arricchita ma soprattutto serena. Sinceramente mi sento meglio con me stessa ora di quanto non stessi prima.

Com’è cambiato il tuo rapporto con gli uomini? Come li vedi?
(ride) Beh per adesso non li vedo. Diciamo che preferisco stare senza. Ho bisogno di concentrarmi su me stessa. Sono ancora in una fase di ricostruzione del mio viso. Il mio fisico in questi mesi è stato molto sollecitato dalle cure. Comunque penso che andrà meglio la prossima volta… starò più attenta. (ride)

Le operazioni che hai subito e che continui a subire ti vengono rimborsate?
Le spese delle operazioni rientrano nella sanità pubblica però per le medicine, i tutori e le maschere che indosso devo sostenere delle spese abbastanza notevoli… speriamo che mi rimborsino qualcosa. Da quel punto di vista la vita dei miei genitori è stata stravolta perché abbiamo delle spese molto alte, anche solo l’albergo dove alloggia mia mamma quando io sono all’ospedale….
Se avessimo qualche soldo da parte faremmo molta ma molta fatica. Poi c’è anche il sostegno psicologico che io facevo prima e sto continuando a fare ora che è molto costoso. Non tutti se lo possono permettere.

Ascolta l’intervista integrale

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“Parla con noi”: come funziona il centro antiviolenza di Pesaro-Urbino http://ifg.uniurb.it/2014/01/31/ducato-online/parla-con-noi-come-funziona-il-centro-antiviolenza-di-pesaro-urbino/56060/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/31/ducato-online/parla-con-noi-come-funziona-il-centro-antiviolenza-di-pesaro-urbino/56060/#comments Fri, 31 Jan 2014 17:24:03 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=56060 [continua a leggere]]]> Da sinistra: l'assessora Daniela Ciaroni, un'operatrice del Cav e Graziella Bertuccioli

Da sinistra: l’assessora Daniela Ciaroni, un’operatrice del Cav e Graziella Bertuccioli

URBINO – Rompere il circolo della violenza si può. Per affiancare le donne che decidono di chiedere aiuto la Provincia di Pesaro Urbino, grazie alla legge regionale 32 del 2008, ha istituito il centro antiviolenza “Parla con Noi” in via Diaz 10 a Pesaro.

Una struttura che assicura sostegno sia psicologico che legale alle vittime. Nei casi più urgenti la Provincia mette a disposizione una Casa rifugio, dove le donne che non possono rientrare nelle proprie abitazioni ricevono accoglienza nei primi giorni.

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Il numero di persone che si è rivolto agli operatori del centro è aumentato vertiginosamente. Ad oggi non è ancora stato istituito un registro che monitori le violenze a livello nazionale, ma stando ai dati raccolti dal Centro “Parla con Noi”, al Cav nel 2013 si sono rivolte 108 donne, 47 in più rispetto al 2012. Nonostante ogni storia differisca dalle altre, a denunciare le violenze sono soprattutto donne lavoratrici tra i 40 e i 50 anni. Sono ancora poche le straniere che si rivolgono al centro (solo 16 nel 2012), ma molto si sta facendo per la loro sensibilizzazione.

Secondo Daniela Ciaroni, l’assessore alle Pari Opportunità e Graziella Bertuccioli, referente responsabile del Cav, le barriere culturali da abbattere sono tante. “Uno dei luoghi comuni più frequenti – dicono – è che la violenza avvenga fuori casa a opera di sconosciuti. In realtà la maggior parte degli abusi avviene tra le mura domestiche e sono soprattutto da parte di mariti o compagni”.

Si potrebbe fare molto per combattere una cultura che spesso etichetta come raptus le azioni violente, ma il problema quasi sempre è di tipo economico. La Regione e la Provincia stanziano circa 30.000 euro all’anno per finanziare l’attività del centro e della casa rifugio, una somma insufficiente a mantenere in vita le iniziative di supporto e sensibilizzazione e che limita molto l’incisività degli interventi.

Nella casa rifugio c’è posto solo per 4 donne e 3 minori che possono rimanere nella struttura meno di una settimana. Anche il Cav subisce forti limitazioni sulle proprie attività. Le donne che decidono di intraprendere un percorso di sostegno, possono godere di sei consulenze con uno psicologo e di due incontri con degli avvocati per avere informazioni legali.

violenza locandina

Il centro non riesce a far fronte alla crescente richiesta d’aiuto delle donne vittime di abusi. Un altro problema è l’instabilità dei fondi. “Avremmo bisogno – dicono Ciarloni e Bertuccioli – non solo di più fondi da parte della Regione e dello Stato, ma anche di un’erogazione stabile che copra il lungo periodo. L’incertezza economica mina l’efficacia delle nostre iniziative”.

L’amministrazione provinciale di Pesaro Urbino, per dare un supporto adeguato alle vittime di violenza, ha creato una rete che coinvolge svariati soggetti, dagli ospedali alle Asur, dalle forze dell’ordine ai Comuni. La volontà è quella di formare nelle diverse strutture cui si rivolgono le donne una “rete” di sostegno che sappia come aiutare la vittima di violenza che ancora non è del tutto consapevole di ciò che le sta accadendo. Perché la violenza, diversamente da quanto si possa credere, può iniziare prima ancora che venga sferrato il primo colpo.

“Spesso – affermano – le donne che si rivolgono a noi dopo essere state ripetutamente picchiate dal partner, non si rendono conto di aver subito per anni anche altre forme di violenza”. E aggiungono: “Oltre a quella fisica e sessuale, le donne possono essere vittime anche di violenza psicologica ed economica. Queste sono spesso sottovalutate, ma il ricatto economico o la sudditanza psicologica possono compromettere la vita di una persona tanto quanto un abuso fisico”.

Come è difficile tratteggiare il profilo della donna che subisce violenza, è altrettanto difficile identificare la tipologia dell’uomo “padrone”. “Sono spesso – dice Paola, operatrice del Cav – uomini con poca autostima, che cercano di affermare la propria persona. Non esiste differenza tra ricchi e poveri, tra colti e non istruiti. Anche se c’è stato un incremento di abusi soprattutto in seguito alla perdita del posto di lavoro. Inoltre un’altra caratteristica frequente è la dipendenza da droghe, alcol e gioco d’azzardo”.

Il centro è aperto il mercoledì dalle 8,30 alle 12,30 e il giovedì dalle 14 alle 18. Nei giorni di chiusura è attiva una segreteria telefonica aperta 24 ore su 24 al numero 0721/639014.

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Gian Mario Spacca ai primi posti nella classifica dei i presidenti più amati d’Italia http://ifg.uniurb.it/2014/01/13/ducato-online/gian-mario-spacca-ai-primi-posti-nella-classifica-dei-i-presidenti-piu-amati-ditalia/54377/ http://ifg.uniurb.it/2014/01/13/ducato-online/gian-mario-spacca-ai-primi-posti-nella-classifica-dei-i-presidenti-piu-amati-ditalia/54377/#comments Mon, 13 Jan 2014 18:22:40 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=54377 spaccaPESARO – Se domani ci fossero le elezioni, rivoteresti il tuo attuale presidente di regione? Se il presidente in questione è Gian Mario Spacca la risposta è si. A dirlo sono stati i 2. 000 marchigiani contattati telefonicamente dalla società di sondaggi e ricerche Ipr marketing che ogni anno realizza, per il Sole 24 ore, l’analisi del gradimento dai protagonisti della politica locale. Un ambito che più di tutti ha risentito del peggioramento dell’economia. Spending review, tagli al sociale, ai trasporti, ai servizi ai cittadini, agli enti territoriali hanno, anno dopo anno, fatto scendere la qualità di vita dei cittadini e, di conseguenza, il loro gradimento verso l’amministratore locale in carica.

Un fenomeno questo abbastanza diffuso ma con delle eccezioni: una è quella delle Marche, dove i cittadini si dicono così soddisfatti del lavoro del loro presidente da fargli raggiungere il quarto posto nella classifica dei presidenti di regione idealmente più rivotati. “Questo – precisa Ipr marketing- non deve però essere interpretata come un’intenzione di voto in quanto non si è analizzato in ogni area uno scenario competitivo tra diversi candidati, bensì un “indicatore di preferenza” nei confronti dell’amministratore in carica. L’indice che ne è scaturito deve essere interpretato come la “soglia minima”, insomma lo “zoccolo duro” del consenso da cui partono gli amministratori locali”. Una “soglia minima” che per Spacca è del 51%, in calo cioè di soli 2 punti rispetto al consenso totalizzato il giorno delle elezioni (53,2%).

Per Gian Mario Spacca questo risultato è  “un incoraggiamento a proseguire con lo stesso impegno e la stessa determinazione. I sondaggi hanno un’importanza relativa, ma la cosa confortante è la continuità del risultato: ormai sono al nono sondaggio di Ipr e più o meno si mantiene la continuità e la ripetizione di questo livello di consenso”.

Un consenso che rimane alto anche per due sindaci marchigiani: Valeria Mancinelli, primo cittadino di Ancona, si piazza al quarto posto, mentre il consenso dei pesaresi ha fatto raggiungere a Luca Ceriscioli l’undicesimo posto.

 

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Le bacche di Goji, dal Tibet alle Marche per combattere la crisi http://ifg.uniurb.it/2013/12/05/ducato-online/le-bacche-di-goji-dal-tibet-alle-marche-per-combattere-la-crisi/53392/ http://ifg.uniurb.it/2013/12/05/ducato-online/le-bacche-di-goji-dal-tibet-alle-marche-per-combattere-la-crisi/53392/#comments Thu, 05 Dec 2013 18:13:54 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=53392 baccheURBINO – Assomigliano all’uva passa e chi le ha assaggiate assicura che il sapore è simile. Si mangiano da sole o nello yogurt e possono essere utilizzate anche per fare tè e tisane. Dolciastre, piccole e rosse le bacche di Goji sono uno degli elementi essenziali della medicina tradizionale cinese perché considerate uno dei più potenti antiossidanti (tanto da essersi guadagnate l’appellativo di “frutto della vita”). Il Lycium barbarum – questo il nome scientifico – viene coltivato da migliaia di anni in Tibet, nelle valli himalayane, in Mongolia, nella Cina del nord. E da oggi anche nelle Marche.

La Confederazione italiana agricoltori della provincia di Pesaro e Urbino ha infatti pensato che per contrastare la crisi serva introdurre delle novità: non più solo cavoli, zucche e carote, ma anche topinambur, orzo e, perché no, anche le bacche di Goji; tutti quei cibi, cioè, che vengono definiti “funzionali” (altro concetto orientale) nel senso di salutari oltre che nutrienti.

Una risorsa in più contro le malattie per chi li consuma e un modo nuovo, per chi invece li coltiva, per tentare di tenere a bada la crisi. Il biologico negli ultimi anni è uno dei pochi settori agricoli in crescita: a settembre 2013 ha registrato addirittura un + 7,9% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Un dato che spinge molti agricoltori a scommettere anche su prodotti nuovi e ‘strani’ come queste bacche.

Nessuno può dire se sarà un investimento azzeccato, ma secondo Giancarlo Cenerelli, titolare di un’azienda agricola a Montemaggiore, “non è che ci sia molto da perdere”. La sua azienda produce da 30 anni crisantemi, ma la crisi l’ha obbligato a sperimentare strade nuove. Prima un allevamento “allo stato brado” (cioè in totale libertà) di oche, anatre, tacchini e capponi  e ora anche le bacche di Goji. “Sì perché – spiega il signor Giancarlo – un tacchino costa 100 euro mentre 100 grammi di bacche vengono solo 5 euro”. Un prodotto alla portata di tutti insomma. “Sicuramente il segreto di questo prodotto – continua Giancarlo – è che fa bene alla salute e visto che al giorno d’oggi si tende ad ammalarsi sempre di più, pensiamo che di prodotti così ce ne sia davvero bisogno”.

Che le bacche di Goji facciamo bene sembra indiscutibile; basta una veloce ricerca in internet per trovare centinai di siti che ne elencano tutte le ‘straordinarie’ qualità, anche le più insospettabili: rafforza il sistema immunitario, migliora la vista, è ricco di antiossidanti, contrasta la pressione alta, ha proprietà energizzanti e pare che migliori persino la virilità. Il signor Giancarlo assicura che non ha certo deciso di coltivarle per questo motivo ma “se poi ha anche quella proprietà lì, per gli uomini è tutto di guadagnato”.

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