il Ducato » Centro http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Centro http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it/categorie/centro-2/ Turismo culturale, l’Italia cresce, le Marche no. E Palazzo Ducale si riempie solo grazie a grandi mostre http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/turismo-culturale-litalia-cresce-le-marche-no-e-palazzo-ducale-si-riempie-solo-grazie-a-grandi-mostre/73726/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/turismo-culturale-litalia-cresce-le-marche-no-e-palazzo-ducale-si-riempie-solo-grazie-a-grandi-mostre/73726/#comments Wed, 06 May 2015 16:24:19 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73726 DSC_0458

L’ingresso di Palazzo Ducale

URBINO – Vent’anni di alti e bassi, un saliscendi che però porta più spesso il segno meno. I grafici dei risultati di incassi e affluenza del Palazzo Ducale di Urbino negli ultimi due decenni tracciano la linea di una sostanziale decrescita, con pochi picchi isolati. La fotografia che emerge dai dati raccolti dall’Ufficio statistica del ministero dei Beni culturali, nell’ambito del Programma statistico nazionale, è infatti quella di un turismo stagnante. Ma per le Marche si può dire la stessa cosa: le due linee sono praticamente parallele.

Valori che non reggono il confronto con il trend nazionale, che invece è in continua ascesa, sia per quanto riguarda il numero di visitatori che per gli incassi annuali. Per Urbino, un record di introiti e visitatori nel 2001, poi il crollo costante fino al 2004. Da allora sono passati più dieci anni, ma la situazione non è migliorata. Al contrario, sono stati registrati i record negativi: nel 2010 319mila euro per Palazzo Ducale e 734mila nell’intera regione (valori indicizzati al 2014 per l’inflazione). E solo nello scorso anno si è avviata una leggera ripresa, ma sempre al di sotto dei risultati di inizio secolo.

Dati che tengono conto del valore dell’inflazione annuale

I dati, disponibili online, evidenziano anche il grande ruolo giocato da Palazzo Ducale nell’andamento delle Marche. Insieme alla rocca di Gradara, rappresentano quasi la totalità di incassi e ingressi regionali. Il loro andamento è quindi in grado di influire su quello dell’intera regione che, nel 2014, era ancora al di sotto dei valori del 1996 relativi agli introiti, nonostante un numero di visitatori maggiore.

Le eccezioni sono poche e i momenti di ripresa corrispondono sempre a grandi eventi, come le mostre temporanee organizzate nelle sale di Palazzo Ducale. Il 2001 è stato l’anno più fruttuoso per la Galleria nazionale delle Marche (Palazzo Ducale): oltre 600mila euro di incassi e 240mila visitatori in corrispondenza dell’esposizione contemporanea della Fornarina di Raffaello e del Dittico dei Duchi di Piero della Francesca. Una mostra che come ha raccontato al Ducato Lorenza Mochi Onori, soprintendente per il patrimonio storico e artistico delle Marche dal 2003 al 2009, “è stato un gesto per omaggiare Carlo Bo, che prima di morire aveva scritto una lettera in cui si auspicava il ritorno della Fornarina a Urbino”.  Nel 2009, altro successo di pubblico per la mostra Raffaello e Urbino, ma in questo caso gli incassi non hanno raggiunto i 400mila euro.

Dati che tengono conto del valore dell’inflazione annuale

“Le ragioni di questo andamento sono molteplici – ha detto Mochi Onori – bisogna tenere conto di numerose varianti”. Secondo la ex soprintendente le Marche sono una regione ‘isolata’, difficile da raggiungere, certamente non una regione di passaggio. È quindi necessario sapere richiamare i turisti con eventi ‘eccezionali’, come le mostre temporanee, nonostante le attrazioni marchigiane abbiano una buona base di visitatori anche per le mostre permanenti. “È necessario lanciare nuove iniziative – ha detto Mochi Onori – per esempio, ho suggerito di riaprire le case storiche dei centri cittadini, che sono una grande attrazione e dovrebbero rappresentare l’offerta peculiare della nostra regione”.

La motivazione delle basse entrata degli ultimi venti anni è data anche dall’altissimo numero di ingressi gratuiti, spesso più di quelli a pagamento. Fino all’anno scorso, infatti, gli over 65, che rappresentano una grossa fetta del turismo nazionale, avevano diritto all’ingresso gratuito nei musei. Con la riforma del ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini è scomparso questo ‘privilegio’ ed effettivamente nell’ultimo anno, a fronte di un numero di visitatori quasi uguale a quello del 2013, gli incassi sono aumentati di circa 40mila euro.

Dati che tengono conto del valore dell’inflazione annuale

Non è d’accordo con una visione pessimistica Agnese Vastano, della Soprintendenza per i Beni storici artistici ed etnoantropologici delle Marche. “Palazzo Ducale, così come gli altri musei delle Marche, hanno da sempre un andamento costante. Anzi nel 2014 e nei primi mesi del 2015 c’è stato un grande miglioramento”. A gennaio, febbraio e marzo si sono registrati 10mila ingressi in più rispetto all’anno precedente e, come ricorda la Vastano, “in quei mesi non abbiamo avuto nessuna mostra temporanea. Si tratta anche di un periodo di bassa stagione, quindi questo risultato è ancora più significativo”. E il primo week-end di maggio, beneficiando della mostra Lo studiolo del Duca, si è chiuso con circa 7mila ingressi. “Considerando il periodo di crisi che stiamo attraversando e la posizione scomoda delle Marche e di Urbino, la nostra situazione è buona. Dobbiamo essere positivi” ha concluso la Vastano.

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Che cos’è l’Italicum? Urbino promossa a metà. Ecco come funziona (VIDEO) http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-online/che-cose-litalicum-urbino-promossa-a-meta-ecco-come-funziona-video/73252/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-online/che-cose-litalicum-urbino-promossa-a-meta-ecco-come-funziona-video/73252/#comments Mon, 04 May 2015 16:26:53 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73252 VIDEO Mentre la Camera approvava la nuova legge elettorale, abbiamo chiesto alla gente per le vie della città ducale se la conoscono e cosa ne pensano]]> interviste_italicum4URBINO – ‘Italicum’ è il nome di un treno veloce? Nelle ore in cui alla Camera si votava in modo definitivo la nuova legge elettorale, approvata con 334 sì, 61 no e 4 astenuti, abbiamo chiesto alla gente cosa pensasse del relativo disegno di legge. Urbinati, studenti, turisti e passanti, tutti hanno cercato di descrivere l’Italicum, tra occhi sgranati e facce dubbiose.

C’è chi non sa di cosa si stia parlando, chi chiede un aiuto all’intervistatore e chi, colto alla sprovvista, tenta di spiegare l’argomento come può. Ma alcuni hanno saputo descrivere con precisione cosa si stava discutendo in Parlamento.

Ma cos’è e come funziona l’Italicum. Con il termine ‘Italicum’ si indica la nuova legge elettorale. Il sistema su cui il disegno di legge di riforma si basa è quello del proporzionale – ovvero il numero di seggi è proporzionato al numero di preferenze ricevute – modificato però prevedento un forte premio di maggioranza.

Tra i temi più discussi, dentro e fuori dai partiti, ci sono appunto il premio, la soglia di sbarramento e le preferenze.

La soglia prevista per l’accesso di una lista alla ripartizione dei seggi è del 3%. Una lista che ottiene meno della soglia, viene esclusa dal riparto dei seggi.

La lista più votata che ottenga almeno il 40% delle preferenze avrà diritto, come ‘premio’, al 55% dei seggi (340 seggi su 617). Le disposizioni tengono conto dell’assetto istituzionale italiano previsto dalla riforma Boschi, in corso di approvazione in Parlamento, con la sola Camera dei Deputati eletta dai cittadini.

Nel caso in cui nessuna lista arrivasse al 40%, sarà indetto un secondo turno di voto, un ballottaggio, al quale accederanno i due partiti più votati. A quel punto, chi risulterà vincitore arriverà al 53% dei seggi, indipendentemente dal numero di preferenze ricevute (327 seggi).

Con l’Italicum i capilista sono ‘bloccati’, nominati dai rispettivi partiti, e hanno la precedenza sugli altri candidati della lista. Saranno quindi i primi a essere eletti: tutti gli altri nomi saranno scelti con le preferenze, in base ai voti ottenuti.

La riforma cambia anche le circoscrizioni: non saranno più 27, perché il territorio sarà diviso in 100 collegi elettorali più piccoli, ciascuno con una media di 600mila abitanti. Se la riforma della legge elettorale verrà approvata, entrerà comunque in vigore nel 2016: una clausola di salvaguardia chiesta in attesa dell’approvazione della riforma costituzionale.

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“Il treno che non c’è” nei racconti di chi lo ha vissuto http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-online/il-treno-che-non-ce-rivive-nei-racconti-di-chi-lo-ha-vissuto/72928/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-online/il-treno-che-non-ce-rivive-nei-racconti-di-chi-lo-ha-vissuto/72928/#comments Sun, 03 May 2015 23:46:34 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72928 TIMELINE I racconti della littorina]]> La stazione di Urbino in una foto d'epoca

La stazione di Urbino in una foto d’epoca

URBINO – I binari lungo la tratta Urbino-Fano ormai si notano a malapena. Lì dove un tempo c’erano passaggi a livello e stazioni, littorine e prima ancora locomotive a vapore, ora ci sono rotatorie, strade e bar. Quel treno che tagliava a metà la valle del Metauro i più giovani non lo hanno mai visto passare, mentre le istituzioni, nonostante il chiacchiericcio, fingono che non sia mai esistito. Eppure sono tante le persone che il 31 gennaio del 1987 pensano di aver perso qualcosa di importante. Quella sera gli urbinati hanno sentito per l’ultima volta il fischio che ha scandito tanti momenti della loro giovinezza.

Ecco i ricordi degli uomini e delle donne che su quel treno hanno viaggiato per anni.

LA TIMELINE

“La bomba inesplosa”. Massimo Biagiotti, 75 anni, saldatore in pensione.

“Lavoravo a Pesaro e per sei anni ho preso la littorina tutti i giorni. Mi ricordo come fosse ieri il periodo della guerra, proprio negli anni in cui è stata inaugurata la tratta Fano-Urbino. Nel ’44 c’era ancora il fronte e nella stazione di Fermignano c’era un enorme deposito di treni. Prima della ritirata i tedeschi l’hanno fatta saltare in aria, ma non con le mine. Hanno legato delle funi di acciaio alle colonne portanti della struttura, poi con dei trattori hanno fatto crollare tutto. Finito il fronte sono venuti degli artificieri da Torino per controllare la situazione, visto che si temeva che dentro ci fossero delle bombe. E infatti ce n’era una inesplosa, incastrata tra le macerie. Hanno rimosso l’ordigno, rischiando grosso perché nell’operazione hanno sfiorato il detonatore. Poi hanno tagliato i treni pezzo per pezzo per portarli via. Ma prima, noi ragazzi del luogo, dato che i soldi non c’erano, abbiamo smontato tutti gli oleatori dei bronzi per rivenderli. Finito il conflitto, tutto tornò alla normalità. Prendevamo il treno a vapore per andare a Cagli o a Urbania. Era stupendo, meraviglioso: attraversavi tutta la campagna perdendoti tra i suoi colori, con un tale panorama la stanchezza sembrava svanire. C’era sempre un sacco di gente, fin dalle prime corse. Le tre o quattro littorine, partite da Urbino, andavano via via riempiendosi e da Fermignano in giù spesso si stava in piedi.

L'ex stazione di Fermignano com'è oggi

L’ex stazione di Fermignano com’è oggi

Io partivo per Pesaro alle 5.30 del mattino e riprendevo il treno delle 18.30. Se lo perdevi eri costretto ad aspettare l’ultima corsa serale, verso le 22.30. Così tutti i giorni. Fino a quando, una mattina, aspetto invano la littorina. ‘Sarà in ritardo’ mi dice il capostazione. Poco dopo da Fano gli comunicano che la tratta era stata soppressa. Incredibile, nessun capostazione ne sapeva nulla, fu uno shock anche per loro. La colpa? Credo che tutto sia precipitato in seguito alle pressioni di Bucci, proprietario delle linee di autobus. Ha fatto di tutto per togliere il treno e avere così il monopolio dei trasporti lungo questa tratta. Infatti, il giorno dopo la chiusura, a Urbino e Fano sono spuntati numerosi pullman”.

“Al mare con la littorina”. Doriana Berretta, casalinga.

“Con i miei tre figli d’estate facevamo la tratta Fermignano-Fano per andare al mare. Il viaggio durava circa quaranta minuti. Dal ‘67 al ’75 li ho accompagnati io, poi i ragazzi hanno cominciato ad andare da soli. Facevo l’abbonamento mensile che costava circa duemila lire. Ricordo che, partendo all’alba, trovavamo sempre posto a sedere. Al ritorno invece, lungo il percorso che dalla spiaggia portava alla stazione, dicevo ai figli di affrettarsi a raggiungere il vagone, altrimenti si rischiava seriamente di stare in piedi. Custodisco gelosamente questi ricordi: il treno ha rappresentato molto per noi, scandiva le nostre estati. E i miei figli me lo ricordano quasi ogni volta che ci incontriamo”.

“Conosco ogni suo segreto”. Piergiorgio Sartori, 73 anni, ex capostazione di Urbino.

“Ho lavorato lì dal 1961 all’85, posso dire di conoscere ogni segreto della littorina. Anche per questo, due anni dopo, mi hanno chiamato per far partire l’ultimo treno. Era il 31 gennaio 1987. L’allora ministro dei trasporti, il socialista Claudio Signorile, firmò il decreto di chiusura della tratta per poi dimettersi il giorno dopo. Da quel momento nella zona è entrato in scena l’autotrasportatore Bucci che, essendo amico del vicepresidente del Consiglio Arnaldo Forlani, aveva avuto il via libera per sostituire con i suoi pullman le varie corse del treno, diventato, ormai, di secondaria importanza. La ferrovia è infatti stata bistrattata a tutti i livelli, politico in primis, e sono state prese decisioni difficili da capire. Come la ristrutturazione di tutte le stazioni – da Fermignano a Fano – compiuta nell’86, a pochi mesi dalla dismissione, per un costo complessivo di circa venti milioni di lire. Meglio la superstrada, si diceva, ma il progetto non fu mai portato a termine.

Piergiorgio Sartori insieme ad alcuni colleghi nel '61

Piergiorgio Sartori insieme ad alcuni colleghi nel ’61

Il prezzo del biglietto? Dipendeva dalla tratta. Partiva da 100 lire se da Urbino si scendeva a Fermignano, 120 se la destinazione era Canavaccio, e così via fino ad arrivare a Fano. All’inizio il treno era sempre pieno, poi con il passare degli anni cominciò a svuotarsi. Il motivo? La velocità lungo il percorso era stata abbassata, rendendo più conveniente lo spostamento in pullman o in macchina, e le coincidenze saltavano troppo spesso perché si tendeva a dare la precedenza alla tratta adriatica, al ‘direttissimo’, all’epoca si chiamava così. Un aneddoto? Quando c’era la neve usavamo la locomotiva a vapore come spazzaneve. A volte, quando nevicava tanto, si stava lì tutta la notte, sia nelle carrozze che nelle stazioni. E non era piacevole: la nuova stazione di Urbino è stata costruita nel ‘75, prima era una catapecchia situata ancora più a valle, verso Fermignano.

“L’ho guidato anche io”. Paolo Piergiovanni, 60 anni, ingegnere.

“Dalla primavera dell’81 fino all’inverno dell’’83 l’ho presa tutte le settimane perché facevo pratica professionale in uno studio di ingegneria a Bologna. In questo studio si lavorava anche di sabato e il pomeriggio da Pesaro non c’erano altri mezzi più comodi e veloci per tornare a Urbino, quindi ero costretto a prendere la littorina. E qui iniziava la tragedia (ride, ndr), perché il viaggio durava un’ ora e 45 min. Tanti, forse troppi. Proprio per questo, non sapendo come ingannare il tempo, una volta mi sono messo a guardare il manovratore all’opera. Arrivati a Fossombrone mi chiede: ‘Vuoi guidare?’. Anche se un po’ spaventato rispondo di sì, e subito dopo mi siedo alla guida di questo strano aggeggio. Provando subito un grande disagio: il volante non c’è, al suo posto un manettino che serviva per aumentare o ridurre la velocità. Arrivati a un casello ferroviario tra Fossombrone e Fermignano, sulla strada ferrata vedo delle galline. Non sapevo cosa fare. ”Procedi come nulla fosse, abbiamo un orario da rispettare” mi dice il macchinista. Superato il punto si affaccia dal finestrino, guarda indietro e poi, girandosi verso di me, esclama quasi soddisfatto: “Ne abbiamo fatte fuori tre!”. Pochi minuti dopo siamo entrati nella stazione di Fermignano, dove solitamente il treno faceva una lunga sosta perché il macchinista doveva scendere a manovrare lo scambio, all’epoca non automatico. Poi si ripartiva. Arrivati a Urbino, non sapendo bene come funzionava la littorina, mi sono fermato troppo presto. Ma almeno ho portato i passeggeri a destinazione, sani e salvi. È stata un’esperienza unica.

“Galline nei vagoni”. Maria Ferretti, 80 anni, pensionata.

“La littorina era importante: o si prendeva quella o si andava a piedi. Per la fiera del due maggio permetteva ai contadini di venire a Fossombrone a vendere gli animali appena nati, li vendevano ai pussident, i padroni terrieri perché poi quei cuccioli venivano ammazzati per la mietitura. A maggio e a giugno si tagliava il grano e si chiamavano i braccianti a lavorare. La paga per i braccianti consisteva nel dargli da mangiare a colazione e a pranzo, poi la sera ricevevano qualche cento lire. Poi, il percorso della littorina è cambiato: prima della guerra collegava tutti i paesi dell’entroterra, poi molti tratti vennero bloccati e mai più aperti”.

“C’era solo il treno”. Irma Cadieracci, 77 anni, casalinga.

“La littorina era comodissima. Da casa mia andavo alla stazione di Canavaccio a piedi. Era un servizio utile soprattutto per noi donne perché negli anni Cinquanta e Sessanta non avevamo la macchina, i mariti lavoravano e l’unico modo per spostarsi era prendere la littorina. Per andare a Fossombrone partivo alle 9 e tornavo a casa alle 13, non è che avessi tante commissioni da fare, però ci voleva molto tempo.

Irma Cadieracci, a destra, insieme alla figlia e alla nipote

Irma Cadieracci, a destra, insieme alla figlia e alla nipote

C’era una stazione ogni quattro o cinque chilometri, spesso il treno si fermava per aspettare le coincidenze con gli altri treni. Quando avevo mio figlio piccolo partivo insieme alle mie vicine di casa e andavamo al consultorio, dal dottore, a Fossombrone: io tenevo il bambino in braccio, invece la Lena, una mia vicina, che abita ancora vicino a me, aveva il passeggino per tenere il figlio. La littorina era comoda perché potevamo andare al mercato: il lunedì a Fossombrone e il venerdì a Fermignano, invece andare a Urbino era scomodo perché la stazione era in basso e per arrivare in centro bisognava prendere il pullman”.


“Comoda ma lenta”. Loredana Ugolini, 54 anni, professoressa universitaria.

“Ricordo la prima volta che andai in treno a Urbino. Dopo essere stati fermi per più di mezz’ora alla stazione di Fermignano il treno ripartì nel verso contrario. Io dovevo andare all’università e per un momento ebbi paura di aver sbagliato qualcosa. Invece, quando tornai a casa mio padre mi prese in giro perché ‘si sa che cambia il verso a Fermignano’. Era scontato per lui che faceva il macchinista, ma non per me che ero studentessa.

L'abbonamento del treno di Loredana Ugolini

L’abbonamento del treno di Loredana Ugolini

Andare all’università con la littorina aveva dei pro e dei contro: era comodo perché il servizio di corriere, alla fine degli anni ’70, non era molto efficiente. Con la littorina però ci voleva molto tempo per arrivare. Io partivo alle 7 da Pesaro e arrivavo a Urbino verso le 9 o le 9,30 e una volta arrivati alla stazione dovevamo prendere l’autobus per arrivare in centro. La littorina era comoda per chi viveva nell’entroterra: da Pesaro partivano poche persone, però a Fossombrone, Fermignano, Canavaccio e negli altri paesini salivano moltissimi studenti e lavoratori. A me è sempre piaciuto quel treno:si potevano vedere i paesaggi e quello della Valle del Matauro è veramente bellissimo”.

“Il treno dei cornuti”. Luciano Ugolini, 82 anni, macchinista in pensione.

“Io, della tratta Fano-Urbino, ho guidato solo i treni a vapore nei primi anni ‘50. Trasportavamo soprattutto carichi merci e bestiami.

Il treno a vapore esposto durante l'ultimo carnevale a Fano

Il treno a vapore esposto all’ultimo carnevale di Fano

Mi ricordo che per il carnevale di Fano c’era un sacco di gente da trasportare durante tutta la giornata, arrivavano da tutte le parti, anche dalla Romagna venivano giù. Poi d’estate portavamo le persone al mare: facevamo il giro dell’entroterra, tra noi ferrovieri e macchinisti lo chiamavamo il treno dei cornuti perché salivano solo donne che andavano al mare mentre i mariti restavano a casa o andavano a lavorare”.

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Fano-Grosseto incompiuta e la ferrovia abbandonata. Le vie ‘impossibili’ che non portano a Urbino – INTERATTIVO http://ifg.uniurb.it/2015/05/03/ducato-online/fano-grosseto-incompiuta-e-la-ferrovia-abbandonata-le-vie-impossibili-che-non-portano-a-urbino-interattivo/70608/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/03/ducato-online/fano-grosseto-incompiuta-e-la-ferrovia-abbandonata-le-vie-impossibili-che-non-portano-a-urbino-interattivo/70608/#comments Sun, 03 May 2015 05:46:27 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70608 INTERATTIVO Lungo il tracciato della Fano-Grosseto e della Fano Urbino, le due grandi opere che dovevano far uscire l'entroterra dall'isolamento e che sono, per motivi diversi, bloccate]]> URBINO – La superstrada Fano – Grosseto e la ferrovia Fano – Urbino, le due grandi opere che dovevano far uscire l’entroterra dall’isolamento sono, per motivi diversi, bloccate. La prima è ormai stata dichiarata non prioritaria dal ministero delle Infrastrutture. La seconda, inattiva da quasi 30 anni, sarebbe completamente da rifare. Con costi enormi. Lo speciale interattivo del Ducato percorre, idealmente, il tracciato di queste due opere ormai diventate utopie della speranza di uscire dall’isolamento.

Lo speciale interattivo – Urbino isolata tra due utopie

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Tribunale di Urbino misure di sicurezza inesistenti – VIDEO http://ifg.uniurb.it/2015/05/02/ducato-online/tribunale-di-urbino-misure-di-sicurezza-inesistenti-video/73012/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/02/ducato-online/tribunale-di-urbino-misure-di-sicurezza-inesistenti-video/73012/#comments Sat, 02 May 2015 06:40:11 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73012 VIDEO Dopo la strage al tribunale di Milano, abbiamo passato una giornata al palazzo di giustizia di Urbino. Abbiamo intervistato il giudice Paolo Cigliola e l'avvocato Francesco Lamanna sulle carenti misure di vigilanza: assenti metal detector e guardie giurate a controllare l'ingresso LEGGI - La richiesta tre mesi fa, ma non ci sono fondi]]> URBINO – Dopo la tragica sparatoria al tribunale di Milano, siamo andati a verificare quali siano le misure di sicurezza al palazzo di giustizia di Urbino. All’entrata non c’è nessun tornello, metal detector o guardia giurata a vigilare. Tre mesi fa il tribunale aveva chiesto al Comune di mettere dei tornelli meccanici per permettere il passaggio di una persona per volta. Abbiamo intervistato il giudice di pace Paolo Cigliola e l’avvocato Francesco Lamanna.

Servizio di Ilenia Inguì e Michele Nardi


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Bilancio provinciale, avanzo di 1,5 milioni. “Quasi nove milioni da destinare per scuole e strade” http://ifg.uniurb.it/2015/04/29/ducato-online/bilancio-provinciale-avanzo-di-15-milioni-quasi-nove-milioni-da-destinare-per-scuole-e-strade/72964/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/29/ducato-online/bilancio-provinciale-avanzo-di-15-milioni-quasi-nove-milioni-da-destinare-per-scuole-e-strade/72964/#comments Wed, 29 Apr 2015 15:03:51 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72964 URBINO – Il bilancio 2014 della Provincia di Pesaro e Urbino chiude in positivo: il Consiglio provinciale ha approvato il 29 aprile il rendiconto 2014 che si chiude con un avanzo di più di un milione e mezzo di euro. Rispettato pienamente il patto di stabilità, il presidente della Provincia Daniele Tagliolini e la sua giunta ora dovranno decidere come investire quasi nove milioni di euro nel 2015. “Ora, 8 milioni e 833mila euro potranno essere investiti per far fronte alle problematiche legate alle scuole, alle strade e al dissesto idrogeologico” si legge nel comunicato diffuso dall’ente.

Lo stesso Tagliolini ha espresso soddisfazione dato che “fino al 31 marzo si parlava di emergenza, da oggi in poi si riprogramma in maniera straordinaria un’azione trasversale su più settori”

“Questa provincia è stata fatta passare come la peggiore d’Italia ed invece si è dimostrata una delle migliori” ha aggiunto Matteo Ricci, sindaco di Pesaro.

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Elezioni regionali 2015, Marche: cinque i candidati alla guida della Regione http://ifg.uniurb.it/2015/04/29/ducato-online/elezioni-regionali-2015-marche-sei-i-candidati-alla-guida-della-regione/72710/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/29/ducato-online/elezioni-regionali-2015-marche-sei-i-candidati-alla-guida-della-regione/72710/#comments Wed, 29 Apr 2015 10:58:08 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72710 elezioni_regionaliURBINO – Una sfida a cinque per la presidenza della Regione, da Luca Ceriscioli del Partito democratico all’attuale presidente della regione Gian Mario Spacca con Marche 2020, passando per Gianni Maggi del Movimento 5 stelle ed Edoardo Mentrasti di Sinistra unita. Francesco Acquaroli è il candidato di Fratelli d’Italia e Alleanza nazionale appoggiato anche dalla Lega e dal suo segretario regionale Luca Rodolfo Paolini. A pochi giorni dalla data di scadenza per la consegna delle liste prevista per il 2 maggio, le elezioni del 31 maggio per il rinnovo del Consiglio regionale marchigiano sono una partita fatta di scontri sul campo delle alleanze.

L’ultimo episodio è rappresentato delle dimissioni degli assessori regionali Antonio Canzian, Sara Giannini, Marco Lucchetti, Almerino Mezzolani e Pietro Marcolini, tutti di area Pd.  Lo avevano annunciato il 21 aprile (in seguito alla  mozione di sfiducia contro il presidente Spacca da parte di 21 membri del consiglio regionale marchigiano) per poi formalizzare la loro uscita di scena. E se il Partito democratico marcia compatto contro quello che era il ‘suo’ presidente, Forza Italia ha deciso di appoggiare Spacca, ma con qualche mal di pancia.

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Marche 2020 è sostenuta da Nuovo centrodestra, Udc e Area popolare. Interpellato dal Ducato, Mario Formica candidato consigliereconsidera questa nuova formazione politica come la semplice volontà dell’attuale presidente regionale di continuare un’esperienza di governo che – secondo l’imprenditore di Urbania – ha dato ottimi risultati. “Marche 2020 è semplicemente uno strumento per farlo, –  aggiunge –  se il Partito democratico non dà più a Spacca la possibilità di governare, è naturale che succeda tutto questo”.

Da alcune settimane, il presidente Spacca,  ha incassato l’appoggio anche di Forza Italia.  Ma le acque del partito di Berlusconi  sono agitate da tempo, per alcuni militanti si tratta di una candidatura mal digerita.  Il candidato al consiglio regionale e sindaco di Piobbico Giorgio Mochi afferma che ci sono elettori forzisti che non sono d’accordo con il sostegno a  Spacca, e la preferenza a candidati come lui è un modo per esprimere questo malcontento. “Lo faccio per favorire un ripensamento del centrodestra nelle Marche”, sottolinea Mochi.

Il Partito democratico, attraverso il suo segretario regionale Francesco Comi, vede la necessità di un cambiamento nel governo della Regione “proprio perché  sono le Marche ad essere cambiate”. Una rottura  aggravata dalla sfiducia del centrosinistra e le mancate dimissioni del presidente (fino a quel momento appoggiato proprio dal Pd) e resa poi insanabile con l’uscita dalla giunta regionale dei cinque assessori. Quest’ultimo episodio “è un atto dovuto – continua Comi – contro un presidente che ha una concezione proprietaria della Regione”.  Le polemiche sul terzo mandato reso possibile da una modifica alla legge elettorale approvata dal Consiglio regionale lo scorso 17 febbraio, sono per Comi un falso problema:  “Non si tratta del terzo mandato ma del sesto, se si conta a partire dalla sua prima elezione come consigliere regionale. Sono ben 30 anni di presenza in Regione, è ora che si faccia da parte”.

Lega, “Salvini accolto come una rockstar” Per il segretario nazionale delle Marche della Lega Nord Luca Ridolfo Paolini, le dimissioni dei cinque assessori sono una farsa. Paolini non usa mezzi termini, e si dice sicuro che gli elettori marchigiani siano d’accordo con lui e la Lega. La conferma dice, arriva dalla visita di Matteo Salvini “accolto come una rockstar” ad Ancona. Paolini ha accettato di fare un passo indietro a favore di Francesco Acquaroli, unendo la lista della Lega a quella di Fdi-An.

Il candidato del Movimento cinque stelle Gianni Maggi bolla come “teatrino della politica, le dimissioni dei cinque assessori che prima hanno appoggiato Gian Mario Spacca e  poi si sono dimessi a trenta giorni dalle elezioni”. Ma il Movimento cinque stelle si chiama fuori , “noi non speculiamo su queste vicende vergognose, noi lavoriamo per il bene delle Marche”.

La sinistra e la destra corrono da sole. Edoardo Mentrasti è il candidato presidente della lista ” Sinistra Unita – Altre Marche” che unisce Sel, Partito comunista italiano, Rifondazione comunista e Altra europa con Tsipras. Anconetano, 59 anni ex coordinatore di Sel, Mentrasti si scaglia contro le politiche dell’attuale amministrazione regionale colpevole di aver sottovalutato gli effetti della crisi economica e di non aver predisposto ammortizzatori sociali adeguati  agli effetti nefasti della recessione che ha colpito tutto il territorio marchigiano. Dalla parte opposta Fratelli d’Italia e An hanno scelto di presentare un loro candidato, il sindaco di Potenza Picena Francesco Acquaroli. Vicino a sostenere la lista Spacca, il partito di Giorgia Meloni  ha cambiato idea per la mancanza di segnali di discontinuità rispetto al passato.

(Aggiornato al 6 maggio 2015)

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Il chiosco in piazza per il concerto del 25 aprile divide i baristi del centro http://ifg.uniurb.it/2015/04/29/ducato-online/il-chiosco-in-piazza-per-il-concerto-del-25-aprile-divide-i-baristi-del-centro/72831/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/29/ducato-online/il-chiosco-in-piazza-per-il-concerto-del-25-aprile-divide-i-baristi-del-centro/72831/#comments Wed, 29 Apr 2015 07:12:24 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72831 Pietro Dachille, titolare Deliziose Follie

Pietro Dachille, titolare Deliziose Follie

URBINO – Il banco provvisorio per la birra autorizzato per il concerto del 25 aprile scatena l’ira dei baristi del centro. Che lamentano un calo degli incassi e protestano: “Noi stiamo qui tutto l’anno e paghiamo le tasse, non è giusto che quando c’è un evento si autorizzi la vendita di birra in strada”. Senza considerare il fatto che l’autorizzazione all’installazione del bar provvisorio è stata data nell’unica sera in cui il comune ha concesso la deroga all’ordinanza che vieta gli alcoolici in strada. Una concessione straordinaria che i titolari delle attività “tartassati dai controlli” non hanno.

“Noi siamo qua tutto l’anno, paghiamo le tasse e lavoriamo per la città e per il turismo – dice Marco Sanchini, titolare del caffè Basili – poi si organizza una manifestazione e installano il banco della birra. Questo dispiace”. La ‘colpa’, per Sanchini, è “di chi dà l’autorizzazione”. Quindi del Comune.

“Abbiamo preso uno spazio esterno in piazza, su suolo pubblico, e lo paghiamo profumatamente. – afferma Pietro Dachille, del Deliziose Follie – Va bene fare una manifestazione, ma non si possono spillare birre. Noi lavoriamo di questo e quel giorno non ne abbiamo vendute, perché la gente si fermava davanti al banchetto del concerto”. Tra gli esercenti, poi, c’è chi preferisce restare anonimo ma spiega che: “non è solo una questione di 25 aprile. Il discorso vale anche per feste e fiere che durante l’anno si svolgono in centro”.

Altri hanno visto con favore la presenza dell’evento musicale nel giorno della Liberazione. “Bisogna comunque proporre qualcosa per attirare gente in città – dice Carmen Monteiro, titolare del Caffè degli Archi – Se non ci fosse stato il concerto, il centro si sarebbe svuotato. Gli organizzatori sarebbero stati scorretti se, ad esempio, si fossero messi a vendere bibite e panini davanti ai bar”. Piuttosto, “organizziamoci tra baristi, per mettere su un nostro concerto e attrarre clienti”. Controcorrente  Lorenzo Pierelli del locale I Dolci di Battista: “Non abbiamo risentito della presenza dell’evento in termini di incassi”.

Anche l’Associazione dei commercianti (Asscomm), pur chiarendo di non avere nulla in particolare contro gli organizzatori del concerto, sottolinea la disparità di trattamento tra chi ha un’attività fissa e chi organizza eventi. “Siamo tartassati dai controlli degli enti di vigilanza, dall’inquinamento acustico all’ordinanza anti-alcool – afferma Federica Marini, membro del direttivo Asscomm – Poi si concede una deroga a chi vende birra durante un concerto. I commercianti risentono della crisi e quando gli incassi scendono si arriva alla guerra tra poveri”. Per il prossimo anno, “si può pensare a una collaborazione tra noi e i ragazzi”. Meno critica è la posizione del presidente Asscomm, Marco Lazzari: “Il calo del fattuarato fa parte del gioco. Se non facessimo più manifestazioni, Urbino chiuderebbe i battenti”.

“Abbiamo concesso il permesso di consumare alcolici nell’area di svolgimento della manifestazione, con una deroga all’ordinanza anti-alcool, per mezza giornata – si difende il sindaco Maurizio Gambini,  – Non mi sembrava opportuno vietare una manifestazione che si richiama ai valori del 25 aprile”.

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Quindici piante di marijuana in casa, due studenti arrestati http://ifg.uniurb.it/2015/04/28/centro-2/coltivavano-marijuana-in-casa-due-studenti-arrestati-per-spaccio/72798/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/28/centro-2/coltivavano-marijuana-in-casa-due-studenti-arrestati-per-spaccio/72798/#comments Tue, 28 Apr 2015 11:25:28 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72798 La conferenza stampa di questa mattina alla questura di Pesaro

La conferenza stampa di questa mattina alla questura di Pesaro

URBINO – Nel loro appartamento in via Oddi, appena fuori le mura di Urbino, avevano tutto l’occorrente per il loro ‘piccolo orto’. Peccato che non coltivassero verdure ma marijuana. E che la polizia in casa loro abbia trovato quasi un chilo di droga e 850 euro in contanti. Per questo Francesco Baldacci, 29 anni, studente di biologia, e C.M., altra studentessa di 21 anni di cui sono state rese note solo le iniziali, sono stati arrestati per spaccio e coltivazione di marijuana.

” Quando siamo entrati siamo rimasti senza parole. La casa era completamente adibita a coltivazione. Erano produttori professionisti”, ha spiegato il dirigente del commissariato di Urbino, Simone Pineschi. Le piante, circa quindici, sono infatti state trovate in tutta la casa, eccetto che in bagno e in cucina. Inoltre sono stati trovati fertilizzanti, apparecchi per l’osmosi dell’acqua e termostati. Per permettere una perfetta crescita delle piante la casa aveva pareti coibentate e un impianto di deumidificazione.

Il ragazzo, originario di Chieti, era già pregiudicato per spaccio e ha cercato di discolparsi attribuendo tutta la colpa alla ragazza, che in passato aveva ricevuto una sanzione amministrativa per droga.

I due giovani sono stati arrestati il 24. Il gip ha convalidato l’arresto e l’ha rimessi in libertà in attesa del processo.

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In diretta webcam sboccerà a Urbino uno dei fiori più grandi al mondo http://ifg.uniurb.it/2015/04/28/ducato-online/in-diretta-webcam-sboccera-a-urbino-uno-dei-fiori-piu-grandi-al-mondo/72787/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/28/ducato-online/in-diretta-webcam-sboccera-a-urbino-uno-dei-fiori-piu-grandi-al-mondo/72787/#comments Tue, 28 Apr 2015 10:03:35 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72787 URBINO – Anche Urbino ha il suo Grande Fratello. Concorrente unico: un fiore. Sì, perché il campus scientifico Mattei ha piazzato una webcam per registrare in diretta la fioritura dell’Amorphophallus rivieri, una pianta originaria dell’Asia a forma di mela che può pesare diversi chili, 4 nel caso dell’esemplare custodito dal dipartimento di scienze della terra. Oltre alle dimensioni, però, l’Amorphophallus ha anche un’altra particolarità: quando sboccia, infatti, emana un odore molto simile a quello della carne in putrefazione. Il tutto con un colore e una consistenza intonata al profumo: quella della carne cruda. Insomma, un fiore non certo adatto al festival di San Remo ma decisamente raro.

L'Amorphophallus rivieri custodito dal Campus scientifico Mattei

L’Amorphophallus rivieri custodito dal Campus scientifico Mattei

La fioritura, difficile da osservare e tra le più alte al mondo, avviene in primavera. Dalla base della pianta si sviluppa un ramo che impiega diverse settimane per raggiungere fino a un metro e mezzo di altezza; su uno stelo del diametro di tre o quattro centimetri si innesta poi uno spadice, come una grossa spiga, costellato alla base da tantissimi minuscoli fiori.

Altro particolare interessante e inusuale è che il tubero da cui cresce il ramo non si può rifornire di acqua e di nutrienti dal terreno, perché ancora privo di radici. Una volta appassito il fiore, dallo stesso punto emergerà un’unica foglia: all’apice del picciolo lungo più di un metro e di colore verde screziato di marrone si aprirà l’unica foglia frastagliata.

 

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