il Ducato » Cultura http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Cultura http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it/categorie/ducato-online/cultura/ Le donne, i fanti e i “pazzi”, a Urbino un racconto diverso della Prima guerra mondiale http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/le-donne-i-fanti-e-i-pazzi-a-urbino-un-racconto-diverso-della-prima-guerra-mondiale/73780/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/le-donne-i-fanti-e-i-pazzi-a-urbino-un-racconto-diverso-della-prima-guerra-mondiale/73780/#comments Wed, 06 May 2015 16:34:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73780 Foto tratta dal sito cultura.biografieonline.it

Foto tratta dal sito cultura.biografieonline.it

URBINO – La Grande guerra si può raccontare dal punto di vista di chi l’ha interpretata, gli storici e i cineasti, dal punto di vista di chi la usò a scopo di propaganda, gli intellettuali e i filosofi, oppure da quello di chi l’ha vissuta e sofferta, ma per decenni non era mai stato considerato: le donne, i fanti e i pazzi. A cento anni dall’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale, l’Università di Urbino e l’Istituto di storia contemporanea di Pesaro organizzano alla Sala Serpieri del Collegio Raffaello due incontri, il 7 e il 21 maggio, per raccontare le trame disperse e le visioni di guerra. Convegni che “non saranno semplici conferenze, ma occasioni di dialogo”, precisa la curatrice del libro “Visioni della Grande guerra”, Ilaria Biagioli, intervistata dal Ducato.

“Prima la storia della guerra era la storia di vincitori e vinti, degli eroi, perché c’era bisogno di ‘fare gli italiani’ – spiega la professoressa Biagioli – Ora invece non c’è più la necessità di coltivare l’idea del nemico, cambia la prospettiva ed emergono nuove testimonianze. Dipende anche dalle domande che ci si pone, da ciò che ci interessa sapere”. Ed è per questo che solo in tempi recenti, diversi decenni dopo la fine della guerra, si è cominciato a dare voce a chi non ce l’aveva mai avuta, in particolare le donne. “Prima degli anni ’90 erano poche le ricerche sulla Grande guerra firmate da donne e molte di loro avevano dei maestri uomini – racconta la ricercatrice – Ora invece la tendenza è cambiata anche perché, con il passare del tempo, nuovi archivi pubblici e privati sono stati aperti allo studio”.

Uno di questi esempi è rappresentato dagli interessanti racconti delle infermiere che prestarono servizio in tempo di guerra o quelli delle portatrici carniche che avevano l’incarico di portare viveri e munizioni a mano nelle zone impervie del fronte della Carnia, un’area inaccessibile per i muli. Mille donne tra i 15 i 60 anni che tutti i giorni, con un libretto e un numero stampato su un bracciale, camminavano anche cinque ore, spingendosi fino alle trincee, esposte al fuoco nemico.

Molti altri sono i diari e i racconti privati rimasti nascosti per anni che sono emersi solo ultimamente. Tra questi anche quelli dei fanti di prima linea, la “carne da cannone” che ogni giorno andava incontro al fuoco nemico uscendo dalle trincee. Oppure quelli delle persone internate nei manicomi: “A Pesaro c’era un centro di igiene mentale – spiega la Biagiotti – durante la guerra era diventato affollatissimo, in particolare nel reparto femminile. Tante erano le donne che, pur non avendolo vissuto al fronte, avevano sofferto per colpa del conflitto”. Una sofferenza diffusa a tal punto che, per non impazzire, la gente cominciò a scrivere ed è anche per questo che ora possiamo disporre di tutte queste testimonianze.

Testimonianze che emergono in quantità in un anno particolare come quello del centennale dall’entrata nella Grande guerra dell’Italia. Ma cosa si può fare per tenere vivo il ricordo di questo evento anche dopo quest’importante anniversario? “Si può continuare a fare ricerca – risponde Biagioli – una cosa è la memoria, l’altra è la ricostruzione storica. Brevi sono i tempi di costruzione della memoria, una narrazione che qualcuno ha sempre interesse a modificare. Ci sono dei tempi da rispettare, invece, per la ricostruzione e cent’anni sono una distanza necessaria per un racconto obiettivo. La storia ha tempi lunghi”.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/le-donne-i-fanti-e-i-pazzi-a-urbino-un-racconto-diverso-della-prima-guerra-mondiale/73780/feed/ 0
Turismo culturale, l’Italia cresce, le Marche no. E Palazzo Ducale si riempie solo grazie a grandi mostre http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/turismo-culturale-litalia-cresce-le-marche-no-e-palazzo-ducale-si-riempie-solo-grazie-a-grandi-mostre/73726/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/turismo-culturale-litalia-cresce-le-marche-no-e-palazzo-ducale-si-riempie-solo-grazie-a-grandi-mostre/73726/#comments Wed, 06 May 2015 16:24:19 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73726 DSC_0458

L’ingresso di Palazzo Ducale

URBINO – Vent’anni di alti e bassi, un saliscendi che però porta più spesso il segno meno. I grafici dei risultati di incassi e affluenza del Palazzo Ducale di Urbino negli ultimi due decenni tracciano la linea di una sostanziale decrescita, con pochi picchi isolati. La fotografia che emerge dai dati raccolti dall’Ufficio statistica del ministero dei Beni culturali, nell’ambito del Programma statistico nazionale, è infatti quella di un turismo stagnante. Ma per le Marche si può dire la stessa cosa: le due linee sono praticamente parallele.

Valori che non reggono il confronto con il trend nazionale, che invece è in continua ascesa, sia per quanto riguarda il numero di visitatori che per gli incassi annuali. Per Urbino, un record di introiti e visitatori nel 2001, poi il crollo costante fino al 2004. Da allora sono passati più dieci anni, ma la situazione non è migliorata. Al contrario, sono stati registrati i record negativi: nel 2010 319mila euro per Palazzo Ducale e 734mila nell’intera regione (valori indicizzati al 2014 per l’inflazione). E solo nello scorso anno si è avviata una leggera ripresa, ma sempre al di sotto dei risultati di inizio secolo.

Dati che tengono conto del valore dell’inflazione annuale

I dati, disponibili online, evidenziano anche il grande ruolo giocato da Palazzo Ducale nell’andamento delle Marche. Insieme alla rocca di Gradara, rappresentano quasi la totalità di incassi e ingressi regionali. Il loro andamento è quindi in grado di influire su quello dell’intera regione che, nel 2014, era ancora al di sotto dei valori del 1996 relativi agli introiti, nonostante un numero di visitatori maggiore.

Le eccezioni sono poche e i momenti di ripresa corrispondono sempre a grandi eventi, come le mostre temporanee organizzate nelle sale di Palazzo Ducale. Il 2001 è stato l’anno più fruttuoso per la Galleria nazionale delle Marche (Palazzo Ducale): oltre 600mila euro di incassi e 240mila visitatori in corrispondenza dell’esposizione contemporanea della Fornarina di Raffaello e del Dittico dei Duchi di Piero della Francesca. Una mostra che come ha raccontato al Ducato Lorenza Mochi Onori, soprintendente per il patrimonio storico e artistico delle Marche dal 2003 al 2009, “è stato un gesto per omaggiare Carlo Bo, che prima di morire aveva scritto una lettera in cui si auspicava il ritorno della Fornarina a Urbino”.  Nel 2009, altro successo di pubblico per la mostra Raffaello e Urbino, ma in questo caso gli incassi non hanno raggiunto i 400mila euro.

Dati che tengono conto del valore dell’inflazione annuale

“Le ragioni di questo andamento sono molteplici – ha detto Mochi Onori – bisogna tenere conto di numerose varianti”. Secondo la ex soprintendente le Marche sono una regione ‘isolata’, difficile da raggiungere, certamente non una regione di passaggio. È quindi necessario sapere richiamare i turisti con eventi ‘eccezionali’, come le mostre temporanee, nonostante le attrazioni marchigiane abbiano una buona base di visitatori anche per le mostre permanenti. “È necessario lanciare nuove iniziative – ha detto Mochi Onori – per esempio, ho suggerito di riaprire le case storiche dei centri cittadini, che sono una grande attrazione e dovrebbero rappresentare l’offerta peculiare della nostra regione”.

La motivazione delle basse entrata degli ultimi venti anni è data anche dall’altissimo numero di ingressi gratuiti, spesso più di quelli a pagamento. Fino all’anno scorso, infatti, gli over 65, che rappresentano una grossa fetta del turismo nazionale, avevano diritto all’ingresso gratuito nei musei. Con la riforma del ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini è scomparso questo ‘privilegio’ ed effettivamente nell’ultimo anno, a fronte di un numero di visitatori quasi uguale a quello del 2013, gli incassi sono aumentati di circa 40mila euro.

Dati che tengono conto del valore dell’inflazione annuale

Non è d’accordo con una visione pessimistica Agnese Vastano, della Soprintendenza per i Beni storici artistici ed etnoantropologici delle Marche. “Palazzo Ducale, così come gli altri musei delle Marche, hanno da sempre un andamento costante. Anzi nel 2014 e nei primi mesi del 2015 c’è stato un grande miglioramento”. A gennaio, febbraio e marzo si sono registrati 10mila ingressi in più rispetto all’anno precedente e, come ricorda la Vastano, “in quei mesi non abbiamo avuto nessuna mostra temporanea. Si tratta anche di un periodo di bassa stagione, quindi questo risultato è ancora più significativo”. E il primo week-end di maggio, beneficiando della mostra Lo studiolo del Duca, si è chiuso con circa 7mila ingressi. “Considerando il periodo di crisi che stiamo attraversando e la posizione scomoda delle Marche e di Urbino, la nostra situazione è buona. Dobbiamo essere positivi” ha concluso la Vastano.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/turismo-culturale-litalia-cresce-le-marche-no-e-palazzo-ducale-si-riempie-solo-grazie-a-grandi-mostre/73726/feed/ 0
Bramante 501 anni dopo: due eventi ricordano l’architetto a Fermignano e Urbino http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/bramante-501-anni-dopo-due-eventi-ricordano-larchitetto-a-fermignano-e-urbino/73621/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/bramante-501-anni-dopo-due-eventi-ricordano-larchitetto-a-fermignano-e-urbino/73621/#comments Wed, 06 May 2015 14:05:59 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73621 URBINO – Nel 2014 si sono celebrati i 500 anni dalla morte di Donato Bramante a Fermignano, ma anche nel 2015 sono numerosi gli incontri per ricordare l’architetto e pittore rinascimentale.

fermigano bramantreNella stessa città natale dell’artista venerdì 8 maggio alle 17 si terrà la conferenza “Restauri alla Chiesa San Bernardino ad Urbino e rivisitazione delle problematiche della sua attribuzione da Bramante a Francesco di Giorgio Martini”. L’incontro sarà ospitato nella sala Claudio Monteverdi in via Martiri della libertà 22. L’evento è curato dall’architetto Stefano Gizzi, sopraintendente per le Belle arti e paesaggio dell’Umbria. Ad organizzarlo il Comitato quinto centenario celebrazioni bramantesche.

A Fermignano l’11 aprile scorso era già stata organizzata una conferenza sulle origini dell’artista dal titolo “La famiglia Bramante. Fonti archivistiche urbinati”.

Immagine

Brochure della presentazione del libro “Il genio conteso. Mito e fortuna di Donato Bramante nel suo territorio di origine”

A Urbino Massimo Moretti, insieme agli altri autori Agnese Piccardoni e Maria Maddalena Paolini, presenteranno lunedì 11 maggio nell’aula magna del Rettorato in via Saffi 2 il libro “Il genio conteso. Mito e fortuna di Donato Bramante nel suo territorio di origine”. All’incontro parteciperanno anche Bonita Cleri, presidente del Centro studi Mazzini di Fermignano e Giancarlo Rosa, docente dell’Università La Sapienza di Roma.

Il libro ricostruisce le iniziative culturali dei secoli scorsi ispirate dalla figura di Donato Bramante. In particolar modo viene analizzato come, negli anni a ridosso dell’Unità d’Italia, le località appartenenti all’allora Ducato di Urbino abbiano riscoperto la grandezza dell’artista e si siano identificate nella sua figura di persona illustre.

La tavola rotonda, organizzata dal dipartimento di Scienze della comunicazione e discipline umanistiche dell’ateneo urbinate in collaborazione con il patrocinio dell’Accademia Raffaello, segue la presentazione del libro fatto il 19 marzo scorso a Fermignano.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/bramante-501-anni-dopo-due-eventi-ricordano-larchitetto-a-fermignano-e-urbino/73621/feed/ 0
I segreti di Urbino racchiusi in trenta codici a barre: l’idea degli studenti dell’Isia http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/i-segreti-di-urbino-racchiusi-in-trenta-codici-a-barre-lidea-degli-studenti-dellisia/73636/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/i-segreti-di-urbino-racchiusi-in-trenta-codici-a-barre-lidea-degli-studenti-dellisia/73636/#comments Wed, 06 May 2015 13:09:52 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73636 URBINO – Chi lo avrebbe mai detto che Via dei Debitori avesse davvero a che fare con un giro di debiti? Eppure quella strada era proprio la preferita dagli urbinati con qualche conto da saldare: sceglieva il “giro lungo” chi per arrivare in centro non voleva passare per via Mazzini, abitata dalle persone benestanti, di solito creditori.

Via Barocci invece era famosa per i suoi orologi, tanto apprezzati da finire nella corte reale a Vienna. Attraversando Piazza Rinascimento si scopre poi che, dove ora passeggiano i turisti, un tempo i cavalieri giocavano a fare la lotta con i gatti: un tipo di “duello” nato in occasione del matrimonio di Guidobaldo, figlio di Federico, con Elisabetta Gonzaga. La vittoria sul temibile sfidante sarebbe valsa dieci monete d’oro.

A volte i racconti più interessanti non si trovano sui libri di storia. In questo caso sono a portata di cellulare. Con il progetto “Imprint Urbino” quattro studenti dell’Isia (Alessandra Smiderle, Giovanni Murolo, Augustina Cocco Canuda e Cecilia Negri) sono riusciti a memorizzare in trenta Qr Code gli aneddoti più curiosi legati alla città, da oggi e per due settimane consultabili tramite il proprio smartphone.

Il Qr Code è un codice a barre bidimensionale che al suo interno riesce a “nascondere” testi da più di 4mila caratteri. È quella piccola immagine in bianco e nero che spesso troviamo nelle etichette dei prodotti o nelle carte d’imbarco che presentiamo al gate dell’aeroporto. La quantità di dati che riesce a contenere ha fatto di questo quadratino lo strumento ideale per trasmettere informazioni senza spreco di carta.

I quattro studenti del corso di Comunicazione e design per l’editoria hanno pensato, ad esempio, di infilarci dentro delle storie. Ma non dei racconti qualsiasi: fatti e curiosità appartenenti al passato di Urbino, che pochi conoscono, e legati a precisi luoghi della città. Se li sono fatti narrare dai cittadini, dagli assessori comunali, dai residenti più anziani. E poi li hanno fatti entrare in trenta Qr code rossi, che da oggi tappezzeranno mura e monumenti in giro per la città.

Per decifrare i trenta codici a barre sparsi per Urbino (la mappa si può consultare su questa pagina) basterà avere con sé uno smartphone e scaricare un lettore di Qr Code. Scansionando il codice si verrà automaticamente indirizzati al sito internet www.imprinturbino.tk (navigabile solo da dispositivi mobili), dove sono contenute le storie.

Ma il gioco non finisce con la lettura della storia. In fondo ad ogni racconto gli studenti dell’Isia hanno pensato di chiedere ai visitatori un aneddoto tutto loro. Perché nel ricostruire la vita di una città un po’ di partecipazione non guasta. Così, se in via Bramante qualcuno ha dato il suo primo bacio, o se a piazza San Francesco è legato un fatto storico che ancora nessuno conosce, non si deve fare altro che aggiungerlo. “Anonimato assicurato”, dicono i ragazzi.

Quella che sembra una semplice caccia al tesoro, è un tentativo intelligente di creare una più profonda memoria collettiva, di dare al presente un nuovo passato.

I ragazzi stanno inoltre lavorando a un evento in cui poter “restituire” le storie alla città: in quell’occasione gli aneddoti digitali si “materializzeranno” su tanti scontrini di carta e chiunque potrà prendere il suo.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/i-segreti-di-urbino-racchiusi-in-trenta-codici-a-barre-lidea-degli-studenti-dellisia/73636/feed/ 0
Michelangelo mangiava casciotta mentre dipingeva la Cappella Sistina. E i suoi terreni erano a Urbania http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/michelangelo-mangiava-casciotta-mentre-dipingeva-la-cappella-sistina-i-suoi-terreni-erano-a-urbania/73530/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/michelangelo-mangiava-casciotta-mentre-dipingeva-la-cappella-sistina-i-suoi-terreni-erano-a-urbania/73530/#comments Wed, 06 May 2015 04:07:20 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73530 Urbania

Casteldurante ai tempi di Michelangelo (da Cipriano Piccolpasso)

URBINO – Lo avreste mai detto che il grande Michelangelo oltre ad essere appassionato di casciotta era anche proprietario di terreni da formaggio a Casteldurante (oggi Urbania)? Non è una ‘bufala’ che corre su internet, ma ad affermarlo è il geologo e paleontologo Rodolfo Coccioni, professore ordinario del dipartimento di Scienze della Terra, della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Urbino “Carlo Bo”.

“Che Michelangelo fosse un appassionato di casciotta è storia nota – annuncia la sua scoperta Coccioni – ma che avesse i suoi terreni da formaggio a Casteldurante è assolutamente una novità”.

“Negli ultimi tempi mi diverto a studiare e analizzare il paesaggio, soprattuto quello rinascimentale. Far parte del corso post laurea ‘Geologia e gusto’, attivo da tre anni all’Università di Urbino, inoltre, mi ha spinto a cercare collegamenti tra notizie storiche curiose e personaggi famosi” dice Coccioni al Ducato.

gioconda-193x300Il geologo non è l’unico ad aver scelto il territorio della provincia urbinate per i sui studi rinascimentali; anche Olivia Nesci e Rosetta Borchia si sono divertite a esaminare questa zona dimostrando che il paesaggio che si nasconde dietro la Gioconda rappresenta proprio il Montefeltro.  Nel celebre dipinto infatti comparirebbero anche i due massi calcarei Sasso Simone e Simoncello.

È stata proprio la presenza di così tanti artisti famosi in un questi luoghi che lo ha spinto a continuare gli studi iniziati da don Corrado Leonardi, studioso di Urbania, appassionato di storia della sua città. “Michelangelo amava la casciotta urbinate ma mancava il link che collegasse l’artista a Urbania – ha detto Coccioni – così ho analizzato di nuovo i documenti ritrovati da Leonardi: una corrispondenza tra Michelangelo e la moglie di Francesco Amatori, il più affezionato domestico e aiutante dell’artista, che lo aveva seguito anche a Roma”. Cecconi ha spiegato che in queste lettere Madonna Cornelia, una volta morto il marito era tornata a Urbania e da qui si preoccupava di inviare sempre l’amato formaggio all’amico del marito, rimasto a completare la Cappella Sistina.

Essendo ghiotto di formaggio, inoltre, aveva chiesto all’Amatori di comprare dei terreni dove potessero pascolare pecore e mucche. Tra i documenti analizzati dal geologo c’è un atto notarile del 12 febbraio 1554, che testimonia questo acquisto. “L’atto è stato fondamentale – ha detto Cecconi- perché indica i terreni con nomi particolari. Questo era stato sottolineato anche da Leonardi ma gli mancava un passaggio fondamentale, il link tra carta e luogo fisico. Io ho riletto tutto, mi sono fatto un giro per Urbania e ho confrontato i terreni fisici con i vecchi toponimi indicati dal documento e tutto è risultato chiaro. Infatti i nomi non sono cambiati poi tanto perché Campi Resi e Colonnelli rimangono ancora oggi invariati, mentre La Ricciola si è trasformato in Ca’ la Ricciola. Dopo più di 500 anni quindi la toponimia è rimasta la stessa.”

I terreni di Michelangelo

I poderi di Michelangelo a Casteldurante

FOTO 3

Pecore al pascolo sui terreni di Michelangelo

Una volta trovati i terreni Cecconi li ha analizzati dal punto di vista geologico e ha scoperto che sono dei terreni perfetti per fare la casciotta. Infatti, ha spiegato: “Per fare un buon formaggio servono territori pendenti e sabbiosi perché l’acqua deve scendere. Qui nasce l’erba migliore, il guaime, quella nata dopo la prima falciatura e quindi quella che fa meglio allo stomaco delle pecore e delle mucche e che fa produrre loro il latte migliore”.

 

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2015/05/06/ducato-online/michelangelo-mangiava-casciotta-mentre-dipingeva-la-cappella-sistina-i-suoi-terreni-erano-a-urbania/73530/feed/ 0
Niente padiglione Expo per il Montefeltro, sfuma il ‘sogno’ di Sgarbi http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-online/lecuador-scippa-il-padiglione-expo-al-montefeltro/73225/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-online/lecuador-scippa-il-padiglione-expo-al-montefeltro/73225/#comments Mon, 04 May 2015 14:41:43 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73225 Vittorio_SgarbiURBINO – All’Expo il Montefeltro non avrà un padiglione dedicato, ma uno spazio all’interno del Padiglione Italia o del Padiglione Zero. Lo ha dichiarato Vittorio Sgarbi a Il Ducato spiegando che:”L’ Ecuador si è ripreso il suo spazio un mese prima dell’inaugurazione”. Svanisce così, ‘scippato’ dal dietrofront di Quito, il sogno dell’assessore alla rivoluzione di Urbino. Doveva essere l’occasione che avrebbe fatto conoscere la Cittaà Ducale e il territorio circostante a tutto il mondo. Incerto, ora, anche lo spazio dedicato all’interno del Padiglione Italia. A quattro giorni dall’inizio dell’Esposizione Universale, del Montefeltro non c’è ancora traccia.

ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO A SGARBI NEL GR DELLE 17.45 (al minuto 5.35)

Solo dieci giorni fa Maurizio Gambini, Sindaco di Urbino, si esprimeva fiducioso sulla fattibilità del progetto: “Ci stiamo lavorando, spero che possa essere una grande occasione di incontro e promozione per tutto il territorio. Negli ultimi giorni sono stato negli Usa (per la consegna dell’Urbino press Award ndr) e spero che Sgarbi e gli altri assessori abbiano continuato a lavorarci”. Più scettico, invece, si è mostrato, due giorni più tardi, l’assessore regionale al bilancio e alla cultura Pietro Marcolini: “L’intenzione ci è stata dichiarata dagli amministratori. Mi pare una buona idea, ma non so se tardiva. Non so se ci saranno i tempi materiali per organizzarla”.

Che fosse una corsa contro il tempo lo si sapeva dall’inizio. Lo stesso Gambini, anticipando la proposta di Sgarbi a Il Ducato, lo aveva definito un ‘progetto last minute’, mentre poche ore più tardi l’assessore, perentorio, dichiarava: “Stiamo trattando, bisogna farlo rapidamente”.

La proposta. L’ idea era quella di occupare gli spazi rimasti disponibili dopo la rinuncia di alcuni Stati esteri. Si trattava di un’area di circa 1200 metri quadrati da riempire, in parte, con un capannone semplice e funzionale per accogliere testimonianze di varia natura, dall’arte alla produzione locale. L’intento principale: presentare il Montefeltro compatto, come se fosse uno “Stato”. Se c’erano dubbi sulla possibilità che uno spazio pensato per uno stato straniero potesse essere occupato da un ente dai confini giuridicamente sfumati, alla fine uno stato, questo sì compatto e reale, l’ha occupato. Insieme all’Ecuador, l’area è stata assegnata anche alla Nigeria e alla Lettonia.

Arrendersi, mai. Per far conoscere Urbino e il territorio, il critico d’arte continuerà a puntare sul turismo culturale. Con l’estate alle porte, l’obiettivo è mantenere gli standard già molto positivi registrati con le diverse mostre ospitate dalla città. Prossimo fiore all’occhiello sarà ‘Rinascimento Segreto’: “È la mostra più importante tra tutte quelle programma, l’ho concepita il 15 agosto dell’anno scorso. Ho pensato sarebbe stato utile, oltre a mangiare porchetta, far vedere opere d’arte sul tema della Festa del Duca. Un’altra esposizione sarà dedicata all’astrattismo. Corrente molto lontana dal Rinascimento, ma il cui spirito è comunque vicino al razionalismo e alla visione logica e matematica, tipica di Piero della Francesca”

 

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2015/05/04/ducato-online/lecuador-scippa-il-padiglione-expo-al-montefeltro/73225/feed/ 0
Il jazz dei Locomarket, dall’Olanda a Urbino con il loro primo album: Zingaria http://ifg.uniurb.it/2015/05/02/ducato-online/il-jazz-dei-locomarket-dallolanda-a-urbino-con-il-loro-primo-album-zingaria/73077/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/02/ducato-online/il-jazz-dei-locomarket-dallolanda-a-urbino-con-il-loro-primo-album-zingaria/73077/#comments Sat, 02 May 2015 09:01:41 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73077 Fonte: www.locomarket.it

Fonte: www.locomarket.it

URBINO – Un disco di Miles Davis in mano e una melodia in testa, da Urbino all’Olanda: il jazz dei Locomarket non conosce confini. Una cantina in cui improvvisare, tanta voglia di suonare in giro per il mondo e un disco, “Zingarìa”,  uscito da poco,  che mischia contaminazioni orientali e balcaniche. Denis Fattori alla tromba, Jacopo Mezzanotti alla chitarra, Alex Gorbi al contrabbasso,  tre musicisti marchigiani accompagnati dal campano Carmine Ioanna alla fisarmonica. Sabato 2 maggio si esibiranno al Cinema Nuova luce dove presenteranno il loro primo album.

Il Jazz conta tantissimi appassionati in tutta Italia, e anche la città ducale ha la sua comunità di musicisti e semplici ascoltatori. L’Urbino Jazz Club è nato nel 2014, proprio per mano degli stessi Fattori, Mezzanotti e Gorbi. Quest’ultimo: urbinate, collaboratore di Raphael Gualazzi, già dall’età di 13 anni con un contrabbasso in mano, capace di spaziare dal Blues, al Rock’n roll, fino alle contaminazioni latino americane.

I tre musicisti  suonano da anni in giro per l’Italia e l’Europa, ma la volontà di tornare e ascoltare buona musica a casa loro ha posto le basi per un’associazione che ha raccolto intorno a se artisti  del territorio e della vicina Romagna.

I Locomarket sono il fiore all’occhiello del club, e la musica dell’ultimo disco è  nata grazie ad una jam session a L’Aja, negli studi del rinomato produttore  olandese Barry Otholf.  I quattro si sono chiusi in studio e in una settimana è nato il disco. Jacopo Mezzanotti è di Belforte all’Isauro, ha vissuto in Olanda ed ora è stabile a Valencia. Un viaggiatore della musica che adora l’Italia ma che considera i Paesi Bassi come la sua seconda patria musicale. Per Mezzanotti, è una questione di cultura musicale:  a differenza dell’Italia, il jazz non è considerato un genere di nicchia e non mancano gli spazi dove suonare. “Il nostro paese fornisce grandi musicisti, ma non sono parte di una grande cultura musicale”, afferma il chitarrista.

Fonte: Zingaria

Fonte: www.locomarket.it

Denis Fattori, è un trombettista di Acqualagna ma ora vive Roma, è  diplomato al conservatorio, alterna la passione per la musica Jazz a quella per la musica classica. Già da bambino, una passione sfrenata per Miles Davis, Charlie Parker, Clifford Brian e Dexter Gordon, e poi tanta gavetta. “La musica è sempre stata la mia vita, – racconta –  ho fatto di tutto per portare a termine i  miei obbiettivi, ma sempre con i piedi per terra”.  La sua carriera inizia a 16 anni, quando esordisce per l’orchestra filarmonica marchigiana, poi una carriera ventennale in giro per l’Italia, ma è a Urbino, che torna ogni volta con piacere. “Se si ha voglia di cercare non mancano gli spazi, e poi la gente è ricettiva, viene sempre ai nostri concerti.”

Al Cinema Nuova Luce “ci aspettiamo un grande riscontro di pubblico”- continua Fattori –   per una serata che è anche occasione per una raccolta fondi a favore di Urbino Jazz Club. L’associazione ha bisogno di uno spazio per organizzare concerti e attività, fino ad oggi la piadineria Il Falco ha sempre concesso una sala, ma non basta più per soddisfare la voglia di musica dei propri iscritti.

I Locomarket non hanno sogni nel cassetto, a loro basta continuare e sperimentare, l’importante è stare con i pedi per terra, il resto verrà da sé.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2015/05/02/ducato-online/il-jazz-dei-locomarket-dallolanda-a-urbino-con-il-loro-primo-album-zingaria/73077/feed/ 0
Urbino, 100mila euro per il teatro romano. Tornerà in vita entro la fine dell’anno http://ifg.uniurb.it/2015/05/02/ducato-online/urbino-100mila-euro-per-il-teatro-romano-tornera-in-vita-entro-la-fine-dellanno/72872/ http://ifg.uniurb.it/2015/05/02/ducato-online/urbino-100mila-euro-per-il-teatro-romano-tornera-in-vita-entro-la-fine-dellanno/72872/#comments Sat, 02 May 2015 08:10:18 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72872 MAPPA - ALLA SCOPERTA DELLA URBINO ROMANA I resti dell'edificio sono nascosti da 40 anni sotto una tettoia arrugginita coperta di graffiti e circondata dai rifiuti. Così uno dei tesori della città antica resta sconosciuto a molti degli stessi urbinati. Ora il Comune ha deciso di stanziare fondi per la riqualificazione
LEGGI - Bilancio, un milione e mezzo per per urbanistica, strade ed edilizia]]>
La tettoia di metallo che copre il luogo dei ritrovamenti

La tettoia di metallo che copre il luogo dei ritrovamenti

URBINO – Concerti, rappresentazioni teatrali e un innovativo percorso multimediale. Sarà questo il futuro del teatro romano di Urbino, scoperto più di mezzo secolo fa a pochi passi da via Saffi. I resti della struttura oggi sono abbandonati al degrado, coperti dalle erbacce e da una tettoia di metallo arrugginito. Un peccato mortale per una città che fa della bellezza e dell’arte una delle sue armi migliori per attrarre turisti da tutto il mondo e che si fregia di essere patrimonio dell’Unesco. Dopo anni di discussioni, però, questa zona potrebbe trovare nuova vita.

Il Comune ha infatti inserito nel bilancio previsionale del prossimo biennio oltre centomila euro per riabilitare l’area: ottantaseimila euro provengono da fondi europei (finanziamento Gal, Gruppo di azione locale) mentre i restanti 21mila saranno concessi direttamente dal Comune. “Vogliamo creare un percorso multimediale – spiega l’assessore all’urbanistica Roberto Cioppi – che unisca il teatro ad altri siti archeologici presenti nel Montefeltro, in particolare a Fossombrone e Sant’Angelo in Vado. Inoltre vorremmo spostare alcuni reperti a Palazzo ducale o esporli nell’area stessa degli scavi con delle spiegazioni fotografiche e dei codici Qr (i codici bidimensionali che vengono letti con gli smartphone ndr)”.

Quello che nasconde la tettoia. Sporcizia, fogliame e terra coprono i resti del teatro

Quello che nasconde la tettoia. Sporcizia, fogliame e terra coprono i resti del teatro

Il teatro, questo sconosciuto. La valorizzazione che il Comune ha messo in cantiere potrebbe servire anche a far conoscere il teatro non solo ai turisti ma agli urbinati stessi, che oggi sembrano aver dimenticato uno dei loro tesori, nascosto sotto quelle lamiere rosse, ora coperte di graffiti, ormai da 40 anni. Marta e Francesco, due studenti di chimica, abitano a pochi passi dalla zona del ritrovamento ma scoprono solo oggi la sua esistenza: “Ci siamo sempre chiesti cosa proteggesse, ma non ci saremmo mai aspettati di trovare dei reperti romani qui a Urbino”. Chiedendo ai ragazzi che camminano per il centro dove sia il teatro si ricevono indicazioni confuse e spesso sbagliate.

Qualcuno che ha la memoria un po’ più lunga ricorda  quando, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, in quella zona si giocava a pallone. “Se ti avvicini al muro del palazzo di fronte – spiega Valerio De Angeli, dipendente dell’Università – puoi ancora vedere i segni delle porte che facevamo con il gesso”. Anche Luca, dipendente del bar “Quattrocento”, sapeva del teatro e sarebbe felice di una riqualificazione dell’area: “Mi piacerebbe se, ultimati i lavori, mettessero una lastra trasparente sopra gli scavi permettendo a tutti di camminare sulle rovine”.

La reazione sui social. Le opinioni degli urbinati non si fermano solo a chi abita o lavora nei dintorni del teatro. Sulla pagina Fb del Ducato abbiamo chiesto ai nostri lettori cosa si nascondesse sotto la tettoia e le risposte non si sono fatte attendere. “Un cariolo di topi”, “missili nucleari pronti a partire” o addirittura “le porte dell’inferno” sono i commenti più originali che abbiamo ricevuto. C’è poi chi, ha risposto correttamente facendo trasparire una certa amarezza: “Un sito archeologico da valorizzare” e chi invece ironizza su presunti ‘costumi locali': “Urbinati nascosti per la paura di dover pagare da bere” o si lascia andare alla nostalgia: “Ci vivono i sette nani, o almeno così credevo da piccola”. Tra i commenti c’è anche chi crede che si tratti dei resti un anfiteatro, ma viene prontamente corretto. Ma qual è la storia dei ritrovamenti?

La pianta del teatro romano all'interno della città odierna. Ricostruzione di Massimo Luni (1977)

La pianta del teatro romano all’interno della città odierna. Ricostruzione di Mario Luni (1977)

La storia del teatro. I primi scavi risalgono al 1943 quando, durante alcuni lavori casuali, furono scoperti, a cinque metri di profondità, i resti di un antico teatro romano databile intorno al primo secolo dopo Cristo. Tra i reperti presenti nell’area c’erano parti di una colonna e i frammenti dei marmi che coprivano la zona dell’orchestra. “A causa della seconda guerra mondiale però – spiega Chiara Delpino della soprintendenza ai beni archeologici – gli scavi furono interrotti, e per oltre trent’anni l’erba è ricresciuta nella zona coprendo i ritrovamenti”.

Nel 1975 poi l’archeologo Mario Luni, professore all’Università Carlo Bo scomparso lo scorso anno, ha ripreso gli scavi scoprendo uno dei due parodoi (gli ingressi), parte del proscenio, i primi tre gradini della cavea e alcuni marmi colorati che evidenziano la ricchezza della struttura. In base alle sue scoperte, si è ipotizzato il teatro si estendesse per 75 metri di ampiezza. Anche in questo caso però i lavori furono interrotti per la mancanza di fondi e l’area degli scavi fu coperta dalla tettoia che si può vedere oggi. Una triste fine per una delle poche testimonianze recuperabili di architettura romana in città, a cui finalmente, dalle prossime settimane, verrà resa giustizia.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2015/05/02/ducato-online/urbino-100mila-euro-per-il-teatro-romano-tornera-in-vita-entro-la-fine-dellanno/72872/feed/ 0
La mappa segreta della Urbino romana http://ifg.uniurb.it/2015/04/29/ducato-online/la-mappa-segreta-della-urbino-romana/73016/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/29/ducato-online/la-mappa-segreta-della-urbino-romana/73016/#comments Wed, 29 Apr 2015 16:21:53 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=73016 [continua a leggere]]]> La pianta della città romana

La pianta della città romana

URBINO – Urvinum Mataurense era molto più che un teatro romano. Dalla mappa ricostruita dagli archeologi emerge  un’ intera città nascosta sotto quella rinascimentale. La sua ampiezza sfruttava la parte pianeggiante più alta della città. Con un po’ di fantasia, ci si può passeggiare idealmente anche oggi. La città era costruita secondo uno schema classico. Quanti sospettavano che camminando da piazza della Repubblica fino a via Saffi si segue quasi fedelmente il cardus maximus? E che il decumanus maximus si intersecava perpendicolarmente all’altezza di via Veterani?

Nel punto in cui il cardo, la via che tagliava la città da Nord a Sud, si incontrava con il decumano, la strada che la tagliava da Est a Ovest, c’era il foro, la piazza centrale e più importante della città. Il foro romano era situato nei pressi dell’attuale piazza Duca Federico, la parte più importante dell’età rinascimentale. Urvinum si estendeva dunque dalla parte bassa di via Veneto fino al punto più alto di via Saffi, passando per via Santa Chiara. La cinta muraria non è molto evidente attualmente, comunque dalle fondamenta della chiesa di San Paolo le antiche mura procedono a monte della via San Girolamo, e sotto il monastero di Santa Chiara, lungo il giardino del vecchio tribunale fino a raggiungere Palazzo Passionei, continuando a monte di via Budassi per terminare a porta Maia.

La città rinascimentale, purtroppo, si erge sui resti di quelli antica, nascondendo la maggior parte della storia romana urbinate. Alcuni frammenti di mura sono stati rinvenuti all’interno del Palazzo dell’Arcivescovado e dentro il cortile interno del Palazzo Battiferri. In via Santa Chiara sono in corso i lavori per riportare alla luce una struttura risalente all’età repubblicana. E non finisce qua. Sotto la città romana se ne nasconde un’altra: la rete idrica. All’esterno delle mura romane per esempio, la chiesa di San Sergio, situata a metà di via Raffaello, è stata eretta sopra un’antica cisterna di epoca romana, ma il reticolato di canali e canaletti è molto più esteso, ampliato in tutte le fasi della storia città e ultimato nel Rinascimento.

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2015/04/29/ducato-online/la-mappa-segreta-della-urbino-romana/73016/feed/ 0
In diretta webcam sboccerà a Urbino uno dei fiori più grandi al mondo http://ifg.uniurb.it/2015/04/28/ducato-online/in-diretta-webcam-sboccera-a-urbino-uno-dei-fiori-piu-grandi-al-mondo/72787/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/28/ducato-online/in-diretta-webcam-sboccera-a-urbino-uno-dei-fiori-piu-grandi-al-mondo/72787/#comments Tue, 28 Apr 2015 10:03:35 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72787 URBINO – Anche Urbino ha il suo Grande Fratello. Concorrente unico: un fiore. Sì, perché il campus scientifico Mattei ha piazzato una webcam per registrare in diretta la fioritura dell’Amorphophallus rivieri, una pianta originaria dell’Asia a forma di mela che può pesare diversi chili, 4 nel caso dell’esemplare custodito dal dipartimento di scienze della terra. Oltre alle dimensioni, però, l’Amorphophallus ha anche un’altra particolarità: quando sboccia, infatti, emana un odore molto simile a quello della carne in putrefazione. Il tutto con un colore e una consistenza intonata al profumo: quella della carne cruda. Insomma, un fiore non certo adatto al festival di San Remo ma decisamente raro.

L'Amorphophallus rivieri custodito dal Campus scientifico Mattei

L’Amorphophallus rivieri custodito dal Campus scientifico Mattei

La fioritura, difficile da osservare e tra le più alte al mondo, avviene in primavera. Dalla base della pianta si sviluppa un ramo che impiega diverse settimane per raggiungere fino a un metro e mezzo di altezza; su uno stelo del diametro di tre o quattro centimetri si innesta poi uno spadice, come una grossa spiga, costellato alla base da tantissimi minuscoli fiori.

Altro particolare interessante e inusuale è che il tubero da cui cresce il ramo non si può rifornire di acqua e di nutrienti dal terreno, perché ancora privo di radici. Una volta appassito il fiore, dallo stesso punto emergerà un’unica foglia: all’apice del picciolo lungo più di un metro e di colore verde screziato di marrone si aprirà l’unica foglia frastagliata.

 

Sullo stesso argomento:

]]>
http://ifg.uniurb.it/2015/04/28/ducato-online/in-diretta-webcam-sboccera-a-urbino-uno-dei-fiori-piu-grandi-al-mondo/72787/feed/ 0