il Ducato » Spettacoli http://ifg.uniurb.it testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino Mon, 01 Jun 2015 01:40:19 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.1.5 testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato no testata online dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino il Ducato » Spettacoli http://ifg.uniurb.it/wp-content/plugins/powerpress/rss_default.jpg http://ifg.uniurb.it/categorie/ducato-online/spettacoli/ Fermignano a tavola per la Sagra della tagliatella: cibo, musica e balli – FOTO http://ifg.uniurb.it/2015/04/27/ducato-online/fermignano-a-tavola-per-la-sagra-della-tagliatella-cibo-musica-e-balli/72660/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/27/ducato-online/fermignano-a-tavola-per-la-sagra-della-tagliatella-cibo-musica-e-balli/72660/#comments Mon, 27 Apr 2015 13:55:07 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=72660 FOTOGALLERIA Buona affluenza nel primo week end della manifestazione. Ora l'appuntamento con degustazioni, balli e musica dal vivo si rinnova dal 30 aprile al 3 maggio ]]> URBINO. Condite al ragù di carne, con un soffritto di asparagi o con piselli e prosciutto: a Fermignano è tornata la Sagra della tagliatella, arrivata quest’anno alla sua sesta edizione. I cuochi e le cuoche – tutti volontari – hanno fatto fuori in tre giorni 1800 uova per preparare uno dei piatti più tipici della tradizione locale. La manifestazione, cui lavorano circa 35 persone, dura sei giorni distribuiti su due week end. Durante il primo fine settimana, quello appena trascorso, centinaia di persone sono arrivate nel grande tendone bianco allestito nel parco vicino alla ex stazione, attratte dalle porzioni generose e dagli ingredienti di qualità. E anche per il secondo fine settimana, in programma dal 30 aprile al 3 maggio, gli organizzatori sperano in una buona affluenza.

Ma alla Sagra della tagliatella non si mangia e basta, infatti dopo cena si prosegue con musica dal vivo suonata da un’orchestra e ci si può scatenare con il liscio e i balli di gruppo. Per chi vuole, poi, c’è anche modo di imparare. La cucina, infatti, è aperta al pubblico e le mamme e le nonne della piccola cittadina del Montefeltro mostrano ai presenti come preparare la pasta: dall’impasto al taglio passando per la stesura della sfoglia sottile. “I segreti della preparazione non devono essere dimenticati”, spiega uno degli organizzatori, Enrico Tontini, del gruppo Giovani di Fermignano, “a casa mia la tagliatella è il piatto della domenica, non manca mai, la fanno mia mamma e mia nonna. Ora sta imparando anche la mia fidanzata e spero di cimentarmi presto anche io”.

Girando per i tavoli durante il primo week end si raccolgono impressioni più che positive. “Io e mio figlio abbiamo fatto il bis. Le nostre mamme cucinano sempre le tagliatelle, però qui sono fatte veramente bene”, racconta un signore in giacca di jeans e occhiali mentre paga il suo secondo piatto di pasta. Per gli appassionati di questa specialità, poi, il piacere è ancora più grande. “Cuciniamo le tagliatelle un giorno si uno no – racconta un anziano seduto assieme alla moglie e ai nipoti – le condisco con ragù, fagioli, piselli, un po’ con quello che trovo. Qui sono ottime”.

 

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Al via il casting per la serie tv tedesca “Der Poliziotto” http://ifg.uniurb.it/2015/04/13/ducato-notizie-informazione/al-via-il-casting-per-la-serie-tv-tedesca-der-poliziotto/70495/ http://ifg.uniurb.it/2015/04/13/ducato-notizie-informazione/al-via-il-casting-per-la-serie-tv-tedesca-der-poliziotto/70495/#comments Mon, 13 Apr 2015 16:40:53 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=70495 [continua a leggere]]]> URBINO – Attori cercasi per “Der Poliziotto”, serie tv tedesca che verrà girata a Urbino nei mesi di maggio e giugno. La casa di produzione Studio Hamburg è alla ricerca di attori e attrici dai 20 ai 65 anni per interpretare piccoli parti nella fiction e di uomini e donne dai 18 ai 70 anni per i ruoli di comparse. Il casting per gli attori si svolgerà il 15 aprile, dalle 9 alle 17, nella Sala Castellani del Collegio Raffaello, mentre  le aspiranti comparse dovranno presentarsi il 18 e 19 aprile, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18.30, nella sede della Casa della Poesia presso il Palazzo Bonaventura Odasi.

La storia, tratta dall’omonimo libro dello scrittore tedesco Uli T. Swlider, racconta le vicende di un vigile urbano di Canavaccio che indaga su un misterioso delitto. L’autore del romanzo, rimasto affascinato dalla città ducale durante una visita, ha voluto che la fiction, che verrà trasmessa sulla televisione nazionale tedesca, fosse ambientata proprio nei luoghi che hanno ispirato suo lavoro.

Le riprese verranno effettuate nel centro storico della città: dagli uffici del turismo di Palazzo Boghi a Palazzo Nuovo, mentre alcune scene saranno girate in case private.

I ruoli saranno retribuiti. Per informazioni scrivere all’indirizzo pedramati@hotmail.it.

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Raiuno sceglie il Montelfeltro, Easy driver a Urbino per tre giorni http://ifg.uniurb.it/2015/03/10/ducato-online/raiuno-sceglie-il-montelfeltro-easy-driver-a-urbino-per-tre-giorni/67622/ http://ifg.uniurb.it/2015/03/10/ducato-online/raiuno-sceglie-il-montelfeltro-easy-driver-a-urbino-per-tre-giorni/67622/#comments Tue, 10 Mar 2015 14:50:21 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=67622 URBINO – Cassonetti rimossi, niente auto in sosta e tavolini davanti a palazzo Ducale fino a venerdì. In città è arrivato Easy driver, il programma di Rai1 dedicato al mondo dei motori. Le conduttrici, ogni puntata alla guida di vetture diverse, raccontano quello che vedono dentro, ma anche fuori dal finestrino. Due troupe televisive sono arrivate a Urbino per tre giorni di riprese e si fermeranno nella zona del Montefeltro per circa una settimana.

La puntata andrà in onda il 18 aprile e oltre alla città del Duca vedrà protagoniste Urbania e Sant’Angelo in Vado. Sullo sfondo la bellezza della zona del Montefeltro, che le conduttrici Roberta Morise e Veronica Gatto percorreranno a bordo di una Porsche Cayenne e di una Kia Soul. Il viaggio comincerà da Urbino, da piazza Rinascimento e piazza del Duca Federico, dove nella mattinata di martedì sono state girate le prime scene. Poi le due auto seguiranno due percorsi diversi e si ritroveranno solo alla fine della puntata.

Altre scene sono state girate a piazza della Repubblica e in via Raffaello, mentre nel pomeriggio, tra le 16 e le 17, sarà la volta della fortezza Albornoz. “Per queste riprese potremmo servirci di un drone” – ha detto Massimiliano Arbuti, organizzatore di produzione Rai.

Il Comune di Urbino non ha ricevuto alcun compenso dalla Rai, come ha detto al Ducato Gabriele Cavalera, addetto stampa del Comune: “La città si è impegnata solamente a garantire l’ordine e la pulizia nelle strade. Si tratta di un’occasione per avere visibilità”.

Per permettere le riprese, il comune ha infatti disposto un’ordinanza che vieta la sosta alle auto, dalle 7.30 alle 13.00,  e ordina la rimozione di cassonetti, sedie e tavolini dei bar nelle vie interessate: in via dei Maceri, via Puccinotti, via Raffaello, piazza Duca Federico e piazza Rinascimento. Il divieto è valido anche per i veicoli autorizzati.

“Abbiamo avuto notizia ordinanza ieri. Senza i tavolini una piccola diminuzione degli incassi c’è, gli studenti si siedono fuori anche se è freddo – commenta il titolare del Caffè 400 – l’aspetto positivo è che la trasmissione porterà pubblicità per Urbino e quindi turisti”. “Con questa occasione si vede finalmente Urbino senza macchine parcheggiate – commenta il barista di Bar Raffaello – ed è bellissima”. Insomma, nessun problema se a guadagnarci è l’immagine della città.

 

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Teatro, Haber e Boni al Sanzio: “Tra noi grande feeling. Urbino città deliziosa” http://ifg.uniurb.it/2015/02/23/ducato-online/teatro-haber-e-boni-al-sanzio-tra-noi-grande-feeling-urbino-citta-deliziosa/65974/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/23/ducato-online/teatro-haber-e-boni-al-sanzio-tra-noi-grande-feeling-urbino-citta-deliziosa/65974/#comments Mon, 23 Feb 2015 10:47:41 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65974 Alessandro Haber

Alessandro Haber

URBINO – Due grandi attori che lavorano insieme da anni, che si stimano e il cui sodalizio continuerà ancora a lungo. Giovedì 19 febbraio, con la commedia Il visitatore di Eric Schmitt, Alessandro Haber e Alessio Boni hanno fatto incetta di applausi al teatro Sanzio di Urbino. Una città che i due attori definiscono “deliziosa”, anche grazie all’aria di gioventù che si respira. “Urbino è un piccolo gioiello – dice Haber – e la presenza dell’università e di tanti giovani la rende assai piacevole”. “Si sente che è una città viva – gli fa eco Boni- basta guardare il teatro Sanzio, farsi un giro in centro… il fermento giovanile e universitario poi la rende ancor più bella”.

Ne Il visitatore, Sigmund Freud (Haber) e Dio (Boni) si sfidano a colpi di argomentazioni su religione e ateismo, su fede e ragione. Due personaggi molto diversi ma ugualmente complessi, rappresentati da testo e sceneggiatura in maniera molto originale, lontana dall’immagine abituale che si ha di loro.

“Il mio Freud ha 82 anni, ha un tumore alla gola e morirà di lì a poco – spiega Haber – io sono più giovane perciò ho dovuto cambiare postura e vocalità, tremando di continuo. Non avendolo ovviamente mai conosciuto, me lo sono dovuto inventare totalmente. In questo sono stato aiutato da un testo meraviglioso, dall’ottima regia e da compagni di viaggio uno più bravo dell’altro”.

Un Freud che non riesce a credere in un dio che permette che nel mondo ci sia tanto dolore. “Concordo con lui – continua Haber – se esistiamo qualcosa sopra ci sarà anche, poi però mi viene in mente la realtà, fatta  di disuguaglianze, strapoteri, male che incombe. Se penso a quello che è successo nei campi di concentramento… Mi girano un po’. Non riesco a pensare che Dio voglia questo, se ci fosse dovrebbe essere vicino alle persone che hanno dei problemi”. Un po’ come fa oggi papa Francesco, che per Haber è “un rivoluzionario che sta ribaltando tante cose. Si avvicina molto al popolo, all’essere umano, un papa dovrebbe essere così”.

“Nella sceneggiatura originale Dio era rappresentato come un dandy, super raffinato ed elegante nel vestire – racconta Boni – invece il nostro regista Valerio Binasco ha voluto renderlo un clochard, un disadattato molto terra terra ma dotato di una certa trasversalità, in modo tale che possa parlare con uno dei massimi esponenti dell’aristocrazia austriaca del 1938 come Freud. Vedi questo folletto che in scena gira come un satellite attorno al “pianeta” Freud, punzeccchiandolo e cercando di fargli uscire un po’ di verità, per vedere se crederà o meno nel mistero. Il segreto di questo spettacolo, che è una vera bomba, sta proprio nel fatto che l’autore Schmitt ha saputo scrivere il duello tra Dio e Freud con leggerezza e ironia. Un testo divertente e ironico ma a tratti anche profondo”.

Boni - primo piano

Alessio Boni

Per quasi tutto lo spettacolo, Haber e Boni si trovano soli sul palco. Questo rende fondamentale, per la buona riuscita dell’esibizione, il feeling tra i due. “Con Boni c’è grande armonia, siamo insieme da cinque o sei anni ormai – dice Haber – oltre a essere un ottimo attore è umanamente fantastico, è dolcissimo e generoso. In più mi sopporta, che non è poco. Io sono una persona semplice ma ho un carattere bizzarro, non facile”. “Un collega o un regista è come la tua donna-  spiega Boni- se non li stimi non ci riesci a creare nulla. E io stimo molto Haber. Se decidi di fare a certi livelli un grande testo in cui si è in due o tre protagonisti di un certo calibro, se non stimi chi è con te sul palco non parti nemmeno. Poi ci sono anche le belle sorprese, come Alessandro Tedeschi e Nicoletta Robello - gli altri due componenti del cast- che non conoscevo e che ho scoperto essere due bravi attori. In passato ho rifiutato tanti progetti importanti proprio perché avrei dovuto avere a che fare con persone con  cui un rapporto del genere non si poteva creare. Avere un buon feeling con ti ti sta a fianco è importante, a teatro soprattutto. Altrimenti il pubblico percepisce la finzione, sente che non sale l’energia giusta”.

Visti gli ottimi risultati, la premiata ditta Haber-Boni è ben lontana dall’essere sciolta. “Riprenderemo questo spettacolo per il terzo anno consecutivo – spiega Haber – una cosa assai rara, ma è talmente bello che tutti lo vogliono. Devo dire che è faticoso, pensa che io sono già stanco prima ancora di cominciare. Poi però salgo sul palco, ed ecco che mi torna la voglia”.

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Teatro: Dio, Freud e la fede, “Il visitatore” di Haber conquista il pubblico del Sanzio http://ifg.uniurb.it/2015/02/21/ducato-online/teatro-dio-freud-e-la-fede-il-visitatore-di-haber-conquista-il-pubblico-del-sanzio/65925/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/21/ducato-online/teatro-dio-freud-e-la-fede-il-visitatore-di-haber-conquista-il-pubblico-del-sanzio/65925/#comments Sat, 21 Feb 2015 09:45:48 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65925 L'INTERVISTA / Tra noi grande feeling. Urbino città deliziosa"]]> palco boni haberURBINO-  L’ateo Sigmund Freud vacilla tormentato dal dubbio al cospetto di Dio, o di un balordo imbonitore che quasi lo convince di esserlo. Sul palco del teatro Sanzio è andata in scena la commedia Il viaggiatore, protagonisti Alessandro Haber, nei panni del padre della psicanalisi, e Alessio Boni che interpreta il (presunto) padre celeste. Un dramma che affronta il tema dell’Olocausto e del conflitto religione-ragione, la fede e il libero arbitrio. Un racconto alleggerito dall’ironia che accende le risate di un pubblico che, alla fine, tributerà una lunga ovazione ai protagonisti e ai bravi Alessandro Tedeschi e Nicoletta Robello Bocciforti, rispettivamente un caporale della Gestapo e Anna Freud, figlia dello psicanalista.

Nella Vienna del ’38, appena conquistata dalla Germania nazista, Anna Freud tenta disperatamente di convincere il padre a firmare il salvacondotto che permetterà loro di lasciare la città. Freud però è titubante: non vuole abbandonare una città che è stata tutta la sua vita.  Quando poi Anna viene portata via da un caporale della Gestapo, Freud resta solo con i suoi dubbi e le sue preoccupazioni. Crede di essere solo. Perché all’improvviso compare uno strano individuo, all’apparenza uno sbandato, che presto Freud comprende essere Dio. O forse un pazzo fuggito da un manicomio, cosa che lui, ateo da sempre, ritiene più plausibile.

Platea Sanzio 2Ed è proprio sul tema del dubbio che è incentrato lo spettacolo, dubbio che è benzina necessaria per accendere il motore della mente scientifica, che non accetta i dogmi e si interroga. Il dubbio personale dell’uomo Sigmund: lasciare o meno Vienna. Meglio affrontare il fatto che si è soli, barattando la serenità di una fuga col coraggio e la dignità. Un interessante parallelo tra l’autonomia dell’ateismo e il rifugio della religione. L’arrivo dello sconosciuto amplifica questo tormento, portandolo su un piano superiore: se Dio davvero esiste, perché permette al nazismo, e al male più in generale, di proliferare? Se è onnipotente, non fermando il male non è altro che un sadico, un criminale. Se invece nulla può contro tutto questo, è semplicemente un povero incapace. I due iniziano una lunga discussione su fede e ateismo, alla fine della quale Freud si convince di essere realmente al cospetto di Dio. Vorrebbe però un’ultima prova, che però non arriverà. La risposta di Dio, infatti, sta solo nella fede.

Una commedia brillante (nel 1993 fruttò al suo autore, Eric Schmitt, tre premi Moliere per il teatro), cui la regia di Valerio Binasco ha dato un pizzico di follia in più, con un Dio che, per esempio, rispetto alla versione originale è meno dandy e più senzatetto. Sono tanti gli spunti di riflessione, ma al contempo abbondano i momenti di leggerezza, tanto che spesso il pubblico scoppia a ridere. La sceneggiatura è a tratti molto sottile, riuscendo a strappare una risata a parte della platea anche con un pizzico di blasfemia, quando Anna, convinta di avere a che fare non con Dio ma con uno stalker che da un po’ di tempo la segue ai giardini, gli da del “porco”.

Quartetto sul palco1Quando si riaccendono le luci sulla platea, si accendono gli applausi. Ovazioni sia per i due protagonisti, Haber e Boni appunto, che per Alessandro Tedeschi e Nicoletta Robello Bocciforti. Il calore dei presenti è tale che Boni, pur con fare ironico, accenna a un possibile bis. Ipotesi subito bocciata da Haber, che con un eloquente “gesto dell’ombrello” regala l’ultima risata ai presenti.

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Vittorio Sgarbi insulta tutti, dalla Bindi agli studenti. Su Gambini: “Gli faccio ombra” http://ifg.uniurb.it/2015/02/19/ducato-online/vittorio-sgarbi-insulta-tutti-dalla-bindi-agli-studenti-su-gambini-gli-faccio-ombra/65819/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/19/ducato-online/vittorio-sgarbi-insulta-tutti-dalla-bindi-agli-studenti-su-gambini-gli-faccio-ombra/65819/#comments Thu, 19 Feb 2015 18:43:59 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65819 Vittorio Sgarbi alla presentazione del suo nuovo libro

Vittorio Sgarbi alla presentazione del suo nuovo libro

URBINO – I sindaci ignoranti, gli studenti pure, Gambini eletto solo grazie a lui e infine le offese a Rosy Bindi, a Ignazio Marino e al magistrato di Pesaro che ha recuperato un presunto Leonardo. È un Vittorio Sgarbi che non risparmia nessuno, quello che ieri ha presentato, al cinema Ducale di Urbino, il suo nuovo libro I tesori d’Italia II: gli anni delle meraviglie.

Fra gli applausi del suo pubblico l’assessore all’agricoltura e alla Rivoluzione di Urbino si lancia in una lunga serie di invettive delle sue.

Si parte dal ritrovamento del ritratto di Isabella D’Este, che Carlo Pedretti, il maggior studioso di Leonardo da Vinci è sicuro appartenga al genio rinascimentale: Sgarbi definisce “una bruttura indicibile” il presunto capolavoro leonardesco. Ma va ben oltre, arrivando a chiamare in causa e offendere niente meno che l’ex presidente del Partito Democratico Rosy Bindi e l’attuale sindaco di Roma: “E’ come scambiare Rosy Bindi per Naomi Campbell. Una mostruosità, come Ignazio Marino in Campidoglio, come Giancarlo Magalli presidente della Repubblica”. E’ per questo, afferma, che “il magistrato che ha speso tempo e soldi, i nostri soldi, per una ciofeca del genere è un pervertito che ha tempo da perdere”.

Il critico d’arte ne ha per tutti, dal sindaco di Padova che a malapena sapeva chi era Giotto a Dario Nardella, attuale sindaco di Firenze, che fino a qualche anno fa credeva che Urbino, casa natale di Raffello, fosse in Umbria e non nelle Marche: “Ma in fondo Urbino è così unica e piena di bellezza che dovrebbe appartenere a ben due regioni. Certo, questo è sintomatico di che promozione della città ducale fosse stata fatta in passato”.

“Più in generale – ammonisce Sgarbi – tutti gli amministratori italiani sono degli ignoranti: sanno che siamo pieni di così tanta ricchezza, ma si limitano a saperlo, senza conoscerla veramente”.

Il critico d’arte ha commentato poi la coabitazione nella stessa giunta con il sindaco di Urbino: “Maurizio Gambini è un sant’uomo: ha l’eleganza e la pazienza necessarie per sopportare un assessore come me, in grado di fargli ombra”. Continua Sgarbi: “Con lui sempre andati d’accordo. Certo, a un certo punto qualcosa s’è rotto quando gli ho detto che ero io a dover fare il sindaco. Poi ho capito che da assessore potevo ritagliarmi un mio ruolo con più libertà d’azione, così ho deciso di dare una mano alla corsa di Gambini sindaco di Urbino. È chiaro che la mia presenza ha tirato la volata al sindaco in maniera determinante”.

Si serve quindi del commento alla nuova esperienza da amministratore a Urbino per ripercorrere a grandi linee il suo cursus honorum, senza tralasciare alcuni dei più famosi scontri di cui si è reso protagonista. Non sempre, infatti, è stato tutto facile come con Gambini. Racconta il critico: “Ricordate quando il sindaco di Milano Letizia Moratti mi cacciò? E’ chiaro che sono una personalità ingombrante, così lei decise di darmi il benservito solo per aver organizzato una mostra sull’omosessualità nell’arte”. Altra convivenza difficile fu quella sotto lo stesso dicastero con l’allora ministro ai Beni Culturali Giuliano Urbani: “Fu nominato da Berlusconi ministro qualche settimana dopo che io ero stato indicato come sottosegretario nello stesso dicastero. Lui era un signor nessuno, così facevo ombra pure a lui. Mi silurarono”.

Sgarbi si scaglia ancora contro chi ha ingenerato negli studenti dell’Università Carlo Bo di Urbino la credenza che porti sfortuna visitare i luoghi di Raffaello Sanzio prima della laurea: “Si iscrivano piuttosto a Chieti o a Cosenza, questi studenti: lì la bellezza non è così esibita. Non è assurdo come così tanta ricchezza per alcuni dovrebbe essere una vergogna e non un vanto?”.

L’assessore ducale passa poi a illustrare il contenuto del suo libro, il secondo di una tetralogia che conta di finire entro pochi anni e con cui si propone di educare gli italiani alla storia dell’arte, dal 1200 a poco prima dell’Unità d’Italia, anche attraverso lo studio di “artisti notevoli ma non noti”, che nessuno conosce ma che tutti dovrebbero conoscere. “Chiedete a Oscar Farinetti – provoca Sgarbi – se conosce chi è Carpaccio. Penserà a un piatto di carne cruda con rucola e formaggio sopra, quando invece è un semisconosciuto ma notevolissimo pittore quasi coevo di Raffaello: è il primo caso di piatto che mangia l’autore, piuttosto che di autore che mangia un piatto”, conclude il critico. Dopo 90 minuti da consumato showman.

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Astorre detto Dino, il tuttofare del Ducale: “Il cinema era tutta la sua vita” http://ifg.uniurb.it/2015/02/17/ducato-online/astorre-detto-dino-il-tuttofare-del-ducale-il-cinema-era-tutta-la-sua-vita/65604/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/17/ducato-online/astorre-detto-dino-il-tuttofare-del-ducale-il-cinema-era-tutta-la-sua-vita/65604/#comments Tue, 17 Feb 2015 16:08:03 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65604 Astorre Del Tutto a 20 anni

Astorre Del Tutto a 20 anni

URBINO – Una vita dedicata al cinema, portando a Urbino, per quasi cinquant’anni, il meglio del cinema italiano e mondiale. Astorre Del Tutto, meglio conosciuto come Dino “del cinema”, è morto lo scorso 25 gennaio a 93 anni. Non si è mai ripreso dall’ictus che lo aveva colpito lo scorso luglio.

Dino è stato, dal 1950 al 1980, la vera e propria anima del cinema Ducale. “Dino non era un semplice dipendente – dice Costantina Di Tizio, moglie del proprietario del Ducale Paolo Tomassini, che lavora nel cinema dal ’71 – era lui che mandava avanti il cinema. Arrivava la mattina presto, nonostante non ci fossero orari fissi, e tornava a casa a mezzanotte. E pure a casa il Ducale era il suo chiodo fisso, se sapeva che al cinema c’era un problema lasciava tutto e tornava per risolverlo. Il Ducale era tutta la sua vita”.

Tenendo fede al proprio cognome, si occupava veramente di tutto all’interno del cinema: andava a prendere le pellicole ad Ancona e sistemava la caldaia, redigeva la programmazione e curava il giardino, strappava i biglietti all’ingresso e faceva da operatore. “Era una persona capace e versatile – continua Costantina – non c’era nulla che non sapesse fare, e comunque anche nelle poche cose in cui non riusciva sapeva a chi rivolgersi perché fossero fatte al meglio”.

La lunga storia d’amore tra Dino e il cinema nasce quando lui ha 14 anni, nel 1936. A fare da cupido fu Antonio Tomassini, padre di Paolo e futuro fondatore del Ducale, per il quale Dino lavorava già da qualche anno come meccanico per macchine trebbiatrici. Tomassini ne apprezzava molto la versatilità e l’aveva preso in simpatia, per cui quando aprì la Sala Feltria, il primo cinema di Urbino, decise di portarlo con sé. Fu proprio Tomassini a insegnargli tutti i trucchi del mestiere. “Dino era l’ombra di Antonio, qualunque cosa lui facesse lo seguiva e imparava” racconta Costantina.

Si arriva quindi al 1950, quando Tomassini, insieme al socio Dante Agostini, trasferisce la Sala Feltria in via Budassi, inaugurando il cinema Ducale. E ovviamente il fido Dino lo segue, arrivando  nel giro di qualche anno, in seguito alla morte di Tomassini, a prendere in mano le redini del cinema. “Agostini era un bravo uomo di affari, ma di cinema ne sapeva poco – dice Costantina – invece Dino aveva occhio, capiva subito se un film avrebbe fatto bene al botteghino o no. Per questo era lui che teneva i contatti con le case cinematografiche, andando tutti i mercoledì ad Ancona per scegliere i film da mettere in programmazione. Con lui c’era anche il mio futuro marito Paolo, ma di fatto era solo Dino che trattava. Era una contrattazione dura ma Dino sapeva valutare bene il valore di una pellicola, perciò strappava sempre il giusto prezzo”.

dino e la fisarmonicaCon il suo carattere allegro ed espansivo, Dino era inoltre quello che meglio teneva i rapporti col pubblico. Come ricorda Costantina “era molto socievole, gli piaceva stare in mezzo alla gente. Infatti era lui che, dopo aver sistemato le pellicole per le proiezioni, andava a strappare i biglietti all’ingresso, mentre Agostini, più burbero, stava alla cassa. In questo modo lo conoscevano tutti, era diventato Dino del cinema”.

“Gli piaceva molto il rapporto col pubblico, andava d’accordo con tutti perché era attivo e cordiale – dice di lui la figlia Loretta Del Tutto, chiamata così in onore dell’attrice americana  Loretta Young – ma quando tornava a casa cambiava completamente, era molto taciturno e se gli chiedevi del cinema chiudeva subito il discorso. Al cinema era molto più sereno, era la sua vita”.

E Dino col ci aveva preso davvero gusto: a volte, come da lui stesso dichiarato a Il Ducato qualche anno fa, rifletteva anche di notte sui film da proiettare, e per documentarsi meglio ogni anno andava a trovare i parenti ad Albany, negli Stati Uniti, per vedere le pellicole di Hollywood prima ancora che arrivassero in Italia. “Dino non sapeva l’inglese, ma riusciva lo stesso a capire se si trattava o meno di un buon film e se era adatto per il mercato italiano – ricorda Costantina – per esempio, una volta disse di aver visto Brubaker di Robert Redford, che in America aveva sbancato il botteghino. Lui però era convinto che da noi non avrebbe avuto lo stesso travolgente successo, perché le tematiche trattate erano lontane dai gusti italiani dell’epoca. E infatti andò così”.

dino alla mietilegaAll’epoca, il cinema Ducale era un vero e proprio punto di riferimento per Urbino: essendo stato ricostruito subito dopo la guerra, era considerato il simbolo della rinascita della città. Il fatto di averlo visto nascere e svilupparsi riempiva Dino di orgoglio e responsabilità, anche se ogni tanto gli dava qualche dispiacere. “Quando le cose non andavano come voleva lui ci rimaneva molto male – racconta Costantina – come quella volta in cui vennero a girare a Urbino il film Due selvaggi a corte. Con la troupe era nato un rapporto fraterno, tutti i giorni passavano dal Ducale, ma i produttori decisero di darlo in proiezione alla concorrenza, il Supercinema. Dino si arrabbiò molto per questo, chiamò i produttori e successe un macello”.

Un vero deus ex machina del Ducale, tanto che quando nel 1980 andò in pensione Paolo e Costantina era molto preoccupati. “Per noi fu uno shock – spiega Costantina – era lui che mandava avanti la baracca, grazie alla sua esperienza sapeva molte più cose di noi e il fatto di dover prendere il suo posto ci metteva in apprensione. Per fortuna negli ultimi tempi aveva iniziato a coinvolgerci nella scelta dei film, in modo tale che fossimo preparati quando sarebbe toccato a noi. Se Antonio fu il suo mentore, lui lo fu per me e Paolo. Continuò a venire a darci una mano per molti anni anche dopo la pensione, ma col tempo per lui era sempre più difficile e pian piano smise”.

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L’editoriale: un Ducato tutto nuovo http://ifg.uniurb.it/2015/02/08/ducato-online/leditoriale-un-ducato-tutto-nuovo/65008/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/08/ducato-online/leditoriale-un-ducato-tutto-nuovo/65008/#comments Sun, 08 Feb 2015 10:42:51 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=65008 SFOGLIA IL NUOVO DUCATO]]> Nuovo Ducato

Il nuovo Ducato

TORNA IL DUCATO. Il primo numero del 2015, da oggi in distribuzione nelle edicole di Urbino e sfogliabile sul web, come quelli che seguiranno, è frutto del lavoro di una nuova redazione: trenta nuovi praticanti che hanno cominciato il loro percorso formativo alla Scuola di giornalismo. È però un Ducato diverso:è cambiata l’impostazione (non è più monografico); cambia la periodicità (torna a essere quindicinale); è cambiata la veste grafica. 

SFOGLIA IL NUOVO DUCATO IN EDICOLA

Cambia anche il modo di raccontare i fatti, perché il digitale ha rivoluzionato il modo di comunicare e di fare informazione. La società in Rete sta imparando a comunicare, a informarsi, a condividere cultura, a commerciare, ad amministrarsi, a divertirsi, a pro-gettare al di là di ogni forma di mediazione conosciuta in precedenza.

Una Scuola di giornalismo deve interpretare questi nuovi processi, sperimentare e trovare nuove strade. Il giornalista non ha più il monopolio delle notizie. Tecnologia, web, iPad, smartphone, ecc, creano un mondo di relazioni dove ciascuno di noi è un “nodo” di una rete.

In questo scenario il giornalista deve essere un professionista indipendente che possieda strumenti tecnici e culturali per fare sintesi, gettare ponti, comporre scenari. Il Ducato affronta questa nuova sfida e si propone ai lettori con la pluralità di media: strumenti diversi con obiettivi diversi.

Ciò che non cambia è il nostro modo di raccontare i fatti, ovvero senza preconcetti, senza condizionamenti, nel rispetto di tutte le opinioni e senza la pretesa di essere i depositari della verità. Il giornalista “digitale” deve conoscere e padroneggiare i social media, sapere mettere in relazione fonti, fatti e notizie per effettuare verifiche incrociate. Soprattutto deve essere scettico. Molto scettico.

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La Guerritore al Sanzio: “Il teatro non è morto, e i giovani possono amarlo” http://ifg.uniurb.it/2015/02/04/ducato-online/qualcosa-rimane-venerdi-al-teatro-sanzio-monica-guerritore-il-teatro-non-e-una-cosa-morta-2/64439/ http://ifg.uniurb.it/2015/02/04/ducato-online/qualcosa-rimane-venerdi-al-teatro-sanzio-monica-guerritore-il-teatro-non-e-una-cosa-morta-2/64439/#comments Wed, 04 Feb 2015 15:30:56 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=64439 Monica Guerritore

Monica Guerritore

URBINO – “I giovani rifiutano il teatro quando racconta cose morte: i giovani odiano la banalità, la ripetizione”. Alla conferenza di presentazione del suo “Qualcosa rimane”, di cui è regista e interprete, Monica Guerritore arriva con indosso un paio di grandi occhiali scuri. Incontra i giornalisti al Comune di Urbino, città che ha scelto per la prima dello spettacolo, venerdì 6 febbraio alle 21 al Teatro Sanzio. Ed è quando finalmente si scopre gli occhi che si concede veramente. Racconta dell’entusiasmo provato nel riscoprire il testo di Donald Margulies – portato in scena negli Stati Uniti nel 1996 – del fascino di un’opera che “parla dell’animo umano”, e che per questo “non può non piacere anche ai giovani”.

Le nuove generazioni sono anzi al centro dello spettacolo e dell’interesse dell’attrice. Giovane è Lisa Morrison, aspirante scrittrice interpretata a turno da Alice Spisa e Lucilla Mininno. Che è timida ma ambiziosa, al punto di rubare la scena alla Guerritore, nel ruolo dell’affermata autrice Ruth Steiner. Che dell’artista è allieva, poi amica, infine rivale. Che per la sua impazienza e immaturità “commercializza il tempo con la fretta”, alimentandosi furiosamente dell’esperienza della mentore, arrivando a impossessarsi della sua vita e a tradirne la fiducia.

Giovane è lo scenario in cui si sviluppa la storia: la carriera di Ruth Steiner è segnata dall’incontro con la rivoluzione della Beat Generation, oltre che dalla relazione segreta con il grande poeta dell’epoca Delmore Schwartz. Un’esperienza così affascinante, quella vissuta dalla Steiner negli anni Cinquanta degli eccessi e della sperimentazione, da smuovere gli animi delle nuove generazioni. “I ragazzi non potranno evitare di farsi coinvolgere dalle musiche di Lou Reed, Patti Smith e Leonard Cohen – spiega la Guerritore – dai suoni e dai colori  di quel tempo”.

Giovane è anche chi ha curato la versione italiana di “Qualcosa rimane”. Se il produttore è Pierfrancesco Pisani, ex studente di Urbino, a interpretare il ruolo di Lisa sono due attrici emergenti, che ben rappresentano la voglia di imparare dai grandi. “Lavorare con la Guerritore – racconta Alice Spisa – è al tempo stesso commovente e terrificante”.

Promosso dal Comune e dall’Amat, Associazione marchigiana attività teatrali, l’appuntamento di venerdì sarà la prima nazionale della commedia drammatica di Margulies. Gli studenti di Urbino in questi giorni hanno potuto assistere alle prime prove tecniche, possibilità offerta dalla stessa Guerritore per avvicinare i ragazzi al palcoscenico. Perché lo spettacolo è sì la storia di un maestro che muore nella vita del suo allievo, ma è anche un tributo a quell’arte che tanto li ha uniti. Alla scrittura, al teatro, a quel “qualcosa che rimane”.

(Biglietti a partire da 11 euro)

 

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Con “Qualcosa rimane” Monica Guerritore porta a teatro gli studenti di Urbino http://ifg.uniurb.it/2015/01/29/ducato-online/con-qualcosa-rimane-monica-guerritore-porta-a-teatro-gli-studenti-di-urbino/64028/ http://ifg.uniurb.it/2015/01/29/ducato-online/con-qualcosa-rimane-monica-guerritore-porta-a-teatro-gli-studenti-di-urbino/64028/#comments Thu, 29 Jan 2015 14:43:37 +0000 http://ifg.uniurb.it/?p=64028 Monica Guerritore

Monica Guerritore

URBINO – Le tende rosse e pesanti non sono un muro, baste scostarle per entrare in teatro. Nessun biglietto, nessun controllo. Sul palco del teatro Sanzio Monica Guerritore prova il suo spettacolo “Qualcosa rimane”, storia di un profondo legame tra professoressa e alunna, che andrà in scena venerdì 6 febbraio.

Ogni studente può attraversare il teatro e sedersi dove vuole per assistere alle prove tecniche e attoriali. Un’opportunità che è stata l’attrice a voler offrire: “Parleremo di giovani, di scontro tra il vecchio e il nuovo – racconta al Ducato Monica Guerritore – quale luogo meglio di Urbino? Voglio far conoscere questo lavoro, così magico e affascinante. I ragazzi devono conoscere cosa succedere sul palco, dove la materia prende forma, dove c’è l’anima del dramma”.

L’Amat, Associazione marchigiana attività teatrali, ha scelto Urbino per l’anteprima nazionale dello spettacolo. La scelta della città ducale sembra essere perfetta per l’adattamento teatrale di Collected Stories, opera del premio Pulitzer Donald Margulies.

La storia parla della relazione tra la giovane Lisa Morrison e l’insegnante Ruth Steiner, legate da un rapporto sempre più intimo. Questo rapporto verrà distrutto dalla ragazza che tradirà la fiducia di Ruth rivelando il suo più grande segreto: in passato la Steiner aveva avuto una relazione clandestina con lo scrittore Delmore Schwartz.

I ricordi della donna portano il pubblico nel mondo dell’America della Beat Generation grazie alle musica di Lou Reed, Patti Smith e Leonard Cohen.

Lo spettacolo è uno dei punti di forza della stagione teatrale urbinate 2014/2015 che rientra all’interno di un programma culturale più ampio, voluto dall’assessore alla cultura Vittorio Sgarbi.

“Sgarbi ha portato ad Urbino delle eccellenze. Su questo mi trova assolutamente d’accordo. I giovani devono conoscere la bellezza dell’eccellenza per non cadere nel dilettantismo”.

Non è la prima volta che Monica Guerritore viene ad Urbino. L’attrice è stata ospite dell’Università Carlo Bo in occasione della consegna della laurea ad honorem ad Andrea Camilleri, il 12 novembre 2012.

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